CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 624

Il Castello del Drosso

7 / Questa è la storia breve di un castello la cui disposizione interna si presenta come un lungo susseguirsi di stanze e saloni. Anche le leggende hanno bisogno di tempo per crescere e diventare adulte.

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Esse nascono in forma di “incipit“, nell’infanzia diventano “premesse”, “la trama” si forma nell’adolescenza e si sviluppa nell’età adulta, quando diventano vecchie si tramutano in solenni e saccenti “finali”. La leggenda del Castello del Drosso è ancora una “bambina”, ma le basi sono buone, la piccola diventerà una grande e coraggiosa Valchiria.


È metà pomeriggio di una giornata senza precisi impegni, il sole sta a mezz’asta, inizia ad illuminare le cose di traverso allungandone le forme. D’improvviso l’idea di una gita, una telefonata, pochi accordi e in un lampo sono in macchina con il mio odierno compagno di avventure, il mio impavido papà. Appena oltre i confini cittadini si trova il Castello del Drosso, un’antica grangia cistercense dotata di forti mura e torri massicce, un tempo sotto l’influenza dell’Abbazia di Staffarda, divenne in seguito proprietà dei Vagnone. L’edificio è visibile dalla strada, se uno sa dove guardare. La sua imponenza è ovattata dall’attuale posizione isolata, spersa in mezzo ai campi coltivati, e dallo stato di abbandono che lo sta lentamente divorando.


La sua presenza si inserisce nell’orizzonte senza saltare all’occhio, un bambino lo disegnerebbe senza staccare la matita dal foglio, sullo stesso piano degli alberi che lo affianco su entrambi i lati. Accanto alla torre antica vi è una moderna gru che appartiene al cantiere aperto appena davanti al castello. Da lontano i contorni si perdono, antico e moderno si fondono e danno vita ad una creatura ibrida e sterile, una mostro di Frenkenstein architettonico che per ora è solo un’illusione ottica. Lasciamo la macchina poco distante e percorriamo a piedi una strada sterrata, arriviamo a costeggiare la zona dei lavori, immobile come la condizione del castello.Prima di cercare un modo per addentrarci nella struttura decidiamo di proseguire per ammirare l’aspetto esterno della costruzione. Imbocchiamo un sentiero stretto e leggermente fangoso che costeggia i campi circostanti; la stradina, leggermente in discesa si incurva verso destra e prosegue poi diritta, conducendoci proprio sotto la roccaforte e regalandoci una prospettiva da cartolina. Subito estraggo la reflex e scatto molte fotografie, mi sposto da un’angolazione all’altra come stessi eseguendo un’approssimata ed incerta danza della pioggia.


Il cielo azzurro intenso, già tendente al blu Bondi, fa da sfondo neutro alla struttura in primo piano, due porticati paralleli sostengono sulle proprie spalle altri due piani e altre due torri. I porticati sporgono in avanti, rispetto al resto del corpo della costruzione, svolgendo anche la funzione di terrazzo, a loro volta sprofondano nel terreno della colina sulla quale si ergono. Dal basso, la posizione in cui mi trovi, si intravvede l’antico rosso della parete dietro il porticato del primo piano, il resto delle mura, malate di vitiligine, sono color ocra pallido con chiazze tendenti al bianco. Soddisfatta dei miei scatti cartolina-ricordo, propongo di risalire il sentiero per provare a intrufolarci all’interno del castello. Riusciamo nel nostro intento, anche se con meno facilità rispetto ad altre situazioni in cui mi sono trovata; la fatica però è decisamente ripagata dalla vista che ci si prospetta davanti: sbuchiamo a fianco dell’edificio, il sole delle cinque pomeridiane esalta il color mattone delle alte mura, è come se il castello arrossisse in risposta ai commenti che facciamo riguardo alla sua possanza e al suo bell’aspetto. La costruzione è circondata da un grande giardino, in cui si trovano una fontana scavata, un pozzo decisamente fiabesco, adornato di edera verde dalla base fino all’arco a cui si agganciava il secchio, un grande albero che mi permette di scattare un’altra cartolina-ricordo e, infine, una preziosa cappelletta privata, nascosta timidamente dietro grossi alberi verdeggianti.


È questa piccola costruzione che più mi attrae e che preferisco esplorare per prima. Gli affreschi alle pareti e sul soffitto piangono lo splendore di un tempo, la muffa li sta lentamente ingoiando, e il verdone dell’umido sta cancellando l’oro dei trompe l’oeil. Sopra l’ingresso si legge ancora una vetusta scritta in latino: timentibus deum nihil deest, “a coloro che temono Dio non manca nulla”, parole forti e solenni, degne di un castello come quello del Drosso.Il complesso è di origine medievale, già agli inizi del 1100 si hanno notizie del castello e del suo intorno rurale. Inizialmente era alle dipendenze dei monaci di Staffarda, poi di quelli di Torino, divenne proprietà dei Gorzani nel 1334, da loro passò ai Vagnone. La storia del castello è abbastanza travagliata, ebbe molti proprietari dopo i Vagnone, e nel 1496 si trovò in una surreale situazione di frazionamento che lo vedeva conteso tra più padroni, fino al momento in cui, nel 1539, il Conte Gugliemo Gromis di Trana riuscì ad avere ragione sugli altri pretendenti, ma solo nel 1860 la famiglia Gromis riuscì ad acquistarlo per intero. L’aspetto esteriore del castello è frutto delle varie trasformazioni che ha dovuto subire epoca dopo epoca, per essere sempre al pari con le mode del tempo; guardandolo ora, dato che non ha mai sfigurato in periodi passati, forse siamo noi che dobbiamo porci qualche domanda.


