CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 478

“Il Piave mormorava…”

Tutto ebbe inizio nel mese di maggio /  Soldati di Terra e di Mare. L’ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l’esempio del mio Grande Avo, assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di mare con sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire.

Il nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno di voi. Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti dell’arte, egli vi opporrà tenace resistenza, ma il vostro indomito slancio saprà di certo superarlo. Soldati a voi la gloria di piantare il tricolore d’Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra. A voi la gloria di compiere, finalmente, l’opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri“. Così parlò dal Gran Quartier Generale il Re d’Italia,Vittorio Emanuele III, con un discorso gonfio di retorica. Era il 24 maggio 2015, un lunedì, giorno dedicato alla Beata Vergine Maria Ausiliatrice. Erano passati dieci mesi dall’agosto del 1914 che aveva segnato l’inizio del conflitto. Il ”maggio radioso”, come viene spesso chiamato il periodo che prelude all’entrata in guerra dell’Italia, fu un mese di fermento diplomatico e di forte tensione politica. Il fervore interventista si concretizzò in manifestazioni di tutte le piazze della penisola e D’Annunzio arringava la folla e la incitava contro Giolitti, fautore della linea della neutralità. L’Italia era ormai prossima a rompere l’antico patto con Austria e Germania e a entrare in guerra a fianco dell’Intesa, secondo i piani segreti firmati a Londra il 26 aprile del 1915.

I primi fanti marciarono contro l’Austria proprio quel giorno, oltrepassando il confine, “per raggiunger la frontiera, per far contro il nemico una barriera“.Iniziava così, anche per l’Italia, la “Grande guerra”. L’Italia, incurante del patto sottoscritto fin dal 1882 (Triplice Alleanza) con l’Austria-Ungheria e la Germania, decise di entrare in guerra cambiando alleanza e schierandosi con la Triplice Intesa, formata da Francia, Inghilterra e Russia. La Triplice Alleanza era un trattato di carattere puramente difensivo, che prevedeva il reciproco aiuto in caso di invasione esterna. Questa clausola permise all’Italia, visto che l’Austria aveva dichiarato guerra alla Serbia senza avvisarla, di rimanere neutrale allo scoppio del conflitto. Dopo essersi dichiarata tale l’Italia decise successivamente di schierarsi a fianco dell’Intesa contro gli Imperi centrali (Austria-Ungheria, Germania e Impero Ottomano). La vittoria, secondo l’accordo, avrebbe garantito all’Italia il Trentino e il Sud Tirolo, con il confine al Brennero; Trieste e l’Istria fino al Quarnaro, ma senza Fiume; la Dalmazia, una sorta di protettorato sull’Albania e compensi indefiniti in caso di disgregazione dell’Impero Ottomano e di guadagni coloniali da parte inglese e francese. Il comando supremo delle operazioni venne affidato al generale Luigi Cadorna.

Tre erano le zone del teatro di guerra italiano: Trentino, Cadore e  la valle dell’Isonzo, nella Carnia. Un compito piuttosto  difficile dal momento che il confine italiano era lungo oltre 600 chilometri ed era molto vulnerabile. Il confine col Trentino era decisamente montuoso, favorevole alle posizioni austriache, lì ben fortificate, come pure in Cadore e in Carnia, dove il fronte correva lungo la displuviale delle Alpi.Diversa era la situazione sull’Isonzo: da Tolmino al mare Adriatico, le Alpi presentavano una serie di bassi altopiani, che favorivano la difesa, ma consentivano anche di attaccare in forze, aprendo la via verso obiettivi strategici di grandissimo interesse: Trieste, la pianura di Lubiana e, infine, Vienna. Delle 35 divisioni a disposizione, Cadorna decise di destinarne sei alla I° armata che si trova verso il Trentino, cinque alla IV° armata in Cadore, due al corpo d’armata della Carnia e quindici alle armate II° e III° , destinate a sferrare l’attacco decisivo da Tolmino al mare (a cui se ne aggiunsero  altre sette). Il grosso delle forze era dunque concentrato sul fronte dell’Isonzo, che diventò presto un simbolo della difficile guerra di logoramento italiana. E che, successivamente venne impresso nel fuoco con un nome tragicamente noto: Caporetto! Fatto sta che quel giorno di centotre anni fa iniziava il conflitto che sarebbe costato al mondo milioni di morti in quella l’allora pontefice , Benedetto XV, in una lettera ai “capi dei popoli belligeranti” che porta la data del 1° agosto 1917 definì “l’inutile strage”. Un’espressione la cui carica profetica risuonerà per tutto il XX secolo e che anche oggi risulta drammaticamente attuale.

