THE PASSWORD Torino oltre gli asterischi
Per la rubrica “The Password: Torino oltre gli asterischi”, il collaborazione con Il Torinese, Ilaria Vicentini, in occasione del Pride Month, suggerisce cinque serie TV che raccontano le infinite sfumature dell’amore e dell’identità senza stereotipi.
A giugno ricorre il Pride Month, il mese dell’orgoglio delle persone LGBTQIA+, un’importante occasione per rivendicare i diritti di una comunità che lotta da sempre contro la discriminazione. In diverse parti del mondo – come nella nostra città, dove lo scorso 7 giugno si è svolto il Torino Pride, a cui hanno partecipato circa 150 mila persone – le strade si tingono di arcobaleno, tenendo vivo il ricordo dei Moti di Stonewall del 1969.
Da allora, sono stati fatti alcuni passi avanti, sebbene ne rimangano molti altri da compiere. Fra i primi, c’è una maggiore attenzione dedicata alla rappresentazione dei personaggi queer nei media. In particolare, sono numerose le serie TV che hanno contribuito a superare gli stereotipi, permettendo alle persone LGBTQIA+ di potersi finalmente riconoscere all’interno di storie libere dai soliti cliché.
Ecco 5 serie TV che raccontano l’unicità e la bellezza di ciascuna identità, da (ri)vedere durante questo Pride Month.
Pose (Disney+)

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Uscita per la prima volta nel 2018, Pose si è presentata fin da subito come una serie rivoluzionaria. Il suo cast, infatti, comprende il più alto numero di attrici e attori trans della storia della televisione.
La serie, ambientata a New York tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90, mette al centro le vicende di Blanca ed Elektra, due donne trans e nere con un passato difficile e un presente incerto. Nonostante ciò, tentano di farsi strada nel colorato mondo delle ball, competizioni di danza, performance drag e moda, nate per permettere anche alle persone più emarginate dalla società di brillare.
Attraverso le storie delle protagoniste e di molti altri personaggi, si trattano diversi temi toccanti: la diffusione dell’HIV/AIDS e la stigmatizzazione a essa correlata, l’importanza degli affetti al di là dei legami di sangue (la “famiglia scelta”) e la possibilità di riscatto.
Skam Italia (Netflix, prossimamente su Rai 2 e RaiPlay

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Fortunato remake dell’omonima serie TV norvegese, Skam Italia ha conquistato un grande numero di spettatori e spettatrici grazie al suo racconto senza filtri dell’adolescenza. Ogni stagione mette al centro un protagonista diverso, alle prese con difficoltà tipiche di quel periodo della vita in cui tutto, dalle emozioni ai giudizi altrui, appare amplificato.
In particolare, la seconda stagione ruota attorno al personaggio di Martino, che deve fare i conti con una cotta inaspettata per Niccolò, un compagno di scuola, e la conseguente scoperta della sua omosessualità. Tra dubbi, paure e nuove consapevolezze, Martino riuscirà finalmente a trovare se stesso, anche grazie al prezioso e costante supporto dei suoi amici.
The Haunting of Bly Manor (Netflix)

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Secondo capitolo della serie antologica The Haunting, creata e diretta da Mike Flanagan, The Haunting of Bly Manor è liberamente ispirata al racconto gotico Il giro di vite di Henry James. Ambientata nel 1987, in un’antica e inquietante residenza nella campagna inglese, la serie segue le vicende di Dani, giovane insegnante americana traumatizzata dalla morte del suo ex fidanzato. Assunta dal ricco proprietario dell’abitazione, affinché si prenda cura dei suoi due nipoti, Dani scoprirà ben presto il volto più oscuro di Bly Manor: inizierà a percepire strane presenze, diventando testimone di eventi inspiegabili e fuori da ogni logica. Ma la residenza infestata si rivelerà anche benevola con lei, permettendole di vivere per la prima volta un amore (queer) autentico e profondo, così forte da superare anche la morte.
Le fate ignoranti (Disney+)

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Era il 2001 quando Le fate ignoranti, film del regista italo-turco Ferzan Özpetek, debuttò nelle sale italiane. Il lungometraggio fu accolto con entusiasmo dal pubblico, soprattutto per la sua capacità di raccontare una varietà di temi coraggiosi, specialmente per l’epoca, con delicatezza e autenticità.
Così, per replicare quel successo, a distanza di più di vent’anni Özpetek ha trasformato il suo film in una serie TV. La trama rimane la stessa, sebbene sia stata adattata ai giorni nostri e introduca nuovi personaggi: Antonia, una donna dalla vita agiata e monotona, si ritrova a fare i conti con la morte improvvisa del marito Massimo. Come se non bastasse, la donna scopre che Massimo aveva una relazione segreta con un uomo, Michele. Inizialmente devastata dalla notizia, Antonia sceglie di non voltarsi dall’altra parte e di immergersi in quella vita che Massimo le nascondeva dolorosamente. Con il tempo, arriverà a stringere una profonda amicizia con Michele e il suo gruppo di amici – queer ed emarginati – e imparerà da loro che esistono infiniti modi di amare, di formare una famiglia e di essere felici.
Young Royals (Netflix)