Usciti dalla piccola chiesetta privata, ci addentriamo all’interno della decisamente più ampia struttura che ci si pone davanti. Il primo salone che incontriamo fa da specchio al resto dell’edificio: pareti un tempo minuziosamente decorate stanno lentamente cedendo all’inevitabile trascorrere del tempo, la delicatezza degli ornamenti va scomparendo irreparabilmente, e tutto avviene in silenzio, come si addice ad un valoroso condottiero, che, per quanto stremato dalle ferite, muore in silenzio, senza rendersi supplice di nessuno. È un complesso enorme, ci mettiamo un po’ a girarlo tutto, ogni antro ha il suo fascino, ogni raggio di luce che si insinua mette in risalto qualche dettaglio. Mi è rimasta impressa una nicchia interna, sul cui soffitto erano stati dipinti gruppi di uccelletti canterini, che sembravano ancora emanare gioiosi cinguettii. Mi colpisce la presenza casuale ed improvvisa, in alcune stanze, di alcuni mobili decontestualizzati. Al centro di un salone abbiamo trovato un divano a tre posti, impolverato e consunto, aveva l’aspetto di un viandante perduto, che rimane immobile perché non conosce la lingua e non può chiedere informazioni; anche al piano terra c’è uno frammento di anni ’60, un tavolo apparecchiato, qualche sedia, un frigorifero ed un piano cottura fanno pensare che qualcuno abbia deciso di potersi trasferire lì, ma l’impossibilità di chiudere gli spifferi deve averlo fatto desistere.


Su tutto grava un silenzio rigoroso, che pretende rispetto e che indubbiamente riesce ad ottenerlo. Quando usciamo il sole è al limite dell’orizzonte, il castello è ormai in ombra, lo guardo e mi ricorda un valoroso combattente, un vecchio generale innamorato della propria divisa, con lo sguardo fiero, che non si spaventa di fronte all’invincibile decadimento. C’è chi dice di aver visto delle figure fluttuanti affacciarsi alle finestre, altri iniziano a giurare che ci siano delle luci che si accendono e si spengono sulle torri, ma per ora sono solo parole inconsistenti. La leggenda sta nascendo ma deve ancora formarsi, tuttavia ci sono delle ottime basi per una futura storia di fantasmi: un castello abbandonato che scolorisce al sole, dimenticato nel silenzio della periferia e che, come ultimo dettaglio, fu costretto ad ospitare il comando Torino Sud dell’esercito tedesco durante l’occupazione nazista.

Alessia Cagnotto

 

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

L’amore secondo Isabelle – Commedia drammatica. Regia di Claire Denis, con Juliette Binoche, Gérard Depardieu, Valeria Bruni Tedeschi, Josiane Balasko e Xavier Beauvois. Il panorama è quello di Parigi, con i suoi rumori e i tetti e i monumenti e i caffè affollati, sotto le luci sempre accese della Tour Eiffel. Isabelle è una pittrice divorziata, cinquantenne, con una figlia di dieci anni. Al momento non ha una persona accanto e aspetta che la sua vita venga riempita da un amore. C’è un banchiere, un tipo eccentrico, che prima le lascia sperare chissà che ma poi le confessa che lui la moglie non la lascerà mai. Forse l’incontro definitivo potrebbe forse essere un attore. Forse, un uomo conosciuto per caso, lontano dall’ambiente delle sue solite frequentazioni. Cosa fa, Isabelle, quando non è innamorato? Niente, dice lei, ma in realtà soffre, si illude, spera e dubita, desidera e piange. Durata 94 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Rosso)

 

Avengers: Infinity War – Fantasy. Regia di Anthony e Joe Russo, con Chris Evans, Robert Downing jr, Zoe Saldana e Chris Pratt. Contro gli eroi (buoni) di Marvel nell’ultimo episodio della saga c’è Thanos (cattivissimo), che grazie al potere delle Gemme dell’Infinito vuole impadronirsi e distruggere circa la metà di questa nostra povera terra. Ecco che allora gli Avangers sentono la necessità di riunirsi e di chiedere pure l’aiuto dei Guardiani della Galassia, insomma tutti insieme appassionatamente per far fuori il fellone. Per la gioia di grandi e bambini ci sono proprio tutti nell’affollato pentolone, Capitan America e Spiderman, la Vedova Nera e Thor, Iron Man e Black Panter. Durata 149 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space anche 3D, Uci anche V.O. e 3D)

 

