CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 68

“Amore e ginnastica”, un classico della nostra letteratura “riscoperto”

Da Edizioni del “Capricorno”

Quanti di voi l’hanno letto? Quanti di voi sono in grado di associarlo al nome del suo autore? Quanti di voi se ne ricordano o conoscono la trama? E fermiamoci qui. Non andiamo oltre. L’indagine potrebbe riservarci tristi sorprese. Eppure “Amore e ginnastica” scritto da Edmondo (Mario Alberto) De Amicis(Oneglia 1846 – Bordighera 1908) – scrittore, giornalista, militare (combatté nella battaglia di Custoza, 1848 prima guerra d’indipendenza) nonché, e soprattutto, iconico “papà” di “Cuore”, uno dei libri più popolari della letteratura mondiale per ragazzi – è un piccolo capolavoro di stile che ci presenta un inedito De Amicis: un De Amicis più leggero e scanzonato, lontano sia dai patetismi (assai lodati) di “Cuore” sia dai grandi temi patriottici o sociali che ne fecero la gloria, un De Amicis dalla cui penna esce il tratteggio malizioso e delicatamente ironico della società italiana e torinese fin de siècle, protese mente e cuore nell’inutile sforzo di “darsi un’identità tutta moderna e tuttavia ancora legate a costumi e rigidità prettamente ottocentesche”. Un romanzo, dunque, assolutamente nuovo per i tempi, inaspettato, di cui appare oggi doveroso serbare memoria per comprendere, appieno, il valore narrativo del suo autore. Cosa che ha ben capito la torinese Editrice indipendente “Capricorno” riproponendolo, quale terzo titolo (dopo “L’altare del passato” di Guido Gozzano e “Ciau Masino” di Cesare Pavese) della nuova Collana “Capolavori ritrovati nella letteratura”. Collana lodevolmente nata per riportare alla luce e al piacere della lettura scrittori fondamentali e outsider di genio, romanzi imperdibili ma da tempo non più disponibili sugli scaffali delle librerie oppure ingiustamente dimenticati dalla “vulgata letteraria”, opere da troppo tempo non lette, prese in considerazione e riportate nel posto che loro compete: il “Gotha” della grande letteratura senza tempo. Dove, ancora oggi, può trovare il suo giusto posto quell’“Amore e ginnastica” che Italo Calvino ebbe a definire  il romanzo più ricco di humour, malizia, sensualità, acutezza psicologica che mai scrisse Edmondo De Amicis”.

Il libro fu inizialmente pubblicato sulla rivista “Nuova Antologia” in quattro puntate, tra il marzo e il maggio del 1891 (cinque anni dopo il successo di “Cuore”). In volume singolo apparve un anno più tardi, nel 1892, edito dai “Fratelli Treves”. Ma la sua fortuna editoriale fu postuma.

La storia è ambientata nella Torino di fine Ottocento e ruota intorno a due figure principali, “Don” Celzani, un timido e giovane segretario, ex seminarista, che, sventurato, s’innamora della signorina Pedani, moderna insegnante di ginnastica fanatica dell’attività fisica, quasi una “suffragetta della ginnastica” che sconvolge l’equilibrio emotivo e il decoro borghese del tradizionalissimo corpo docente della sua scuola. In tal senso “fra le molte, possibili definizioni – sottolinea Pier Luigi Bassignana che il racconto di De Amicis potrebbe suggerire, forse la più azzeccata, perché in grado di coglierne tutti gli aspetti, è proprio quella secondo la quale saremmo in presenza di un romanzo della modernità”, dove la protagonista femminile, la maestra Pedani, appare come donna del futuro, donna libera e ben consapevole della sua libertà, che “trova la sua ragione di essere nell’attività ginnica e soprattutto nella diffusione delle pratiche intese a rafforzare e migliorare le condizioni fisiche della popolazione”. Principi allora anacronistici, ma oggi di piena attualità, ancora freschi di tutta la loro originaria brillantezza, “della loro capacità di tratteggiare tipi psicologici, personaggi e ambienti storici nei quali tutti si possono in qualche modo identificare”. Tant’è che, nel 1973, di “Amore e ginnastica” fu fatta anche una celebre riduzione cinematograficarealizzata da Luigi Filippo D’Amico e interpretata da Lino Capolicchio, Senta Berger e Adriana Asti.

Di prossima pubblicazione, per la Collana “Capolavori ritrovati della letteratura” di “Capricorno”, “Nina la poliziotta dilettante”di Carolina Invernizio, fra le più popolari autrici di “romanzi d’appendice” di fine Ottocento – inizi Novecento.

