CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 480

Le curiosità di Gianni Oliva. Pillole di storia in libertà

La cultura non si ferma con l’isolamento, come la bellezza,  la clausura non trattiene il sapere, la storia continua a scorrere, il pensiero e  le parole, per buona fortuna, sono libere di circolare.

L’esperienza che tutti noi stiamo vivendo ha ridotto le nostre vite ad una reclusione invadente che durerà probabilmente ancora a lungo, questo però non ci impedirà di imparare, di leggere, di studiare anzi possiamo farlo di più e meglio. 

Il tempo improvvisamente è lì, a nostra disposizione come mai avremmo immaginato, utile soprattutto per approfondire ed arricchirci; la tecnologia, complice di questa profusione di informazioni in licenza, ci supporta moltissimo nell’apprendimento attraverso i social media, gli e-book, con siti ed edizioni speciali e lascia la porta aperta alla conoscenza.

In passato situazioni difficili e di isolamento forzato hanno portato ad invenzioni eccezionali, idee ed opere straordinarie lasciando tracce importanti e significative che hanno cambiato per sempre la nostra vita.

Alcuni di questi interessanti avvenimenti e scoperte ce li racconta lo storico  e scrittore Gianni Oliva che  ha creato una vera e propria serie di Curiosità Storiche in pillole costituite da mini-puntate della durata di 3 o 4 minuti ciascuna; questi episodi sono dedicati ad eventi e fatti storici a cui sono legate curiosità, abitudini ed usi che riguardano la nostra vita quotidiana di cui spesso ignoriamo l’origine e le circostanze che le hanno generate.

Utilizzando piattaforme che aiutano la diffusione delle informazioni come Instagram, Oliva, attraverso un linguaggio ecumenico e uno stile narrativo, ci racconta per esempio come e perché è nata la stretta di mano, ci spiega la ragione per cui si dice fare i Portoghesi,  ci illustra da dove viene il cioccolato, le singolari problematiche di carattere religioso legate al suo consumo e chi lo ha prodotto per primo in Europa; di indiscutibile interesse sono poi i racconti sulle conquiste storiche e sociali come l’agognato e combattuto voto alle donne, storie d’amore come la fuga di Carlo Pisacane con la sua amata  , l’origine e lo scopo iniziale della Legione Straniera, nata anche per dare una possibilità di nuova di vita a persone macchiate da crimini o con problemi politici, e successivamente il suo ruolo nel cinema.

Piacevoli ed appassionanti anche le pillole a richiesta inoltrate numerose dai follower di Oliva a cui il professore risponde con meticolosità e dovizia di particolari, tra le più curiose  la ragione per cui viene detto rinviare alle calende greche o l’utilizzo dell’espressione fa un freddo cane.

Per rimanere invece in attualità e creare delle corrispondenze con ciò che sta accadendo, Gianni Oliva ci parla dell’influenza spagnola, dove esplose e da chi fu portata nel nostro continente,  le vittime illustri di questa piaga che si è portata via artisti come Klimt, il padre della sociologia Max Weber, il nonno di Donald Trump. Pare che le disposizioni di prevenzione furono le stesse: stare a casa e addirittura il coprifuoco.

Stay tuned quindi! Sintonizziamoci su gianniolivaofficial su Instagram e ripassiamo un po’ di storia.

Maria La Barbera

 

 

 

 

L’isola del libro

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Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

John le Carré  “La spia corre sul campo”   – Mondadori-  euro  20,00

L’88enne scrittore inglese David John Moore Cornwell, che da quasi 60 anni firma i suoi libri ad alto tasso di adrenalina con lo pseudonimo John le Carré, ambienta la sua ultima spy story al tempo della controversa Brexit e inventa una spia che incarna lo stato d’animo di un patriota deluso. E’ Nat, 47 anni, vanta una genealogia affascinante: il padre, un malinconico maggiore delle Guardie Scozzesi, mentre la madre -discendente da nobile famiglia russa scampata alla rivoluzione- era propensa a spassarsela con ammiratori vari. Negli ultimi 25 anni Nat è stato membro dei Servizi Segreti Britannici, fedele fino al midollo alla sua Regina. Se era convinto che il suo lavoro di agente segreto volgesse verso una meritata pensione, è costretto a rivedere i suoi piani perché un nuovo incarico lo attende. Deve riesumare e rendere operativo il “Rifugio”, sezione russa con base a Londra, più che altro “…una succursale in disuso….discarica per disertori da quattro soldi ricollocati e informatori allo sbando di infima categoria..” Ecco Nat alle prese con più problemi: oligarchi russi che nella city riciclano soldi sporchi, reclutamento di amanti di suddetti oligarchi, la moglie blasonata di uno dei capi dell’MI6 che intrallazza con i miliardari russi e mette i bastoni tra le ruote alle spie che cercano di incastrarli. Insomma gli elementi per una bella spy story ci sono tutti. Aggiungete personaggi interessanti come la giovane Florence (idealista che svetta a capo della scalcagnata squadra del Rifugio), la moglie paziente e la figlia ribelle di Nat, il ricercatore Ed (che odia la Brexit Trump e Putin). Collocateli tutti sullo sfondo di un’Inghilterra in cui non ci si riconosce più, ed avrete tutte le coordinate per un libro che trasuda anche una certa rabbia politica.

