CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 520

Il sogno spezzato di Vincent Van Gogh tra Arles e Saint-Rémy de Provence

Arles 23 gennaio 1889 “Caro Theo, […] Hai ragione che la partenza di Gauguin è terribile, e ci fa ricominciare da capo proprio quando abbiamo creato e ammobiliato una casa per ospitare gli amici nei giorni cattivi. Ma intanto teniamoci i mobili lo stesso. E anche se oggi tutti avranno paura di me, col tempo ciò scomparirà. Tutti siamo mortali e soggetti a tutte le malattie possibili. Che ci possiamo noi se queste ultime non sono sempre di tipo piacevole. La miglior cosa è cercare di guarirle. Io pure ho dei rimorsi pensando alla pena che da parte mia ho causato, seppure involontariamente, a Gauguin”.

All’inizio del 1888 Vincent Van Gogh si era trasferito in Provenza per cercare quella luce e quei colori del Sud che avrebbero prima ripulito dalle tinte scure e cupe della nativa Olanda e, poi, incendiato la sua tavolozza negli ultimi due anni della sua esistenza e gli avrebbero consentito di creare capolavori immortali.

La ricerca ossessiva del colore e della luce era accompagnata dal desiderio, quasi un bisogno, una necessità profondamente radicata dentro di sé, di creare ad Arles una comunità di pittori che si sostenessero e si aiutassero, condividendo il difficile percorso artistico, un gruppo costituito da anime che facevano dell’arte la propria ragione di vita.

Gauguin avrebbe dovuto essere il primo adepto di quella comunità, il primo ospite, l’artista al quale Vincent guardava e che, in una sorta di esaltazione, aveva idealizzato, collocandolo su un piedistallo, come del resto, in passato, aveva già fatto con altri personaggi che, per brevi periodi, aveva considerato suoi maestri, sue guide lungo il difficile cammino della vita.

Per Gauguin Van Gogh aveva preparato una casa, la “Maison jaune” un rifugio, una stanza, per lui aveva cercato i mobili migliori e in lui aveva riposto le proprie speranze di condividere un percorso artistico in quella Provenza che tanto lo affascinava e che con il suo calore, la sua luce abbacinante, il mistral violento e frequente sollecitava i suoi nervi già fragili.

Gauguin giunse in Provenza il 29 ottobre 1888, spinto più dal sostegno economico assegnatogli dal fratello di Vincent, Theo, che da un effettivo desiderio di diventare il primo membro della comunità di artisti, e definì Arles “il luogo più sporco del Mezzogiorno”, mal adattandosi fin dall’inizio alla vita disordinata dell’inquilino.

Altri desideri si stavano, infatti, facendo strada nella mente di Gauguin, quelli di luoghi lontani e misteriosi dove creare una pittura nuova e primitiva.

Nel 1891 annuncerà all’amico Odillon Redon di avere “deciso di andare a Tahiti per finire là la mia esistenza. Credo che la mia arte, che voi ammirate tanto, non sia che un germoglio, e spero di poterla coltivare laggiù per me stesso allo stato primitivo e selvaggio. Per far questo mi occorre la calma: che me ne importa della gloria di fronte agli altri! Per questo mondo Gauguin sarà finito, non si vedrà più niente di lui”.

Già nel dicembre 1889 il sogno di Van Gogh naufragava: iniziavano i primi scontri tra i due artisti, si susseguivano litigi violenti e furibondi che culminarono nell’episodio del taglio dell’orecchio.

Il 23 dicembre, dopo un violentissimo scontro Vincent rincorse per strada Gauguin con un rasoio e, successivamente, si tagliò il lobo dell’orecchio sinistro, portandolo, poi, in dono a Rachel, la prostituta di un bordello che i due artisti frequentavano.

Gauguin lasciò la Provenza e Van Gogh, dopo una breve degenza nell’ospedale di Arles, tornò a casa, pieno di energia creativa e di desiderio di riprendere a dipingere.

Tuttavia, trenta abitanti di Arles, per paura e pregiudizi nei confronti dell’artista strano, eccentrico, sicuramente “diverso”, firmarono una petizione per chiederne l’allontanamento.

La petizione non andò a buon fine, ma fu Vincent stesso a chiedere di essere ricoverato e l’8 maggio 1889 entrò volontariamente nella Maison de Santé di Saint-Rémy-de-Provence.

In 53 settimane di ricovero a Saint-Rémy Van Gogh realizzò circa 140 tele, continuando a domandare incessantemente al fratello Theo il materiale per dipingere.

“Mandami, ti prego, trentatré tubetti di colore, bianco, rosso lacca, verde smeraldo, arancione, cobalto, malachite, cromo e blu oltremare”: i colori violenti, quelli degli ultimi capitoli della sua vita.

L’arte continuava a rappresentare per l’artista olandese, prigioniero nel manicomio, uno strumento di evasione, il modo per impossessarsi delle ali della libertà e superare le pareti, i muri dell’orto conclusus, i viali del luogo nel quale volontariamente si era rinchiuso per sfuggire ai pregiudizi della gente, alle malignità di una società prevenuta e bigotta, in un ultimo estremo tentativo di guarire, circa un anno prima di diventare quello che Antonin Artaud, nel suo bellissimo saggio, definirà il “suicidato dalla società”.

Le opere del periodo di Saint-Rémy sono di dolorosa e sconvolgente bellezza e preludono ai capolavori-testamento degli ultimi mesi ad Auvers sur Oise, a quel “Campo di grano con volo di corvi” nel quale ogni luce è scomparsa per lasciare il posto all’oscurità definitiva.

La realtà inizia a piegarsi a deformarsi, in un visionario anticipo di quelle che saranno le opere di Chaim Soutine, di Edvard Munch, di Oskar Kokoschka, di Egon Schiele e dei grandi maestri dell’Espressionismo.

Gli alberi si protendono, enormi, nodosi, cupi e terrificanti verso cieli blu cobalto, la pittura si fa materica, risultato di un colore schiacciato dal tubetto direttamente sulla tela, diventa viva, avvolge, cattura, imprigiona lo sguardo.

A Saint-Rémy le stelle, punti luminosi e benigni nella “Notte Stellata sul Rodano” di pochi mesi prima, si trasformano in spirali travolgenti, vortici e controvortici che lacerano il cielo e che sembrano avvolgere l’albero in primo piano, un cipresso, la pianta dei cimiteri, un simbolo forse della morte imminente, come simbolo della morte è la luna, una falce fredda e lontana.

Il 9 maggio 1889 da Saint-Remy Vicent scriveva al fratello Theo “Quando sono colto dal mio “terribile bisogno di religione”, vado fuori di notte a dipingere le stelle… e sogno sempre un quadro così, come con un gruppo di amici vivi”.

Nel maggio 1890, ad Auvers sur Oise, Van Gogh dipingeva un’altra notte stellata, una variazione del dipinto di Saint-Rémy “Cipresso su un cielo stellato” e ne inviava una descrizione, accompagnata da uno schizzo a Gauguin: “Un cipresso con una stella, un’ultima prova – un cielo notturno con una luna che non emana luce: nient’altro che una piccola mezza luna che sorge dall’ombra scura della terra. Una stella esageratamente luminosa – se vuoi – un barlume di rosa pallido e di verde nel cielo blu oltremare percorso da nubi. In basso una strada fiancheggiata da alte canne gialle che si stagliano contro il blu chiaro delle Alpilles; un vecchio casolare con le finestre illuminate arancione e un altissimo cipresso molto diritto e molto cupo. Sulla strada una carretta gialla tirata da un cavallo bianco e infine due persone che camminano”.

Le stelle che ad Arles erano punti luminosi, inaccessibili, a Saint-Rémy e ad Auvers sur Oise si trasformano in stelle comete, più vicine, più semplici da afferrare e da raggiungere perché quella morte che consente di andare in una stella è ormai dietro l’angolo.

