CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 551

Rinascimento! I futuri del lavoro

Neutopia Magazine e menelique  presentano l’evento: Rinascimento! I futuri del lavoro

Mostra / talk / musica / poesia Giovedì 19 Dicembre 2019 Tortuga, Corso Belgio, 18 Torino

IL PROGRAMMA

? H. 19:00 ➸ Vernissage mostra “Città ideali e città concrete”
Opere di Ernesto Fava, Alessandro Chetta, Sara Andrini, Amalia Fucarino
A cura di Mina Calissano

? H. 20:30 ➸ Presentazione “Rinascimento!” e “I Futuri del lavoro”
Intervengono: Davide Galipò – Direttore editoriale Neutopia Magazine
Francesco Terzago – Redattore #Aleph
Giovanni Tateo – Direttore editoriale menelique
Leandra Verrilli – Capo redattrice #After_After

? H. 21:30 ➸ Reading poetico con musica
Visual di Alberto Cittone
Con Chiara De Cillis, Alma Spina, Elena Cappai Bonanni, Ivan Fassio, Gianni Milano
(A seguire, Open mic)

? H. 22:00 ➸ Live Concert
#Poesie_Per_La_Dora, Willow Spellbinder (Spoken Word/Elettronica), MPC Family (Rap)

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Ingresso Up to you

Per info e prenotazioni: 393 4495382

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Nubivaghi e umbratili
come cani randagi i figli della percezione
errano  nella citta’ della parresia
contro la pervicacia
dell’impasse culturale odierno_
trattasi di ri-generazione:
neutopica o distopica?

Digital umanity, di Ernesto Fava,
riproduce con lampeggiante violenza
caotiche aggregazioni urbane,
esplosioni a led in spazi lontani
di deliranti frenesie umane
e allineamenti iperuranici_

E mentre il mistero della Terra
e’ annichilito dagli umani satelliti,
il Documentario sul paesaggio
di Alessandro Chetta
ricuce porzioni di panorami terrestri
visti da primitivi occhi lunari
memori di prime magiche mitologie_

Amalia Fucarino passeggia a piedi scalzi
sul tempo di un tempio,
raccoglie reperti materici
di un nonluogo del futuro remoto,
componenti dell’utopia primordiale
di un antichissimo futuro:
il paradosso dell’ideale
e’ andato e sara’ perduto_

Quelle di Sara Andrini sono
sovrapposizioni di plastiche
e patologiche umanita’
che diluite vengono fagocitate
dai tratti impostati e imponenti
della caotica e inglobante urbe_
Impossibile, disumano,
il distacco mente/artificio_

I ri-produzioni di cy-tone
catalizzano la retina umana
seducono l’udito
e ipnotizzano i codici neurali:
l’artificio digitale intelligente
assume le sembianze umane
simulando una coscienza autogenerata
che affascina, incanta ed ammalia
il riflesso da cui prende forma_
Narcisismo o utopia di potenza?

.

Mina Calissano

Illusione

POESIE  di Sara Sciammaro

.
In questo tempo vuoto
di sogni e di speranze,
le azioni si ripetono
nella giostra delle finte emozioni,
da cui tutti siamo incantati,
che ci costringe a girare
con l’illusione di un premio.
.
Vorrei farti scendere
per mostrati cosa vedo da lontano,
ma l’inganno del divertimento
ti tiene intrappolato in un sistema
da cui non vuoi fermarti,
per paura di perdere tempo.
.
Così ti rifugi, come fanno tutti,
nella superficialità delle cose
ma tra la folla non riesco a trovarti
e scelgo di perderti,
perdendomi anch’io,
nel casino dei miei pensieri
in cui solo il silenzio
può condurmi in profondità
dove non m’importa essere capita

Un concerto senza steccati

“Canzoni Bianco&Nero” 

NELLA CIRCOSCRIZIONE 5

Giovedì 19 dicembre ore 21:00, con il patrocinio della Circoscrizione 5, torna “Canzoni in Bianco&Nero – dagli anni della TV in bianco nero ai giorni nostri”; concerto natalizio organizzato dalla Chiesa di Scientology di Torino con la collaborazione del “Service Audio&Luci” dell’IIS G. Peano. Musiche, generazioni cittadinanza senza steccati in una serata di periferia animata da Cico Cicogna, alla voce; Massimiliano Brizio, al piano; Alessandro Esposito, alle percussioni, con la partecipazione straordinaria di Cass, Raven Nikos con la canzone “Borgo Vittoria”. Il ricavato verrà devoluto favore del progetto Audio Musica dell’IIS G. Peano.