 

Dolores  Reyes  “Mangiaterra”  -Solferino-  euro  17,00

E’ un indimenticabile personaggio femminile quello creato dalla scrittrice argentina Dolores Reyes, nata a Buenos Aires nel 1978, femminista, insegnante e madre di 7 figli, che dedica questo libro di esordio alla memoria di due adolescenti vittime di femminicidio. Inutile dire che il romanzo è un caso politico oltreché editoriale, perché onora la memoria delle giovani Melina Romero e Araceli Ramos, uccise dalla brutalità maschile e i cui resti riposano in un cimitero nell’area metropolitana della capitale argentina.

Protagonista di queste intese 205 pagine è Mangiaterra, ragazzina che scopre presto di avere un potere misterioso. Un dono che è anche una maledizione.

Le basta inghiottire un pugno di terra perché le appaiano persone morte o scomparse, e vedere che fine hanno fatto. Ha iniziato mangiando la terra sulla tomba della madre, nella speranza di sentirla ancora vicina per qualche istante. Ed è la sua prima visione agghiacciante perché scopre che è stata picchiata a morte dal marito…e dopo nulla sarà mai più come prima.

Da allora diventa una sorta di veggente, dapprima vista con sospetto; poi la notizia del suo dono si diffonde e a lei finisce per rivolgersi un’umanità dolente in cerca di risposte sulla sorte dei suoi cari. Nei sobborghi miseri di Buenos Aires le tragedie sono una costante: donne e bambini spariscono o vengono uccisi quotidianamente. E’ a Mangiaterra che chiedono aiuto i parenti: la conducono su tombe o luoghi cari ai scomparsi, lei affonda le mani in zolle e segreti racchiusi nel suolo, il suo corpo e la sua anima si contraggono e il suo sguardo scalfisce la nebbia che avvolge una morte, una prigionia, una scomparsa. Lei può regalare speranze oppure annunciare una morte. E lei può fare giustizia smascherando mostri assassini, trovando donne tenute prigioniere da folli, indicando corpi martoriati e occultati in sepolture nascoste. Può restituire alle famiglie angosciate i cari che davano per persi e regalare il sollievo della pace alle anime di chi non tornerà più, ma almeno avrà una degna sepoltura.

 

 

Juan José Saer  “Il fiume senza sponde”  -La Nuova Frontiera – euro 18,00

E’ un reportage tra storia, antropologia, follie, aneddoti e ricordi: di fatto un trattato immaginario sul Rio de la Plata, corso d’acqua immenso in cui confluiscono i fiumi Uruguay e Paranà. E’stato scritto e pubblicato nel 1991 da uno dei massimi scrittori argentini della seconda metà del 900, Juan José Saer (nato nel 1937, morto nel 2005), ora tradotto da Nuova Frontiera. Sulle sponde del Rio de la Plata -dove sorgono le metropoli di Buenos Aires e Montevideo- nel 1516 c’era l’assoluta desolazione.

Fu scoperto da Juan Diaz de Solís che lo chiamò Mar Dulce; però, ironia della sorte, proprio lì fece una fine orrenda. Appena sbarcato con un piccolo contingente di uomini fu assalito dagli indios che a colpi di frecce, lance e mazze lo massacrarono e mangiarono crudo insieme ai suoi compagni, tutto sotto gli occhi inorriditi dei marinai rimasti sulla nave. A detta di storici equilibrati, de Solis e i suoi uomini furono considerati cacciagione e come tali braccati e uccisi.

Parte da lì, Saer –narratore colto e profondo- per mettere a fuoco credenze e usanze degli indigeni che abitavano la zona. Poi ripercorre le rotte di altri navigatori come Magellano e Caboto,  per arrivare alle fasi della fondazione e dello sviluppo di Buenos Aires. Città tra le più affascinanti e complesse al mondo: dalla fase coloniale in cui era un agglomerato di ranchos squallidi e poveri, poi lo sviluppo da metà del 1700, fino agli anni terribili della dittatura militare e dei desaparecidos. Ed è proprio il Rio de la Plata la tomba per migliaia di prigionieri che, dopo essere stati sequestrati e torturati, venivano storditi col pentotal, caricati su aerei ed elicotteri della marina e gettati, ancora vivi, in mare e nel grande fiume.

 

 

 

Quelli del Big Mac

Caleidoscopio Rock USA  Anni ’60 / Quello è un “crowd rouser”… Nel linguaggio colloquiale delle bands questa era una delle espressioni utilizzate quando si parlava di un brano che attirava i giovani a ballare in pista nei teen clubs, o ai parties di liceo, o alle feste di fine anno scolastico, o ai ritrovi di fraternities universitarie

Il pezzo poteva avere un successo clamoroso dal vivo nei gigs in giro per gli Stati Uniti e nei più diversi contesti, ma non era poi così certo che avesse eguale riscontro nelle classifiche o nelle programmazioni radiofoniche nell’area cittadina della band o nello Stato di appartenenza.

