CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 472

Liberi elettori e Mpp: “Biblioteca Bodrero”

SALUZZO:  “INTITOLATE LA BIBLIOTECA CIVICA AD ANTONIO BODRERO”

‘Signor Sindaco intitoli la Biblioteca di Saluzzo ad Antonio Bodrero’.

La richiesta viene dal Movimento Progetto Piemonte e dai Liberi Elettori Piemonte ed è contenuta in una lettera inviata al primo cittadino di Saluzzo, Mauro Calderoni. Massimo Iaretti, presidente di MPP e consigliere comunale di Villamiroglio con delega all’Identità Piemontese (unica del genere in Piemonte) ed Emiliano Racca, saluzzese, segretario dei Liberi Elettori Piemonte nella missiva l’importanza del ruolo di Bodrero nella cultura piemontese, della Provincia di Cuneo e della Città di Saluzzo.

L’intitolazione della Biblioteca di Saluzzo ad Antonio Bodrero – dicono Massimo Iaretti ed Emiliano Racca – sarebbe un giusto riconoscimento ad una persona che molto ha dato alla cultura piemontese nel secolo scorso. L’auspicio è che l’amministrazione comunale di Saluzzo tenga conto di questa indicazione”.

 

Ecco alcuni dati su Antonio Bodrero:

Antonio Bodrero (Barbo Toni Bodrìe) è forse il più grande visionario della poesia dialettale(piemontese e provenzale) del Novecento. Nella sua opera aleggia un sentimento profondo per la natura, un animismo cristiano che coglie in ogni minimo fenomeno l’epifania del Dio evangelico, laconferma del suo amore verso le creature.

Con Bodrìe – come già era avvenuto con Mistral nell’Ottocento – l’antica lingua d’oc dei trovatori esce dal sonno di tanti secoli bui e ritrova prodigiosamente lo splendore delle corti duecentesche.

Nativo della Val Varaita, fu a lungo legato a Saluzzo, dove risiedeva con la famiglia, e alla cultura del territorio del già Marchesato di Saluzzo. Fu prima insegnante di storia dell’arte al Liceo Classico di Saluzzo, poi direttore della Biblioteca Civica di Saluzzo stessa.

Vinse numerosi premi di letteratura e concorsi di poesia, i premi poetici rimasero per tutta la sua vita una delle sue passioni, una concessione alla vanità.

Una volta in pensione, continuò a dedicarsi alla poesia, alla vita culturale e politica, avendo fondato prima il Movimento Autonomista Occitano, militando poi nei movimenti piemontesisti con cui venne eletto ancheconsigliere regionale. Ma è alla riscoperta, valorizzazione ed elaborazione della cultura occitana e piemontese – poetica, letteraria, artistica e politica -, che Bodrero dedicò tutta la sua vita itinerante

Tra le sue opere principali: Cristina, poema sacro (Operaia, Saluzzo 1958); La gioia dei giorni(Santa Maria degli Angeli, Verzuolo 1966); Solestrelh òucitan (Movimento autonomista occitano, Cuneo 1971); Val d’Inghildon (Centro studi piemontesi, Torino 1974); Sust (Ël pèilo, Mondovì 1985); Dal prim uch a l’aluch (Centro studi piemontesi, Torino 2000); Grinor(Primalpe, Boves 2000); Opera poetica occitana (Bompiani, Milano 2011).

Villamiroglio/Saluzzo, 13 dicembre 2020

Massimo Iaretti   Consigliere delegato all’Identità Piemontese  del Comune di Villamiroglio ​Presidente MPP – Movimento Progetto Piemonte


Emiliano Racca
 Consigliere del Comune di Villamiroglio Segretario dei Liberi Elettori Piemonte

 

 

La falsa giustizia

L’errore umano, detto bias di conferma in psicologia cognitiva, è all’origine dell’errore giudiziario nella casistica di omicidio, sia nella fase dell’indagine investigativa vera e propria sulla scena del crimine, sia in quella dibattimentale e giudiziaria nei tribunali.