Marco Travaglini

 

Lettura d’Emergenza regala i “libri nel cassetto”

Nato in una stanzetta affittata a Torino ad una studentessa universitaria, Lettura d’Emergenza ha l’obiettivo di regalare eBook più o meno inediti ad ogni italiano

“Stiamo cercando autori disposti a fornire gratuitamente alla collettività i propri ‘libri nel cassetto’, quelle opere scritte e mai fatte vedere a nessuno”, racconta Chiara Venuto, una delle fondatrici del progetto, “per ringraziare la comunità che ci ha cresciuti e che oggi sta lottando dando loro qualcosa con cui sognare, per guardare insieme verso un futuro migliore”. A breve sarà pubblicato il primo libro, “Quello che sento”, di Chiara Venuto con illustrazioni di Eugenia Lo Porto.

 

Spiegano i promotori dell’iniziativa:

“Lettura d’Emergenza è un progetto dal sangue tutto italiano, ma ha un’anima cosmopolita. Nasce dal bisogno di leggere, specialmente nel corso del confinamento dovuto al Coronavirus, e vuole fornire un libro a chiunque ne abbia bisogno, indipendentemente da dove si trovi e quale sia la sua lingua”.

Per fare ciò, pubblica gratuitamente i “libri nel cassetto” di chiunque voglia condividerli. Iniziando proprio da quelli della sua fondatrice Chiara Venuto.

Perché gratis?

“Il motivo è semplice: il libro non è scritto (solo) dal suo autore, – aggiungono -ma da tutta la comunità che sta attorno a lui, e che lo influenza in modo determinante. Un nostro libro, quindi, non è scritto da un nostro autore, ma da tutti voi. Ed è anche per questo che i libri di Lettura d’Emergenza sono forniti gratuitamente: nascono dalla comunità, ed è per questo che tornano ad essa. Perché è soprattutto nei momenti di difficoltà che bisogna ringraziare chi ci ha sostenuti e “costruiti”.

Facebook e Instagram @letturademergenza

ArteFaBene, oltre 50 artisti uniti per le famiglie colpite dal Coronavirus

A Torino, città dove il numero dei positivi al Covid19 è tra i più alti in Italia, la macchina della solidarietà ha coinvolto l’estro degli artisti locali grazie al progetto ARTEFABENE.

ARTEFABENE (che si può seguire sui profili social di Facebook e Instagram) nasce dalla generosità di oltre 50 artisti che hanno donato un’immagine di una propria opera. Da questa verranno ricavate stampe numerate e firmate dagli autori stessi.
Effettuando una donazione di almeno 50,00 euro, chiunque potrà scegliere una o, perché no, più “stampe artistiche” (quindi 100 euro per 2 stampe etc.) dal sito www.artefabene.it.
La donazione avverrà direttamente in favore del programma Fa Bene – che fornisce cibo e assistenza a chi, oggi più che mai, ha bisogno di aiuto – avendo così la massima garanzia che le somme donate giungano integralmente e immediatamente ad esso.

Il Comitato spontaneo di ARTEFABENE si è fatto carico di tutte le spese di organizzazione e gestione del progetto così come tutti i preziosissimi collaboratori hanno dato il loro contributo pro bono senza ricevere alcun rimborso spese. Le stampe sono gentilmente offerte da Arti Grafiche Parini.

L’arte fa bene? Torino risponde di sì

Da sempre l’arte si è fatta interprete del pensiero e delle pulsioni interne alla società andando oltre la semplice trascrizione. Gli artisti infatti, oltre ad avere un’accentuata sensibilità nei confronti di ciò che li circonda, hanno acuta capacità di lettura e riescono ad immaginare prospettive e declinazioni dei fatti ai più precluse. La veste estetica e i suoi contenuti diventano così parte del patrimonio collettivo stimolando il pensiero e favorendo la consapevolezza di certi temi.
Partendo da queste doverose considerazioni, si può comprendere quale sia il contributo dell’espressione artistica, ieri come oggi, in termini di dialettica culturale, coesione sociale e, non ultimo, imprescindibile risorsa che genera anche valore economico.
L’attuale situazione d’emergenza, generata dalla pandemia globale di Covid19, non poteva che incentivare profonde riflessioni e spingere ad intraprendere azioni mirate per aiutare le fasce di popolazione più deboli.
Anche la compagine artistica si è mossa nella direzione del sostegno reciproco e, a diverse latitudini, ha dimostrato grande senso civico e sentimento comunitario.

