CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 644

Il nuovo spazio per il jazz a Torino

In un contesto urbano pieno di rimandi industriali, all’interno di un edificio storico nel cuore di Torino, che una ristrutturazione radicale ha riportato all’essenza, si trova MILK, il nuovo spazio creativo e epicentro dell’intrattenimento notturno della città. I lavori di valorizzazione architettonica degli spazi hanno svelato le superfici originali, con i graffi e le lacune che pongono l’accento sulla sincerità dell’ambiente

Gli elementi che compongono l’idea di Marco Piccirillo, Alberto Gurrisi e del padrone di casa Alessandro Mautino, sono un locale modulabile e versatile, il Milk di via Sacchi 65, con un palco fornito di tecnica audio ineccepibile, la programmazione di livello nazionale, con artisti tra i più noti del panorama musicale contemporaneo, dj set ricercati e sofisticati e un servizio cocktail bar attento e di qualità. L’alchimia di Milk Jazz Way ha preso forma il 1° ottobre 2018 e proseguirà tutti i lunedì della stagione 2018 – 2019 con un cartellone che esplorerà i vari linguaggi e stili del jazz non dimenticando di strizzare l’occhio alla contemporaneità, cercando di offrire un punto di vista inedito all’attento pubblico piemontese. Già in programma da qui a dicembre grandi artisti del panorama nazionale ed europeo, come Flavio Boltro, Emanuele Cisi, Giovanni Amato, Bebo Ferra, Denise King, Tony Match, Andrea Pozza, Aldo Zunino, e alcuni tra i più esperti esponenti del circuito nazionale, di casa a Torino, tra cui Marco Piccirillo, Alberto Gurrisi, Laura Klain, Alessandro Minetto, Mauro Battisti, Sergio Di Gennaro, Mattia Barbieri e molti altri. Ogni live sarà seguito dal nuovissimo format EVOLVE sviluppato dagli ideatori della Jam session InDaFunk e del Jazz RapSody Collective e prodotto in esclusiva da Milk Jazz Way Torino. EVOLVE unisce i groove trascinanti della musica EDM, Funk, HipHop e Trap al linguaggio del Jazz e dell’improvvisazione in una miscela musicale innovativa che stimola mente e corpo, ballo e ascolto. La musica verrà suonata e prodotta da una band live e alternerà produzioni originali a momenti di improvvisazione che condurranno verso una jam session aperta a musicisti e cantanti senza limiti di genere e stili. Evolve è un laboratorio musicale on stage in costante evoluzione tra mondi e linguaggi musicali diversi a cura di Silvio Defilippi (Sax, Keyboard), Luca Romeo (Basso elettrico, Fx) e Giorgio Sandrone (Beats, Real Time Processing). La ritmica di casa è affidata un lunedì al mese a Two Late, Alberto Gurrisi all’organo Hammond e Laura Klain alla batteria, un viaggio nella musica afroamericana che attraversa diverse epoche e abbraccia vari stili, ma sempre radicato nella tradizione jazzistica e incalzato da un costante senso del groove. Il repertorio spazia infatti da brani spiritual a composizioni originali e di autori contemporanei, con un sound molto dinamico e con richiami psichedelici grazie alle sonorità dell’organo hammond. In poco più di due anno il duo si è esibito in oltre 100 concerti, calcando importanti palchi come Tanjazz Festival Marocco, Torino Jazz Festival, Ispani Jazz e molti club e rassegne in tutta Italia, lavorando anche come sezione ritmica con alcuni solisti ospiti come Daniele Scannapieco, Giovanni Amato, Michael Rosen, Nico Gori, Alessio Menconi e altri. Inoltre, il primo lunedì di ogni mese, il poliedrico format Jazz Rapsody a cura di Silvio De Filippi, capace di miscelare le atmosfere del jazz, dell’hip hop e della musica elettronica in cui le forme di improvvisazione strumentale si uniscono al freestyle ed al beat box, offrirà un appuntamento fisso da non perdere. Completerà la prima parte della stagione la Lindy Hop Night a cura di Alessandro Muner e l’associazione Dusty Jazz, per una serata fuori dagli schemi nella quale i ballerini saranno i benvenuti.

 

MILK JAZZ WAY | via Sacchi 65 – Torino

www.milktorino.com | info@milktorino.com | FACEBOOK: @milktorino | INSTAGRAM: milktorino |

 

 

PROGRAMMA  OTTOBRE – DICEMBRE 2018

 

 

1 ottobre

OPENING PARTY!!!

Open Jam Session + Jazz Rapsody

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

8 ottobre

Jam session night

opening set: Fabio Giachino trio

Fabio Giachino (p) – Davide Liberti (cb) – Ruben Bellavia (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

15 ottobre

Two Late feat. Giovanni Amato

Giovanni Amato (tr) – Alberto Gurrisi (org) – Laura Klain (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

22 ottobre

Lindy Hop Night

Dusty Jazz Blusters

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

29 ottobre

Daniele Gorgone trio

Daniele Gorgone (p) – Marco Piccirillo (cb) – Giovanni Paolo Liguori (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

5 novembre

Jazz Rapsody

  1. De Filippi (sax,keys) – G. Vitale (keys) – L. Romeo (b) – M. Crocivera (dr)
  2. Giacalone, A. Soro (voc) – T-fesk (MC) – DJ Feib (el.)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

12 novembre

Denise King – Tony Match 4et

Denise King (voc) – Sergio Di Gennaro (p) – Marco Piccirillo (cb) – Tony Match (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

19 novembre

Two Late feat. Bebo Ferra

Bebo Ferra (g) – Alberto Gurrisi (org) – Laura Klain (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

26 novembre

Andrea Pozza trio feat. Aldo Zunino

Andrea Pozza (p) – Aldo Zunino (cb) – Alessandro Minetto (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

3 dicembre

Jazz Rapsody

  1. De Filippi (sax,keys) – G. Vitale (keys) – L. Romeo (b) – M. Crocivera (dr)
  2. Giacalone, A. Soro (voc) – T-fesk (MC) – DJ Feib (el.)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

10 dicembre

Two Late feat. Emanuele Cisi

Emanuele Cisi (sax) – Alberto Gurrisi (org) – Laura Klain (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

 

17 dicembre

Flavio Boltro – B.B.B. trio (presentazione album)

Flavio Boltro (tp) – Mauro Battisti (cb) – Mattia Barbieri (dr)

Jam session e live set EVOLVE al termine dei concerti.

Dalle 22.00 alle 2.00

“Grand’Italia” al Circolo dei Lettori

31 ritratti di grandi italiani del Novecento

Martedì 16 ottobre alle ore 17,30 nella Sala Gioco del Circolo dei lettori In via Bogino 9, Gianni Oliva e Maurizio Ceccon presenteranno il libro di Pier Franco Quaglieni GRAND’ITALIA, Golem Edizioni. 31 ritratti di grandi italiani del Novecento. Interverrà l’autore. Ingresso libero.

