CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 60

L’omaggio di Torino a Giuseppe Mazzini

Alla scoperta dei monumenti di Torino / Oggi il plumbeo monumento si erge fiero in mezzo a quella che è diventata una delle piazzette pedonali della città più “bazzicate” dai giovani, che hanno fatto della maestosa scultura e dei gradoni perimetrali del suo basamento, uno spontaneo ed appartato punto di ritrovo

 

Collocato in via Andrea Doria, angolo via Dei Mille, precisamente sullo spiazzo di confluenza tra le due vie, Giuseppe Mazzini viene raffigurato in una scultura bronzea, seduto in atteggiamento pensoso, avente una mano poggiata a sostenere il capo e l’altra su un pastrano adagiato sulle gambe. Il piedistallo lapideo è ornato da simboli della classicità rappresentati superiormente da due tripodi, collocati ai lati della statua e inferiormente, da pannelli bronzei disposti in sequenza. Nel pannello centrale è rappresentata la lupa capitolina nell’atto di allattare i gemelli, in riferimento alla Repubblica Romana, mentre sui restanti prospetti figurano corone di lauro che circondano i nomi dei principali sostenitori di Mazzini. Il sottostante basamento presenta, anteriormente, dei gradini simmetrici in ascesa verso la scultura. Nato a Genova il 22 giugno 1805 (quando Genova era ancora parte della Repubblica Ligure annessa al Primo Impero Francese), Mazzini è stato un patriota, uomo politico, filosofo e giurista italiano. Costituì a Marsiglia nel 1831 la Giovine Italia, fondata sui principi di “Dio e popolo” e “pensieri e azioni” volti a promuovere l’indipendenza della penisola dagli stati stranieri e la costituzione dell’Italia fondata sui principi della repubblica. Anche se osteggiato dal protrarsi dell’esilio forzato e dai contrasti in patria con la ragione di stato (promossa da Camillo Benso Conte di Cavour e da Giuseppe Garibaldi), Mazzini perpetuò il suo impegno politico che contribuì in maniera decisiva alla nascita dello Stato Unitario Italiano.

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Nello stato riunificato risiedette nell’ultimo decennio della sua vita come “esule di patria”, sotto falso nome; morì a Pisa il 10 marzo del 1872. In Torino come in altre numerose città della nazione, quale atto di riconoscimento al suo impegno, fu eseguito postumo il monumento in suo onore. Per quanto riguarda la città di Torino, nell’intenso programma delle manifestazioni svolte nella città per il giubileo dell’Unità d’Italia, nel 1911, venne istituito un apposito Comitato per erigere un monumento in memoria di Giuseppe Mazzini, distintosi come uno dei principali rappresentanti del Risorgimento italiano. L’iniziativa, promossa dalla Sezione Repubblicana Torinese, sorse in concomitanza alla ricorrenza del quarantesimo anniversario dal decesso del patriota genovese, di cui erano in corso i preparativi per le celebrazioni. Il Comitato sottopose all’Amministrazione comunale la domanda di aderire all’iniziativa ma la proposta venne osteggiata in quanto, si affermava, fosse avanzata da un gruppo partitico; per non pregiudicare l’esito della richiesta venne costituito un nuovo Comitato dichiarante l’estraneità ad ogni questione politica. Nel 1913 l’istanza di questo nuovo Comitato venne favorevolmente accolta dal Consiglio Comunale. Assunse l’incarico per l’ideazione del complesso scultoreo, Luigi Belli, docente presso la regia Accademia Albertina di Belle Arti ed esecutore di significative opere nella città. Belli accettò l’incarico senza richiedere alcun compenso per la sua attività (consapevole forse che sarebbe anche stata la sua ultima opera data l’avanzata età) ma domandò unicamente il rimborso per le spese sostenute nella realizzazione della proposta.

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Nonostante la rinuncia dell’artista, il bozzetto dell’opera venne approvato stimando un importo considerevolmente superiore a quello stabilito per l’esecuzione del monumento, quindi per arginare i limiti economici incorsi, l’Amministrazione concesse una agevolazione per il pagamento del dazio sui materiali, contrattò con il Ministro della Guerra in Roma per l’acquisizione del bronzo necessario ad un prezzo agevolato, mentre il Comitato promosse una pubblica sottoscrizione presso municipi, istituti civili e militari nazionali. Successivamente i modelli in creta a scala reale della statua e di un altorilievo, furono inviati alla fonderia scelta dal Belli, con sede presso Milano, per eseguirne la fusione in bronzo; la statua bronzea ed il relativo modello in gesso, vennero recapitati a Torino, su un carro ferroviario atto al trasporto speciale, l’11 maggio 1917. Il complesso scultoreo fu posto in opera, nonostante fosse privo dell’altorilievo rappresentante la “Libertà” (non consegnata forse a causa di un compenso non corrisposto dal Comitato), figurando ugualmente come un altare alla repubblicana libertà. L’inaugurazione della scultura commemorativa dedicata a Mazzini si svolse il 22 luglio 1917. La cerimonia del monumento si celebrò in presenza di autorità nazionali e cittadine, in una città dall’atmosfera poco festosa a causa della popolazione mobilitata sui fronti della Prima Guerra Mondiale. Oggi il plumbeo monumento si erge fiero in mezzo a quella che è diventata una delle piazzette pedonali della città più “bazzicate” dai giovani, che hanno fatto della maestosa scultura e dei gradoni perimetrali del suo basamento, uno spontaneo ed appartato punto di ritrovo.

