CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 477

Una madre alla ricerca del figlio scomparso e i giovani tra violenza e droga in un’America senza più illusioni

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Il 38mo Torino Film Festival alle sue prime proiezioni on line

Ci si ritrova chiusi in casa, in quest’epoca di rapporti interrotti, davanti al proprio pc, a guardare le prime immagini di un festival che meno festival non si potrebbe, rintanati in un silenzio anonimo e in qualche modo persino doloroso. Ma tant’è. Prova, semmai ancora ce ne fosse necessità, della grande bellezza della sala, del fruscio del tuo vicino di poltrona, della visione di un pubblico che occupa con forza e passione gli spazi e assiste tra delusioni e applausi, dello scambio di idee con la persona sconosciuta, della tela bianca che ti regala da sempre mille e più emozioni. Ma tant’è. Una magia che in questo 38mo Torino Film Festival, varato crediamo tra mille fatiche dal suo direttore Stefano Francia di Celle e dal proprio staff, si perde, scompare, per restringersi in un rettangolino più o meno ampio, povero, inusuale. Ma tant’è. Un festival che pare dedicato alla rivoluzione femminile, uno specchio a riflettere tutti i mea culpa di questa nostra epoca, dedicato alla inequivocabile presenza della donna, alla sua voglia di fare e di essere presente, di guadagnare quelle posizioni a lungo negatele.

Una giuria di cinque donne legate al cinema, provenienti dalla Siria e dal Regno Unito, dal Giappone e dall’Iran e dall’Italia (Martina Scarpelli), tanto per cominciare, nessuna a ricoprire il ruolo di presidente. Belle affermazioni sempre al femminile a scorrere i titoli del concorso e non soltanto quelli. Il primo titolo ad ambire il traguardo finale con il suo premio di 18.000 euro vede una donna al comando, Fernanda Valadez, con la sua opera prima Sin senas particulares, una donna che scrive una storia, la dirige, la produce, e donne sono le sue più strette collaboratrici al risultato finale. Che indulge magari a qualche ricamo di troppo, come le visioni incalzanti della natura (gli alberi setacciati con sguardo troppo partecipe, il volo degli uccelli e le gocce d’acqua seguite nel loro lento scorrere al di sotto dei tetti), ma che non perde mai tutta la propria forza nel descrivere la disperazione di una madre, chiusa nella tragedia e nella violenza che oscurano quella parte di mondo che corre tra Messico e Stati Uniti. Due giovani sono scomparsi mentre cercavano di raggiungere un nuovo futuro, da tempo non se ne sa più nulla: poi di uno di loro viene rintracciato e riconosciuto il corpo carbonizzato, dell’altro, il figlio della donna, la borsa da viaggio soltanto. Mentre le autorità spingono questa madre a firmare quei documenti che chiuderebbero uno dei tanti casi che giorno dopo giorno occupano la miseria messicana e che troppo spesso vengono nascoste ai famigliari e ai mezzi d’informazione, Magdalena intraprende il suo viaggio alla ricerca del figlio per scoprire la verità: e lungo quel viaggio, sono gli incontri con altre madri e con la loro disperazione, con i sacchi in cui sono racchiusi i cadaveri e il puzzo che si espande da quei camion, con quelli che già infelicemente hanno intrapreso la strada del ritorno, per ricongiungersi ad una casa lasciata all’abbandono e i congiunti spariti. Un viaggio che è una cronaca, disperata e umanamente asciutta, che descrive il dolore ma non s’abbandona ad una commozione di facile maniera. Una linearità che sta negli occhi della protagonista Mercedes Hernandez, nella capacità della Valadez di raccontare con primissimi piani o con il ripetuto seguire della macchina da presa, vicinissima ai personaggi, l’aria di terrore che ormai impedisce di respirare in quelle terre. E ancora nella volontà della stessa regista di allontanarci dai massacri e dai fuochi che nascondono le tracce con una fotografia fuori fuoco: al centro della quale un demonio nerissimo continua ad affermare la propria oscura presenza.

