CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 495

Il valore dei “patti” di Saretto

1944, l’antifascismo europeo tra i monti della valle Maira

Il 31 maggio 1944, a Saretto di Acceglio (Cn), si svolse un cruciale incontro tra la resistenza italiana e francese

L’incontro tra italiani e francesi fu organizzato per firmare gli accordi che sancivano rapporti di solidarietà, intesa, collaborazione e lotta contro la dominazione nazifascista. Queste intese rivestirono un importante valore storico, rappresentando la comunanza politica tra i due movimenti in lotta, il reciproco desiderio di stabilire relazioni e ricercare collaborazioni di tipo militare. All’appuntamento si giunse grazie alle relazioni politiche avviate da Costanzo Picco, sottotenente della IV armata rimasto in territorio francese dopo lo sbandamento dell’8 settembre 1943, che stabilì i contatti fra la resistenza francese e italiana tramite Detto Dalmastro, comandante del III settore del Comitato di Liberazione Nazionale. Un primo incontro avvenne il 12 maggio 1944 in alta montagna, al bivacco sul Colle Sautron, per iniziativa della Brigata “Giustizia e Libertà della Valle Maira”, al quale presero parte in rappresentanza dei partigiani italiani Detto Dalmastro, Costanzo Picco, Luigi Ventre — comandante della brigata Valle Maira — e Giorgio Bocca, comandante della brigata Valle Varaita. I francesi erano rappresentati da Jacques Lecuyer, del Comité de Libération National, e da diversi comandanti delle formazioni di maquisards. Al Colle del Sautron ci si accordò per un secondo incontro da tenersi a Barcelonnette, nella valle dell’Ubaye, a una trentina di chilometri dal confine italiano. Al rendez vous del 20 maggio presenziarono Duccio Galimberti, Detto Dalmastro e Giorgio Bocca. L’occasione servì a concordare l’intensificazione dei collegamenti tra le formazioni partigiane dei due versanti del confine, scambiandosi armi, munizioni e due ufficiali che si sarebbero stabiliti presso i rispettivi comandi per concordare azioni comuni: Costanzo Picco e Jean Lippmann. Si giunse così all’incontro decisivo, fissato per il 30 e 31 maggio, per sancire gli accordi anche sul versante italiano con l’arrivo dei maquis francesi attraverso il Colle delle Munie; inizialmente l’intesa doveva essere firmata ad Acceglio, dove si erano ritrovate le due delegazioni passando la notte in paese, ma un improvviso rastrellamento tedesco nella mattinata del 31 costrinse i partigiani a riparare più a monte, nella borgata di Saretto. Parteciparono all’incontro i partigiani Dante Livio Bianco, Ezio Aceto e Luigi Ventre, mentre i francesi vennero rappresentati dal comandante Max Juvenal (Maxence) e dal suo vice Maurice Plantier. L’importanza degli accordi si distingue per il valore dell’enunciazione di una solidarietà tra i popoli oppressi, la volontà di cooperare per la sconfitta del nazifascismo e la costruzione di una nuova Europa democratica e libera da guerre fratricide. Dal punto di vista politico si riconobbe che non vi era ragione di risentimento fra i popoli italiano e francese per le passate vicende belliche in quanto la responsabilità risaliva ai rispettivi governi e non ai popoli; dal punto di vista militare i Patti di Saretto, preso atto della fratellanza fra i combattenti dei due movimenti partigiani, evidenziò la necessità di unire le forze nella lotta contro i nazisti nella fascia alpina, stabilendo contatti continui per creare obiettivi comuni nelle azioni di guerriglia. Il testo, coinciso e denso di significati, rappresentò una delle dichiarazioni più rilevanti della Resistenza europea, di fondamentale importanza nei rapporti tra Italia e Francia dopo la fine della guerra. Leggerlo aiuta a comprenderne il rilievo storico: “Dando seguito a cordiali conversazioni avvenute in un quadro di mutua comprensione; esprimono, a nome delle organizzazioni che rappresentano, la soddisfazione per una ritrovata base comune di intesa; dichiarano che tra i popoli francese e italiano non vi è alcuna ragione di risentimento e di urto per il recente passato politico e militare, che impegna la responsabilità dei rispettivi governi e non quella dei popoli stessi, tutti e due vittime di regimi di oppressione e di corruzione; affermano la piena solidarietà e fraternità franco — italiana nella lotta contro il fascismo e il nazismo e contro le forze della reazione, come necessaria fase preliminare per l’instaurazione delle libertà democratiche e della giustizia sociale, in una libera comunità europea; riconoscono che anche per l’Italia, così come in Francia, la forma migliore di governo per assicurare il sostegno alle libertà democratiche e la giustizia sociale, è quella repubblicana; si accordano per impegnare le forze delle rispettive organizzazioni per il conseguimento dei fini suddetti, in uno spirito di piena intesa e su un piano di ricostruzione europea”. Poche righe dove riecheggia potente lo spirito del “Manifesto di Ventotène” (originalmente intitolato “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”), uno dei testi fondanti dell’Unione Europea, redatto dagli antifascisti Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941 durante il confino sull’isola di Ventotene, nel mar Tirreno.In quelle indimenticabili giornate passate sui monti fra l’alta Valle Maira e la Val d’Ubaye, sprofondando nella neve, combattendo contro il gelo e attraversando di nascosto le postazioni tedesche a presidio delle terre di confine, si consolidò tra quegli uomini l’ideale di un’Europa dei popoli come traguardo della lotta di Resistenza e di liberazione. Il loro pensiero si rivelò così audace che quanto scrissero nei Patti di Saretto venne criticato dai comandi italiani, poiché i concetti espressi andavano ben oltre i confini dell’idea monarchica ponendo le basi per una fase preliminare di costituzione delle libertà democratiche e della giustizia sociale in una comunità europea libera.