 

Luciano Ragozzino, “Il ragazzo innocuo”

Sabato 13 ottobre, alle 17.30 presso la Sala Esposizioni Panizza di Ghiffa ( Vb), l’Officina di Incisione e Stampa in Ghiffa “Il Brunitoio” inaugura la mostra di opere di calcografia e tipografia di  Luciano Ragozzino”Il ragazzo innocuo“. Il titolo è l’anagramma del nome e cognome dell’incisore milanese che nel 2004 ha fondato le omonime edizioni nei locali dell’ex Gelateria di via Guinizzelli 14 nel capoluogo lombardo. Ragozzino si occupa in prima persona della stampa a mano dei volumi con caratteri mobili, contenenti testi e opere grafiche originali. L’artista, dopo la laurea in biologia ha conseguito il diploma della Scuola Superiore degli Artefici di Brera, specializzandosi nella tecnica dell’acquerello. Successivamente ha frequentato il Civico Corso di Arti Incorie,  collaborando con diversi editori d’arte, illustrandone i testi con incisioni per le quali utilizza principalmente la tecnica dell’acquaforte.L’evento sarà curato da Sissi Sardone, presidente de Il Brunitoio con tetso e presentazione di Marco Rota. Seguirà un rinfresco a cura di “La Casera-Verbania”.La mostra proseguirà fino al 4 novembre nella Sala Esposizioni Panizza  di Corso Belvedere 114 a Griffa da giovedì a domenica, dalle 16.oo alle 19.oo.
Marco Travaglini

Bottari Lattes Grinzane, giro del mondo con i finalisti

VENERDI’ 19 E SABATO 20 OTTOBRE

Yu Hua (Cina) con “Il settimo giorno” (Feltrinelli), Andreï Makine (Francia) con “L’arcipelago della nuova vita” (La nave di Teseo), Michele Mari (Italia) con “Leggenda privata”(Einaudi), Viet Thanh Nguyen (Vietnam) con “I rifugiati” (Neri Pozza) e Madeleine Thien (Canada) con “Non dite che non abbiamo niente” (66thand2nd): sono loro i cinque finalisti del Premio Bottari Lattes Grinzane – VIII edizione per la sezione “Il Germoglio”, il riconoscimento internazionale che fa concorrere insieme autori italiani e stranieri, dedicato ai migliori libri di narrativa pubblicati nell’ultimo anno. Cinque nomi che “rappresentano un autentico giro del mondo – ha commentato la Giuria Tecnica, presieduta da Gian Luigi Beccaria, linguista, critico letterario e saggista – con un’attenzione particolare, tranne un importante eccezione italiana, alle aree lontane, dalla Siberia alla Cina al Sud-est asiatico, con contrastato e sfaccettato rapporto fra natura e civiltà”. Da Bolzano a Catania saranno 400 studenti (appartenenti alle 25 Giurie Scolastiche, una anche ad Atene, che fra aprile e settembre hanno letto e scelto i cinque libri finalisti) a proclamare il vincitore il prossimo sabato 20 ottobre alle ore 16.30 nel corso della cerimonia finale aperta al pubblico, al Castello di Grinzane Cavour. In mattinata, alle ore 10.30 i finalisti incontreranno pubblico e studenti alla Fondazione Bottari Lattes a Monforte d’Alba (via Marconi 16, ingresso libero). La canadese Madeleine Thien incontrerà i lettori anche a Torino nei giorni precedenti il Premio, in un doppio appuntamento: martedì 16 ottobre alle ore 18 alla Libreria Il Ponte sulla Dora (via Pisa, 46) e mercoledì 17 ottobre alle ore 18 alla Biblioteca Villa Amoretti (corso Orbassano, 200), in collaborazione con la Libreria Gulliver e Leggermente.

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António Lobo Antunes, nato a Lisbona nel 1942, dotato di sguardo profondo sulla realtà e la psicologia umana, che ha attinto dalla sua professione di psichiatra, è invece il vincitore del Premio Bottari Lattes Grinzane 2018 per la sezione “La Quercia”, intitolata a Mario Lattes (editore, pittore, scrittore, scomparso nel 2001) e dedicata a un autore internazionale che abbia saputo raccogliere nel corso del tempo condivisi apprezzamenti di critica e di pubblico. La maggior parte dei suoi libri sono pubblicati in Italia da Feltrinelli.

Venerdì 19 ottobre l’autore terrà una lectio magistralis al Teatro Busca di Alba (ore 18, ingresso libero) e riceverà il riconoscimento sabato 20 ottobre al Castello di Grinzane Cavour (ore 16.30, ingresso libero), insieme con gli scrittori finalisti.

Lunedì 22 ottobre, lo scrittore portoghese sarà a Milano per presiedere all’inaugurazione della cattedra a lui dedicata dall’ Università degli Studi meneghina, con il patrocinio dell’ Istituto Camões di Lisbona, per la promozione e la divulgazione della lingua e cultura portoghese in Italia (ore 16, via Festa del Perdono 7).

 

Le precedenti edizioni della Quercia sono state vinte da: Ian McEwan (2017), Amos Oz (2016), Javier Marias (2015), Martin Amis (2014), Alberto Arbasino (2013), Patrick Modiano (2012), Premio Nobel 2014, Enrique Vila-Matas (2011).

 

Il Premio Bottari Lattes Grinzane è organizzato dalla Fondazione Bottari Lattes, con il sostegno di: Mibact, Regione Piemonte, Fondazione CRC (main sponsor per il triennio 2017-2019), Fondazione CRT, Matera 2019, Città di Cuneo, Comune di Alba, Comune di Grinzane Cavour, Comune di Monforte d’Alba, Cantina Giacomo Conterno, Cantina Terre del Barolo, Enoteca Regionale Piemontese Cavour, Banor, Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, Antico Borgo Monchiero.

 

g.m.