Cos’è Fa bene

Il progetto FA BENE – promosso da S-Snodi, che deriva dall’esperienza dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse della Caritas diocesana di Torino, di cui è ente strumentale – porta nel domicilio di famiglie in difficoltà più di 5000 pasti con i box Fa Bene (pasti pronti). Ogni box contiene frutta e verdura di stagione, biologica e da agricoltura sociale prodotta nel territorio, da aziende di Coldiretti. I pasti delle cucine FA BENE sono preparati con amore da professionisti e consegnati da volontari insieme a latte, pasta e dolci donati da produttori-amici di FA BENE.

Come donare

Per effettuare correttamente la donazione è importante seguire attentamente queste indicazioni:
Destinatario del bonifico: COMITATO PROMOTORE S-NODI GABRIELE NIGRO.
Iban di riferimento: IT 65M 06305 01000 000110144546.
Causale del versamento: ARTEFABENE- nome e cognome dell’artista (la cui stampa si è scelta) o, se si sono scelte più stampe, indicare quante e di quale artista (ad es. ARTEFABENE – n. 3 stampe di Mario Rossi; oppure ad es. ARTEFABENE -1 stampa di Mario Rossi, 2 stampe di Luca Bianco, etc.)
A bonifico effettuato: mandare una e-mail all’indirizzo info@artefabene.it, allegando la contabile del bonifico, indicando il proprio nome e cognome, il nome e cognome dell’artista prescelto (o degli artisti prescelti) e l’indirizzo completo per la spedizione. Si verrà contattati, nel più breve tempo possibile, per ricevere informazioni sulla consegna della stampa.

Elenco degli artisti partecipanti:

Leandro Agostini, Salvatore Astore, Matteo Baracco, Alice Belcredi, Enzo Bersezio, Davide Binello, Ovidio Boc, Davide Bramante, Francesco Brugnetta, Maurizio Cilli, Corina Cohal, Gianni Colosimo, Costanza Costamagna, Claudio Cravero, Vanni Cuoghi, Serena De Bianchi, Enrico De Paris, Pier Tancredi De-Coll’, Matilde Domestico, Enrico Fabbri, Richi Ferrero, Max Ferrigno, Lorena Fonsato, Daniele Galliano, Theo Gallino, Luca Gastaldi, Gec, Massimo Ghiotti, Ferdi Giardini, Piero Gilardi, Carlo Gloria, Ezio Gribaudo, Pablo Jins, Le Scapigliate, Paolo Leonardo, Luigi Mainolfi, Cristina Mandelli, Mia Mari, Calogero Marrali, Livio Ninni, Johannes Pfeiffer, Moreno Pisapia, Giovanna Preve, Pier Luigi Pusole, Giorgio Ramella, Erika Riehle, Sabrina Rocca, Luigi Rocca, Gianni Romeo, Alessandro Sciaraffa, Diego Scursatone, Francesco Sena, Stefano Sogno Fortuna, Roberta Toscano, Luisa Valentini, Gabriele Zago, Salvatore Zito.

Raccontami una storia

Racconti, memorie, storie e ricordi su Facebook. “All’inizio è stato quasi un gioco. Per ingannare un po’ questo tempo dilatato che ci ha stravolto la vita. Invece, mano a mano che leggevo le vostre storie, ho capito che questo è in realtà molto di più.

È come se fossimo tutti seduti intorno al fuoco a raccontare e ad ascoltare” racconta Chantal Balbo di Vinadio, torinese, erede di una nobile  famiglia piemontese, scrittrice e artefice di una  bella e appassionante iniziativa letteraria su Facebook,  Raccontami una Storia, che in poco tempo ha raggiunto più 750 iscritti che scrivono, condividono e leggono con “amore e semplicità”.

Su questa pagina di produzioni narrative in clausura troviamo racconti divertenti ed ironici ma anche toccanti e profondi come quelli di Giorgio Vitari, autore del fortunato libro  Il Vestito nuovo del procuratore, memorie legate all’infanzia in campagna “dove la vita scorreva lenta con i ritmi delle stagioni”, tautogrammi (componimenti linguistici dove ogni parola inizia con la medesima lettera) dedicati al Covid che tra le righe ci parlano dello sconforto, della confusione e delle difficoltà che questa sorta di prigionia ci sta arrecando. Poi ci sono le mini-storie in 15 righe, l’attualissima spesa on-line un po’ inefficiente, storie di chi ha vissuto in paesi difficili come il Congo, memorie storiche dolorose, autobiografie a puntate e davvero molto altro. Scorrendo la pagina  Raccontami una storia si entra in un mondo di esperienze, di emotività, di testimonianze che probabilmente non sarebbero state scritte se non ci fossimo trovati in questa situazione, non avrebbero avuto voce. Questo è uno degli aspetti positivi di questa avventura che stiamo vivendo tutti insieme,  una opportunità per fermarsi, per rispolverare ricordi, per riflettere e scrivere di noi, della nostra vita, di quello che ci ha segnato e che ci fa riflettere; condividere attraverso la scrittura dunque non solo per raccontare fatti o prodotti della nostra fantasia ma anche per sentirci vicini, per umana solidarietà. Un modo garbato di usare Facebook, una modalità gentile e originale di vivere uno spazio condiviso “non per gridare, non per insultarsi ma per riscoprire il valore dei sentimenti e della nostra forza”.