Dove e Quando

Giovedì 19 dicembre, ore 21:00
Via Cesalpino 11/A Torino, sala musica del Circolo Culturale Ricreativo IMPRESA TERRITORIO
Info: 347 98 11 901

I nuovi concerti di “Vitamine Jazz”

La  prossima settimana all’Ospedale Sant’Anna  prosegue la rassegna 

Questa settimana arriverà al centoquarantanovesimo concerto e alla sua terza stagione, organizzata per la “Fondazione Medicina a Misura di Donna” e curata da Raimondo Cesa. I concerti avranno inizio dalle ore 10.00 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3 aperta al pubblico, dedicata alle pazienti e ai loro cari.


Martedì 17 dicembre “Kind of Saxy 4et ”

Un quartetto di sassofoni tutto al femminile.

Sara Kari sax alto e arrangiamenti

Isabella Stabio sax soprano
Enza Maria Paolino sax tenore
Agnese M. Garufi sax baritono

Isabella Stabio
è una musicista versatile, attiva sia come solista che come camerista ed orchestrale sia nel
repertorio classico che in quello contemporaneo.
Esibitasi nel 2017 presso la Carnegie Hall di New York, ha partecipato a festivals nazionali ed internazionali
in Italia, Austria, Francia, Inghilterra, Polonia, Portogallo, Germania, Ucraina, Svizzera e USA.
E’ stata premiata in numerosi concorsi in Italia e all’estero, tra cui: Festival delle Arti di Bologna, (Primi premi), Golden Music Awards di New York e Grand Prize Virtuoso di Londra (2 ° premio). Inoltre vincitrice nel 2007 della prestigiosa borsa di studio Master dei Talenti Musicali della Fondazione CRT di Torino.
Isabella ha ottenuto il diploma ordinamentale e il diploma accademico di II livello in Sassofono con
il massimo dei voti e la lode al Conservatorio di Giuseppe Verdi di Torino, poi ha conseguito
all’unanimità il Diploma d’Etudes Musicales al Conservatoire National de Région di Lione (nella
classe del M° Jean Denis Michat).

Sara Kari
è una sassofonista jazz finlandese, italiana di adozione. Comincia lo studio del pianoforte a 7 anni.
Stimolata dall’ascolto dei dischi di Charlie Parker, cambia strumento a 11 anni immergendosi con passione nello studio del sassofono contralto. Si diploma al Pop & Jazz Conservatory di Helsinki nel 2013. Fra i vari progetti che la vedono coinvolta, suona come primo contralto nella big band del Jazz Club Torino.
Ha suonato in diverse rassegne jazz fra cui Torino Jazz Festival, Moncalieri Jazz Festival, Novara
Jazz Festival e Joroinen Music Festival e si è esibita in diversi paesi europei
come Finlandia, Italia, Svezia, Germania, Estonia e Spagna.

Enza Maria Paolino

A 22 anni consegue la laurea in Saxofono con ottimi voti al Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli.
A 28 anni si laurea con lode in Sociologia e in Comunicazione Pubblica e accede come borsista al Dottorato in Ricerca Sociale dell’Ateneo Federico II dove studia la musica anche nella sua dimensione comunicativa, sociale e culturale. Pubblica numerosi saggi sulla condizione giovanile e sulle espressioni musicali emergenti. Nel frattempo prosegue la sua attività concertistica suonando per la Rai e per il Regio Teatro di San Carlo di Napoli con artisti come Alan Parsons, Keith Emerson, Diane Schuur ed altri. Dal 2017 è titolare della cattedra di Saxofono presso il Liceo Musicale Statale “Ego Bianchi” di Cuneo.

Agnese Garufi
Ha una formazione itinerante tra diversi conservatori: prima a Messina, poi a Roma, Berlino ed infine Torino. Ha conseguito i Diplomi Accademici in Sassofono ed in Didattica della musica ed è abilitata all’insegnamento dello strumento alle scuole medie, dove lavora nella prima metà della giornata. La restante parte è dedicata ai sassofoni ed all’attività concertistica per lo più in gruppi di musica da camera ed orchestre.