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Info al pubblico:

Tel. 0173.789282 – organizzazione@fondazionebottarilattes.it

WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes

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Nelle foto:

– Antonio Lobo Antunes

– Yu Hua
– Michele Mari
– Viet Than Nguyen
– Madeleine Thien

 

Aco Bocina al Circolo della Magia

Sabato 13 ottobre alle 20 il Circolo Amici della Magia di Torino (Via Salerno, 55, amicidellamagia.it) ospita il primo appuntamento di Magic Off, ossia la rassegna che attingendo a linguaggi artistici diversi da quello dell’illusionismo, intende proporre eccellenze nell’ambito della musica, del teatro e delle arti performative all’interno di serate in cui non mancherà un tocco di magia. Protagonista della serata sarà il Maestro Aco Bocina considerato tra i migliori chitarristi e mandolinisti al mondo, che proporrà un concerto di musica mediterranea in una serata che vedrà musica e magia convivere. L’artista (definito dai critici il figlio del vento per la leggerezza e la velocità con cui le sue mani si muovono su questo strumento che, sovente, nelle sue composizioni funge da solista al posto della chitarra) attinge dall’inesauribile serbatoio creativo della cultura mediterranea, che lega strettamente a tutto ciò che viene tramandato fin dalle origini di tutta la tradizione dell’est europeo; le influenze, lo stile di vita e di pensiero della cultura dei Balcani legata a quella Tzigana e Araba, amalgamate da sempre nel paese dove è nato. Aco usa la musica come mezzo di diffusione di tutte le culture che conosce, sia quelle che lo accompagnano dalla nascita sia quelle che arrivano da più lontano. Riascoltando le diverse produzioni si possono percepire i cambiamenti che lo hanno influenzato nel corso della vita. Nei suoi concerti non mancano sfumature jazz, blues o rock, che amalgamate con la musica mediterraneo/balcanica creano un originale mix esplosivo e senza eguali. La serata inizia alle 20.00 con apericena accompagnata da interventi di illusionisti close up che accompagneranno il pubblico in un’atmosfera magica. A seguire il concerto di Aco Bocina. Ingresso 30 € (cena e concerto). Prenotazione obbligatoria al numero 348.5281608.

Le Giornate Fai d’autunno

Visite a contributo in 660 luoghi inaccessibili o poco valorizzati in 250 città italiane per scoprire il nostro Paese attraverso occhi nuovi e prospettive insolite

 

 

Un weekend in cui soffermare lo sguardo, spesso sfuggente e distratto, sulle bellezze poco conosciute e inaccessibili del nostro Paese, grazie agli itinerari tematici e alle aperture speciali proposti dal FAIFondo Ambiente Italiano in 250 città italiane: l’occasione saranno le Giornate FAI d’Autunno, in programma sabato 13 e domenica 14 ottobre 2018, evento realizzato dai Gruppi FAI Giovani a sostegno della campagna di raccolta fondi “Ricordati di salvare l’Italia”, attiva fino al 31 ottobre. Da nord a sud della Penisola l’invito è quello di lasciarsi sorprendere dalla ricchezza del patrimonio diffuso italiano, scoprendo con occhi curiosi e da prospettive insolite 660 luoghi in tutte le regioni. Per l’occasione, 3.800 volontari – appartenenti soprattutto ai Gruppi FAI Giovani – accompagneranno gli italiani lungo 150 itinerari a tema, da percorrere liberamente, che vedranno l’apertura di luoghi solitamente non visitabili o poco valorizzati – palazzi, chiese, castelli, aree archeologiche, giardini, architetture industriali, botteghe artigiane, musei, fari ma anche interi quartieri e borghi – raccontati con lo spirito entusiasta che caratterizza i giovani. Inoltre, in accordo con la campagna #salvalacqua che il FAI promuove per sensibilizzare i cittadini sul valore di questa risorsa preziosa ma sempre più scarsa, quest’anno molti percorsi avranno come fil rouge l’acqua e tra i siti visitabili ci saranno numerosi mulini, dighe, cisterne, acquedotti e depuratori (per le aperture più interessanti vedi approfondimento a seguire). All’accesso di ogni bene sarà richiesto un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro, a sostegno dell’attività della Fondazione. Per gli iscritti FAI e per chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento – a questi ultimi sarà destinata eccezionalmente la quota agevolata di 29 euro anziché 39saranno dedicate visite esclusive, accessi prioritari ed eventi speciali. La quota agevolata varrà anche per chi si iscriverà per la prima volta tramite il sito www.fondoambiente.it nel mese di ottobre.

 

Tra le aperture e gli itinerari in Piemonte:

 

TORINO

Per le Giornate d’Autunno il FAI propone un percorso lungo le acque del fiume Po, dai Murazzi, gli imponenti argini costruiti a partire seconda metà XIX secolo per preservare la città dalle piene del fiume, alle più antiche ed esclusive società canottieri di Torino, normalmente riservate ai soli soci. Fanno parte dell’itinerario:

Murazzi del Po

I Murazzi sono gli approdi, le arcate e le rimesse delle barche che si affacciano sul Po, dal Ponte Umberto I al Ponte Vittorio Emanuele I, fino a Corso San Maurizio. La loro costruzione iniziò nel 1872 e terminò nel 1910, con l’edificazione della rampa di collegamento con il ponte di corso Vittorio Emanuele in previsione dell’Esposizione Internazionale del 1912. Sin dalle loro origini furono centro di attività di pesca e lavanderia, oltre che di celebrazioni e convivi della Corte dei Savoia. Tra gli anni ’50 e ‘70 l’inquinamento fluviale portò al progressivo abbandono della zona da parte dei pescatori con la conseguente dequalificazione dell’area. Soltanto nella seconda metà degli anni ’70 fu attuata una campagna di rilancio e in pochi anni i Murazzi divennero il centro della movida torinese. Nel 2012 il degrado sociale qui riscontrato fu motivo di un’inchiesta della magistratura che portò alla progressiva chiusura dei locali. Dal 2015 sono state definite le prime linee d’indirizzo per i lavori di riqualificazione dei Murazzi, tuttavia i locali sono ancora perlopiù inaccessibili. In occasione delle Giornate FAI d’Autunno sarà possibile entrare negli spazi normalmente chiusi al pubblico e scoprire la loro storia, il sistema ideato contro le inondazioni in seguito alla piena del 2016 e i progetti in corso per la valorizzazione.

Reale Società Canottieri Cerea

La Cerea è uno dei più antichi e longevi club remieri in Italia e svolge ininterrottamente dal 1863 attività sportiva e ricreativa. La sua fondazione si deve a sette giovani torinesi appassionati di canottaggio che sentirono l’esigenza di organizzarsi in modo stabile. Il nome scelto, “Cerea”, non è altro che il saluto piemontese che i vogatori si scambiavano quando si incrociavano durante le remate sul Po. La Cerea crebbe rapidamente e i suoi canottieri dedicarono molti sforzi al canottaggio agonistico e furono all’avanguardia per la tecnica e per gli scafi utilizzati per parecchi decenni. Nel 1925 la società ottenne, per volontà del Re d’Italia Vittorio Emanuele III, l’autorizzazione a fregiarsi del titolo di “Reale” e a inserire la corona nello stemma. I visitatori delle Giornate FAI potranno accedere eccezionalmente alla sede del circolo, il cui ingresso è normalmente riservato ai soci. Lo storico Chalet del 1868 conserva intatto il suo fascino, godendo di una posizione affascinante nel cuore del Parco del Valentino, affacciandosi sulla collina e sul Monte dei Cappuccini.

