CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 472

Museo del Cinema, un’ottima annata

Sono 237.000 i visitatori che hanno visitato il Museo Nazionale del Cinema di Torino alla Mole Antonelliana (+45% rispetto al 2020), mentre il Cinema Massimo, la multisala del museo, ha avuto 36.000 spettatori, festival esclusi, in linea con i risultati del 2020.

 

Ottimi risultati per un anno ancora profondamene segnato dalla pandemia, che ha obbligato il museo a spostare due dei suoi festival e a reinventarsi per trasformare le opportunità in nuove sfide in un momento di profonda trasformazione culturale, sociale e tecnologica che la situazione mondiale ha notevolmente velocizzato. In questo contesto, la fondazione nella sua interezza (museo, multisala, bibliomediateca, 3 festival e Torino Film Lab) ha organizzato mensilmente e in maniera continuativa uno o più eventi di importanza nazionale o internazionale.

 

Il museo ha riaperto al pubblico il 19 maggio con l’inaugurazione di CineVR, la nuova area dedicata alla realtà virtuale. Realizzata in collaborazione con Rai Cinema, nasce con l’obiettivo di rafforzare la divulgazione della cultura digitale, dell’innovazione e delle nuove tecnologie legate al cinema. È la prima sala cinematografica italiana permanente completamente dedicata al VR, con una programmazione giornaliera continuativa che propone film ideati e concepiti con questa tecnica. La programmazione si arricchisce ogni mese con nuovi contenuti che mai avrebbero potuto avere questa visibilità e da maggio a dicembre ci sono state più di 53.000 visioni. Nel 2021 il museo è stato anche una delle città satelliti di Venice VR Expanded, ospitando temporaneamente una selezione di contenuti della sezione della Biennale Cinema, così come accade in occasione di festival ed eventi.

 

Il 20 luglio, giorno del 21° compleanno del museo alla Mole Antonelliana, viene inaugurata Photocall. Attrici e attori del cinema italiano, la mostra fotografica – a cura di Domenico De Gaetano e Giulia Carluccio, con la collaborazione di Roberta Basano, Gianna Chiapello, Claudia Gianetto, Maria Paola Pierini – ripercorre oltre un secolo di cinema italiano attraverso i corpi e i volti delle attrici e degli attori che lo hanno reso famoso in tutto il mondo.

 

Il 16 dicembre Diabolik alla Mole – a cura di Luca Beatrice, Domenico De Gaetano e Luigi Mascheroni – inaugura il nuovo spazio espositivo al piano di accoglienza della Mole Antonelliana, finora mai utilizzato e recentemente rinnovato nella struttura e nell’allestimento e che completa il percorso di visita tradizionale rendendo il museo flessibile e in continua trasformazione. Diabolik alla Mole, inaugurata il giorno di uscita del film Diabolik dei Manetti bros, è stata preceduta da uno straordinario spettacolo di videomapping sui 4 lati della cupola della Mole e completata da un contenuto VR esclusivo proposto nel CineVR del museo. Non solo una mostra-evento, ma anche film, videomapping, VR, un concetto visivo attorno a cui si aggregano cinema, fumetto, virtual reality, arte e design.

Nel corso del 2021 il Museo Nazionale del Cinema ha portato avanti il programma di Masterclass alla Mole Antonelliana, eventi unici che hanno come protagonisti i grandi nomi del cinema contemporaneo internazionale e legati alla mostra Photocall. Gli ospiti di quest’anno sono stati Tim Roth, Barbara Bouchet, Monica Bellucci, Matilda De Angelis, Paola Minaccioni e Francesco Montanari.

 

Anche nel 2021, in alcuni periodi dell’anno, i quattro lati della Mole Antonelliana si sono animati con spettacoli di videomapping, dei veri propri eventi realizzati appositamente da artisti di fama internazionale, come Luca Tommassini e David Cronenberg, e presentati in anteprima mondiale. Uno spettacolo molto suggestivo, che ha coinvolto anche la realtà virtuale, visibile da buona parte della città e il cui audio è disponibile in sincrono tramite l’applicazione MNC XR.

 

Il Cinema Massimo, la multisala del museo, ha riaperto il 29 aprile, offrendo una programmazione di qualità di prima visione affiancata da omaggi, retrospettive, incontri, appuntamenti con le scuole, rassegne. Oltre a diversi festival cittadini, il Cinema Massimo ha ospitato i tre appuntamenti festivalieri che afferiscono al museo e che quest’anno si sono svolti tutti in presenza: Lovers Film Festival, Festival CinemAmbiente e Torino Film Festival.

