CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 520

Macugnaga Piano Trial, un’edizione di qualità

Una settimana di concerti di alto livello artistico ha confermato la qualità del Macugnaga Piano Trail, edizione 2020

Si è conclusa con un ottimo consenso di pubblico anche l’edizione 2020 del Magugnaga Piano Trail, che si è svolta interamente online a causa delle restrizioni necessarie in seguito al contenimento della pandemia da Covid 19.

Hanno trovato conferma le caratteristiche distintive del festival, giunto alla sua terza edizione e nato ai piedi del monte Rosa per iniziativa del compianto musicista Marco Giovanetti e della pianista Serena Costa, direttore artistico dello stesso festival. Tra queste sono emerse un alto livello artistico degli interpreti, la varietà dei brani musicali eseguiti e degli strumenti proposti, l’afflato internazionale dato dai musicisti provenienti da diverse parti del mondo e l’attenzione alle giovani promesse in ambito pianistico.

Il sipario del festival si alzato sull’intensa interpretazione della pianista Serena Costa. Grazie alla sua performance capace di unire una grande passionalità a una notevole introspezione, è apparso splendido l’Intermezzo n.2 di Brahms, tratto dai Sei pezzi per piano; opera tarda dedicata a Clara Schumann, l’intermezzo, magistralmente eseguito da Serena Costa, mostra la sua carica di struggente dolcezza e una vena di intensa ma contenuta vitalità, che è stata valorizzata dai suoni pieni del pianoforte Bechstein, risalente agli anni stessi in cui Brahms componeva. La Costa, che si è esibita in un elegante ma semplice completo nero facendone risaltare la spontanea bellezza, ha poi concluso la sua performance eseguendo il sognante Preludio op. 45 di Chopin, dedicato dal compositore alla principessa E. Czernicheff, con un’interpretazione di grande passionalità, pur restando rispettosa della delicatezza del pezzo.

La seconda serata ha regalato la briosa Sonata per pianoforte a quattro mani K381 di Mozart. La coppia di pianisti Xin Wang e Florian Koltun ha elettrizzato il pubblico con una esecuzione fresca, viva e impeccabile, resa ancora più affascinante grazie al video che permetteva di vedere le quattro mani suonare in perfetta armonia sulla tastiera del pianoforte. Eleganti nel suono e negli abiti, i due pluripremiati musicisti hanno saputo restituire alla perfezione l’andamento scintillante di quest’opera giovanile del genio salisburghese che, tra l’altro, amava suonare a quattro mani con la sorella Nannerl.

Nella terza serata si è ritornati a Chopin con l’esecuzione dei due Scherzi n.1 e n.12 op.25 ad opera di Albertina Dalla Chiara. Questa pianista, docente e musicologa, ha incantato con la perfezione e pulizia dei suoni: le note di Chopin, intense e cariche di nostalgia, sono giunte nelle case degli spettatori, come una cascata preziosa e inarrestabile, che ha fatto toccare con mano la meravigliosa grazia della musica densa di romanticismo del compositore polacco. Inoltre, chi non avesse avuto l’opportunità di seguire le sue esibizioni nelle grandi sale da concerto, ha avuto l’occasione di ascoltare e vedere questa grande interprete in un contesto più intimo e raccolto.

Una scossa di vitalità e gioia è arrivata dalla quarta serata, con i primi due tempi della celeberrima Eine kleine Nachtmusik di Mozart. Nella solenne cornice del Duomo di San Giovanni Battista a Ciriè, nel Torinese, il duo composto da Massimo Bairo al violino e Anna Barbero al pianoforte ha regalato una pagina di meravigliosa leggerezza quanto mai felice in questo periodo. L’interpretazione è stata davvero eccelsa: la morbidezza e pienezza del suono, resa quasi palpabile dalla sintonia miracolosa dei due interpreti, ha potuto restituire la freschezza di una pagina che rischia di perdere il suo fascino per le eccessive riproduzioni.

La quinta serata è stata dedicata all’interpretazione della Sonata in si bemolle n.2 di Rachmaninov da parte di Marco Drufuca, diciassettenne promessa del panorama pianistico italiano. Già vincitore di numerosi premi, il giovane pianista ci ha fatto vivere una musica drammatica e potente, ma attraversata da squarci di improvvisa dolcezza. Del giovane ha impressionato la sicurezza dell’interpretazione, unita all’innata capacità di suonare con calore e partecipazione, colpendo al cuore lo spettatore.

Nel concerto di chiusura si è esibita l’orchestra I Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni diretta da Antonmario Semolini il quale, insieme alla coppia Abrigo e Dähler rispettivamente al violino e alla viola, ha offerto un’esecuzione dell’Andante della Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore K364 di Mozart di rara bellezza interpretativa ed è stata la splendida chiusura di questo ambizioso e ricco festival. Dal Duomo di Torino le nostre case sono state inondate dalla struggente melodia di quest’opera, scritta dal giovane Mozart in uno degli anni più penosi e difficili della sua vita. Sotto la carismatica e sicura conduzione del maestro Semolini, si sono espressi i talenti dei solisti Abrigo e Dähler, capaci di condurre il dialogo tra i loro strumenti e l’orchestra con una eleganza, pulizia e brillantezza dei suoni, che ha permesso agli spettatori di sentirsi trasportati sulle vette di quel Monte Rosa, che farà da cornice alla prossima edizione del festival.

MARA MARTELLOTTA

Luciana Littizzetto e la protesta degli artisti

FRECCIATE  Naturalmente ci congratuliamo con Luciana Littizzetto per aver prestato la sua voce e immagine al flashmob di protesta degli artisti in piazza Carignano a Torino per le difficoltà causate dell’emergenza coronavirus. Ma ci rallegreremmo  molto di più se devolvesse a loro una parte del suo “cachet” profumato pagato dalla Rai. Chissà, magari ha già provveduto in tal senso.