Barbara Castellaro

 

 

 

 

 

 

 

Museo del Cinema, tutti gli appuntamenti di ottobre

Un ricco calendario di eventi

TUTTI I SABATI| Mole Antonelliana
ORE 10 –  BEBE’ AL MUSEO – GIOCHI CON LA LUCE Visita animata per i più piccoli
Un percorso di visita a misura di bebè, alla scoperta della
luce e delle ombre, dei giochi ottici e delle immagini in movimento.
Nell’ambito del progetto NATI CON LA CULTURA.
Per genitori e bimbi dai 18 mesi ai 3 anni – durata 1 ora – Costo € 5 + ingresso ridotto

Prenotazione obbligatoria – compilare  il modulo online a QUESTO LINK
Info:  011 8138 564-5 –  
prenotazioni@museocinema.it
Per i gruppi è possibile concordare altre date (max. 7 bambini e 10 adulti) 

TUTTE LE DOMENICHE | Mole Antonelliana
ORE 10 –  GIOCHI E RACCONTI PRIMA DEI LUMIÈRE – Visita guidata  per bambini e famiglie
Dal teatro d’ombre ai primi disegni animati in un racconto che si sviluppa attraverso la scoperta dei giochi ottici e degli spettacoli che hanno preceduto  la nascita del cinema.
Per famiglie e bambini a partire dai 4 anni – Durata: 1 ora – Costo visita: € 5 + ingresso ridotto

ORE 16  – ALLA SCOPERTA DEL MUSEO – Visita guidata
Per conoscere il Museo e le sue meraviglie, dal teatro d’ombre ai fratelli Lumière, fino ai grandi protagonisti della storia del cinema.
Per tutti – Durata: 1h30′ – Costo: € 6 + ingresso ridotto
Prenotazione  consigliata – online su  www.ticketlandia.com a questo LINK
SABATO 5 OTTOBRE | Mole Antonelliana
ore 10.30 – I CURATORI RACCONTANO I MILLE VOLTI DI LOMBROSO
I curatori dialogheranno con i visitatori per raccontare il percorso e ripercorrere le diverse tappe delle ricerche di Lombroso. Emarginazione, malattia mentale, criminalità e rivoluzione. Per la prima volta vengono presentate al pubblico le oltre 300 fotografie che dialogano con oggetti, strumenti, documenti e libri del Museo Lombroso, ulteriore testimonianza del suo metodo.
Durata: 1h Costo: Incontro gratuito, Ingresso ridotto Museo € 9
Il numero dei posti è limitato! Prenotazione consigliata a questo > LINK
ABBINABILE alla Visita guidata al Museo Lombroso
Il Museo espone collezioni di preparati anatomici, disegni, fotografie, corpi di reato, scritti e produzioni artigianali e artistiche realizzate da internati in manicomi e carceri tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. La visita guidata fornisce spunti di riflessione tra storia, scienza e arte per conoscere le collezioni del museo e i personaggi che ne furono protagonisti
Informazioni e prenotazioni : tel.: 011.6708195 (dal lunedì al sabato, orario 9-17), museo.lombroso@unito.it

 

ORE 17 –  MagicFACES   JLaboratorio per bambini e famiglie
Le espressioni del volto dei partecipanti prendono forma sulla carta per diventare giochi in grado di creare nuove facce e nuove emozioni.

Per famiglie e bambini – Età consigliata dai 6 anni – durata 1 ora e 30’
Costo: €6 + ingresso ridotto
Prenotazione obbligatoria –
online su www.ticketlandia.com a questo LINK  
Progetto a cura del Liceo Artistico Cottini di Torino

 

DOMENICA 6 OTTOBRE | Mole Antonelliana e Cinema Massimo
Ore 10.30 – CINEMA CON BEBE’ | Cinema Massimo
Il primo appuntamento con la rassegna Cinema con Bebè in collaborazione con  Giovani Genitori è dedicato alle emozioni, un tema legato alla Mostra al Museo Nazionale del Cinema #FacceEmozioni
Inside Out (Peter Docter, Ronnie del Carmen Usa 2015, 94’, DCP, col.) Molto più di una favola composta da bizzarri personaggi colorati che popolano la testolina della giovane protagonista Riley, il film è un insegnamento su quanto sia importante l’integrazione fra ogni emozione, positiva e  negativa, per garantire agli esseri umani quella gamma di espressioni necessaria al loro equilibrio e benessere psico-fisico.

Tutti sono i benvenuti alle proiezioni di CINEMA CON BEBE’: genitori, nonni, zii e bambini di ogni età. Tutto è pensato a misura di famiglia con tante le accortezze per i più piccini: alzatine, volume ridotto, luci soffuse, fasciatoio, scaldabiberon, pannolini e passeggino-parking e oltre all’immancabile merenda. Un modo per passare una bella mattinata al cinema e riscoprire la proiezioni in sala di grandi classici e film d’animazione per un emozione da vivere assieme!

Il biglietto è ridotto (€ 4.50) per tutti, adulti e bambini. Ingresso gratuito per bimbi 0-3 anni  Prevendita: www.cinemamassimotorino.it
Cinema con Bebè è un’iniziativa Nati con la Cultura  

SABATO 12 OTTOBRE | Mole Antonelliana

Ore 17 – MAGIE DEL CINEMA MUTO – Laboratorio effetti speciali famiglie e bambini

Sul set si realizza un breve filmato: trucchi, apparizioni, sparizioni e trasformazioni con i magici effetti speciali del cinema delle origini.
Per famiglie e bambini 8-10 anni – Durata 1 ora e 30 – Costo: € 6 + ingresso ridotto
Prenotazione consigliata – online su www.ticketlandia.com a questo LINK  

 

DOMENICA 13  OTTOBRE – F@MU Giornata Famiglie al Museo | Mole Antonelliana
ll Museo Nazionale del cinema partecipa alla F@Mu  – Giornata Nazionale Famiglie al Museo con un laboratorio ispirato dalla Mostra #FacceEmozioni
Ore 17 –  MagicFACES    Laboratorio per bambini e famiglie
Le espressioni del volto dei partecipanti prendono forma sulla carta per diventare giochi in grado di creare nuove facce e nuove emozioni.
Per famiglie e bambini – Età consigliata dai 6 anni – durata 1 ora e 30’
Costo: €6 + ingresso ridotto
Prenotazione obbligatoria – online su 
www.ticketlandia.com a questo LINK
Progetto a cura del Liceo Artistico Cottini di Torino

 

 

MERCOLEDI’ 16 OTTOBRE | Mole Antonelliana
Ore 18.30 I CURATORI RACCONTANO #FACCEMOZIONI – Visita guidata alla Mostra
Un’appuntamento al mese con i curatori della mostra #FacceEmozioni. 1500-2020 dalla fisiognomica agli emoji . Donata Pesenti Campagnoni e Simone Arcagni dialogheranno con i visitatori per raccontare aneddoti e curiosità di una mostra che, tra scienza, tecnologia, teatro e cinema, illustra come il volto sia sempre stato il più importante luogo di espressione dell’anima: gli studi dei volti del primo pittore del Re Sole, i vetri per lanterna magica, gli emoji, i manuali per la recitazione, il primo piano cinematografico, fino ai software di face recognition e le opere di artisti contemporanei.
Durata: 1h Costo: Incontro gratuito, Ingresso ridotto Museo € 9
TUTTO ESAURITO- Prossimi appuntamenti 13 Novembre e 4 Dicembre
Il numero dei posti è limitato! Prenotazione consigliata a questo > LINK

SABATO 19 OTTOBRE | Mole Antonelliana
Ore 17 – LE OMBRE CON LA PIMPA – Laboratorio bambini
I bambini mettono in scena una storia della Pimpa, la famosa cagnolina, per scoprire e sperimentare le diverse tecniche del teatro d’ombre: silhouette, ombromania, ombre articolate. (In collaborazione con Franco Cosimo Panini Editore)
Per famiglie e bambini – età consigliata 4-5 anni – durata 1 ora e 30’ Costo: €5 + ingresso ridotto – Prenotazione consigliata – online su www.ticketlandia.com a questo LINK  

 

ORE 18 –  #FACCEEMOZIONI. 1500 – 2020 dalla fisiognomica agli Emoji – Visita guidata alla mostra
Tra  scienza, tecnologia, teatro e cinema, la visita racconta come il volto sia sempre stato il più importante luogo di espressione dell’anima: gli studi dei volti del primo pittore del Re Sole, i vetri per lanterna magica, gli emoji, i manuali per la recitazione, il primo piano cinematografico, fino ai software di face recognition e le opere di artisti contemporanei.
Per tutti – max. 15 persone – durata 1 ora – La mostra è accessibile ai visitatori con disabilità.
Costo: €5 + ingresso ridotto
Prenotazione obbligatoria –
online su www.ticketlandia.com a questo LINK  
Ore 18.20 fascia riservata ai possessori di tessera Abbonamento Musei Torino Piemonte – Numero Verde 800.329.329