Ed è proprio questo iato a rivelarsi a volte pericoloso per la tenuta psicologica dei gruppi musicali di piccolo-medio cabotaggio, se non addirittura costituire la causa di fratture interne insanabili, con screzi spesso aspri e premonitori di scioglimenti rapidi e definitivi. Questo fu il caso della band The Rumors dell’area di Los Angeles, formatasi tra 1963 e 1964 attorno al leader Ben[son] Turner (V, org, arm), cui si aggiunsero Larry Scher (V, b), Ed Burkey (chit), Norman Prinsky (V, batt). L’ottima propensione del gruppo per le esibizioni dal vivo rendeva la compagine elastica e ben adattabile ai gusti variegati che si potevano rinvenire in un pubblico di teenager o di studenti universitari o perfino di rampolli della “upper class” a bordo piscina; risultava vincente la compresenza di influenze musicali miste, ma in primis l’ispirazione dai The Kingsmen e dalla British Invasion (specialmente The Hollies e The Zombies). La gestione manageriale era in proprio (a cura di Ben Turner) e non mancarono soddisfazioni in alcune competizioni, specialmente in una “Battle of the Bands” all’Hollywood Palladium di Los Angeles nel 1965. Qui The Rumors furono adocchiati e l’esito positivo della gara li condusse in sala di registrazione, dove nell’estate 1965 fu inciso il primo (e purtroppo unico) 45 giri: “Hold Me Now” [Turner, arr. Burkey] (5002; side B: “Without Her” [Richards]), inciso negli studi di Bill Bell con etichetta Gemcor. Sebbene le programmazioni radiofoniche di Los Angeles prediligessero il brano della facciata B, la band puntava molto sull’impatto “live” di “Hold Me Now”, la cui vena accattivante trovò una ulteriore spinta: il pezzo fu utilizzato tra 1965 e 1966 in una breve striscia pubblicitaria del Big Mac (il noto hamburger), molto trasmessa in tutta la zona costiera californiana. Con questo volano favorevole, l’area delle esibizioni si ampliò fino a Bakersfield e Fresno (anche con apparizioni in TV), Visalia, Santa Maria e San Luis Obispo, con la band che puntava moltissimo su “Hold Me Now” specialmente sul versante radiofonico e discografico. Tuttavia (forse anche a causa di infelici soluzioni manageriali e scelte un po’ azzardate in campo promozionale) il brano non seppe sfondare e non rispose adeguatamente alle attese della band, non riuscendo ad intercettare il gusto della grande massa del pubblico giovane. Solo parecchi anni dopo verrà giustamente rivalutato e inserito in svariate raccolte a tema a cura di Cicadelic Records. Le aspettative deluse furono senz’altro la causa di una crisi di entusiasmo da parte di tutti i membri del gruppo, che gradualmente e autonomamente andarono sviluppando interessi divergenti e paralleli che non si sarebbero più riallacciati e ricomposti. Con il diradarsi delle esibizioni “live” l’attività dei The Rumors si ridusse notevolmente, fino allo scioglimento avvenuto forse entro la fine del 1967, con il movimento psichedelico già galoppante e in piena ascesa.

Gian Marchisio

Luis Sepùlveda, Renzo Sicco e il ricordo di Pablo Neruda

“Garofani rossi per Pablo – Il funerale di Neruda”, è un testo teatrale scritto da Renzo Sicco, regista e direttore artistico di “Assemblea Teatro”,  e da Luis Sepúlveda, edito da “Claudiana” nella collana Calamite. Il testo della pièce teatrale,arricchito da testimonianze e riflessioni, venne proposto nel quarantesimo anniversario dalla morte di Neruda.

Un lavoro importante che ripercorre la tensione dei giorni immediatamente successivi al golpe dell’11 settembre 1973 attraverso il dolore e la malattia, le parole e il senso di vuoto provocato dalla morte del premio Nobel, autore di opere indimenticabili come “Canto generale” e “Confesso che ho vissuto”.