Marco Travaglini

Il 24 e 25 ottobre nasce nel Verbano il Parco letterario Nino Chiovini

Il Parco nazionale della Val Grande e l’Associazione Casa della Resistenza danno vita a un parco letterario dedicato a  Nino Chiovini, partigiano, storico e scrittore verbanese con una “due giorni” il 24 e 25 ottobre.

L’iniziativa è patrocinata dal Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte. Il progetto, nell’ambito della rete degli attuali 25 parchi letterari promossi e istituiti da Paesaggio Culturale Italiano in collaborazione con la Società Dante Alighieri, si prefigge di valorizzare i luoghi di ispirazione dell’autore e di altre figure importanti della storia culturale e scientifica del territorio della Val Grande e delle aree limitrofe attraverso la realizzazione di itinerari storico-paesaggistici, la valorizzazione della cultura sociale, antropologica e dei valori di libertà propri di quelle aree montane. La val Grande è l’area selvaggia più vasta d’Italia, una wilderness a due passi dalla civiltà, stretta tra l’entroterra del lago Maggiore e le alpi Lepontine.

L’iniziativa del Parco Letterario Nino Chiovini, il primo istituito sul territorio piemontese, si colloca all’interno delle finalità della Carta europea del turismo sostenibile.

Sabato 24 ottobre,alle 16,30,presso la Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce, verrà siglata la convenzione tra Paesaggio Culturale Italiano, Parco nazionale Val Grande e Associazione Casa della Resistenza. Dopo i saluti istituzionali interverranno Stanislao de Marsanich, presidente della rete dei parchi letterari (“La rete italiana dei Parchi Letterari”), Lidia Chiovini, Gianmaria Ottolini e Pieranna Margaroli (“La figura di Nino Chiovini”), Tullio Bagnati, direttore del parco nazionale Val Grande (“Il perché del parco letterario:finalità,strumenti e programmi”).

Domenica 25 ottobre è prevista una escursione nei luoghi di Nino Chiovini all’Alpe Aurelio ( Vrèi nel dialetto locale), costituita da un gran numero di antichi corti maggengali a ridosso della Colma di Cossogno, sulle prealpi verbanesi. Il ritrovo è previsto per le 9.00 del mattino nella piazza del municipio di Miazzina (Vb) seguendo gli antichi sentieri percorsi per secoli da generazioni di pastori. All’Alpe Aurelio,  in occasione della ristampa de “Le ceneri della fatica”, verranno lette pagine di questo libro di Chiovini. Sono previsti il pranzo al sacco e il rientro alle 16,30. In caso di maltempo l’iniziativa sarà annullata.

Nino Chiovini (Biganzolo, 1923 – Verbania, maggio 1991) è stato un partigiano, scrittore e storico, studioso della Resistenza e della cultura contadina di montagna delle valli tra il Verbano, l’Ossola e la Val Vigezzo. Una figura importante, difficilmente inquadrabile in una sola definizione. Le sue passioni e l’impegno di narratore,storico, antropologo, appassionato di sociologia rappresentano un tutt’uno. E il collante di tutto, capace di generare un fermento emotivo, è stata la sua forte e determinata etica civile, la passione per la storia, l’abilità nello scrivere, la capacità di intuire e comprendere i fenomeni sociali. Nei suoi libri sulla civiltà rurale montana ( “Cronache di terra lepontina”, “A piedi nudi”, “Mal di Valgrande” e “Le ceneri della fatica”, uscito postumo) così come nei volumi dedicati alla lotta partigiana (“I giorni della semina”, “Classe IIIa B. Cleonice Tomassetti. Vita e morte” e i due volumi pubblicati postumi “Fuori legge??” e “Piccola storia partigiana”) il suo impegno di ricerca emerge con grande forza e  nitidezza.

Marco Travaglini

“World Press Photo of the Year 2020“ a Palazzo Madama

Esposte a Torino le 157 foto realizzate dai finalisti della 63^ edizione del Premio

Fino al 18 gennaio 2021


Immagini graffianti
, poetiche e coraggiose. Emozionanti“finestre spalancate sul mondo”. Sui fatti, i racconti, le voci, i volti e i corpi che hanno fatto la storia del Pianeta nel 2019. Ecco la prima su tutte. Un ragazzo, illuminato dalle luci dei telefoni cellulari, durante una manifestazione in Sudan, recita una poesia in mezzo ad altre persone che lo incitano e lo applaudono. Lo scatto è stato realizzato a Khartum nel giugno dell’anno scorso, dopo il golpe militare contro Omar al-Bashir, dal fotografo giapponese Yasuyoshi Chiba dell’“Agence France-Press.

 

Un ancien assis dans un escalier a Bab el Oued. Les vieux de Bab El Oued ont vu apparaître le Niqab il y a une vingtaine d’année. Les mœurs se sont radicalisées depuis la decennie noire.

 

 

Il titolo è “Straight Voice” e a lei è stato assegnato il premio “World Press Photo of the Year 2020”, come migliore scatto dell’anno, secondo la giuria(presieduta da Lekgetho Makola, direttore del “Market Photo Workshop” di Johannesburg) del Premio di fotogiornalismo più importante al mondo, organizzato dalla Fondazione “World Press Photo” di Amsterdam,che con la mostra delle foto finaliste (curata da Jerzy Brinkhof e presente in oltre cento città e più di 45 Paesi) ritorna a Torino per il quarto anno consecutivo, nella Sala Senato di Palazzo Madama, fino al 18  gennaiodel 2021.