La casa sul mare – Drammatico. Regia di Robert Guédiguian, con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darrousin, Anaïs Demoustier e Jacques Boudet. Una casa affacciata sul mare, poco fuori Marsiglia, due fratelli con la sorella vi si ritrovano all’indomani dell’ictus che ha colpito il padre ormai anziano. Uno è un ex sindacalista, aspirante scrittore, con una fidanzata al seguito che ha la metà dei suoi anni, l’altro è rimasto ad abitare nella casa per far andare avanti la trattoria di famiglia, lei è un attrice, trasferita a Parigi per inseguire la sua carriera e lasciarsi alle spalle la perdita della figlia. Altre persone circolano attorno a loro, tutti a fare i conti, un bilancio tra ideali ed emozioni, tra aspirazioni e nostalgie, con un passato più o meno recente, a guardare il piccolo paese che ormai si è svuotato, lasciando le vecchie case agli speculatori, a parlare di politica, tra Macron e Le Pen, a guardare ai figli, anch’essi confusi. Un piccolo gruppo di giovanissimi profughi, senza genitori, obbligherà con il loro arrivo quelle scelte che tutti quanti gli abitanti della “villa” (questo il titolo originale del film), dovranno affrontare. Durata 107 minuti. (Nazionale sala 1)

 

C’est la vie – Prendila come viene – Commedia. Regia di Eric Toledano e Olivier Nakache, con Jean-Pierre Bacri, Jean-Paul Rouve, Hélène Vincent e Suzanne Clément. Gli artefici del fenomeno “Quasi amici” promettono risate a valanga e il successone in patria dovrebbe calamitare anche il pubblico di casa nostra. I due sposini Pierre ed Hélène hanno deciso di sposarsi e quel giorno deve davvero essere il più bello della loro vita. Nella cornice di un castello del XVII secolo, poco lontano da Parigi, si sono affidati a Max e al suo team, ad un uomo che ha fatto della sua professione di wedding planner una missione, che organizza e pianifica, che sa gestire i suoi uomini, che sa mettere ordine nel caos più supremo, che per ogni problema sa trovare la giusta risoluzione… Più o meno: perché quella giornata sarà molto ma molto lunga, ricca di sorpresa e di colpi di scena. Ma soprattutto di enormi, fragorose risate! Durata 115 minuti. (Romano sala 3)

 

Doppio amore – Thriller erotico. Regia di François Ozon, con Marine Vatch, Jérémie Renier e Jacqueline Bisset. Giovane e fragile, Chloé nutre in corpo un dolore che non passa, affronta una terapia nella speranza di una guarigione. Frequenta uno psicoterapeuta che ad un certo punto decide di interrompere le sedute dal momento che si sente attratto da lei. L’amore corrisposto spinge la ragazza a tentare una coabitazione: senonché un giorno scopre che il compagno le sta nascondendo l’esistenza di un gemello monozigote, Louis, che svolge la stessa professione in un altro quartiere parigino. È incuriosita, vuole sapere, decide di prendere un appuntamento con lui. Durata 110 minuti. (Romano sala 1)

 

Escobar – Il fascino del male – Drammatico. Regia di Fernando Leon de Aranoa, con Penelope Cruz e Javier Bardem. Tratto dal libro che Virginia Vallejo, volto un tempo noto della tivù colombiana

e oggi donna sotto protezione negli Stati Uniti, ha scritto intorno alla sua relazione con il gran capo della droga tra il 1981 e il 1987, è il resoconto di quegli anni, da un lato l’amante gentile e affascinante, dall’altro il mandante delle uccisioni di magistrati e poliziotti, di politici e di avversari, al fine di una scalata sempre più completa. Durata 105 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Ideal, Lux sala 3, The Space, Uci)

 

Il giovane Karl Marx – Drammatico. Regia di Raoul Peck, con August Diehl, Stephan Konarske e Vicky Krieps. Gli anni Quaranta del XIX secolo, l’esilio da Berlino e le fughe attraverso l’Europa, la povertà e gli stenti, la polizia sempre incalzante, le idee in crescita contro una classe dirigente e un capitalismo volti allo sfruttamento e alle ingiustizie, l’amicizia con Engels, figlio ribelle di un ricco industriale, la stesura del “Manifesto del partito comunista”. Durata 112 minuti. (Centrale in V.O., F.lli Marx sala Chico)

 

Insyriated – Drammatico. Regia di Philippe Van Leeuw, con Hiam Abbass. Damasco è sotto assedio. In attesa della fine del conflitto esterno, una donna, madre di tre figli, si trincera con i vicini nell’unico appartamento risparmiato dalle bombe. La tensione cresce, il pericolo incombe, la casa inesorabilmente si trasforma in prigione. Durata 85 minuti. (Classico)

 

Interruption – Drammatico. Regia di Yorgos Zois, con Alexandros Vardaxoglou e Sofia Kokkali. Una tragedia greca, l’Orestea, e una sua rilettura moderna in un teatro di Atene, il pubblico prende posto in sala, lo spettacolo inizia… fino a che un gruppo di giovani vestito di nero, il nuovo Coro, sale sul palcoscenico e invita alcuni fra il pubblico a fare la stessa cosa, a partecipare al dramma, assegnando i ruoli e indicando lo svolgersi della tragedia di Eschilo. Forse la realtà con il procedere delle parole si è sostituita al racconto e ai sentimenti di un tempo. Durata 109 minuti. (Classico V.O.)