Una terra desolata arriva anche dagli States con The evening hour diretto da Braden King, opera seconda di un regista pressoché cinquantenne tratta dal romanzo di Carter Sickels. Sono le montagne del West Virginia, con i suoi piccoli centri minerari come Dove Creek dove non c’è più lavoro, dove esistono file di roulotte a definirsi abitazioni, dove le nuove generazioni hanno ormai cancellato ogni idea di futuro o illusione e dove i vecchi si dondolano sotto il portico o vegetano in vecchie strutture di accoglienza. Tra i ragazzi circolano la violenza o la droga e le tante birre dell’unico bar, le ragazze si perdono in modo definitivo o cercano ma inutilmente di rifarsi una vita, qualcuna con un po’ più di fortuna ha l’occasione di riciclarsi come commessa. Tra tutti c’è Cole, allevato nella casa dei nonni, per i concittadini “il dottore” anche se è soltanto un semplice inserviente tra gli anziani della locale casa di cura: un giovane sveglio che tra cento gesti quotidiani pieni d’affetto s’è creato una più o meno redditizia attività rivendendo agli amici tossici quei medicinali sottratti ai suoi assistiti. Al pusher che la fa da padrone tra quelle quattro case la cosa non piace, come non piace che un vecchio compagno di liceo di Cole sia tornato in città per mettere su un suo personale mercato che andrebbe a rovistare tra quegli equilibri già da tempo stabiliti. King ha parecchio materiale su cui lavorare (c’è anche il ritorno a casa della madre di Cole, un tempo cacciata da un padre predicatore tutto inflessibilità e citazioni dalla Bibbia, la repulsione e forse il successivo riavvicinamanto di un figlio abbandonato), forse troppo, e non sempre riesce a governarlo. Certo il film mal sopporta la durata delle due ore; tra qualche personaggio ben tratteggiato (le illusioni e i progetti malsani dell’amico ritornato) e la descrizione di una natura bellissima che circonda il piccolo paese, si creano azioni e atmosfere che portano al finale intriso di sangue: ma si vorrebbe che la vicenda non andasse per assaggi sulle cose e sugli uomini, si ha l’impressione che manchi quella durezza che renderebbe ancor più ardua e dolorosa l’intera materia. Inoltre ci vorrebbe un interprete assai più incisivo: ma questo giovane Philip Ettinger appena spenta la visione ce lo siamo già dimenticati, senza alcun rimpianto.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Mercedes Hernandez, protagonista di “Sin senas particulares” di Fernanda Valadez (Messico/Spagna); due momenti di “The evening hour” diretto da Braden King e interpretato da Philip Ettinger

Sotto la pelle

La poesia di Alessia Savoini

 

Svestimi dei tuoi occhi, ho poca presa sui miei dardi:
cosa avrei potuto dire
di questo dio che mi affligge la gola,
di un desiderio che brucia sotto la gonna,
di una mano che inscrive il suo destino sul palmo
e d’una sventura che si estingue in una macchia d’olio.
Ho smistato le linee che collegavano questi nei,
ho tracciato la mappa di questo corpo:
cara mamma, quale conchiglia sostituirà domani il nostro fortino?
Proteggi questo limo, l’onda consuma sempre una riva;
così come l’onda spinge sempre il suo corpo,
l’onda è mozione e causa di una deriva.
Cosa ci è rimasto di questi occhi antichi che interpretavano i cardini immortali del cielo?
Quale parola indicherà la rotta dei quattro venti che salpano le sponde di questa mano?
Pulsa
sotto questa materia livida
il principio involontario che sospinge fiumi e sangue
e mantiene caldo,
tra i respiri di questa carne,
il regime di un irrinunciabile contatto
– creta, pelle e argille -,
mentre qualcosa di irreversibile e misconosciuto
segna le linee di questo volto.

Il principe racconta la storia di Valmacca

La vita e i ricordi di un comune rivierasco del Monferrato che attraversano l’arco temporale dagli anni Venti sino agli anni Quaranta del secolo scorso, narrati da un ‘Principe’: questo, in sintesi, il contenuto di ‘Acsì l’ha parlà  ‘l Princip’ – ‘Così ha parlato il Principe”.