FUBINE (AL)

Gli “infernot” di Fubine

Per le sue caratteristiche paesaggistiche, Fubine è entrato a far parte dei comuni che compongono il sito “Paesaggi Vitivinicoli Langhe-Roero e Monferrato”, iscritto alla lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Il borgo si trova sulle colline del Monferrato prospicienti la pianura alessandrina. Parallela alla via principale, corre uno spalto in parte coperto da volte da cui si gode una magnifica vista sulla valle. Durante le Giornate FAI si potranno visitare quattro “Infernot” del centro storico, cavità ipogee scavate nel tufo, tipiche del territorio e adatte alla conservazione del vino perché mantengono temperatura e umidità costanti durante il corso dell’anno.

 

ASTI

Fabbrica di torrone e cioccolato “Davide Barbero”

Per il FAI aprirà l’azienda “Davide Barbero”, nata nel 1838, dove ancora si produce il torrone friabile secondo l’antica ricetta astigiana. I visitatori potranno scoprire il laboratorio in cui i macchinari storici ancora funzionano, dalle caldaie a vapore che consentono al torrone di cuocere per sette ore ai “remi” di legno per estrarlo dopo la cottura, fino agli stampi in faggio su cui schiacciarlo e ai tavoli in marmo dove lasciarlo raffreddare e riposare.

 

LIMONE PIEMONTE (CN)

Forti e fortini

Nei dintorni del vecchio valico del Colle di Tenda, sul versante che si affaccia sulla Bassa di Peyrafica, si trovano numerosi fortini, costruiti tra il 1877 e il 1888. Questa imponente barriera – che comprende i forti Pepino, Taborda, Centrale, Margaria, Pernante e Giaura – fu eretta a scopo difensivo, ma non fu mai oggetto di assalto e dalle sue feritoie mai fu sparato un colpo di cannone. I forti di Limone Piemonte furono presidiati fino all’inizio del primo conflitto mondiale: nel 1915 infatti furono disarmati completamente perché le artiglierie appostate vennero trasferite sul fronte austriaco. Quando durante la Seconda Guerra Mondiale, nel giugno 1940, l’Italia invase la Francia, i fortini vennero adibiti a depositi di materiali e munizioni e poi subito abbandonati.

 

PRAY (BI)

Fabbrica della Ruota

La Fabbrica della Ruota, l’ex Lanificio Fratelli Zignone, edificato nel 1878 e acquisito negli anni Novanta dal Docbi – Centro Studi Biellesi, rappresenta un importante esempio di archeologia industriale grazie alla presenza dell’impianto “teledinamico” di trasmissione della forza motrice generata dall’acqua. Collocata al centro della “Strada della lana”, che congiunge Biella a Borgosesia attraverso i “sentieri del lavoro”, la Fabbrica della Ruota offre un percorso che si articola dalla visita agli spazi produttivi, con i macchinari tessili d’epoca e l’impianto teledinamico, alle esposizioni allestite al suo interno aventi come filo conduttore il paesaggio biellese. Attraverso le sue iniziative il Docbi opera con l’intento di contribuire al recupero e al mantenimento dell’identità locale, alla conoscenza, alla documentazione, alla conservazione della cultura e dell’ambiente di Biella sotto vari aspetti: storia, tradizioni, costumi, arte, architettura, letteratura e cultura materiale.

 

 

