CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 7

“Le cose che dici, è la vita o solo un gioco?” 

Music Tales, la rubrica musicale 

“Le cose che dici,

è la vita

o solo un gioco? 
Le mie preoccupazioni si allontanano
e tu sei tutte le cose che devo
ricordare”
Un titolo iconico degli anni ’80 è “Take On Me” degli a-ha (1985).  Si tratta di uno dei brani più rappresentativi di quel decennio,  con un sound synth-pop distintivo e un videoclip innovativo  che ha lasciato il segno nella cultura pop di tutti i tempi. Gli a-ha sono un gruppo musicale synth pop norvegese, attivo dal 1982.
Sono saliti alla ribalta nel 1985 proprio con il singolo che ho scelto oggi per voi, di cui è particolarmente noto il video musicale animato diretto da Steve Barron.
Con oltre 100 milioni di dischi venduti, dopo gli svedesi ABBA, gli a-ha sono la più grande band scandinava di tutti i tempi e tra quelle di maggiore successo al mondo.
Durante il corso degli anni sono passati da synth pop band degli anni 1980 a matura pop rock band sofisticata, capace di produrre sia ballate che brani rock, e una nutrita schiera di artisti-colleghi di rango hanno citato il gruppo come band di spessore e fonte d’ispirazione.
Forse non tutti sanno che gli a-ha hanno detenuto fino al 2017 il guinness dei primati per il concerto con pubblico pagante più affollato della storia, con le 198.000 persone di Rio de Janeiro del gennaio 1991e detengono tuttora quello della nota più a lungo tenuta dal vivo in una hit pop-rock, i 20:02 secondi di Morten Harket in Summer Moved On.
 Nel 2012 sono stati insigniti della carica di Cavalieri con il conferimento della Croce di Sant’Olav, la più alta onorificenza della Corona norvegese.
L’avreste mai detto?
“Un addio accade così. Lo sguardo vago, i gesti lenti, una morsa alla gola.
E l’aria di chi non prova più interesse.”
CHIARA DE CARLO

 

Buon ascolto

 

https://www.youtube.com/watch?v=-iKeUC5_Wyw

 

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Sabato 03 maggio 2025 ore 22.oo al Fame Club Live Show di Corso Umbria 36 a Torino potrete rivivere l’emozione degli anni ’80 con gli 80 O’CLOCK in concerto.

INFO & PRENOTAZIONI AL 3382561644

Vi invito inoltre a seguire le pagine ed I link sottostanti per far parte di una comunità che vuole cambiare il mondo radicalmente.

Che vuole più educazione al rispetto per le donne e lo fa con uno spettacolo chiamato “Respect” che, a breve, sarà nelle vostre pcittà italiane.

Uno spettacolo intenso interamente cantato da uomini affinchè sia la voce maschile ad esortare al rispetto per le donne.

Oltre 30 artisti tra cantanti musicisti ballerini e performer, al lavoro per offrire un’esperienza immersiva che trasmette un grande senso di appartenenza e gruppo.

In aiuto ed un sostegno concreto a chi, dall’inferno della violenza, è già passato ed è riuscito a fuggire.

Vuoi far parte della rivoluzione?

Seguici e prenota il tuo biglietto sarai una goccia importante in un mare di speranza

Prossime date 13 Settembre 2025 Bologna

25 novembre 2025 Livorno

https://www.instagram.com/respect_lo_spettacolo?igsh=MTU2dTY0M3kwMnJu&utm_source=qr

TikTok – Make Your Day

Expo 1911, sette milioni di visitatori a Torino

Fu il Falstaff di Verdi ad inaugurare a Torino, la sera del 29 aprile, l’Esposizione Internazionale dell’industria e del lavoro alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Una serata trionfale per festeggiare il cinquantenario dell’Unità d’Italia e dare il via all’Expo voluto per esaltare il percorso economico e sociale compiuto dal Regno dal 1861 in avanti. Un “Ponte monumentale” che dal Borgo medioevale univa le due sponde del Po accolse quel giorno il Re d’Italia. Era il 29 aprile 1911, Vittorio Emanuele III venne a Torino per aprire solennemente la grande Kermesse. Un giorno speciale per l’ex capitale d’Italia, da protagonista nel mondo, e per il Regno, seppure in un contesto di importanti e preoccupanti eventi come la guerra coloniale italo-turca avviata da Giolitti nel settembre di quell’anno. Torino si vestì a festa mentre dal Teatro Regio le potenti note di Arturo Toscanini risuonavano in tutta la città evocando immagini di grandezza. Torino mostrò che era pronta per diventare la capitale dell’industria e del lavoro. Fu creato un immenso spazio espositivo che si allargava dal Parco del Valentino alla zona del Pilonetto, lungo il fiume, dove era disponibile per i visitatori un servizio di battelli. Qui fu allestito il famoso Expo 1911 organizzato per celebrare il progresso raggiunto nella tecnica, nella tecnologia e nel settore manifatturiero.
Il cuore di Torino si trasformò in un enorme cantiere di edifici costruiti in legno e gesso, da conservare soltanto per la durata della manifestazione. Solo il Palazzo dei Giornali fu eretto in cemento e muratura. Sui ponteggi, per la realizzazione delle strutture, furono impiegati oltre 3500 operai. Enormi padiglioni occuparono una superficie di circa 350.000 metri quadrati. Si susseguirono cerimonie imponenti alla presenza di centinaia di rappresentanti degli Stati ospiti che sarebbe troppo lungo ricordare, provenienti da tutto il mondo, dall’Europa all’America Latina, dalla Turchia al Marocco, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Persia alla Cina, alcuni dei quali presentavano al pubblico un proprio padiglione mentre altri inviavano i loro prodotti esposti in appositi stand. Alla fine della manifestazione, il 19 novembre, si contarono più di 7 milioni di visitatori in una città che nel 1911 aveva 415.000 abitanti. L’attrazione maggiore, il pezzo forte dell’Expo, fu sicuramente il Ponte monumentale sul fiume, realizzato all’altezza di via Valperga Caluso con 5 arcate e una serie di statue decorative sui colonnati. Eretto in legno e stucco, era lungo 106 metri e largo 25 e furono tre gli architetti che lo progettarono, il torinese Pietro Fenoglio, Stefano Molli di Borgomanero e Giacomo Salvadori di Wiesenhoff.
L’esposizione era vastissima: presso il ponte Umberto I si trovavano, solo per citare alcuni edifici, il palazzo della moda, i padiglioni dell’arte, della città di Parigi, della regia marina, delle poste, degli strumenti musicali, l’acquario, il palazzo delle feste, ristoranti internazionali, l’agricoltura francese. Attraversando il Po, su ponti provvisori, si incontravano, sull’altra sponda, tanti altri padiglioni, tra i quali l’aeronautica, le industrie estrattive, chimiche e manifatturiere, l’industria della seta, gli italiani all’estero e decine di stand, settori e reparti allestiti dai Paesi stranieri. Non mancavano edicole e chioschi che caldeggiavano case produttrici come la Fiat, Liebig, Cinzano, Martini e Rossi, Evian e l’Istituto geografico De Agostini. Mostre, concorsi, feste, balli, congressi, gare sportive e i concerti dell’orchestra del Regio, alcuni dei quali diretti da Arturo Toscanini, arricchirono quel grande mondo strabiliante e anche un po’ effimero che fu l’Expo di Torino del 1911.
Filippo Re