Gianni Milani

Al Torino Fringe Festival il talk dedicato alle Outdoor Arts

MAUTO, corso Unità d’Italia 40, Torino

Giovedì 23 maggio

FNAS Showcase Off con l’esibizione di 6 giovani compagnie selezionate

Tra le sale del MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile Torino, per il Torino Fringe Festival, giovedì 23 maggio alle ore 17.30, 6 giovani compagnie selezionate nella rosa di artisti che hanno partecipato a FNAS Showcase o alla open call, accompagnano i visitatori nel percorso di visita del museo in una modalità informale e partecipata. Gli artisti possono così presentare un estratto dei loro progetti ideati per lo spazio pubblico.

Precede l’appuntamento, alle 15.30, l’incontro “Le arti quali strumento di cambiamento”, restituzione del progetto “Onda Pazza – il filo della memoria” che ha creato momenti di riflessione e divulgazione sul tema mafia e legalità coinvolgendo 35 scuole di 7 regioniattraverso incontri con i testimoni, laboratori creativi, produzione di materiali originali, podcast, graphic novel. Il progetto è coordinato da FNAS in collaborazione con associazione Crab e Stalker Teatro, ideato da Teatro dei Venti dell’Emilia-Romagna con il Ministero dell’Istruzione e del Merito – Direzione Generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico. 

I due appuntamenti sono organizzati da FNAS – Federazione Nazione delle Arti in Strada. FNAS Showcase, che nel 2024 giungerà alla sua III edizione, è la prima vetrina dedicata alle outdoor arts italiane e viene programmata nell’ambito del Festival Internazionale Mirabilia di Cuneo.

Ingresso gratuito con ticket museo.

‘Dialoghi e Altri sguardi’ alla Castiglia

A Saluzzo si inaugura l’esposizione e collezione permanente a cura di Olga Gambari della Fondazione Garuzzo

 

Sabato 1 giugno, dalle 18.30, nell’ambito di Start/Arte Contemporanea, la Fondazione Garuzzo inaugura alla Castiglia la rassegna dal titolo ‘Dialoghi e Altri sguardi’ con la mostra ‘Il tempo della comunanza’, a cura di Olga Gambari. Allo scopo di mettere in relazione alcuni dei lavori presenti nell’esposizione e Collezione permanente con l’opera di nuovi artisti, Olga Gambari ha realizzato un nuovo progetto espositivo basato sulla condivisione.

La mostra intende essere un’esplorazione, una raccolta di possibili declinazioni che il fecondo concetto di comunanza incarna, con l’idea di restituire energia e pluralità alla parola, centrale per io nostro presente e per il nostro futuro. Ogni artista, con il proprio lavoro, diventa una possibile sfumatura di significato che l’idea di condivisione rappresenta. Tema generale è quello legato ai diritti fondamentali dell’uomo e dell’ambiente, per disegnare un allestimento in cui le opere esprimano la relazione tra singolarità e collettività, tra spazio pubblico e privato, concentrandosi sui coni d’ombra che avvolgono i margini della nostra quotidianità, sulla parità di genere e sui migranti, quindi la sicurezza sul lavoro, la difesa del mondo naturale, la libertà di pensiero e di parola. Molti sono i lavori presenti, tra cui quelli di Elizabeth Aro, Maura Banfo, Silvia Beccaria, LETIA, Letizia Cariello, Gea Casolaro, Laura Castagno, Enrico T. De Paris, Mariana Ferratto, Pierluigi Fresia, Marta Jorio, Paolo Leonardo, Dario Neira, Isabella e Tiziana Pers, Irene Pittatore, Virginia Rutg Cerqua, David Reimondo, Enrico Tealdi, Paolo Grissino, Luigi Mainolfi, Botto & Bruno, Umberto Manzo, Luigi Coppola, Enrico Partengo.

Con l’occasione verrà presentata una nuova opera concessa in prestito dai Musei Reali di Torino, che entra a far parte di Esposizione e Collezione Permanente. Il grande lavor9 vincit9re dell’Italian Council 2018”The ballare of forgotten places” degli artisti Botto& Bruno, duo artistico torinese che, già a partire dagli anni Novanta, attraverso video, installazioni e fotografia, ha raccontato la marginalità e la periferia come tema culturale su cui intervenire e scoprirlo in tutti i suoi risvolti.