Per informazioni: www.giornatefai.it; www.fondoambiente.it; tel. 02 467615399

IMPORTANTE: Verificare sul sito quali sono i luoghi aper

Dove non andare

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce
Folletti e satanassi, gnomi e spiriti malvagi, fate e streghe, questi sono i protagonisti delle leggende del folcklore, personaggi grotteschi, nati per incutere paura e per far sorridere, sempre pronti ad impartire qualche lezione. Parlano una lingua tutta loro, il dialetto dei nonni e dei contadini, vivono in posti strani, dove è meglio non avventurarsi, tra bizzarri massi giganti, calderoni e boschi vastissimi. Mettono in atto magie, molestie, fastidi, sgambetti, ci nascondono le cose, sghignazzano alle nostre spalle, cambiano forma e non si fanno vedere, ma ogni tanto, se siamo buoni e risultiamo loro simpatici, ci portano anche dei regali. Gli articoli qui di seguito vogliono soffermarsi su una figura della tradizione popolare in particolare, le masche, le streghe del Piemonte, scontrose e dispettose, mai eccessivamente inique, donne magiche che si perdono nel tempo e nella memoria, di cui pochi ancora raccontano, ma se le loro peripezie paiono svanire nei meandri dei secoli passati, esse, le masche, non se ne andranno mai. Continueranno ad aggirarsi tra noi, non viste, facendoci i dispetti, mentre tutti fingiamo di non crederci, e continuiamo a “toccare ferro” affinchè la sfortuna e le masche, non ci sfiorino. (ac)
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5 / Dove non andare
Le mamme di tutto il mondo lo dicono da sempre: “Non fare quello”, “Non dire quell’altro” e, soprattutto, “Là non ci devi andare”; postulati imperativi ai quali non si può porre questione. Ma tutti quei divieti non fanno altro che accrescere la curiosità e la voglia di ribellione e alla fine, più un luogo è proibito, più si finisce col ficcarci il naso. La verità è che in certi posti ci sono i fantasmi, in altri è possibile incontrare il Diavolo e, in altri ancora, ci sono le mashe: non sarebbe saggio avventurarsi da soli con il rischio di incontrare qualcuna di queste malefiche creature, e allora ecco dove non andare. Le Langhe sono permeate di segreti e inquietudini, case da sempre disabitate emergono sul territorio come macchie non lavabili su una camicia bianca, per quanto infastidiscano è impossibile liberarsene, così come è inimmaginabile smettere di passarci il dito sopra. I boschi, le grotte, i vecchi seccatoi si mescolano alle strade curve e agli incroci, ogni porzione di terra pare la più adatta per nascondere streghe, fantasmi o folletti. Il giro del Servaion, (Il giro delle masche) si trova poco dopo Feisoglio; a Niella Belbo si trova Il Bivio dell’Inferno, (il Ponte Nero e i due Pian della Croce); verso Murazzano c’è il Gerbazzo, i muri e le rocche del Salto del Diavolo; ci sono poi le Murazze, le Grotte del Bistagnino a San Benedetto Belbo. A Cravanzana c’è la Fontana delle Masche, vicino alla quale, verso mezzanotte, durante il plenilunio, è possibile vedere una donna, -una masca-, interamente vestita di bianco, con anche un ombrellino in pizzo del medesimo colore, che chiede ristoro per la notte. Un’altra masca conosciuta è quella che si aggira nei boschi del Gerbazzo e della Bossola, questa si diverte a far sparire i funghi da sotto il naso dei cercatori. I contadini delle Langhe hanno un bell’adoperarsi per tenere lontane questa moltitudine di creature dispettose e capricciose, è perciò abbastanza comune vedere le scope di saggina appoggiate presso la porta d’ingresso, dove può anche esserci dell’aglio. Altri metodi, adottati ad esempio a Mombarcaro, prevedono che venga affisso alla porta di casa un ferro di cavallo, in modo da scongiurare le visite indesiderate, verso Ceva invece si usa sciogliere un po’ di cera della Candelora sui polsi dei familiari formando una croce, e poi eseguire lo stesso rito sulla porta di casa. Altri luoghi in cui si dice che le masche siano solite incontrarsi sono segnati dalla presenza di menhir e massi di diversa forma e dimensione: si tratta di massi erratici o riferibili al megalitismo, forme litiche di singolare morfologia o in posizioni “insolite”, pietre caratterizzate dalla presenza di incisioni rupestri. Nell’area dei Piani d’Invrea (nei pressi di Varazze, in Liguria) si trova, ad esempio, un masso di notevoli dimensioni, che, secondo i racconti popolari, è stato il centro di danze forsennate e incontri stregoneschi. Si erge nel pianoro di Cian da Munega, è alto oltre due metri e mezzo, di circonferenza ne misura quasi cinque, ha un aspetto tozzo, un tempo circondato da altri massi di notevole dimensione, che gli stavano intorno come una sorta di recinto. 
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Esistono, poi, dei sassi con vere e proprie proprietà magiche, forse assorbite da qualche magia che era stata eseguita in quel luogo, o perché toccati da qualche strega boschiva. In provincia di Biella vi è la pietra detta pietra lubricam (pietra scivolosa): si tratta dei massi detti “Roc d’ la sguija” (della scivolata), pietre di medie dimensioni che erano utilizzate dalle donne con problemi di sterilità: le fanciulle si sdraiavano sulla superficie litica e si facevano scivolare. Per risolvere il medesimo problema c’erano anche le così dette “Pietre con la pancia”, rintracciabili sulla Rocca di Cavour, una collina che si trova appunto nei pressi di Cavour, ma anche in Valle di Susa e vicino a Moncalieri (alle porte di Torino), massi la cui forma ricorda il ventre dilatato di una donna incinta sopra i quali le spose che riscontravano difficoltà ad avere figli si sedevano, aspettando che le proprietà magiche dei massi facessero effetto. Le masche si riunivano anche nei pressi del santuario della Madonna di Loreto di Graglia, (vicino a Biella), con lo scopo di suscitare temporali e grandinate. Esse si ritrovavano attorno ad un masso denominato Roc Barèsio, così pregno di energia magica che, se veniva toccato, provocava l’”ammascamento”, una sorta di malocchio, un assorbimento di energie negative che potevano causare al malcapitato avventore vari accidenti più o meno gravi o sgradevoli.  A Campiglia Cervo, (ancora in provincia di Biella), si dice che vivesse una masca che si aggirava sempre con un recipiente di pietra, dentro il quale teneva i suoi unguenti e filtri malefici, che usava soprattutto contro gli animali domestici, principale fonte di reddito dei contadini. Da quello stesso contenitore, la strega era solita far uscire un vento travolgente, che distruggeva i raccolti e metteva a soqquadro le campagne circostanti. Rimanendo nei pressi di tale località, troviamo un altro luogo dove non è consigliabile andare, vicino al Pian di Cavij, (Pian dei Capelli), alle pendici del monte Mazzaro, sempre nel Biellese: qui si svolgeva periodicamente un grande Sabba, al quale partecipavano molte masche, anche provenienti da zone lontane. Il luogo viene anche chiamato Baldusablo e si dice che il giorno successivo al grande incontro infernale nelle campagne si abbattano sempre fortissimi temporali.  Una storia simile riguarda la “Pietra Borghese” che si erge a Borzonasca, si tratta di una singolare formazione geologica di natura meteoritica. Le voci vogliono che questo sia un luogo infestato dagli spiriti e da ogni sorta di creatura dell’oltre tomba, in aggiunta, nel sotterraneo annesso ai massi, pare che si trovino i resti delle streghe condannate dal Tribunale dell’Inquisizione. Questo, dunque, un elenco di luoghi dove non andare… gli altri trovateveli da soli!
Alessia Cagnotto

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

L’albero dei frutti selvatici – Drammatico. Regia di Nuri Bilge Ceylan, con Dogu Demirkol e Murat Cemcir. Presentato in concorso a Cannes lo scorso maggio, è la storia di Sinan, giovane appena laureato con velleità di scrittore, di ritorno nel suo villaggio natale in Anatolia, ad un passo dalle rovine di Troia. Il ritorno significa rincontrare una ragazza che ha amato un tempo e che sta per sposarsi, e soprattutto riavvicinarsi ad un padre, un passato di insegnante e una grande passione verso la letteratura ed un presente vittima del gioco e delle scommesse, carico di debiti. Attorno a queste principali presenze, la descrizione dei tormenti della Turchia di oggi, attraverso le sue donne, gli uomini di potere, gli intellettuali, i poliziotti che caricano gli studenti, gli imam dinanzi a una realtà che non riescono a controllare, i giovani che non hanno speranze, i vecchi che coltivano forse qualche sogno. Durata 188 minuti. (Romano sala 3)

 

L’apparizione – Drammatico. Regia di Xavier Giannoli, con Vincent Lindon e Galatea Bellugi. Jacques è un fotoreporter di guerra che il Vaticano chiama a collaborare con una commissione d’inchiesta al fine di far luce sulla verità che nel sud della Francia coinvolge una giovane ragazza, Anna, quando essa afferma di esser stata testimone dell’apparizione della Vergine. Addentrandosi in un mondo della Chiesa sempre più sconcertata e qui giustamente scettica di fronte ad un atto miracoloso che inevitabilmente cerca di sfruttare quanto è il versante pubblicitario, dove convergono i gadget e i religiosi in cerca di proselitismo, Jacques resta nella convinzione del suo pensiero laico pur confrontandosi con la dolcezza e l’innocenza della ragazza, non dimenticando l’idea del dubbio. A complicare ulteriormente la vicenda è il fatto che anche il fotoreporter, già distrutto dalla sua permanenza in Medio Oriente, venga coinvolto in modo personale in questa storia divisa tra cielo e terra. Durata 144 minuti. (Eliseo Rosso, Romano sala 2)

 

A star is born – Commedia (con musiche). Regia di Bradley Cooper, con Lady Gaga e Bradley Cooper. Grande successo veneziano, osanna dei fotografi sul red carpet, quarta edizione di una storia che ha quasi attraversato un secolo, dal 1937, immortalando sullo schermo di volta in volta Janet Gaynor, Judy Garland e James Mason, certo i più bravi!, Barbra Streisand e Kris Kristofferson. Dal mondo del teatro la vicenda è stata attualizzata e portata in quello della musica, una giovane cantante è portata al successo da un cantante/Pigmalione ormai avviato sul viale del tramonto, alcolizzato, innamorato di lei. Una bella sfida per Cooper per la prima volta dietro la macchina da presa, ma il successo decretato dalle varie uscite in Europa come negli States sta ad affermare che forse la scommessa è vinta. Le canzoni del film da ascoltare e ammirare. Durata 135 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho anche V.O., Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci anche V.O.)