Rock Jazz e dintorni a Torino: Lakecia Benjamin per il TJF e Ermal Meta

//

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Il Torino Jazz Festival propone alle 18 al Teatro Juvarra, Koro Almost Brass Quintet. Alle 21 al Teatro Colosseo il quartetto della sassofonista Lakecia Benjamin. Prima del concerto verrà consegnata la borsa di studio Memorial Sergio Ramella , voluta da AICS Torino APS, a uno studente del Dipartimento Jazz del Conservatorio Giuseppe Verdi. Sempre per il TJF alle 21.30 alle OGR, suona il quintetto di Ettore Fioravanti.

Martedì. Al Torino Jazz Festival alle 18 al teatro Vittoria, si esibisce il pianista Andrea Rebaudengo. Alle 21 sempre per il TJF, il progetto “Flamenco Criollo” del quintetto di Arruàn Ortiz. Alle 19 al Machito, Maria Pascual & The Kind Of Gipsy. Alle 21.30 al Folk Club sempre per il TJF, suona il trio Di Gennaro-Tavolazzi- Zirilli.

Mercoledì. Allo Ziggy si esibiscono i Ductape e i MayFlower Madame. Ultimo giorno del Torino Jazz Festival, con alle 18 al teatro Juvarra, Dudù Kouate 4 TET. Alle 21 all’Auditorium Agnelli del Lingotto, suona Jason Moran Bandwagon & TJF All Stars. Alle 18 all’Amen Bar si esibisce il trio di Sonia Infriccioli. Al teatro Colosseo è di scena Ermal Meta. All’Osteria Rabezzana suona Andrea Abbadia Quartet. Al Blah Blah si esibiscono gli Shandon +i Quarantena.

Venerdì. Al Magazzino sul Po suonano i Kanerva + Michele Veneziano con il progetto Sao Miguel. All’Off Topic suonano i Muito Kaballa. Al Blah Blah sono di scena i Dalila Kayros.

Sabato. Al Blah Blah suona il Melee duo+ i Movion. Allo Ziggy si esibiscono i Darkways + We Are Wawes.

Pier Luigi Fuggetta

PH-Credit-@-Jason-Moran-by-Clay-Patrick-McBride.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Una nuova “Alleanza  per Torino” –  Sulla passeggiata Pannella – Lettere 

Una nuova “Alleanza  per Torino”
Lo Russo pone ordine con adeguato anticipo  nel suo futuro di sindaco al secondo mandato. L’annuncio di una nuova associazione che si chiama “Alleanza per Torino”,  che dovrà sfociare nel 2027 in una nuova lista a sostegno del sindaco è un fatto  positivo. Il sindaco di Torino ha dovuto e deve fare i conti con frange della sua maggioranza spesso poco allineate e con idee contraddittorie rispetto ad un centro – sinistra riformatore. Soprattutto l’impegno in questa impresa  di Valentino Castellani, il migliore sindaco di Torino dopo Peyron, è una garanzia perché proprio “Alleanza per Torino” lo portò alla vittoria contro Novelli che rappresentava il paleo comunismo giacobino torinese.

La nuova lista dovrà anche superare l’equivoco dei Moderati, in Comune con Lo Russo e in Regione con Cirio. Inoltre dovrà cercare di mettere insieme Azione e Italia viva, lasciando a casa alcune consigliere dell’estrema sinistra assai bellicose e  poco collaborative con il sindaco. Per non parlare del Consigliere Viale che con le sue disavventure giudiziarie e ‘ ormai alla fine del suo percorso politico. “Alleanza per Torino” ebbe l’apporto dell’ex sindaca repubblicana Cattaneo e del futuro senatore Marino. A questa componente laica dovrà rivolgersi anche la nuova “Alleanza per Torino” perché se è vero che i partiti laici sono morti, è altrettanto vero che gli elettori laici esistono e una parte di essi non sono certo disposti a replicare l’appoggio a “Torino bellissima” che si è rivelata il nulla del nulla.
.
Sulla passeggiata Pannella
Il 25 aprile sulla passeggiata Marco Pannella, per iniziativa di Sergio Rovasio, stretto collaboratore del leader radicale, si è svolta una maratona oratoria per il 25 aprile davvero pluralista. Rovasio ha colto il vero e unico valore del 25 aprile dopo 80 anni all’insegna del libero pensiero. Perché i giornali hanno ignorato l’incontro, perché le Tv hanno taciuto?
Questi silenzi sanno di censura o di imbarazzo perché lo spazio giornalistico concesso alle imprese dei centri sociali il 24 aprile in piazza Castello senza parole di condanna, cozza con il silenzio riservato a chi ha festeggiato il 25 aprile nel nome di Pannella , garante di libertà e di tolleranza.
.
LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
.
85 anni al suono dell’inno di Mameli
Come è possibile che con intere pagine pubblicitarie a pagamento si festeggi il compleanno di Marzano ex assessore craxiano del PSI e presidente a vita dell’associazione ex allievi del liceo “Cavour”, diventato come il “D’Azeglio” enclave della sinistra più faziosa? Hanno anche mobilitato l’ex allievo Barbero, l’ex professore di Vercelli ultra celebrato. Il tutto al Museo del Risorgimento al suono dell’Inno di Mameli.     A. M.

.

Goffredo Mameli
Non sono in grado di spiegarle le dinamiche dei fatti che lei ci racconta e che sorpresero molto anche me. Sono cose che mi sfuggono.  Io mi limito ad unire il mio augurio per gli 85 anni dell’avvocato Marzano, il prossimo Bruno Segre  da festeggiare fino ad oltre 100 e più anni. Sarebbe comunque interessante sapere chi ha pagato le pagine pubblicitarie del genetliaco.
.
E l’Inno nazionale?
Cosa pensa del fatto che al concerto del 25 aprile al Regio non sia stato suonato l’Inno Nazionale? In compenso, fuori programma, orchestra e coro hanno suonato e cantato “Bella ciao”?
F. Rossi
.
Era un concerto promosso, oltre che dalla Città di Torino, dall’Anpi. Ineccepibile il discorso istituzionale  del Sindaco. Nei discorsi è  mancato il ricordo dei Caduti del risorto Esercito italiano del Regno del Sud  e degli Internati militari. Una sprovveduta  che ha parlato dal palco ha anche detto che la Costituzione la dobbiamo ai “soli partigiani”. Un’affermazione risibile che ignora i lavori della Costituente. Oggi le conoscenze storiche sono spesso approssimative. Ho apprezzato il presidente Nino Boeti che è venuto in carrozzina e che resta sempre il meglio non solo dell’Anpi.