L’arciere

Una giornata di festa al Musli

 

Domenica 28 giugno consegna del Premio Andersen 2020, fino a domenica apertura straordinaria del Museo e allestimento di edizioni storiche e letture dedicate alle fiabe di Andersen

 

Domenica 28 giugno il MUSLI – Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia – e la Fondazione Tancredi di Barolo di Torino festeggeranno l’assegnazione del Premio Andersen 2020. Il premio, promosso dalla rivista mensile Andersen, è stato attribuito al Museo e alla Fondazione “Per rappresentare un’eccellenza nazionale nel testimoniare storia e attualità della cultura per l’infanzia: grazie a collezioni importanti e uniche di materiali scolastici, di oggetti ludici e di volumi per bambini e ragazzi e attraverso iniziative e percorsi espositivi puntuali e moderni. Per l’impegno a custodire fondamentali patrimoni del passato valorizzandone sempre il portato per la ricerca presente e la riflessione futura”.

 

La “Giornata di festa al MUSLI” si terrà nel cortile di Palazzo Barolo (Piazza Savoia 6, Torino) e si aprirà alle ore 15.15 con la consegna del Premio Andersen, accompagnata da testimonianze che ne sottolineano il significato e il valore per la Fondazione. Per la Giuria del Premio Andersen saranno presenti Carla Ida Salviati, studiosa di storia dell’editoria e letteratura per l’infanzia; Barbara Schiaffino, direttrice della rivista ANDERSEN; Anselmo Roveda, coordinatore redazionale della rivista ANDERSEN. Interverranno: Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo; Luciano Marocco, vicepresidente dell’Opera Barolo; Barbara Bruschi, Renato Grimaldi e Mariarosa Masoero, Università di Torino; Gianfranco Crupi, Sapienza Università di Roma; Massimo Missiroli, pop-up designer. Sono previsti messaggi di Pino Boero, Università di Genova – Premio Andersen, e di Armando Traverso, conduttore e autore radiotelevisivo di RAI Yoyo, RAI Radio Kids e RAI Scuola.

Saranno inoltre presenti l’Assessore alla Cultura della Città di Torino, Francesca Paola Leon, e la Dirigente dell’Area Cultura-Servizi Biblioteche, Monica Sciajno. La consegna del premio e le testimonianze potranno anche essere seguite in diretta facebook sul profilo del @MUSLI.TORINO.

 

In omaggio al grande scrittore danese, Pompeo Vagliani e Luciana Pasino ricorderanno la storia editoriale delle fiabe di Andersen in Italia. L’incontro si concluderà all’insegna della “musica bambina”, con l’intervento del trio del gruppo Lastanzadigreta con strumenti musicali e suoni insoliti. Questi ultimi interventi saranno replicati alle 16.30 e alle 17.30.

 

Continua intanto, fino a domenica 28 giugno, la settimana di apertura straordinaria del MUSLI con un allestimento di edizioni storiche e letture dedicate alle fiabe di Andersen. La rassegna bibliografica di edizioni italiane ottocentesche, a cui la Fondazione ha già dedicato una mostra nel 2005 in occasione del bicentenario della nascita dell’autore, è stata allestita nella sala del Museo dedicata alla Tipografia Editrice Eredi Botta, che nel 1873 stampò proprio a Palazzo Barolo una rarissima edizione di alcune sue fiabe. Ogni visita guidata si concluderà con la lettura di alcune fiabe di Andersen.

La cultura torinese riparte con cinema, musica e design

Circolo del Design meets Seeyousound

Quattro appuntamenti crossmediali con performance dal vivo presso il Circolo del Design, realizzati insieme a Seeyousound, con le sonorizzazioni live di Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-TO e con la collaborazione del musicteller Federico Sacchi

 

Cinema, musica e design si incontrano per Welcome to the post-analog condition* / Circolo del Design meets Seeyousound, un ciclo di quattro appuntamenti dal vivo che si svolgono a partire dal 2 luglio 2020, grazie al lavoro congiunto tra Circolo del Design, punto di riferimento per la cultura del progetto a Torino, e Seeyousound, il festival internazionale di cinema a tematica musicale. Con questa iniziativa, la prima live da febbraio, le due realtà culturali, in collaborazione con i performer sonori Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-TO e il musicteller Federico Sacchi, intendono dare nuova linfa alla cultura torinese, duramente colpita dai mesi di lockdown.

 

Quattro temi per quattro episodi autoconclusivi che alternano reading, cortometraggi, musictelling e sonorizzazioni live e che partono proprio dall’analisi e dalle riflessioni prodotte nel corso dei mesi di pandemia: da un lato, quindi, prendono vita i testi che compongono Welcome to the post-analog condition*, l’archivio multimediale attraverso cui il Circolo del Design di Torino ha coinvolto protagonisti del mondo dell’architettura, del design e del progetto italiani, offrendo spunti per rispondere ai grandi interrogativi che riguardano il futuro della nostra società rispetto alle conseguenze della pandemia. Dall’altro, invece, rivivono in una nuova chiave i cortometraggi di Seeyousound e le sonorizzazioni finaliste del contest Frequencies che, in questa occasione, vengono ricontestualizzati e ricombinati – alcuni in anteprima – dopo la cancellazione del festival lo scorso febbraio. A completare la performance dal vivo anche le sonorizzazione live create ad hoc per l’occasione da Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-TO, che ripercorrono il cinema d’Avanguardia degli anni Venti e Trenta con scene tratte dai capolavori sperimentali di Luis Buñuel, Man Ray, Marcel Duchamp e altri, alternando musica elettronica a immagini. A unire testi e video e a comporre la narrazione della serata interviene, poi, il musictelling di Federico Sacchi, autore e regista de “Le Esperienze d’ascolto”, veri e propri documentari dal vivo che fondono storytelling, musica, teatro e video, che negli anni ha collaborato con Teatro Stabile Torino, MonfortinJazz Festival, Lovers Film Festival, Seeyousound, Salone del Libro, Circolo dei Lettori.

