Il giovane hitmaker torinese, tra gli autori di ‘Centomila volte’ di Einar, alla sua prima prova da solista
Si intitola ‘Una canzone che parla di te (Sei)‘ il brano che fa da apripista al debutto da solista di Ivan Bentivoglio che sta già facendosi spazio nelle radio italiane. Torinese, polistrumentista, hitmaker, già leader dei Vànima (formazione piemontese apprezzata anche a ‘Sanremo Rock’), dopo il successo in qualità di coautore del brano ‘Centomila volte’, che ha consentito all’ex Amici Einar di esibirsi al ‘Festival di Sanremo 2019’, si presenta ora al grande pubblico con un brano moderno ed efficace che già profuma d’estate. “Dopo l’esperienza come leader di una band, sono felice di questo primo passo come cantautore”, confida entusiasta Bentivoglio. Che prosegue “Si può essere profondi e sinceri anche con la freschezza di un brano estivo che parla d’amore e buoni sentimenti, e spero mi porti fortuna”. Il brano, prodotto dal noto editore e discografico Gianni Rodo, è in uscita in questi giorni su etichetta ‘GR MUSICA’, ed è altresì disponibile su tutte le piattaforme, gli stores digitali e in radio. Accompagna il singolo anche il relativo Videoclip Ufficiale (disponibile al link: http://youtu.be/1T6MKxppt_8), con un curioso montaggio di scene coinvolgenti in Piemonte e in Liguria girate tra le Langhe e il Cuneese, il Monferrato astigiano e la riviera sanremese.
Il 30 maggio Nino Formicola sarà con Mauro Tarantini uno dei protagonisti dello spettacolo
Al teatro Gioiello, giovedì 30 maggio prossimo alle 21, approderà uno show comico di grande impatto emozionale, dal titolo “Master Comic Show e il falso mito delle false apparenze”. Si articolerà in tre sketches di new entries esplosive e monologhi di veterani esperti della risata provenienti da Zelig, Colorado, Eccezionale Veramente e Comedy Central. Nella grande squadra di professionisti che parteciperanno allo show figurano Mauro Tarantini, Massimo Pica, Mauro Villata, Massimo De Rosa, Marco Turano ed i comici di Cab 41. Saranno due ore piacevoli trascorse tra risate, ma anche riflessioni in compagnia del grande attore comico, vincitore, nel 2018, della tredicesima edizione dell’Isola dei Famosi, Nino Formicola, da Guest star a Truffato, il Gaspare” del celebre duo Gaspare & Zuzzurro. “Il nostro – spiega l’ideatore dello spettacolo, Mauro Tarantini, in arte Jo Tarantini – rappresenta un lavoro di squadra molto entusiasmante, capace di dare a vita ad una nuova era della comicità”. Il format è stato creato da Madama Produzioni Artistiche. Teatro Gioiello, Via Cristoforo Colombo 31.
Biglietteria. Ticket.it
Mara Martellotta
“Sono arrivato troppo lontano da me stesso per scoprire
che l’amore che avevo cercato non potrà mai essere mio…”
Overjoyed è una canzone scritta, registrata e prodotta da Stevie Wonder nel 1986, pubblicata come terzo singolo estratto dall’album In Square Circle. Il singolo raggiunse la posizione numero 24 della Billboard Hot 100 nella primavera del 1986, rimanendo nella Top 40 per sei settimane. Inoltre raggiunse la vetta della classifica Hot Adult Contemporary Tracks, per l’ottava (e, ad oggi, l’ultima) volta, nella sua carriera. La canzone fu originariamente scritta nel 1979 per l’album “Journey through the Secret Life of Plants”, ma poi non inserita nel disco, e registrata nuovamente per l’album In Square Circle. Se ne ricorda un rifacimento della Mary J. Blige per l’album “Ballads” che però venne pubblicato solamente in Giappone. Detto questo, Overjoyed narra di una persona che, nonostante venga ignorata, nonostante l’altra parte non si accorga del suo amore, va dritta per la sua strada….anche oltre i sogni stessi.