A scriverlo è stato Felice Augusto Rossi, nato a Valmacca ottantadue anni orsono, laureato in pedagogia e filosofia, oggi docente a riposo dopo aver insegnato molti anni alle scuole elementari come maestro e alle scuole medie come professore di italiano. Rossi, che vive a Valenza, dove è diacono delle parrocchie del Duomo e del Sacro Cuore, ha però mantenuto molto saldi i legami e l’abitazione con il paese di Valmacca a metà tra la città di Sant’Evasio, Casale Monferrato, e la città di San Massimo, Valenza, “A Valmacca sono nato e vivevo – racconta, rievocando una tradizione dei tempi passati – nel Rione Napoli, perché era a Sud della strada principale che allora divideva il paese. Era una divisione fittizia, naturalmente, ma si diceva, a seconda che si fosse di qua o di la della strada, che si era del Nord e del Sud”. Nel suo libro, scritto in italiano, ma con forti accenni al vernacolo valmacchese di cui si dirà poc’anzi, ha una prima parte letteraria, dove il periodo in questione viene visto e raccontato, con gli occhi del Principe. Questi non era, però, un nobile, ma una persona che visse veramente tra il 1887 ed il 1964 in una baracca vicino al Po, ed ebbe una vita tutt’altro che facile, fatta di povertà a stenti. Il suo nome era Carlo Guazzora, figlio di Giacomo e di Rosa Zanetti. “Nella sua povertà – dice ancora l’autore – il Principe, è stato un maestro di vita. Attraverso la finzione letteraria gli faccio dire quello che ho trovato negli archivi storici, racconto episodi realmente avvenuti in un periodo – quello del fascismo – nel quale Valmacca era rifiorita, e lo dico pur di fede antifascista, ma quel che è giusto è giusto. Il Principe racconta quello che hanno vissuto i valmacchesi durante la guerra, all’8 settembre, ciò che hanno provato il 25 aprile. E si chiude con la scomparsa del Principe”. Una seconda parte, un vero e proprio libro nel libro, sono le note: ogni personaggio maschile e femminile citato nel libro viene indicato insieme alla sua famiglia. E vengono raccontati anche alcuni episodi che hanno segnato la vita di Valmacca: l’arrivo della prima 500, come si vedeva Lascia o Raddoppia, la guerra, “perché ciò che è in nota serve per capire quello che il Principe ha descritto”. Un altro ambito sul quale l’autore ha  lavorato sono le fotografie del tempo che fu, vero patrimonio visivo di recupero della memoria. Una quarta sezione, infine, contiene la mappa, strada per strada, rione per rione, casa per casa, indicando chi ci ha abitato, un lavoro davvero certosino. Dopo la bibliografia, piuttosto scarna, c’è la seconda parte nella quale Rossi effettua un’operazione di recupero della memoria, andando a riprendere tre delle moltissime storie fantastiche che il Principe raccontava in dialetto valmacchese. “Erano molte di più – dice ancora – ma sono riuscito a ricordare, a distanza di tanti anni, queste”. In questa parte le storie sono scritte in vernacolo valmacchese: “Il dialetto è la lingua madre, perché è la lingua che ti ha insegnato la mamma”, spiega ancora. E proprio al valmacchese, Rossi ha dedicato qualche anno fa una pubblicazione che ne detta alcune regole per l’uso scritto.

Massimo Iaretti

I vincitori del concorso “Mario Soldati”

Ecco i vincitori della 11^ edizione del concorso multidisciplinare “Mario Soldati” 2020, promosso dal Centro “Pannunzio” 

L’iniziativa culturale nasce nel 1999 per ricordare lo scrittore, giornalista e regista cinematografico che fu suo Presidente per circa 20 anni

SEZIONE A – POESIA                                                  1° premio: Angela SUPPO;  2° premio: Filomena LOMBARDO;  3° premio: Gian Giacomo DELLA PORTA
SEZIONE B – NARRATIVA                                          1° premio: Giovanni CORDERO;  2° premio ex aequo: Laura ASTUNI e Salvatore LA MOGLIE;  3° premio ex aequo: Brunella DE BON e Lorenzo PESCE
SEZIONE C – GIORNALISMO E CRITICA                   1° premio: Giovanni ADDUCCI; 2° premio: Marina ROTA; 3° premio: Barbara PANELLI
SEZIONE D – TESI DI LAUREA                                   1° premio: Giovanna DORDONI; 2° premio: Filippo CONGIONTI; 3° premio ex aequo: Francesco MOCELLIN e Valentina RASO
SEZIONE E – OPERE DI GASTRONOMIA                 1° premio: Giancarlo MALACARNE; 2° premio: Patrizia ROSSETTI; 3° premio: Alice LUPI
SEZIONE GIOVANI                                                    1° premio: Alessio VANNINI

Ci si confonde facilmente…

Caleidoscopio rock USA anni 60 / Non sarà mai abbastanza chiaro quanto sia difficile districarsi nel fitto ginepraio di omonimie nel panorama rock americano del decennio 1960-1970.

Anche i più appassionati cultori del genere garage rock (e non solo) incappano in errori ricorrenti dettati dallo scambio di band omonime o di musicisti dai nomi e cognomi comunissimi negli States. Già in precedenti articoli avevo accennato alla natura mutevole dei nomi e delle grafie di molte bands; nomi varianti dettati spesso dalla necessità di differenziarsi reciprocamente, ma talvolta così instabili e irregolari da complicare (anziché semplificare) l’identificazione di ciascun complesso musicale. Il tutto veniva ulteriormente aggravato da un altro fattore: poteva succedere che più bands dai nomi simili operassero in aree geografiche magari attigue (se non a volte quasi sovrapposte) e ciò portava alla pressoché assoluta impossibilità di distinguerle, fintanto a livello di “venues” e locali in cui si esibivano. Sul versante delle incisioni il panorama era un po’ più definito, ma ovviamente ci si poteva imbattere in pericolose omonimie anche tra etichette discografiche (anche se, fortunatamente, i generi musicali e le localizzazioni geografiche aiutavano a dissipare i dubbi). Si intende in questo articolo distinguere una volta per tutte i cataloghi di due etichette perfettamente omonime, entrambe “Top Dog”.