 

Organizzata dall’Associazione pugliese CIME, fra i maggiori partner europei della “World Press Photo”, e dalla Fondazione Torino  Musei, la rassegna porta in mostra lacrème de la crème” dei lavori dei4.282 fotografi iscritti, provenienti da 125 Paesi, per un totale di 73.996 immagini. 44 i fotoreporter (collaboratori delle maggiori testate internazionali, dal “National Geographic” alla “BBC”, dalla “CNN” a “Le Monde” e ad “El Pais”) provenienti da 24 Paesi, arrivati in finale nelle otto diverse categorie del concorso:Contemporary IssuesEnvironmentGeneral NewsLong-Term ProjectsNaturePortraitsSportsSpot News. Accanto a Yasuyoshi Chiba, sono cinque gli altri finalisti per la foto dell’anno: Tomer Kaczor, che ha ritratto una rifugiata armena affetta dalla sindrome da rassegnazione, Mulugeta Ayene con una foto scattata durante i funerali delle vittime del volo Ethiopian Airlines 302, Farouk Batiche con le proteste antigovernative in Algeria, Ivor Prickett, che ha raccontato la lotta dei curdi in Iraq e Nikita Teryoshin, presente alla più grande conferenza sulla difesa nel Medio Oriente. Di grande freschezza e forza emotiva anche l’immagine del danese  Nicolas Asfouridell’“Agence France-Presse” che ferma la protesta a Hong Kong di giovani studentesse dai grembiuli azzurri, con mascherina e mano nella mano, nell’ambito delle manifestazioni iniziate a fine marzo e continuate fino al 2020 in risposta alle proposte del governo di permettere l’estradizione verso la Cina continentale. Con lo scatto “Kho, the Genesis of a Revolt”, il francese Romain Laurendeau ha invece vinto  il “World Press Photo Story of the Year”, categoria dedicata alla migliore sequenza di immagini di rilevanza giornalistica, che in questo caso documenta il disagio giovanile in Algeria e la forza ispiratrice delle nuove generazioni nelle proteste del 2019. Sul podio anche sei italiani, fra cui il torinese Fabio Bucciarelli, classe 1980, secondo premio nella sezione “Stories” della categoria General News per un servizio realizzato per L’Espresso sulle proteste in Cile – iniziate a ottobre 2019 dopo l’approvazione di una legge sull’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana della capitale e proseguite per denunciare le forti disuguaglianze economiche e sociali del paese – ed il cuneese Nicolò Filippo Rosso giunto, invece, terzo nella sezione Stories della categoria Contemporary Issues, con un lavoro sugli effetti della crisi politica e socio-economica in Venezuela e sulla migrazione dei venezuelani in Colombia.

Gli altri quattri italiani finalisti nelle varie sezioni: il ravennate e “Premio Pulitzer 2018” Lorenzo Tugnoli primo premio per una lunga serie dedicata alla guerra in Afghanistan, Luca Locatellianche lui primo premio con immagini futuribili (dalla Danimarca agli States) documentanti soluzioni allacosiddetta economia circolare, il siciliano Alessio Mamo secondo premio nella categoria “General News”e Daniele Volpe terzo posto nella sezione “Stories”  con una ricca serie di scatti in cui si racconta il genocidio del popolo Ixil in Guatemala. Dove Volpe risiede.

Gianni Milani

“World Press Photo Exhibition 2020”

Palazzo Madama – Sala Senato, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Fino al 18 gennaio 2021

Orari: giov. e ven. 12/19, sab. e dom. 10/19

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Nelle foto, immagini di:

– Yasuyoshi Chiba
– Nicolas Asfouri
– Romain Laurendeau
– Fabio Bucciarelli
– Nicolò Filippo Rosso

La serata di inaugurazione del Lovers Film Festival si sposta al Cinema Massimo

Torino, giovedì 22 ottobre, ore 19,30  Cinema Massimo, Museo Nazionale del Cinema Ospite d’onore Gina Lollobrigida

La serata di inaugurazione della trentacinquesima edizione del Lovers Film Festival, giovedì 22 alle 19.30, per ragioni organizzative e di capienza della location, è stata spostata dall’Aula del Tempio del Museo Nazionale del Cinema al Cinema Massimo (Torino, Sala Cabiria, via Verdi 18).

 

La serata nasce in occasione di Torino 2020 Città Del Cinema, per festeggiare il grande cinema con una madrina superlativa e una diva internazionale: Gina Lollobrigida. Insieme alla direttrice artistica Vladimir Luxuria, ripercorrerà la sua carriera e la storia del cinema italiano e non, che l’hanno vista protagonista. In apertura della serata, uno showcase musicale di classe con Le Kikies, accompagnate da Savio Monachella alle percussioni e da Gianluca Gallucci al basso, per deliziare e sedurre il pubblico con uno spettacolo musicale che farà gustare i grandi classici del pop in una versione inedita.

Piccolo cabotaggio e utopie

Caleidoscopio rock ?? USA anni ‘60 / Ma come! Nemmeno un 45 giri?”