“Oltre i sogni, ne avevo scelto uno perfetto perchè si avverasse
anche se tu non hai mai saputo che era te, che stavo sognando di te,
l’omino del sonno è venuto da troppo lontano
perchè tu gli dica torna un altro giorno”
“E anche se i pronostici dicono “improbabile”
che cosa ne sanno?
perchè nelle avventure sentimentali
tutto quello di cui il vero amore ha bisogno è una possibilità
e forse con (questa) possibilità scoprirai
che anche tu, come me, sei
felicissima, super-amata”
Una bellissima dichiarazione di abbandono, che solo chi ama in maniera spietata può comporre o capire. Ma sin dall’inizio, la consapevolezza che, questo amore ricercato e a “senso unico” non potrà mai essere suo. Una volta accettata la consapevolezza che anche fra gli esseri più vicini continuano a esistere distanze infinite, si può evolvere una meravigliosa vita, fianco a fianco, se quegli esseri riescono ad amare questa distanza fra loro, che rende possibile a ciascuno dei due di vedere l’altro, nella sua interezza, stagliato contro il cielo. Ma proprio qui sta la difficoltà… in ogni caso, stemperiamo, dicendo che Stevie rende tutto cosi bello con l’arrangiamento Ballade di questo brano che profuma molto più d’amore che di rinuncia e questo ci basta ad ascoltarlo a cuore aperto. Ma attenzione, Chiara vi mette in guardia, non può esistere un amore a senso unico…mai …e, a volte, chi pensa di aver perso, forse ha guadagnato, non escludete mai questa opzione. Lo ricorda il Cremonini nazionale in “I Love you”…insegue una donna fino allo sfinimento ma lei preferisce la stabilità e la sicurezza di un matrimonio con un bell’uomo impostato dal bon ton esagerato e nemmeno si accorge del suo amore …fino all’altare quando lei si volta, quasi a ripensarci, ma lui si rende conto di quanto bene abbia fatto a lasciarla ad un altro. La vita, l’amore, l’amicizia, tutto….è governato dalla prospettiva e dalla reciprocità. Dio quanto è magnifico tutto questo. Ascoltate questa ballade e non dimenticate che la nostra visione diventa chiara solo quando guardiamo dentro il nostrocuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia. Buon ascolto
Chiara De Carlo
https://www.youtube.com/watch?v=_a1LogyX9Uw
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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!
L’uomo che piantava gli alberi
Sabato 8 giugno alla Lavanderia a Vapore di corso Pastrengo a Collegno (TO), Assemblea Teatro porterà in scena “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono. L’evento vedrà sul palco, per le letture, l’attrice Gisella Bein, accompagnata dai disegni di Monica Calvi. ”L’uomo che piantava gli alberi” ( L’homme qui plantait des arbres), conosciuto anche come “La storia di Elzéard Bouffier”, è un racconto allegorico che ha dato notorietà allo scrittore italo-francese Jean Giono. Nato a Manosque, in Provenza, da genitori di origine piemontese, emigrati in Francia dalla canavesana Valchiusella, Giono è sepolto nel piccolo cimitero di Lourmarin, a pochi passi dall’ultima dimora di Albert Camus. Pubblicato per la prima volta nel 1953, il racconto è quanto mai attuale , visto e considerato il pesante deterioramento della situazione climatica. Giono, membro dell’Académie des Goncourt, con questo libro tracciò un’efficace parabola sul rapporto uomo-natura, rammentando come ”gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi, oltre la distruzione”. Potrebbero, appunto, ma raramente lo fanno forse perché distruggere è molto più facile che creare. “L’Uomo che piantava gli alberi ” va in scena a distanza di due anni dal tragico