 

Obiettivo della kermesse diventa portare in presenza le considerazioni condotte durante il lockdown attraverso un filo comune, fornendo nuovi stimoli alla sperimentazione culturale torinese. Ogni serata prende il nome da una delle quattro sezioni di Welcome to the post-analog condition* e ne richiama le tematiche sociali, culturali, progettuali attraverso una riflessione condivisa e linguaggi appartenenti a contesti diversi: Ex Crisis racconta come l’ingegno possa trasformare la crisi in risorsa e come un momento che innesca un ribaltamento possa portare con sé considerazioni inaspettate; Idealia riguarda il percorso condiviso che attraversano la cultura del fare e il pensiero creativo per esplorare ciò che non è ancora stato sperimentato e che può contribuire a migliorare il mondo a qualsiasi scala; C Generation porta il focus sulle trasformazioni, le opportunità e le nuove forme di socialità, indagando il modo in cui le comunità di oggi possono guardare a quelle di domani, il cui futuro è segnato dalle decisioni del presente; Land of Homes si concentra, invece, sulle case e sulle città, la cui forma rimane la stessa, nonostante sia cambiato radicalmente il modo in cui le viviamo, e su come siano necessari nuovi modi di stare insieme, nuove costruzioni e nuovi spazi.

 

«Nei mesi di lockdown abbiamo avuto modo di riflettere sul periodo storico che stavamo vivendo. Così è nato l’archivio Welcome to the post-analog condition*, un luogo di ricerca e di confronto aperto ai professionisti del mondo del progetto, come designer, architetti, critici, curatori – spiega Sara Fortunati, Direttore del Circolo del Design di Torino –. È proprio da questa esperienza che siamo ripartiti per far fruire nuovamente momenti di cultura dal vivo, offrendo il nostro contributo alla ripartenza della cultura torinese attraverso un dialogo tra diverse discipline. Con Seeyousound, con cui abbiamo da subito condiviso il desiderio di ripartire, abbiamo lavorato su nuovi modelli e nuovi linguaggi, fondendo mondo della musica, del progetto, del cinema e creando un filo conduttore per unire le riflessioni prodotte da ciascuno di noi durante il lockdown. Al progetto hanno poi portato il loro valore anche Riccardo Mazza e Laura Pol di Projec-To, e Federico Sacchi. Ne è nato così questo ciclo di quattro appuntamenti che consideriamo, al contempo, un laboratorio culturale sperimentale per la Città e la piena concretizzazione del nostro desiderio di ripartire con entusiasmo per ridare voce al mondo del progetto e della cultura».

 

«I momenti più difficili possono anche trasformarsi in grandi opportunità: così è stato questa volta, grazie alla mano che da subito, a poche ore dalla sospensione improvvisa di Seeyousound 2020, il Circolo del Design ci ha teso – racconta Carlo Griseri, Direttore di Seeyousound –. Lunghe settimane di riflessioni e programmi che inevitabilmente mutano seguendo il corso degli eventi, fino ad ora. Saranno quattro serate in cui i contenuti di Seeyousound acquisiranno un nuovo valore: i cortometraggi proposti sono tutti inediti dal programma interrotto del nostro festival, scelti dal curatore di sezione Matteo Pennacchia per aderire ai temi della rassegna e salutare con orgoglio l’inizio di questa nuova collaborazione».

 

GIOVEDì 2 LUGLIO 2020
La prima serata, Ex-Crisis. Oltre il punto di rottura, va in scena giovedì 2 luglio 2020 con una prima replica alle 19 e una seconda alle 21 e si apre con il racconto di quattro contributi presenti nell’archivio Welcome to the post-analog condition*: Progetto n° 0: Il Fuoco a cura del designer Francesco Faccin, Ettore Sottsass, Metafore, 1972-1979 a cura dello studio Sovrappensiero, Galina Balashova, interni del modulo orbitale Soyuz 19, 1973 a cura di Studio Gisto, I progetti di Ilmari Tapiovaara negli anni ‘40 in Finlandia a cura dello studio Dossofiorito. Seguono poi la proiezione del corto Krzyzoki, che affronta i temi della natura e del tempo sottratto agli usi della contemporaneità, e la sonorizzazione live Avanguardie composta da Riccardo Mazza su scene tratte da capolavori cinematografici sperimentali degli anni Venti e Trenta, scelte e rielaborate da Laura Pol in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino.

 

GIOVEDì 9 LUGLIO 2020
Il 9 luglio è poi la volta di Idealia. Progettare l’immateriale con il reading di Mario Bellini, Kar-a-sutra, Cassina, 1972 a cura di Maddalena Casadei e di Vito Acconci, Face of the Earth, 1985 a cura di PIM studio dell’archivio Welcome to the post-analog condition*, accompagnato dal secondo capitolo di Avanguardie e dal cortometraggio Mon Juke-Box, che pone il focus sul ruolo del designer contemporaneo, partendo dall’iconico ed evocativo juke-box, uno dei pochi oggetti di design nel mondo musicale.