La JST Jazz Parade Parte da piazza Palazzo di Città

domenica 27 aprile al TJF 2025

INFO E BIGLIETTI:
www.torinojazzfestival.it

 

Nella foto: JAN BANG SEXTET “ALIGHTING” @ Ph Credit Colibrì

 La JST Jazz Parade dà il via alla giornata di domenica 27 aprile del TJF 2025, con il tour itinerante della marching band ispirata alle sonorità di New Orleans, a partire dalle ore 10:30 da Piazza Palazzo di Città.

Dopo aver attraversato il centro di Torino tra Piazza Castello, via Accademia delle Scienze, Piazza Carlo Alberto, Piazza Carignano e Piazza San Carlo, la parata culminerà con un performance speciale a Porta Susa, dalle ore 13, che affascinerà il pubblico all’interno della stazione di RFI Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) con i ballerini di Balla Torino Social Dance.

L’evento fa parte di un progetto che mira a trasformare le stazioni ferroviarie in spazi culturali vivi, capaci di connettere mobilità, arte e partecipazione.

 

Da non perdere domenica alle ore 11 al Teatro Vittoria, Korale, l’ensemble italo-coreano del quale fa parte la poliedrica batterista Francesca Remigi, vincitrice di Nuova Generazione Jazz 2021 e Top Jazz 2022, nota per le sue collaborazioni internazionali nella scena d’avanguardia e di improvvisazione libera.

I rapporti tra jazz e musica dell’estremo oriente sono stati complessi, a seconda dei paesi: dal re trombettista jazz della Thailandia Bhumibol Adulyadej all’ampia e vivace scena giapponese, dalle intermittenze della Cina alla crescita del panorama indonesiano. Korale non rientra né nell’assimilazione del paradigma americano né nel facile esotismo, ma è un prodotto nuovo, ricco di tensioni immaginative.

 

Fra gli appuntamenti special alle ore 12 alla GAM, Galleria Civica d’Arte Morderna“Picture Jazz duo”, due insegnanti del CFM fanno incontrare il jazz e l’arte in occasione di EXPOSED Torino Foto Festival. L’evento è in collaborazione con CFM – Centro Civico di Formazione Musicale e con Fondazione Torino Musei.

 

Proseguono anche i club, con l’appuntamento delle ore 15 in via BALTEA 3 che vede protagonista Daniele Tione in “Cloaked in blue”. Daniele Tione si presenta nella solitudine del piano solo, interprete della tradizione jazzistica con un senso della melodia tutto italiano. Alle ore 16:30 si prosegue ai Bagni Pubblici di Via Agliè con Ballestriero Gilli Taufic in “2 A 1”: un viaggio dal Brasile classico di Pixinguinha e Hamilton de Hollanda a quello moderno di Djavan, Toninho Horta e Gismonti.

 

Al Cinema Massimo alle ore 15 l’appuntamento atteso con la pellicola “Colonna sonora per un colpo di Stato” di Johan Grimonprez, in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema e con I Wonder Pictures. Il film è introdotto da Stefano Zenni.

Nel gennaio 1961 il nuovo presidente del Congo, Patrice Lumumba, viene assassinato con la complicità di Belgio e Stati Uniti, per depredare le ricchezze del paese. Louis Armstrong è in tour in Congo e si trasforma inconsapevolmente nel paravento per il primo colpo di Stato post-coloniale in Africa, mentre altri artisti come Nina Simone, Duke Ellington e Dizzy Gillespie si chiedono qual è la loro posizione nel loro paese, in cui vige ancora 48 la segregazione razziale. Questo film è un magistrale racconto a più voci e a ritmo di jazz e soul su come è stata minata l’autodeterminazione africana negli anni ’60. Candidato agli Oscar 2025 come miglior documentario.

 

Fra i talk alle ore 16 alle Gallerie d’Italia Torino “Pieranunzi – Bertinetto: dialogo filosofico-musicale sull’autenticità”. Autenticità è una parola molto evocata in ambito musicale, spesso in riferimento alla qualità di un’interpretazione e alla sua fedeltà alla composizione. Ne parleranno Enrico Pieranunzi e Alessandro Bertinetto in un dialogo all’incrocio tra musica e filosofia.

 

Tra gli appuntamenti main nel filone dei ‘grandi pianisti’ del TJF 2025 alle ore 18 al Conservatorio Giuseppe Verdi sarà protagonista Amaro Freitas, l’astro nascente del jazz brasiliano che crea una musica che è esplorazione della tradizione del suo paese e insieme degli orizzonti più sperimentali. Freitas nasce a Recife in Brasile, un’area ricca di culture e tradizioni che lo hanno segnato profondamente: l’approccio allo strumento è debitore dei ritmi nordestini e della frenesia del frevo e del baião.

 

La giornata di domenica 27 aprile si conclude alle ore 21 con Furio Di Castri 8 in“Blowin’ in the wind” al Teatro Monterosa. Furio Di Castri, uno dei musicisti più importanti del jazz italiano, quest’anno compie settant’anni. Per il suo compleanno ha deciso di offrire al pubblico un mondo sonoro che è anche l’occasione per una riflessione. La guerra è una piaga che da sempre segna la storia dell’umanità e che l’arte cerca di esorcizzare.

 

 

PROGRAMMA DOMENICA 27 APRILE

 

JST JAZZ PARADE, H 10:30 

 

Cesare Mecca, tromba
Diego Borotti, sax tenore
Stefano Calcagno, trombone
Gianni Virone, sax basso
Francesco Brancato, percussioni
Daniele Pavignano, percussioni

 

H 10:30 Piazza Palazzo di Città
Percorso: Piazza Palazzo di Città, Piazza Castello, Via Accademia delle Scienze, Piazza Carlo Alberto, Piazza Carignano, Piazza San Carlo
h 13:00 Porta Susa – esibizione all’interno della stazione in collaborazione con i ballerini di Balla Torino Social Dance.

 

La JST Jazz Parade, il tour itinerante della marching band ispirata alle sonorità di New Orleans del TJF 2025 si terrà domenica 27 aprile a partire dalle ore 10:30 da Piazza Palazzo di Città. Dopo aver attraversato il centro di Torino tra Piazza Castello, via Accademia delle Scienze, Piazza Carlo Alberto, Piazza Carignano, e Piazza San Carlo, la parata culminerà con un performance speciale a Porta Susa, dalle ore 13, quando la marching band stupirà il pubblico all’interno della stazione di RFI Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) con i ballerini di Balla Torino Social Dance. L’evento fa parte di un progetto che mira a trasformare le stazioni ferroviarie in spazi culturali vivi, capaci di connettere mobilità, arte e partecipazione.