rogo di Pedrogao in Portogallo, che causò la morte di sessantasei persone. Nello stesso anno, a ottobre, gli incendi in Val Susa tennero tutti col fiato in sospeso, fortunatamente con conseguenze molto meno gravi per le persone ma con danni profondi all’ambiente montano. La storia del pastore Bouffier ci rammenta, con leggerezza e profondità al tempo stesso, il valore degli alberi e dell’attenzione nei confronti della natura, e non a caso questo testo e’ stato l’elemento unificante del ciclo Parole contro le Fiamme che ha coinvolto biblioteche, scuole, teatri. La torinese Assemblea Teatro, una delle più importanti e longeve compagnie teatrali italiane, molto attiva e presente anche a livello europeo e mondiale, soprattutto in nei paesi dell’America del Sud, ha curato le letture del testo anche nell’ambito del programma Teatro in Corsia, un interessante e validissimo progetto di narrativa nei luoghi di cura. La compagnia guidata da Renzo Sicco proporrà nuovamente la storia del pastore Bouffier il 17 giugno al Circolo dei Lettori, a chiusura del ciclo“Dalla pagina alla scena” e continuerà a proporla nelle scuole, nei teatri, ovunque ci sia spazio per il suo messaggio di accudimento, speranza, volontà. Una nota in più: lo spettacolo è sponsorizzato da Barricalla, azienda alle porte di Torino, che opera per la tutela dell’ambiente smaltendo rifiuti altamente inquinanti e di cui, con l’occasione, si festeggiano i trent’anni di attività.
M.Tr.
Una donna libera
“Rita Levi– Montalcini, una donna libera” è il titolo del libro della giornalista Carola Vai (Rubbettino editore) che viene presentato martedi’ 28 maggio alle ore 18.00 a Palazzo Ceriana-Mayneri – Circolo della Stampa, in Corso Stati Uniti 27 a Torino. Partecipano all’evento: Marco Francalanci, Giornalista, vicepresidente del Circolo della Stampa Dario Giobbe, Neurologo, Presidente ALICE Piemonte, Sergio Scamuzzi, Vice Rettore dell’Università di Torino. Rita Levi-Montalcini, torinese, unica donna italiana Premio Nobel per la medicina, nonostante la grande notorietà resta un personaggio misterioso. Per scoprire cosa ha condotto questa straordinaria figura a contrastare con successo dogmi ritenuti insuperabili, la giornalista e scrittrice Carola Vai si è cimentata in una biografia dettagliata. Nel volume, trecento pagine, in vendita a 18 euro, l’autrice che nel suo ruolo professionale ha avuto l’opportunità di conoscere la scienziata, analizza le principali caratteristiche motrici di un successo mondiale non solo scientifico, ma pure di immagine. Rita Levi Montalcini dopo la tragica esperienza vissuta nella seconda guerra mondiale ha voluto dare una totale svolta alla propria vita emigrando in America. Lei che già aveva cambiato in parte la propria esistenza con la decisione di laurearsi in medicina, ha scelto di sfidare l’ignoto per costruirsi una realtà più vicina ai propri desideri. Carola Vai nel volume narra dalla “culla alla morte” la vita della scienziata immersa nella trasformazione di una società che nel 1909 nulla aveva a che fare con quella del 30 dicembre 2012, ultimo giorno della lunga esistenza di Rita Levi-Montalcini. Si scopre così che nella sua battaglia contro “principi indiscutibili” la Levi Montalcini ha cominciato pretendendo di andare all’università, facoltà di medicina, quando alle donne italiane era consentita al massimo un’educazione superiore per essere brave mogli, mamme, nonne. Diventata medico e poi ricercatrice scientifica, ha lottato per dimostrare che nulla è statico nel corpo umano, fino vincere il Premio Nobel per la medicina. Ha anche dimostrato che una donna impegnata nello studio e nella scienza può, anzi deve, coltivare la propria vanità femminile per essere il più possibile elegante, soprattutto per se stessa. Nel libro ci sono pagine dedicate ai famigliari, agli amici, agli amori, ai conoscenti e alle polemiche.