 

GIOVEDì 16 LUGLIO 2020
La terza serata è dedicata a C Generation. Le comunità del futuro che si apre con la lettura di L’educazione prima di tutto! a cura di Piovenefabi e di Ettore Sottsass Jr. e Franco Raggi, Scarpe Vincolanti, 1975 a cura di Odo Fioravanti dell’archivio Welcome to the post-analog condition*, seguito dal corto Listen to me sing, che esplora la nuova dimensione che si troveranno ad affrontare i bambini delle future generazioni, sfidando se stessi e senza sperare troppo nell’aiuto dei più anziani. A completare la serata anche le performance dei finalisti del contest Frequencies, la call lanciata da Seeyousound per compositori under 35 dedicata alla sonorizzazione contemporanea di film muti.

 

GIOVEDì 23 LUGLIO 2020
A chiudere il ciclo di eventi è l’appuntamento con Land of Homes. Nuovi significati per gli spazi che vede le reading di Il conversation pit a cura di False Mirror Office e di Jaime Lerner, città di Curitiba, Brasile a cura di Orizzontale dell’archivio Welcome to the post-analog condition* e la proiezione del corto Quarantine, basato sulla sovversione della concezione canonica dello spazio domestico e il conflitto tra interno ed estero. La serata è poi accompagnata dall’ultimo capitolo di Avanguardie.

Al fine di garantire una fruizione dello spettacolo in sicurezza, sono stati organizzati due turni differenti per ogni serata, così da poter consentire al maggior numero possibile di persone di poter partecipare, il primo con inizio alle ore 19 e il secondo con inizio alle ore 21.

 

(foto Vincenzo Solano)

L’atto di nascita del Club alpino Italiano

Il 23 ottobre 1863, all’una del pomeriggio di un venerdì d’autunno, le sale del castello torinese del Valentino ospitarono un evento importante: la costituzione del Club Alpino Italiano.

Denominato in via del tutto provvisoria “Club alpino di Torino”, il sodalizio esisteva simbolicamente già dalla precedente estate quando, il 12 agosto, avvenne la prima ascensione italiana del Monviso. L’idea di fondare l’associazione degli alpinisti italiani venne a Quintino Sella, ministro delle Finanze dell’allora Regno d’Italia, che partecipò alla scalata insieme ad altri appassionati della montagna. A comporre il primo elenco di aderenti furono in poco meno di duecento e primo presidente venne eletto il barone Ferdinando Perrone di San Martino. In una lettera di Quintino Sella, conservata tra i documenti fondativi del CAI, veniva precisata la cifra identitaria del Club, a partire dallo scopo di far conoscere le montagne e di agevolare salite e ricerche storiche e scientifiche. Torino, “culla del Club alpino” ne ho ospitò anche la prima sede, poi trasferita a Milano nel secondo dopoguerra. Nel 1938 il fascismo impose un temporaneo e “autarchico” cambio di denominazione, lasciando l’acronimo trasformato in Centro alpinistico italiano. A Torino sul Monte dei Cappuccini, dal quale si gode una splendida vista sulla città e sulle Alpi, vi è ancora oggi la sede sociale, accanto alla Biblioteca nazionale del CAI e al Museo nazionale della montagna. Diviso in circa oltre 500 sezioni, sparse in tutte Italia con più di 320 mila iscritti, il CAI svolge un ruolo prezioso in tutti i vari aspetti che riguardano l’ambiente montano,la memoria storica,le attività di prevenzione e soccorso nelle “terre alte”.

Marco Travaglini

Alla “Venaria Reale” l’arazzo ispirato all’opera di Raffaello Sanzio

“Madonna del Divino Amore, 1523-1538”, restaurato dal Centro Conservazione e Restauro della Reggia. Fino al 6 settembre

L’evento rientra nelle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520). E’, infatti, in questo importante e ricco solco commemorativo, che ritorna alla Reggia de “La Venaria Reale”, dopo l’accurato lavoro di restauro compiuto dal Centro Conservazione e Restauro della stessaresidenza sabauda e dopo essere stata esposta nei mesi scorsi (fino alla chiusura imposta dall’emergenza sanitaria) al “Museo della Ceramica” di Mondovì, la “Madonna del Divino Amore o della Benedizione”: 307 x 202 cm., si tratta di un prezioso arazzo realizzato ad inizio Cinquecento dalla raffinata Manifattura di Bruxelles, su cartone di Lambert Lombard (artista belga fra i più dotati del Rinascimento nord europeo), da un’opera di Raffaello e proveniente dal Museo Pontificio “Santa Casa” di Loreto. L’arazzo, esposto fino al prossimo 6 settembre nella sacrestia della Cappella di Sant’Uberto a “La Venaria”, sarà visibile gratuitamente nel percorso di visita della Reggia etraduce, con filati preziosi, una delle immagini più note della produzione pittorica dell’Urbinate, olio su tavola databile verso il 1516 che ebbe grande fortuna critica, soprattutto nel XIX secolo, quando venne denominataper l’appunto “Madonna del Divino Amore”. Per la storia, il dipinto raffaelliano che vede raffigurati laMadonna con Bambino, Sant’Anna e San Giovannino, è identificato con quello citato dal Vasari per Lionello Pio da Carpi, in seguito acquistato da Alessandro Farnese il Giovane nel 1564 ed oggi conservato per l’ appunto nella Collezione Farnese del Museo di Capodimonte aNapoli. L’opera, ad esso ispirata e presentata alla Reggia, era parte di una serie tessuta su modello raffaellesco narrante episodi della vita della Vergine, commissionata dal potente Vescovo di Liegi Érard de la Marck. Nel XVII secolo divenne proprietà di Papa Alessandro VIII Ottoboni e nel 1723 il nipote, il Cardinale Pietro Ottoboni, ne fece dono al Santuario di Loreto. L’odierno allestimento dell’arazzo è l’ultima tappa di un progetto nato dalla collaborazione tra la Fondazione CRC e il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, nell’ambito di un programma pluriennale per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e che ha come concept quello di portare un’opera importante nei laboratori del Centro per un intervento di studio, analisi e conservazione, i cui risultati possano essere espressi in un’esposizione pubblica. Così, dopo i progetti che hanno riguardato opere di Manet e Kandinskij, con Mostre nel 2017 e 2018 presso il Museo della Ceramica di Mondovì, consueto partner dell’iniziativa, l’operazione 2019- 2020 è stata dedicata appunto alle celebrazioni del Cinquecentenario della morte di Raffaello. Il progetto– sottolinea Stefano Trucco, presidente del Centro Conservazione e Restauro – ci ha permesso fra l’altro di continuare la collaborazione con il Museo Pontificio di Loreto, iniziata anni fa con interventi su altri arazzi delle serie raffaellesche lì conservate. Abbiamo voluto che quest’anno ci fosse anche una valorizzazione del nostro lavoro non solo sul territorio cuneese per il quale il progetto con la Fondazione CRC è nato, ma anche nella Reggia di Venaria. L’esposizione nella Sacrestiadella Cappella di Sant’Uberto è un’ambientazione perfetta che ricrea il senso e lo scopo per il quale l’opera era stata creata, per la devozione privata di un grandissimo collezionista del Cinquecento”.