De Chirico, Savinio e Campigli ovvero “Les Italiens de Paris”

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Nelle sale della Fondazione Accorsi – Ometto, sino al 30 gennaio 2022

Cinque anni soltanto, un quinquennio d’oro, dal 1928 al 1933, un pugno di estati e di inverni, l’inizio di un’avventura e il suo immediato declino, lo spazio ed un clima “artistico, propositivo, dialogante e provocatorio” in cui operarono sette artisti, il loro contrapporsi alle tendenze allora imperanti, il cubismo, l’espressionismo, nella vita sfrenata della capitale francese che in quel periodo era divenuta il cuore pulsante, il centro cosmopolita per eccellenza, l’immagine della cultura artistica e letteraria e lo specchio del fermento del pensiero, la culla di ogni movimento avanguardista. Erano “Les Italiens de Paris”, pronti a dimostrare che “Parigi era viva”, come oggi suona la mostra ospitata nelle sale della Fondazione Accorsi – Ometto (sino al 30 gennaio 2022 – titolo che si rifà all’omonima autobiografia di Gualtieri di San Lazzaro, scrittore, editore e critico d’arte, emigrato a Parigi -, a cura di Nicoletta Colombo e Giuliana Godio, con il ricco apporto di alcuni tra i maggiori musei e Fondazioni italiani, dalla Collezione di Palazzo del Montecitorio – Camera dei Deputati alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia ai Civici Misei di Udine, dalle Gallerie degli Uffizi al Mart di Rovereto, dal Museo Revoltella di Trieste al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Filippo de Pisis” di Ferrara alla Banca Monte dei Paschi di Siena, sottolineando altresì la presenza di numerose collezioni private, molte decisamente contrarie a staccarsi dai propri tesori ma alla fine – dietro le affettuose premure delle curatrici – pronte ad acconsentire, alla luce della rarità e della bellezza del progetto.

Il quarantenne Giorgio de Chirico e il fratello Alberto Savinio di tre anni più giovane (greci per nascita), Massimo Campigli (nacque in Germania, a Berlino, come Max Ihlenfeldt, figlio naturale della giovanissima Anna Paolina Luisa, appartenente all’alta borghesia) e Mario Tozzi nati nel 1895, Filippo de Pisis nel ’96 e René Paresce, svizzero, dieci anni prima, il più vecchio Gino Severini, nato a Cortona nel 1883. Uniti – comunque – da una comune radice italiana, vissero una vicenda artistica che per essi inizia ufficialmente in quel 1928, anche se il loro soggiorno nella Ville Lumière – per ognuno sogno, traguardo e mito – risale ad alcuni anni prima: Severini vi si era stabilito sin dal 1906, mentre de Chirico vi risiedette per la prima volta nel ’11 per tornarvi nel ’24 e suo fratello nel ’10 e nel ’26; Paresce arriva nel 1912, Tozzi e Campigli nel ’19 e de Pisis nel ’25. Ognuno alla ricerca di una propria personale strada, dando concretezza a tematiche differenti e a cifre stilistiche individuali, ma tutti nell’indirizzo di un nuovo classicismo mediterraneo, tra voci surrealiste e trasporti neometafisici, creando un movimento, un grumo artistico che cercava un proprio territorio, guardando alla storia e al mito, alla tradizione e all’avanguardia, al reale e al fantastico. Per ognuno lo studio e la vicinanza del critico George Waldemar, scopritore di talenti, ognuno sotto l’ala protettrice di Léonce Rosenberg, affermato mercante d’arte, che la Grande Depressione americana del ’29, fatta sentire tutta la propria debolezza anche al di qua dell’oceano, mise in grave difficoltà, causa non superficiale e non ultima dell’affievolirsi, a poco a poco, del movimento.