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(Foto: www.museo.torino.it)

Simona Pili Stella

Leggere è più bello nel “Bosco dei Pensieri”

Proseguono nel “Villaggio Narrante” della “Fondazione E. di Mirafiore” le “Passeggiate Letterarie nel Bosco dei Pensieri”

Lunedì 23 giugno / Giovedì 26 giugno

Serralunga d’Alba (Cuneo)

Dopo l’entusiasmante “puntata” con le “Lezioni Filosofiche” di Matteo Saudino (docente e ideatore del popolare canale YouTube “BarbaSophia”), le “Passeggiate Letterarie nel Bosco dei Pensieri”, organizzate a Serralunga d’Alba, nel cuore delle Langhe del Barolo, dalla “Fondazione E. di Mirafiore” – ormai quindicenne genialata di quell’Oscar Farinetti che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo – proseguono con l’incontro di tre scrittori di indubbia fama e, sicuramente, fra i più interessanti ed apprezzati nell’ambito dell’attuale panorama letterario italiano. E non solo. Al centro dei vari appuntamenti “il confronto – precisano gli organizzatori – con il presente, le sue contraddizioni economiche e le ferite ancora aperte della memoria personale e collettiva”.

Due, quelli attesi per lunedì 23 giugno (ore 18,30), sotto i protettivi alberi del “Bosco dei Pensieri” (che bel nome!). “Economia” e “Disuguaglianze sociali” al centro del vis à vis. I nomi: Aldo Cazzullo e Annalisa Bruchi. Giornalisti di fama, noti al più vasto pubblico, l’albese Cazzullo (scrittore, inviato e editorialista del “Corriere della Sera”, noto anche per i suoi saggi e programmi televisivi a tema storico) e la senese della “Contrada della Giraffa”, Annalisa Bruchi (giornalista televisiva, protagonista di numerose “conduzioni”, l’ultima, dal 2020, su Rai2 e poi su Rai3, il programma d’informazione “Re Start”) si confronteranno mettendo al centro del loro interloquire un’indagine appassionata e serrata sull’Italia dei contrasti economici, senza limitarsi a raccontare il dato di fatto, le tristi realtà a tutti già fin troppo note, ma interrogandosi sulle responsabilità individuali e, soprattutto, sulle “vincenti” (quali secondo loro?) scelte politiche e sulle possibili visioni per un futuro che tutti ci aspettiamo più equo e generoso di speranze. A loro le parole, partendo dal recente libro della Bruchi “Ricchi o poveri”, edito da “Rai Libri”. Il pubblico li ascolterà in religioso silenzio, ma potrà pure intervenire in modo consenziente o vivace e battere e controbattere. Bel duello!

Giovedì 26 giugno (sempre a partire dalle 18,30), sarà invece l’occasione per immergersi nella “narrazione intensa e stratificata”  dello scrittore milanese (il suo “odio – amore” per il capoluogo meneghino, il tema ricorrente di diversi suoi romanzi) Andrea De Carlo, che nel “Villaggio Narrante” presenterà al pubblico il suo nuovo romanzo “La geografia del danno” edito da “La Nave di Teseo”. Fra gli scrittori italiani più amati e di lungo corso, in questa suo ultimo libro De Carlo “si scava” dentro, nel cuore e nella memoria, facendo emergere, con equilibrata armonia linguistica e poetica, vicende personali e famigliari realmente accadute e veleggianti fra Italia e Cile (la nonna paterna, Doralice, era cilena ed era stata attrice), “fra immagini d’epoca, storie di emigrazione e rivelazioni inattese”: una storia che racconta i forti legami dello scrittore con il Cile e il Sud America, più in generale, attraversando il Novecento, parlando di identità, radici, conflitti e “svelando come il dolore e la bellezza siano spesso geografie intrecciate ed inseparabili”.

Entrambi gli incontri seguiranno il format ormai consolidato e amato delle “Passeggiate Letterarie”: una camminata tra i sentieri del “Bosco dei Pensieri”, la lettura condivisa di alcuni brani tratti dai libri e, infine, il dialogo dal vivo con gli autori, in un contesto informale e coinvolgente che mette al centro l’esperienza del pensiero e della parola condivisa.

In caso di maltempo, l’iniziativa si svolgerà all’interno delle “cantine storiche” di Fontanafredda.
La partecipazione è gratuita, ma con prenotazione  obbligatoria sul sito: www.fondazionemirafiore.it

GM

Nelle foto: Aldo Cazzullo, Annalisa Bruschi e Andrea De Carlo 

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: 2 luglio 1975, muore Valdo Fusi – Grande Stevens e le Br – Il libro di Pezzini tra mare e monti liguri – Lettere

2 luglio 1975, muore Valdo Fusi
Ero commissario agli esami di Maturità il 2 luglio 1975, isolato dal mondo per molte ore, come si addiceva ad un esame con un minimo di residua  serietà. La notizia della morte, tramite un bidello, riuscì a filtrare e a raggiungermi. Ne rimasi sconvolto. Avevo visto Valdo il 29 giugno  per il mio onomastico che andammo a festeggiare alla allora celebre  “Capannina”. Doveva non stare già bene perché si limitò ad assaggiare una forchettata rubandola dal mio piatto, anche se la sua conversazione  fu come sempre molto effervescente, un vero scintillio di parole e di ragionamenti. Era l’uomo libero di sempre, non certo allineato al nascente conformismo delle Giunte rosse. Anche di questo parlammo senza il paraocchi che alcuni avevano già subito adottato. Uscito dal liceo, mi misi subito in movimento per sentire la moglie Edoarda e soprattutto per avvisare i dirigenti del Centro “Pannunzio“.
Gli auguri di Fusi a Quaglieni

 