Gianni Milani

“Madonna del Divino Amore”

Reggia “La Venaria Reale” – Cappella di Sant’Uberto, piazza della Repubblica 4 Venaria Reale (To); tel. 011/4492333 o www.lavenaria.it

Fino al 6 settembre

Orari: mart. – ven. 14,30/18,30 ; sab. – dom. e festivi 10,30/18,30

Riaprono in sicurezza castelli e dimore storiche

Sono molteplici i castelli e le dimore storiche presenti sul territorio della provincia di Torino. Luoghi spesso poco conosciuti che conservano un fascino antico, legato a storie, intrighi e passioni e oggi più che mai adatti alla ripartenza. In base alle tendenze attuali, infatti, domina il turismo di prossimità privilegiando gli spostamenti con mezzi propri e scegliendo formule di intrattenimento nel tempo libero all’aria aperta, in luoghi non affollati e spazi incontaminati.

DA DOMENICA 28 GIUGNO VISITE NELLE DIMORE NOBILIARI DEL CANAVESE, PINEROLESE, COLLINA TORINESE E VALSUSA

Al via quindi l’VIII edizione dell’iniziativa “Castelli e dimore in provincia di Torino” realizzata dall’ATL Turismo Torino e Provincia con l’obiettivo di promuovere il patrimonio storico-culturale rappresentato dai castelli e dimore storiche del territorio della Città Metropolitana di Torino con la collaborazione dei proprietari dei castelli, dei Comuni coinvolti e, per il Pinerolese, dell’Associazione Dimore Storiche Italiane.

Si parte DOMENICA 28 GIUGNO – nel rispetto delle misure previste dal Decreto del Presidente della Giunta Regionale relativo alle riaperture del Piemonte – e si prosegue DOMENICA 26 LUGLIO, DOMENICA 30 AGOSTO, DOMENICA 27 SETTEMBRE.

I castelli e le dimore storiche coinvolte sono:

CANAVESE
Castello e Parco di Masino
Palazzo D’Oria a Ciriè
Castello di Foglizzo
Castello dei Conti Frola di Montanaro

PINEROLESE
Castello di Osasco
Castello di Piobesi
Casa Lajolo a Piossasco
Castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo
Palazzotto Juva a Volvera

COLLINA TORINESE
Giardino delle Erbe Aromatiche di Casa Zuccala a Marentino
Castello di Pralormo

VALLE DI SUSA
Torre e Ricetto di San Mauro di Almese
Castello e Borgo Medievale di Avigliana
Castello Contessa Adelaide di Susa

Per visitare i castelli e le dimore storiche è obbligatorio l’uso della mascherina, tenere comportamenti corretti sul piano dell’igiene (la dimora ospitante mette a disposizione idonei mezzi detergenti all’ingresso oppure presso i servizi igienici) e osservare le distanze interpersonali di almeno 1 metro, in particolare negli spazi chiusi.
La prenotazione è obbligatoria via telefono o via mail ai recapiti indicati sulle pagine web e social dei singoli aderenti al fine di garantire piccoli gruppi di visita contingentati a cadenza oraria.
Sarà responsabilità del castello e della dimora storica organizzare l’ingresso contingentato, prevedere un percorso monodirezionale, contrastare il rischio di prossimità tra persone, impedire l’aggregazione negli spazi all’aperto nel rispetto della normativa vigente.
L’ingresso ad alcune dimore storiche è a pagamento, è previsto il biglietto ridotto per i possessori di Torino+Piemonte Card.
Per ulteriori dettagli su tutte le aperture ed iniziative delle singole dimore e sulle modalità di accesso consultare:
https://www.turismotorino.org/it/castelli-e-dimore-storiche-2020 https://www.facebook.com/events/1928439690788647/

La guerra fascista. Il nuovo libro di Gianni Oliva

Il 19 giugno scorso è stato presentato al Circolo dei Lettori di Torino, in collaborazione con l’Associazione Vitaliano Brancati, il libro di Gianni Oliva “ La Guerra fascista. Dalla vigilia all’armistizio, l’Italia nel secondo conflitto mondiale”. Erano presenti, oltre all’autore, Gianni Firera, presidente dell’Associazione V. Brancati e Nino Boeti, già presidente del Consiglio Regionale del Piemonte.