Sette sezioni compongono la mostra. Il percorso inizia con de Chirico, allineando i tanti temi, i rimandi metafisici (“Le muse in villeggiatura”, 1927) e le memorie classiche rivisitate ironicamente (“Pericle”, 1925, gli occhi bendati, con tanto di canottiera multicolore!), i gladiatori e i nudi femminili, taluni immersi nella scia di Renoir (“Bagnante”, 1928/’30), il ricordo dell’antica Grecia e i reperti archeologici (“Cavalieri e guerrieri in riva al mare”, 1931). Lo sguardo antico si unisce a quello moderno nella ”Fille de la statue” degli anni 1926/’27 di Alberto Savinio – personaggio importante, non soltanto pittore ma romanziere e drammaturgo, collaboratore de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”, fondatore nel ’24 con Pirandello della “Compagnia del Teatro dell’Arte” -, i suoi paesaggi fantastici dove trovano spazio elementi geometrici che fluttuano nell’aria come giocattoli, tra scogli e vele (“Le navire perdu”, 1928), le sue “ibridazioni metamorfiche”, sberleffo e cruda irrisione ad una società, la divertente (ma è soltanto divertimento?) “Papera”, 1930/’31, imponente, chiusa sullo sfondo del cielo azzurro tra balaustra e tendaggi. Si prosegue con Massimo Campigli, una sala che vale l’ingresso alla mostra, la figura femminile al centro dell’opera dell’artista, il fascino subito dall’arte etrusca a seguito di una visita estiva al Museo di Villa Giulia a Roma con la moglie Dutza, l’avvicinarsi alla tecnica dell’affresco, alla scelta di una pittura maggiormente vissuta tra figure geometrizzate, uno svelamento che portò l’artista a ripudiare come “tentativi contraddittori” le precedenti esperienze pittoriche: da sottolineare capolavori come “Le arciere” del 1933, che sembrano uscite da un ipogeo dell’Italia centrale, “Le spose dei marinai” (1934) fino a spingerci al 1949 con “Ondine al sole”, dove “le donne si sono tradotte in simboli, in segni di una scrittura pittografica che rappresenta l’eternità della vita”.

Nella quarta sezione Filippo de Pisis e la sua pittura frammentaria – “a zampa di mosca”, come ingegnosamente la definiva Eugenio Montale -, nature morte e paesaggi parigini (“Viale di Parigi”, 1938), tra la luminosità dei colori e l’uso sapiente dei neri e dei grigi; René Paresce che spicca in successione con il suo potente “Autoritratto” del 1917, i tratti duri e malinconici, lo sguardo smarrito all’interno dello studio, con “Natura morta” del ’26, dove gli elementi geometrici posti su differenti piani rimandano al cubismo di Georges Braque. Gino Severini, che occupa la sesta sezione, mostra i personaggi della Commedia dell’Arte entro scenografie neopompeiane, in un susseguirsi di temi amorosi, musicali (“Pulcinella con il clarino”, 1929, una maschera assurta a sovrano, dove lo strumento è lo scettro) e poetici, ma continua a guardare come i suoi colleghi ai reperti archeologici (“Natura morta con maschera” del 1929). Affascinante capolavoro “Maternità – Natura morta” (1927-’28), dove la madre e il figlio sono ridimensionati in una quinta laterale, tra pareti sghembe e gli oggetti, il tavolo i libri la fruttiera lo strumento musicale, racchiusi entro una scatola “architettonicamente perfetta”, riaffermano la loro giusta importanza nella composizione delle linee geometriche.

Infine le opere di Mario Tozzi, forse il più teorico dei Sette, l’artista che fin dal 1924 si propone di divulgare nella capitale francese la conoscenza e l’apprezzamento della pittura italiana dell’epoca, guardando, attraverso i propri dipinti, fonte di suggestiva quanto intensa originalità, ad un ordine ricostituito, ad un classicismo ripensato in una rinascita vitale; guardando altresì a maestri come Cézanne (“Table garnie”, 1922) o spingendosi alla linearità esasperata e all’idealizzazione (“Le bonnet basque”, 1928, altro capolavoro della mostra), sino a contaminare, con differenti materiali, le proprie opere (“Personaggi in cerca d’autore”, 1929), illuminando una stagione che le stanze dell’Accorsi propongono al pubblico in tutta la sua intrigante bellezza.

Elio Rabbione

 

 

Nelle immagini: Giorgio de Chirico, “Pericle” (1925), olio su tela, coll. privata; Alberto Savinio, “Papera” (1930-’31), tempera su cartone, coll. privata; Massimo Campigli, “Le arciere” (1933), olio su tela, coll. privata; René Paresce, “Autoritratto” (1917), olio su tela, coll. Banco BPM; Mario Tozzi, “Le bonnet basque” (1928), olio su tela, Siena, coll. Banca Monte dei Paschi di Siena.