Fusi aveva appena vinto la sua più importante battaglia pannunziana per la Mostra leonardesca che si sarebbe tenuta in autunno alla Biblioteca Reale, malgrado i dinieghi arroganti  del direttore Dondi e le esitazioni del neo ministro Spadolini che venne ad inaugurare l’esposizione , ma si rifiutò di dire una parola sull’on. Fusi, mancato da pochi mesi. A ricordare Valdo ci pensò il sindaco Novelli che in pochi giorni  gli dedicò un piazzale, destinato a diventare tristemente un   parcheggio ,anche contro il parere dei comunisti che non volevano avallare l’idea di Novelli. Andai ai funerali ad Isola d’Asti con Mario Bonfantini, il francesista allora presidente del Centro “Pannunzio”.La commozione era superiore al caldo intollerabile . Si tenne un funerale non adeguato a Valdo per gli interventi superficiali pronunciati dai preti e dagli oratori. L’unico all’altezza fu l’avvocato Gianni Oberto Presidente uscente della Regione Piemonte. Al cimitero Silvio Geuna si esibì in un saluto improvvisato e poco felice. Chi aveva il cuore in tempesta per la morte improvvisa di Valdo, non parlò, ma pianse.
In tutti questi 50 anni non sono stati molti coloro che hanno ricordato Fusi, cogliendone l’importanza di resistente, di avvocato, di politico, di scrittore , di amante di Torino. Il 10 luglio alle ore 11 nella Sala Rossa del Comune, verrà solennemente ricordato. In autunno la Città Metropolitana ha patrocinato delle letture per le scuole di “Fiori Rossi al Martinetto” di Fusi.  Carla Gatti e’ la vera e nobile  “vestale” del culto e del ricordo di Fusi, il cui archivio è conservato presso la Biblioteca “ Giuseppe Grosso” della Città Metropolitana. Grosso, Fusi , Guglielminetti furono  alcuni dei grandi torinesi della  seconda metà del secolo scorso.
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Grande Stevens e le Br
Certamente il compianto avvocato Franzo Grande Stevens fu coraggioso nell’ accettare la difesa d’ufficio dei brigatisti rossi al primo processo contro di loro presieduto da Guido Barbaro. Il presidente dell’Ordine degli avvocati Fulvio Croce pagò con la vita la difesa di Curcio e dei suoi compagni che ritenevano di non essere processabili perché si ritenevano prigionieri politici. In quel contesto Grande Stevens esordi’ con quella che Guido Barbaro, che presiedeva la Corte d’Assise giudicante, definì tanti anni dopo in un colloquio confidenziale con me una “genialità” che gli creò ulteriori difficoltà nell’affrontare il processo. Grande Stevens infatti sollevò un’eccezione di costituzionalità dell’articolo 130 del Codice di procedura penale che imponeva l’obbligatorietà della difesa tecnica anche degli imputati che la rifiutassero.
Poteva essere un modo  per bloccare il processo, mi disse Barbaro. Infatti la Corte giudicò  manifestamente infondata l’eccezione di costituzionalità avanzata da Grande Stevens. Aderire a quella proposta poteva – mi confido ‘Barbaro – fare  involontariamente il gioco dei brigatisti. Più duro ancora fu il mio amico Attilio Rossi, fresco magistrato di Cassazione che aveva decapitato il super partito degli affari a Torino nel 1972. Barbaro mi aggiunse che lui aveva bisogno di poter procedere spedito tra mille difficoltà ,senza dover affrontare quello che secondo lui era un cavillo.Egli aveva persino accettato che gli imputati non si alzassero all’ingresso in Aula della Corte dicendo: ”State comodi”. Diversamente poteva considerarsi un reiterato oltraggio alla Corte. È Guido Barbaro che va onorato per la fermezza coraggiosa che dimostrò non solo in quel processo, manifestando la stessa tempra di Francesco Coco, Procuratore Generale di Genova ucciso dai brigatisti rossi poco tempo prima.
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Il libro di Pezzini tra mare e monti liguri
Stefano Pezzini è stato uno dei più importanti giornalisti liguri de “La Stampa” ed è un intellettuale impegnato sul terreno civile; ha presieduto tra l’altro “Fischia il vento”, fondato da Romano Strizioli a cui è succeduto come presidente. Non sempre le nostre idee politiche collimano, ma tutti e due riteniamo che il libero confronto sia il sale della democrazia. Pezzini è anche un gastronomo d’eccellenza, un grande esperto di quella che Veronelli definiva la “cultura del cibo”; è un novello Mario Soldati che viaggia nella sua Liguria alla ricerca di cibi genuini e di vini sinceri, come diceva Mario. Va segnalato il suo nuovo libro “Sull’onda del gusto ligure” ed. Marco Sabatelli.
Esso contiene anche  le ricette di Lara e Claudio Pasquarelli del famoso e stellato  ristorante “Da Claudio“ di Bergeggi a cui conferii in passato  il premio di alta gastronomia “Mario Soldati”. Il libro è come uno scrigno che contiene la storia, la cultura, il cibo della Liguria, andando oltre al consumismo becero dei bagnanti stagionali che devono fermarsi ai ristoranti che in tre mesi devono guadagnare per l’intero anno. La Liguria ha una lunga tradizione di cucina di terra e di montagna  pensiamo alla “cucina bianca” di Briga italiana e francese). E poi i vini: dal Rossese alla Granaccia, dal Pigato al Vermentino, per non parlare dell’olio che ha una storia relativamente recente in Liguria  narrata con dovizia di particolari storici da Pezzini, che è soprattutto un uomo colto come Soldati. Nella mia biblioteca, a fianco dell’ormai classico libro del medico – umanista Roberto Pirino, presidente dell’Accademia della Cucina Italiana del Ponente Ligure “I tesori di Albenga -Olio, vino e ortaggi“ De Ferrari editore , troverà posto il volume di Pezzini con cui ho collaborato anche durante il Premio “Albingaunum” ucciso da un certo provincialismo grossolano  che non ha studiato il latino e forse neppure l’italiano.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Premio Strega
Il premio Strega Saggistica esordisce molto male, premiando con 22 voti su 55 (giuria spaccata e senza maggioranza) Anna Foa che sputa  con malanimo sinistro su Israele e tradisce l’ebraismo.  Salvatore Piacenza
libri
Cosa vuole pretendere dal Premio Strega, una kermesse mondana da sempre che adesso fa anche puntate in paesini come Cervo Ligure  all’insegna del più provinciale spettacolino estivo? Scurati ottenne lo Strega, può anche averlo Foa. Se penso al mio precettore prof. Salvatore Foa mi vengono i brividi.
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Brandone, finalmente un articolo sul giornale
Il prof .Giorgino  Brandone è  stato mio modesto e dimenticato insegnante in una scuola torinese prima di diventare preside in una scuola professionale o tecnica, non ricordo esattamente. Adesso ha avuto, ormai in pensione, il battesimo della notorietà con tanto di foto perché la ASL gli fatto due esami radiografici in due sedi diverse e il prof. si è rivolto al giornale per protestare. Un episodio davvero curioso.   G.N.
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Una storia davvero incredibile che non meritava una pagina di giornale. Quel professore non ha mai avuto notorietà culturale e in fondo è giusto che oggi in pensione si parli di lui sia pure per i suoi problemi di salute. Non è certo il famoso cestista domenicano, anche se ne porta il cognome. Forse sono parenti?
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Metalmeccanici in tangenziale
E’ veramente scandaloso chi solidarizza con i metalmeccanici che a Bologna hanno bloccato la tangenziale, provocando la paralisi del traffico e un grave danno ai cittadini. Queste violazioni della legge della convivenza civile  vanno represse. E chi scrive che si lede il diritto di sciopero se si perseguono degli  evidenti reati, non è in buona fede.  A. De Reregibus Biella
Sono d’accordo con Lei. La protesta non può mai ledere i diritti altrui. Bloccare la tangenziale può anche significare  bloccare una ambulanza. I tempi di un sindacalismo violento sono finiti. Io ricordo nel 1970 che un treno da Roma in arrivo a Torino dopo un viaggio notturno  venne bloccato da attivisti che si erano distesi sui binari nei pressi di Villanova d’ Asti. Restammo fermi ore in aperta campagna. Sul treno viaggiava l’ex presidente del Consiglio senatore Pella che venne prelevato tardivamente da un’auto inviata dal prefetto. Mi offrì un passaggio molto gentilmente ed arrivammo a Torino alle 11,30. Il treno avrebbe dovuto essere a Porta Nuova alle 8.  Per decine di anni queste violenze sono state tollerate. Finalmente adesso esse vengono considerate reati. Anche il socialista rivoluzionario Mussolini si stendeva sui binari delle tradotte che portavano i soldati che nel 1911 si dovevano imbarcare per la Libia. Quelle proteste e quegli scioperi ripresi dopo la grande guerra nel Biennio rosso portarono per reazione al fascismo. La storia a volte è bizzarra, ma il grigio prof. Revelli è arroccato sulle sue ideologie dogmatiche e non capisce la realtà, ritenendo leso il diritto di sciopero.