 

Blakkklansman – Azione. Regia di Spike Lee, con John David Washington e Adam Driver. Gran Premio della Giuria a Cannes lo scorso maggio, una storia vera dal protagonista Ron Stallworth nel libro “Black Klansman”. Come costui, poliziotto afroamericano, all’inizio degli anni Settanta riuscì a stabilire un contatto con il Ku Klux Klan, mantenne i contatti con il gruppo telefonicamente e inviò un agente della narcotici, ebreo, a infiltrarsi tra le file degli incappucciati. Lee compone il film non rifacendosi soltanto alla realtà ma integra con filmati d’epoca veri o ricostruiti, chiama il vecchio Harry Belafonte a raccontare di violenze del passato, traccia parellelismi con il presente terminando con i fatti di Charlottesville dello scorso anno, ad un raduno di suprematisti bianchi, alle parole di Trump. Durata 128 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Rosso, Uci)

 

La casa dei libri – Drammatico. Regia di Isabelle Coixet, con Emily Mortimer e Bill Nighy. Nella provincia inglese degli anni Cinquanta, una giovane vedova di guerra, Florence, decide di aprire una libreria (come la Binoche apriva la sua profumatissima pasticceria in “Chocolat”) ma qualcuno è contrario, per nulla desideroso di avere sotto casa chi voglia spingere alla lettura. Dovrà usare ogni mezzo per dare vita alla sua iniziativa. Durata 103 minuti. (Classico, Due Giardini sala Ombrerosse)

 

Il complicato mondo di Nathalie – Drammatico. Regia di David e Stephane Foenkinos, con Karin Viard, Anne Dorval e Dara Tombroff. Bella cinquantenne in crisi, insegnante da poco divorziata, madre in preda all’ansia, affogata nella gelosia più sfrenata: tutto il mondo che la circonda è visto come minimo con gran sospetto. La giovane collega contro cui mettersi in campo professionale, l’ex marito contro cui accanirsi, la figlia da guardare come se ad ogni momento le volesse portar via l’uomo di cui s’è appena innamorata. Un ritrattino al fulmicotone per il quale c’è chi ha azzardato un fondo di misogenia, da considerare con attenzione. Ovvero non tirare mai troppo la corda. Durata 103 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Massimo sala 1 anche V.O.)

 

Girl – Drammatico. Regia di Lukas Dhont, con Victor Polster. Opera prima premiata a Cannes, ispirato a una storia vera. Il quindicenne Victor sogna di entrare a far parte dell’accademia di danza di Anversa ma il suo desiderio più grande è quello di affermare fisicamente e non soltanto quella ragazza – Lara – che egli sente in se stesso. L’appoggio completo del padre, le cure ormonali, le prove alla sbarra, in sala, davanti allo specchio, che portano ad avanzare sulle altre, le sofferenze e la crescita del corpo che non ama, le ossessioni. Durata 105 minuti. (Romano sala 3)

 

Gli incredibili 2 – Animazione. Regia di Brad Bird. La famiglia di supereroi, accresciuta del piccolo Jack Jack, ha aspettato 14 anni per riapparire sugli schermi ma ha fatto letteralmente il botto se soltanto si pensa agli incassi da capogiro raccolti nei soli States. Sarà il disegno o la storia pronta a dare una bella spolverata agli ideali americani, sarà il mestiere collaudato del medesimo sceneggiatore/regista, la puntata numero 2 ha incrociato un largo pubblico e gli effetti benefici si dovrebbero risentire anche qui da noi. Questa volta è mamma Helen a salire in solitaria agli onori della cronaca, chiamata a imprese piuttosto ardue che dovrebbero rivalutare i veri valori dei supereroi caduti per qualche guaio commesso in disgrazia. Per cui papà Bob è obbligato a restarsene in casa, a badare ai primi batticuori dell’adolescente Violet, ai primi exploit di Jack Jack che subito rivela poteri inaspettati: ma il cattivo di turno ricomporrà la famiglia nuovamente pronta a nuove avventure. Durata 118 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Johnny English colpisce ancora – Comico. Regia di David Kerr, con Rowan Atkinson e Olga Kurylenko. La faccia di Mr Bean prestata allo spionaggio supertecnologico e insidioso. Ovvero un attacco informatico mette davanti agli occhi di tutti l’identità di tutti gli agenti britannici, fatta eccezione per il nome del nostro protagonista. Che è richiamato dalla pensione e rimesso in campo per ritrovare l’identità dell’hacker che ha svelato al mondo quella montagna di segreti. Durata 88 minuti. (Massaua, GreenwichVillage sala 1, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Opera senza autore – Drammatico. Regia di Florian Henckel von Donnersmarck, con Tom Schilling, Paula Beer e Sebastian Kock. L’autore del mai troppo lodato La vita degli altri, premio Oscar, come del capitomboloso The tourist girato in Italia, tra i canali di Venezia, complici dell’insuccesso Depp e Jolie, guarda oggi al Novecento tedesco, a tre diverse epoche della storia della Germania, raccontate attraverso gli occhi e la vita di un artista (l’ispirazione è la biografia di Gerhard Richter), della sua crescita prima sotto il nazismo e sotto il comunismo poi, della scoperta delle avanguardie, del suo amore appassionato per Elisabeth, del suo rapporto con il suocero, l’ambiguo professor Seeband che, disapprovando la scelta della figlia, cerca di porre fine alla relazione tra Kurt e la ragazza. Quello che nessuno sa è che le loro vite sono già legate da un terribile crimine commesso da Seeband decenni prima. Durata 188 minuti. (Massimo sala 2)

 

Quasi nemici – Commedia. Regia di Yvan Attal, con Daniel Auteuil e Camélia Jordana. Neïla Salah è cresciuta a Créteil, nella multietnica banlieu parigina, e sogna di diventare avvocato. Iscrittasi alla prestigiosa università di Panthéon-Assas nella capitale francese, sin dal primo giorno si scontra con Pierre Mazard, professore celebre per i suoi modi bruschi, le sue provocazioni e il suo atteggiamento prevenuto nei confronti delle minoranze etniche. La proprio Mazard, per evitare il licenziamento all’indomani di uno scandalo legato a questi suoi comportamenti, si ritroverà ad aiutare Neïla a prepararsi per l’imminente concorso di eloquenza. Cinico ed esigente, il professore potrebbe rivelare di essere proprio il mentore di cui la ragazza ha bisogno, tuttavia entrambi dovranno prima riuscire a superare i propri pregiudizi. Durata 95 minuti. ((Nazionale sala 1, Uci)                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              Ricchi di fantasia – Commedia. Regia di Francesco Miccichè, con Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli. Sergio è un carpentiere romano, Sabrina una cantante dal passato glorioso, una coppia di amanti che non ce la fa a lasciare i rispettivi compagni. Lui è sempre stato prodigo di scherzi ai compagni di lavoro e quelli decidono un giorno di rendergli il favore: facendogli credere con l’inganno di aver vinto con un biglietto della lotteria un premio da 3 milioni di euro. Convinto della vincita, l’uomo decide di cambiare vita, portandosi pure dietro mamma, figli e parentela varia: fino a che non scopre dello scherzo. Si dirigeranno tutti verso i trulli della Puglia. Durata 102 minuti. (Uci)