 

Io sono tempesta – Commedia. Regia di Daniele Luchetti, con Marco Giallini e Elio Germano. Numa Tempesta è un riccone di oggi, con tanti quattrini e un jet privato, gli alberghi di sua proprietà come casa, un giro di prostitute che gli dimostra piacere e affetti, se volete anche abbastanza facile da individuare, un imprenditore fatto di spregiudicatezza e di mancanza assoluta di morale, che un bel giorno è condannato per questioni fiscali a svolgere un periodo di redenzione lungo un anno ai servizi sociali. S’imbatte in una variopinta umanità, fatta di poveracci e senzatetto, quello che per lui ha più peso è un giovane padre finito sul lastrico, due figli a carico. Tra i due, e con molti altri, scatteranno sentimenti nuovi e Tempesta saprà agguantare quella presa di coscienza che gli era sempre mancata. Durata 97 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Greenwich sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Loro 1 – Commedia. Regia si Paolo Sorrentino, con Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Anna Bonaiuto, Riccardo Scamarcio, Fabrizio Bentivoglio e Kasia Smutniak. “Loro” sono quelli che in forma di gran

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baraccone con reminiscenze felliniane gravitano nell’universo berlusconiano, vero? tutto falso? opportunamente e malvagiamente esagerato?, uomini e donne in cerca di affermazione, non importa come, importa il quando, subito!, il ragazzo del sud (leggi Tarantini) che recluta ragazze e droga, gli affari poco puliti, gli amici e i nemici, il potere a ogni costo, la politica e i contratti con gli Italiani, le ville e le feste, la volgarità, il rapporto con Veronica: questo e molto altro nel primo capitolo di una vicenda che tutti abbiamo attraversato e che stiamo ancora attraversando. Durata 106 minuti. (Ambrosio sala 1, Massaua, Due Giardini sala Nirvana e Ombrerosse, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Groucho e Chico, Ideal, Lux sala 1, Reposi, Romano sala 1, The Space, Uci)

 

La mélodie – Drammatico. Regia di Rachid Hami, con Kad Merad, Jean-Luc Vincent e Samir Guesmi. Simon è un famoso musicista ormai disilluso, arriva in una scuola alle porte di Parigi per dare lezioni di violino. I suoi metodi d’insegnamento piuttosto rigidi non facilitano i rapporti con gli allievi problematici. Tra di loro c’è Arnold, un timido studente affascinato dal violino che scopre di avere una forte predisposizione per lo strumento. Grazie al talento di Arnold, Simon riscopre a poco a poco le gioie della musica. Riuscirà a ritrovare l’energia necessaria per superare gli ostacoli e mantenere la promessa di portare i bambini a suonare alla Filarmonica di Parigi?Durata 102 minuti. (Nazionale sala 2, Uci)

 

Molly’s game – Drammatico. Regia di Aaron Sorkin, con Jessica Chastain, Kevin Costner e Idris Elba. Da una storia vera. Dove Molly è una eccellente sciatrice avviata verso i successi olimpici se una brutta e irrimediabile caduta non ponesse termine ad una promettente carriera. La vita richiede di cambiare registro e sfide. Ecco allora Molly ingegnarsi a divenire apprezzata organizzatrice di serate attorno ai tavoli del poker, con clientela di riguardo, dagli attori – leggi Di Caprio, Damon, Ben Affleck e altri qui ben camuffati – ai politici agli sportivi, tavoli attorno ai quali finiscono anche la droga e tipi russi poco raccomandabili, per cui l’FBI tiene le antenne ben alzate. Regia numero uno di uno dei maggiori sceneggiatori di Hollywood premio Oscar per The Social Network. Durata 140 minuti. (Ambrosio sala 3, F.lli Marx sala Harpo, Greenwich sala 1, The Space, Uci)

 

Nella tana dei lupi – Azione. Regia di Christian Gudegast, con Gerard Butler e Pablo Schreiber. Il solido poliziotto con i suoi bravi problemi con cui convivere, l’alcol, i metodi non proprio ortodossi, una moglie che ha deciso di lasciarlo, una rapina finita male che è costata la vita di parecchi suoi uomini. Dall’altra parte una banda di delinquenti, un curriculum di tutto rispetto, dall’addestramento paramilitare alla permanenza nelle patrie galere, il progetto studiato in ogni più piccolo particolare a svuotare la Federal Reserve Bank di Los Angeles ritenuta inespugnabile. Durata 140 minuti. (The Space, Uci)

 

Rampage – Furia animale – Fantasy. Regia di Brad Peyton, con Dwaune Johnson e Naomie Harris. Il primatologo Davis Okoye ha instaurato un forte rapporto con un intelligente gorilla albino di nome George che, per un esperimento genetico, si tramuta in un pericoloso e feroce animale, impossibile a governare. Con lui hanno subito la stessa mutazione un lupo e un coccodrillo, seminando vittime e distruzione in tutto il nord America: spetterà a Davis e a un ingegnere genetico trovare un antidoto. Durata 107 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Ready Player One – Fantasy. Regia di Steven Spielberg, con Tye Sheridan, Olivia Cooke, Simon Pegg e Mark Rylance. Tratto dal romanzo omonimo di Ernest Cline, uscito sette anni fa. Nel 2045 la terra è un luogo di guerre e povertà, l’unica felice evasione è il mondo virtuale di Oasis, legato ai fantasiosi anni Ottanta e ricco di scenari iperrealistici in cui è facile accedere. Lo scomparso James Halliday ha deciso di lasciare a chi lo ritroverà il prezioso Easter Egg: sarà il giovane Wade, da sempre alla ricerca di notizie sulla vita e l’attività del miliardario, si metterà attraverso l’avatar Parzival alla ricerca dell’oggetto e lo ritroverà, dovendo pure fare i conti con i potenti nemici di una multinazionale, concorrenti senza alcuno scrupolo. Durata 140 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