Rock Jazz e dintorni a Torino: Zucchero e Flowers Festival

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Lunedì. Allo Ziggy suonano gli Earth Crisis+ Caged.

Martedì. Per San Giovanni Santo Patrono di Torino dalle 21 in Piazza Vittorio, “Torino is Fantastic”, kermesse con : Mahmood, Tananai, Alessandra Amoroso, Annalisa, Noemi, Antonello Venditti, Gianna Nannini, Il Volo e i finalisti di Amici. Ospite Shaggy. A seguire il consueto spettacolo pirotecnico alle 23.30. Presenta la serata Gerry Scotti. All’ OST Barriera suona Chiara Ariagno Quartet.

Mercoledì. Inizia la decima edizione del Flowers Festival nel parco della Certosa di Collegno con l’esibizione di Willie Peyote preceduto da Anna Castiglia. Al Blah Blah si esibiscono i Rondò della Forca. All’Osteria Rabezzana suona il trio di Federico Bratovich. Al One Torino è di scena rap al femminile con Anna Pepe.

Giovedì. Allo Stadio Olimpico arriva Zucchero. Per Flowers Festival si esibiscono gli Eugenio In Via Di Gioia. Al Blah Blah suonano gli Exira + Tuan Davi.

Venerdì. Al Blah Blah è di scena Daniele Guerini. Per Flowers Festival suonano Franco 126 + Joan Thiele. Per Evergreenfest al parco della Tesoriera si esibiscono Mael e Casadilego. Al Circolino suonano i Bongclouds.

Sabato. Per Flowers Festival a Collegno sono di scena Bandabardò + I Patagarri. Al Blah Blah si esibisce Margarita Witch Cult.

Pier Luigi Fuggetta

Ho 50 anni e allora? Carlo Griseri contro l’age shaming nel cinema

Ieri pomeriggio nell’elegante e raccolta cornice della sala Musica del Circolo dei Lettori, si è tenuta la presentazione del nuovo libro del critico cinematografico Carlo GriseriHo 50 anni e allora? 5 dive contro l’age shaming, edito da Bietti Edizioni. A dialogare con l’autore, il critico del Corriere della Sera Fabrizio Dividi, per un incontro che è andato ben oltre la classica presentazione editoriale: è stato un vero momento di confronto sul ruolo dell’età e delle donne nel cinema.

Griseri non è nuovo all’indagine sul ruolo delle donne nel mondo del cinema. Con il volume precedente Ritratte. Storie di donne che hanno scelto il cinema, aveva già tracciato una galleria di 10 registe che hanno saputo ritagliarsi un posto in un mondo prevalentemente maschile. Ho 50 anni e allora? è il naturale proseguimento di quel lavoro: se nel primo libro erano le donne dietro la macchina da presa a essere protagoniste, ora lo sono cinque attrici internazionali che, giunte alla soglia dei cinquant’anni e ben oltre, rifiutano di scomparire o di farsi pilotare dalle regole della società e dell’industria dello spettacoloche per anni hanno imposto alle donne una data di scadenza sullo schermo.