Addio a Martinotti, protagonista della musica tradizionale

Se n’è andato a sessantotto anni Maurizio Martinotti, uno dei nomi più noti nella storia della musica tradizionale italiana.

Nato a Casale Monferrato nel 1953, dopo aver frequentato il liceo classico ‘Balbo’ ha dedicato gran parte della sua vita alla ricerca ed alla musica. Nel 1977 fondò ‘ La Ciapa rusa’, in piemontese ‘La pezza rossa’ soprannome con cui veniva chiamata una famiglia di cantori tradizionali di Bozzole. Neglianni il gruppo, ha raccolto registrazioni e filmati degli anziani cantori e suonatori, effettuando così una notevole operazione di recupero della memoria delle tradizioni musicali che altrimenti sarebbe andata perduta, soprattutto nell’area delle Quattro Province (Alessandria, Piacenza, Pavia e Genova). Nei vent’anni di attività, sino al 1997 ha prodotto 7 dischi, uno dei quali ‘Ten da chent l’archet che la sunada l’è lunga’ ha ottenuto nel 1982 il premio della critica discografica italiana. E Roberto Leydi, critico ed etnomusicologo italiano di grandissimo spessore già negli anni Settanta aveva scritto che ‘La Ciapa Rusa’ era uno dei principali e maggiormente meritevoli di attenzione gruppo di musica tradizionale a livello italiano. Il gruppo fu apprezzato anche a livello internazionale con tournee in Europa ed in Nord America. Maurizio Martinotti fu anche il motore della ‘Folkermesse’, rassegna internazionale di musica tradizionale nata nel 1983 quando assessore alla cultura era Guido Cattaneo (un politico casalese che pose le basi delle tante iniziative culturali di cui la città ha goduto negli anni successivi, dalla Gipsoteca Bistolfi, al Museo Civico, alla riapertura del Teatro e, appunto alla Folkermesse). La rassegna, collegata con il festival francese di Lorient ha calato definitivamente il sipario nel 2020.

Maurizio Martinotti è mancato nel giorno di San Silvestro all’ospedale di Alessandria. Era malato da tempo. Lascia la moglie Maura Guaschino che aveva conosciuto anni fa proprio durante delle ricerche sulle tradizioni musicali e con cui aveva effettuato anche diversi altri lavori. Lascia anche il fratello Massimo, che vive all’estero da diversi anni e la sorella Marina. E proprio grazie a Marina, mia compagna di scuola, avevo conosciuto ‘Martinez’ come lo chiamavano una vita fa, nella loro casa vicino al Duomo di Casale tanti anni fa, quando entrambi frequentavamo il Ginnasio ed il Liceo. Maurizio lo ricordo nella sua grande stanza, piena di dischi e libri , una prima volta che ero stato a casa loro per studiare insieme con Marina non ricordo se latino o greco. Ci siamo poi sentiti diverse volte negli anni Ottanta quando per ‘Vita Casalese’ seguivo le prime Folkermesse. Storie di altri tempi e dei primi anni Ottanta. Poi negli anni ci siamo, via via, persi di vista come sovente accade, anche se i nostri sporadici incontri sono sempre stati all’insegna della reciproca stima e cordialità. Sino ad aver appreso la notizia la mattina del 1 gennaio. La sua dipartita si farà sentire per tutto quello che di buono e di bello ha fatto in tutti questi anni nel campo della cultura e della musica.

 

Massimo Iaretti

È stato un anno di cultura nei musei della Fondazione

Il 2021 ha visto un sostanziale ritorno ai luoghi della cultura e alla frequentazione dei musei. Nonostante i mesi di chiusura (fino al 2 febbraio e poi dall’1 marzo al 27 aprile) gli orari ridotti e le capienze contingentate per gran parte dell’anno, il pubblico ha premiato GAM, MAO e Palazzo Madama: sono state 241.498 su un totale di 221 giorni di apertura – oltre 100 giorni in meno rispetto a un anno “normale” – le persone che hanno visitato le mostre e le collezioni permanenti, hanno partecipato alle attività didattiche, hanno seguito le conferenze e le attività collaterali realizzate dai nostri tre musei. La percentuale di crescita rispetto al 2020 si attesta a più del 20%.