Il testo teatrale e il libro su Neruda, una delle più importanti figure della letteratura latino-americana nel ‘900, é anche la storia del forte legame tra Neruda e il suo popolo che pochi giorni dopo il golpe militare si raccolse in folla in occasione del suo funerale e, nonostante coprifuoco,violenza e terrore, trasformò quell’atto d’amore e stima per il cantore della cultura latinoamericana nell’unica manifestazione di massa di quei giorni contro il regime golpista di Pinochet. Scrisse un tempo Neruda che “la poesia è sempre un atto di pace. Il poeta nasce dalla pace come il pane nasce dalla farina. Gli incendiari, i guerrieri, i lupi, cercano il poeta per bruciarlo, per ucciderlo, per sbranarlo”. Dodici giorni dopo il rovesciamento del legittimo governo di Salvador Allende e la repressione dei militari fascisti, quei lupi trovarono anche lui. Il 23 settembre del 1973 Pablo Neruda morì a sessantanove anni in una clinica di Santiago. L’omaggio al grande poeta, a doppia firma Sepùlveda-Sicco, diventò un testo teatrale nel 2008 e si trasformò in libro cinque anni dopo. Ma l’amicizia tra il regista teatrale torinese e lo scrittore cileno era già ben salda dopo esser nata, come confesso Renzo Sicco in una intervista, da una zuppa di pesce cucinata in una bettola di Puerto Nadales. La “prima” del tour di rappresentazioni in Cile di “Garofani rossi per Pablo” ( lo spettacolo andò in scena anche in Italia,Spagna, Messico e Guatemala)  si tenne al Museo di Villa Grimaldi, tra i più famigerati centri di detenzione e di tortura utilizzati dalla DINA, la polizia segreta cilena sotto la dittatura di Augusto Pinochet. Assemblea Teatro lo rappresentò anche a Isla Negra, il buen retiro sulla costa di El Quisco ad una quarantina di chilometri a sud di Valparaiso dove Pablo visse i sui ultimi giorni. Dopo aver visto lo spettacolo l’autista di Neruda, Manuel Araya raccontò a Renzo Sicco i suoi sospetti sul possibile omicidio del poeta. Dalle sue parole nacque l’inchiesta che portò a esumarne la salma e a stabilire,alcuni anni fa, che il poeta cileno non morì di cancro, come recita il certificato di morte. Gli esperti identificarono “una tossina nelle ossa che potrebbe aver causato la morte” di Neruda. Un particolare importante che confermò le ombre  sulle responsabilità della polizia segreta del regime di cui l’intellettuale era un fermo oppositore. Assemblea Teatro e Sepùlveda collaborarono molto anche nella rappresentazione scenica de “Le rose di Atacama” e di altri lavori, in un rapporto che dal teatro civile diventò amicizia fraterna, rinsaldando quel legame tra lo scrittore cileno e Torino che più volte Luis Sepùlveda volle rimarcare.

Marco Travaglini

Il mondo sarà salvato dalle lettere

Litteris servabitur orbis”. Questa frase latina ha una grande importanza. Tradotta in italiano significa “il mondo sarà salvato dalle lettere

Durante le leggi razziali l’acronimo di questa frase, ovvero L.S.O., veniva usato dall’editore fiorentino ebreo Leone Samuele Olschki per poter stampare i suoi libri. Un modo intelligente per esprimere una grande verità e rimarcare il proprio diritto d’autore, evitando d’incorrere nella repressione. Nell’autunno di ormai più di ottant’anni fa le leggi razziali fasciste, ancor prima della loro codificazione in decreto, allontanavano gli studenti di fede ebraica dalle scuole pubbliche italiane. “Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”, scriveva nella prima metà dell’800 il poeta tedesco Heinrich Heine. Un monito tragicamente anticipatore di quei “roghi di libri” organizzati nel 1933 nella Germania nazista durante i quali vennero bruciati tutti i libri non corrispondenti all’ideologia del regime dalla croce uncinata. Quei roghi, pensati per  distruggere “lo spirito non tedesco“, vennero organizzati dalla Deutsche Studentenschaft , l’associazione degli studenti tedeschi. Una follia negazionista che venne salutata da Goebbels, il ministro della propaganda del Terzo Reich come un ottimo modo “per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato“. Quale fu la logica conseguenza nemmeno il monito di Heine poteva lontanamente immaginarlo e tutto il mondo scoprì l’orrore delle persecuzioni, delle deportazioni nei lager e dell’olocausto. Eppure sono in molti ad aver dimenticato la storia o a volerla minimizzare. “Chi nega la ragion delle cose, pubblica la sua ignoranza”, scriveva Leonardo da Vinci mezzo millennio fa. In un tempo dove si legge sempre meno, dove la cultura viene presentata come un peso e l’ignoranza si accompagna quasi sempre all’arroganza, c’è poco da stare allegri. Un antidoto ci sarebbe ed è racchiuso in quella frase piena di speranza: “il mondo sarà salvato dalle lettere”. A patto che non rimanga solo una frase.

Marco Travaglini

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

Omaggio a Luis Sepúlveda Imbevuto della narrazione rigogliosa de “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, mi giunge la terribile notizia della morte di Luis Sepúlveda. Proprio così! Ero immerso nella lussureggiante pericolosità della foresta pluviale narrata nel suo romanzo del 1989, quando vengo riportato alla dura realtà.

Il grande scrittore cileno, il coraggioso oppositore della violenza di regime e di ogni forma di dittatura, si è arreso al subdolo coronavirus, male che, nello sconcerto della popolazione mondiale, sta rinnovando un forte senso della umana caducità.

Sepúlveda è morto a Oviedo, nelle Asturie, ultima casa di una vita pellegrina, nata in Cile, con parentesi più o meno lunghe in vari paesi dell’America Latina e in URSS, prima di diventare cittadino francese e, infine, stabilirsi nella Spagna dei suoi avi.