La prima era dell’area di Louisville (Kentucky) sotto la guida di Ray Allen e Hardy Martin, che copriva genere garage rock, con il seguente catalogo:

2313 – The Mersey Beats U.S.A. – You’ll Come Back / Nobody Loves Me…
2314 – The Keyes – Can’t Win For Losing / She’s The One
2315 – The Rugbys – Walking The Streets Tonight / Endlessly
2316 – The Nite Owls – Act Your Age / Nite Owl
2317 – The Scavengers – I Don’t Need Her Now / It’s Only So Long
2318 – The Mersey Beats U.S.A. – Does She Or Doesn’t She / Stop Look & Listen
2319 – The Mags – Can’t Get Enough / Go On and Leave Me
2320 – The Premiers – The Ali Shuffle [Parti 1 e 2]
2322 – The Mersey Beats U.S.A. – 30 Second Lover / Nobody Loves Me that Way

La seconda era dell’area di Detroit (Michigan) fondata da Artie Fields (Artie Fields Productions), più incentrata su pop rock e soul, con il seguente catalogo:

100 – The Camel Drivers – The Grass Looks Greener / It’s Gonna Rain
101 – Don Rondo – Just Before The Battle /
102 – Kris Peterson – Just As Much / Unbelievable
103 – The Camel Drivers – Sunday Morning Six O’Clock / Give It A Try
104 – The Camel Drivers – Forgive Us /
105 – Joe Towns – Together We Can Make / Down and Out World
106 – Joe Towns – Take Momma Out Of That Shack/ Down And Out World
107 – Joe Towns – You Can’t Hold Me Back / Busy Signal
108 – Joe Towns – Look Around And You’ll Find Me / Down and Out World
109 – The Pushcart – Yo Te Amo / I’ve Got A Ticket To The World
200 – The Camel Drivers – Give It A Try / You Made A Believer Of Me
201 – The Camel Drivers – I’m Gonna Make You Mine / The Grass Looks Greener

La prima etichetta fu (come molte altre) travolta dalla nuova ondata psichedelica del 1967, la seconda si mantenne navigando a vista tra 1967 e 1968, per poi essere assorbita dalla “mitica” Motown, attualmente sussidiaria del gigante Capitol Music Group.

Gian Marchisio

“Quando l’Italia aveva veri statisti”

Domenica 22 novembre alle ore 18 lo storico Pier Franco Quaglieni, già direttore e docente emerito dell’istituto superiore di alti studi storici verrà intervistato dalla dottoressa Adriana Rizzo  sulla piattaforma di Facebook del centro Pannunzio sul tema: “Quando l’Italia aveva statisti veri : Cavour e Giolitti”

Tutte le proposte di Artissima 2020 sul digitale

virtual tour in 3D, video tour, visite guidate online e tanto altro

Da sabato 14 novembre, i virtual tour in 3D delle tre mostredi Stasi Frenetica si aggiungono alle visite guidate online di Artissima XYZ e del catalogo digitale e alla visita della mostra fotografica online FOLLE.

Da mercoledì 25 novembre, inoltre, sui social media e sul canale Youtube di Artissima verranno lanciati i Digital Walkies Talkies: un’edizione speciale dello storico format di tour guidati della fiera che si focalizza oggi sullascoperta delle mostre di Stasi Frenetica.

Artissima prosegue e amplia la sua proposta digitale da godere, intanto, da casa.

Artissima non si ferma: in attesa che le tre mostre di Stasi Frenetica, realizzate con Fondazione Torino Musei e grazie al sostegno di Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT e Camera di commercio di Torino, possano nuovamente accogliere visitatori e collezionisti nelle sale della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, di Palazzo Madama Museo Civico d’Arte Antica e del MAO Museo d’Arte Orientale, la fiera mette a punto un’offerta particolarmente ampia di attività online fruibili sul sito, sui canali social e in forma di appuntamenti Zoom-call.

Accanto alle iniziative digitali che da tempo fanno parte della proposta di Artissima, come il catalogo digitale lanciato nel 2017 e il più recente progetto Fondamenta, vengono introdotti nuovi progetti speciali di approfondimento online, grazie ai qualilesperienza di Artissima 2020 può essere pienamente vissuta anche a distanza.