Svelati a Palazzo Barolo i segreti di “Moyoco Anno e l’eredità dei bijinga”

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A Palazzo Barolo è in corso fino al 30 giugno 2024 la mostra immersiva intitolata “Shinhanga”, un focus sulla nuova onda delle stampe giapponesi, con riferimento al movimento artistico che, all’inizio del XX secolo ha rivoluzionato la tradizionale stampa Ukiyoe.

Per la prima volta in Italia si possono ammirare oltre ottanta opere originali di alcuni dei più celebri maestri Shinhanga, che combinano gli elementi classici della tradizionale stampa Ukiyoe con la sensibilità modernista del Giappone del XX secolo. La mangaka Moyoco Anno, amata in tutto il mondo per i suoi shoujo manga dedicati alle donne e alle tematiche femminili, è la protagonista degli eventi collaterali a Palazzo Barolo. A parlare di Moyoco Anni e dell’eredità dei bijinga, ritratti di belle fanciulle tra i soggetti più ricorrenti dell’arte giapponese, sarà la Professoressa Anna Specchio, Docente di Lingue Letterature del Giappone e della Corea all’Università di Torino. I bijinga costituiscono una forma d’arte che, sebbene usate dalle xerigrafie in epoca moderna, non ha mai smesso di influenzare la contemporaneità. Oggi sono i manga a veicolare tali raffigurazioni, grazie ad artiste e artisti che rappresentano delle donne dal corpo avvenente in chiave pop.

 

Mara Martellotta

 

 

“Una vita da libidine” con Jerry Calà

Questa sera all’Azhar Dinner & Club di corso Moncalieri il 23 maggio

 

L’estate prende avvio sotto la Mole. Jerry Calà torna all’Azhar Dinner e Club, gag, musica e nostalgia per una serata indimenticabile in corso Moncalieri 302 la sera di giovedì 23 maggio, dove è atteso il ritorno di Jerry Calà e tutta la sua simpatia nello spettacolo “Una vita da libidine”, dedicato ai cinquant’anni della sua carriera. Gag e musica dal sapore di mare saranno i protagonisti di eccezione del giovedi Post Office che ospiterà per tutta la stagione la Ronchinight, la storica serata del vicino club Ronchiverdi, che da qualche anno si è trasferita all’Azhar. Durante la serata Jerry Calà ripercorrerà i momenti topici della sua carriera, una storia che ha scritto alcune pagine del cinema della commedia all’italiana. Abile crooner e entertainer, Calà mescolerà musica, comicità e coinvolgimento del pubblico con il suo effervescente umorismo sempre attuale. Per i clienti del club è previsto il salta coda per godere appieno di una notte estiva memorabile sotto il cielo torinese.

 

Mara Martellotta

Voci Nascoste. Le lingue che resistono

Performing Natural Intelligence entra nel vivo

Torino-Berlino andata e ritorno.

 

Il teatro si aggiunge ai libri lungo lo scambio culturale tra Italia e Germania. Dopo il tedesco, lingua ospite al Salone del Libro di Torino, la stagione “Intelligenza naturale” di Fertili Terreni Teatro, sviluppa seguendo questo tema un progetto europeo che collega Torino a Berlino grazie a un programma per giovani artisti. Si rafforza lo scambio culturale tra Italia e Germania proprio nell’anno in cui l’Italia sarà ospite d’onore alla Buckmesse di Francoforte. Da un lato vi è un contesto di crisi generale, dall’altro la necessità di creare uno spazio di confronto e approfondimento. Nasce così il progetto PNI Performing Natural Intelligence, promosso dal Ministero della Cultura nell’ambito del Boarding Pass Plus 2023, che unisce Fertili Terreni Teatro a una delle principali realtà teatrali della Germania Deutsches Theater/DT Jung di Berlino.

Il progetto, la cui call rimane aperta fino al 24 maggio, prevede due residenze artistiche, una a Torino e una a Berlino, e sarà un laboratorio itinerante in cui un gruppo di quindici artisti e artiste under 35, uno per ognuna delle due città coinvolte, potrà confrontarsi sul tema dell’intelligenza naturale, con u gruppo misto di attivatori italiani e tedeschi che seguirà entrambe le residenze.