Giovedì 19 dicembre sarà la volta del gruppo “Trio Acustico”

I piedi in Italia e il cuore in Brasile con il Trio Acustico, che propone un repertorio di brani tratti dalla tradizione melodica italiana arrangiati strizzando l’occhio ai ritmi e alle armonie della musica sudamericana.

Stefania Crema voce
Marco Ciccarelli chitarra
Bernardo Tonelli percussioni

Venerdì 20 dicembre il gruppo “Trio Russo Mogentale Silveira”

Vi porta in un viaggio oltre l’oceano, a sentire i suoni di un Brasile tropicale, attraverso diversi generi della musica brasiliana, dal samba al forró, dalla bossa nova allo choro.. insomma, un viaggio pieno di musica e colori. Un grande chitarrista italiano affianca due brasiliani: Gilson Silveira e Sabrina Mogentale

Pino Russo chitarra

Gilson Silveira percussioni

Sabrina Mogentale voce

Pino Russo

Pino Russo, eclettico chitarrista, plurilaureato, compositore ed arrangiatore. Docente di Chitarra Jazz al Conservatorio Verdi di Torino, è stato una colonna portante del Centro Jazz ed in seguito fondatore della Jazz School Torino.
Vari i riconoscimenti e premi tra cui: Incroci Sonori Jazz 2008, Premio Mancinelli al Concorso Massimo Urbani 2009, Premio Migliore Rivisitazione Classica al Barezzi-Live 2009.Ha suonato per svariati eventi tra cui: XXIII Festival Jazz en Lima (Perù), Grenoble Jazz Festival, Praga Jazz Festival, Annecy Jazz Festival, Acoustic Guitar Meeting di Sarzana, Linguaggi Jazz, Torino Jazz Festival, Ivrea Euro Jazz Festival, Antidogma Musica. Soprannominato “L’orchestra a sei corde” per la concezione estremamente dinamica della produzione sonora e del “gesto” chitarristico. Nella sua lunga carriera ha sviluppato un’intensa ricerca timbrica sulla chitarra esplorando diverse sonorità musicali attraversando Jazz, Bossa-nova, Musica Mediterranea, Contemporanea e Contrappunto Bachiano.

Gilson Silveira
Gilson Silveira è un percussionista brasiliano nato ad Ipoema, nello stato del Minas Gerais, che si è stabilito da molti anni in Italia. Ha collaborato con moltissimi artisti italiani e star internazionali del calibro di Anna Torroja e Miguel Bosé con cui ha registrato un Dvd live.
In Brasile ha lavorato in tour con successi teatrali di Chico Buarque di Hollanda e José Neto, con cantanti come Titane, Maurizio Tizumba, Marcos Buzana e tanti altri.
In Europa ha lavorato fra gli altri con Chande, Marcella Bella, Franco Mussida, Tullio De Piscopo, Dom Um Romao, Giobbe Covatta, Flavio Boltro, Sergio Caputo, José Feliciano, Laura Fedele, Pitura Freska, Linea C, Mau Mau, Massimo Colombo.

Sabrina Mogentale
Nata in Brasile da genitori musicisti, il padre un virtuoso chitarrista 7 corde e la madre pianista e cantante, Sabrina Mogentale figlia d’arte. In Brasile si laurea in Veterinaria ma la passione per la musica l’ha accompagnata fin da piccola, essendo cresciuta tra tanti accordi e melodie. Si trasferisce in Italia nel 2006 per studi nell’ambito della veterinaria, ma la sua strada inevitabilmente finisce per portarla ad essere protagonista della scena musicale torinese “brasiliana”. Collabora con diversi musicisti della citta’.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Valérie Perrin “Cambiare l’acqua ai fiori”   -Edizioni e/0- euro 18,00

I fiori da innaffiare sono quelli sulle tombe, chi lo fa è la custode di un piccolo cimitero della Borgogna… e questo romanzo è bellissimo! Oscilla tra presente e passato, interseca più destini, ha sfumature gialle e sonda con profondità -ma anche leggerezza- vita, amore e morte.