Le ultimissime novità messe a punto sono i virtual tour in 3D, i video trailer e i Walkie Talkies delle mostre di Stasi Frenetica che si aggiungono alle visite guidate e ai tour tematici online di Artissima XYZ e del catalogo digitale e all’invito ai visitatori a scoprire la mostra FOLLE che riunisce su una piattaforma online dedicata 26 fotografiedell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo.

Dice Ilaria Bonacossa: “La vocazione culturale e l’anima istituzionale della fiera hanno spinto Artissima a reinventarsi per continuare a essere un’occasione di scoperta, di sperimentazione e di approfondimento dell’arte contemporanea, confermandosi come riferimento per il sistema dell’arte. Crediamo che l’arte, da sempre catalizzatrice delle visioni più innovative, possa rappresentare la guida in grado di aprire scenari inaspettati testimoni di un profondo e meditato cambiamento”.

I virtual tour in 3D di Stasi Frenetica

Disponibili gratuitamente per tutti da sabato 14 novembre 2020 sino a domenica 9 gennaio 2021 sul sito di Artissima, ivirtual tour delle tre mostre di Stasi Frenetica, realizzati in collaborazione con Artland, permettono, grazie a una sofisticata tecnologia di realtà virtuale 3D, di visitare da remotole tre sedi della mostra (GAM, Palazzo Madama e MAO) attraverso una piattaforma intuitiva e facile da usare, con la possibilità di accedere a schede di approfondimento in italianoe in inglese di tutte le 158 opere esposte.

I virtual tour sono raggiungibili qui:

GAM artissima.art/gam/

Palazzo Madama artissima.art/palazzo-madama/

MAO artissima.art/mao/

 

 

Video tour di Stasi Frenetica

A partire dal 25 novembre sui social media e sul canale Youtube della fiera sarà possibile approfondire le mostre di Stasi Frenetica attraverso gli occhi di Bernardo Follini, Samuele Piazza, Ramona Ponzini e Elisa Troiano, quattrogiovani curatori, in dialogo con Ilaria Bonacossa, direttrice di Artissima. I Digital Walkies Talkies, storico format di visite guidate della fiera, nel 2020 si presenta in edizione speciale,presentando dei video coinvolgenti che ci portano alla scoperta di alcuni dei lavori esposti alla GAM, a Palazzo Madama e al MAO offrendo una overview originale e curata dei tre progetti espositivi.

I Walkie Talkies si aggiungono al programma di video cheArtissima ha lanciato lo scorso 11 novembre sui propri canali per raccontare in maniera coinvolgente ed emozionale Stasi Frenetica.

Calendario Walkie Talkies di Stasi Frenetica

Mercoledì 25 novembre

Samuele Piazza (curatore per le Arti Visive OGR- Officine Grandi Riparazioni, Torino) in dialogo conIlaria Bonacossa alla scoperta della GAM

Venerdì 27 novembre

Elisa Troiano (co-founder Cripta747, Torino) in dialogo con Ilaria Bonacossa alla scoperta della GAM

Mercoledì 2 dicembre

Bernardo Follini (assistente curatore Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino e co-curatore Il Colorificio, Milano) in dialogo con Ilaria Bonacossa alla scoperta di Palazzo Madama

Venerdì 4 dicembre

Ramona Ponzini (Co-founder Art project Treti Galaxie, Torino) in dialogo con Ilaria Bonacossaalla scoperta del MAO

Visite guidate di Artissima XYZ sulla piattaforma Zoom

Artissima offre un calendario di 3 speciali visite guidate suZoom alla scoperta dell’innovativa piattaforma cross-mediale Artissima XYZ che ospita le tre sezioni curate della fiera (Present Future, Back to the Future, Disegni) per approfondire insieme ai curatori gli artisti e le gallerie presenti online con progetti ad hoc.

Per partecipare è necessario iscriversi, sulla pagina “eventi” del sito: xyz.artissima.art/eventi.

Le sezioni dell’edizione 2020 di Present Future, curata da Ilaria Gianni e Fernanda Brenner, Back to the Future, curata da Lorenzo Giusti e Mouna Mekouar, e Disegni, curata daLetizia Ragaglia e Bettina Steinbrügge, vivono infatti sulla piattaforma Artissima XYZ online sino al 9 dicembre 2020:xyz.artissima.art. Sostenuta da Fondazione Compagnia di San Paolo, Artissima XYZ nasce in continuità con Artissima Digital, ecosistema digitale della fiera dal 2017.