Griseri è partito condividendo una riflessione personale che ha accompagnato il suo percorso nella stesura di questi due libri: «nel mio lavoro di giornalista di cinema cerco di dare il mio contributo nel tenere viva l’attenzione sulle discriminazioni di genere in questo campo. Cerco di adottare una prospettiva femminista, pur consapevole che, quando un uomo si definisce tale, può essere guardato con sospetto: da un lato rischia di sembrare un tentativo di captatio benevolentiae, per cercare il facile consenso dalle donne, dall’altro alcune femministe potrebbero obiettare che non spetta a un uomo attribuirsi questa etichetta, ma piuttosto dimostrarlo nei fatti e lasciare che siano le donne a riconoscerlo.» È con questi presupposti che nasce il libro e dall’esigenza di rispondere a una domanda tanto semplice quanto urgente: “perché la durata della carriera delle attrici tende a essere più breve di quella dei colleghi uomini?

Griseri ha raccontato come per anni il mondo del cinema abbia imposto alle attrici una narrazione rigida: bellezza, giovinezza, seduzione tutto il resto – gravidanze, il passare del tempo, le rughe – andava rimosso, perché considerati “difetti” da dissimulare. Passata una certa età le attrici venivano spesso relegate a ruoli marginali, o scomparivano dal set.

Una cultura, quella dell’age shaming, che ha colpito in modo sistemico le donne, in un’industria che invece ha sempre concesso agli uomini di “invecchiare bene” sullo schermo. Basti pensare, ha ricordato Griseri, a star come Ava Gardner che confessava di invidiare Greta Garbo per essersi ritirata prima di perdere la bellezza, o Gloria Swanson che, a cinquant’anni, veniva già chiamata “nonna” a Hollywood. E senza andare troppo lontano nel tempo Meryl Streep, a Cannes 2024, ha rivelato che all’inizio della carriera credeva che, una volta madre e trentacinquenne, avrebbe dovuto dire addio ai ruoli importanti. Una paura che molte colleghe hanno vissuto.

Griseri ha sottolineato come oggi qualcosa stia cambiando: il pubblico è più consapevole, i ruoli iniziano ad ampliarsi, e le attrici mature non sono più invisibili. A dimostrazione di questo al centro del libro ci sono cinque attrici esemplari per aver rotto questo anacronistico modello e che rappresentano alcune risposte possibili allo stereotipo dell’“attrice bella e basta”: Julia Roberts, Jennifer Connelly, Nicole Kidman, Penélope Cruz e Cate Blanchett. Donne che, superati i 50 anni, hanno scelto ruoli complessi, insoliti e a volte anche scomodi e controversi.

Griseri non si limita a celebrarle, ma per ognuna individua un filmchiave in cui la loro interpretazione riesce a spezzare il cliché della donna decorativa, mettendo in luce maturità, profondità e talento oltre l’estetica. Tra tutte, forse è proprio Cate Blanchett a incarnare con maggiore evidenza il superamento dello stereotipo della “bella attrice”: non solo per la potenza di un ruolo come quello di TÁR, ma per la sua capacità trasformista che l’ha sempre portata a esplorare ogni angolo dell’identità umana, ben oltre l’apparenza.

Un esempio perfetto arriva già nel 2003, quando interpreta un doppio ruolo in Coffee and Cigarettes di Jim Jarmusch. Appare sia nei panni di sé stessa sia in quelli di una cugina rockettara, sfacciata e vagamente invidiosa. Fu lei stessa a inventarsi quel secondo personaggio – “con un seno più abbondante, voce più roca, tacchi e atteggiamento da outsider”, raccontò Jarmusch. Quando Bill Murray vide il film, chiese: «Cate è brava, ma l’altra chi è?». Era sempre lei, ma talmente immersa nel ruolo da diventare irriconoscibile.

La stessa versatilità emerge con forza in Manifesto (2015), video-installazione poi trasformata in film, dove interpreta tredici personaggi diversi che recitano altrettanti manifesti artistici. Un esercizio estremo di identità fluida: è sempre Cate, ma ogni volta è “altra”.

E come dimenticare il suo Bob Dylan in Io non sono qui di Todd Haynes (2007)? Scelta tra cinque uomini, è l’unica donna chiamata a incarnare il mito musicale. Alta, androgina, magnetica: “Era una richiesta così folle che non potevo dire di no”, raccontò Blanchett, che già ai tempi della scuola si era abituata a interpretare ruoli maschili, frequentando un liceo femminile.

Al centro di tutto, per lei, resta la dedizione assoluta alla recitazione, vissuta come un mezzo per indagare l’essere umano, non un’occasione per esibire fascino o perfezione. “Di che sesso sia il personaggio, non mi è mai importato. Mi interessa raccontare l’essere umano”, ha dichiarato.

In sala si è respirata la sensazione di un dibattito aperto con un pubblico partecipe e curioso che non ha esitato a porre domande, condividere riflessioni. Griseri, non solo ha sviscerato le ambiguità e le resistenze del sistema grazie alla sapienza delle domande poste da Dividi, ma ha offerto storie emblematiche di donne che hanno cambiato le regole dimostrando che il cambiamento è già in corso ed è necessario spianarne la strada. Ho 50 anni e allora? non è solo un libro sulle attrici mature: è un manifesto contro la cultura dell’età come limite, una richiesta di pari dignità narrativa e visiva per le donne dentro e fuori dal grande schermo. Un incontro intenso, partecipato, che ha messo a fuoco un messaggio chiaro: non è l’età a decidere il valore di un’attrice. È il talento.

GIULIANA PRESTIPINO 

In copertina foto di Elisabeth Armand

“Cinema in corte” a Chieri

Dal 23 giugno un’estate di proiezioni all’aperto nel cortile del Palazzo Comunale di Chieri

 

“Cinema in corte”, ovvero un’estate di proiezioni cinematografiche all’aperto nel cortile del Palazzo Comunale (via Palazzo di Città, 10), a partire da lunedì 23 giugno, in collaborazione con il Cinema Splendor di Chieri.

            Si inizia con “Follemente” di Paolo Genovese con Edoardo Leo, Pilar Fogliati ed Emanuela Fanelli.