SABATO 26 OTTOBRE | Mole Antonelliana
Ore 17 – SENTI CHI PARLA! – Laboratorio di doppiaggio
Il doppiaggio e l’adattamento dei dialoghi. Sperimentare in modo divertente e interattivo il processo che consente di dar voce a celebri personaggi del cinema.
Per famiglie e bambini – Età consigliata 8-10 anni – Durata: 1 ora e 30’ – Costo: € 6,00 + ingresso ridotto – Prenotazione consigliata – online su www.ticketlandia.com a questo LINK  

 

GIOVEDI’ 31 OTTOBRE – SPECIALE HALLOWEEN | Mole Antonelliana
Ore 17.30 – Halloween sul set
Nella notte più spaventosa dell’anno, popolata di mostri, fantasmi e streghe, si crea sul set una storia terrificante con effetti speciali del cinema muto!
Per famiglie e bambini – durata 1h30’ – Durata: 1 ora e 30’ – Costo: € 6,00 + ingresso ridotto – Prenotazione consigliata – online su www.ticketlandia.com a questo LINK  

Ore 18 – La Mole come non l’avete mai vista
Visita animata e salita a piedi alla Cupola, con storie, aneddoti
e curiosità del simbolo di Torino raccontati da un testimone d’eccellenza.
Per tutti >18 anni – durata 1 ora – costo € 15,00
Per famiglie e bambini – durata 1h30’ – Durata: 1 ora e 30’ – Costo: € 6,00 + ingresso ridotto – Prenotazione consigliata – online su www.ticketlandia.com a questo LINK  
La visita è sconsigliata ai visitatori affetti da difficoltà motorie, gravi difetti della vista, cardiopatie o patologie polmonari, claustrofobia e/o disorientamento.

 

“Requiem per la Bosnia” da giovedì 17 ottobre nelle librerie

Giovedì 17 ottobre uscirà nelle librerie (dove è possibile richiederlo o prenotarlo) il libro “Requiem per la Bosnia” di Barbara Castellaro. Il volume è pubblicato da INFINITO edizioni nella collana Orienti con introduzione e fotografie di Paolo Siccardi e la postfazione di Marco Travaglini.

L’autrice, con un reportage profondo e prezioso, apre una finestra alla scoperta di cos’è stata, cos’è e forse potrà essere la Bosnia Erzegovina, quel piccolo Paese sul crinale tra Occidente e Oriente, nel centro martoriato dell’Europa. Barbara Castellaro, eporediese di nascita e torinese d’adozione, giornalista e scrittrice, attualmente impegnata come addetta stampa presso il Consiglio regionale del Piemonte è tra i collaboratori de Il Torinese.

 

Nella premessa del libro scrive:“Ho visto che cosa può fare la guerra, ho visto come un uomo può,quasi per capriccio, cancellare intere generazioni di propri simili e questo mi ha sconvolta. Ho visto anche, però, una tenacia, una dignità,una voglia di ricominciare che non credevo possibile trovare. La guerra ha ucciso, distrutto, dilaniato e che cosa ha ottenuto? Che sulle rovine un uomo si mettesse a suonare con il suo violoncello una musica che ha del divino e dell’umano al tempo stesso. Che sui muri coperti di buchi, una mano appoggiasse un vaso pieno di gerani o facesse arrampicare un roseto. Che i colpi di mortaio si trasformassero in rose con una colata di vernice rossa. Che i bambini tornassero a inseguire un pallone senza paura in una piazza polverosa e che i vecchi riprendessero la loro infinita partita a scacchi”. Dalle pagine di “Requiem per la Bosnia” emerge un rapporto profondo con chi vive la difficile realtà di quel paese balcanico. Come commenta Paolo Siccardi, giornalista e fotoreporter, autore degli scatti che compaiono nel libro, ““per raccontare il grumo d’emozioni, gioie e dolore che pesano nell’anima della gente che abita e abitava quelle regioni occorrono sensibilità e coraggio, un grande cuore e una mente lucida”. Qualità che non mancano a Barbara Castellaro che con il suo lavoro ha colto la vitalità di un popolo che ha sofferto pene indicibili, la sua necessità di non dimenticare e, al tempo stesso, di non sotterrare la cultura del rispetto delle differenze, delle diversità che diventano ricchezza.

Alla Fondazione Accorsi-Ometto la ritrattistica di Corcos

Maestro indiscusso del genere a fine Ottocento, attento ai dettagli del lusso ed anche agli aspetti intimistici

 

Il pittore ottocentesco Vittorio Corcos è il protagonista della mostra curata da Carlo Sisi che, a partire dal 3 ottobre prossimo fino al 16 febbraio 2020, la Fondazione Accorsi-Ometto ospita nelle sue sale museali in via Po 55.

L’esposizione si articola in sei sezioni tematiche che, attraverso una scelta accurata di opere,  riescono a tracciare un quadro a tutto tondo di uno dei più noti ritrattisti italiani di fine Ottocento, collocandolo in modo molto efficace all’interno della sua epoca storica. La prima sezione, intitolata “Sguardi”, è dedicata alle intense espressioni delle protagoniste femminili appartenenti alla Belle Epoque; in quella dal titolo “In posa nell’atelier” protagonisti sono personalità coeve all’artista, quali il macchiaiolo Francesco Gioli e la moglie del pittore Adolfo Belimbau. La sezione intitolata “Aria di Parigi” comprende il bel dipinto del 1892 “Le istitutrici ai campi Elisi”. Nella sezione intitolata “Nel salotto della gentile ignota” si possono ammirare i ritratti del compositore Pietro Mascagni, del poeta Giosuè Carducci e del pittore Silvestro Lega. “Luce mediterranea” è, invece, il nome della sezione che comprende dipinti quali la “Veduta di Pracchia” del 1905 e “La Lettura sul mare” del 1910. Le opere iconiche di Corcos, quali il ritratto della cantante lirica Lina Cavalieri, risalente al 1903, e di Maria José S.A.R Principessa di Piemonte del 1931, sono inclusi nella sezione intitolata “Eterno femminino”.

L’artista, di origine livornese,  perfeziono’ la sua formazione a Napoli con Domenico Morelli, per poi trasferirsi a Parigi, dove rimase sei anni in contatto con la cerchia degli artisti che gravitavano intorno al pittore De Nittis ed al mercante Goupil. Una volta tornato in Italia, si stabilì a Firenze.

Considerato maestro del “ritratto mondano”, fu a lungo corteggiato da un pubblico facoltoso ed affascinato dal virtuosismo tecnico e dall'”erotismo mai conclamato, ma per questo più intrigante” che percorreva le sue opere, come affermava il critico Vincenzo Farinelli.

d’Annunzio definì il ritratto eseguito da Corcos della cantante Lina Cavalieri “la massima testimonianza di Venere in terra”. Le figure ritratte da questo artista paiono tendere ad un ideale di bellezza immortale, quale dovrebbe essere quella del ritratto, in cui spesso sono colti particolari quali nomi in epigrafe o stemmi. Corcos realizzò anche una serie di ritratti spontanei, soprattutto di genere maschile, per gli amici, tra cui quello di Emilio Treves,  n cui emergono lo sguardo ed il portamento del noto editore. Il ritratto femminile intitolato “Sogni”, esposto nel 1896 alla Festa  dell’Arte e dei Fiori di Firenze, provocò scandalo per la posa sconveniente della protagonista.

Mara Martellotta

Fondazione Accorsi-Ometto,  via Po 55

Da martedì a venerdì 10-13, 14-18

Sabato, Domenica e festivi 10-13, 14-19. Lunedì chiuso

In piazza per salvare le parole

Per “salvare” oltre 3.000 parole della lingua italiana che rischiano di essere dimenticate, Zanichelli presenta nelle principali piazze italiane il progetto #paroledasalvare.