Maria La Barbera

Brachetti, teatro in streaming

In occasione del 1 maggio, il re del trasformismo Arturo Brachetti, dedica a tutti gli amanti del varietà uno spettacolo in diretta streaming dalla pagina Facebook @LeMusichallTorino, teatro di cui è direttore artistico.

LE MUSICHALL LIVE ARTURO BRACHETTI

in

BRACHETTI RACCONTA LE MILLE LUCI DEL VARIETÀ

Venerdì 1 maggio 2020 | ore 18 e ore 20

Facebook: @LeMusichallTorino

In occasione del 1 maggio, il re del trasformismo Arturo Brachetti, dedica a tutti gli amanti del varietà uno spettacolo in diretta streaming dalla pagina Facebook @LeMusichallTorino, teatro di cui è direttore artistico.

Il fascino della bella Otero o il magnetismo di un regista in frac bianco? L’energia del corpo di ballo o le mille paillettes del sipario? Non c’è bisogno di scegliere: tutto è varietà!

A raccontarne la storia e la straordinaria attualità è Arturo Brachetti che di questo genere è un profondo conoscitore e interprete. Un incontro con una star internazionale per chiacchierare intorno ai temi e ai personaggi che hanno reso celebre il varietà, con il supporto di video e foto scelte da Brachetti stesso.

Arturo Brachetti

Artista italiano famoso e acclamato in tutto il mondo, considerato univocamente il “the Legend of quick change”, il grande Maestro del trasformismo, con un‘esperienza artistica maturata a livello internazionale. È regista e direttore artistico, capace di spaziare dal teatro comico al musical, dalla magia al varietà.

Direttore artistico del Teatro Le Musichall di Torino, in questo periodo di lockdown ha lanciato un messaggio d’amore per il teatro dalla pagina Facebook @LeMusichallTorino. Il teatro è vuoto ma entra gratuitamente nelle case con un progetto raccontato dall’hashtag #LaCulturaNonTiAbbandona.

Grazie alla collaborazione di artisti e registi, Le Musichall è virtualmente aperto a tutti: la rassegna si chiama Le Musichall LIVE e lo streaming gratuito di un estratto dello spettacolo andrà in onda sulla pagina Facebook @LeMusichallTorino alle ore 18 ed in replica alle ore 20.

Il Lovers Film Festival lancia l’iniziativa Lovers on line

Si svolgerà dal 30 aprile al 4 maggio, nei giorni originariamente destinati all’edizione 2020.

Lovers on line #cimanteniamoinlinea è una rassegna cinematografica completamente gratuita pensata per continuare a restare in connessione con gli autori, il nostro pubblico e la comunità lgbtq+ in questo momento di emergenza sanitaria.

Ogni giorno, per i 4 giorni di rassegna, verranno messi online gratuitamente due lungometraggi (fiction e documentario) e due cortometraggi italiani passati sugli schermi del più antico festival sui temi LGBTQI (lesbici, gay, bisessuali, trans, queer e intersessuali) d’Europa e terzo nel mondo nelle precedenti edizioni. I link gratuiti e visionabili per l’intero periodo (dalle ore 11:00 di giovedì 30 aprile fino alla mezzanotte di lunedì 4 maggio) saranno comunicati sul sito del Lovers Film Festival e sulle pagine Facebook e Instagram.

Fra i titoli selezionati: Riparo (Italia, 2007, 100′) di Marco Simon Puccioni con Maria De Medeiros e Antonia Liskova – il secondo lungometraggio del regista italiano presentato al Festival del Cinema di Berlino nel 2007 nella sezione Panorama, ha come tema centrale l’amore tra due donne, l’operaia Mara e la borghese Anna, e affronta efficacemente il tema della convivenza fra le diversità –  e Come mi vuoi di Carmine Amoroso con Enrico Lo Verso, Monica Bellucci, Vincent Cassel e Urbano Barberini: film d’esordio di Amoroso a tematica transgender che ha fra i suoi interpreti anche Vladimir Luxuria.