L’osservazione potrebbe nascere spontanea in merito alla realtà di molte bands americane del garage rock anni ‘60. La questione risulta neutrale a livello strettamente musicale, ma rivela superficialità se ci si cala nella realtà della vita quotidiana di una qualsiasi band autoprodotta, autogestita e di piccolo cabotaggio. Per una band con queste caratteristiche…. l’accesso alla sala di registrazione poteva diventare un sogno; e se perdipiù il management era “home-made” e senza agganci “di peso”… era vera e propria utopia. Rientrava perfettamente in questa casistica una band di liceali dell’area di Providence (Rhode Island), chiamata “The Lonely Things”, sorta nel 1965 e composta da Elwood Donnelly (V), Jimmy Fleet (V), Peter Pappas (chit), Mike Pappas (batt). L’influenza musicale era un mix tra The Association, The Who, The Rolling Stones, ma adattata alle capacità in piccola scala dei musicisti. Il management era assolutamente autogestito dal padre dei fratelli Pappas, Nick; e purtroppo fin da subito il corto respiro della gestione manageriale limitò parecchio il raggio d’azione dell’ambito esecutivo del gruppo. In anni di estrema concorrenza nel settore del rock, era fondamentale fin dagli esordi che una band si costruisse un’area preferenziale di locali, venues e clubs su cui operare con regolarità; invece nel caso dei The Lonely Things vi era un assetto molto meno stabile, incentrato unicamente sull’area di Providence e su parte del Massachusetts sud-orientale (tra Taunton, Attleboro, Fall River e New Bedford). Le venues preferite erano i teen clubs, le feste di liceo e i posts dei veterani di guerra (VFW), oltre all’allora celebre (dismesso dal 1979) “Crescent Park” di East Providence. Il piccolo cabotaggio del management finì per comprimere anche la possibilità di partecipare a “Battles of the Bands” di buon livello, limitandosi a competizioni di second’ordine che non potevano garantire alcuna possibilità di incisione o di “agganci” per promozioni a livello di circuito radiofonico. Fu così che The Lonely Things riuscirono a confezionare solo un paio di demo (solo una superstite: “Our Generation / Zephyr”) che non poterono trovare sbocchi in sala di incisione; la qualità era strettamente legata al budget ridotto e a mezzi piuttosto limitati anche in sede di presa di suono (per esempio mixaggio dozzinale, scarsa dimestichezza con la gestione delle parti vocali) realizzata in ambienti di “studios” quasi improvvisati e in stanze di magazzini o di “dependances” di alberghi. Questa era una triste realtà, ma era molto più diffusa di quel che si pensi. La lotta tra qualità musicale e budget ridotti all’osso era la dura legge del rock degli anni Sessanta, anni in cui la concorrenza tra gruppi e l’affollamento dell’offerta erano portate all’estremo; e in questi termini The Lonely Thingsdovevano accontentarsi del solo versante dei “gigs” e delle esibizioni, ma senza un versante promozionale perlomeno radiofonico. E tutto diventava proibitivo… La resistenza di volontà della band tuttavia non mancava, eppure (come succedeva regolarmente) sopraggiunse la spada di Damocle della chiamata in esercito; attorno alla metà del 1967 la band si sciolse e tutti i membri (tra Air Force e truppe in Vietnam) finirono arruolati nel giro di un anno e mezzo.

Gian Marchisio

 

 

Al Massaua lo spettacolare sci-fi Creators – The past

Debutta nelle sale dello spettacolare sci-fi CREATORS – THE PAST, con WILLIAM SHATNER E GÉRARD DEPARDIEU 

SABATO 17 OTTOBRE – ORE 20:15 e 22.15 – CINEMA MASSAUA – TORINO

PRESENTI PIERGIUSEPPE ZAIA ED ELEONORA FANI

CREATORS – THE PAST arriva al cinema a partire dall’8 ottobre con Artuniverse in collaborazione con 30 Holding e vi aspetta con una serie di appuntamenti da non perdere in cui potrete conoscere i protagonisti dell’opera prima di Piergiuseppe Zaia.

CREATORS – THE PAST è il primo kolossal fantascientifico completamente realizzato in Italia, ma caratterizzato da un ampio respiro internazionale grazie a un cast di eccezione tra cui spiccano talenti del calibro di William Shatner (il leggendario capitano James T. Kirk delle serie Star Trek), la star francese Gérard Depardieu e Bruce Payne (Dungeons & Dragons). Anche il doppiaggio non è da meno e vanta le più grandi voci italiane del cinema quali: Giancarlo Giannini, Luca Ward, Maria Pia Di Meo e Mario Cordova.

CREATORS – THE PAST è il primo capitolo di una trilogia che, ispirandosi alle profezie Maya del 2012 sulla fine del mondo, racconta di un imponente allineamento di corpi celesti e dei suoi effetti su ogni forma di vita nel cosmo. Gli otto membri del Concilio Galattico – i cosiddetti Creators – si riuniscono per decidere le sorti dei cieli e il pianeta Terra diviene immediatamente il centro delle discussioni perché la sua evoluzione risulta uscire dai piani stabiliti. Non tutti i Creators condividono la stessa filosofia d’azione e le divergenze tra loro scateneranno una lotta contro il tempo per assumere il controllo e decidere le sorti del pianeta Terra.

Ad accompagnare l’uscita del film anche l’album della colonna sonora – che conta ben 75 temi originali, scritti dallo stesso regista e compositore Piergiuseppe Zaia – e il libro Creators – The Past scritto da Eleonora Fani (produttrice, sceneggiatrice e attrice protagonista del film nei panni dell’aliena Lady Airre) insieme a Gea Mizzani Corio.

 

Scopri l’universo di CREATORS – THE PAST al sito https://creatorsmovie.it/

 

Il Trailer Italiano: https://youtu.be/LT_XuN7o_9Q

I punti danza tornano nonostante il covid

Ritorna la Fondazione Egri per la Danza con la Compagnia EgriBiancoDanza, per la diciottesima edizione dei IPUNTIDANZA, con un calendario di spettacoli e un’offerta artistica che, nonostante le difficoltà del periodo, si conferma variegata ed eclettica aggiungendo al suo cartellone importanti sinergie, collaborazioni e nuovi progetti con realtà territoriali che si preparano ad accogliere la nuova stagione che, dopo anni di circuitazione di spettacoli in Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, ridefinisce i propri confini e le proprie mission.