DALLA VIGILIA ALL’ARMISTIZIO, L’ITALIA NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE 

Conoscere il passato per non commettere gli stessi errori,  tramandare la memoria perché non sopraggiunga l’oblio, è questo l’obiettivo del libro. Ottanta anni, praticamente tre generazioni,sono tanti, c’è il rischio che quello che è successo in quei 3 anni drammatici, dal 1940 al 1943,  venga dimenticato. “I giovani  sono privi di testimonianze dirette sul quel periodo, mentre la mia generazione attraverso quei racconti è cresciuta imparando un sistema di valori. Abbiamo appreso cosa è la pace sentendo parlare della paura delle  bombe, abbiamo compreso cosa è il benessere, abbiamo imparato cosa è la libertà sentendo ricordare una stagione in cui, prima di parlare, bisognava guardarsi attorno per vedere se c’era qualcuno di troppo che ascoltava” dice Oliva.

L’8 aprile 1940 Mussolini annuncia orgogliosamente che “la dichiarazione di guerra è già stata

consegnata agli  ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia”, l’8 settembre 1943 Badoglio bisbiglia l’amara e prevedibile disfatta. “Dal  vitalismo aggressivo alla mestizia silenziosa”, mezzi sproporzionati contro giganti imbattibili,  baionette contro carri armati, illusorie mire imperialiste del regime e di quell’Italiaultima arrivata tra le nazioni industrializzate. L’autore, nel lavoro di sintesi proposto in questo volume, segue tre direttrici per tracciare il profilo di quel periodo; in primo luogo le scelte politiche di Mussolini condizionate dalle accelerazioni strategiche di Hitler, dai limiti dell’economia nazionale e dal peso di una autocelebrazione ventennale sfaldatasi alla prova del conflitto. In secondo luogo le fallimentari operazioni militari degli anni successivi come la “guerra parallela” e la “guerra subalterna”. Infine il consenso al fascismo che in Italia che si sgretola fino alla caduta silenziosa.

La vocazione di questo libro sta nella “trasmissione generazionale di memoria” ai più giovani, a coloro che non c’erano. Ciò che abbiamo conquistato e consolidato nel tempo, la libertà, e tutti quei valori legati alla democrazia ci sembrano scontati e immutabili, ma come afferma Oliva “l’umanità ci insegna che nulla è dato per sempre e che le conquiste vengono conservate solo se si ha la consapevolezza del loro significato”.

Lo studio della storia, soprattutto di quella recente deve costituire il punto di partenza, la fortezza della coscienza e della conoscenza critica, perché “il presente è figlio del passato prossimo, non del passato remoto”.

Maria La Barbera

Ritorna il Macugnaga Piano Trail

Nell’edizione 2020 dalle sale storiche di Villa Clerici / La montagna e la musica possono costituire un binomio estremamente felice. Le montagne , definite dal celebre scrittore John Ruskin “cattedrali della terra”, ed in questo caso, in particolare il Monte Rosa, da alcuni anni risuonano della musica del Festival pianistico di Macugnaga, diretto artisticamente dalla pianista Serena Costa.

ll Macugnaga Piano Trail anche quest’anno sarà protagonista di una nuova edizione, la terza, seppure sotto una veste nuova, online, ma sempre arricchita, come le precedenti, dalla partecipazione di musicisti di respiro internazionale.

Il festival pianistico internazionale, nato nel 2018 da un’idea del musicista e direttore del Conservatorio Donizetti di Bergamo, Marco Giovannetti e della pianista Serena Costa, che ne è anche direttore artistico, è in parte patrocinato dal Comune di Macugnaga, in parte dall’Associazione AMVA Promozione e sviluppo Macugnaga e Valle Anzasca.

A causa delle misure per il contenimento del Covid 19, quest’anno il Festival potrà essere seguito non dal vivo, ma sui canali Instagram e Facebook del Macugnaga Piano Trail dal 22 al 27 giugno prossimi. I musicisti potranno esibirsi, con la versatilità delle loro esecuzioni e con la pluralità delle nazionalità di appartenenza, dal giovanissimo pianista Marco Drufuca ( diciassettenne pluripremiato in diversi concerti nazionali), al duo pianistico sino-tedesco Wang-Koltun, alla nota violinista Irene Abrigo ed alla pianista Albertina Dalla Chiara, interprete insigne che si è esibita in concerti significativi sia in Italia sia in Europa, oltre alla pluripremiata orchestra dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni, diretti dal Maestro Antonmario Semolini.

Lunedì 22 giugno prossimo, alle 18, il Festival prenderà il via con il concerto per pianoforte di Serena Costa, direttrice artistica del Festival Macugnaga Piano Trail, ideato insieme al compianto maestro e mentore Marco Giovanetti, un festival capace di unire alla passione per la musica quella per le montagne, cui lei da sempre appartiene.

Martedì 25 sarà la volta dell’esibizione al pianoforte del duo di Xin Wang e Florian Koltun. Mercoledì 24 giugno, sempre alle 18, si esibirà al pianoforte Albertina Dalla Chiara, che si è formata artisticamente grazie all’incontro delle insigni scuole pianistico russa ed austriaca, perfezionandosi sotto la guida del noto pianista e didatta russo Neuhaus, di cui ha seguito i corsi di perfezionamento in Italia ed a Mosca, incontrando poi la tradizione austriaca all’Accademia Chigiana, dove ha seguito i corsi sotto la guida del pianista Buchbinder. Giovedì 25 giugno alle 18 sarà la volta dell’esecuzione concertistica del duo formato da Massimo Baio ed Anna Barbero, ripsettivamente al violino e pianoforte, e venerdì 26 giugno, sempre alle 18, del concerto del giovane e talentuoso pianista Marco Drufuca.