L’affidabilità dell’esame del Dna come prova e la delicatezza della sua repertazione empirica, come la fallacia del contenuto della testimonianza, portano sempre più frequentemente alla condanna dell’innocente e all’assoluzione del colpevole, in una quantità sempre maggiore di sentenze, negli Stati Uniti della Common Law come nel nostro Paese, fondato sul diritto romano. A raccontarci tutto questo e a provare ha ovviare a questi gravi problemi, sono il Generale dei Carabinieri in congedo, perito legale,  biologo e fondatore dei RIS di Parma Luciano Garofano ( consulente di serie televisive R.I.S.- Delitti imperfetti, Quarto Grado su Rete 4 ) e la sociologa e antropologa criminale Maria Gaia Pensieri ( attiva sulla violenza di genere e il cyberbullismo ) nel loro ultimo saggio scientifico presentato a Casale Monferrato che ha per titolo ‘’ La Falsa Giustizia, la genesi degli errori giudiziari ’’( Infinito Edizioni, pgg.299, euro 17 ).  Partendo dalla disamina dettagliata di vicende criminali italiane ( i casi di Perugia Kercher-Knox-Sollecito, Cogne-Franzoni, Bossetti-Gambirasio, Vannini, Basile e molti altri ) e altrettante americane ( Castillo, Alcox, Krone, Maye etc. ) analizzate ai raggi x  e comparate, si arriva a raccontare i prodromi e la nascita dell’iniziativa dell’avvocato Baldassare Lauria, che realizza in Italia il ‘’Progetto Innocenti ’’ sul modello Ong americano dell’ ‘’Innocence Project’’ del 1992 ideato dagli avvocati Barry Scheck e Peter Neufeld della ebraica ‘’Yeshiva University Benjamin Cardozo School of Law’’. Un sodalizio di legali, ex detenuti, esperti di scienze umane e sociali che è riuscito a scagionare, grazie alla revisione del processo 365 persone, venti delle quali già nel braccio della morte, grazie all’esame del Dna e altre tipologie di prove. La prima sede italiana fondata nel 2014, dall’avvocato Luca Luparia, ha sede a Milano, è ramificata su tutto il territorio nazionale e fornisce il supporto scientifico e legale per la ricerca di nuove prove, utili alla revisione dei processi e la necessaria assistenza legale. Oggi quindi si rende opportuna nel campo della giustizia, una riforma che tenga conto dei progressi scientifici e tecnologici raggiunti nelle varie discipline, come una Banca dati nazionale del Dna, aggiornata sulle nuove normative internazionali ed europee, non solo centrata sulla tutela della privacy. Perché chiunque si trovi a giudicare può incorrere in errori fatali. Le più recenti teorie psicologiche, ci dicono che si tratta di errori sistematici, insiti nel comune modo di ragionare dell’essere umano, in situazioni di incertezza. Vanno attuati tutti gli sforzi per ridurre questo rischio alla stregua delle manovre di rianimazione quando un cuore smette di battere.

Aldo Colonna

 

Il Museo Nazionale del Risorgimento si racconta on line

“Dialoghi alla scoperta dei tesori del Museo” attraverso i protagonisti della cultura e del mondo socio-economico torinese

Tutti i martedì (ore 14,30) fino al 26 gennaio 2021

La proposta è inedita ed originale. Pensata con intelligenza e sicuramente benvenuta in questi tempi di chiusura dei Musei. Protagonista, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano con alcuni dei suoi più prestigiosi tesori, raccontati da ben selezionati protagonisti del mondo della cultura, del sociale e dell’impresa torinese, per una nuova narrazione della loro importanza e inestimabile ricchezza. Nascono così i “Dialoghi alla scoperta dei tesori del Museo”, presentati sui canali social, Facebook, Instagram e Youtube del Museo di Palazzo Carignano.