Calendario visite guidate di Artissima XYZ

Giovedì 19 novembre ore 18.30

Fernanda Brenner, curatrice di Present Future (in lingua inglese)

Giovedì 26 novembre ore 18.30

Letizia Ragaglia, curatrice di Disegni (in lingua italiana)

Giovedì 3 dicembre ore 18.30

Bettina Steinbrügge, curatrice DISEGNI curatrice di Disegni (in lingua inglese)

 

 

Tour tematici del catalogo digitale sulla piattaforma Zoom

Artissima propone anche uno speciale calendario di tour tematici online su Zoom alla scoperta del catalogo digitaledella fiera, disponibile sul sito sino al 9 dicembre, per scoprire i lavori che le gallerie selezionate per l’edizione 2020 della fiera avrebbero portato in stand oltre a quelli allestiti nelle mostre di Stasi Frenetica presso la GAM, Palazzo Madama e il MAO.Le visite si svolgono su piattaforma Zoom e è la stessa Ilaria Bonacossa a condurle, accompagnata da un gallerista scelto in base al tema trattato. Per iscriversi visitare il sito:artissima.art/agenda

Sostenuto da Fondazione Compagnia di San Paolo, anche il catalogo digitale fa parte di Artissima Digital.

Calendario tour tematici del catalogo digitale

Martedì 17 novembre ore 18.30 | Tema: Scultura

Isabelle van den Eynde (galleria Isabelle van den Eynde) in conversazione con Ilaria Bonacossa 

(in lingua inglese)

Martedì 24 novembre ore 18.30 | Tema: Italian Classics

Franco Noero (galleria Franco Noero) in conversazione con Ilaria Bonacossa (in lingua italiana)

Martedì 1 dicembre ore 18.30| Tema: Young artists under 35

Matteo Consonni (galleria Madragoa, Lisbona) con Ilaria Bonacossa (in lingua inglese)

 

FOLLE, mostra online dall’Archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo

È disponibile online sino al 9 gennaio 2021 FOLLE, progetto digitale di riscoperta e valorizzazione dell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo che riunisce su una piattaforma online dedicata 26 fotografie scattate tra il 1930 e il 1980, che catturano diversi momenti di aggregazione sociale, raccontando le trasformazioni sociali e politiche del Paese.Attraverso un’interfaccia semplice e intuitiva, nella forma e nella navigazione, su un grande muro virtuale si visualizzano le opere selezionate da Ilaria Bonacossa e Barbara Costa, responsabile dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo, ciascuna accompagnata da un testo di approfondimento sul contesto socio-politico in cui è stata scattata. Per maggiori approfondimenti: artissima.art/folle

Stasi Frenetica

Con il titolo Stasi Frenetica i musei della Fondazione Torino MuseiGAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Anticae MAO Museo d’Arte Orientale – ospitano sino al 9 gennaio 2021 una mostra, temporaneamente non visitabile fisicamente in conseguenza del DPCM del 3 novembre 2020, che comprende 158 opere provenienti dalle gallerie di Artissima selezionate per questa edizione della fiera, vera e propria presentazione corale curata da Ilaria Bonacossa in stretto dialogo con i galleristi coinvolti.

La GAM, Palazzo Madama e il MAO presentano un distillato delle storiche sezioni di Artissima: la Main Section, che raccoglie le gallerie più rappresentative del panorama artistico mondiale; New Entries, che propone gallerie emergenti della scena internazionale, e Dialogue/Monologue, in cui gallerie dal forte approccio sperimentale presentano un singolo artista o il dialogo tra due artisti.

Artissima XYZ

I tre team curatoriali – con un costante e stimolante lavoro di ricerca e dialogo con le gallerie – hanno selezionato per la propria sezione dieci progetti inediti di altrettanti artisti presentati dalla propria galleria di riferimento, seguendo una precisa visione tematica. Sulla piattaforma Artissima XYZ il visitatore puòapprezzare il valore dell’opera d’arte non solo vedendola, ma anche ascoltandone una lettura critica e scoprendone la genesi creativa attraverso contenuti fotografici, video, interviste epodcast che vedono come protagonisti gli stessi artisti, galleristi e curatori. Realizzati con l’ausilio di tecnologie di relazione a distanza diventate strumento di uso quotidiano nei mesi passati, alcuni di questi contenuti sono stati prodotti direttamente dalle gallerie e dagli artisti, mentre altri hanno la curatela editoriale del team di Ordet, composto da Edoardo Bonaspetti, Stefano Cernuschi e Anna Bergamasco.

Il Catalogo digitale

Il catalogo digitale è stato concepito per ospitare online le gallerie, gli artisti e le loro opere, presentando i lavori che le gallerie selezionate per l’edizione 2020 della fiera avrebbero portato in stand oltre a quelli allestiti nelle mostre di Stasi Frenetica. Il catalogo, che permette un’esplorazione interattiva e di salvare i propri contenuti preferiti, sarà disponibile online sino al 9 dicembre 2020.