L’autrice è la moglie del regista Claude Lelouche e forse la sua familiarità col mondo del cinema ha contribuito ad ammantare il libro di una levità che trascende la corposa mole di oltre 470 pagine. Protagonista è la guardiana di riposi eterni Violette Toussaint, donna complessa e affascinante, segnata da una vita difficile. Abbandonata alla nascita, sballottata tra più famiglie, ha sposato l‘avvenente scansafatiche e tombeur des femmes Philippe Toussaint. Dal loro infelice matrimonio è nata la piccola Leonine, dal tragico destino. Violette dopo aver fatto la casellante ferroviaria ha deciso di andare a vivere nella casetta del custode di un cimitero. Il marito, che odia tutto di quel posto, finisce per abbandonarla, scomparendo dal suo orizzonte. Lei invece diventa il punto fermo dell’umanità dolente che ha lutti da elaborare, e la guardiana di chi riposa nelle tombe limitrofe al giardino e all’orto (che cura con amore). Pochi luoghi -come quelli di sepoltura- sono crocevia privilegiati di innumerevoli vite e di persone che Violette accoglie nel suo salotto, offrendo tè e dosi massicce di conforto. Nelle sue stanze transitano uomini e donne, giovani e anziani, schiantati dal lutto, dai rimpianti o invischiati in rese dei conti con chi non c’è più. O, ancora, con ceneri di amanti segreti da spargere sulla lapide del grande amore, la cui vita è stata tarpata dal destino infausto. E Violette finirà per far pace con il suo immenso dolore proprio grazie agli incontri con personaggi la cui bellezza lascio a voi scoprire. E….fidatevi non è per niente un libro triste.

 

Andra e Tatiana Bucci “Noi bambine ad Auschwitz”   -Mondadori-   euro 17,00

La loro è una storia che non va dimenticata, perché non si parlerà mai abbastanza dell’orrore dell’Olocausto. Le sorelle Bucci, Liliana (detta Tatiana) e Alessandra (detta Andra), sono fra i pochissimi bambini sopravvissuti al campo di sterminio di Auschwitz. Catturate a Fiume insieme ai familiari nel 44, quando avevano 6 e 4 anni, precipitarono nell’inferno. La loro salvezza forse è dovuta all’ imperscrutabile ruota del destino, al fatto che il padre fosse cattolico o alla forza protettrice della madre internata in un’altra baracca del loro campo. O più probabilmente al fatto che furono scambiate per gemelle, dunque soggetti interessanti per gli studi del dottor Mengele. E’ così che scamparono alle selezioni sulla rampa che decidevano chi viveva e chi finiva subito nelle camere a gas. Insieme al cuginetto Sergio vengono spedite nel Kinderblock dei bambini destinati alle più atroci sperimentazioni mediche. Il lager delle piccole cavie, di cui le sorelle Bucci raccontano tutto l’orrore. Il freddo, la fame, i giochi nel fango, le fugaci visite della mamma. Ma soprattutto le cataste di cadaveri ammassati in attesa di “passare per il camino”, l’unico modo di uscire dal campo di concentramento. Come si cresce circondate da tanto orrore? Finendo per pensare che questa quotidianità sia “normale”; ci si abitua alla morte e in qualche modo la paura si alleggerisce. Diverso sarà il destino del cugino, vittima di uno spietato inganno. Le SS radunarono i bambini chiedendo loro chi voleva rivedere la mamma: 20 piccoli fecero un passo avanti nella speranza, tra loro anche Sergio. Scomparvero nei sotterranei della scuola Bullenhuser Damm di Amburgo, dove subirono prima le iniezioni di bacilli tubercolari, poi l’asportazione chirurgica dei linfonodi ascellari (documentate da foto orripilanti), e finirono per essere tutti impiccati. Nei campi della morte di Auschwitz – Birkenau furono deportati più di 230.000 bambini; solo poche decine di loro sono sopravvissuti. Le sorelle Bucci sono tra questi e oggi non si stancano mai di raccontare l’indicibile, pregando che non si ripeta.

 

Bret Easton Ellis “Bianco”   -Einaudi-   euro 19,00

Ci sono tante cose in questo libro: ricordi, aneddoti, film, gay, femminismo, ossessioni anti-Trump… sostanzialmente una critica della società odierna. E Bret Easton Ellis non è certo uno che le manda a dire. Diventato famoso a soli 21 anni, nel 1985 con “Meno di zero”, a cui sono seguiti altri romanzi di successo (come “American Psycho”), ora mette a ferro e fuoco l’America con le sue mille contraddizioni; e in senso più globale, il mondo odierno avvitato su se stesso in una bieca omologazione.