Concluderà il ricco programma del Festival, con il suo atteso concerto, sabato 27 giugno prossimo sempre alle 18, l’Orchestra dei Virtuosi dell”Accademia di San Giovanni, attiva anche nel Duomo di Torino, sotto la direzione del Maestro Antonmario Semolini, orchestra cui l’anno scorso, ad agosto a Macugnaga, era spettato l’onore di aprire il Festival Magugnaga Piano Trail, con grande successo di pubblico, con il concerto inaugurale. Quest’anno il concerto di chiusura del Festival vedrà la partecipazione, accanto all’Orchestra dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni,  anche della violista di fama internazionale Irene Abrigo e di Jung Dahler alla viola.

I concerti si terrano nella sala di Villa Clerici, dotata di uno storico pianoforte a coda, villa che si trova ad Erba, a circa una ventina di km da Como e da Lecco. Edificata nella metà del Settecento come setificio, venne trasformata nel corso dell’Ottocento in residenza estiva sempre di proprietà della famiglia Clerici, mantenendo, tuttavia, l’architettura originaria. La villa comprende anche una limonaia ed un teatro annessi al corpo centrale, oltre ad un salone delle feste, con adiacenti salotti e terrazzi, una cappella, un laghetto annesso e giochi di fontane.

Mara Martellotta

Lingua madre di Maddalena Fingerle vince il Premio Italo Calvino

Lingua madre di Maddalena Fingerle è l’opera vincitrice della XXXIII edizione del Premio Italo Calvino. Considerata la qualità delle opere finaliste, sono state inoltre assegnate due coppie di menzioni speciali della Giuria: la prima coppia di menzioni va a Oceanides di Riccardo Capoferro e a Il valore affettivo di Nicoletta Verna; la seconda coppia di menzioni va a  Schikaneder e il labirinto di Benedetta Galli e a Vita breve di un domatore di belve di Daniele Santero. La menzione speciale Treccani viene attribuita a Giardino San Leonardo di Gian Primo Brugnoli.

 
Il romanzo vincitore e le menzioni speciali sono stati proclamati lunedì 22 giugno dai Giurati Omar Di Monopoli, Helena Janeczek, Gino Ruozzi, Flavio Soriga e Nadia Terranova, durante  una diretta streaming in collaborazione con il Circolo dei lettori di Torino.
Il direttivo del Premio ha infine insignito l’opera non finalista Il Tullio e l’eolao più stranissimo di  tutto il Canton Ticino di Davide Rigiani di una menzione speciale del Direttivo.
 
Le motivazioni della Giuria
 
La Giuria ha deciso di assegnare il Premio a Lingua madre di Maddalena Fingerle con la seguente  motivazione:  « un romanzo compatto di grande maturità che riesce nella sfida di tenere insieme  leggerezza e profondità, affrontando con piglio holdeniano e stile impeccabile il complesso tema  della parola tra pulizia e ipocrisia nel singolare contesto del bilinguismo altoatesino. »
 
Queste, invece, le motivazioni per le due coppie di menzioni speciali della Giuria:
 
La prima coppia di menzioni va a Oceanides di Riccardo Capoferro che  « si distingue per la  bellezza della lingua e la riuscita fusione di mondi immaginari e mondi conosciuti in un’originale  rielaborazione del romanzo marinaresco sette-ottocentesco anglosassone che infrange le barriere fra  tradizioni letterarie » 
Il valore affettivo di Nicoletta Verna « una conturbante tragedia moderna  presentata sotto forma di romanzo famigliare neoborghese in cui risaltano la coerenza tra forma e  contenuto, l’equilibrio della struttura e la sottile definizione di una protagonista prigioniera delle sue  ossessioni. »
 
La seconda coppia di menzioni va a Schikaneder e il labirinto di Benedetta Galli e a Vita breve di  un domatore di belve di Daniele Santero « Entrambi i romanzi sono sagaci e ironiche ricostruzioni  di particolari aure storiche. Con il brillante Schikaneder e il labirinto, dove è notevole la destrezza
nel gestire registri ora buffi ora drammatici, ci troviamo nel mondo dell’opera viennese di fine  Settecento al crepuscolo dell’illuminismo mozartiano. 
Con l’estravagante e colto romanzo di  Santero passiamo alla fascinazione ottocentesca per l’esotismo del circo e dello zoo, filtrata  attraverso la vita di un uomo non illustre, Upilio Faimali da Gropparello. »
 
La menzione speciale Treccani
 
L a menzione speciale Treccani, assegnata per il terzo anno consecutivo dall’Istitut o della  Enciclopedia Italiana all’opera finalista che si è distinta per originalità linguistica e creatività  espressiva, viene attribuita a Giardino San Leonardo di Gian Primo Brugnoli con la seguente  motivazione:
 
« L’insolita e spiazzante maestosità del dettato, la crudezza icastica, il virtuosismo linguistico  esagerato ma efficace: Giardino San Leonardo esibisce una prosa rocambolesca e ribelle,  strabordante ed eccessiva, maneggiata con disinvolta duttilità e zeppa di neologismi ed espressioni  vernacolari d’altri tempi che si rincorrono costruendo un’architettura narrativa di straordinario  impatto. L’esperienza creativo-stilistica è bizzarra quanto basta a far girare la testa del lettore  disorientato da un vortice trascinante di parole e personaggi, ma semanticamente consapevole e  forse memore di qualche racconto degli Accoppiamenti giudiziosi. »
 