 

 

MAIN, H 11 – TEATRO VITTORIA
KORALE

 

DoYeon Kim, gayageum, voce
Michelangelo Scandroglio\, contrabbasso
Youngwoo Lee, pianoforte, tastiere
Francesca Remigi, batteria

Korale è un ensemble italo-coreano del quale fa parte la poliedrica batterista Francesca Remigi, vincitrice di Nuova Generazione Jazz 2021 e Top Jazz 2022, nota per le sue collaborazioni internazionali nella scena d’avanguardia e di improvvisazione libera. I rapporti tra jazz e musica dell’estremo oriente sono stati complessi, a seconda dei paesi: dal re trombettista jazz della Thailandia Bhumibol Adulyadej all’ampia e vivace scena giapponese, dalle intermittenze della Cina alla crescita del panorama indonesiano. Korale non rientra né nell’assimilazione del paradigma americano né nel facile esotismo, ma è un prodotto nuovo, ricco di tensioni immaginative. La band lavora sulla creazione di un nuovo repertorio di musica originale che sintetizza linguaggi ed estetiche della musica contemporanea italiana e coreana. korale fin da subito riscuote l’interesse del pubblico e inizia a essere richiesto nei festival internazionali. Michelangelo Scandroglio ha già vinto numerosi premi in tutta Europa e ha suonato nei migliori jazz club: nel 2021 è stato considerato il miglior talento del jazz in italia. Youngwoo Lee, nato in Sud Corea, sviluppa il suo suono ad Amsterdam, dove vince, nel 2018, la Dutch Jazz Competition. DoYeon Kim è un’artista coreana che suona il gayageum, uno strumento a corda tradizionale del suo paese, e ha sviluppato un approccio unico e ampio che incorpora musica tradizionale, jazz e improvvisazione.

 

 

SPECIAL, H 12 – GAM, GALLERIA CIVICA D’ ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA TORINO
PICTURE JAZZ DUO

 

In collaborazione con CFM – Centro Civico di Formazione Musicale e con Fondazione Torino Musei

 

Roberto Regis, sassofoni
Riccardo Ruggieri, pianoforte

Due insegnanti del CFM fanno incontrare il jazz e l’arte in occasione di EXPOSED Torino Foto Festival In collaborazione con CFM – Centro Civico di Formazione Musicale e con Fondazione Torino Musei.

INGRESSO LIBERO con biglietto Collezioni permanenti GAM e con il PASS EXPOSED

 

 

CL(H)UB, H 15 – BALTEA 3

DANIELE TIONE “CLOAKED IN BLUE”

 

Daniele Tione, pianoforte

 

Tione si presenta nella solitudine del piano solo, interprete della tradizione jazzistica con un senso della melodia tutto italiano. Un equilibrio tra scrittura e improvvisazione nel quale il filo conduttore delle composizioni originali si arricchisce di una mirata e libera rivisitazione degli standard, come si evince dall’ultimo lavoro discografico Cloaked In Blue (DaVinci Classic & Jazz, 2024).

 

 

CINEMA, H 15 – CINEMA MASSIMO

COLONNA SONORA PER UN COLPO DI STATO 

di Johan Grimonprez (Belgio/Francia/Paesi Bassi 2024, 150’, col., v.o. sott. it.)

 

In collaborazione con Museo Nazionale del Cinema e con I Wonder Pictures. Il film è introdotto da Stefano Zenni.

 

Nel gennaio 1961 il nuovo presidente del Congo, Patrice Lumumba, viene assassinato con la complicità di Belgio e Stati Uniti, per depredare le ricchezze del paese. Louis Armstrong è in tour in Congo e si trasforma inconsapevolmente nel paravento per il primo colpo di Stato post-coloniale in Africa, mentre altri artisti come Nina Simone, Duke Ellington e Dizzy Gillespie si chiedono qual è la loro posizione nel loro paese, in cui vige ancora 48 DOMENICA 27 APRILE 49 la segregazione razziale. Questo film è un magistrale racconto a più voci e a ritmo di jazz e soul su come è stata minata l’autodeterminazione africana negli anni ’60. Candidato agli Oscar 2025 come miglior documentario.

 

 

TALKS, H 16 – GALLERIE D’ITALIA TORINO
PIERANUNZI – BERTINETTO: DIALOGO FILOSOFICO-MUSICALE SULL’AUTENTICITÀ

 

Autenticità è una parola molto evocata in ambito musicale, spesso in riferimento alla qualità di un’interpretazione e alla sua fedeltà alla composizione. Che senso può avere nel jazz, un campo di pratiche che, dalle origini, si nutre dell’ibridazione e dell’incontro con l’altro? Ne parleranno Enrico Pieranunzi e Alessandro Bertinetto in un dialogo all’incrocio tra musica e filosofia. Il musicista e compositore di fama internazionale Enrico Pieranunzi dialoga con Alessandro Bertinetto, professore ordinario di estetica e di filosofia della musica all’Università di Torino.

 

Si ringraziano Gallerie D’Italia Torino e Intesa San Paolo

 

 

CL(H)UB, H 16.30 – BAGNI PUBBLICI DI VIA AGLIÈ

BALLESTRERO GILLI TAUFIC 

“2 A 1”

 

Pietro Ballestrero, chitarra classica

Massimiliano Gilli, violino

Roberto Taufic, chitarra classica

 

Trio inedito, con una formazione cameristica caratterizzata dalla ricerca timbrica, dall’intensità ritmica e dal gusto per la melodia. Un viaggio dal Brasile classico di Pixinguinha e Hamilton de Hollanda a quello moderno di Djavan, Toninho Horta e Gismonti, in mezzo a composizioni originali dei tre.