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Cosa accadrebbe se il secondogenito della famiglia reale svedese si innamorasse di un ragazzo, infrangendo ogni legame con le antiche tradizioni monarchiche del Paese? Questa è la domanda da cui prende il via Young Royals, serie TV di genere teen diventata popolare ben oltre i confini della Svezia.
Il principe Wilhelm, dopo uno scandalo che lo vede coinvolto, è costretto dai suoi genitori a trasferirsi al collegio di Hillerska, prestigioso luogo di formazione per i discendenti delle più ricche famiglie svedesi. Dopo un inizio difficile, il ragazzo stringerà un legame speciale con Simon, uno studente di umili origini ammesso al collegio grazie a una borsa di studio. Wilhelm si ritroverà perciò a dover gestire sentimenti nuovi e terrificanti, costantemente schiacciato tra il peso del suo ruolo pubblico e il desiderio struggente di vivere il suo amore alla luce del sole.
Ilaria Vicentini – redattrice di The Password

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C’è chi, pur di ignorare il Centro Pannunzio, tace che la cena che si tenne al “Cambio” tra Spadolini e Galante Garrone e circa un centinaio di persone, fu il Premio “Pannunzio” 1982 con Mario Soldati e chi scrive. Ci sono registrazioni e persino libri che rivelano l’omissione giornalistica di ieri fatta da “Repubblica”. Ma queste sono inezie di certi giornalisti. Vorrei evidenziare quattro punti di questo centenario della nascita di Giovannone – come lo chiamava il grande Giovanni Sartori, lui sì un grande studioso di fama internazionale – che è fallito, malgrado i senili sforzi di Cosimo Ceccuti, vestale e correttore di bozze dell’amato maestro. Il primo punto è Gobetti. Checchè ne dicesse Bobbio, non fu un gobettiano. Non lo fu nella giovinezza quando era gentiliano e repubblichino, non lo fu da uomo maturo quando vedeva nel Pri “il centro del centro”. Gobetti era di sinistra. Non basta un tardivo libro su Gobetti per diventare Gobettiani. Il secondo punto è lo statista Spadolini. Non lo fu. Prima di essere repubblicano fu saragattiano, ma questo poco importa. Come ministro della Difesa fu pessimo a detta del gen. Incisa di Camerana e dei vertici militari di allora. Come ministro per i Beni Culturali non fece nulla di straordinario perché accorpò parti del ministero della Pi e si servì di cosa avevano fatto i ministri Croce e Bottai. Come presidente del Consiglio l’italo Amleto del ‘900 non fece nulla se non tentare di galleggiare. Neppure contro la p2 fu efficace: la massoneria restò se’ stessa e anzi crebbe. Come presidente del Senato consentì a energumeni della lega di esibire in aula il cappio: un’offesa alle istituzioni parlamentari che neppure Mussolini osò fare alla Camera. Come storico, distratto dalla politica non ha lasciato libri importanti: essi da molto tempo ormai non sono più ristampati neppure per uso didattico. Me lo confessò Ceccuti. I libri di Giovannone spesso furono raccolte di articoli autobiografici, salvo alcuni saggi giovanili dimenticati. Gli storici sono stati Croce, Volpe, Romeo, De Felice. Non Spadolini che scrisse molto soprattutto di sé stesso. Era un innamorato di sé, privo di sentimenti che confuse con le isteriche e famose scenate verso i suoi collaboratori in primis Ceccuti. Resterebbe l’amico del Centro Pannunzio, ma Ceccuti nel 2010 decise diversamente e tradì il Centro Pannunzio nel centenario di Pannunzio dopo aver sottoscritto dei patti non onorati. Una pagina squallida che non merita essere ricordata. Può sopravvivere il ricordo del giornalista, ma chi è Giovannone rispetto a un Frassati, un Albertini, un Missiroli, un Pannunzio, un Ronchey , un Montanelli? Soprattutto Ceccuti deve smettere di voler vedere in Pannunzio un maestro di Spadolini il quale scrisse pochi articoli sul “Mondo” e passò molto poco “gobettianamente“ al “Borghese” di Longanesi dove scrivevano tanti ex fascisti come Giovanni Ansaldo.
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
La protagonista è Lucie, e Patrick era stato suo professore universitario. Ora lei ha appena vinto un importante premio letterario con il suo libro ed è in attesa della cerimonia di premiazione e la crociera è il disperato tentativo di salvare in extremis il loro matrimonio ormai a pezzi.
Questo monumentale libro pullula di circa un centinaio di nomi dell’Olimpo terreno tra: teste coronate, attrici e attori, miliardari, scrittori, uomini di affari, nobili, playboy, artisti di vario genere e in linea di massima tutti ricchi e famosi. Un cast davvero stellare che si muove tra America ed Europa, passando per Hollywood, New York, Parigi, Montecarlo, Grecia, Londra e oltre.
La scrittrice americana Rachel Cohen, docente di scrittura creativa all’Università di Chicago, dove vive, in questo libro –tra memoir emotivo, analisi critica e biografia letteraria- compie l’ardita interazione tra la sua vita e una rilettura di parte delle opere dell’amata Jane Austen.
Piccolo è bello, se si ha ingegno, buon gusto e l’abilità di saper usufruire di ogni millimetro senza sprecarlo; e se poi si parla di cottage adagiati nella spettacolare campagna inglese il gioco è fatto.