Egli aveva idee politiche chiare e per esse lottò, anche nel vero senso della parola, per tutta la vita; per esse subì le torture del regime di Pinochet e, ovunque andò, ebbe l’amore dei lettori senza risparmiarsi le antipatie dei caporali di regime. Giovane comunista, di famiglia anarchica, sostenitore del socialismo di Allende, dovette lasciare la terra natia, oppressa da una violenta dittatura, ma è da ricordare che venne anche cacciato dalla Russia sovietica per comportamenti contrari alla “morale proletaria”, evidentemente perché in sintonia con gruppi dissidenti.

Il suo essere antisistema, soprattutto quando il sistema costringe l’uomo a violare un principio che tanto amava: “vivi e lascia vivere”, lo ha patito sulla sua pelle e lo ha trasmesso nelle mirabili narrazioni, sempre feconde di un mai domo senso di speranza. Leggere “Patagonia express” ha significato per molti l’innamoramento puro e vergine per il Sud America, dove il vivere quotidiano è un policromo murales di personaggi d’avventura e di cultura, di disperazione e riscatto. Il riscatto che Sepúlveda sognava per la sua gente, per le vittime di una politica e di una economica ciniche, imposte dal più forte, a danno dell’ambiente naturale e delle sue ricchezze, queste sì reali e da preservare.

Marxista, agnostico, comprese solo nel tempo, per sua stessa ammissione, il valore etico della letteratura, trasmissibile anche in un noir come “Un nome da torero”.

E di valori è feconda ogni sua opera, anche poetica, come “Poesie senza patria”, in cui è contenuta la celebre “La più bella storia d’amore”, dedicata alla moglie Carmen Yáñez, scrittrice, compagna di una vita e di patimenti politici. Ecco gli ultimi, bellissimi versi:

Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.

 

L’abbraccio, che sia d’amore, fraterno, per la terra incontaminata in cui l’uomo combatte e che egli stesso deve proteggere, è il gesto necessario che accompagna verso l’orizzonte utopistico dell’autore. Sepúlveda non è da solo, ma in compagnia di José Antonio Bolívar Proaño, protagonista de “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, quando scrive nel 2018: “ci sediamo davanti a un fiume d’acqua verde, sulla cui superficie si riflettono i profili verdi della foresta, e perfino il cielo si tinge di quello stesso verde onnipresente”.

Eccolo di nuovo, l’abbraccio fraterno, quello che il grande scrittore cileno avrebbe voluto per il mondo, per la sua amata America Latina, così sofferente eppure meravigliosamente viva.

Massimiliano Giannocco

#IoRestoaCasa con il Circolo dei lettori

Nonostante la chiusura delle sedi di Torino, Novara e Rivoli, in ottemperanza alle misure per il contenimento dell’emergenza “coronavirus” Covid-19, la Fondazione Circolo dei lettori continua a rimanere accanto alla propria comunità regalando occasioni di approfondimento intorno ai libri e alle storie. Tante sono infatti le iniziative digitali pensate sia per offrire contenuti che per continuare a parlarsi e conoscersi online.

 

Gli Indispensabili – Beni primari culturali
Un format di video in cui scrittori e scrittrici consigliano la propria lista di “beni primari culturali”, tra classici, romanzi imperdibili, dischi, film e serie tv da recuperare per fare scorta di cultura in questi giorni di isolamento. Il primo video è andato online sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori e sul profilo Instagram il 25 febbraio, ai tempi delle prime code ai supermercati. “Gli Indispensabili” sono diventati infatti anche un volantino che mima quelli delle offerte.
Da Carlo Levi e Rocco Scotellaro, autori da riscoprire secondo il direttore della Fondazione Elena Loewenthal, passando per La Peste di Curzio Malaparte, suggerimento di Nicola Lagioia, fino a Tucidide e Giorgio Caproni consigliati rispettivamente da Andrea Marcolongo e Antonio Manzini, “Gli Indispensabili” sono un bagaglio di quarantena prezioso e ricchissimo. È possibile anche contribuire mandando la propria lista via mail a comunicazione@circololettori.it.

Passatempi letterari
Un cruciverba, un labirinto, un rompicapo al giorno – sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram del Circolo – per passare il tempo tra una lettura e l’altra e impegnare così la propria mente in una piccola sfida letteraria che ha a che fare con romanzi, scrittrici e scrittori, curiosità, pagine e parole. Le soluzioni vengono pubblicate sul blog.