La menzione speciale del Direttivo
 
Il Direttivo del Premio, composto da Franca CavagnoliAnna ChiarloniMario Marchetti Laura MolleaCarla Sacchi Ferrero, ha assegnato la menzione speciale del Direttivo a un’opera  non finalista particolarmente meritevole sotto il profilo dell’innovazione della forma  romanzesca, con la seguente motivazione:
 
« Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino di Davide Rigiani è un testo che, con  fantasia scatenata e una lingua mai stanca di sorprendere, sotto l’apparenza del mero divertimento,  descrive con esattezza antropologica un ordinato mondo di periferia residenziale dei nostri tempi
(nel caso, ticinese), proponendo un’ariosa alternativa attraverso la famiglia del Tullio. Interessante  tentativo di costruire un’opera ibrida rivolta contemporaneamente all’immaginazione infantile e a  una sensibilità matura. Ardita scommessa in gran parte vinta. Un libro da illustrare – e da leggere
insieme, bambini e grandi. »
 
Gli autori
 
Maddalena Fingerle, nata a Bolzano nel 1993, di cognome tedesco ma di lingua madre italiana, ha  compiuto gli studi universitari (dapprima di
Germanistica per poi specializzarsi in Italianistica) a  Monaco di Baviera dove risiede. Al momento è impegnata in un dottorato sulle strategie di 
evasione  in Tasso e Marino. Suoi racconti sono apparsi su Nazione Indiana, Neutopia, CrapulaClub.
 
Riccardo Capoferro, nato a Roma nel 1975, è professore associato di Letteratura Inglese alla  Sapienza. Ha al suo attivo un’ampia produzione scientifica. Si è soprattutto occupato del romanzo  inglese del Settecento, genere di cui non poche tracce si rinvengono in Oceanides. Tra i suoi  interessi rientrano la fantascienza e il rapporto tra fumetto e narrativa.
 
Nicoletta Verna, nata a Forlì nel 1976, è laureata in Scienza della Comunicazione. Vive a Firenze  dove si occupa di web marketing nel settore editoriale. Ha tenuto corsi su teorie e tecniche della  comunicazione ed è autrice di saggi sui media, collaborando inoltre all’Enciclopedia Garzanti della
radio. Ha scritto racconti per le riviste Pastrengo, Carie letterarie, Narrandom e Risme.
 
Benedetta Galli, nata nel 1993 nella città metropolitana di Firenze, dopo il liceo classico ha  intrapreso studi di Ingegneria nella specializzazione energetica. Lavora a Brescia nel settore degli  impianti di cogenerazione. Ha pubblicato nel 2010 un testo teatrale sul portale online della Rivista  Sipario. Con Schikaneder e il labirinto è già stata finalista nel 2019 al Premio Neri Pozza.
 
Daniele Santero, nato a Savona nel 1978, vive a Torino dove insegna nelle scuole medie. È dottore di ricerca in italianistica. Nel campo ha scritto numerosi saggi confluiti in Muse minori. Ironia e invenzione nel Novecento italiano pubblicato nel 2012 dalla Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Ha curato specificamente il carteggio tra i poeti Betocchi e Caproni.
 
Gian Primo Brugnoli è nato nel 1939 a Imola, nel cuore di quella terra emiliana cui dà voce in  Giardino San Leonardo, suo esordio nel romanzo. Laureato in Ingegneria elettronica ha lavorato nel  campo della manutenzione impianti. Ha scritto poesie e racconti per i quali ha ricevuto svariati
riconoscimenti (più volte, in particolare, dal Premio Firenze Capitale d’Europa).
 
Davide Rigiani è nato a Lugano, Svizzera, nel 1980. Si è diplomato alla scuola di commercio a  Lugano e poi al master in tecniche di narrazione della Scuola Holden a Torino. Ha lavorato come  operatore di call center a Torino, come tester linguistico per videogame in Canada e come redattore
e impaginatore freelance. Tra i suoi riferimenti elettivi, nella narrativa Italo Calvino e nel cinema  Tim Burton e Wes Anderson.
 
Sul sito del Premio (www.premiocalvino.it/i-finalisti-2020/) i video di presentazione delle opere premiate e di quelle finaliste.
 
Il Premio Italo Calvino è stato fondato a Torino nel 1985, poco dopo la morte di Italo Calvino, per iniziativa di un gruppo di estimatori e di amici dello scrittore, tra cui Norberto BobbioCesare CasesAnna ChiarloniNatalia GinzburgMassimo MilaLalla RomanoCesare Segre.  
Calvino, com’è noto, ha svolto un intenso e significativo lavoro editoriale per l’Einaudi; l’intenzione è stata, quindi, quella di riprenderne e raccoglierne il ruolo di talent scout di nuovi autori: di qui, l’idea di rivolgersi agli scrittori esordienti e inediti, per i quali non è facile trovare un contatto con il pubblico e con le case editrici. Il Premio ha impostato la propria attività seguendo gli stessi criteri che hanno guidato Calvino: attenzione e equilibrio, gusto della scoperta e funzione critica. 
Ideatrice del Premio e sua animatrice e Presidente fino al 2010 è stata Delia Frigessi, studiosa della cultura italiana tra Ottocento e Novecento. Attuale Presidente del Premio è Mario Marchetti.
 
La menzione speciale Treccani è frutto di una convenzione triennale siglata nel 2018 tra il Premio Calvino e l’Istituto della Enciclopedia Italiana: essa prevede di insignire di una “speciale menzione Treccani l’opera che, tra i finalisti del Premio Italo Calvino, si distingua per originalità linguistica e creatività espressiva” nonché di organizzare presso la sede romana dell’Istituto un incontro “volto a dibattere i temi emergenti della narrativa italiana contemporanea nel suo rapporto con la lingua”.