Orario delle proiezioni: 21.30.

Il costo del biglietto è di € 7,00 (ridotto per minori e over 60: € 5,50).

Per i film italiani ed europei il costo del biglietto è di € 3,50 per tutti.

Biglietti multipli: € 21,00 per 4 ingressi; € 33,00 per 7 ingressi.

In caso di maltempo le proiezioni si  effettueranno al Cinema Splendor.

Il programma può essere consultato sui siti www.comune.chieri.to.it e www.cinema-splendor.it e sui social del Comune di Chieri.

Dichiara l’assessore alla Cultura Antonella GIORDANO: «Quest’anno il cortile del nostro Palazzo Comunale torna ad ospitare l’arena cinematografica con un programma ricco, vario e di qualità. Film adatti a tutti i gusti, dalle famiglie ai cinefili che apprezzano il cinema d’autore. Un cartellone così ampio per numero di serate rappresenta un unicum nel nostro territorio, a conferma dell’impegno dell’amministrazione comunale a sostegno di ogni forma d’arte. Infatti, sono previste anche serate con spettacoli teatrali di vario genere».

 

Da non perdere anche alcuni appuntamenti speciali. Ad esempio, mercoledì 25 giugno sarà proposto il capolavoro di Yasujirō Ozu “Viaggio a Tokyo” (Giappone, 1953), nella versione restaurata (la serata è organizzata da Distretto Cinema in collaborazione con la Fondazione Nocentini e l’Associazione Interculturale Italia – Giappone Sakura). Venerdì 27 giugno ci sarà l’anteprima di “La famiglia Leroy” di Florent Bernard con Charlotte Gainsbourg. Giovedì 3 luglio sarà la volta de “Le colline del mare” (2021), film documentario di Andrea Icardi, che ricostruisce sotto diversi aspetti il territorio da Montezemolo a Santo Stefano Belbo, dove sono ambientati alcuni dei più importanti romanzi del ‘900. Giovedì 24 luglio, in collaborazione con Piemonte Movie, saranno proposti prima “Domenica sera”, cortometraggio diretto da Matteo Tortone, vincitore di un David di Donatello, che vede come produttore e montatore il chierese Enrico Giovannone; quindi, a seguire “Italo Calvino nelle città” di Davide Ferrario, con Valerio Mastandrea e Violante Placido, un documentario che racconta le città invisibili e quelle visibili di Calvino.

Questi gli altri  film in calendario nel primo mese di proiezioni: “Milarepa” di Louis Nero con Harvey Keitel e Franco Nero (24 giugno); “Elio” (animazione, 26 giugno); “A complete unknown” ovvero Bob Dylan interpretato da Timothée Chalamet (28 giugno), “Le assaggiatrici” di Silvio Soldini tratto dal romanzo di Rosella Postorino (29 giugno); “Conclave” con Ralph Fiennes (30 giugno); il ritorno alla regia di Maurizio Nichetti con “Amichemai” (1 luglio); “Napoli New York” di Gabriele Salvatores con Pierfrancesco Favino (2 luglio); “Dragon Trainer” di  Dean DeBlois (4 luglio); “Diamanti” di Ferzan Ozpetek con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca e Stefano Accorsi (5 luglio); l’ultimo capitolo della saga di Bridget Jones  “Un amore di ragazzo” con Renée Zellweger, Chiwetel Ejiofor e Hugh Grant (15 luglio); “Lilo & Stitch” (16 luglio); “Lee Miller” con Kate Winslet (22 luglio) ed “Il robot selvaggio” (animazione, 23 luglio).

Nomi capovolti e giallo limone

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

Fin dal lontano 1954 i fratelli Amos e Dan Heilicher fecero nascere dal nulla a Minneapolis una realtà musicale che nel giro di meno di 15 anni sfornò materiale molto interessante nei più diversi generi e stili. Qui come sempre prenderemo in esame il solo versante surf, garage e psychedelic rock, ma in ogni caso l’etichetta “Soma [Records]” coprì anche jazz, country e folk.

Prima del versante musicale, i fratelli Heilicher si erano mossi nel settore della distribuzione di jukebox, flippers e macchinette distributrici di sigarette. Amos era la “mente” e Dan era il “braccio”, o per meglio dire colui che metteva in pratica le “illuminazioni” di Amos, dal cui nome (capovolto) derivò la denominazione stessa dell’etichetta che qui esaminiamo.

L’assetto grafico era piuttosto spartano, impostato solitamente nei toni del giallo limone con le lettere s-o-m-a in quadrati disallineati, con indicazioni abbastanza scarne; si rileva specialmente la costante assenza dei nomi degli studi di registrazione e presa di suono, ossia “Kay Bank [Recording Corp.]”, che era l’”hub” principale.

L’attività di “Soma Records” proseguì speditamente fino al 1967 circa, allorquando la compagnia fu rilevata da Pickwick Records [Pickwick International].

Qui di seguito si elencano i soli 45 giri Soma di rock strumentale, surf, garage e psychedelic rock di interesse per la rubrica:

  THE TITANS  “The Noplace Special / Reveille Rock”  (1411)  [1963];

  LOU RIEGERT AND THE TROOPS  “Baby What You Want Me To Do / Gary’s Tune”  (1421) [1964];

  THE GESTURES  “Run, Run, Run / It Seems To Me”  (1417)  [1964];

  THE MULESKINNERS  “Wolfman / Everglades”  (1418)  [1964];

  FRANK MARTINEZ AND THE PHAROMEN  “Jeanette / Love Has Its Ways”  (1419)  [1964];

  THE CHANCELLORS  “Little Latin Lupe Lu / Yo! Yo!”  (1421)  [1964];

  THE RADIANTS  “Special Girl / I Ain’t Got No Home”  (1422)  [1964];

  DICK DUNKIRK AND THE STRANGERS  “You Can’t Lie To A Liar / Don’t You Believe Them”  (S-1424)  [1964]; 