 

Dizionario dei tempi incerti
Contagio, assalto, limite, casa, supermercato, attesa, opportunità, code, epidemia, fermarsi, fiducia, speranza, paura, ansia, regola, distanza, allarme, misura, contatto, rischio, sicurezza, speranza, fuga, assalto, emergenza, pazienza, deserto, panico, studio, tempo.
Sta per partire sui social del Circolo dei lettori il Dizionario dei tempi incerti, una collezione di parole scelte da filosofi, filologi, storici, antropologi e scrittori, tra quelle che riempiono pagine di giornali, miriadi di chat e trasmissioni televisive, bisbigliate o urlate in questi tempi incerti.
La Fondazione Circolo dei lettori ne ha chiesto la definizione ai protagonisti e alle protagoniste delle rassegne autunnali, Torino Spiritualità e Festival del Classico, perché le parole segnano il rapporto che abbiamo con il mondo e con il presente, perché le parole sono ricordi, affetti e storie: il Dizionario è un invito a riscoprirle insieme.

Chicche letterarie
Ci sono libri dimenticati da riscoprire o classici che magari non si è avuto tempo di leggere: sono le “Chicche letterarie”, una al giorno sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori di Novara e sul profilo Instagram della sede novarese della Fondazione. Da Il potere dei sogni di Luis Sepúlveda a Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, passando per Verso la bellezza di David Foenkinos, Ballata delle donne imperfette di Edgarda Ferri e molti altri.

Restiamo in casa, accendiamo lo stereo!
Consigli musicali sulla pagina Facebook del Circolo della musica: una colonna sonora per ogni momento della giornata, per arricchire le proprie playlist o per crearne di nuove.

La bellezza ai tempi del coronavirus, con il progetto Bella Presenza*
Un fiore sbocciato sul balcone, una fotografia che si credeva di aver perso, il sapore inaspettato in una pietanza preparata in casa, scoprire la vicinanza o la nostalgia di qualcuno, provare preoccupazione e allo stesso tempo sentire il bisogno di aiutare gli altri.
L’invito è a raccontare le cose belle che si vedono in questi giorni di isolamento con un video, senza limite di lunghezza, stile e formato, da inviare a bellapresenza@circololettori.it (obbligatorio allegare anche il documento compilato sulla privacy scaricabile). È possibile infatti trasformare la paura in opportunità.
* La Fondazione Circolo dei lettori è partner del progetto Bella Presenza, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e coordinato a livello nazionale dalla Cooperativa Dedalus di Napoli. All’ente di via Bogino è affidata Essere presenti a se stessi, terza delle dodici azioni prevista dell’iniziativa, con la curatela artistica di Roberto Tarasco e Gabriele Vacis, che trasformerà tutti i video raccolti dalla Fondazione in un progetto audiovisivo speciale.

Le ricette letterarie di Barney’s!
Sulla pagina Facebook di Barney’s – il bar del Circolo dei lettori, ogni giorno una ricetta diversa tratta da un’opera letteraria per cimentarsi ai fornelli.

Quando la pittura diventa “viaggio dell’anima”

I dipinti del torinese Carlo Patetta Rotta

La pittura e l’anima rappresentano due universi strettamente connessi, come dimostra l’arte del pittore torinese Carlo Patetta Rotta.

Se la pittura costituisce un’esperienza espressiva che individua un passaggio da un interno  ( quello dell’anima) ad un esterno, questo avviene, metaforicamente, attraverso un viaggio che si materializza in un ritorno all’azione. Nell’arte di Carlo Patetta Rotta la pittura, infatti, si fa creazione ma, al tempo stesso, sperimentazione ed interpretazione della realtà e delle figure umane, che egli osserva intorno a sé.

Ne è una dimostrazione un’opera come quella intitolata “Donna all’ombra dei Sassi”, dipinta nel luglio 2019, in cui un volto femminile di profilo viene fissato, nella sua bellezza espressiva,  in un tempo ed in uno spazio preciso ( quello dei Sassi di Matera, città della Basilicata proclamata lo scorso anno Capitale della Cultura).

“Mi sono accostato alla pittura in maniera più sistematica – spiega Carlo Patetta Rotta, imprenditore torinese –  nel marzo dello scorso anno, quando compresi l’importanza di dare una svolta alla mia vita, dopo anni trascorsi all’estero, a Londra, ed il successivo ritorno a Torino, mia città nativa. Ero già appassionato di arte e pittura, in particolar modo, sin da quando ero bambino quando, a casa di mio cugino, vedevo suo nonno pittore dipingere. Così, nel 2019, ho  deciso di seguire i corsi all’Accademia torinese Pictor, tenuti dal pittore Aldo Antonietti, corsi a cui ho, in seguito, affiancato quelli tenuti dall’artista Giulia Cotterli”.

“Negli ultimi mesi – aggiunge Carlo Patetta – l’isolamento, cui ci ha costretti questa emergenza da Covid 19, ha costituito per me uno stimolo per sviluppare ulteriormente la mia creatività, nata da una più profonda osservazione della  realtà che mi circonda.

Il soggetto da cui è partita inizialmente la mia ricerca pittorica è stato sicuramente il paesaggio. In genere mi piace fissarlo, attraverso la tela, in un istante preciso in cui la sua visione mi ha incuriosito e suscitato sensazioni particolari. In genere l’approccio della mia arte, per lo più pittura ad olio, non avviene attraverso una pratica en plein air, ma in studio, cogliendo il soggetto da dipingere a partire da fotografie che io stesso ho scattato”.