“Un festival di cinema è molto più della somma delle singole parti – sottolinea la direttrice del festival Vladimir LuxuriaE’ la sala piena e le luci che si spengono poco prima dell’inizio dei titoli di testa, è il pubblico che sfoglia un programma costruito con passione e competenza in mesi e mesi di ricerca, è la costruzione continua di un lessico culturale, è il lavoro imprescindibile di tutte le persone che compaiono nei titoli di coda, è la passione dei nostri volontari, è il pubblico, è un luogo dove essere comunità, è sentirsi plurali. Continuiamo il nostro lavoro fiduciosi di poterci rincontrare presto nelle nostre sale per continuare tutti i discorsi che avevamo iniziato. Cogliamo l’occasione – continua Luxuria a nome di tutto il gruppo di lavoro – per ringraziare con moltissimo affetto le autrici e gli autori che hanno deciso di aderire a questa iniziativa rendendo visibile gratuitamente il proprio lavoro”.

 

“I festival cinematografici sono una realtà importante del nostro Paese e siamo tutti al lavoro per trovare soluzioni – afferma Enzo Ghigo, Presidente del Museo Nazionale del Cinema. In un momento di grandi cambiamenti dobbiamo tutti fare quadrato e portare avanti il bene comune. Sono convinto che anche il Lovers Film Festival ne uscirà rafforzato mantenendo salda la sua carica identitaria, in attesa che si riaprano le sale cinematografiche”.

 

“Il Museo Nazionale del Cinema in questo momento sta trasferendo online tutte le sue attività – racconta Domenico De Gaetano, Direttore del Museo Nazionale del Cinema. Il progetto Lovers on line #cimanteniamoinlinea è una bella iniziativa che conferma l’importanza del festival e il lavoro che la direttrice Vladimir Luxuria e il suo team stanno portando avanti, in attesa dell’evolversi della situazione”.

Il Lovers Film Festival dal 2005 è integrato nel Museo Nazionale del Cinema di Torino e si svolge con il contributo del MiBACT, della Regione Piemonte e del Comune di Torino.

L’iniziativa fa parte di ‘Torino Città del Cinema 2020. Un film lungo un anno, un progetto di Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte, con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Regione Piemonte, Fondazione per la Cultura Torino. www.torinocittadelcinema2020.it

Da Trieste a Lampedusa, “Premio Lattes Grinzane 2020”

Martedì 5 maggio, l’annuncio dei cinque finalisti e del Premio Speciale.  Oltre venti Giurie scolastiche

Monforte d’Alba E’ in dirittura d’arrivo il “Premio Lattes Grinzane” edizione 2020. Promosso dalla Fondazione Bottari Lattes, sede a Monforte d’Alba, voluta e presieduta da Caterina Bottari Lattes in memoria e omaggio al grande marito Mario Lattes (fra i più importanti intellettuali del secolo scorso), il Premio “nasce dalle ceneri del Grinzane Cavour” travolto dai noti scandali del 2009 ed è rivolto alle opere di narrativa italiana e internazionale pubblicate in Italia, per quanto riguarda l’odierna edizione, fra il gennaio 2019 e il gennaio 2020.

Cinque, anche quest’anno, i romanzi finalisti. Quali? Lo si saprà il prossimo martedì 5 maggio. Annullata, causa emergenza sanitaria, la cerimonia di designazione già prevista nel mese di aprile in un appuntamento aperto al pubblico presso lo “Spazio Incontri” della Fondazione CRC di Cuneo, l’annuncio dei magnifici cinque e del vincitore del “Premio Speciale” ( assegnato a un’autrice o autore internazionale che, nel corso del tempo, si sia dimostrato meritevole di un condiviso apprezzamento di pubblico e di critica) avverrà a mezzo stampa e sulla pagina Facebook della Fondazione Bottari Lattes, sull’account Twitter @BottariLattes, oltre che sul sito www.fondazionebottarilattes.it. Dopo la selezione dei cinque romanzi finalisti da parte della Giuria Tecnica (presieduta da Gian Luigi Beccaria, linguista, critico letterario e saggista), la scelta del libro vincitore sarà affidata al giudizio degli studenti delle oltre venti Giurie Scolastiche diffuse in tutta Italia (a Torino, saranno impegnati gli studenti del Liceo Classico Statale “Massimo D’Azeglio”), da Trieste a Lampedusa. Continua dunque, nonostante tutto, l’affascinante viaggio del “Lattes Grinzane”. E in proposito afferma la presidente Caterina Bottari Lattes: “L’emergenza sanitaria ha costretto la Fondazione a sospendere gli appuntamenti culturali rivolti al pubblico, ma non a bloccare i progetti in corso, come appunto il ‘Premio Lattes Grinzane’, che continua il suo percorso e rimane in contatto con lettori, studenti, appassionati di libri e affamati di cultura”.
I vincitori delle passate edizioni del “Premio Lattes Grinzane” sono stati: Alessandro Perissinotto (Mondadori) nel 2019; Yu Hua (Feltrinelli) nel 2018; Laurent Mauvignier (Feltrinelli) nel 2017; Joachim Meyerhoff (Marsilio) nel 2016; Morten Brask (Iperborea) nel 2015; Andrew Sean Greer (Bompiani) nel 2014; Melania Mazzucco (Einaudi) nel 2013; Romana Petri (Longanesi) nel 2012 e Colum McCann (Rizzoli) nel 2011.