Di Pier Franco Quaglieni
Milano è stata al centro delle più importanti vicende politiche italiane del secolo breve
Ha fatto bene il “Corriere della Sera” a riproporre il volume di Pierre Milza e di Serge Bernstein “Storia del fascismo” edita in Italia nel 1980 E’ un ‘opera che mantiene una sua validità perché soprattutto Milza e’ stato uno storico importante, anche se pochissimo conosciuto in Italia. Lo storico italo- francese non è assimilabile alla storiografia gobettian- gramsciana che vide nel fascismo l’autobiografia della nazione e una dittatura di classe che stroncò la classe operaia. Milza ha visto nel fascismo una complessità che sfugge ai grossolani manicheismi di cui molta parte della storiografia italiana si fece invece portavoce. Milza non amava le semplificazioni e l’opera riproposta consente un’analisi storica non ideologica, distante dalle vulgate italiane, tanto fastidiose quanto incapaci di riflettere in termini storici, e non solo meramente politici in senso stretto, sul fascismo. Il volume analizza il fascismo dal suo atto di nascita del 1919 in piazza San Sepolcro a Milano alla sua fine – vergognosa soprattutto per gli antifascisti – a piazzale Loreto sempre a Milano nel 1945 . L’inizio e la fine coincidono con la stessa città e questo è un dato che meriterebbe un approfondimento perché Milano è stata al centro delle più importanti vicende politiche italiane del secolo breve . Tuttavia l’opera di Milza e Bernstein si rivela anche datata ed abbastanza di parte perché cita una sola volta Renzo De Felice ,lo storico del fascismo più importante in assoluto che fu oggetto di infami ed astiose polemiche da parte di certa storiografia. E lo cita per l’” Intervista sul fascismo” e non per la colossale opera su Mussolini iniziata nel 1965 ed ultimata con la pubblicazione postuma e incompleta dell’ultimo volume nel 1997 .
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Nel volume l’opera defeliciana è citata nella bibliografia ,ma viene ignorata del tutto, anche eventualmente per confutarla , nei capitoli del lavoro, pur pregevolissimo, ripubblicato. Io avevo saputo direttamente da Felice dei non buoni rapporti con Milza che pure non si deve assolutamente collegare alla storiografia marxisteggiante. So bene che due storici che si occupano dello stesso tema sono rivali difficilmente sono disposti a dialogare tra i loro. Nel campo storico ,come in tutti gli altri campi, ci sono antipatie e rivalità e questo è un tipico caso nel quale si evidenzia il rifiuto quasi aprioristico del grande storico italiano del fascismo. Il volume riproposto dal “Corriere “ e’ comunque sicuramente ancora molto fruibile dal grosso pubblico che non l’ha letto o sentito, malgrado sia uscito quasi quarant’anni fa. L’iniziativa editoriale del “Corriere” merita comunque un plauso perché affronta il tema del totalitarismo ,dedicando volumi a Fidel Castro ,a Pol Pot ed altri dittatori di sinistra. L’unico ragionamento storico sostenibile e’ infatti quello che riguarda i regimi totalitari ed autoritari del secolo scorso, senza limitarsi al fascismo e al nazismo, come troppo spesso si è fatto in passato. Sarà decisivo ,per valutare a pieno l’opera ,leggere i volumi su Lenin e Stalin che ci auguriamo escano presto e che siano stati affidati a storici di valore e non sia riproposizioni di vecchi libri. Soprattutto sarà
decisivo, se ci sarà,quello dedicato a Lenin il cui furore giacobino, sanguinario e liberticida non fu meno forte di quello staliniano. Anche Trotsky meriterebbe un volume, perché la sua idea di rivoluzione permanente era altrettanto terribile ,forse persino peggiore di quella di Stalin di cui pure Trotsky fu vittima . Se confrontiamo le iniziative editoriali con quelle di altri giornali, non possiamo non apprezzare il lavoro che sta facendo il gruppo Cairo rispetto alle corte vedute e al fiato cortissimo del gruppo De Benedetti che si diletta a pubblicare libretti sui proverbi piemontesi, in verità abbastanza provinciali.