“I paesaggi possono essere – spiega Carlo Patetta Rotta –  scorci a me familiari,  come quello dipinto nel quadro intitolato “Vista della Gran Madre”, realizzato nell’autunno del 2019, in cui ho dipinto sullo sfondo la chiesa torinese della Gran Madre vista dall’altro lato del ponte, a partire da piazza Vittorio. I soggetti paesaggistici possono poi anche essere “luoghi dell’anima”,  ovvero paesaggi cui mi sento affettivamente legato, come la spiaggia di Noli, che domina uno dei miei quadri più recenti, risalente allo scorso marzo, o  “Villa Garabotta”, in cui emerge un  casale presente in frazione San Lorenzo, a Fossano, nel Cuneese. Uno dei miei quadri più recenti è  quello che raffigura la baita di mio cugino presso il Colle Bercia, sopra Claviere, cittadini montana al confine con la Francia.

Altri paesaggi nei miei dipinti sono poi il frutto della mia rivisitazione di soggetti di opere di artisti famosi,  come quello che ho dedicato alle ninfee di Claude Monet, intitolato “Giverny”, realizzato nel luglio 2019. Amo molto anche dipingere ritratti, non solo utilizzando il colore, ma anche schizzando semplici linee a matita su carta, capaci di creare effetti di grande suggestione. Tra tutti sono affezionato al ritratto raffigurante Robert De Niro “.

“L’emergenza Covid – conclude Carlo Patetta – mi ha poi portato a sviluppare numerose riflessioni personali e a tradurle  ttraverso la pittura, in particolare in un mio quadro in cui ho dipinto il crocifisso di San Marcello, che è  stato trasportato in Vaticano, in occasione della recente preghiera del Pontefice contro la pandemia. Crocefisso legato a due momenti miracolosi, il primo che vide il crocifisso scampare all’incendio che devasto’ l’intera chiesa nel 1519, ed il secondo momento nel 1522, quando una processione penitenziale sancì la fine della pestilenza. Questo dipinto ha per me voluto costituire anche un messaggio di speranza, in occasione della Pasqua, che reca con sé il valore metaforico di rinascita ed uscita dell’umanità dalle tenebre verso la luce, oggi più che mai attuale e sentito”.

Mara Martellotta

www.carlopatettarotta.com

 

Incipit offresi, scrittori online

Giovedì 16 aprile, ore 18.30   Appuntamento con la scrittrice Sara Rattaro sui canali Facebook e Youtube  

In attesa che ricomincino le tappe “live” del primo talent letterario itinerante dedicato agli aspiranti scrittori, Incipit Offresi approda online per mostrare il “dietro le quinte”: i segreti che si celano dietro la scrittura di un libro con il coinvolgimento di scrittori affermati o aspiranti tali e con il supporto del Trio Marciano (Vito Miccolis, Mao-Mauro Gurlino, Mattia Martino) e degli attori di BTeatro. Tutto sulla pagina Facebook di Incipit Offresi e sul canale Youtube della Biblioteca Archimede.

Protagonista dell’appuntamento di giovedì 16 aprile alle 18.30 è la scrittrice Sara Rattaro. Il suo primo romanzo “Sulla sedia sbagliata” viene pubblicato nel 2010 da Morellini editore; nel 2012 “Un uso qualunque di te” (Giunti) scala in poche settimane le classifiche dei libri più venduti e viene tradotto in 9 lingue. Con Garzanti pubblica il suo terzo romanzo best seller “Non volare via”, nel 2014 “Niente è come te”, nel 2016 “Splendi più che puoi”. Nel marzo 2017 esce il suo primo romanzo con la casa editrice Sperling&Kupfer “L’Amore Addosso” che vince il Premio Letterario 2018, debutta nella narrativa per ragazzi con “Il cacciatore di sogni” (Mondadori Ragazzi) e nel 2018 pubblica “Uomini che restano” e “Andiamo a vedere il giorno” (Sperling&Kupfer).

Incipit Offresi è un’iniziativa ideata e promossa dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese e Regione Piemonte, con la collaborazione della casa editrice Archimedebooks di Settimo Torinese, della Scuola del Libro di Roma e con la sponsorizzazione di NovaCoop.

Il Premio Incipit e il campionato sono dedicati a Eugenio Pintore, per la passione e la professionalità con cui ha fatto nascere e curato Incipit Offresi.

 

Andrea Mingardi e Silvia Mezzanotte cantano per asl e poveri

Su Gofundme.com per aiutare ASL e mense dei poveri piemontesi e valdostane. Il sostegno di Andrea Mingardi e Silvia Mezzanotte, ex voce dei Matia Bazar: il grande cuore della Bologna che canta per il Nord che soffre

Coronavirus, la Pasqua appena trascorsa inaugura un’altra preziosa iniziativa benefica. Al via da oggi l’iniziativa “Diffondiamo la solidarietà, non il virus: facciamola andar bene!”. Una campagna preziosa a sostegno delle realtà più periferiche di Piemonte e Valle d’Aosta che, in questo momento, necessitano di un aiuto importante per garantire anche i più basilari servizi di assistenza.