 

 

I DATI DEI MUSEI

I visitatori registrati nel corso del 2021 sono stati 84.711 alla GAM, 54.863 biglietti staccati al MAO e 101.924 sono stati i visitatori di Palazzo Madama, per un totale di 241.498 in tutti i musei della Fondazione.

 

L’esperienza maturata nel corso del 2020 in ambito digitale è stata messa a frutto anche nel 2021: accanto alla modalità “in presenza”, i musei hanno infatti continuato a proporre attività e contenuti disponibili da remoto, per consentire al pubblico, in particolare alle scuole, di accedere al patrimonio e ai laboratori didattici limitando gli spostamenti. Per questo il progetto In Onda, partito lo scorso anno, ha ulteriormente ampliato l’offerta disponibile con nuovi video e con nuove tipologie di contenuto, destinati alle scuole ma anche alle famiglie e agli adulti.

L’attività sui canali social si è concentrata sul coinvolgimento del pubblico nelle attività dei musei attraverso la produzione di video di approfondimento sulle mostre e sulle collezioni, testimonianze dei restauri in corso, rientri o partenze delle opere in prestito, allestimenti e disallestimenti e tutte le attività di ricerca, formazione e didattica.

 

I DATI DEL WEB E DEI CANALI SOCIAL

Per tutti e quattro i siti internet di Fondazione Torino Musei nel 2021 la ricerca organica continua a essere la modalità più diffusa di generazione del traffico. Al 22 dicembre 2021 le visualizzazioni di pagina sono state 164.194 per il sito di Fondazione Torino Musei, 537.022 per la GAM, 271.762 per il MAO e 524.885 per Palazzo Madama.

Per quanto riguarda i canali YouTube, la GAM ha raggiunto le 56.295 visualizzazioni, il MAO 17.768 e Palazzo Madama ha toccato quota 38.874.

La GAM al 22 dicembre 2021, ha raggiunto 43.833 followers su Instagram, il MAO 17.700 e Palazzo Madama 25.812, per un numero totale di followers sui 3 musei di 87.395.

Il totale dei like sulla pagina Facebook della GAM è di 44.404, 29.214 su quella del MAO e di 25.45 per Palazzo Madama.

Il canale Twitter della Fondazione Torino Musei conta 14.295 followers, mentre Linkedin 10.531.

 

I PROGETTI SPECIALI DEL 2021

Oltre alla consueta attività di tutela e ricerca, organizzazione di mostre ed eventi dei musei, la Fondazione continua a gestire progetti di collaborazione con altre importanti realtà locali e internazionali.

Anche nel 2021 Artissima ha trovato spazio al MAO e a Palazzo Madama: Hub India | Classical Radical ha portato nelle due sedi museali un progetto espositivo legato all’arte contemporanea del subcontinente indiano, messa in dialogo con le collezioni permanenti dei musei. Un’occasione per riflettere sui lasciti del passato e su come sono sopravvissuti nelle diverse culture per arrivare fino a noi.

 

Grazie a un accordo tra il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e la Fondazione Torino Musei, in base al quale oltre 90 opere della GAM sono diventate il nucleo centrale di una rassegna che riunisce capolavori provenienti dai più importanti musei italiani e da prestigiose collezioni private, alla Reggia di Venaria si è aperta la mostra Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea a cura di Virginia Bertone, Guido Curto e Riccardo Passoni. Alla GAM è stata inoltre esposta Sinfonia, di Alessandro Sciaraffa, una delle opere vincitrici della nona edizione del bando Italian Council 2020 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura: Sinfonia, che è entrata a far parte delle collezioni della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, sarà esposta nei prossimi mesi alla Fondazione TSE Art Destination di Nur Sultan, una delle realtà più dinamiche nel panorama artistico contemporaneo del Kazakhstan.

Tappa estera anche per il MAO, che ha esportato la mostra Goccia a goccia dal cielo cade la vita. Acqua, Islam e Arte nell’Emirato di Sharjah, dove è stata presentata dal 9 giugno all’11 dicembre 2021 al Sharjah Museum of Islamic Civilization. Nell’ambito dei legami bilateriali tra gli Emirati Arabi Uniti e l’Italia, la Fondazione Torino Musei ha avviato una stretta collaborazione con la Sharjah Museums Authority per proporre la mostra in una versione rinnovata. Attraverso l’esposizione di oltre 120 opere provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private italiane, con contributi importanti dal MAO, da Palazzo Madama, dalla GAM e dalle collezioni permanenti del Sharjah Museum of Islamic Civilization, la mostra illustra lo sviluppo storico dei tanti ruoli ricoperti dall’acqua e l’incarnazione dei suoi significati nella produzione artistica arabo-islamica.