Inoltre, una speciale collaborazione con MSGM: il brand di moda sperimentale e contemporaneo “adotta” cinque parole e le rende protagoniste di una nuova collezione.

Torino, via Garibaldi (tratto pedonale tra corso Palestro e piazza Statuto)

dal 29 settembre al 4 ottobre 2019, ore 10.00 – 19.00

Dopo la prima tappa a Milano, il tour arriva a Torino in via Garibaldi, a cui seguiranno Bologna (6 – 11 ottobre), Firenze (12 – 19 ottobre), Bari (20 – 26 ottobre) e Palermo (28 ottobre – 2 novembre).

Sono 3.126 le parole che nell’edizione 2020 del vocabolario Zingarelli saranno accompagnate da un fiorellino ♣, simbolo grafico che le contrassegna come Parole da salvare: termini della lingua comune sempre meno presenti nell’uso scrittoorale e nei mezzi di informazione.

Proprio con la volontà di “salvare” queste parole – spesso trascurate a favore di sinonimi più comuni e intuitivi, ma più generici e meno ricchi di sfumature espressive – la casa editrice Zanichelli presenta nelle principali città italianeda settembre a novembre 2019, il progetto #paroledasalvare.

#PAROLEDASALVARE: IL TOUR

L’iniziativa coinvolge le principali città italiane (Milano, Torino, Firenze, Bologna, Bari, Palermo), le cui piazze ospiteranno #AreaZ: una zona a lessico illimitato in cui trovare le parole giuste per esprimere il mondo. In #AreaZ tutti sono invitati a scegliere una parola e a prendersene cura, usandola in modo opportuno.

LE PAROLE DA SALVARE: UNA MISSIONE CULTURALE E DIDATTICA

L’impoverimento del lessico comporta spesso un impoverimento del pensiero, del ragionamento e della capacità di comunicare, quindi di essere in relazione con l’altro. Ampliare il proprio lessico non significa pavoneggiarsi o peggio assumere toni snobistici, ma significa arricchire gli strumenti a disposizione per sviluppare la propria personalità e migliorare la propria capacità di comprensione.

La soddisfazione di usare la parola “più giusta” 

  • Ecco alcuni esempi di frasi in cui una sola parola contribuisce a veicolare in maniera chiara e non fraintendibile un concetto.
  • Ero al parco quando venni assalita da un cane piccolo, tozzo e ringhioso” > “Ero al parco quando venni assalita da un botolo
  • Vegetariano o vegano? No, mangio di tutto” > “Vegetariano o vegano? No, sono onnivoro
  •  “Tende a indulgere in atti di ossequio eccessivamente cerimoniosi e adulatori” > “Tende a indulgere in salamelecchi

Torna Portici di Carta e rende omaggio a Camilleri

13ª EDIZIONE

Sabato 5 e domenica 6 ottobre 2019

Programma completo: porticidicarta.it

2 chilometri di librerie, oltre 150 tra librai, editori piemontesi e bouquinistes, incontri e dibattiti, grandi autori italiani e internazionali, laboratori per bambini, itinerari alla scoperta della città e passeggiate letterarie. È Portici di Carta, manifestazione di promozione del libro e della lettura, che torna sabato 5 e domenica 6 ottobre 2019. La libreria più lunga del mondo è un progetto della Città di Torino, con le sue Biblioteche civiche e il Centro Interculturale, realizzato da Associazione Torino, La Città del Libro e Fondazione Circolo dei lettori, con il sostegno di Regione Piemonte e con la partecipazione dei librai torinesi coordinati da Rocco Pinto.

 

Portici di Carta compie 13 anni, un traguardo davvero importante per un’iniziativa di forte impronta popolare capace di coinvolgere, fin dalla prima edizione, tutti i soggetti della filiera del libro, dagli editori ai librai, dalle biblioteche alle scuole. Da 13 anni infatti, libri, pagine e storie invadono i portici di Torino, tra via Roma, piazza San Carlo e piazza Carlo Felice, maestoso patrimonio architettonico del capoluogo piemontese, che la manifestazione valorizza, inventando occasioni di incontro e dialogo intorno al libro. Sono presenti quest’anno oltre 150 tra librai di Torino e provincia, piccoli e medi editori piemontesi e bouquinistes. I portici sono divisi in 20 tratti tematici che raggruppano in modo omogeneo le librerie e le case editrici a seconda delle rispettive specializzazioni. La manifestazione è inoltre tra le azioni richiamate nel Patto della Lettura, siglato di recente dei soggetti protagonisti della filiera del libro, che formalizza un’alleanza mirata ad accrescere il radicamento e la diffusione della lettura in città.

 

L’apertura dell’edizione di Portici di carta 2019 è dedicata alla presentazione del progetto,sostenuto da Intesa Sanpaolo, Ripensare le Biblioteche civiche torinesi che, nell’anno in cui ricorre il 150° anniversario dalla fondazione della Biblioteca civica Centrale, prima sede del servizio bibliotecario pubblico a Torino, è finalizzato a rinnovare l’identità dell’intero Sistema bibliotecario anche attraverso l’analisi dei pubblici, dei servizi offerti, dei valori restituiti e, nello stesso tempo, a promuoverne lo sviluppo. Fra le diverse iniziative dedicate dalla manifestazione al 150°, si segnalano la passeggiata La Torino delle Biblioteche e lo spettacolo di Assemblea Teatro Passi stracciati. Attraverso la poetica di Erri De Luca, in programma domenica 6 ottobre al Mausoleo della Bela Rosin.

 

L’edizione 2019 è resa ancor più speciale dalla dedica ad Andrea Camilleri, a pochi mesi dalla scomparsa, un doveroso e sentito omaggio all’autore che, più d’ogni altro, negli ultimi vent’anni ha contribuito con i propri romanzi e personaggi indimenticabili a promuovere e incentivare la lettura. Sabato 5 ottobre, ore 18.30 presso l’Oratorio di San Filippo Neri, lo scrittore Antonio Manzini e il critico letterario Antonio D’Orrico omaggiano una voce unica, critica e indipendente, coscienza critica del Paese, uno degli scrittori più amati degli ultimi decenni. L’incontro è in collaborazione con Sellerio, editore di Camilleri, sinonimo di raffinatezza e acume. Per i bambini, letture tratte da Magarìa e Topiopì, entrambi editi da Mondadori, perché non tutti lo sanno, ma l’amato inventore del Commissario Montalbano si è cimentato anche in opere per i piccoli, accomunate dalla presenza dei nonni e della campagna siciliana, a cura di Cooperativa ODS – Operatori Doppiaggio Spettacolo, in collaborazione con Mondadori.

 

Due gli editori ospiti di Portici di Carta. Il primo è Bompiani, una delle più importanti e autorevoli case editrici italiane, che festeggia i suoi 90 anni con un evento speciale sabato 5 ottobre, ore 21 al Circolo dei lettori. L’attrice e cantante Anna Nogara e il saggista e drammaturgo Luca Scarlini ripercorrono una lunga storia fatta di libri, commissionati, scelti, intercettati e tradotti, aiutati a venire al mondo. Il catalogo sterminato di Bompiani conta Steinbeck e Camus, Malraux e Cronin, e ancora Moravia, Eco, fino ad Antonio Scurati che venerdì 4 ottobre, ore 21 al Circolo dei lettori festeggia un anno dell’uscita di M. Il figlio del secolo, caso letterario dell’anno. Il dialogo tra lo scrittore Premio Strega 2019 e il giornalistaCesare Martinetti è occasione per parlare di storia, impegno e scrittura. Ma l’editore ospite porta anche una novità fresca di stampa: è Galateo per le ragazze da marito della giornalista Irene Soave, sabato 5, ore 15.30 all’Oratorio di San Filippo Neri con Silvia Bombino. E ancora, i librai torinesi omaggiano Bompiani, mettendo in evidenza nelle loro vetrine, già nelle settimane che precedono Portici di Carta, un libro pubblicato dall’editore milanese, nello speciale espositore dedicato a questa edizione. Il romanzo o saggio scelto accompagna i librai fino al banchetto allestito nella libreria en plein air, cuore pulsante della manifestazione.