I segreti di Wind River – Thriller. Regia di Taylor Sheridan, con Jeremy Renner, Elizabeth Olsen e Julia Jones. Tra le distese di neve del Wyoming viene inviata una giovane agente federale, non certo preparata a quelle temperature e soprattutto alla violenza che circola più o meno silenziosa in quei luoghi, per investigare sul ritrovamento del corpo martoriato di una ragazza scomparsa. Le dà sostegno e aiuto Cory, un navigato cacciatore impiegato a difendere il bestiame dagli attacchi dei predatori sempre in agguato, un animo tormentato, abbandonato dalla moglie dopo la scomparsa della figlia maggiore. Entrambi alla ricerca del colpevole, in un territorio dove ogni cosa sembra essere abbandonato alla violenza, in cui forse è necessario agire e rispondere esclusivamente con le sue stesse leggi. Dallo sceneggiatore di “Sicario” e “Hell or High Water”, terzo capitolo di una trilogia che ha affrontato il tema della frontiera americana oggi. Miglior regia a Un certain regard a Cannes lo scorso anno, grande successo al TFF. Durata 107 minuti. (Eliseo Blu, Ideal, Uci)

 

The Happy Prince – Drammatico. Regia di Rupert Everett, con Rupert Everett, Colin Morgan, Colin Firth e Tom Wilkinson. Oscar Wilde al centro della società londinese di fine Ottocento, pieno di successo, tutti corrono a vedere le sue commedie a teatro e leggono i suoi libri: poi, improvviso, il tracollo, il processo per ammissione di omosessualità e la condanna a due anni di lavori forzati, l’esilio parigino, il tentativo di recuperare il rapporto con la moglie, la volontà di avvicinarsi nuovamente al giovane Douglas, la morte. Everett racconta nella sua opera prima l’ultimo periodo della vita dello scrittore, lasciando libero sfogo ai ricordi. Durata 105 minuti. (Greenwich sala 2, Reposi)

 

The silent man – Drammatico. Regia di Peter Landesman, con Liam Neeson e Diane Lane. La storia dell’informatore del caso Watergate, della Gola Profonda che trasmise le notizie ai giornalisti di “Tutti gli uomini del Presidente”, una storia che è stata taciuta per oltre trent’anni e che nel 2005 è venuta alla luce per definitiva ammissione dell’interessato, Mark Felt, all’epoca dei fatti vice direttore dell’FBI. Un film che vuole rinfrescare la memoria di molti e magari cercare qualche legame con il mondo politico di oggi. Durata 103 minuti. (Romano sala 3)

 

Tonya – Drammatico. Regia di Craig Gillespie, con Margot Robbie, Sebastian Stan e Allison Janney. La storia della campionessa di pattinaggio artistico Tonya Harding, cresciuta tra i soprusi di una madre anaffettiva come quella disegnata dalla Janney, Oscar come migliore attrice non protagonista, sposata ad un uomo senza quattrini e parecchia violenza in corpo, lei gran temperamento focoso, grande carriera e grandi scandali. Come quello che la colpiì a metà degli anni Novanta, allorché la sua antagonistaNancy Kerrigan, alla vigilia dei campionati nazionali Usa, venne colpita alle gambe da un uomo, poi identificato, pronto a confessare di aver agito perché istruito e istigato dal marito della Harding. La creazione di un mito, la difficoltà a considerarla una donna e una campionessa in cui il pubblico non soltanto femminile si potesse riconoscere, il ritratto di un’America dove ognuno vuole emergere, in qualsiasi modo. Durata 121 minuti. (Greenwich sala 3)

 

Il tuttofare – Commedia. Regia di Valerio Attanasio, con Sergio Castellitto e Guglielmo Poggi. La storia di Toti Bellastella, di professione avvocato, opportunista e facile all’angheria, che tra serietà (poca) e cialtronaggine (moltissima) sa destreggiarsi perfettamente nella vita, e quella del giovane praticante Antonio Bonocore, di fresca laurea, un giorno accolto nello studio dell’avvocato. Accoglienza e potere, un apprendistato che s’allarga ai ruoli di portaborse, autista e cuoco: sino all’imposizione di diventare pure lo sposo dell’amante argentina dell’avvocato, alla ricerca di una cittadinanza. Durata 96 minuti.

Al via il Concorso Fotografico Cavour

Il CFC, Concorso Fotografico Cavour, è un concorso di fotografia aperto a tutti gli studenti delle scuole superiori organizzato dal Liceo Classico e Musicale Cavour in collaborazione con l‘Associazione Culturale Azimut, con il sostegno del Salone Internazionale del Libro di Torino e con il patrocinio della Regione Piemonte. Dopo il successo delle edizioni precedenti il CFC giunge nel 2018 alla settima edizione con l’intento di fornire una vetrina espositiva interscolastica per gli studenti di ogni paese che utilizzano la fotografia come mezzo artistico di espressione.