A dialogare con gli illustri ospiti sarà lo stesso direttore, Ferruccio Martinotti. Che spiega: “In linea con i più dinamici musei che hanno intrapreso la strada del digitale offriremo al pubblico una serie di filmati che presentano alcuni oggetti appartenenti alle nostre collezioni svelati da una prospettiva completamente nuova. Un’operazione tanto più significativa in un momento come questo che vede i musei chiusi al pubblico. Vogliamo così non solo mantenere il legame con i cittadini, con i visitatori, gli appassionati di storia e di arte e l’immenso patrimonio del nostro Museo, ma dare allo stesso nuova linfa”. Partito martedì scorso, 8 dicembre, con il direttore artistico del Teatro Regio, Sebastian Schwarz, invitato per illustrare il significato che l’Opera lirica aveva per l’Ottocento (a partire da alcune antiche edizioni di libretti de “I Lombardi alla Prima Crociata” e del “Nabucco” di Giuseppe Verdi), il progetto proseguirà per altri sette martedì, sempre a partire dalle 14,30.

Per gli appuntamenti successivi sarà la volta di Tarcisio Mazzeo, direttore del TGR Rai Piemonte che, partendo dal “torchio tipografico” austriaco del 1848 dialogherà sul tema, sempre di grande attualità, della “libertà di stampa”. A seguire, lo “Statuto Albertino” e la sua modernità saranno al centro dell’incontro con la costituzionalista Anna Maria Poggi docente dell’Ateneo torinese, mentre Marco Boglione, presidente della “Basic Net”, svelerà i segreti del linguaggio pubblicitario e la sua influenza sul costume a partire dai manifesti di Dalsani, al secolo Giorgio Ansaldi, designer e caricaturista di Mondovì, realizzati a inizio Novecento in piena Belle Epoque. Il professor Walter Barberis, presidente della “Giulio Einaudi Editore”, spiegherà quale legame esiste tra il Risorgimento e l’“Encyclopédie” di Diderot e D’Alembert, di cui il Museo conserva l’intera edizione di Livorno stampata tra il 1770 e il 1778. Il tema della “diplomazia”, che ebbe uno dei suoi massimi interpreti in Camillo Benso di Cavour, sarà affrontato nell’incontro con il professor Edoardo Greppi, ordinario di Diritto Internazionale presso l’Università degli Studi di Torino.

Il giornalista Domenico Quirico racconterà invece l’avventura dei reportage di guerra illustrando le fotografie realizzate da uno dei primi fotografi di guerra, l’inglese James Robertson, sui campi di battaglia durante la guerra di Crimea tra il 1855 e il 1856. Infine, l’avvocato Alberto de Sanctis, presidente della “Camera Penale Vittorio Chiusano” del Piemonte Occidentale e della Valle d’Aosta commenterà l’opera “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria.

Tutte le info su www.museorisorgimentotorino.it

g. m.

 

 

Nelle foto

– Il Museo Nazionale del Risorgimento
– Lo Statuto Albertino
– Ferruccio Martinotti con Marco Boglione
– L'”Encyclopedie”
– Ferruccio Martinotti con Walter Barberis

40 anni di Balletto Teatro di Torino

THANKS FOR THE DANCE – BTT 40

Non è solo un compleanno… per molti di noi è un pezzo di vita, ricordi : sacrifici, sogni, speranze,illusioni,realizzazioni, delusioni, fatiche, occasioni mancate, amicizie, amori, rancori, invidie, gelosie, competizioni, impegno…..e soddisfazioni.

Mettere insieme tutti i momenti passati e le emozioni è impossibile ma una cosa è certa non è stata solo danza.
Tutto è iniziato per la caparbietà di una donna che ha condiviso con noi la sua passione che oltre ai 40 di compagnia festeggia un bel traguardo della sua vita…buon compleanno Loredana !