“Destinatari della raccolta già attiva sulla piattaforma di crowdfunding Gofundme.com sono Aziende Sanitarie locali e mense dei poveri che faticano a far fronte all’emergenza in corso: ASL di Alessandria, Casale Monferrato e Tortona, Aosta, Biella, Ivrea (TO), Novara, Vercelli e la ASLTO5 per quanto concerne il Torinese”, spiegano dal ‘Gruppo Marazzato’, che ha acconsentito a farsi capofila del grande progetto solidale diffuso, mettendo a disposizione le proprie professionalità al servizio dell’intera macchina organizzativa, rispondendo affermativamente alle varie richieste di intervento pervenute in questi giorni difficili al fine di rendere possibile l’ambiziosa iniziativa.

“Sosterremo altresì la Mensa Sociale ‘Tavola Amica’ di Aosta, Alessandria e Ivrea (TO) in mano alla ‘Caritas’, la mensa ‘Il Pane quotidiano’ di Biella, la mensa dei Frati Cappuccini San Nazzaro della Costa di Novara, la mensa dell’Associazione Don Luigi Longhi Onlus di Vercelli e la ‘Mensa dei Poveri’ di Torino del ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’ di Don Adriano Gennari”, concludono dal ‘Gruppo Marazzato’, in questi giorni attivo nel fornire consulenza gratuita a 360° riguardo tutte le procedure di disinfezione e sanificazione degli ambienti lavorativi, in prima linea nella disinfezione degli esterni (parcheggi, piazzali, strade), e indirettamente – mediante l’indicazione di una lista di operatori qualificati in tutta Italia – nella sanificazione di ambienti professionali interni (uffici, depositi e magazzini).

A dare manforte, con il proprio autorevole sostegno, alla campagna anche due grandi artisti della musica italiana. Due bolognesi dal cuore grande accorsi in aiuto del Piemonte e Valle D’Aosta che soffrono, Silvia Mezzanotte, ex voce dei Matia Bazar, e il cantautore e bluesman bolognese Andrea Mingardi. “Sono felice di dare il mio contributo a una così nobile iniziativa che presta attenzione anche al lavoro prezioso delle mense dei poveri, ogni giorno in trincea per sfamare chi è senza tetto e senza tutto”, afferma la nota cantante.

Mentre Andrea Mingardi ribadisce che “è un dovere di coscienza per tutti gli artisti italiani rendersi conto che di fronte a una tragedia di questo tipo bisogna aderire non solo attraverso con le note e il talento, ma anche attraverso uno spirito di solidarietà diffusa. In Valle D’Aosta sono andato a sciare tante volte, ho lavorato nei pochi locali che c’erano e sono sempre stato accolto in una maniera fantastica. Il Piemonte è stato invece la mia mamma artistica attraverso i dancing di inizio carriera. Una regione in cui ho vissuto tanto”, ricorda il cantautore, che alla raccolta fondi insieme a Silvia Mezzanotte hanno dedicato anche due singoli video disponibili sul canale ufficiale YouTube del ‘Gruppo Marazzato’.

A vigilare sulla bontà della campagna – nonché a disposizione di imprenditori e privati che scelgano di donare attraverso forme alternative differenti dal web – un Consiglio di Garanzia (contattabile all’indirizzo consiglio@diffondiamolasolidarieta.com e al numero verde gratuito 800 003346) composto dagli industriali Carlo e Mara Marazzato, dal giuslavorista e contributor de ‘Il Sole 24 Ore’ Professor Francesco Natalini, dal giornalista e Presidente di ‘Sorgenia’ Chicco Testa, dal Commercialista e Revisore Contabile Domenico Carello del Consiglio Direttivo di ‘Confimi Piemonte’ (Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata), dall’Avvocato penalista e d’impresa Emanuele Crozza (già collaboratore in passato dell’Unione Nazionale Consumatori), Matteo Fratini (Presidente Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro Valle D’Aosta) e dal giornalista ed esperto di Terzo Settore Maurizio Scandurra.

All’appello ha risposto anche il gruppo piemontese dell’ASSIF, Associazione Italiana Fundraiser, fornendo gratuitamente tutto il proprio prezioso supporto alla buona riuscita dell’operazione.
Ma, soprattutto, moltissimi anche i testimonial del quotidiano – sindaci, professionisti, commercianti e punti di riferimento dei territori interessati – pronti a fare la loro parte, fornendo ciascuno il proprio apporto alla campagna.

 

Qui i link con i video degli artisti in sostegno alla campagna solidale:

https://www.youtube.com/watch?v=MMYlligUVxA VIDEO ANDREA MINGARDI CANTAUTORE E BLUESMAN

https://www.youtube.com/watch?v=hCCDCP1q5pw VIDEO SILVIA MEZZANOTTE, VOCE STORICA DEI MATIA BAZAR