Ellis segue una freccia temporale e parte dagli anni 70, quando il mondo era ancora a misura degli adulti e non ruotava, come oggi, intorno ai bambini. Lui era un ragazzino californiano che cresceva a Sherman Oaks:, tipica infanzia della classe   medio-alta bianca. Andava a scuola da solo, leggeva i romanzi che voleva e guardava impunemente film horror, non aveva bisogno che un grande gli tenesse sempre la mano. Cresceva con i suoi coetanei scoprendo il mondo insieme a loro, lontano dai genitori (che in pratica non esistevano) e non c’erano suicidi di ragazzi fragili e bullizzati sui social. Non necessariamente un’adolescenza più dorata; ma sicuramente più sensata di quella imperante oggi.

Poi ci sono le incursioni nel mondo del cinema, a partire da “American Gigolo” che vide a 14 anni, seguito da altre pellicole come “In cerca di Mr. Goodbar che solleticarono la sua sensibilità adolescenziale. Ma anche Premi Oscar più recenti, di cui commenta trame, regie e recitazione.

Poi arriva agli anni 80 newyorkesi in cui abitò nello stesso palazzo di Tom Cruise. E ancora, il periodo successivo al primo successo letterario, i rigidi orari di scrittura per pubblicare altri libri, gli incontri e le relazioni con altri gay, i suoi rapporti con la millenial generations e tanto altro ancora. Compreso quell’11 settembre in cui Ellis era a Manhattan e “Tutta la città era stata inghiottita da quella tragedia….potevi letteralmente annusarla nell’aria…” .

 

 

 

 

 

 

 

 

“Fuoriusciti”, i dialoghi tra Don Sturzo e Salvemini

A cura del  Teatro Stabile di Torino

 

Il 9 dicembre, al Teatro Carignano di Torino, è andato in scena Fuoriusciti di Giovanni Grasso che, in un atto unico, racconta i dialoghi tra Don Sturzo e il laico Salvemini durante il loro esilio americano. Il liberalsocialismo e l’anima cattolica si interrogano sui destini del Paese: due posizioni ideologiche e due analisi politiche contrapposte in un esempio di confronto democratico.

Lo spettacolo, di storico significato ma con una valenza attuale, è interpretato da Luigi Diberti, Antonello Fassari e la bravissima Guja Jelo con la regia e le scene di Piero Maccarinelli.

Brooklyn, New York, una giornata di primavera del 1944. Mentre in Italia e in Europa infuriano i combattimenti tra nazifascisti e Alleati, l’esule politico Gaetano Salvemini si reca a trovare don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano, anche lui costretto a fuggire dall’Italia nel 1924 per evitare la rappresaglia fascista. Sono due uomini già molto avanti negli anni, provati da un lungo e penoso esilio e da dure esperienze politiche e personali. Le persecuzioni subite e le amarezze vissute non ne hanno tuttavia fiaccato il coraggio né la volontà di continuare a lottare per assicurare all’Italia libertà e democrazia. Salvemini ha un cruccio: teme che il suo amico sacerdote, nonostante i saldi convincimenti democratici e repubblicani, sia obbligato dal Vaticano a tornare in Italia per spendere il suo prestigio e la sua autorevolezza per cooperare con chi, a cominciare dagli Alleati, immagina, per il futuro dell’Italia, un “fascismo senza Mussolini” e il mantenimento della monarchia. Questo argomento fa da detonatore a una serrata, franca e, a tratti, accesa discussione, che via via prende il largo, spaziando da temi contingenti – la guerra, la caduta del fascismo, l’arretratezza del Mezzogiorno, il ricordo degli amici caduti – a questioni più universali, come il legame tra politica e morale, la dialettica tra fede e coscienza, la compatibilità tra libertà e religione, fino ad affrontare questioni prettamente esistenziali: il dolore, la morte, il silenzio di Dio, l’aldilà.


Frutto di una accurata operazione filologica (l’autore ha infatti utilizzato, per costruire i dialoghi, le parole originali di Sturzo e di Salvemini, tratte da loro lettere e testi), lo spettacolo, diretto da Piero Maccarinelli, permette di far rivivere sulla scena la sorprendente e poco conosciuta amicizia tra due protagonisti dell’antifascismo italiano in esilio. Antonello Fassari interpreta l’austero sacerdote siciliano, ispirato da una fede incrollabile nella salvezza dell’umanità, mentre Luigi Diberti dà corpo e voce al passionale professore pugliese, che non nasconde la sua concezione razionalistica, agnostica e anticlericale, venata di profondo pessimismo. Guia Jelo impreziosisce la messa in scena con una spassosa interpretazione di Pina Bagnara, emigrata italo-americana e padrona di casa di Sturzo. L’incontro-scontro tra due grandi italiani, divisi dalla visione del mondo ma accomunati da uno struggente amore per la libertà, consente di rievocare personalità, vicende e questioni storiche che sono state all’origine della nostra Costituzione repubblicana e, allo stesso tempo, di lanciare uno sguardo sul mondo di oggi, pervaso anch’esso da tensioni, fermenti e inquietudini che riguardano la politica, la democrazia, la convivenza e, in definitiva, il destino stesso dell’uomo.