I visitatori digitali potranno usufruire di nuove funzionalità, sviluppate quest’anno per rispondere alle esigenze del momento come ad esempio il prezzo delle opere (per quelle gallerie che lo hanno indicato) e la sede (fisica o digitale) in cui sono presentate.

La mostra FOLLE

FOLLE è un progetto di riscoperta e valorizzazione dell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo che riunisce su una piattaforma online dedicata, e in forma ridotta in una mostra allestita alla GAM di Torino, 26 fotografie scattate tra il 1930 e il 1980 che catturano diversi momenti di aggregazione sociale, raccontando le trasformazioni sociali e politiche del Paese.

FOLLE è visitabile su artissima.art/folle fino al 9 gennaio 2021, grazie a un’interfaccia semplice e intuitiva, nella forma e nella navigazione. Un grande muro virtuale sul quale si visualizzano le opere selezionate, ciascuna con un testo di approfondimento sul contesto socio-politico in cui è stata scattata. La scelta delle foto storiche è opera di Ilaria Bonacossa, direttrice di Artissima, e Barbara Costa, responsabile dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo.

Sotto l’eloquente titolo FOLLE, la mostra intende contribuire alla ricerca del senso più autentico di una parola la cui accezione più diffusa è oggi quella negativa associata al concetto di assembramento. Il progetto è di riscoperta e valorizzazione dell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo che, con sette milioni di fotografie di cronaca, politica, costume, società, cultura, sport, paesaggio e architettura, realizzate tra gli anni ’30 e ’90 del Novecento in Italia e all’estero.

Artissima e Intesa Sanpaolo hanno avviato nel 2020 una partnership che nasce da una comune sinergia di intenti e dalla convinzione che l’arte possa sostenere la crescita del paese e riattivare meccanismi virtuosi di dinamismo sociale e arricchimento culturale. L’importante investimento su Torino e sul Piemonte di Intesa Sanpaolo, con la prossima apertura di una nuova sede delle Gallerie d’Italia in Piazza San Carlo, si affianca alla mission di Artissima, attore pubblico di primo piano della vita culturale del territorio.

L’eroe quotidiano. Riflessioni di un filosofo

Un libro, oggi più che mai, può essere una preziosa fonte di ispirazione per comprendere meglio noi stessi ed il mondo, con i cambiamenti che stanno profondamente influenzando le nostre vite.

L’EROE QUOTIDIANO. Riflessioni di un filosofo

di DELIA STEINBERG GUZMÀN

CON L’INTERVENTO STRAORDINARIO DELL’AUTRICE

GIOVEDI’ 19 NOVEMBRE ORE 19

IN DIRETTA STREAMING SUL CANALE YOUTUBE DI NUOVA ACROPOLI ITALIA

In occasione della Giornata Mondiale della Filosofia 2020

Giovedì 19 novembre alle ore 19, in diretta streaming sul suo canale YouTube, Nuova Acropoli presenta una nuova pubblicazione, l’edizione italiana del libro “L’Eroe quotidiano”, con l’intervento straordinario dell’autrice, la Prof.ssa Delia Steinberg Guzmán – Presidente Onorario Internazionale di Nuova Acropoli – una filosofa del nostro tempo, una donna che non soltanto ha studiato la filosofia, ma ne ha fatto uno stile di vita.

Tanto ed a ragione si è parlato di “eroi” in questa pandemia e tutti siamo grati per il lavoro straordinario che hanno svolto a beneficio della collettività, ma l’idea di eroe espressa in questo libro va oltre e si rivolge a tutti noi, chiamandoci a fare ciascuno la nostra parte.

Parlare dell’Eroe Quotidiano equivale ad ammettere lo straordinario nell’ordinario. Lo straordinario ci attrae perché ci parla di una nuova visione, di nuove opportunità, di potenzialità finalmente espresse. Tuttavia, spesso si preferisce continuare ad agire come si è sempre fatto, rimanendo nella propria comfort zone, anche quando le conseguenze sembrano essere poco felici se non addirittura dannose. Ed è qui che entra in gioco l’Eroe Quotidiano: colui che, vedendo i disagi che lo circondano, sceglie di rendersi protagonista del suo tempo storico e farsi fautore di un mondo migliore, iniziando con il dare importanza ai piccoli gesti quotidiani e lasciandosi guidare dalla filosofia nelle scelte di ogni giorno.