Per quanto riguarda invece il “Premio Speciale”, le precedenti edizioni sono state vinte da: Haruki Murakami (Giappone; Einaudi) nel 2019; António Lobo Antunes nel 2018 (Portogallo; Feltrinelli); Ian McEwan nel 2017 (Inghilterra; Einaudi); Amos Oz nel 2016 (Israele; Feltrinelli); Javier Marías nel 2015 (Spagna; Einaudi); nel 2014 Martin Amis (Gran Bretagna; Einaudi); Alberto Arbasino nel 2013 (Adelphi); Patrick Modiano) nel 2012 (Francia – Premio Nobel 2014; Guanda e Einaudi); Enrique Vila-Matas nel 2011 (Spagna; Feltrinelli).
Le giornate dedicate agli scrittori e alla loro premiazione sono previste per venerdì 9 e sabato 10 ottobre nelle Langhe.

Per info: tel. 0173/789282 – eventi@fondazionebottarilattes.it – WEB fondazionebottarilattes.it / TW @BottariLattes /YT FondazioneBottariLattes

g. m.

Nelle foto
– Caterina Bottari Lattes consegna il “Premio Speciale”, vinto nel 2018 dallo scrittore portoghese Antonio Lobo Antunes
– Il Castello di Grinzane Cavour

L’arte, i bambini e il Coronavirus

LA VITA DELLE NUVOLE  In viaggio con la fantasia, grazie al potere dell’arte di Andrea e Ancilla Bianconi

“Anci – così chiamo mia figlia – dove andiamo oggi?”
Mi risponde … “voglio fare il giro del mondo”.
“Da dove partiamo” le chiedo.

“Da Vicenza – mi risponde – dallo scivolo del parco giochi e poi andiamo a trovare il sole con tutte le nuvole.
E poi andiamo a salutare tutti gli abitanti delle nuvole”.

Abbiamo lavorato tre giorni, disegnando, tagliando, costruendo nuvole e ho scoperto che una nuvola può essere un lago per un’oca ed anche per una pecora.
Continueremo questo viaggio alla scoperta di altri mondi per incontrare il sole.

  Andrea Bianconi

Andrea Bianconi con la fantasia viaggia insieme alla figlia, la piccola Ancilla, e insieme sorvolano il mondo sulle nuvole. In questi giorni di permanenza a casa, per rispettare le misure di contenimento del Coronavirus, la creatività dell’artista contagia la fantasia della figlia e, insieme, realizzano grandi opere d’arte ispirate dalla condizione attuale. Non ci si può muovere, bisogna stare a casa, ma la mente no, lei può viaggiare e con essa la creatività che oltrepassa ogni limite, ogni barriera, ogni confine. Non aerei, ma soffici nuvole, su cui viaggiare in un fantastico giro del mondo. È la forza dell’arte che vince anche in questi difficili giorni e che diventa fattore di contagiosa positività.

L’idea di Andrea Bianconi verrà rilanciata da Casa Testori, invitando anche altri artisti a lavorare con i loro figli per regalare a tutti la loro freschezza, e spontaneità.

Sognando Venezia

Non possiamo andarci per il momento e non possiamo neanche specchiarci nell’acqua miracolosamente cristallina e pulita dei suoi canali, come abbiamo visto in televisione, sgombri da motoscafi, gondole piene di turisti, mercati galleggianti, melma e rifiuti ma, in attesa di tornarci, possiamo leggere qualche bel libro su Venezia

Uno di questi, pubblicato di recente, è “La splendida. Venezia 1499-1509”, di Alessandro Marzo Magno, Laterza. Alla fine del Quattrocento Venezia è una superpotenza europea, più o meno come oggi gli Stati Uniti o la Russia. Tutti la temono ma il suo essere tra i grandi d’Europa segna anche l’inizio della fine. Gli altri Stati italiani decidono di correre ai ripari alleandosi tra loro. Venezia sarà sconfitta dalle potenze europee della Lega di Cambrai nel 1509 e ridimensionata. La Serenissima è in lacrime, abbattuta dagli Stati europei che si sono coalizzati contro di lei.