 

 

 

MAIN, H 18 – CONSERVATORIO GIUSEPPE VERDI (GRANDI PIANISTI)

AMARO FREITAS 

“Y’Y”

 

Amaro Freitas, pianoforte, percussioni

 

L’astro nascente del jazz brasiliano Amaro Freitas crea una musica che è esplorazione della tradizione del suo paese e insieme degli orizzonti più sperimentali. Freitas nasce a Recife in Brasile, un’area ricca di culture e tradizioni che lo hanno segnato profondamente: l’approccio allo strumento è debitore dei ritmi nordestini e della frenesia del frevo e del baião. La sua proposta, così originale, ha ottenuto il plauso della critica internazionale, che ne ha lodato la capacità di conciliare gli elementi più disparati in un caleidoscopio espressivo personale. L’approccio jazzistico è in debito con le tradizioni del Pernambuco quanto con Coltrane, Monk e Chick Corea, che Freitas indica quale suo principale modello. Nella dimensione solitaria emerge ancor più la fascinazione di un suono a volte ottenuto preparando il pianoforte o giocando con tocchi di elettronica: e si spazia trasversalmente da reminiscenze delle stride jazz di Art Tatum, all’impressionismo di Satie, dall’Africa ancestrale, alle rarefazioni percussive del piano preparato di Cage. Il nuovo album Y’Y (Psychic Hotline Records, 2024) è l’omaggio di Amaro Freitas alla foresta amazzonica e ai fiumi del nord del Brasile, o come lui stesso precisa: «un invito a vivere, sentire, rispettare e prendersi cura della natura, riconoscendola come nostra antenata».

 

 

MAIN, H 21 – TEATRO MONTEROSA (PRODUZIONE ORIGINALE TJF) 

FURIO DI CASTRI 8 “BLOWIN’ IN THE WIND” 

 

Mauro Negri, clarinetto

Giovanni Falzone, tromba

Federico Pierantoni, trombone

Nguyen Le, chitarra

Andrea Dulbecco, vibrafono

Fabio Giachino, tastiere

Mattia Barbieri, batteria

Furio Di Castri, contrabbasso, direzione

 

Furio Di Castri, uno dei musicisti più importanti del jazz italiano, quest’anno compie settant’anni. Per il suo compleanno ha deciso di offrire al pubblico un mondo sonoro che è anche l’occasione per una riflessione. La guerra è una piaga che da sempre segna la storia dell’umanità e che l’arte cerca di esorcizzare. Spiega Di Castri: «Partendo dalla musica di artisti che hanno scritto e cantato la poesia della loro terra, ho voluto radunare in un grande inno alla pace dei bozzetti sonori dei paesi che hanno vissuto conflitti drammatici a cui abbiamo assistito impotenti durante gli ultimi settant’anni, dal Vietnam all’Argentina e al Cile, dalla Bosnia al Medio Oriente. Un quadro al quale aggiungo un mio personale tributo al Tribunale Internazionale dell’Aja». Il titolo scelto per il concerto richiama uno dei manifesti pacifisti sonori più importanti di sempre: il nome più indicato per questo lavoro collettivo che mette insieme un gruppo di strumentisti d’eccezione, strettamente legati alla lunga carriera di Di Castri.

 

 

BIGLIETTERIA TJF – Da martedì 11 marzo

Urban Lab piazza Palazzo di Città 8/F

Tel. +39.011.01124777 – tjftickets@comune.torino.it

Martedì-sabato 10.30-18, aperta tutti i giorni da martedì 22 a mercoledì 30 aprile.

Per i nati dal 2011 biglietti per tutti i concerti a 1 euro.

Per le modalità di acquisto dei biglietti per persone con disabilità fisica tel 011.01124777 nei giorni e negli orari di apertura della biglietteria.

 

ACQUISTI ONLINE

www.torinojazzfestival.it; www.vivaticket.it

Il costo del servizio di acquisto è pari al 12% del prezzo del biglietto, con un minimo di € 1.

Al momento dell’acquisto del biglietto su Vivaticket è inoltre possibile aggiungere 1 € da donare alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro di Candiolo.

 

ACQUISTI PRESSO LE SEDI DEI CONCERTI

Se ancora disponibili, i biglietti saranno posti in vendita presso le sedi dei concerti 45 minuti prima dell’inizio.

 

CANALI TJF

Sito www.torinojazzfestival.it

Facebook www.facebook.com/torinojazzfestival/

Instagram www.instagram.com/torinojazzfestival/

Twitter https://twitter.com/torinojazzfest

YouTube www.youtube.com/user/torinojazzfestival

Flickr www.flickr.com/torinojazzfest

 

#TJF #TJF2025 #torinojazzfestival 

 

Marsala, il destriero di Giuseppe Garibaldi

L’isola di Caprera fa parte dell’arcipelago di La Maddalena a nord-est della Sardegna, al largo della costa Smeralda. L’isola, abitata da poche decine di persone (la maggior parte degli abitanti risiede nel borgo di Stagnali) è raggiungibile grazie a un ponte che la collega all’Isola Maddalena, e fa parte integrante da più di vent’anni dell’area protetta dell’Arcipelago della Maddalena. Caprera è famosa per essere stata il buen retiro di Giuseppe Garibaldi che giunse per la prima volta sull’isola il 25 settembre del 1849. Tra varie peripezie vi tornò spesso e vi visse a lungo fino alla morte. L’eroe dei due mondi si spense nel tardo pomeriggio del 2 giugno 1882 e nella sua casa l’orologio fu fermato mentre i fogli di un grande calendario non vennero più staccati segnando per sempre l’ora e il giorno della sua morte.

Le spoglie di Giuseppe Garibaldi riposano da allora in un’area dell’isola che prende il nome di compendio Garibaldino. Lì, nel piccolo cimitero di famiglia, il sepolcro del comandante dei Mille si trova sotto un grande masso di granito con delle grosse maniglie sui lati. A poca distanza dalla sua sepoltura c’è anche un cippo abbandonato, coperto dai rovi, dove si può leggere a malapena l’incisione voluta dallo stesso eroe: “Qui giace la Marsala che portò Garibaldi in Palermo, nel 1860. Morta il 5 settembre del 1876 all’età di 30 anni”. Marsala era l’inseparabile cavalla bianca di Garibaldi. Aveva 14 anni quando gli venne regalata dal marchese Sebastiano Giacalone Angileri che, raggiunto Garibaldi e i suoi Mille sulla spiaggia di Marsala, tenendola per le briglie, disse: “Generale, questo è un dono per voi”.

E così, in sella alla sua adorata cavalla, Garibaldi entrò a Palermo il 27 maggio 1860. E con lei affrontò l’intera campagna militare nel regno delle Due Sicilie, affezionandosi a tal punto da portarla con sé il 9 novembre 1860, quando salpò per Caprera. Sull’isola, la cavalla, rimase con lui fino alla morte, nel 1876, quando aveva ormai trent’anni, età avanzatissima per questi quadrupedi. Lo storico Giuseppe Marcenaro, nel suo libro Cimiteri. Storie di rimpianti e di follie, citandone la storia, scrive che a Marsala in via Cammareri Scurti una lapide collocata nel maggio del 2004 su iniziativa del Centro Internazionale di studi Risorgimentali Garibaldini ricorda il giorno del “regalo”. Recita, l’epigrafe: “Sebastiano Giacalone a Giuseppe Garibaldi donò l’anonima bianca giumenta che ribattezzata Marsala uscì da questo portone e corse le vie della gloria a Calatafimi, a Teano, a Caprera con l’invitto Generale unificatore della patria italiana”. Così, come Bucefalo, il cavallo di Alessandro Magno, Asturcone, il destriero di Giulio Cesare o Marengo, il piccolo stallone arabo di Napoleone, anche Marsala è giusto che abbia il suo posto nella storia.