 

Il cartellone, seppur nell’incerto clima ancora in atto, parte da ottobre 2020 e prosegue fino a giugno 2021 e vede confermate partnership e scambi artistici con altre realtà del territorio nazionale e internazionale, con l’inserimento di tutti gli spettacoli e le attività correlate, all’interno di un progetto dai contorni definiti.

 

In particolare, la Rassegna Interscambi Coreografici sarà proposta in esclusiva, nella provincia di Biella, da ottobre 2020 a maggio 2021, attraverso una ricca e variegata offerta coreografica ad opera di importanti compagnie del territorio nazionale e internazionale che già da tempo condividono con la Fondazione Egri e col suo strumento teatrale, la Compagnia EgriBiancoDanza, valori culturali ed artistici sia dal punto di vista della programmazione sia sul versante della formazione. L’iniziativa mira a valorizzare un territorio che non ha ancora una programmazione coreutica articolata su una stagione di spettacoli di danza, trasformandolo in un luogo privilegiato di programmazione coreografica focalizzato sulle potenzialità di tutta l’area e in particolar modo sulla città di Vigliano Biellese.

 

La produzione di EgriBiancoDanza rimane invece legata a Torino, Cuneo e Verbania dove l’opera della Compagnia, pur coadiuvata in alcune sedi da partner che ne integrano la proposta coreografica, rimane ben ancorata al territorio, alle potenzialità dei centri coinvolti e ai loro teatri. EgriBiancoDanza si radica sempre più e dialoga con le differenti dimensioni cittadine, plasmandosi su di esse e rilanciando nuove sfide culturali attraverso una presenza costante ed un confronto diretto con tutti gli stakeholders.

 

 

 

 

Giaveno e Moncalieri accolgono invece finestre specifiche dedicate ai giovani, alle realtà territoriali come il Gruppo Safeminas di Giaveno con spettacoli specificatamente indirizzati alle scuole e alle attività performative, sempre nel limite consentito dalla normativa vigente.

 

Riguardo alle scuole, per questa stagione le proposte di spettacolo della stagione IPUNTIDANZA a loro dedicate si trasformano in format  Digital Kids : incontri fra un responsabile della Compagnia EgriBiancoDanza e le varie compagnie programmate con gli studenti di vari istituti scolastici, dove, con il supporto di strumenti digitali (web, streaming video, piattaforme digitali), la danza fa il suo ingresso direttamente negli istituti scolastici.

 

Un cartellone che include una variegata ed effervescente proposta coreutica, in cui non manca l’attenzione alla crescita del pubblico e all’intercettazione di nuovi pubblici, dove anche il digitale e il virtuale, usciti da una fase emergenziale, aprono nuove prospettive di confronto e dialogo, e a cui continuiamo a dedicare uno spazio specifico sul nostro sito web la stagione digitale IPUNTIHOME.

 

Così Raphael Bianco, direttore artistico della Compagnia EgriBiancoDanza, su questo nuovo cartellone: Una stagione questa pensata e progettata per rinascere, ricominciare per sperimentarsi in nuovi sentieri, differenziarsi per azioni più consapevoli di strategia culturale, rimodularsi in sezioni dalla forte identità progettuale. Ci fa piacere constatare che le mission i progetti ad essi legati siano stati riconosciuti da Enti Pubblici e Privati della nostra Regione determinando una crescita e un consolidamento delle nostre attività, e questo non può che incoraggiarci a fare di più e meglio. Questa è la mia, la nostra personale speranza per questi nuovi PUNTIDANZA 2020/21, un anno sperimentale ma non per questo meno responsabile e attento ai bisogni del nostro principale interlocutore: il pubblico.

 

 

Venerdì 16 ottobre la Compagnia è in trasferta a Genova allo Spazio 21 dove presenta lo spettacolo Pillole di Leonardo, un estratto dello spettacolo “Leonardo da Vinci: anatomie spirituali”, dedicato al genio di Leonardo da Vinci e creato da Raphael Bianco in occasione del 500° della morte: un omaggio al grande inventore, scienziato, scrittore, umanista a tutto tondo. Un lavoro coreografico e coreologico dove il corpo sollecitato è sezionato fra staticità e movimento diventa storia di sé e altro da sé senza una reale e concreta narrazione.

 

A seguire, sabato 14 novembre alle ore 21, al Teatro Erios di Vigliano Biellese la Compagnia Petranuradanza Megakles Ballet + Mandala Dance Company presenta Hh_Homo Humus e “Tempo” 3.1. HH_Homo Humus è una produzione multimediale sull’attuale tema dei danni climatici causati dall’inquinamento ambientale ed all’eccessivo sfruttamento delle risorse del nostro pianeta, mentre “TEMPO” 3.1 si presenta come una riflessione sul concetto di libertà.

 

Il giorno successivo, domenica 15 novembre alle ore 21, il Gruppo Emotion + ResExtensa sarà sul palco del Teatro Erios con Fermo Immagine e Storie D’acqua. Il progetto Fermo immagine rappresenta una “polaroid”, un’istantanea grave e leggera sulla galleria degli orrori quotidiani e passati. Storie d’Acqua è uno balletto nato dal lockdown, dallo sguardo delicato, innamorato e stupito, dalla necessità potente di relazione con gli altri e al tempo che corre, imprevedibile e inarrestabile.