 

Il secondo è Terre di Mezzo che a Portici di Carta presenta il proprio catalogo, editore che ama abitare i confini e che insegna a misurarsi con la complessità del tempo presente. È un piccolo universo in cui abitano tanti mondi, alcuni da esplorare durante la manifestazione, innanzitutto con lo spettacolo per grandi e piccoli a partire dal fortunatissimo libro La grande fabbrica delle parole, pubblicato ormai da 10 anni, sabato 5 ottobre, ore 16.30. Giuseppe Borrelli e Angelica Di Ruocco, guidati dai registi Simona Di Maio e Sebastiano Coticelli portano gli spettatori nel paese dove per riuscire a parlare bisogna acquistare le parole e inghiottirle. È un paese dove parlare costa molto: ma è davvero indispensabile? A cura di Il Teatro nel Baule. Ma La grande fabbrica delle parole non è solo uno spettacolo: al libro si ispira anche il progetto curato dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli che trasforma Piazza San Carlo in una grande tela su cui realizzare insieme universi di grandi e preziose lettere. Un’azione di pittura collettiva a cui possono partecipare tutti, per una riflessione variopinta sul valore delle parole. Si rinnova inoltre in una veste inedita la tradizione della serigrafia dedicata a Portici di Carta.
E ancora tre laboratori per bambini tratti da altrettanti libri.

 

Gli incontri e i reading sono in programma presso l’Oratorio San Filippo Neri e al Circolo dei lettori, mentre in Piazza San Carlo il gazebo dedicato alle iniziative per i più piccoli è coordinato, curato e gestito dalle Biblioteche Civiche Torinesi, che mettono anche a disposizione duecento libri, fra cui molte novità e da ITER – Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile. Le attività vengono realizzate in collaborazione con ilDipartimento Educazione del Castello di Rivoli, TorinoReteLibri, i Volontari Servizio Civile Nazionale delle Biblioteche civiche torinesi e gli allievi della ODS – Operatori Doppiaggio Spettacolo, coordinati da Stefania Giuliani.

 

Sempre in Piazza San Carlo torna il Bibliobus, la biblioteca itinerante che compie un anno. È un  progetto della Città di Torino pensato per offrire opportunità di avvicinamento alla lettura e di inclusione. Una biblioteca civica a tutti gli effetti che quest’anno, in occasione del 150°, promuove la campagna social (Instagram e FB) Regalaci una pagina, #150bct: un invito a postare i propri dialoghi del cuore, lettere e frammenti di pagine tratte dai libri più amati, ripresi poi in una suggestiva performance curata dal Teatro delle Forme e dalla Rete Italiana di Cultura Popolare.

 

Nella zona pedonale di via Roma, invece, si avvicendano le iniziative promosse dal Centro Interculturale, per sperimentare lingue, espressioni artistiche, tradizioni di cura del corpo appartenenti a diverse culture. Grazie alla collaborazione con oltre 20 associazioni del territorio, consolidate dal progetto Laboratori al centro, l’occasione di scoprire la ricchezza della comunità locale, ricchissima dal punto di vista interculturale. Ai Giardini Sambuy si rinnova la collaborazione con l’Associazione Giardino Forbito, che arricchisce il programma di Portici di Carta con Tanto di cappello!, il mercato agricolo della biodiversitàGoogreen: Tiziano Fratus, homo radix, e Luca Scarlini, saggista e drammaturgo, giocano a barattare le proprie opere con prodotti del territorio. E ancora Letto&Riletto, in collaborazione con Mercatino Franchising, che permette agli editori di dare nuova vita ai libri meritevoli, con Sebastiano Mondadori e Claudia Bordese, e infine Marginalia Museum, libri in estinzione e letture ad alta voce, presentato da Chiara Zocchi.

 

Non manca il tradizionale appuntamento con le passeggiate letterarie, curate da Alba Andreini, e con gli itinerari nella Torino dei libri e dell’editoria: il programma di A spasso tra le pagine si compone di 6 percorsi attraverso la Torino degli scrittori e di 3 per andare alla scoperta della Torino dei libri. Si cammina sulle orme di Fruttero&Lucentini, Mario Soldati, Jean Jacques Rousseau, Edmondo De Amicis, Augusto Monti, Xavier De Maistre, Vittorio Alfieri, Nietzsche, Leone Ginzburg, Primo Levi, Italo Calvino e molti altri autori, che hanno abitato la città o che l’hanno attraversata e amata. Le guide delle passeggiate sono, oltre ad Alba Andreini, Francesco Ruggiero, Stefano Tubia, Silvia Nugara, Emanuela Ranucci e Claudio Panella.

 

Rocco Pinto e Giovanna Viglongo invitano invece il pubblico alla scoperta della Torino dei libri per andare a caccia delle storie custodite nei luoghi propri dei libri, come case editrici e librerie. Alle biblioteche della città è dedicato un itinerario speciale, in occasione del 150° anniversario della fondazione, curato proprio dalle Biblioteche Civiche Torinesi.Daniela Barbato, invece, guida i più piccoli attraverso la Torino dei bambini, in compagnia di Lapis Edizioni e Libreria dei Ragazzi.

 

Il programma entra nel vivo già venerdì 4 ottobre con la sopracitata anteprima, l’appuntamento con Antonio Scurati al Circolo dei lettori, e prosegue con l’incontro di sabato 5, ore 10 all’Oratorio di San Filippo Neri che inaugura la manifestazione. Partecipano l’assessora alla Cultura della Città di Torino Francesca Leon, il dirigente Archivi, Musei e Patrimonio Culturale della Città di Torino Stefano Benedetto. In occasione del 150° anniversario della loro fondazione, la presentazione del progetto Ripensare le Biblioteche Civiche Torinesi, sostenuto da Intesa Sanpaolo. Attraverso immagini, narrazioni e video, a cura di Antonio Damasco, direttore di Rete Italiana di Cultura Popolare, il racconto del ruolo delle biblioteche ripercorrendo le testimonianze dei veri protagonisti: i lettori. È inoltre presentato il nuovo logo delle Biblioteche Civiche e il ricco calendario di eventi e appuntamenti. Facciamo conoscenza.

 

Tra gli appuntamenti in programma si segnalano: la presentazione del nuovo romanzo diAndrés Neuman, scrittore, poeta e traduttore argentino, selezionato dalla rivista «Granta» tra i migliori giovani scrittori di lingua spagnola, sabato 5, ore 17.30 presso l’Oratorio di San Filippo Neri. Si intitola Frattura (Einaudi) ed è la storia di Yoshie, sopravvissuto a Hiroshima, e delle donne che lo hanno amato, di un secolo ferito, di un mondo lacerato: un canto di resilienza in grado di illuminare la bellezza trascurata delle cose rotte. Anche Fabio Gedaha in serbo una novità: a Portici di Carta la presentazione del suo nuovo atteso romanzo,Una domenica (Einaudi) domenica 6, ore 17 all’Oratorio San Filippo Neri con i gruppi di letture delle Biblioteche Civiche Torinesi e dello SBAM, e le letture di Lorena Senestro. Una riflessione sulle imperfezioni dell’amore, sui rimpianti, sulla vita che resta. Gioele Dix, invece, apprezzatissimo attore e regista, racconta al pubblico La Bibbia ha (quasi) sempre ragione (Claudiana), sabato 5, ore 11.30, Oratorio di San Filippo Neri, edizione ampliata della raccolta di riflessioni su personaggi e avvenimenti sparsi nel grande oceano biblico. Bompiani, editore ospite dell’edizione, porta una novità fresca di stampa, è Galateo per le ragazze da marito della giornalista Irene Soave, riflessione leggera sul bon ton e la seduzione nel nuovo millennio. L’incontro con l’autrice è sabato 5, ore 15.30 all’Oratorio di San Filippo Neri con Silvia Bombino. Mario Calabresi, già direttore di La Stampa e la Repubblica presenta invece La mattina dopo (Mondadori), domenica 6, ore 18 all’Oratorio di San Filippo Neri, immersione nel vuoto che ciascuno prova il giorno successivo a un grande dolore.