Marco Travaglini

 

“Oltre le barriere”… per una più ampia “inclusività”

Il “Forte Albertino” di Vinadio riapre con la lodevole novità del percorso a videoguide nella “Lingua dei Segni”

Giovedì 1° maggio

Vinadio (Cuneo)

L’hanno definito “un progetto per l’esplorazione in autonomia”. Artefici e promotori, altamente lodevoli, la “Fondazione Artea” (Fondazione partecipata da “Regione Piemonte” e “Comune di Cuneo”, con l’obiettivo di “valorizzare e promuovere il patrimonio storico-artistico e paesaggistico del territorio”), il cuneese Comune di Vinadio e l’“Istituto dei Sordi” di Torino (con il sostegno della “Fondazione CRC” – Bando “Patrimonio Culturale”) ai quali si deve la riapertura, il prossimo giovedì 1° maggiodalle 10, del “Forte Albertino”, con una grande importante novità: fra gli esempi di “architettura militare” più significativi dell’intero arco alpino, la “Fortezza” (vero capolavoro dell’ingegneria e della tecnica militare, voluta da re Carlo Alberto e costruita fra il 1834 ed il 1847) tornerà infatti ad accogliere il sempre numeroso pubblico di visitatori con l’introduzione di un “percorso con videoguide” in “Lingua dei Segni Italiana” (“LIS”), attraverso cui i visitatori “non udenti” o “ipoacusici” potranno esplorare il “Forte” in completa autonomia, accedendo a contenuti informativi e coinvolgenti in “LIS”, con messa in voce e sottotitolazione in lingua italiana.

Il progetto di “inclusione sociale” ha per titolo “Oltre le barriere – La storia del Forte in LIS” e, in concreto, permetterà di scaricare dal sito www.fortedivinadio.com, oppure inquadrando il “QR code” su appositi pannelli in loco, cinque “videoguide” per visitare il fronte superiore del “Forte”, con partenza da “Porta Francia” e uscita a “Porta Neraissa”, in un itinerario che si sviluppa su due livelli di camminamento. Dopo un’introduzione sulla storia del “Forte”, il percorso permetterà di approfondire i dettagli di alcune foto ottocentesche della struttura militare, per poi accompagnare i visitatori sul “fronte superiore”, presso la galleria delle “Casematte” e nel passaggio scoperto, per poi terminare il tour presso la “Porta Neraissa”.  Attenzione: per accedere al percorso, è necessario recarsi in biglietteria e ritirare il pieghevole con l’indicazione dei luoghi in cui utilizzare le “videoguide”.

Con “Oltre le barriere”, dichiara Giuseppe Cornara, sindaco di Vinadio, “il ‘Forte’ si impegna a diventare un luogo di cultura pienamente inclusivo, in cui l’accessibilità non è solo un obiettivo, ma una realtà concreta. Con questo progetto, ampliamo la fascia di pubblico che può accedere al ‘Forte’, incrementando così il potenziale turistico a beneficio dell’intero territorio”.

E al sindaco Cornara, fa eco Davide De Luca, direttore di “Fondazione Artea”: “Il percorso intrapreso con ‘Oltre le barriere’ offre ai visitatori la possibilità di accedere, per la prima volta ed in completa autonomia, a contenuti sulla storia e sull’architettura del complesso fortificato. Grazie alla proficua collaborazione con l’‘Istituto dei Sordi’ di Torino, possiamo proporre uno strumento efficace e garantire un’esperienza di visita accessibile, non soltanto alle persone sorde, ma a tutti coloro ai quali possa interessa di conoscere il ‘Forte’ in modalità ‘smart’ e multimediale”.

Come sempre, dalla riapertura di giovedì 1° maggio, il “Forte” offre inoltre tante altre possibilità di visita, come l’accesso al percorso multimediale “Montagna in Movimento”, alla mostra permanente “Messaggeri Alati” e all’esperienza immersiva del “Vinadio Virtual Reality” con la spy story “Giallo forte”. Tra le altre attività esperienziali, tornano anche i percorsi a contatto con la natura che circonda la Fortezza: le montagne della Valle Stura sono infatti tutte da scoprire con le piacevoli escursioni in bicicletta di “Pedala Forte”, l’iniziativa che promuove il cicloturismo in modo eco-friendly, attraverso quattro itinerari che seguono, in modo differenziato in base al grado di difficoltà, le architetture del sistema difensivo.

Infine, per il secondo anno, si rinnova al “Forte” il progetto dell’“Orto Segreto” che permette ai visitatori, attraverso specifiche attività didattiche o con una semplice visita, di coltivare fiori, piante e erbe aromatiche in uno spazio dedicato in cui “prendersi cura della terra – spiegano gli organizzatori – imparare ad ascoltare la natura e i suoi ritmi e riscoprire antichi saperi”.

Per info su orari e biglietti di ingresso: “Fondazione Artea”, corso Nizza 13, Cuneo; tel. 0171/1670042 o www.fondazioneartea.org

g.m.

Nelle foto: Percorso con videoguide in LIS; un angolo del “Forte”, in primo piano il “Rivellino”, al centro la “Porta Francia”; Davide De Luca

La pianista superstar Hélène Grimaud e la Camerata Salzburg per Lingotto Musica

Auditorium del Lingotto mercoledì 7 maggio

Mercoledì 7 maggio prossimo alle 20.30  la pianista Hélène Grimaud di Aix en Provence torna con la storica compagine salisburghese, a due anni dall’esordio al Lingotto in un concerto tutto dedicato a Brahms. In programma il Primo Concerto e la Serenata in re maggiore, opere giovanili del compositore originario di Amburgo.

Il pianismo inimitabile di Hélène Grimaud si fonde con un temperamento indomito e una raffinatezza interpretativa  che incantano il pubblico; impegnata come ambientalista  e attivista in difesa dei diritti umani, ha prestato il suo talento poliedrico anche alla scrittura.

È Hélène Grimaud la protagonista del settimo appuntamento dei concerti del Lingotto, in programma mercoledì 7 maggio alle 20.30 all’Auditorium Giovanni Agnelli. Un gradito ritorno per la pianista che, dopo il debutto al Lingotto nel 2023 con il concerto n. 20 in re minore di Mozart e il Concerto in la minore  op. 54 di Schumann, affronta il Primo Concerto op. 15 di Brahms, di nuovo a fianco della Camerata Salzburg, storica formazione nata in seno al Mozarteum di Salisburgo. La profonda familiarità  di Grimaud con questo vertice del Romanticismo brahamsiano è attestata dalle due incisioni pluripremiate del 1998 e del 2013.