 

Sabato 21 novembre alle ore 21 primo appuntamento a Torino per la Compagnia EgriBiancoDanza nella stagione “A teatro finalmente: terzo atto” della Casa Teatro Ragazzi e Giovani con lo spettacolo Scacco Matto – Altre distanze in nuovi orizzonti, uno spettacolo di danza contemporanea che vuole sfidare, vincere e piegare a sé ogni limite che l’emergenza sanitaria covid-19 ha imposto attualmente al mondo dello spettacolo.

 

Dal 4 al 6 dicembre il Teatro Matteotti di Moncalieri ospita il primo dei focus dedicati ai giovani. Si comincia venerdì 4 alle ore 20 con la Compagnia Atacama che presenta Il Brutto Anatroccolo uno spettacolo ispirato alla fiaba danese di Hans Christian Andersen. Sabato 5 alle ore 21 saranno invece sul palco AFED (Alta Formazione EgriBianco) con Balletto Teatro di Torino younger e Pratiche di Slancio di Biella. È questo un nuovo focus proposto dalla Fondazione Egri all’interno della stagione IPUNTIDANZA: una vetrina dedicata ai giovani danzatori di ensemble nazionali di alto livello artistico. Un evento che pone al centro il significato di essere un danzatore, impegnato a raggiungere una consapevolezza fisica e psicologica essenziale per diventare un professionista del settore. Domenica 6 alle ore 17, in chiusura al Teatro Matteotti la Compagnia Twain con Robin Hood ispirato al romanzo omonimo di Alexandre Dumas e alle Ballate di Robin Hood, lo spettacolo interpreta le gesta del fuorilegge più conosciuto dell’anno mille, arciere infallibile ed astuto, principe dei ladri e incontrastato signore della foresta di Sherwood.

 

Lunedì 7 dicembre alle ore 21 alle Fonderie Teatrali Limone di Moncalieri la Compagnia Twain presenta Juliette. Una rivisitazione della grande opera di Shakespeare, la storia d’amore tra Romeo e Giulietta. Tra antichi rancori ed eterni atti d’amore incosciente, Juliette è una lente di ingrandimento che mette a fuoco i tormenti dei padri e la fragilità delle madri, dona luce ai vani sogni dell’essere umano e ai suoi continui tentativi di cambiamento, rende onore al coraggio di chi parte e alla sofferenza di chi è costretto a rimanere.

 

 

 

Giovedì 10 dicembre, sempre alle 20, appuntamento con la Compagnia Francesca Selva che presenta Pietà per Icaro. Il mito greco di Dedalo ed Icaro è da sempre utilizzato come insegnamento o monito. La Compagnia, in questo affresco, indaga i rapporti e le dinamiche padre-figlio mettendo in discussione la storia mitologica del volo con le ali di cera, per arrivare ad una visone più introspettiva e filosofica del mito.

 

A seguire la Compagnia EgriBiancoDanza che presenta sabato 11 dicembre alle ore 20 Light’s Heroes – Choreogame uno spettacolo che coinvolge i ragazzi delle scuole in un gioco coreografico, choreogame, che ha come scopo ultimo trovare la luce, ossia la vittoria, attraverso una costante interazione fra pubblico e danzatori

 

Ultimo appuntamento per il 2020 Lo Schiaccianoci della Compagnia EgriBiancoDanza che sarà presentato al Teatro Il Maggiore di Verbania domenica 27 dicembre. Lo schiaccianoci e il re dei topi è una famosissima favola per bambini scritta da Ernest T.A. Hoffmann. Raphael Bianco crea una rivisitazione contemporanea che propone un’esplorazione di diversi mondi onirici nei quali prendono forma e sostanza sogni evanescenti, giochi estrosi e fantasie oniriche, frutto di giovani menti.

 

Anche per il 2021 il cartellone degli spettacoli conferma una ricca programmazione, necessariamente in via di perfezionamento, causa ridefinizioni di spazi e agibilità.

 

Confermati gli appuntamenti per la sezione Interscambi coreografici con Compagnie italiane e internazionali ospitate a Vigliano Biellese e Biella già a partire da gennaio 2020. Tra questi Tchekpo Dance Company – – Tans Haus Dusseldorf, il Balletto Teatro di Torino, La Contrada del Teatro Stabile di Trieste, la compagnia lituana Aura Dance Company, Interno 5/Danza.

 

Ritornano anche nuovi appuntamenti al Teatro San Lorenzo di Giaveno dove la stagione de IPUNTIDANZA si inserisce all’interno dalla rassegna di teatro danza “Gesti Diversi”, ideata in collaborazione con l’Associazione Arte In Movimento di Giaveno.

 

 

 

A febbraio in programma al Teatro Il Maggiore di Verbania Einstein – Lo spazio del tempo una prima assoluta, che verrà presentata successivamente anche a Torino: la terza tappa di “Ergo Sum”, un   progetto triennale dedicato a grandi pensatori della nostra civiltà: Montaigne, Leonardo ed ora Einstein. Raphael Bianco nella sua ricerca coreografica cerca di spingersi oltre il fisico; ispirandosi alle intuizioni spiazzanti e geniali di Albert Einstein si tenta di scandagliare il concetto stesso di realtà attraverso un articolato lavoro di destrutturazione coreografica legato indissolubilmente all’evoluzione della geometria spaziale in continua trasformazione.

 

Uno spazio nella programmazione del 2021 sarà riconfermato per la Giornata Mondiale della Danza con ospiti internazionali e appuntamenti a Casa Teatro Ragazzi e Giovani, al Teatro Toselli di Cuneo e a Vigliano Biellese.