 

Importante e attuale il dibattito Una legge per il libro, una legge per leggere, sabato 5 ottobre, ore 12 all’Oratorio di San Filippo Neri, con Enzo Borio, Cristina Giussani, Walter Martiny, Flavia Piccoli Nardelli e Rocco Pinto. Se l’Italia è uno dei Paesi europei con i più bassi indici di lettura dipende anche dall’insufficienza delle politiche a sostegno del libro e della lettura. La legge in discussione in parlamento riuscirà a invertire la rotta? Ne discutono i rappresentanti di editori, librai, bibliotecari con Flavia Piccoli Nardelli, tra i deputati che più si sono impegnati sul tema.

 

In programma anche Gilberto Corbellini e il suo Nel paese della pseudoscienza(Feltrinelli), sulla necessità di difendere la scienza da false credenze e superstizioni;Federico Faloppa con Brevi lezioni sul linguaggio (Bollati Boringhieri), saggio su una delle componenti fondamentali della vita; l’Omaggio a Guido Ceronetti a cura di Alberto Jona,Paola Roman, Pietro Crivellaro e Anna Peyron, in collaborazione con Centro Studi Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, nell’ambito di Incanti; lo spettacolo Passi stracciati. Attraverso la poetica di Erri de Luca con Gisella Bein, Claudio Massarente, Angelo Scarafiotti, Renzo Sicco e Cristina Voglino, a cura di Assemblea Teatro e in collaborazione con Voglino Editrice, nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario della fondazione delle Biblioteche Civiche Torinesi.

 

Portici di Carta ricorda Eugenio Pintore, bibliotecario, lettore vorace, maestro di scrittura, persona di immensa cultura, è l’occasione per ricordarlo e ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per il mondo del libro, con Marco Chiriotti, e le letture di Riccardo Ferrari, Walter Martiny, Franco Orsola, Enrico Remmert e Cecilia Cognigni, sabato 5, ore 11.30 all’Oratorio di San Filippo Neri.

 

Chiude la 13ª edizione, lunedì 7, ore 18 al Circolo dei lettori la scrittrice Chiara Valerio con il suo nuovo romanzo edito da Einaudi. È Il cuore non si vede, storia di Andrea Dileva che un mattino si sveglia e si accorge di non avere più il cuore. Non è morto, ma forse non è vivo, perché siamo fatti di legami, allegrie immotivate, mancanze e ferite, oltre che di tendini, muscoli e ossa.

 

Demarchi, la creazione dell’opera d’arte vista come itinerario

 Nella mostra torinese delle opere  dell’artista

 

“Itinerari”. Un termine che ha da sempre affascinato artisti e letterati, da Jack Kerouac a Italo Calvino, che affermava che “il camminare presuppone che ad ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure qualcosa cambi in noi”. “Itinerari ” è il titolo della personale dell’artista astratto Roberto Demarchi, che inaugurerà giovedì  3 ottobre prossimo dalle 18.30 nei suoi spazi espositivi in corso Rosselli 11, a Torino.

“Itinerario – afferma l’artista Roberto Demarchi  – è un percorso, un cammino segnato da tappe. L’esistenza può essere vista come un itinerario segnato da due tappe certe ed ineludibili, la nascita e la morte, mentre il resto è un campo da gioco nel quale si disputa la partita tra volontà e destino, libero e servo arbitrio”.

Anche il creare un’opera artistica rappresenta, metaforicamente, un atto assimilabile a quello del camminare verso una meta non ancora precisata, attraverso itinerari diversi che l’artista sceglie.

La mostra “Itinerari” propone una selezione delle opere di Roberto Demarchi, quadri che si avventurano nel mondo lontano della cultura giapponese, attraversando alcuni momenti della poesia e della prosa del passato, esplorando  il momento aurorale del pensiero occidentale  che si muove attraverso il mistero del mistero della fede, percorrendo anche i sentieri affascinanti dell’astrologia. Gli itinerari che propone l’artista Roberto Demarchi sono diversi, ma seguono tutti un medesimo fil rouge, quello di cercare di soddisfare il bisogno di comprendere e conferire forma visibile all’enigma che è alla base dell’esistenza.

Mara Martellotta

L’isola del libro

A cura di Laura Goria

Miriam Toews “La mia estate fortunata”   -Marcos Y Marcos-  euro 18,00

Questo è stato il suo primo libro, uscito nel 1996, quando era una trentenne che già maneggiava mirabilmente il suo linguaggio inconfondibile, sospeso tra humor e profondità, che sono diventate la cifra dei suoi romanzi. L’ha scritto prima che la tragedia travolgesse la sua famiglia con i suicidi del padre e della sorella e racconta le strampalate vicende di un gruppo di ragazze madri che crescono da sole le loro nidiate e convivono tutte in una casa popolare. Hanno un passato difficile e un futuro incerto. Eppure sono abilissime e intelligenti nel trasformare disagio e vita precaria  in una forza straordinaria: quella che le lega l’una all’altra, in un mix strategico di solidarietà soffusa di allegria.Location è Winnipeg, dove caldo e freddo sono sempre estremi e difficili da sopportare. La casa di accoglienza in cui hanno trovato rifugio vive dell’allegria, dei pianti e del nervosismo dei bambini dietro i quali si affannano le ragazze. Due sono le protagoniste principali. Lucy, che ha appena 18 anni e manco sa chi sia il padre di suo figlio. E Lish, che in una sola notte d’amore con un artista di strada (che le ha proposto di condividere la vita errabonda) ha messo in cantiere la bellezza di due gemelle; che si sommano alle altre 2 figlie avute con un altro uomo. La casa che ospite le giovani madri è piena di storie simili che la Toews racconta con leggerezza ed ironia. L’estate fortunata sarà quella in cui Lucy e Lish caricano la loro prole su un furgone scassatissimo e si mettono in viaggio verso il Colorado alla ricerca del padre delle gemelle.

 

 

 

Per capire meglio la profondità di questa scrittrice vi ripropongo stralci  dell’intervista che le feci in occasione di un Salone del libro di Torino dove era venuta a presentare i suoi libri.

 

E’di una dolcezza infinita Miriam Toews. Bella senza un filo di trucco, esprime semplicità e una forza titanica. La famosa scrittrice canadese emana un fortissimo senso di serenità.

Eppure la sua è una vita segnata in partenza. E’ nata in una rigida comunità mennonita ai margini del mondo, dalla quale è fuggita a 18 anni. Poi le difficoltà dell’esilio e 2 grandi tragedie: il suicidio del padre (nel 1998) e dell’unica sorella (nel 2010). Da queste stigmate è nata una delle scrittrici più interessanti e coinvolgenti del panorama letterario internazionale, vincitrice di prestigiosi premi, tradotta in 15 lingue e, in Italia, autrice di punta dell’editore Marcos y Marcos. Nata nel 1964 a Steinbach in Manitoba, un villaggio nella zona centrale delle praterie canadesi, 

figlia di un discendente diretto dei primi coloni in fuga dall’Ucraina a fine 800, cresce stretta nelle maglie della rigida disciplina dei mennoniti. La più numerosa delle chiese anabattiste,che vive come nel 500: rifiutando elettricità, auto e mondo esterno, nell’ottica che la vita si riduca al lavoro e a prendersi cura della famiglia. Come scrive la Toews in “Un complicato atto d’amore”, “… la sottosetta più sfigata a cui si possa appartenere a 16 anni” sorta perché “500 anni fa, in Europa, un tizio di nome Menno Simmons si è messo di buzzo buono per inventarsi una religione tutta sua..”. 

In casi come questi la vita offre due sponde: restare e uniformarsi…o fuggire. Ed è quello che fatto l’autrice. Nella sua vita ci sono 2 lauree (in Lettere e Cinema, e in  Giornalismo) e l’intermezzo da attrice protagonista nel film “Luz  Silenciosa”, voluta a tutti i costi dal regista Carlo Reygadas; esperienza che le ha ispirato il romanzo “Mi chiamo Irma Voth”.

Ma la sua grandezza è nei romanzi fortemente autobiografici in cui l’humor è la cifra con cui  maneggia pagine di vita difficili, come il suicidio della sorella e sullo sfondo anche quello del padre in “I miei piccoli  dispiaceri”; la fuga e rapporti familiari difficili in “Un complicato atto d’amore”.

Nascere in una comunità mennonita cosha significato e cosa proprio non sopportava?