Avrebbe dovuto essere una festa, una festa vera in un teatro vero, ma le circostanze non lo permettono e ci adattiamo, anche questa volta, come abbiamo fatto tante volte su palchi di mezzo mondo.. pertanto la festa parte domani, ma continuerà finché non riusciremo a ritrovarci ed abbracciarci…tutti quelli che si sentono parte di questa che è stata una famiglia. Iniziamo con un appuntamento on line :

Save the date: 21 dic 2020, ore 21.00
☞ Guarda su: canale Youtube di Scene
https://www.youtube.com/channel/UCDXu4FLcr8_sQXlvVjr35hw
e Palinsesto onLive sul sito di Fondazione Piemonte dal Vivo
www.piemontedalvivo.it/onlive/

La finestra sul mondo

La poesia di Alessia Savoini

Se questo corpo percepisse il suo stato di abbandono
e non tradisse la sua condizione nell’oscura promessa dell’enigma,
se queste mani contenessero l’intero naufragio di una natura tragica
e trovassero nella loro congiunzione il potere inintelligibile della speranza,
se poi queste parole non volessero dire altro di quel che una bocca affamata rigurgita,
se questo sogno ancorato alla palpebra non smettesse di mentire,
se fosse uno sbaglio troppo grande sostituire il perdono con la colpa ,
se la maestosità della chioma non avesse dovuto subire il sonno schiacciato del guscio,
se queste radici non conoscessero il buio, prima di cercare il sole,
se tutto ciò che mi circonda fosse il risultato inatteso di una folgorante anomalia,
quale evento sacrale soccomberebbe a questo corpo nel punto fecondo della mia disperazione?
Quale simulacro stringe un patto nel sale che diventa nube,
nella roccia che si plasma ad effige,
nel vuoto che stride la sua sottrazione,
nel tempo in cui la quercia addormentata nel suo guscio irrompe nel desiderio della luce?
Questa ferita che il mio corpo non conosce
è un continente che attraversa le acque nei cinque modi di intendere la terra,
e allo stesso modo in cui l’onda sposa l’oceano con la sponda,
quanto esiste mi contamina.
Tiro le briglie dei mondi per sgualcire una stella
e deporla nell’incastro dell’enigma,
perché c’è l’universo, e nel mezzo della sua notte
l’uomo ne scopre alcune parti
e scopre sé stesso.

Il giallo di Santa Lucia

 UN 13 DICEMBRE TRA CROCIATI, DOGI E LADRUNCOLI..
Ancora neve e temperature basse ma a Santa Lucia, domenica 13 dicembre, ci attende, dicono gli esperti meteo, una notte stellata. Quel giorno in Piemonte rivedremo un po’ di sole e il termometro salirà lievemente ma la modesta notizia delle previsioni del tempo per domenica ci permette di fare un po’ di chiarezza sulla vita di questa santa donna le cui spoglie sono al centro nientemeno che di un intrico internazionale che coinvolge siciliani, arabi, bizantini, crociati, dogi e delinquenti comuni del secolo scorso per concludersi a Venezia dove riposano i resti mortali della Santa. Ma non in santa pace, perchè Siracusa, la città natale della martire li reclama da tempo. Infatti Venezia non c’entra nulla con Santa Lucia e quindi, da secoli, Venezia e Siracusa litigano per questa donna. Martire cristiana del IV secolo, Lucia di Siracusa è una delle tantissime vittime della grande persecuzione anti-cristiana voluta dall’imperatore romano Diocleziano. Sta di fatto che oggi le spoglie della Santa si trovano in una chiesa di Venezia, facile da vedere, perchè situata nella parte iniziale dello “stradone” che dalla stazione porta a San Marco. Ma cosa c’entra Venezia con Santa Lucia? Poco o nulla ma si sa che i veneziani erano abilissimi trafugatori di reliquie e corpi di santi, come dimostra la stessa vicenda di San Marco, portato via in modo avventuroso da Alessandria d’Egitto, a volte anche con sistemi poco ortodossi, che finivano poi in qualche chiesa nella città lagunare per rendere Venezia un importante centro di riferimento religioso per tutta la cristianità.
Quando gli arabi occuparono la Sicilia, i siracusani si affrettarono a nascondere le spoglie della donna che nel 1039 furono portate a Costantinopoli dal generale bizantino Giorgio Maniace che riconquistò l’isola. Dopo il sacco della capitale bizantina nel 1204 da parte dei veneziani durante la IV Crociata il doge di Venezia nonché comandante della flotta cristiana Enrico Dandolo le portò nella città galleggiante insieme a tanti altri tesori rubati a Costantinopoli. Ma tornando alla contesa con Siracusa la città siciliana continua a reclamare con voce tuonante le spoglie di Santa Lucia che da secoli si trovano invece nella chiesa veneziana dei Santi Geremia e Lucia nel sestiere di Cannaregio, meta di pellegrinaggi di fedeli che arrivano anche da Siracusa per pregare davanti alla santa venerata dalle Chiese cattolica e ortodossa che, appunto, la celebrano il 13 dicembre. Il luogo di culto principale resta comunque la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro a Siracusa ma senza spoglie. Oggi la Santa porta una maschera d’argento sul volto per proteggerlo da sporcizia e polvere: così volle negli anni Cinquanta il Patriarca di Venezia Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII. Ma non è tutto perché un piccolo giallo su Santa Lucia è avvenuto anche nel 1981 quando una banda di delinquenti fece irruzione in chiesa e portò via la reliquia chiedendo un riscatto per la restituzione. Fu poi ritrovata dalla polizia un mese dopo, proprio nella notte del 13 dicembre, ma non fu mai pagato alcun riscatto. Oggi la reliquia è protetta da un’urna di cristallo antiproiettile.
Filippo Re