Il tema del CFC di quest’anno, ispirato al tema del Salone Internazionale del Libro di Torino Un giorno, tutto questo“, è “Squarci di futuro“, nelle sue più libere interpretazioni, tenendo conto che il Salone del libro propone cinque grandi aree tematiche tramite le domande:

  1. Chi voglio essere?
  2. Perché mi serve un nemico?
  3. A chi appartiene il mondo?
  4. Dove mi portano spiritualità e scienza?
  5. Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione?

I partecipanti dovranno iscriversi inviando una fotografia che esprima il concetto di futuro via e-mail all’indirizzo: concorso.cavour@gmail.com, entro il 1 maggio 2018 specificando: oggetto (CFC 2018), autore, titolo, strumento fotografico utilizzato ed istituto scolastico di appartenenza.

 

Il pubblico potrà votare le fotografie nel corso dell’apertura del Salone; l’esposizione delle fotografie sarà allestita al Lingotto, nel padiglione del Bookstock Village. L’autore della foto più votata verrà premiato con un’esposizione a IoEspongo dell’ Associazione Culturale Azimut. Al secondo classificato sarà assegnato un buono libri del valore di 50 Euro.

 

NON SOLO FOTOGRAFIA

Per questa edizione c’è anche la possibilità di inviare un breve testo o un aforisma in risposta alle cinque domande elencate in precedenza. Chiunque volesse rispondere, scrivendo i propri pensieri e opinioni sull’argomento, potrà farlo inviando una mail sempre all’indirizzo concorso.cavour@gmail.com entro il 1 maggio 2018, specificando l’oggetto (CFC 2018 – “Non solo fotografia”). I testi verranno poi utilizzati nella presentazione finale del CFC alla mostra dell’Associazione Azimut.

 

PER INFORMAZIONI

Pagina Facebook: CFC • Concorso Fotografico Cavour

Liceo Cavour: www.lcavour.gov.it

Associazione Azimut: www.associazioneazimut.net

Salone Internazionale del Libro di Torino: http://www.salonelibro.it

Instagram: CFC2018

Geroglifici, che emozione!

Giovedì 26 aprile, alle ore 10:10, il Museo Egizio propone ai bambini dai 6 agli 11 anni, accompagnati dai genitori, l’opportunità di intraprendere un viaggio alla scoperta dell’affascinante scrittura dei faraoni: i geroglifici.

 

La visita guidata, intitolata “Geroglifici: che emozione!”, offrirà ai piccoli visitatori la possibilità di conoscere in prima persona il profondo sapere faraonico celato nelle misteriose iscrizioni.

 

Aiutati dall’egittologo museale, i giovani visitatori e i loro accompagnatori saranno coinvolti nella scoperta del funzionamento base dell’affascinante scrittura geroglifica. Approfittando dell’occasione, inoltre, potrannoosservare con attenzione i reperti egizi distribuiti lungo tutto il percorso della visita, alla ricerca di nomi e formule legate alle superstizioni e ai desideri degli antichi Egizi, talvolta sorprendentemente simili ai nostri.

 

Un percorso intrigante, capace di dare vita ai messaggi trasmessi da alcuni dei protagonisti della civiltà nilotica, che punta l’attenzione sul fascino della scrittura geroglifica, un’arte rivelata a pochi eletti grazie ad un lungo e complicato insegnamento.

 

INFORMAZIONI UTILI

Geroglifici: che emozione!

Pubblico: bambini (6-11 anni) accompagnati dai genitori

Data e orari: Giovedì 26 aprile, ore 10:10

Durata: 90 minuti

Prezzo al pubblico: € 5,00 (biglietto di ingresso escluso)

Prenotazione obbligatoria: dal lunedì al venerdì, 8:30 – 19:00; sabato, 9:00 – 13:00.

Telefono: 011 4406903 – mail: info@museitorino.it

Jazz sociale al TJF

Nella giornata della Festa della Liberazione, mercoledì 25 aprile, il Torino Jazz Festival apre una finestra dedicata al sociale con due concerti che si svolgeranno nella sede di Piazza dei Mestieri. 

Alle 17.30 il CLGEensemble ospiterà uno tra i più influenti chitarristi del jazz d’avanguardia,Christy Doran; alle 21 sarà la volta della fuoriclasse del violino jazz Eva Slongo.

 

PROGRAMMA 

CONCERT

Ore 17.30 – Piazza dei Mestieri, VIA JACOPO DURANDI 13

CLGENSEMBLE & CHRISTY DORAN “VOCABOLARI

lavorando sulla traduzione tra suono e colore ha dato vita a un vocabolario di segni che utilizza come vere partiture di un proprio linguaggio musicale).

La Cooperativa Sociale CLGEnsemble gestisce un centro diurno per disabili psicofisici, lavorando dal 1996 alla realizzazione di percorsi e progetti musicali a carattere relazionale. Da anni il CLG Ensemble propone un discorso originale di integrazione che coinvolge in maniera creativa i linguaggi dell’arte della letteratura in maniera sempre stimolante per il pubblico. L’intento perseguito dall’ensemble – semplice sulla carta, difficile nella realizzazione tecnica – è quello di proporre un progetto capace di integrare in modo efficace la disabilità con i professionisti della musica. Quest’anno in occasione del Torino Jazz Festival 2018 il CLGEnsemble ospita uno dei più importanti e influenti chitarristi del jazz d’avanguardia,Christy Doran, artista svizzero attivo a livello internazionale dagli anni Settanta.