scrivere a quaglieni@gmail.com
L'isola del libro
Rubrica settimanale sulle novità in libreria
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Ed Sanders “La famiglia” – Feltrinelli – euro 25,00
Fu una notte maledetta quella tra 8-9 agosto 1969 in cui la moglie di Roman Polanski, l’attrice Sharon Tate, incinta di oltre 8 mesi, ed altre 4 persone furono massacrate dai seguaci della setta satanica di Charles Manson, in una villa di Cielo Drive, a Bel Air (Olimpo delle star hollywoodiane). La carneficina è ricordata non solo nel film “Once upon a time in Hollywood” (“C’era una volta a Hollywood”) che Quentin Trantino ha portato al Festival di Cannes, ma è anche al centro del libro di Ed Sanders “La famiglia”, pubblicato un anno fa ed ora più attuale che mai. Se volete saperne di più è nelle oltre 600 pagine del volume che trovate la ricostruzione perfetta e particolareggiata della vita e degli orrori di Charles Manson, di come stregò e manipolò i suoi seguaci. Avvertenza per l’uso: maneggiare con cura perché è decisamente crudo, diretto e non tralascia nulla. Ma è forse il modo migliore per sapere come andarono le cose. Sanders per anni ha fatto approfondite ricerche, intervistato persone e consultato monumentali documenti giudiziari per ricostruire i drammatici fatti che gettarono nel panico la California. Il clima è quello di fine anni 60, con “figli dei fiori”, droghe, freedom, peace and love; ma cosa ha trasformato una banda di hippie squinternati in un’orda di assassini assatanati e privi di rimorsi? Dietro a tutto c’è’ il mefistofelico Charles Manson: criminale perverso e fuori di testa che si credeva un grande cantautore, viveva di espedienti, rapine, razzie dei patrimoni dei suoi discepoli, e si autoproclamava “l’incarnazione di Gesù e Satana”. In realtà, era il male allo stato puro. Occhi demoniaci e strafatto di droghe iniziò quasi adolescente ad entrare ed uscire di prigione: è proprio dietro le sbarre che inizia ad interessarsi di magia, Scientology, negromanzia e tutto quanto di più nero, oscuro e buio può annidarsi nella mente di un uomo. Sanders ricostruisce le modalità con cui Manson adescava e irretiva i suoi seguaci, e li manovrava all’interno della cosiddetta “famiglia” nel Topanga Canyon. Erano per lo più giovani vagabondi, uno più sbandato dell’altro, molto più che borderline, che si dilettavano tra orge, festini e sette sataniche. Il peggio del peggio. Ricostruisce anche passo per passo i loro più efferati omicidi, soffermandosi sulla mattanza di Bel Air, compiuta da 4 seguaci di Manson; lui non partecipò ma fu l’ispiratore e il perverso mandante. Rimase in attesa che gli
assassini tornassero grondanti di sangue e poi andò a fare il sopralluogo del macello. Il piano prevedeva che le vittime venissero appese alle travi, poi sventrate e squartate, però nella fretta non tutto andò secondo i piani. Sanders ricompone frammento per frammento l’orrore. Il commando degli spietati carnefici inseguì, braccò e dilaniò le 5 vittime con un totale di 102 coltellate in 30 minuti: una ogni 20 secondi. Una delle fantasie di Manson era uccidere qualcuno sotto gli occhi di qualcun altro e toccò a Sharon Tate morire per ultima, dopo aver implorato inutilmente pietà per la creatura che portava in grembo. I membri della famiglia furono arrestati dopo tre mesi di indagini serrate e condannati per la strage Tate e altri 2 delitti commessi in seguito. Nel 1971 furono condannati a morte, pena poi commutata in ergastolo dopo che la Corte Suprema della California abolì la legge sulla pena di morte. Il mostro Charles Manson è morto in prigione nel 2017.La bellissima Sharon Tate, interprete di “Per favore non mordermi sul collo” e “La valle delle bambole”, aveva solo 26 anni quando fu uccisa; oggi ne avrebbe 76. Non ha fatto in tempo a sapere che aspettava un maschietto, ma ora riposa con lui tra le braccia, nella Holy Cross Cemetery. A Culver City, in California.