 

Sulla mia pelle – Drammatico. Regia di Alessio Cremonini, con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Max Tortora e Milvia Marigliano. Una tragedia dell’Italia recente, la tragedia della morte di Stefano Cucchi a soli 31 anni in un carcere italiano. L’arresto, il susseguirsi dei giorni di prigionia, il passato e il presente, il grande coinvolgimento della famiglia, soprattutto della sorella Ilaria. La prova di Borghi che si è ricreato appieno nel fisico (perdendo 18 chili) e nel calvario del ragazzo, come nella sua psicologia, la stagione dei premi cinematografici dovrà guardarlo con un occhio di riguardo. Da vedere per discutere. Durata 100 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

The Nun – Horror. Regia di Corin Hardy, con Demian Bichir e Taissa Farmiga. Altro successo inaspettato negli Stati Uniti questo film girato completamente in Romania, dove è ambientata la vicenda di un gruppo di suore, alla ricerca all’interno di un convento di una reliquia che dovrebbe portare serenità in un luogo dove sembrano al contrario governare forze malefiche. Dopo il suicidio di una monaca, il Vaticano invia là padre Burke e la novizia Irene. Dovranno combattere il Male con ogni loro forza. Durata 93 minuti. (The Space, Uci)

 

The Predator – Azione. Regia di Shane Black, con Boyd Holbrook. Ne avevamo già fatta la conoscenza nel 1987, quando doveva vedersela con il coraggio e la forza di Arnold Schwarzenegger: oggi il mercenario McKenna assiste alla cattura di un Predator, dopo la caduta di un’astronave, ed è arrestato perché non parli mentre l’alieno viene rinchiuso in laboratorio per essere analizzato. Gli fanno buona compagnia sei militari dal passato ricco di azioni traumatizzanti: insieme dovranno anche difendere un ragazzino affetto da autismo dalle grinfie del mostro, oltre – inutile dirlo – salvare la terra dall’ennesimo attacco degli alieni, tema estremamente caro al cinema del filone. Durata 101 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Tutti in piedi – Commedia. Regia di Franck Dubosc, con Alexandra Lamy e Franck Dubosc. Jocelyn, uomo d’affari successo ma bugiardo e seduttore che vive sulle bugie, per un equivoco è creduto disabile dalla bionda Julie. Perché, per una immediata conquista, non procedere proprio in quell’equivoco? Le cose peggiorano quando Julie presenta a Jocelyn la sorella, costretta su di una sedia a rotelle in seguito a un incidente stradale. Durata 107 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Reposi, Uci)

 

The wife – Vivere nell’ombra – Regia di Björn Runge, con Glenn Close e Jonathan Price. La storia di una donna e di una moglie, quarant’anni trascorsi a sacrificare il proprio talento e i propri sogni, lasciando che suo marito, l’affascinante e carismatico Joe, si impadronisca della paternità delle sue opere. Joan assiste, per amore alla sfavillante e glOriosa carriera dell’uomo, sopportando menzogne e tradimenti. Ma alla notizia dell’assegnazione del più grande riconoscimento per uno scrittore – il premio Nobel per la letteratura – la donna decide finalmente di dire basta e di riprendersi tutto quello che le spetta. Durata 100 minuti. (Eliseo Blu, Romano sala 1, Uci)

 

Un affare di famiglia – Drammatico. Regia di Kore’eda Hirokazu. Palma d’oro a Cannes lo scorso maggio. Nella Tokio di oggi, una famiglia (ma la considereremo così fino alla fine?) sbarca il lunario facendo quotidiane visite ai supermercati: per rubare. Ruba il padre che si porta appresso il figlio (?), torna a casa da una moglie che ha accanto una ragazza che potrebbe essere la sorella minore e una vecchia dolcissima che tutti chiamano nonna. Sentimenti, aiuti reciproci, l’arte di arrangiarsi, il coraggio di tentare a vivere insieme. Finché un giorno il capofamiglia porta a casa togliendola al freddo e alla solitudine una ragazzina, abbandonata da una madre forse violenta che non si cura di lei. Il mattino si dovrebbe riconsegnarla, ma nessuno è d’accordo: la nuova presenza farà scattare nuovi meccanismi mentre un incidente imprevisto porta definitivamente alla luce segreti nascosti che mettono alla prova i legami che uniscono i vari componenti. Durata 121 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Nazionale sala 2)

 

Un nemico che ti vuole bene – Drammatico. Regia di Denis Rabaglia, con Diego Abatantuono e Antonio Folletto. In una notte di pioggia, il professor Enzo Stefanelli salva la vita a un giovane ferito da un’arma da fuoco. In cambio questi, un killer di professione, gli promette di trovare e uccidere un suo nemico, chiunque egli sia. Anche se il professore insiste nell’affermare di non avere un nemico, il giovane si mette a cercarne uno, creando il caos nella vita di Stefanelli. Dapprima scettico, è l’occasione per l’uomo di aprire gli occhi sulla sua vita e sulle persone che lo circondano. Durata 97 minuti. (Uci)

 

Una storia senza nome – Drammatico. Regia di Roberto Andò, con Micaela Ramazzotti, Alessandro Gassmann, Renato Carpentieri e Laura Morante. Valeria, giovane segretaria di un produttore cinematografico, scrive in incognito per uno sceneggiatore di successo. Un giorno la ragazza riceve da uno sconosciuto, un poliziotto in pensione, la storia di un probabile film. Ma quel plot è pericoloso, la “storia senza nome” racconta infatti il misterioso furto, avvenuto a Palermo nell’ottobre del 1969, di un celebre quadro di Caravaggio, “La natività”. Da quel momento, la sceneggiatrice si ritroverà immersa in un meccanismo implacabile e rocambolesco. Una storia che avesse al centro quel furto avrebbe dovuto avere un’impalcatura più legata all’inchiesta: al contrario ne è stata ricostruita una sceneggiatura che sa troppo “di cinema”, di volutamente aggrovigliata, di un inverosimile che a tratti, tanto per alleggerire, scivola tranquilla sul lato della commedia se non del ridicolo (certi momenti dovuti a Gassmann, certi dialoghi tra Morante e Ramazzotti), sino ai momenti finali che addirittura coinvolgono il film nel film. La macchia maggiore dell’impianto è la prova opaca della protagonista femminile, altre volte lodatissima, la non credibilità del viso e del corpo, la sua unica espressione con o senza rossetto, la sua paura che risulta fredda e non sinceramente dovuta alla spirale di inganni e di violenza che si chiude intorno a lei. Durata 110 minuti. (Ambrosio sala 3)