 

 

Stagione IPUNTIDANZA 2020/2021

 

Con il patrocinio di: Consiglio Regionale del Piemonte, Città di Vigliano Biellese, Città di Torino, Città di Moncalieri, Città di Giaveno, Città di Verbania, Città di Genova.

 

Con il sostegno di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Piemonte, Fondazione CRB, Fondazione CRT, Fondazione CRC, Compagnia di San Paolo, Città di Torino, Studio Rolla.

 

In collaborazione con: Fondazione Piemonte dal Vivo, Fondazione Centro Eventi Multifunzionale Il

Maggiore – Verbania, Cross Residence, Fondazione Onlus Teatro Ragazzi e Giovani, DreamLight, Open Your Heart, Coorpi, ArteInMovimento, Quarto Pianeta, Camerata Ducale di Genova, VCO Biblioteche di Verbania, Associazione Scatola Gialla di Cuneo, Museo del Paesaggio di Verbania

 

Gina Lollobrigida apre il Lovers Film Festival

Gina Lollobrigida sarà la madrina che aprirà il Lovers Film Festival,  in programma dal 22 al 25 ottobre a Torino

La kermesse Lgbt terminerà invece con Achille Lauro. E giovedì 22 alla Mole Antonelliana su invito e in streaming sul web Gina Lollobrigida, 93 anni,  dialogherà con la direttrice del Festival, Vladimir Luxuria. Domenica 25  in sala Cabiria si terrà un incontro dedicato alla “mascolinità tossica” e il gender fluido, con Luxuria, Achille Lauro e il politico e attivista Lgbt Alessandro Zan, relatore della legge contro l’omolesbotransfobia. Nella foto il presidente del Museo Ghigo con Luxuria e il direttore De Gaetano (foto D’Ottavio)

Una guerra di nervi. Soldati e medici nel manicomio di Racconigi (1909-1919)

Progetto Cantoregi presenta, nei locali della Soms di  Racconigi, il nuovo libro di Fabio Milazzo

Venerdì 16 ottobre, ore 21 – Racconigi (Cuneo)

Pagine di puntiglioso rigore storico e scientifico. Ma non meno coinvolgenti sul piano emozionale. Da alcuni giorni è in libreria “Una guerra di nervi. Soldati e medici nel manicomio di Racconigi (1909-1919)”, scritto da Fabio Milazzo, per i tipi dell’editrice “Pacini”, nella collana di storia contemporanea “Le ragioni di Clio”. Di origini messinesi, classe ’79, Milazzo da sempre si occupa di “storia della devianza” , in particolare nell’ambito militare della Grande Guerra ed attualmente svolge attività di ricerca presso l’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea di Cuneo, oltreché presso l’Archivio Storico dell’ex Ospedale Psichiatrico di Racconigi. E proprio da qui, da queste sue esperienze professionali accompagnate da spiccate e personali “curiosità” culturali e di indagine approfondita sulla mente e la figura umana quand’essa sia investita da guerra e follia,  nasce il suo ultimo libro, che verrà presentato il prossimo venerdì 16 ottobre, alle 21, dall’Associazione “Progetto Cantoregi”, in collaborazione con la Città di Racconigi, alla Soms (ex Società Operaia di Mutuo Soccorso, da tempo sede dell’Associazione) in via Carlo Costa 23, a Racconigi.“Sguardi sbarrati, allucinazioni, tremori, confusione mentale, depressione, tentativi di suicidio. Furono questi alcuni dei sintomi – si legge nella presentazione del libro – che i soldati investiti dalla potenza traumatica della Grande guerra manifestarono al momento del loro ingresso nel manicomio di Racconigi”. Queste le prime  manifestazioni di un disagio e di una devianza psico-comportamentale difficilmente “rappezzabile”. Soprattutto allora e in istituzioni manicomiali quali erano quelle in quegli anni concepite. Sulla base di studi e indagini d’archivio, la ricerca di Milazzo si sofferma sulle storie di internamento dei soldati traumatizzati dal primo conflitto mondiale, in un periodo in cui non esisteva ancora la categoria clinico – diagnostica del trauna di guerra (“shell shock”), codificata pienamente soltanto dopo la guerra in Vietnam. Nello specifico il libro cerca di rispondere ad alcuni interrogativi: Quali furono le cause che determinarono l’internamento dei soldati in manicomio? Chi decideva e come venivano gestiti e organizzati i ricoveri? Quale fu il ruolo dei medici-alienisti? Quale fu invece il ruolo delle famiglie? Come reagì la psichiatria italiana di fronte ai traumi bellici? Come vennero trattati dalle autorità militari i soldati traumatizzati? Quale fu il ruolo delle teorie lombrosiane nel descrivere il fenomeno? E quali furono le diagnosi attraverso cui vennero inquadrati i sintomi? Come il conflitto investì e stravolse l’organizzazione e la vita nel manicomio? Interrogativi ad ampio spettro. Cui, attraverso lo spoglio sisistematico di vari fondi archivistici e l’esame di tutte le cartelle cliniche dei soldati, il volume risponde con puntualità, “interpretando in sede locale dinamiche più generali riguardanti il rapporto tra esercito, disagio mentale e guerra”. Rapporto che mette insieme “guerra e follia”, facendo per l’appunto emergere quella nozione di “trauma di guerra” che vede anche un altro tassello significativo nella guerra di Libia, affrontata sempre da Fabio Milazzo in un precedente volume dal titolo “Deserti della mente. Psichiatria e combattenti nella guerra di Libia 1911 – 1912”, scritto a quattro mani con Graziano Mamone e pubblicato nel 2019 da “Le Monnier”.