Chiude la Serenata in re maggiore, altro capolavoro giovanile  del compositore amburghese.

A guidare la Camerata Salzburg, fondata nel 1952 da Bernhard Paumgartner e ambasciatrice dello stile di Mozart, è  chiamato l’italo- venezuelano Giovanni Guzzo, che dal 2016 ricopre il ruolo di primo maestro concertatore della formazione insieme a Gregory Ahss.

Apre la serata il concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in re minore op. 15, composto tra il 1856 e il 1858. Risultato di alcuni rimaneggiamenti di un lavoro musicale che inizialmente doveva essere una Sinfonia, poi una Sonata per due pianoforti, la pagina raggiunse l’aspetto definitivo grazie ad amici cari vicini al compositore, primi tra tutti Clara Schumann e Joseph Joachim. Tanta incertezza si spiega con l’età giovanile e con il fatto che Brahms non si fosse ancora cimentato con le grandi forme orchestrali.  L’opera riuscì  a comprovare, tuttavia, le mirabili virtù del grande e futuro sinfonista.

Segue la Serenata n. 1 in re maggiore op. 11 che Brahms scrisse negli stessi anni del primo concerto,  quando si trovava presso la corte di Detmont con gli incarichi di dare lezione  di pianoforte alla principessa Friederike e dirigere la società corale. Concepita in origine per un ottetto di archi e fiati secondo il modello delle serenate mozartiane, fu riscritta per l’orchestra su indicazione di Clara e Joackim. Il suo linguaggio è lontano dalla dialettica complessa degli anni maturi e rivela una spontaneità ancora impregnata di un Romanticismo immediato e schietto.

Mercoledì 7 maggio ore 20.30

Auditorium Giovanni Agnelli, via Nizza 280, Torino

Camerata Salzburg

Giovanni Guzzo primo violino e direzione

Hélène Grimaud pianoforte

Johannes Brahms

Concerto n.1 per pianoforte e orchestra in re minore op. 15

Serenata n. 1 in re maggiore op. 11

Biglietteria presso Uffici di Lingotto Musica via Nizza 262/73 su appuntamento o tel 3339382545, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 14.30 alle 17.

Mara Martellotta

Il marmo di Candoglia e il sigaro del signor Brusa

STORIE PIEMONTESI  a cura di https://crpiemonte.medium.com/

A monte della frazione di Candoglia nel comune di Mergozzo, sulla sinistra del fiume Toce, proprio all’imbocco della Val d’Ossola, si trovano le cave dalle quali proviene il marmo del Duomo di Milano

di Marco Travaglini

L’idea di usare quella pietra bianca, screziata di rosa, al posto del mattone per la costruzione della cattedrale fu di Gian Galeazzo Visconti che, per rifornirsi della materia prima, fondò la “Veneranda Fabbrica del Duomo”.

Image for post

Accendersi un sigaro

Il Signore di Milano, affascinato dalla bellezza cristallina del marmo, cedette in uso alla Fabbrica le cave di Candoglia, concedendo altresì il trasporto gratuito dei marmi fino al capoluogo lombardo, attraverso le strade d’acqua. Era il 24 ottobre 1387. E, da allora, per secoli, da quelle cave si è estratto il marmo che è servito a costruire il monumento simbolo del capoluogo lombardo, dedicato a Santa Maria Nascente, sormontato dalla madonnina che venne innalzata sulla guglia maggiore del Duomo negli ultimi giorni di dicembre del 1774.

Image for post

Il Duomo di Milano

Si trattava di un lavoro faticoso, ritmato da picconi, mazze, punte, cunei e palanchini. Così, partendo dall’impressionante caverna della cava Madre, la montagna è stata risalita, scavandola nel ventre, tagliando i blocchi di pietra con il filo in metallo. Il trasporto via acqua del materiale avveniva dal Toce al Lago Maggiore, lungo il Ticino e il Naviglio Grande per finire nel cuore della città fino alla darsena di S. Eustorgio, a Porta Ticinese. Così, grazie ad un ingegnoso sistema di chiuse, realizzato dalla “Veneranda Fabbrica”, il prezioso carico arrivava fino a poche centinaia di metri dal cantiere della Cattedrale. I barcaioli, per entrare in città senza pagare il dazio, utilizzavano una parola d’ordine — “Auf” — che in realtà era l’abbreviazione di Ad usum fabricae, cioè ad uso della Fabbrica, con la quale potevano passare senza versare il tributo imposto.

Image for post

Il naviglio grande di milano negli anni 50

In Lombardia, e non solo, è rimasta traccia di quell’usanza nell’espressione “A ufo” , intesa come “gratuitamente”. Chissà, poi, perché, a differenza del “gratis”, si è sempre più connotata con un profilo negativo, ma questa è un’altra storia… Il Cavalier Agenore Brusa, grossista di legname, proveniva da una delle famiglie che avevano, per generazioni, fornito il materiale alla Veneranda, un fatto che lo rendeva oltremodo orgoglioso. “Bei tempi quelli, caro Giovanni. Mio nonno, prima, e mio padre poi hanno lavorato per la Fabbrica di Candoglia tutta la vita. E ora, dopo che anch’io ho fatto la mia parte, tocca al mio Giulio tenere alto il buon nome dei Brusa” era solito ripetere all’amico Ambrogini.

Image for post

I sigari

Il ragionier Giovanni Ambrogini era il braccio destro del signor Brusa. Da oltre trent’anni, senza mancare un giorno dall’ufficio, teneva con scrupolo la contabilità della “Brusa & Figli”. Era diventato, per Agenore, quasi un fratello. E come tale lo trattava, chiedendo consigli e ascoltandone i punti di vista che, immancabilmente, teneva in gran considerazione. Per il resto, grazie all’impegno di tutti, la “Brusa & Figli” era un’azienda più che solida e al fidatissimo contabile l’anziano titolare garantiva un adeguato stipendio, commisurato ai suoi servigi. Da troppo tempo, per mille ragioni, il signor Agenore non si recava a Milano, in visita al Duomo. L’ultima volta, con uno sforzo di memoria, immaginò fosse stata quand’era nato il piccolo Giulio. Ma da allora, di anni n’erano passati ben trentadue. “Occorre andarci, a Milano”, comunicò al ragioniere. “E ci andremo insieme, caro Giovanni. Così vedrai anche tu come sono conosciuto in quella città. Devi sapere che è proprio grazie alla mia attività al servizio della Fabbrica del Duomo che mi hanno insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro”.