 

Maria La Barbera

 

Lo spettacolo verrà replicato dal 28 gennaio al 2 febbraio 2020 al Teatro Gobetti.

Big Silent Night Music, domenica 15 alle OGR

L’Orchestra dei Talenti Musicali di Fondazione CRT e il duo Igudesman&Joo daranno vita a un esilarante mix d’interpretazioni delle musiche di Natale e rivisitazioni dei classici di tutti i tempi

Big Silent Night Music creato da Aleksey Igudesman (violino) e Hyung-Ki Joo (pianoforte) approderà alle OGR di Torino, il 15 di dicembre. La sera prima, il 14 dicembre, sarà a Biella al Teatro Sociale Villani.

L’Orchestra dei Talenti Musicali di Fondazione CRT sperimenta la “follia” e invita il duo Igudesman&Joo, per dimostrare che la musica si muove in molte direzioni e soprattutto attraverso le contaminazioni tra musica classica ed elettronica.

Si prevede un concerto di musica e divertimento, ricco di umorismo e creatività, così come hanno fatto e fanno tutt’ora, proprio con Igudesman & Joo, altre gloriose orchestre, come la New York Philharmonic, la Chicago Symphony Orchestra o l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, solo per citarne alcune. 

Di loro il “New York Times” ha scritto: «la fusione di musica classica e commedia – arricchita da riferimenti alla cultura pop e da un’attenzione per il farsesco del tutto inedita – è alimentata da un genuino e stupefacente virtuosismo».

Big Silent Night Music, cosa aspettarsi

Quattro percussionisti, un chitarrista e un bassista elettrico si aggiungeranno per l’occasione alla compagine orchestrale proprio nello spirito di “contaminazione” che, in modo dirompente, vuole abbattere le barriere tra palcoscenico, pubblico e orchestra, coinvolgendo tutti in un vortice di comicità musica e ritmo. Uno spettacolo in cui nemmeno i musicisti riusciranno a stare seduti sulla sedia!

Big Silent Night Music è ideato su misura per il periodo di feste natalizie. Organizzato dalla Fondazione Accademia Perosi, è pensato per un vasto pubblico e soprattutto per le famiglie. Inoltre è progettato per mostrare come la musica può essere affrontata in modo divertente, senza mettere da parte la serietà che la contraddistingue. E oltre agli inestimabili adattamenti dei brani più celebri del duo, nella serata potrete sentire musiche di Mozart, Rachmaninov, Strauss, Beethoven, Igudesman, Joo e sì… ci saranno anche i canti di Natale!

Dove e quando

OGR Torino – Sala Fucine

Corso Castelfidardo n. 22

Domenica 15 dicembre 2019, ore: 20.45

Per informazioni e prenotazioni:  www.accademiaperosi.org /
tel. 015 29040

Evento realizzato con il contributo di Fondazione CRT 

Se la riduzione a occasione teatrale è il punto debole della serata

“Il fu Mattia Pascal”, dal romanzo di Pirandello, in scena all’Erba sino a domenica 15 dicembre

 

“Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal”. La battuta iniziale del romanzo che Luigi Pirandello scrisse nel 1903, per consegnarlo l’anno successivo alla “Nuova Antologia” a puntate, occasione forse dettata dalle gravi difficoltà economiche e dai pensieri di suicidio procurati dal tracollo finanziario familiare dovuto ad una frana che all’improvviso allagò la zolfara nella quale il padre Stefano aveva investito i propri averi e la dote di Maria Antonietta Portulano, moglie dell’autore.