Ingresso libero, fino a esaurimento posti. Info: tel. 335/8482321 – www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.it – Fb Progetto Cantoregi – Tw@cantoregi – IG Progetto Cantoregi.

g.m.

 

(La foto in alto è dell’archivio di Italia Nostra)

Ecco i vincitori del Premio Pavese

Narrativa, Editoria, Saggistica e Traduzione: riceveranno il Premio a Santo Stefano Belbo, paese natale di Pavese Sabato 24 e domenica 25 ottobre

Con il libro“I meccanismi dell’odio”, edito da Mondadori e scritto a quattro mani
con Marco Gatto (un confronto a due sulla crisi socio-culturale che ha investito
l’Occidente nell’ultimo ventennio, sul razzismo e sul come combatterlo) è il romano
Eraldo Affinati
– scrittore, insegnante e fondatore con la moglie Anna Luce Lenzi della “Penny Wirton”, scuola gratuita di italiano per immigrati, oggi con cinquanta nuclei didattici in tutt’Italia – il vincitore per la sezione Narrativa
della 37^ edizione del “Premio Cesare Pavese”, promosso e organizzato dalla
“Fondazione Cesare
Pavese”, con la collaborazione da quest’anno anche delle“Cantine Ceretto”, a
celebrazione di un connubio fra cultura contadina e letteraria che caratterizza l’anima
più profonda e vera di una terra, quella di Langa, riconosciuta ovunque in virtù di
queste sue identificative unicità. Affinati sarà premiato domenica 25 ottobre, alle 10,a Santo Stefano Belbopresso l’Auditorium
della “Fondazione”, che ha sede nella
Chiesa dei Santi Giacomo e Crostoforo
(piazza Confraternita, 1), sconsacrata negli
anni Venti e in cui venne battezzato lo stesso Pavese. Con lo scrittore romano, a
ricevere il Premio, rispettivamente nelle sezioni
Editoria,Saggistica e
Traduzione, saranno anche la milanese
Renata Colorni
(che, dopo avere lavorato per Boringhieri
e Adelphi ha diretto continuativamente dal ’95, per Mondadori, la collana
“IMeridiani”, facendone un vero e proprio “pantheon letterario”), l’albanese e il
tedesco Elton Prifti e Wolfgang Schweickard
(cui si deve il grande“LessicoEtimologico Italiano”, monumentale dizionario della lingua italiana e dei suoi dialettiedito dalla “Akademie der Wissenschaften und der Literatur” di Magonza, ma redatto in italiano) e
Anna Nadotti, traduttrice di vasto curriculum, attualmente all’opera su
“The Shadow King”di Maaza Mengiste, in lizza per il “Booker Prize 2020”.
 “Le sezioni in cui il Premio è suddiviso
– sottolineano i membri della Giuria, presieduta
da Alberto Sinigaglia –
intendono rappresentare i tanti ambiti in cui Pavese aveva
lavorato: narrativa, editoria, traduzione e saggistica, riconoscendo in ciascuno una
personalità che si è distinta nel corso degli anni per passione, cura del lavoro,creatività, continuo confronto con il mondo” . Il Premio si arricchisce inoltre,
quest’anno, di una sezione dedicata alle scuole. Così, nel corso della premiazione di
domenica 25 ottobre, verranno anche premiati i ragazzi delle scuole che hanno
partecipato al concorso dedicato ai temi del romanzo
“La luna e i falò” ’Associazione per il “Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli”di Langhe Monferrato e Roero e la
“Fondazione Cesare Pavese”
metteranno a disposizione della scuola
vincitrice materiale didattico a sostegno dell’istruzione in un periodo complesso per
tutte le scuole d’Italia.
Prologo alla giornata di premiazione, anche il giorno precedente,
sabato 24 ottobre, riserverà un ricco programma di appuntamenti ed ospiti ad accompagnare pubblico e
lettori.
Sempre nell’Auditorium della
Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo si inizierà
alle 11,30 con un“Omaggio a Cesare Pavese”
a cura del“Centro Studi Piero
Gobetti”. Verrà poi presentata la nuova
immagine-guida
del Premio, un magnifico
acquerello (Pavese bambino, ritratto di spalle, su un tappeto o foglia volante, intento
ad osservare la sua Langa) dedicato dall’illustratore
Paolo Galetto
allo scrittore in
occasione dei 70 anni della sua scomparsa.
Nel corso del pomeriggio si susseguiranno
numerosi incontri con personaggi di spicco del mondo culturale e letterario. Di
particolare interesse, il documentario con l’intervista inedita a
Maria Luisa Sininipote di Pavese, e aGabriellaScaglione, figlia di Pinolo Scaglione, il Nuto de
“La luna e i falò”  insieme all’intervista, concessa espressamente per quest’occasione a
Giulia Boringhieri, dallo storicoCarlo Ginzburg, figlio di Leone e Natalia
Ginzburg, amici carissimi dello scrittore.

A chiusura, in serata (21,45) si potrà infine
assistere al recital
“L’estate perduta. Ballata per Cesare Pavese”
con
Alessio Boni, Marcello Prayer Francesco Forni e
Roberto Aldorasi
L’ingresso agli appuntamenti di sabato 24 ottobre e alla premiazione di domenica 25
ottobre è libero, fino ad esaurimento posti: Prenotazione nominale obbligatoria su:
https://fondazionecesarepavese.it
Info: Fondazione Cesare Pavese, tel.
0141/840894 o www.fondazionecesarepavese.it
g. m.