SOMMARIO: Marrone assessore alla Cultura – Sia reso merito a Giachino – Grazie Bepi
Marrone assessore alla cultura
Chi scrive ha conosciuto tutti gli assessori alla cultura della Regione Piemonte dal 1970 in poi ed ha quindi avuto l’opportunità di aver cumulato una bella esperienza. In molti casi ha collaborato, in altri ha polemizzato con loro. Potrei anche fare citazioni da cui mi astengo. L’unica assessora che non ho mai incontrato è l’ultima che non mi ha mai convocato o ritenuto di almeno conoscermi forse come decano del caravanserraglio dell’associazionismo torinese. Venne ad ascoltarmi ad Alessandria e forse la delusi. Non così è accaduto con Maurizio Marrone che venne almeno due volte a parlare e ad ascoltare al Centro “Pannunzio”. Ed anche di recente sono stato invitato al grattacielo di via Nizza per un utile scambio di opinioni. Fu il primo ad interessarsi fattivamente al ripristino della lapide di Mario Soldati ai Murazzi, sempre oggetto di sfregi e scritte. Leggo le scemenze che vogliono insinuare su di lui per la difesa solidale della famiglia e della vita, anche se nessuno ha osato dire qualcosa di negativo come in passato. Tra l’altro è riuscito a far aprire al pluralismo il Circolo dei lettori, un sancta sanctorum della sinistra radical-chic. Il vasto consenso raccolto dimostra il suo radicamento e il duro lavoro realizzato. Non è stato un assessore ambiguo o inattivo e riuscì a suo tempo a risorgere ad un agguato burocratico che gli impose l’annullamento dell’elezione in Regione. Come Luca Beatrice, lo apprezzo da anni per la sua coerenza e la sua capacità di battersi per le cause in cui crede. Sarà un ottimo assessore alla cultura, un incarico che i politici non amano perché avaro di voti. Che di aria nuova ci fosse bisogno in quell’assessorato è fuor di dubbio. Almeno dai tempi di Parigi che ha servito il suo partito in una candidatura di testimonianza non priva di dignità.
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Sia reso merito a Giachino
Non so se Mino Giachino di origini democristiane alla scuola di Donat Cattin sia stato un buon sottosegretario ai trasporti, ma certo fu e rimane un politico molto attivo e disinteressato alle clientele. Giachino molto più delle evanescenti madamine è stato il protagonista coraggioso della battaglia per l’Alta Velocità, tanto importante quanto trascurata per non sollevare il dissenso dei No Tav. Giachino ha esordito in una piazza Castello esorbitante di gente ricordando il Frejus e il Conte di Cavour, risvegliando il torpore di Chiamparino e del compianto Virano. La sua battaglia solitaria ha dato frutti. La sua non elezione in Regione rivela una certa ristrettezza dei vertici politici che non sanno riconoscere i meriti civici acquisiti sul campo.
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Grazie Bepi
Vedendo questa splendida fotografia di piazza Vittorio Veneto, è impossibile non ricordare che l’avv. Giuseppe Dondona liberò la piazza dal Carnevale e dalle fiere, restituendola alla storia e all’arte di Torino. Una scelta coraggiosa che riqualificò la città come il parcheggio sotterraneo costruito malgrado i nitriti di Vattimo e altri “intellettuali”.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
Via Roma pedonalizzata
E allora vogliono pedonalizzare l’intera via Roma al costo stratosferico di 12 milioni, un costo quasi mussoliniano: ma il Duce costruì rapidamente l’intera nuova via Roma, dando una via degna alla città (che fu capitale) e che ancora oggi rappresenta la sua arteria migliore, sia pure nel degrado in cui vive e nella penuria dei grandi negozi di un tempo. Lei cosa ne pensa? Antonio Visconti
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Condivido tutto quanto ha scritto ed aggiungo di essere contrario allo spreco di denaro pubblico in un’opera inutile e anche dannosa. Inutile perché i portici ampi di via Roma rendono inutile pedonalizzare la via, a meno che non si voglia dare a qualche sfaccendato artista l’occasione di esibirsi nella via. Dannosa perché sconvolgerà il traffico del centro. Questa somma va destinata ad altri scopi, in primis a colmare le buche che rendono impraticabili vie e marciapiedi. Io penso che un ingegnere concreto come il Sindaco abbia qualche perplessità verso un progetto che da’ lustro alla parte meno utile della sua maggioranza, quella che ragiona attraverso gli slogan.