Un romanzo dove tanti temi pirandelliani sono già presenti, l’introspezione esatta del protagonista, il costante vedersi vivere, l’essere e l’apparire, la realtà della quotidianità a confronto con quella che siamo obbligati a crearci, la maschera che indossiamo e con cui ci presentiamo agli altri. Nulla di più facile, come per tantissimi altri esempi, certi racconti coinvolti a divenire pagine teatrali, che Il fu Mattia Pascal abbia tutte le carte in regola per trovare la strada del palcoscenico. Fattane una riduzione che ne colleghi i vari momenti della narrazione e ne rispetti la vena intimista, il dramma personale, la negazione di se stesso. Ecco che allora, nello spettacolo in questi giorni all’Erba, appare subito chiaro che sia proprio questa riduzione, dovuta a Guglielmo Ferro, regista senza generosità di guizzi, e soprattutto a Daniele Pecci, interprete nella passata stagione del ruolo principale, che ha lasciato a Pino Quartullo, il punto debole della serata: soprattutto nella prima parte, nel chiuso della vecchia biblioteca di Miragno, tra polverosi titoli vecchi ormai di secoli pronti ad essere catalogati da un sacerdote anche disposto a ricevere le confessioni di Mattia. La discreta eredità di famiglia andata pressoché in fumo per la disonestà dell’amministratore, Batta Malagna, la vendetta di Mattia che ne compromette la nipote Romilda, che poi è costretto a sposare, l’inferno di quell’esistenza capovolta pure dalla presenza di una suocera che lo disprezza, l’insoddisfazione del piccolo incarico bancario: il tutto esclusivamente raccontato nel chiuso della scena inventata da Salvo Manciagli, alti scaffali scorrevoli che riempiono troppo l’ambiente e quasi lo soffocano, inventati per essere poi tenuti troppe volte fermi, oltre il bisogno, senza una scena che ne movimenti la piatta andatura, al di là delle opache apparizioni di questo o quel personaggio minore che certo non ha il potere di alzare la quota di staticità.

La sostanziosa vincita a Montecarlo, il soggiorno romano in casa dei Paleari (con un padrone di casa, Rosario Coppolino, che ha tra le mani forse le pagine più belle e vive del romanzo e se le gioca con grande divertimento: la tragedia d’Oreste, la lanterninosofia), l’operazione all’occhio malato, il furto di una parte del denaro di Mattia – che la sorte ha spinto a prendere il nome di Adriano Meis -, la seduta spiritica, alzano nella seconda parte il tono della rappresentazione, ma è solo perché questo tono trova in quegli episodi una maggiore materia teatrale che scuote e infervora lo svolgimento. Il ritorno alla realtà infelice di Miragno, davanti ad una famiglia ormai scomposta e nel chiuso della biblioteca a prendere appunti per i ricordi di una vita cancellata, chiude in un cerchio anonimo là dove si era iniziato. Al centro del quale Pino Quartullo non convince mai appieno, nei movimenti, nella varietà della voce, nell’approfondimento soprattutto di un personaggio che avrebbe necessità di una maggiore robustezza, di una più ispirata profondità.

 

Elio Rabbione

Kriszta Székely dirige Zio Vanja al Carignano

Martedì 7 gennaio 2020, alle ore 19.30, debutta in prima nazionale al Teatro Carignano di Torino la nuova produzione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale: ZIO VANJA di Anton Čechov, diretto dalla giovane regista ungherese Kriszta Székely.

L’adattamento è della stessa Székely e di Ármin Szabó-Székely e la traduzione di Tamara Török curata da Emanuele Aldrovandi. Lo spettacolo è interpretato da Paolo Pierobon, Ivano Marescotti, Ariella Reggio, Ivan Alovisio, Federica Fabiani, Lucrezia Guidone, Franco Ravera, Beatrice Vecchione. Le scene sono di Renátó Cseh, i costumi di Dóra Pattantyus, le luci di Pasquale Mari e le musiche di Flóra Matisz.

 

Lo spettacolo sarà replicato al Teatro Carignano fino a domenica 26 gennaio e, dopo Torino, andrà in scena il 29 e il 30 gennaio 2020 al Teatro Katona József Színház di Budapest.

Zio Vanja è la tragedia delle occasioni mancate, delle aspirazioni deluse, dell’incapacità di essere felici. Racchiude l’essenza del teatro di Anton Čechov: il senso di fallimento. Tragicomici, frustrati, depressi, i suoi personaggi parlano molto, ma non fanno niente per sfuggire alla loro condizione di perenne insoddisfazione: illudono se stessi e gli altri con mutue bugie, mentre i loro nervi pian piano si consumano nel soffocante calore estivo. A dirigere Zio Vanja è la regista ungherese Kriszta Székely, tra i migliori talenti della scena europea, che firma il suo primo spettacolo in Italia, prodotto dallo Stabile di Torino, una nuova e importante edizione del grande dramma cechoviano.