Ci troviamo onLive. Un progetto di Piemonte dal Vivo

Per connettere artisti e pubblici

 

DAL 12 DICEMBRE ARRIVA LA MUSICA CLASSICA DI SHORT TRACK DELL’UNIONE MUSICALE

 

Un ricco palinsesto di contenuti originali, visibili gratuitamente sul sito di Piemonte dal Vivo: dal 27 novembre al 17 febbraio 2021 onLive è la sfida digitale accolta dalla Fondazione, per provare ad abbattere il confine fra onsite e online, superando il distanziamento imposto dallo schermo del computer e per continuare a programmare in questo periodo difficile. Un palinsesto digitale pensato dallo staff della Fondazione, insieme agli artisti, con contenuti originali, proposte multidisciplinari, progetti speciali, fruibili a casa propria in prima visione e on demand, attento ai bisogni della comunità di spettatori. Tre i focus tematici di questo cartellone digitale: PAROLA (con allestimenti dedicati al nuovo format), MUSICA (con le sonorità, tra classico e moderno, dei migliori artisti regionali) e MOVIMENTO (attento alla dimensione coreografica). Il tutto con uno sguardo EDUCATIONAL, per offrire anche nuovi strumenti al mondo della scuola che in questi mesi sta affrontando la sfida della Didattica a Distanza. Un palinsesto che presenta i propri contenuti articolati in forma di serie, ciascuna composta da episodi di circa 20/30 minuti per una narrazione multidisciplinare, con appuntamenti settimanali (tutti i video restano poi visibili in archivio) sul sito di Piemonte dal Vivo.

Dal 12 dicembre (il sabato alle ore 17, fino al 6 febbraio), in collaborazione con l’Unione MusicaleShort Track è un ciclo di sei brevi incontri musicali, per avvicinare gli spettatori alla musica classica, con brani eseguiti da giovani musicisti e introdotti dal prof. Antonio Valentino.

Short Track è un’occasione unica, rilassata e informale, per abbattere le barriere e immergersi nel piacere della musica classica, per chi si avvicina la prima volta e desidera “comprendere di più”. In solo mezz’ora sarà possibile ascoltare alcune delle più celebri pagine del repertorio e conoscere segreti, aneddoti e curiosità sulla musica, raccontati in modo semplice e accattivante direttamente dal pianista Antonio Valentino. Completano il progetto interviste ai musicisti e clip di backstage disponibili sul sito di Piemonte dal Vivo.