È aperta fino al 24 maggio la call per partecipare alla tappa italiana del progetto, che si terrà a Torino a San Pietro in Vincoli dal 17 al 21 giugno. I giovani partecipanti italiani selezionati avranno la possibilità di lavorare a contatto con artisti e artiste affermati, in un contesto internazionale stimolante. Entrambe le residenze culmineranno con una restituzione pubblica, una performance che elaborerà a più livelli i temi emersi durante la ricerca artistica. Dopo la tappa torinese il progetto si sposterà a Berlino dal 2 al 6 ottobre, dove lo stesso gruppo di attivatori incontrerà il nuovo gruppo di under 35 tedeschi. Entrambi i workshop saranno gratuiti e in inglese.

“In un tempo che guarda con speranza e timore al potenziale e ai prodigi dell’intelligenza artificiale e al dominio dell’algoritmo, ci interroghiamo sull’intelletto umano e sulla sua preziosa natura, imperfetta, imprevedibile, fragile, controversa e irriproducibile – commentano i direttori artistici di Fertili Terreni Teatro Girolamo Lucania, Beppe Rosso e Simone Schinocca – l’intelligenza naturale, plastica in costante mutamento, misto di conservazione e rivoluzione, è sempre alla ricerca di nuove condizioni. Si tratta di u a intelligenza che esplora nuove frontiere, nuovi orizzonti e nuove sponde; un’intelligenza che genera nuove e ignote primavere senza volto, in grado di affascinare e inquietare allo stesso tempo”.

Nel ruolo di attivatori fanno parte 6 artiste e artisti italiani e tedeschi. Ornella Balestra, danzatrice diplomata alla Royal Academy, con collaborazioni importanti di alto livello; Simone Schinocca, regista, attore, autore e direttore artistico, anima di Tedacà e fra i fondatori di Fertili Terreni Teatro; Girolamo Lucania, regista, drammaturgo e direttore artistico, direttore di Cubo Teatro e cofondatore di Fertili Terreni Teatro. Tra i docenti tedeschi si annoverano Paola Thielecke, regista e sceneggiatrice berlinese pluripremiata e attiva presso il Theater di Baden Baden, il Neues Theater Basel e il Deutsche Theater Berlin; Johann Otten, con un profilo legato alla drammaturgia, già assistente alla direzione del Deutsche Theater e specializzato nei temi della transizione ecologica con il collettivo Klasse Klima; Maximilian Grünewald, attore, regista e ricercatore, la cui formazione d’attore e i suoi studi in filosofia e scienza hanno segnato la sua ricerca artistica, orientata su temi epistemiologici e ambientali. Dal 2020 coordina festival e workshop per l’università ed è autore del libro “Jenseits der Wälder” (2024) e insieme al regista Oliver Rossol crea film al limite tra arte e scienza.

 

Mara Martellotta

“Panico” di Ferrini al Gobetti

Sarà in scena dal 23 maggio al 9 giugno prossimo “Panico”, nuovo spettacolo che giovedì debutterà al teatro Gobetti per la regia di Jurij Ferrini, che ha spiegato che, in comune con l’autore del testo, ha solo il fatto di essere regista e interprete.

Per il pluripremiato autore argentino Rafael Spregelburd il panico non rappresenta altro che la traduzione moderna del peccato dell’accidia, uno stato d’animo che si genera tra persone affannate a rincorrere una vita divisa tra due o tre lavori, che si arrangiano come possono e  cercano come pazzi le chiavi smarrite di una fantomatica cassetta di sicurezza.

Un panico ridicolo attanaglia, chiunque, come se i personaggi non fossero mai presenti a se stessi e tornassero affannosamente sui propri passi, cercando di ricominciare da capo.

È una pièce che Jurij Ferrini ha deciso di mettere in scena dopo aver affrontato con successo un altro capolavoro di Spregelburd, dal titolo “Lucido”.

MARA MARTELLOTTA

Teatro Gobetti

Dal 23 maggio al 9 giugno

Il panico

Traduzione di Manuela Cherubini

Con Simona Bordasco, Roberta Calia, Jurij Ferrini, Lucia Limonta, Viola Marietti, Elisabetta Mazzullo, Francesca Osso, Michele Puleio, Dalila Reas, Arianna Scommegna e, con voce al telefono, Toni Mazzara. Regia di Jurij Ferrini

 

Sentiero Rampante, l’anello che pensa circolare



Sentiero ludico-ricreativo al Borgo Rubens

Sabato 25 maggio – ore 16,30
Corso Casale, 438/16 a Torino

Inaugura “Il Sentiero Rampante – l’anello che pensa circolare”, il sentiero ludico-educativo posto ai piedi della collina di Superga che sarà aperto a tutte le persone e alle famiglie sabato 25 maggio alle ore 16.30 presso il Borgo Rubens in C.so Casale, 438/16 a Torino.