«Non mi sentivo libera. Appena finita la scuola, anche se ancora non ero sicura di voler diventare un’artista, sapevo già che avrei fatto qualunque cosa pur di vivere in un ambiente libero soprattutto dal punto di vista mentale. Da un lato quello era l’unico mondo che conoscevo e sentivo il senso di appartenenza, dall’altro avvertivo di dover scappare. Ero anche molto impaurita ed è stato difficile. Sono andata a Montreal, la città canadese più liberale, l’opposto del mio paese conservatore, e percepivo continuamente questo contrasto».

Si può dire che la scrittura per lei sia catartica e l’aiuta a metabolizzare la vita?

«Si proprio perché mi permette di dare un senso alle mie emozioni e soprattutto alle mie esperienze; in un certo senso mi consente di riordinarle. Attraverso i romanzi riesco a fare un po’ di ordine nella mia caotica vita».

Se una persona che amiamo non vuole più vivere, amarla vuol dire trattenerla o lasciarla andare?

«La mia famiglia ed io abbiamo tentato in ogni modo di dissuadere mia sorella, ma lei voleva proprio morire e ha fatto di tutto per riuscirci. Ho cercato di convivere con il dolore per il suo suicidio, di capirlo e di rispettare la sua scelta. So che in realtà l’unica via per dare sollievo al suo dolore era farla finita».

Come dirimere il conflitto tra l’idea che abbiamo il diritto di decidere della nostra morte e le responsabilità nei confronti  delle persone che ci vogliono bene e che ne soffriranno?

«Ovviamente mio padre ed io abbiamo affrontato questo conflitto e fatto di tutto per evitare la morte. Voglio sottolineare che la scelta spetta alla persona che soffre, ma questo non vuol dire che chi si suicida non ami i suoi cari. Solo che quando proprio non ce la fa più deve lasciarsi andare completamente. Sono convinta che bisognerebbe legalizzare la morte assistita, cosa che è avvenuta in Canada mentre scrivevo il libro».

Nel suo paese cosa prevede la legislazione in materia?

«Ora il suicidio è legale, con l’assistenza di un dottore, tutte le firme necessarie e per persone che non possono avere più alcuna cura. Invece per le malattie psichiatriche non è così. Se non è provato che la malattia sia incurabile, e per i medici è complicato stabilirlo, la situazione è ancora parecchio difficile».

Cosa si può obiettare a chi definisce il suicidio una scelta egoistica?

«Dal mio punto di vista non lo è, proprio perché ci sono vari tipi di suicidio e comunque sono persone che soffrono e continuerebbero a soffrire. Una sorta di dolore psichico davvero insopportabile. Non qualcosa di egoistico; ma accettare la propria sofferenza e poi lasciarla andare».

Cos’ha capito dei  suicidi nella sua famiglia? Qual è il male  di  vivere? 

«Io non soffro di depressione e disturbo bipolare come mio padre, ma ho tratto una lezione: continuare ad essere felice e gioiosa. Lui e mia sorella avrebbero voluto questo per me, anche se loro ne erano incapaci».

Suo padre e sua sorella si sono suicidati entrambi e nello stesso modo: si è geneticamente condannati, esiste il suicidio nel Dna di una persona?

«Ci ho pensato e ripensato e ci sono studi che provano l’esistenza di qualche collegamento. Il suicidio è sempre esistito e continuerà ad esserci. Forse con il progresso medico si riuscirà a prevenirlo».

Sofferenza fisica e psicologica hanno pari diritto alla morte?

«Non credo ci sia una grande differenza, anzi per me non c’è. Ho letto statistiche di altri paesi che dimostrano come il dolore psichico possa essere tale da giustificare la morte assistita e che molte persone vi ricorrano per farla finita».

L’humour come istruzioni d’uso alla vita…lei  come ci  riesce?

«Il mio è un “dark humor” un modo di trattare l’assurdità della realtà. A volte è  ridicola e va di pari passo con la sofferenza. E’ proprio l’oscurità che accompagna la luce del mondo».

Com’è stata la sua esperienza di attrice e  perché non ha continuato?

«E’ stata una cosa anomala ed estemporanea. Il regista mi ha chiamata proprio perché non voleva un’attrice. Semplicemente ero una ragazza mennonita nei panni di un’attrice casuale. Un’esperienza interessante ma non quello che volevo davvero fare, che è scrivere»

 