Rischia perfino di scomparire dalla mappa geografica, sopravvive a fatica. Ma a quel punto risorge e inizia un fase di splendore che durerà tre secoli. Venezia tornerà potente e soprattutto splendente, e, come scrive l’autore, “riuscirà a mantenere un ruolo centrale nel mondo utilizzando l’arte e l’architettura e riuscirà a meravigliare con il tintinnare delle monete. La Venezia del Cinquecento è quella del mito arrivato fino a noi: la città dei palazzi di Sansovino, della celebrazione del governo perfetto e della rivoluzione del colore che influenzerà tutta la pittura successiva”. Nel grandioso decennio narrato nel libro Venezia diventa il cuore del mondo. Le storie e gli eventi che si intrecciano in pochi anni sono tanti. Da un breve soggiorno in laguna nel 1500 di un famoso Leonardo da Vinci a un giovane di belle speranze chiamato Tiziano che, lasciata la natia Pieve di Cadore, nel 1503 comincia a dipingere nella bottega dei Bellini, Gentile e Giovanni, la più importante di Venezia. Nel 1507 muore, a 78 anni, Gentile Bellini, il ritrattista della nobiltà veneziana e non solo. È autore del celebre ritratto di Maometto II, oggi esposto alla National Gallery di Londra. Il sultano lo chiama a Costantinopoli e il doge lo invia sul Bosforo dove si fermerà due anni. Un tal giorno il dipinto arriva a Venezia, non si sa come e quando, forse venduto a qualche mercante veneziano perchè il figlio e successore del Conquistatore, Bayazid II, disprezzando l’arte figurativa, aveva spedito al bazar gli oggetti preziosi del padre, quadro compreso. Sono anche gli anni in cui Gorgione dipinge la misteriosa Tempesta mentre il primo libro tascabile della storia viene pubblicato da Aldo Manuzio, il “portatile”, come lo chiamava lui. Mentre Ottaviano Petrucci stampa il primo libro musicale a caratteri mobili, il fòndaco dei tedeschi, il magazzino-locanda dei mercanti tedeschi, brucia e viene ricostruito in appena tre anni. Nel frattempo, i portoghesi circumnavigano l’Africa e interrompono il monopolio veneziano nel commercio delle spezie. Nella città lagunare risiedono Albrecht Durer e il filosofo Erasmo ma l’inizio del Cinquecento è anche il periodo veneziano di Caterina Corner, l’ex regina di Cipro, divenuta signora di Asolo che crea l’unica corte mai esistita sul territorio della Serenissima, una delle più colte del Rinascimento italiano. E poi la battaglia che rischia di cancellare la Serenissima dalla carta geografica, combattuta ad Agnadello, presso Cremona, il 14 maggio 1509, tra le forze della Lega di Cambrai e la Repubblica di Venezia con la vittoria di Luigi XII che costringe i veneziani a rinunciare alle mire espansionistiche sul resto della penisola.

Filippo Re

L’isola del libro

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Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Emmanuelle De Villepin  “Dall’altra riva”    -Longanesi-    euro 18,60

“Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. Questo incipit di Tolstoj ad “Anna Karenina” potrebbe applicarsi perfettamente all’ultimo bellissimo romanzo della scrittrice francese Emmanuelle De Villepin che, ancora una volta, dedica la sua sensibilità ai meandri affettivi di una famiglia che vi resterà nel cuore.

Inizia con un funerale, punto di arrivo ma anche di partenza. Siamo in Normandia e davanti al feretro del padre -che non vedeva da 40 anni- arriva Nora, la figlia che se n’era andata non sopportando più il dolore cha aveva attanagliato la sua famiglia.

Approdo che è anche l’avvio di una resa dei conti con chi non c’è più, preludio a chiarimenti e scoperte. L’autrice si addentra con la sua consueta grazia in una vicenda familiare attraversata da abbandono, lutti, amore, solitudine, inadeguatezza rispetto agli impegni affettivi, senso della vita e della morte. Convinta che la letteratura sia una grande indagine sull’animo umano, la De Villepen racconta senza mai giudicare, ed è abilissima nello scandagliare i fondali. Lo fa attraverso una sorta di gioco di specchi in cui si alternano le voci dei due personaggi femminili centrali.

Una è quella di Nadege, donna tormentata che ha lasciato senza più voltarsi indietro marito e tre figli piccoli; non tanto per seguire la passione travolgente per il figlio di amici che ha 15 anni meno di lei, quanto piuttosto per sfuggire a una vita che non sembra le appartenga e a un marito che trova noioso. Uno strappo netto e senza ritorno che lei spiegherà in un diario destinato alle figlie.