Ivy Compton Barnett “Più donne che uomini” – Fazi Editore – euro 19,00
Bravissimo l’editore Fazi che ripubblica questo romanzo di una delle voci più interessanti della letteratura degli anni 30 del 900. La scrittrice inglese Ivy Compton Barnett, nata a Londra nel 1884 e morta nel 1969, sesta di dodici figli di un medico omeopata -2 sorelle si suicidarono, un fratello morì giovane-, ebbe trascorsi familiari infelici che diventarono spunti per i suoi libri. 20 romanzi, tutti di matrice autobiografica, nei quali mette a nudo i complicati legami tra uomini e donne, le dinamiche complesse e il dispotismo familiare, prendendo chiaramente posizione a favore del mondo femminile. Molto apprezzata da Virginia Woolf, anche la Barnett era lesbica: non lo sbandierò, ma visse 32 anni con una donna e si divertì non poco a “scioccare” i benpensanti dell’epoca attraverso i suoi romanzi. Le sue pagine sono piene di sense of humour, di lucida e a tratti spietata analisi dei rapporti umani. “Più donne che uomini” è ambientato in una scuola femminile dove la sproporzione tra allieve e insegnanti in gonnella da un lato e presenze maschili dall’altro è lampante, come annunciato dal titolo. E’ stata fondata in una ricca cittadina inglese, a inizi 900 dall’austera Josephine Napier che ne è la direttrice. Ha 54 anni “…qualche ciocca grigia tra i capelli ramati, un viso regale, alta e con le mani sorprendentemente ingioiellate, vestita e pettinata in modo da esibire i suoi anni, anziché nasconderli…” E’ sposata con Simon, uomo dimesso e silenzioso che lavora nella scuola: non hanno avuto figli, ma hanno cresciuto il nipote Gabriel, figlio del fratello di Josephine, Jonathan, indolente omosessuale rimasto vedovo ed ora innamorato del giovane sfaccendato Felix. Poi ci sono altri personaggi femminili di rilievo: a partire da Elisabeth Giffard (in gioventù è stata con Simon ed ora è amica di Josephine) che viene assunta come governante ed arriva con la figlia Ruth. Sullo sfondo di un apparentemente tranquillo tran tran quotidiano, scandito da rituali tipici dell’epoca, meticolosamente organizzati, si scatenano antichi rancori, amori contrastati, gelosia possessiva, morte e malattia. Irrompono e sono tanti colpi di scena, perché dietro la patina perbenista di epoca vittoriana …nessuno è davvero chi dice di essere e i segreti sono tanti ….tra pettegolezzi, silenzi e sospetti.