Ricorda Székely che l’Ungheria, e soprattutto il Teatro Katona dal quale proviene, hanno una lunga tradizione di messe in scena delle opere di Čechov molto realistiche, psicologicamente sofisticate: «La desolata campagna russa, dove non succede niente, dove le persone si sfiancano, i sentimenti muoiono e dove pian piano tutto si scompone, per decenni ha funzionato come un parallelo della sensazione della vita depressa del blocco socialista dell’Europa dell’Est».

Da allora il mondo è cambiato e con esso i registri teatrali. La Székely ha abbandonato la ricerca del dramma psicologico e, reduce da un Platonov ineditamente chiassoso, ironico, pieno

di un umorismo nero, allestisce con Zio Vanja una commedia che fa stringere il cuore, con i suoi personaggi animati da ideali, passioni e sentimenti, che non sono in grado di realizzare.

In questo lasciar passare la vita senza esserne partecipi, la regista legge un monito per l’uomo contemporaneo: «Incapace di agire, mentre è assolutamente cosciente che il mondo che lo circonda sta cadendo a pezzi».

 

Maria La Barbera

 

INFO: Tel. 011 5169555 – Numero verde 800235333 – info@teatrostabiletorino.it

Teatro: Carignano, Piazza Carignano 6, Torino

Orari degli spettacoli: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.45; domenica, ore 15.30. Lunedì riposo.

Date di programmazione dello spettacolo al Carignano: dal 7 al 26 gennaio 2020

Prezzi dei biglietti: Settore A: Intero € 37,00. Ridotto di legge € 34,00 – Settore B: Intero € 31,00. Ridotto di legge € 28,00

Biglietterie del Teatro Stabile di Torino:

TEATRO GOBETTI (Via Rossini 8, Torino). Telefono: 011 5169555

dal martedì al sabato, dalle ore 13.00 alle ore 19.00. Domenica e lunedì riposo.

Orari apertura biglietteria il 24 dicembre dalle ore 10.00 alle ore 17.00 e il 31 dicembre dalle ore 13.00 alle ore 19.00. La Biglietteria del Gobetti resterà chiusa nei giorni 23, 25, 26, 29 e 30 dicembre.

TEATRO CARIGNANO (Piazza Carignano 6, Torino). Telefono: 011 5169484

venerdì, sabato e domenica, dalle ore 15.00 alle ore 19.00

Nei giorni 23, 27, 28, 29, 30, 31 dicembre 2019 la biglietteria del Carignano sarà aperta dalle ore 15.00/19.00. Resterà chiusa nei giorni 24, 25, 26 dicembre.

 

Apertura biglietteria del teatro a partire da un’ora e mezza prima dell’inizio dello spettacolo.

Vendita on-line: www.teatrostabiletorino.it

Note colorate, una serata all’insegna di arte e solidarietà

Gli appuntamenti natalizi non finiscono mai: sabato 13 dicembre è il turno della serata Note colorate, dedicata all’arte in tutte le sue forme.

L’evento Note colorate, che avrà luogo sabato 13 dicembre, promette di passare una serata circondati dall’arte e dalla musica. Dove? In Via Druento 30 (angolo via Venaria). 

A partire dalle 19:30 si potrà visitare la mostra d’arte e per l’occasione si esibirà il gruppo musicale LABBANDA. Nel repertorio c’è spazio per il meglio dello swing italiano e straniero: da Buscaglione a Carosone, passando per la samba del Brasile per poi tornare in Francia con La Vie En Rose, e ancora molto altro. 

In serata è previsto anche l’intervento di Ornella Demo di Servizio Cani Guida Lions, che spiegherà l’importanza del centro di addestramento di Limbiate, un’eccellenza nella selezione e nell’addestramento di cani per accompagnamento di persone non vedenti. Servizio Cani Guida Lions è una Onlus che addestra e consegna gratuitamente cani guida ai non vedenti su tutto il territorio nazionale, dal 1959, ed è una delle realtà europee più importanti.

Dove e Quando 

Note colorate, in Piazza dell’arte Torino
Via Druento, 30 (angolo via Venaria)
10148 Torino
Ore 19:30