Info: 011.19709600; www.piazzadeimestieri.it ; facebook: @piazzadeimestieri

INGRESSO GRATUITO

I vincitori del Lovers Film Festival

Oggi martedì 24 aprile si conclude la trentatreesima edizione del Lovers Film Festival – Torino  LGBTQI Visions diretto da Irene Dionisio e presieduto da Giovanni Minerba

 

I giurati del concorso internazionale lungometraggi All the Lovers, Concita De Gregorio, Pif eImmanuel Casto, hanno scelto come vincitore:  TINTA BRUTA di Marcio Reolon e Filipe Matzembacher (Brasile, 2018,118’) e hanno dato una menzione speciale a TIERRA FIRME di Carlos Marques-Marcet  (Spagna, 2017, 111’).

È invece risultato vincitore del concorso internazionale documentari Real Lovers, la cui giuria è composta da Lucia Mascino, Davide Scalenghe, Margherita GiacobinoBEYOND THE OPPOSITE SEX di Bruce Hensel (USA, 2018, 89’).

Per Carlo AntonelliOlga Gambari e Cosimo Terlizzi., giurati della sezione iconoclasta Irregular Lovers, la miglior pellicola è FLORES di Jorge Jácome (Portogallo, 2017, 26’).

I giovani giurati del concorso cortometraggi Future Lovers coordinati da Massimiliano Quiricohanno scelto come vincitore MALIK di Nathan Carli (France, 2018, 15’).

La giuria Young Lovers ha scelto come vincitore TINTA BRUTA.

Il vincitore del Premio Stajano è invece BIXA TRAVESTY (TRANNY FAG) di Claudia Priscilla e Kiko Goifman (Brasile, 2018, 75’).

Il Lovers Film Festival  Torino LGBTQI Visions è amministrato dal 2005 dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del MiBACT – Direzione generale Cinema, dellaRegione Piemonte e del Comune di Torino

“Anche le statue muoiono”, visita serale

Martedì 24 aprile, il Museo Egizio – via Accademia delle Scienze 6 – organizza una visita guidata a partire dalle ore 18.30, per conoscere la storia dei preziosi reperti custoditi nelle sale del Museo.

 

Il percorso proposto attraverserà tutti gli spazi espositivi, guidando i partecipanti alla scoperta dei passaggi fondamentali dello sviluppo storico e cronologico dell’antica civiltà nilotica: un vero e proprio salto nel tempo che offre la possibilità di conoscere i misteri, l’arte e la cultura dell’Antico Egitto.

 

Il pubblico potrà, inoltre, visitare la mostra “Anche le statue muoiono. Conflitto e patrimonio tra antico e contemporaneo”. Il progetto espositivo – realizzato dal Museo Egizio in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, i Musei Reali e il Centro Scavi dell’Università degli Studi di Torino – indaga un argomento quanto mai delicato e attuale come quello della distruzione consapevole del patrimonio culturale, invitando alla riflessione sull’importanza della sua tutela e conservazione.

Al via TJF 2018

 www.torinojazzfestival.it – #tjf2018 

Dal 23 al 30 aprile si svolgerà la sesta edizione del Torino Jazz Festival

La manifestazione, che intende proporsi come evento primaverile internazionale, porterà numerosi artisti a esibirsi sul palco delle OGR, nei circoli jazz centrali e periferici e in diversiteatri e musei dal Piccolo Regio al Conservatorio Giuseppe Verdi a prezzi popolari. Il programma prevede circa sessanta concerti, di cui oltre dieci produzioni originali – tra queste il concerto di Fabrizio Bosso con Banda Osiris e quelli di Carla Bley e Steve Swallow con Torino Jazz Orchestra, Frankie hi–nrg mc con Al Jazzeera e Federico Marchesano Trio con Louis Sclavis – la prima italiana di un’artista iconica, Melanie De Biasio, numerosi spettacoli pomeridiani, aperitivi in musica ed esibizioni serali. Il Festival è un progetto della Città di Torino realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino,in collaborazione con Fondazione Crt e Ogr,  main partner Intesa Sanpaolo e Iren. Sponsor Toyota e Poste Italiane, main media partner Rai, media partner Rai Radio tre e Rai Cultura.

Il concerto inauguralelunedì 23 aprile alle 20.30, al Museo del Cinema (Mole Antonelliana), sarà affidato alla formazione più crossover del festivali viennesi RADIAN, maestri nella contaminazione di sonorità elettroacustiche calate in un linguaggio minimalista e post-rock. Formatisi a Vienna nella metà degli anni Novanta, i Radian hanno assorbito il fervente clima di ricerca della città nel campo della musica elettronica, prima di divenire a loro volta un gruppo influente di quella variegata scena underground. Dopo aver agito nei campi del post-rock e dell’elettronica si sono gradualmente aperti a influenze più ampie, costruendosi una solida reputazione in Europa come eccellente live band e, dal duemila, allargando il proprio raggio d’azione all’America. Proprio negli Stati Uniti trovano nell’etichetta Thrill Jockey di Chicago il giusto partner per veicolare i propri lavori, che impongono la band all’attenzione del pubblico indie. A questa fase appartiene Juxtaposition (2004). Negli ultimi anni le radicali escursioni nell’elettronica lasciano sempre più spazio a composizioni calibrate, dalla tessitura articolata. Le affinità stilistiche dei Radian si possono trovare in gruppi come Tortoise, This Heat, Matmos, o in artisti del calibro di David Sylvian. Il direttore artistico del festival, Giorgio Li Calzi li descrive come: «alieni austriaci in grado di folgorare il pubblico». Il loro ultimo lavoro “On Dark Silent Off” (2016) si caratterizza per un: «certo rigore nell’elaborazione della palette timbrica e nella disposizione geometrica dei suoni» (Aldo De Sanctis, Distorsioni). Il loro live si muove tra tensioni e dinamiche che coprono uno spettro amplissimo: l’estetica radicale continua a evolvere.