Il suggestivo percorso naturalistico, disposto ad anello e lungo circa 3 km, circonda l’intera area verde del Borgo Rubens e si snoda tra i boschi e i tipici affacci verdi che caratterizzano la collina di Superga, rappresentando un’occasione unica di movimento all’aria aperta a pochi passi dalla città e in prossimità, per altro, degli altri cammini escursionistici e dei sentieri più attrattivi della zona.

È stato realizzato grazie ad un contributo della Fondazione Compagnia di San Paolo, ispirandosi ai presupposti dell’approccio One Health, che riconosce un legame indissolubile tra la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema, in virtù del quale non esiste salute umana se non vi è salute ambientale e viceversa.

Ciò che rende speciale il Sentiero Rampante è di essere un sentiero interattivo, unico nel suo genere, che stimola la scoperta in chi lo pratica e può essere percorso molte volte, ogni volta scoprendo qualcosa di diverso.

Infatti, l’Associazione Rubens grazie alla collaborazione con la start up Mercato Circolare ha sviluppato un itinerario educativo che dà la possibilità alle persone di interagire con l’ambiente circostante e in questo modo di conoscere i principi essenziali dell’economia circolare attraverso 10 parole chiave. Ciascuna di queste è approfondita attraverso molteplici stimoli e dinamiche: ci sono stimoli più riflessivi, con riferimenti a brani musicali o a testi di libri, romanzi o saggi che pongono delle domande per la ricerca dei diversi significati del concetto stesso nella vita quotidiana; ci sono proposte di gioco da svolgere da soli o in gruppo; ci sono aneddoti sul Borgo Rubens e, in particolare, sugli animali che in esso vivono.

In più lungo il percorso sono presenti le casette ludico-educative, realizzate tenendo alta l’attenzione su alcuni aspetti sensibili come l’utilizzo responsabile dei materiali, in alcuni casi di recupero e ciò nonostante resistenti a qualsiasi condizione climatica (pioggia, vento, caldo, freddo) e la predisposizione ad offrire stimoli educativi, intercambiabili e sostituibili, allo scopo di favorire la diversificazione della dinamica ludico-educativa all’interno del sentiero, ma anche per permettere agli operatori dell’Associazione Rubens di utilizzarli in altri contesti.

 

La funzione principale del Sentiero Rampante è rivolta in primo luogo alla salute e al benessere sia umano sia ambientale e per questo si integra in modo ideale con la visione del Borgo Rubens e della sua Associazione, che promuove un tipo di benessere integrale, basato tanto sulla valorizzazione delle relazioni umane quanto alla cura del contesto all’interno del quale si muovono e si incontrano le persone.

Inoltre, un’altra sua caratteristica è di essere un circuito percorribile sia da coloro che intendono svolgere attività motorie come la corsa o escursioni in bicicletta sia da chi intende compiere passeggiate a piedi o a cavallo (per chi svolge un percorso riabilitativo-educativo con la Rubens).

La partenza del percorso è all’interno del Borgo Rubens che mette a disposizione dei visitatori il Bistrot del Borgo, un progetto sociale ispirato ai valori di fioritura delle persone che sono alla base di questo angolo di collina e di cui si può usufruire, approfittando delle sue specialità, dalla caffetteria alla ristorazione a base di materie prime biologiche e sostenibili, sia all’inizio che al termine della passeggiata.

 

 

 

L’inaugurazione è gratuita con prenotazione obbligatoria, consultando il seguente link: https://www.associazionerubens.it/sentiero-rampante/

L’accesso al Borgo è garantito tramite il servizio di navette gratuite a partire dalle ore 15 e durante l’evento alle ore 18 sarà offerto un buffet di aperitivo al Bistrot del Borgo.

“Ciarlatani”, il testo povero e inconcludente di Pablo Remòn

Silvio Orlando sino a domenica 26, sul palcoscenico del Carignano

Ad inizio di serata, a sipario rosso ancora chiuso, in una delle repliche, balza fuori la chiacchierata di Silvio Orlando che forse fa Silvio Orlando, oppure quella è già una parte del copione o soltanto forse una occasione un tantino subdola per ribadire “quanto ci fa piacere essere qui a Torino, in una città che ci accoglie sempre con simpatia, in questo bellissimo teatro che è il Carignano, davanti ad un pubblico preparato e competente. Ecco, adesso s’apre il sipario e andiamo a incominciare.” Dieci capitoli per quattro attori, il testo s’intitola nell’originalità “Los farsantes”, tradotto in italiano da Davide Carnevali con “Ciarlatani”, l’autore è il drammaturgo spagnolo Pablo Remòn, osannato in patria con premi prestigiosi, non ultimo il Lope de Vega per il Teatro, che per questa odierna fatica s’è caricato anche del ruolo di regista.