 

Venom – Fantasy. Regia di Ruben Fleischer, con Tom Hardy, Riz Ahmed e Michelle Williams. Ancora un prodotto ricavato dai fumetti targati Marvel. Un fior di giornalista, dedito a investigazioni e articoli, mentre indaga sulle malefatte di uno scienziato pazzo, tutto sprazzi e illegalità, viene contaminato da un alieno che si introduce nel suo corpo e ne diventa il doppio. Se ne ricava simpaticamente un misto di bene e di male, di dottor Jeckill e Mr Hyde, con due personaggi che intimamente chiacchierano e discutono tra loro, con l’unica e insomma definitiva aspirazione verso quella giustizia che protegga tutti. Tenersi già pronti per un sequel. Durata 103 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space anche in 3D, Uci anche V.O.)

Luigi Corteggi il mitico “Cortez” del fumetto

Considerato il massimo copertinista del mondo, diplomato all’Accademia di Brera, dopo gli inizi all’ Editrice Universo e alla Corno per cui ha curato la grafica e le testate di Kriminal, Satanik, Eureka, Alan Ford, oltre a testate della Marvel Comics, realizzò centinaia di copertine dei personaggi di Bunker, Gesebel e Alan Ford

 

Durante l’apertura del corso di Storia dell’Arte 2018/19 all’Università della terza età di Casale Monferrato la coordinatrice e docente Giuliana Romano Bussola ha voluto dedicare un ricordo a Luigi Corteggi, a cui era legata da amicizia fraterna, che negli anni precedenti ha tenuto interessanti lezioni molto seguite.La recente scomparsa, il 26 luglio, ci ha privati dell’apporto di un grande personaggio che, oltre a far conoscere la storia del fumetto, ormai considerato degno di far parte dell’arte vera e propria, ne ha dato contemporaneamente esempio pratico disegnando alcuni personaggi entrati nell’immaginario collettivo che ha donato generosamente all’Unitre. Considerato il massimo copertinista del mondo, diplomato all’Accademia di Brera, dopo gli inizi all’ Editrice Universo e alla Corno per cui ha curato la grafica e le testate di Kriminal, Satanik, Eureka, Alan Ford, oltre a testate della Marvel Comics, realizzò centinaia di copertine dei personaggi di Bunker, Gesebel e Alan Ford.Passato nel 1975 alla Sergio Bonelli ne divenne apprezzato art director progettando, tra i tanti, i loghi per Nathan Never, Mister No, Dylan Dog.La versatilità, l’acume, l’intelligente ironia che ne accompagnavano il talento, si attivarono anche nella pittura di impronta metafisica e surreale, tanto da essere definito ”pittore prestato al fumetto”. La simpatia irresistibile con cui riusciva a comunicare l’hanno fatto apprezzare dai discenti, docenti e segretarie che ricordandolo con affetto lo rimpiangono. Alcuni anni fa, quasi presentimento, pubblicò il libro autobiografico “Per non dimenticare”, sulla propria vita e percorso artistico, con la modestia dei grandi quale egli era, non in commercio poichè riservato agli amici ma che, se rintracciato è utile per comprendere l’umanità e la generosità che lo contraddistinguevano.

Aquile nere: volti e storie

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Calcio, fotografia, integrazione. Tre ingredienti che si fondono e diventano arte grazie al progetto, finanziato tra gli altri dalla Juventus, di una giovane studentessa dell’Accademia Albertina, Federica Schifano, che si è aggiudicata il finanziamento proponendo di narrare le vicende dei richiedenti asilo africani, attraverso il loro cammino di preparazione a Balùn Mundial, il mondiale alternativo, da diversi anni organizzato durante l’estate torinese, che mette in competizione rappresentative nazionali dei vari Paesi di provenienza degli immigrati nella nostra città, oppure squadre miste che, come nel caso delle Aquile Nere raccontate da Federica Schifano, offrano un’opportunità di svago ed interazione per i rifugiati e richiedenti asilo ospiti di varie strutture cittadine. Il lavoro di sei mesi, da gennaio fino a giugno scorsi, si è condensato in una mostra fotografica che ha avuto già tre diverse esposizioni (l’ultima, venerdì 5 ottobre scorso, presso il circolo dei Giovani Democratici di Via Ormea 6) e pure una citazione, con tanto di foto d’autore, su un numero della Stampa di agosto. L’idea della giovane artista, le cui armi sono la macchina fotografia, la pazienza e la fantasia, trascende naturalmente il gioco del calcio, anche se in questo si riassumono con il suo significato più alto di gioco di squadra, di momento di fatica, di difficoltà da superare anche materiali, visti i campetti spelacchiati e spesso infangati che Federica ha documentato immortalando istanti davvero d’effetto.

 

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Si parla sempre di allenamento nelle sue fotografie, mai di partite o di vittorie, così come non si parla di sconfitte: si racconta cioè del dietro le quinte rispetto al momento di gioco tout-court, nel quale si sogna, ci si prepara, si lavora inseguendo il proprio sogno e la propria ambizione, si costruisce, tramite l’amicizia e la complicità lo spirito di squadra, si supera il timore per un avversario notoriamente più forte; un’analogia con la vita di attesa dei vari ragazzi coinvolti, ancora sospesa e chissà per quanto ancora, senza la possibilità di ottenere la vittoria dell’integrazione, del poter vivere in Italia o riprendere il loro viaggio verso la destinazione finale e ricominciare finalmente, lontano da guerre o povertà, ricongiunti magari ai propri cari, la partita dell’esistenza. La mostra fa un passo in più, non è un documentario asimmetrico, in cui il reporter esterno fotografa, magari interagisce, fotografando uno per uno i suoi protagonisti, raccogliendo storie e strappando un’espressione ai loro volti, talvolta di gioia, talvolta di nascosta malinconia, ma è avulso dalla vita dei suoi soggetti. Al contrario, ad un certo punto, Federica fa un gesto semplicissimo, mette loro in mano una Polaroid (scoprendo che qualcuno di loro ha più di un’infarinatura di fotografia e condivide la stessa passione) e li invita a raccontare le loro vite, a farsi ritratti, immortalarsi in scene di vita e di gioco, talvolta sbilenche e mal impostate, talvolta naturali, talvolta coinvolgenti e toccanti; le mille storie si mescolano alle foto ricordo che portano con sé, con i volti di famiglie, bambini, mogli e case lontane, chissà quante volte tenute in mano, consumate, portate con sé come la cosa più cara che si ha: il ricordo.

Andrea Rubiola