Alla scoperta dei misteri delle antiche divinità

Lunedì 23 aprile, alle ore 10:10, il Museo Egizio di Torino – via Accademia delle Scienze 6 – propone la visita guidata Animali o Dei?, un percorso dedicato a grandi e piccini per conoscere le potenti e misteriose divinità faraoniche.

 

Nell’antico Egitto la presenza divina era fortemente percepita e riguardava ogni aspetto dell’esistenza umana: dei e dee potevano rappresentare i fenomeni naturali e quelli sociali e potevano cambiare di volta in volta i loro nomi e attributi.

 

Le piene del Nilo, l’esito di un guerra o di un raccolto abbondante e molte altre attività dipendevano dall’umore degli dei e per chi viveva nelle terre dei faraoni era fondamentale saper riconoscere il loro mutevole aspetto e il loro smisurato potere.

 

Durante il percorso, i ragazzi e i loro genitori potranno visitare le sale del Museo e scoprire  i nomi, le caratteristiche speciali e gli aspetti più curiosi di ogni forza divina venerata, temuta e rispettata dagli antichi abitanti dell’affascinante terra dei faraoni.

 

INFORMAZIONI UTILI

Animali o Dei?

Pubblico: bambini (6-11 anni) accompagnati dai genitori

Data e orari: lunedì 23 aprile 2018, ore 10:10

Prezzo al pubblico: € 5,00 (biglietto di ingresso escluso)

Prenotazione obbligatoria: dal lunedì al venerdì, 8:30 – 19:00; sabato, 9:00 – 13:00.

Telefono: 011 4406903 – mail: info@museitorino.it

Religiosamente Granata

Venerdì 27 aprile dalla ore 18.30 inaugurerà presso gli spazi di Math12 in via Silvio Pellico 12 la mostra dal titolo “Religiosamente Granata – Una maglia per sette artisti” che vedrà come protagonista la storia del Torino Calcio riflessa nelle opere di artisti contemporanei

L’esposizione, curata dalla galleria Paola Meliga di Torino, è stata pensata per celebrare la gloriosa storia del team calcistico, intimamente legata all’identità cittadina. Il tragico evento di Superga, con l’incidente aereo del 4 maggio 1949 che spezzò il sogno del Grande Torino, ebbe nel contempo l’effetto di proiettare quei grandi campioni in una dimensione quasi mitica, consegnandoli all’immortalità e onorandone la memoria con l’appellativo di “Invincibili”. L’omaggio alla squadra avverrà attraverso il lavoro di sette artisti contemporanei torinesi, che esporranno opere grafiche, pittoriche, fotografie e sculture che traggono ispirazione, forza e vitalità dalla passione per la squadra del Torino. Gli artisti aderenti all’iniziativa sono Claudio Bellino, Gianni Bergamin, Massimo Bertoli, Attilio Di Maio, Mario Giammarinaro, Mauro Franco e Luciano Proverbio. Nell’esposizione troverà spazio anche il ricordo delle vicende della squadra giovanile del Torino Calcio cui toccò l’onore e l’onere il 15 Maggio del 1949 di sostituire allo stadio Filadelfia contro il Genova il grande team perito nell’incidente aereo di Superga. Durante l’inaugurazione verrà proiettato il cortometraggio “L’ultimo viaggio del Conte Rosso”, realizzato da Fabiana Antonioli per Filmika, che racconta le storie di quattro giocatori della squadra giovanile del Torino che portarono a termine il campionato degli Invincibili scomparsi nel 1949 a Superga, tra i quali figura Antonio Giammarinaro, zio dell’artista Mario Giammarinaro. La mostra, in programma sino al 13 maggio, verrà inaugurata a un paio di settimane di distanza dalla morte di Sauro Tomà, avvenuta il 10 aprile scorso a Torino, l’unico membro della squadra del Grande Torino (insieme con il secondo portiere Renato Gandolfi) che sopravvisse fortuitamente alla tragedia perché, per seri problemi al menisco, fu costretto a rinunciare alla trasferta aerea a Lisbona. L’esposizione sarà quindi anche un modo per omaggiarlo.

 

Paolo Barosso

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Info mostra:

“Religiosamente Granata “

Math12_SPAZIOTRAVERSALE: Via Silvio Pellico 12 a Torino

dal 27 Aprile 2018 al 13 Maggio 2018

con i seguenti orari: Martedì/Sabato h 15,00.20.00 Domenica 15,00-19,00 –

Lunedì giorno di chiusura.