Image for post

La cava madre del Duomo a Candoglia

Agenore teneva moltissimo a quel titolo e amava, come lui stesso affermava, “vestirsi con l’abito giusto”, quello “da Cavaliere”, una divisa che, per l’imprenditore, equivaleva a pantaloni e giacca di fustagno scuro, camicia bianca e corto cravattino nero, scarpe comode e, in testa, un vecchio “Panizza” di feltro al quale teneva molto, regalatogli dal padre Igino. I due partirono dalla stazione di Verbania-Fondotoce con il treno delle 6,29. Era un sabato e non faticarono a trovare posto a sedere sul treno mezzo vuoto, dato che gran parte dei pendolari che si recavano ogni giorno a Milano per lavoro avevano terminato la loro settimana. A Porta Garibaldi presero la linea verde della metropolitana fino a Cadorna e da lì, con la linea rossa, giunsero a destinazione alla fermata “Duomo”. Uscendo dalla metropolitana, in cime alle scale, si trovarono davanti l’imponente e gotica sagoma del Duomo. “Ah, che meraviglia”, esclamò estasiato il Cavalier Brusa, agitando la mano destra dove, tra indice e medio, teneva l’immancabile sigaro toscano. Il ragionier Ambrogini, estrasse dalla tasca un piccolo bloc-notes , leggendo i suoi appunti. “La quarta chiesa in Europa per superficie, dopo San Pietro in Vaticano, l’anglicana Saint Paul di Londra e la cattedrale di Siviglia ;la più importante dell’arcidiocesi milanese, sede della parrocchia di Santa Tecla..”. Il buon Giovanni, preciso come un ferroviere svizzero, si era documentato ben bene. Al Cavaliere quell’accuratezza, diligente e meticolosa, piaceva molto. In molti consideravano l’Ambrogini un pignolo, persino un po’ pedante, ma ciò che i più consideravano un difetto, per Agenore Brusa rappresentava una qualità. E che qualità: cura, scrupolo e rigore! Il massimo che potesse desiderare dal suo più stretto e fidato collaboratore.

Image for post

La Veneranda Fabbrica alle cave di Candoglia

Lo ascoltava, ammaliato, senza dimenticarsi di ricambiare — con un cenno di capo — al saluto che gli era stato rivolto da alcuni passanti. “Ci sono voluti cinque secoli per costruirlo, durante i quali si sono avvicendati nella Fabbrica del Duomo architetti, scultori, artisti e maestranze, provenienti da tutta Europa. Il risultato è un’architettura unica, una felice fusione tra lo stile gotico d’oltralpe e la tradizione lombarda. Con una decorazione impressionante di guglie, pinnacoli, cornici e un patrimonio immenso di oltre tremila statue. E sulla più alta delle 145 guglie, la celeberrima Madonnina che non è d’oro, ma ricoperta di fogli d’oro”. Il ragioniere era, come sempre, sintetico ed esauriente. A quel punto il Cavalier Brusa lo esortò a varcare il doppio portale in bronzo.

Image for post

La Veneranda Fabbrica del Duomo

Forza, Giovanni. Andiamo a vedere anche all’interno com’è stato magistralmente lavorato il nostro marmo! A proposito, hai visto che persone ben educate? Salutano, cortesemente. Si vede che anche qui conoscono i Brusa, con tutto quello che abbiamo fatto per Milano, eh?”. Spento il toscano sotto la suola della scarpa e riposto in tasca il resto del sigaro ( Brusa era un parsimonioso e il suo motto era “non si butta via niente”), entrarono in Duomo, rimanendo a bocca aperta davanti alle cinque navate. Quella centrale, poi, era davvero ampia e alta e ai lati si potevano ammirare magnifiche vetrate istoriate che raffiguravano scene religiose. Una di esse, superba, rappresentava il Giudizio Universale. Il Cavalier Brusa, informato dal fedele Giovanni, di ciò che conteneva la teca sopra il coro, voleva a tutti i costi ammirare quel chiodo che si riteneva provenisse della croce di Gesù e si avviò in quella direzione con ampie falcate. Mentre camminava, s’accorse degli insistenti sguardi da parte delle persone che incontrava.

Image for post

Una targa commemorativa della visita di Paolo VI alla cava

Alcuni sgranavano gli occhi, altri si davano di gomito. Mentre avanzava impettito, gli venne incontro un sacerdote in chiaro stato d’ansia, visibilmente affannato. Il prelato , rivolto al Cavaliere, ripeteva concitato la stessa breve frase, in milanese: “ Sciur, al Brüsa”, “Sciur, al Brüsa”, “Sciur, al Brüsa”. Agenore Brusa, voltandosi verso il ragionier Ambrogini, disse soddisfatto: “Vedi, Giovanni. Qui mi conoscono tutti”. Solo in quel momento il povero ragioniere s’accorse che la marsina del suo principale stava andando in fiamme. Evidentemente il toscano non era stato spento bene e si era ravvivato nella tasca. Il prete, sicuramente lombardo e certamente alterato, aveva lanciato l’allarme rivolgendosi al Cavaliere in dialetto meneghino e quel “Sciur, al Brüsa”, più che ad una individuazione dell’identità del signor Agenore equivaleva all’allarmante fumo che proveniva dal vestito del medesimo, ignaro, visitatore del Duomo. Così, spento l’incendio, i due lasciarono la cattedrale e Milano, frastornato e ammutolito, Giovanni Ambrogini, contrariato e scuro in volto, il Cavaliere che, una volta tanto e suo malgrado, era stato costretto a venir meno al suo principio del “non buttar via niente”, lasciando in un bidone della spazzatura la giacca bruciacchiata e quel resto di sigaro che aveva tenuto per il viaggio di ritorno.

“106 garofani rossi”, spettacolo a Chieri

 “Velia e Giacomo, l’Antifascista” con Gianni Masella e Monica Massone

In occasione dell’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, lunedì 28 aprile andrà in scena a Chieri lo spettacolo teatrale “106 GAROFANI ROSSI Velia e Giacomo, l’Antifascista”, dedicato alla figura di Giacomo Matteotti (con Gianni Masella e Monica Massone, drammaturgia di Sergio Angelo Notti, produzione Quizzy Teatro): al mattino all’Auditorium Rosario Livatino (rappresentazione riservata alle scuole medie) e alla sera, alle ore 21.00, all’Auditorium Leo Chiosso (ingresso libero). Il lavoro teatrale scava, nella polvere del tempo, alla ricerca di un Giacomo Matteotti diverso, immerso nella quotidianità famigliare, che traspare dalla fitta corrispondenza tra lui e la moglie Velia, con un racconto temporalmente imperfetto, che ci trasporta oltre la cronaca tragica di quel giugno 1924, alla ricerca di un’umanità scevra da falsi sentimentalismi. Quest’opera vuole essere Teatro di Narrazione Civile, attraverso un linguaggio storicamente vero, con note verosimili.