Maurizio De Giovanni “Le parole di Sara” – Nero Rizzoli – euro 19,00
E’ destinata a diventare una fiction televisiva la seconda avventura della poliziotta “invisibile” (ha lavorato per i Servizi Segreti) Sara Morozzi, uscita dalla penna e dalla dirompente fantasia dello scrittore napoletano Maurizio De Giovanni. Lui è uno dei più quotati giallisti del momento, autore delle serie best seller del commissario Ricciardi e dei Bastardi di Pizzofalcone, che ha riscosso successo anche nella fiction tv con Alessandro Gassman. Dopo la precedente avventura in “Sara al tramonto”, ora ritroviamo la protagonista alle prese con una trama noir che le impone anche di fare i conti col suo passato difficile. Sara era stata un abilissimo elemento di un’unità segretissima dei Servizi segreti, esperta in linguaggio non verbale, un talento prodigioso. Aveva lavorato insieme a Teresa Pandolfi, detta la bionda, e le due erano state più che colleghe: avversarie leali che avevano condiviso giorni e notti alle prese con le indagini sotto traccia. Se mai poteva esserci amicizia nella sezione, loro due erano amiche, anzi Teresa era l’unica amica che Sara aveva avuto nella sua vita. Due donne diverse, entrambe affascinanti, per certi aspetti complementari, bravissime nel loro lavoro. Sara è la mora, con i capelli precocemente striati di grigio, corpo morbido ed occhi profondi, decisamente refrattaria a gioielli e trucco. Ha abbandonato tutto per amore – lavoro, un marito e un figlio- per vivere insieme al capo della sezione Massimiliano e curarlo durante la malattia che lo porterà nella tomba. Teresa è la bionda stupenda, capelli d’oro, occhi azzurri segnati da qualche ruga, figura snella; zero mariti e zero figli, in compenso sesso a volontà, ma sempre rigorosamente occasionale. Ha messo la carriera innanzi a tutto ed ora è la prima donna a capo di un’unità per la sicurezza dello Stato. Però ha commesso un errore: si è innamorata di Sergio, un giovane ricercatore che è improvvisamente scomparso. La vicenda inizia quando in gran segreto ricontatta l’ex collega Sara per farsi aiutare a ritrovare il ragazzo. Senza raccontarvi troppo …..preparatevi a colpi di scena, ritrovamenti di cadaveri, e un corollario di altri personaggi, a partire dalla giovane Viola che cresce da sola il suo piccolo bimbo e in qualche modo è collegata al passato di Sara che scoprirete leggendo a suon di flash back.
Elisa e l’indie rock delle Shonen Knife
Gli appuntamenti musicali della settimana
Lunedì. All’auditorium del Lingotto arriva Elisa già “sold out”. Al Bongioanni di Sommariva Bosco, suona il folksinger Jonny Kaplan. Al Jazz Club è di scena il quartetto SLWJM.
Martedì. Al Jazz Club si esibisce Gionata. Al Blah Blah suona l’arpista Kety Fusco.
Mercoledì. Per “Novara Jazz” al circolo xxv aprile si esibisce il quartetto del pianista Mario Zara. Al Blah Blah sono di scena le giapponesi Shonen Knife.
Giovedì. Al Cafè Neruda si esibisce il Jazzonia Ltd Sextet. Al Blah Blah suona Hugo Race. Per “Novara Jazz” al Broletto si esibisce il trio Libero Motu e il duo Elephank Project.
Venerdì. Al Pala Alpitour è di scena Ultimo. Per “Novara Jazz” al birrificio Croce di Malto, suona il contrabbassista Luca Pissavini e il trio III Considered. Al Caffè Neruda si esibisce il quartetto Il Sogno di Pablo.
Sabato. Al Blah Blah suonano i Glitter Wizard. Per la rassegna “Mods MayDay” all’OffTopic, sono di scena i nostrani Statuto, i Mads e Rudi, i Five Faces, i Made e i Coys. Per “Novara Jazz” alla basilica di San Gaudenzio si esibisce il sassofonista Francesco Bigoni, a casa Bossi l’Italian String Trio, al Broletto gli Animanz insieme a Juanita Euka.
Domenica. Al Civico di Chivasso per la rassegna “Jazz Around You”, suona il trio del batterista Tony Match con il sassofonista Scott Hanilton. Per “Novara Jazz” nella Sala del Compasso si esibisce la cantante Sane Huijbregts e il trombonista Michael Steinman, ospite al Broletto della Erios Junior Jazz Orchestra.
Arte nel giardino segreto
Primo appuntamento con letture dalla Romania con Laura ed Emilia Rotari
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