Con la presentazione al pubblico del nuovo libro, Nuova Acropoli vuole celebrare la Giornata Mondiale della Filosofia 2020, indetta dall’Unesco (https://www.un.org/en/events/philosophyday/),

come fa ogni anno dal 2005. Si unisce così al doveroso omaggio alla Scienza delle Scienze, promuovendola in più di cinquanta Paesi nel mondo, dove è presente con la sua azione costante ispirata dalla Filosofia Attiva. Quest’anno tutte le iniziative saranno online, unendo tante realtà diverse sotto l’egida della Filosofia; ancora una volta il Filo della Saggezza permetterà una visione globale al di là delle differenze e farà sentire ad ogni essere umano la sua appartenenza all’umanità, con un sentimento di conforto e speranza ed al contempo di responsabilità, perché un mondo migliore nasce dall’impegno individuale ad essere migliori.

Vi invitiamo a riflettere insieme a noi sul tema dell’eroicità nel quotidiano ed a condividere pensieri e considerazioni commentando la diretta nell’apposito box su YouTube.

Quaglieni spiega “Cosa è la storia”

Giovedì 19 novembre alle ore 21,30 lo storico Pier Franco Quaglieni , già direttore e docente emerito dell’istituto superiore di alti studi storici verrà intervistato dalla dottoressa Adriana Rizzo sulla piattaforma di Facebook del centro Pannunzio sul tema “Cosa è la storia ? La storia può essere soggettiva e imparziale?“

Bricca e Segurana, donne ed eroine

Maria Bricca, eroina dell’assedio di Torino nel 1706 e Caterina Segurana, eroina nizzarda contro turchi e francesi nel Cinquecento.

Probabilmente queste due donne non ci dicono un granchè ma hanno in qualche modo svolto un ruolo importante. Ciò che si riferisce a queste due figure femminili sembra appartenere più alle leggende di Torino e di Nizza che non alla storia scritta ma il fatto che due vie portino i loro nomi, due strade minori ma situate in belle zone, vuol dire che questi personaggi sono stati accettati dal punto di vista storico, a tal punto da essere immortalati nella toponomastica cittadina. Si tratta di due donne coraggiose che hanno lasciato il loro nome inciso nella memoria storica di città e paesi. Via Bricca e via Segurana si trovano entrambe nella precollina compresa tra la Gran Madre di Dio, via Asti e corso Casale, a poca distanza l’una dall’altra. Chi erano costoro? Conosciamo forse meglio Maria Bricca, detta la Bricassa, per le vicende legate all’assedio francese di Torino e per la forza di questa donna che condusse un manipolo di uomini armati all’interno di un castello a Pianezza occupato dai francesi, molti dei quali furono uccisi e tanti altri finirono catturati. Ma la Segurana chi era? Eroina nizzarda respinse nel Cinquecento con straordinaria forza l’assedio dei turchi alla città di Nizza nel 1543 tanto da entrare nella leggenda. Questa donna è ancor oggi celebrata con orgoglio a Nizza e il 25 novembre, giorno di Santa Caterina, i Nizzardi la ricordano con una festosa cerimonia. Umile lavandaia si svegliò un giorno intrepida guerriera e si distinse durante l’assedio franco-ottomano di Nizza nell’agosto del 1543, ai tempi dell’empia alleanza tra il Re e il sultano. L’assedio venne levato trionfalmente dalle truppe sabaude con l’appoggio delle navi di Andrea Doria, che liberarono la città, che apparteneva al duca di Savoia e che si trovava in guerra con la Francia di Francesco I. Che terrore per i nizzardi quella mattina del 15 agosto quando all’orizzonte spuntò la flotta turca mentre da terra le colonne franco-turche comandate dal duca di Enghien e dall’ammiraglio Khair ed dīn Barbarossa investirono con l’artiglieria le mura della città. Nel momento più critico per Nizza, con i turchi di Solimano che stavano per avere la meglio sull’accanita resistenza degli assediati nizzardi, un giannizzero imperiale riuscì a piantare la propria bandiera nella breccia aperta sulle mura cittadine. Non l’avesse mai fatto!

Fu allora che insorse Donna Maufaccia, soprannome della popolana Caterina Segurana, così chiamata per il brutto aspetto, che scaraventò giù dalla breccia il Turco e si impossessò della bandiera. I nemici stavano per entrare sul bastione centrale quando la donna, insieme ad alcuni archibugieri, mutò le sorti del combattimento. L’episodio accese l’impeto dei nizzardi che riuscirono a metter fine all’assedio. Alla Segurana, che morì negli scontri, venne dedicata una stele con iscrizioni in nizzardo, posta sull’antico bastione. L’episodio ha ispirato pittori, poeti e scrittori non solo nizzardi. Torino, che si apprestava a diventare capitale del Ducato di Savoia di cui Nizza era parte, le ha dedicato una via insieme a Roma e Cagliari.

Filippo Re