Saluzzo si candida a capitale della Cultura

Saluzzo, con le Terre del Monviso, è la prima città alpina candidata a Capitale Italiana della Cultura 2024. L’antica capitale del Marchesato, a cavallo tra Italia e Francia, vuole accendere i riflettori sulla montagna, intesa non solo come meta di svago e loisir, ma come luogo di innovazione e cultura, dalle tante vocazioni e opportunità soprattutto per i giovani.

La candidatura di Saluzzo nasce da lontano ed è la prosecuzione di un percorso avviato da tempo con il progetto Terres Monviso, che ha creato una rete di 68 comuni su un territorio di 2.600 kmq e quasi 136mila abitanti, e VéloViso, che ha unito le valli italiane e francesi del Monviso attraverso la valorizzazione dell’offerta cicloturistica. Cinque anni dopo, Saluzzo punta ad un ancora più ampio rilancio e coinvolgimento del territorio che ha già ricevuto il sostegno delle istituzioni, delle associazioni e dell’intero Piemonte.

 

«La nostra idea – afferma Mauro Calderoni, sindaco di Saluzzo – è di alimentare un processo collettivo, aggregante e condiviso, lavorando con tutti coloro che potranno e vorranno contribuire a costruire un progetto forte ed efficace, a partire dai giovani. Partiamo in anticipo perché vogliamo sfruttare al meglio il tempo che abbiamo e utilizzare il percorso di costruzione del dossier per coinvolgere il territorio e ottenere delle ricadute positive: ogni euro investito in cultura ne genera cinque! Ci serve tempo, infine, perché la nostra visione di cultura è ampia, non solo arte ed eventi culturali in senso stretto, ma cultura dei territori: tradizione, ambiente, storia, paesaggio, lingua e perfino religione».
All’indomani del lockdown, le potenzialità dei piccoli borghi sono state evidenziate da sociologi, urbanisti ed economisti, ma nell’immaginario collettivo la montagna non è ancora considerata un luogo da abitare. Nel 2030, secondo il World Urbanization Prospects 2018 delle Nazioni Unite, il 60% della popolazione mondiale si concentrerà nelle città.

 

«Noi vogliamo vedere oltre il 2030 – spiega Paolo Verri, coordinatore pro bono della candidatura -. La Capitale Italiana della Cultura non è un concorso di bellezza, ma una competizione di progetti e idee che guardano al futuro e raccontano, nei minimi dettagli, come la cultura possa aiutare la crescita di un territorio. L’obiettivo è costruire un piano strategico che guardi al futuro, per questo lavoreremo fin da subito per coinvolgere tutti i soggetti in campo, le capitali della cultura elette e soprattutto i giovani per individuare progetti sostenibili nell’ambito del Next Generation EU. Ci candidiamo ad essere la prima città che mette la montagna e le Alpi al centro di una rete nazionale ed europea».

 

L’annuncio della candidatura, prima ancora della presentazione ufficiale, è stato subito accolto con entusiasmo dal territorio. «C’è più di una ragione – conferma Vittoria Poggio, assessore alla Cultura della Regione Piemonte – per cui appare assolutamente coerente, appropriata e giusta la candidatura di Saluzzo con le Terre del Monviso a Capitale Italiana della Cultura 2024. L’assessorato alla Cultura della Regione Piemonte è a disposizione fin da ora per sostenere questa impresa. Conosciamo l’audacia dei piemontesi e sono convinta che riusciremo, anche questa volta, a fare un buon lavoro, dimostrandoci all’altezza del nostro glorioso passato».
I prossimi passi saranno l’organizzazione di una call nazionale per under 28 e un meeting per sviluppare e approfondire, con tutti gli attori in campo, i contenuti del dossier.