Ma non sarà l’unica disperazione che schianta questa famiglia. Un altro tipo di abbandono, irreparabile, coinvolge il figlio 12enne, Mathieu. Tragedia che finirà per dilaniare quello che resta del padre scivolato nella depressione e delle due figlie: la responsabile e matura Apolline e la sorella minore Nora. E’ sua la seconda voce narrante, con la sua versione dei fatti e il suo bagaglio di vissuto. Nora, che non aveva retto il carico di sofferenza all’interno delle pareti domestiche e se ne era andata via dopo il diploma, un taglio netto del cordone ombelicale.

Ecco la tela di questo affresco familiare che tocca corde intime e profonde, senza sdolcinature né pregiudizi. E su tutto aleggia l’opera “L’isola dei morti” del pittore svizzero Anold Böcklin, di struggente bellezza.

 

Hamilton Basso  “La vista da Pompey’s Head”  -Nutrimenti-  euro 22,00

Questo è uno dei capolavori dimenticati della letteratura americana, pubblicato nel 1954 dal giornalista del New Yorker Hamilton Basso (nato a New Orleans nel 1904, morto nel Connecticut nel 1964), finalista al National Book Award dell’epoca, e diventato un film diretto dal regista Philip Dunne nel 1955.  Davvero un peccato l’oblio per tanto tempo e un applauso all’editore Nutrimenti che ce lo  riconsegna.

E’ la bellissima storia del ritorno di un avvocato di New York al suo paese natio, nel South Carolina, per risolvere un’oscura vicenda che anticipa il tema del celebre “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee del 1960 (diventato anche un film interpretato da uno strepitoso Gregory Peck).

Anson Page è il brillante avvocato socio di uno studio newyorkese che rappresenta case editrici prestigiose, felicemente sposato e con due figli. Deve chiarire e chiudere una vertenza scottante: Lucy Wales, moglie del famoso scrittore Garvin Wales, ormai anziano e cieco, accusa  lo scomparso e stimato editore Philip Greene di aver  prelevato ingenti somme dai diritti d’autore del marito. I Wales vivono isolati dal resto del mondo su un’isola del South Carolina che Anson conosce bene perché è nato a due passi da lì. Eccolo tornare a Pompey’ Heard, in quel Sud da cui era scappato da giovane, disgustato dalla mentalità retrograda e razzista, che aveva visto cadere in disgrazia il padre per aver difeso un uomo di colore in un processo contro un illustre cittadino bianco. Deve incontrare la dispotica e diffidente Lucy Wales, strenua protettrice della privacy del marito che nessuno vede più da anni, e chiudere il caso. Sarà l’occasione per Anson di fare un complesso tuffo carpiato all’indietro, nelle amicizie e negli amori di un tempo, nelle contraddizioni di una terra bellissima, ma soffocata da pregiudizi, ottusità e pettegolezzi. Un romanzo corposo ed elegante, uno spaccato del Sud – forse più attuale di quello che pensiamo-che vi trascinerà per oltre 500 pagine fino a un epilogo emblematico.

 

Amitav Gosh  “L’isola dei fucili”  – Neri Pozza-   euro 18,00

Cambiamento climatico e migrazioni sono al centro dell’ultimo libro di uno dei più importanti  scrittori  indiani contemporanei, che veleggia tra saggio e romanzo. Narra la straordinaria avventura del commerciante di libri rari e oggetti di antiquariato Deen Datta, nato nel Bengala, che vive e lavora a Brooklyn.

Durante uno dei suoi periodici viaggi a Calcutta incontra un lontano parente che per sfidare la sua nomea di profondo conoscitore di folklore indiano, gli racconta una storia affascinante. E’ quella del ricco “mercante di fucili” Bonduky Sadagar che aveva scatenato l’ira della dea dei serpenti Manasa Devi, perché si era rifiutato di diventare un suo devoto. Per  ritrovarne traccia, Deen Datta  intraprende un avventuroso viaggio a spasso nei secoli, in miti e leggende, e attraverso vari confini, dall’India a Los Angeles fino a Venezia.

Archetipo di queste pagine è la dea dei serpenti alla quale è dedicato un tempio nelle Sundarbans, in India, tra Bangladesh e Bengala occidentale, frontiera naturale in cui si scontrano natura e profitto. La più grande foresta di mangrovie al mondo, brulicante di serpi e creature velenose, una delle aree più povere del pianeta, funestata da cicloni devastanti, cambiamenti climatici e classificata dal WWF come eco regione. E’ in questo scenario -perfetto per incarnare il disastro- che Amitav Gosh intreccia i suoi sogni, le sue ossessioni, cronaca e storia, simboli e metafore, ed incrocia vissuto personale con il futuro possibile del globo, tra cambi di scena ecologici e culturali.