Poi il monologo della giovane Anna Velasco, un po’ trasandata ma tanto caruccia, che ha la malattia del palcoscenico a scorrerle dentro le vene, che aspira a grandi ruoli, che ha già frequentato produzioni di poco conto a sfornare opere classiche, che parla di Accademia e del Piccolo di Milano, che già stringe tra le mani il suo David di Donatello ma che intanto riempie la giornata con lavoretti fasulli e spettacolini per i più piccoli. Che coltiva un rapporto con il padre morto prematuramente, regista geniale negli anni Ottanta, ma probabilmente richiamato a sorreggere una vita di ragazza che altro non è se non un sogno, un sogno che ritorna, iperattivo e ingombrante. E poi Diego Fontana, un curriculum di film di successo, e di cassetta, pronto a soddisfare le mire e le voglie del proprio produttore che insegue la grande produzione internazionale e la star Veronica Del Rey che suoni propizia ai favori del pubblico: fino alla sveglia in un letto di ospedale, dopo aver visto la morte in faccia per quell’incidente d’aereo che ha il potere di sconvolgerti le idee e soprattutto l’esistenza. Risvegliarsi in quel letto bianco d’ospedale e scoprirsi un regista che vuole azzerare tutto quanto e tramutarsi in un autore d’essai, per una volta imporre la propria volontà all’alcolizzato produttore (avrà afferrato bene il concetto?) e fargli abbracciare l’ultima sceneggiatura di Eusebio Velasco.

Tanti piccoli, a volte impercettibili – nel senso che sono buttati in palcoscenico senza la più pura e necessaria costruzione, o se qualcosa sembra avere maggiore corpo poi non viene sfruttata, portata a compimento, avvolta da un senso che le dia vita vera – squarci pensa Remòn all’interno del proprio testo, surreale, pronto a inciampare, nebbioso, con il seme principale della fragilità, di modo che, quando vedi gli attori richiusi nella scena finale al di qua e al di là (d’obbligo la abbondante mescita di un assurdo barista kazako?) del bancone di un bar, in vena delle ultime confessioni e degli ultimi alleggerimenti del cuore, quando il cuore di Anna s’è acquietato con un “sto bene”, quando per un paio di concludenti (?) battute quello che hai visto sinora altro non sarebbe che il sogno venuto fuori dalla mente e dagli occhi di un cane (??), che cosa rimane allo spettatore? Sì, situazioni assurde che spingono inevitabilmente alla risata e spremono il divertimento della serata, le intromissioni degli attori chiamati con i loro nomi e cognomi, il bambino con il palloncino e Dorothy dalle trecce rosse del “Mago di Oz”, la scena di vele grigiastre, a trasudare leggerezza, inventata da Roberto Crea, la citazione della produzione Cardellino srl che ha dato vita al pasticciaccio giù giù sino alla direzione generale di Maria Laura Rondanini, le entrate e le uscita tra vita e finzione, i ricordi e i rimandi e gli sberleffi di quegli avvenimenti e di quelle esistenze che ruotano intorno al modo della celluloide e dei palcoscenici della penisola: ma hai la netta sensazione che dietro quegli accartocciamenti teatrali e quella fiumana di parole, non rimanga molto, che il fuoco delle buone intenzioni si smorzi con troppa facilità e troppo presto.

Non cercate insomma uno straccio di trame. Cercate un buon quartetto d’interpreti. C’è il viso sghembo e stralunato di Silvio Orlando a muoversi attraverso i tanti nonsense della serata, c’è il divertimento e la bravura senza se e senza ma di Francesco Brandi alle prese con l’oceano infinito dei plagi, c’è la sicurezza della giovane Blu Yoshimi che padroneggia il palcoscenico. C’è in ultimo – ma io direi, per come mi sono sentito a fine spettacolo (110’), soprattutto – la maestria e la bellezza nel vedere Francesca Botti trascorrere da un personaggio all’altra, davvero eccezionale sorpresa. Ma si ritorna al davvero poco di Remòn: e ti chiedi quanta trasandatezza e quanta inconcludente scrittura ci sia nel teatro di oggi.

Elio Rabbione