 

Sostengono la candidatura di Saluzzo con le Terre del Monviso a Capitale Italiana della Cultura 2024: Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, Diocesi di Saluzzo, Provincia di Cuneo, Regione Piemonte, Unioni Montane delle Terre del Monviso, Uncem, Città di Parma, Città di Verbania, Camera di Commercio di Cuneo, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Università di Scienze Gastronomiche, Fondazione Artea, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Salone Internazionale del Libro di Torino, Dmo Piemonte, Fai Piemonte e Valle d’Aosta, Atl del Cuneese, Parco del Monviso/MabUnesco, Igav Istituto – Garuzzo per le Arti Visive, Communauté de Communes du Guillestrois et du Queyras, Communauté de Communes Serre-Ponçon, Communauté de Communes Vallée de l’Ubaye Serre-Ponçon, Mariano Allocco, Stefania Belmondo, Sergio Berardo, Lóránd Hegyi, Paolo Pejrone, Fredo Valla.

 

#saluzzomonviso2024

Quaglieni ricorda Ciampi

Sabato 12 dicembre alle ore 19 sulla pagina centro Pannunzio del Canale Facebook

lo storico prof. Pier Franco Quaglieni ricorderà il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel centenario della nascita

Guardiano di stelle e di vacche

Una raccolta di racconti  di Andrea Nicolussi Golo. Un libro che tenta, riuscendovi bene, di  ridare voce, con una capacità narrativa sorprendente, all’antica cultura dei Cimbri,  gli “tzimbar”, i boscaioli

Alle volte ci capita di leggere dei libri che sotto l’aspetto formale sono perfetti, ma, appena chiuse le pagine, non ci importa niente di quello che abbiamo letto e niente conserva la memoria. Non è questo il caso, perché pagina dopo pagina provi emozioni e partecipi ai fatti con ricordi di vita passata che non è poi tanto lontana nel tempo ma che sembra, invece, nei fatti, mille anni lontana”. Con queste parole,  Mario Rigoni Stern , in una delle sue ultime riflessioni  prima di morire, introdusse “Guardiano di stelle e di vacche” (Edizioni Biblioteca dell’Immagine), raccolta di racconti  di Andrea Nicolussi Golo. Un libro che tenta, riuscendovi bene, di  ridare voce, con una capacità narrativa sorprendente, all’antica cultura dei Cimbri,  gli “tzimbar”, i boscaioli,  del suo piccolo paese di Lucerna,  dove si parla questa lingua antica,  oggi ridotto a poche centinaia di abitanti sul versante trentino dell’altipiano di Asiago. L’autore, un racconto dopo l’altro, accompagna chi legge lungo i vicoli acciottolati e tra le  antiche case con le travi in larice di questo paese per ascoltare l’antica lingua dei Cimbri,  piccola minoranza etnica-linguistica , orgogliosamente gelosa della propria storia e cultura antica. Quindici racconti, quindici storie che scaturiscono dai ricordi di Nicolussi Golo e scorrono via con personaggi come Katerj , nata donna e vissuta uomo, donna libera e forte che coinvolge particolarmente l’autore; oppure Franze, donna delicata,  umile, generosa  eppure risoluta, finita vittima del comune pensare di un tempo; e Pirminio Pompeo, nonno materno dell’autore, generoso come i galantuomini di un tempo nel l’essere protagonista di una storia di solidarietà. Lo zio Amando, l’ultimo dei cacciatori, a suo modo ecologista, e Monsù che infranse l’undicesimo comandamento (“non desiderare la legna d’altri”)  rubandola al prete perché era l’unico che non se la sudava nei boschi.  Storie semplici di quando il poco era tutto ed il centro del mondo era la comunità del paese, da leggere una per sera. E’ un libro che aiuta a conoscere, aiuta ad amare realtà marginali, realtà dimenticate: aiuta a capire, come scriveva Mario Rigoni Stern “che cose importanti per vivere bene ci sono anche fuori delle grandi città”.

Marco Travaglini