  THE CORVETS  “You Don’t Want Me / Want To Be Happy”  (1425)  [1964];

  THE GESTURES  “Don’t Mess Around / Candlelight”  (1426)  [1965];

  THE MESSENGERS  “My Baby / I’ve Seen You Around”  (1427)  [1965];

  THE FOUR WHEELS  “Central High Playmate / Cold 45”  (1428)  [1965];

  THE EMBERMEN  “Fat Girl / Karen”  (1429)  [1965];

  THE DEL COUNTS  “Let The Good Times Roll / Bird Dog”  (1430)  [1965];

  THE CASTAWAYS  “Liar, Liar / Sam”  (1433)  [1965];

  THE CHANCELLORS  “So Fine / I’m A Man”  (1435)  [1965];

  THE HIGH SPIRITS  “(Turn On Your) Love Light / Tossin’ And Turnin’”  (1436)  [1965];

  THE SHADES  “Please, Please, Please / Summer’s Here”  (1437)  [1965];

  THE TORRES  “I’ve Had It / Ride On”  (1438)  [1965];

  THE BOYS NEXT DOOR  “Why Be Proud / Suddenly She Was Gone”  (1439)  [1965];

  JIMMY KAYE & THE COACHMEN  “Gloria / Debbie”  (1441)  [1965];

  THE CASTAWAYS  “Goodbye Babe / A Man’s Gotta Be A Man”  (1442)  [1965];

  THE HIGH SPIRITS  “I Believe / Bright Lights, Big City”  (1446)  [1965/66];

  DENNY DALE AND THE HONEYMOONS  “Mr. Moon / Why Did You Leave Me”  (1447) [1965];

  THE FABULOUS RUMBLES  “I’ll Be Gone / The Echoing Past”  (1448)  [1966];

  THE UNDERBEATS  “Book Of Love / Darling Lorraine”  (1449)  [1966];

  THE UNBELIEVABLE UGLIES  “Keep Her Satisfied / Grand Central Station”  (1451)  [1966];

  THE DEACONS  “Empty Heart / Problems About Baby”  (S 1452)  [1966];    

  THE HALF DOZEN  “Heat Wave / The Angels Listened In”  (1453)  [1966];

  SIR WINSTON AND THE COMMONS  “Come Back Again / We’re Gonna Love”  (1454) [1966];

  IDLE FEW  “Another World / Farmer John”  (1457)  [1966];

  THE GAMINS  “Ridin’ High / Freeway”  (1459)  [1966];

  THE CASTAWAYS  “Girl In Love / Should Happen To Me”  (1461)  [1966];

  THE DEL COUNTS  “What Is The Reason / With Another Guy”  (1465)  [1966];

  THE SOUNDS LIKE US  “It Was A Very Good Year / The Other Side Of A Record”  (8108) [1967].

Gian Marchisio 

         

Adji Dieye vince Collective per il Castello di Rivoli 

Adji Dieye vince la seconda edizione del Premio d’arte internazionale Collective per il castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea e entra nelle collezioni del museo.

Adji Dieye, nata a  Milano nel 1991, è la vincitrice della seconda edizione del Premio d’arte internazionale Collective per il castello di Rivoli museo di Arte Contemporanea.

Grazie all’acquisto effettuato dai soci di Collective, la sua opera intitolata “Culture lost and learned by Heart , Butterfly “ del 2021 entra a far parte della collezione permanente del museo, in qualità di donazione.

Andro Eradze (Georgia 1993) e Agnes Questionmark (Roma, 1995), sono gli altri due finalisti e finaliste della seconda edizione del premio, la cui prima edizione, tenutasi nel 2023, vide vincitrice la piemontese Alice Visentin di Cirié, nata nel 1993.

Il Premio d’arte Internazionale Collective per il castello di Rivoli è  promosso da Collective, associazione italiana di collezionisti d’arte contemporanea nata nel 2019 per il Castello di Rivoli e ha come obiettivo l’acquisizione e donazione al museo di un’opera realizzata da una o un artista di età inferiore ai 35 anni. Il premio, di 20 mila euro, ha cadenza biennale.

L’artista vincitrice è  stata selezionata da una commissione composta dal Direttore del Castello di Rivoli, Francesco Manacorda, dalla vicedirettrice e capo curatrice Marcella Beccaria e dalla  curatrice Marianna Vecellio, a partire da un’ampia rosa di opere realizzate da artiste e artisti provenienti dall’Italia e internazionali proposti dai Soci di Collective.

La pratica di Adji Dieye si sviluppa nell’intersezione tra immagine, spazi urbani e memoria culturale.  Attraverso l’uso di materiali di archivio o relativi alla pubblicità e all’architettura, l’artista indaga come si formano e trasformano le epistemologie nazionali, interrogando le strutture visive e ideologiche che modellano l’identità collettiva  e il senso di appartenenza ad essa.

L’opera vincitrice intitolata “Culture Lost and Learned by Heart, Butterfly” è  composta da una struttura in ferro su cui è  montato un lungo foglio di seta stampato con frammenti provenienti dall’Archivio Iconografico Nazionale del Senegal e dall’archivio personale dell’artista.

L’opera riflette sui gesti che hanno attraversato e sovvertito gli spazi istituzionali coloniali attraverso un’alternanza di dettagli corporei e architettonici.

Deye invita a  chiedersi quale sia il concetto di archivio se luogo di autorità simbolica più che di conservazione.

“ Il premio a Deye – secondo Marcella Beccaria e Marianna Vecellio- è  il riconoscimento per questa giovane artista di saper guardare al modo in cui le eredità del passato e la memoria influenzino la comprensione del presente in cui viviamo”.

Il direttore Francesco Manacorda ringrazia la vicedirettrice Marcella Beccaria e la curatrice Marianna Vecellio  per aver sviluppato le relazioni con il gruppo di collezionisti Collective.