Nuova vita per “La Totalità” di Costas Varotsos

Grazie al protocollo di intesa sottoscritto tra Città di Torino, Fondazione
Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” e Intesa Sanpaolo, l’opera “La Totalità” del
Maestro Costas Varotsos, costituita da elementi di vetro sovrapposti, sarà ricollocata nel Giardino Grosa,
zona verde a fianco al grattacielo Intesa Sanpaolo di corso Inghilterra, 3.
Nel 1999 la scultura, di proprietà della Città di Torino, era stata posizionata nei giardini Martini in Piazza
Benefica punto di riferimento dell’area urbana di Cit Turin e sede di uno dei mercati rionali più importanti e
conosciuti della città. A scegliere il progetto firmato dal noto artista ateniese (tra le tre soluzioni candidate)
erano stati gli abitanti del quartiere.
Nel 2017 il lavoro di Varotsos, presentando condizioni di degrado, è stato rimosso per essere riprogettato
alla luce delle innovazioni tecnologiche e di un adeguato piano di manutenzione e conservazione. Nel
corso degli anni, infatti, il monumento ha subito l’aggressione degli agenti atmosferici e l’invasione dei
colombi che, attratti dal vicino mercato, stazionavano su di esso imbrattandolo. Situazione che, unita al
malcontento dei cittadini, ha portato la Città di Torino a valutare l’opportunità di ricollocare l’opera in altra
sede.
“’La Totalità’ dell’artista Costas Varotsos, sarà restituita alla cittadinanza che potrà tornare a godere di
questo straordinario progetto artistico – sottolinea Francesca Leon, assessora alla cultura della Città
di Torino -. La reinstallazione nei giardini Grosa conclude un lungo, appassionante e impegnativo lavoro,
realizzato con il prezioso supporto di Intesa Sanpaolo e del Centro Conservazione e Restauro La Venaria
Reale, in stretta connessione con i tecnici dell’Assessorato alla Cultura. Ringrazio tutti coloro che hanno
collaborato con noi per raggiungere questo importante traguardo. In primo luogo il Maestro Varotsos, che
ha accolto la proposta di ricollocazione della sua scultura, rimettendosi al lavoro sul suo progetto insieme
ai tecnici del Comune e agli esperti del Centro Conservazione e Restauro. Un lavoro realizzato da tutti
con professionalità e passione. Un grazie particolare a Intesa Sanpaolo, partner dell’iniziativa, sensibile
sostenitore dei progetti di valorizzazione artistica”.
“In questi anni Intesa Sanpaolo ha confermato un’attenzione particolare alla ricchezza artistica e culturale
di Torino, in stretta e costante sinergia con le istituzioni pubbliche. Questo dialogo continua con l’impegno
a riconsegnare alla comunità una testimonianza d’arte che le appartiene, l’originale scultura dell’artista
greco Varotsos, rivalorizzata insieme al Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” con cui
condividiamo importanti restauri di capolavori del passato e contemporanei. La “restituzione” dell’opera
Totalità è anche un significativo contributo a rendere ancora più vivo il Giardino Grosa di fronte al Grattacielo”
ha commentato Michele Coppola, Executive Director, Arte Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo.
“LA TOTALITÀ” nei Giardini Martini (piazza Benefica)
Nel 1999 la scultura fu collocata nei giardini Martini, punto di riferimento di Cit Turin. I cittadini, a cui erano
state prospettate tre diverse soluzioni per riqualificare l’area, si erano espressi in favore del progetto firmato
dall’artista Costas Varotsos, noto scultore ateniese, che aveva proposto il monumento denominato “Figura
in movimento” che rappresenta la “resurrezione, il passaggio ad una nuova vita” un’ardita struttura astratta,
simile a un turbine, composta da strati sovrapposti di lastre triangolari in vetro, montate su elementi in
acciaio sorretti da un perno centrale inclinato, anch’esso in acciaio.
‘La Totalità’, nella sua prima collocazione presentava queste peculiarità: alta nove metri, l’opera era
costituita da elementi triangolari di vetro sovrapposti e ancorati a un’anima di ferro che permetteva di
assumere una posizione non baricentrica, creando un’originale virtuosismo estetico, con un andamento
che può essere definito con buona approssimazione elicoidale. Protetta alla base da una fontana circolare
era stata collocata a cielo aperto al centro della piazza.
Il progetto di ricollocazione nel Giardino Grosa (grattacielo Intesa Sanpaolo)
La Città, con l’obiettivo di rendere il lavoro artistico maggiormente visibile e fruibile al pubblico e di tutelare
la sua conservazione, dopo aver effettuato le necessarie verifiche, ha proposto un nuovo luogo dove
installare la scultura. Si tratta di un’area del “Giardino Grosa” di circa 200 metri quadri (13 metri per
15,30 metri trasversali, determinati su 3 lati dalla presenza della pavimentazione esistente), adiacente a
corso Vittorio Emanuele II, a lato dell’ingresso principale del grattacielo Intesa Sanpaolo, dove, su idea
dell’artista, ‘La Totalità’ emergerà, in un angolo dei giardini, da una collinetta di verde e sarà delimitata da
arbusti che rappresentano un deterrente contro possibili atti vandalici pur assicurando un giusto punto di
vista complessivo della struttura.
L’opera del Maestro Varotsos sarà costituita da lastre di vetro sovrapposte poggiate su una struttura
metallica e fissate tra loro con materiale siliconico. I piani, che ricopriranno completamente la struttura di
sostegno, seguiranno un andamento elicoidale raggiungendo un’altezza superiore ai 9 metri. La scultura
sarà inoltre sbilanciata in una direzione rispetto alla base di appoggio dando nel complesso un’impressione
di movimento come progettato dall’artista. La struttura metallica, che consentirà l’appoggio delle lastre di
vetro, sarà costituita da 3 tronchi di tubo centrali ai quali verranno saldate coppie di vassoi orizzontali.
Nella nuova installazione sarà assecondato con maggior gradualità l’andamento inclinato della struttura
disponendo il primo tronco non più verticale ma inclinato di 10° rispetto al progetto originario.
Per mantenere nel tempo le caratteristiche, la funzionalità, l’efficienza e il valore della scultura è stato
programmato un piano di manutenzione, che sarà sostenuto da Intesa Sanpaolo.
Il Centro Conservazione e Restauro per “La Totalità”
Il Centro Conservazione e Restauro affronta le problematiche legate alla conservazione delle opere
complesse come sono le opere d’arte contemporanea, partendo da un approccio scientifico, soprattutto
in considerazione della convivenza di diversi materiali originali e di intervento con alterazioni e degradi
specifici considerando l’esposizione all’aperto come incremento alla progressione di questi fenomeni.
Grazie a questa esperienza il Centro ha collaborato con la Città di Torino e con Intesa Sanpaolo per gestire
e sovrintendere al processo di ricollocazione della scultura nel luogo designato, attraverso il coordinamento
dei professionisti coinvolti (ingegneri progettisti, tecnici, validatori, collaudatori e, non ultimo, l’artista), la
scelta dei materiali e delle imprese coinvolte nella realizzazione della struttura, a partire dal disallestimento
dell’opera dalla collocazione originaria di piazza Benefica fino alla fase di allestimento nella nuova sede.
Sarà così possibile riconoscere il percorso creativo dell’opera sia a livello tecnico costruttivo che dei
materiali impiegati, in modo da poter consentire una migliore conservazione futura grazie ad una
manutenzione appositamente studiata per l’opera.
Biografia Maestro Costas Varotsos
Costas Varotsos nasce nel 1955 ad Atene, dove vive e lavora.
Nel 1976 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma e nel 1978 si laurea in Architettura all’Università
degli Studi di Pescara. Nel 1990-1991 ha ottenuto la Borsa di Studio Fulbright. Nel 1999 è stato nominato
Professore nell’Aristotle University di Thessaloniki, dove a oggi ha la cattedra di Architettura. La sua
produzione artistica ha inizio sul finire degli anni ’70 dove immediatamente risalta la sua predilezione per
la scultura. Nel 1982 l’artista ritorna in Grecia e inizia a produrre lavori di richiamo internazionale, come
‘Il Poeta’ (1983) e ‘Il Corridore’ (1985), opere che riassumono la sua visione artistica orchestrando materiali,
idee e cromatismi in uno stile personalissimo fatto di trasparenza, luminosità e levità, qualità intrinsecamente
associate al vetro, da sempre materiale prediletto da Varotsos. Nel 1987 il Maestro ha rappresentato la
Grecia alla Biennale di San Paolo e, nel 1999, alla Biennale di Venezia. Ha quindi partecipato alla Biennale
di Venezia per il Padiglione Italiano nel 1993, nel 1995 ad Arte Laguna e alla Biennale Internazionale di
Los Angeles nel 1999. Nel 2004 ha ricevuto la Distinzione Onorifica di Cavaliere dell’Ordine della Stella della
Solidarietà Italiana dal Presidente della Repubblica. Ha presentato i suoi lavori in numerose mostre nazionali
e internazionali e realizzato importanti opere pubbliche per Grecia, Cipro, Italia, Stati Uniti e Svizzera. Tra
le più recenti, nel 2012 ‘L’Approdo. Opera all’Umanità Migrante’ ad Otranto e nel 2016, nell’ambito della
rassegna espositiva ‘L’Albero della cuccagna. Nutrimenti dell’arte’ a cura di Achille Bonito Oliva, Orizzonte
Due, nell’Università degli Studi di Salerno. Nel 2014 ha preso parte ad Icastica, Arezzo e nel 2016 ad Arte
alle Corti, Torino. Varotsos predilige le grandi dimensioni e le sue opere testimoniano una riflessione su temi
essenziali della vita e dell’uomo, quali l’energia, lo spazio, il tempo e la natura, in realizzazioni che uniscono
monumentalità e profondità poetica

I libri più letti e commentati a Settembre

Bentornati lettori!

Anche il mese di settembre è stato ricco di discussioni a tema letterario: questo mese abbiamo preso in rassegna un’ampia carrellata di titoli, novità e classici, e toccato diverse tematiche.

Tra i più letti e dibattuti, segnaliamo Le circostanze, romanzo di Amanda Craig (Astoria), romanzo contemporaneo di vago sapore Dickensiano, l’interessante riflessione sul ruolo della donna offerta da Una donna può tutto di Ritanna Armeni (Ponte alle Grazie) e scaldato gli animi con Elevation, di Stephen King (Sperling&Kupfer), che ha diviso i lettori tra chi lo considera un capolavoro e chi invece non l’ha amato.

Una buona parte delle nostre discussioni digitali è stata dedicata alla scienza, grazie a tre saggi di divulgazione quali Sapiens da animali a dei, di Yuval N. Harari (Bompiani); Breve storia di quasi tutto, di Bill Bryson (TEA); La fisica dei supereroi, di James Kakalios (Einaudi).

Per la serie: Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times, questo mese noi abbiamo discusso di Qualcuno volò sul nido del cuculo, di Ken Kesey (Bur), de L’assassino cieco di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie) e de Il prigioniero di Falconer (Feltrinelli), di John Cheever. Trovate gli altri titoli negli articoli precedenti!

Per questo mese è tutto: vi ricordiamo che se volete partecipare ai nostri confronti, potete venire a trovarci su Facebook e se volete rimanere aggiornati sulle novità in libreria e gli eventi legati al mondo dei libri e della lettura, visitate il nostro sito ufficiale all’indirizzo https://www.unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it/

Buone letture!

Podio del mese –

Le circostanze, di A. Craig (Astoria)

Una donna può tutto di R. Armeni (Ponte alle Grazie)

Elevation, di S. King (Sperling&Kupfer)

Saggi di divulgazione scientifica –

Sapiens da animali a dei, di Yuval N. Harari (Bompiani)

Breve storia di quasi tutto, di Bill Bryson (TEA)

La fisica dei supereroi, di James Kakalios (Einaudi)

Time’s List of the 100 Best Novels –

Qualcuno volò sul nido del cuculo, di K. Kesey (Bur)

L’assassino cieco di M. Atwood (Ponte alle Grazie)

Il prigioniero di Falconer, di J. Cheever (Feltrinelli)

 

Testi di Valentina Leoni, grafica e impaginazione di Claudio Cantini redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it