L’opera vincitrice di Adji Deye sarà  visibile al castello di Rivoli dal 25 settembre prossimo in contemporanea con “Inserzioni”, nuovo programma a cura di Francesco Manacorda.

Mara Martellotta

Elisa Demeo, la più giovane finalista, ha vinto “Incipit Offresi”

 

Dopo 17 tappe in 6 regioni – Piemonte, Campania, Lazio, Lombardia, Liguria, Valle d’Aosta – si è conclusa la decima edizione di Incipit Offresi, il primo talent letterario itinerante per aspiranti scrittori, con la vittoria della 18enne Elisa Demeo di Rivalta (TO), la finalista più giovane, a cui è stato assegnato un premio in denaro di 1.500 euro.

 

Gli altri premi dell’edizione 2025 di Incipit Offresi: la seconda classificata, che ha ricevuto in premio in denaro di 750 euro, è Ludovica Bianchi di Roma. Il Premio Miraggi Editori, costituito da una lampada artistica fatta di libri, è stato assegnato a Daniele Cargnino. Il Premio Pagina 37 alla valdostana Guy Chenal, vincitrice anche del Premio Indice dei Libri del Mese e del Premio Italo Calvino che prevede la partecipazione gratuita al prestigioso premio letterario. Alla vincitrice Elisa Demeo è stato inoltre assegnato il Premio Scuola Holden con un corso di scrittura, il Premio Fondazione Circolo dei lettori e il Premio Golem. Il Premio Leone Verde, infine, a Chiara Forlenza.

 

La finale di Incipit Offresi, in programma ieri giovedì 19 giugno, è stata presentata da Federico Basso, il comico torinese vincitore di LOL – Chi ride è fuori 5 a La Tesoriera di Torino, in occasione dell’Evergreen Fest, con Chiara Pacilli, giornalista e conduttrice tv e Giorgia Goldini, attrice, autrice e comica, accompagnati dalle musiche di Enrico Messina.

 

L’INCIPIT DI ELISA DEMEO

Questa è la strada dei fiori dimenticati. D’estate la percorreva durante le passeggiate di famiglia; i suoi genitori vietavano a lei e ai suoi fratelli di chiamare il sentiero in quel modo, come lo conoscevano gli abitanti del villaggio. Per sua madre era un oltraggio fare o dire qualunque cosa potesse dar segno di abbassamento sociale. Uno dei tanti principi che non aveva mai capito di quel vecchio mondo. Mentre attraversa il sentiero, le pare che niente sia mutato dall’anno precedente: gli alberi verdi si protendono verso il cielo, l’aria permeata da un dolce profumo di fiori, un picchio su un albero, una farfalla volteggiante. Solo lei è cambiata. Solo il resto del mondo si è stravolto, ma quell’angolo di terra è rimasto inviolato dalla violenza del mondo esterno. Dalla guerra. Per quanto il bosco sembri accoglierla in quel mondo sereno e illusorio, lei si sente un’estranea. Un’intrusa. Come si era sempre sentita, finché non aveva incontrato Cristiano.

 

INCIPIT OFFRESI

Il primo talent letterario itinerante dedicato agli aspiranti scrittori quest’anno ha compiuto 10 anni. L’obiettivo non è premiare il romanzo inedito migliore, ma scovare nuovi talenti, promuovere la lettura e valorizzare le biblioteche come luoghi di partecipazione e di promozione culturale. In 9 anni Incipit Offresi ha scoperto 150 nuovi autori, pubblicato oltre 75 libri e coinvolto circa 11mila spettatori l’anno, 30 case editrici e 85 biblioteche nelle 198 tappe (167 organizzate in Piemonte e 31 in altre regioni) per un totale di 10.200 chilometri percorsi.

Incipit Offresi è un format innovativo ideato e promosso dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese, in sinergia con Regione Piemonte e la Città di Settimo Torinese (TO). Si tratta di un vero e proprio talent della scrittura dove in un contesto informale gli attori della filiera del libro possono incontrarsi e avviare nuove collaborazioni, promuovere la pubblicazione di nuovi libri e scoprire nuovi talenti.

Nell’ambito del progetto sono organizzati dei percorsi formativi in collaborazione con la Fondazione Circolo dei lettori e Scuola Holden per i partecipanti al campionato, con l’obiettivo di migliorare la qualità delle opere in concorso in vista della futura pubblicazione e per affinare le competenze creative degli aspiranti scrittori e scrittrici. Tra le novità della decima edizione, la Scuola Holden metterà in palio un corso di scrittura e sarà istituito il Premio Archimedebook, riservato agli under 35, che prevede la pubblicazione di una raccolta di racconti sui temi indicati dall’organizzazione.

 

Incipit Offresi è un’iniziativa ideata e promossa dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese e Regione Piemonte, con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo e la collaborazione di Fondazione Circolo dei lettori, Scuola Holden, Associazione Pagina 37, Emons Edizioni e FUIS – Federazione Unitaria Italiana Scrittori.

 

Il Premio Incipit e il campionato sono dedicati a Eugenio Pintore per la passione e la professionalità con cui ha fatto nascere e curato Incipit Offresi.

CAMERA riceve il Lucie Award 2025 nella categoria “Spotlight!”

Sabato 21 giugno a Ostuni, in Puglia, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia riceverà il Lucie Award 2025 nella categoria Spotlight!

Il premio verrà consegnato in occasione del prestigioso gala dei Lucie Awards 2025, tra gli eventi più attesi e prestigiosi del mondo della fotografia, a cui parteciperanno Emanuele Chieli e Walter Guadagnini, rispettivamente presidente e direttore artistico di CAMERA.

 

L’importante riconoscimento conferma il valore del Centro nel contesto nazionale e internazionale e premia la capacità di rivolgersi a vari pubblici grazie a un ricco palinsesto di iniziative – mostre, incontri, attività educative e workshop – che fa dell’inclusione e dell’ascolto elementi centrali della sua identità e della sua missione culturale.