 

Continuano le collaborazioni di Palazzo Madama con il territorio, con le mostre Tesori del Marchesato di Saluzzo. Arte, storia e cultura tra Medioevo e Rinascimento, a cura di Simone Baiocco, organizzata nelle tre sedi di Saluzzo: il Monastero della Stella, il Museo Civico Casa Cavassa e La Castiglia, e Fantastiche Grottesche. Giovanni Caracca e i Duchi di Savoia, a cura di Clelia Arnaldi di Balme, che si è svolta al Castello degli Acaja di Fossano. Il Museo d’Arte Antica ha inoltre proseguito la pubblicazione della sua rivista, giunta al numero 5, Palazzo Madama. Studi e notizie, disponibile gratuitamente in versione digitale: il magazine, scaricabile in PDF, racconta l’attività del museo e offre approfondimenti su vari temi relativi agli studi, alla ricerca, alla conservazione e all’innovazione.

 

 

I musei hanno partecipato alla vita cittadina offrendo aperture straordinarie e ingressi gratuiti o a tariffe agevolate in occasione della festa di San Giovanni, della Notte Europea dei Musei, del Ferragosto, delle Giornate Europee del Patrimonio, della Notte delle Arti Contemporanee e della giornata AMACI.

I tre musei hanno inoltre celebrato lo scorso 18 dicembre la giornata in ricordo della prima Presidente della Fondazione Torino Musei, Giovanna Cattaneo Incisa, offrendo a tutti i visitatori l’ingresso gratuito alle collezioni permanenti.

 

Proseguono le importanti collaborazioni avviate lo scorso anno, in particolare quella siglata con la scuola Madre Mazzarello e Slow Food: il 2021 ha segnato l’avvio delle lezioni del primo anno del nuovo Liceo Linguistico Artistico ed Enogastronomico. La FTM infine ha collaborato con l’Area Attività Culturali della Città di Torino nella realizzazione del Public Program “Incontri illuminanti con l’Arte Contemporanea” in relazione a Luci d’Artista.

L’amore secondo Stefano Montanari e Toni Servillo Boieldieu, Bizet e Berlioz per Orchestra e Coro del Regio

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OGR Torino, sabato 8 gennaio 2022 ore 20.30

Il nuovo anno si apre sabato 8 gennaio alle OGR Torino dove Stefano Montanari sarà alla guida dell’Orchestra e del Coro del Regio in un programma che prevede l’ouverture da La Dame Blanche di François-Adrien Boieldieu, la Sinfonia in do maggiore di Georges Bizet e, clou della serata, Lélio, ou Le retour à la vie di Hector Berlioz, con Toni Servillo che, narratore d’eccezione, darà voce alle inquietudini sentimentali del compositore che ritorna alla vita, dopo aver pensato al suicidio per amore, grazie alla musica e alla letteratura. Andrea Secchi istruisce, come di consueto, il Coro del Regio.

Il concerto sarà disponibile sulla piattaforma IT’S ART a partire da venerdì 28 gennaio 2022.

Nella foto: Il direttore d’orchestra Stefano Montanari
Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Regio è Stefano Montanari. Protagonista al 39° Torino Film Festival come direttore d’orchestra nel film Gianni Schicchi di Damiano Michieletto. Montanari è diplomato in violino e pianoforte, affianca all’attività di direttore quella di solista – già primo violino concertatore dell’Accademia Bizantina di Ravenna – al violino e al fortepiano. È Direttore musicale dell’ensemble barocco I Bollenti Spiriti di Lione ed è ospite regolare dei più importanti teatri e delle più prestigiose istituzioni musicali italiane ed europee. Insegna alla Civica Scuola di Musica Claudio Abbado e ha pubblicato il “Metodo di violino barocco”. Collabora stabilmente con il jazzista Gianluigi Trovesi.
Nella foto: l’attore Toni Servillo (foto Getty Images)
Toni Servillo è la voce recitante in Lélio, ou Le retour à la vie di Hector Berlioz. Attore e regista, Servillo si divide tra teatro e cinema: ora è nelle sale con È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino e ha appena terminato di girare Nostalgia di Mario Martone. Ha firmato sette regie liriche, avendo alle spalle autori come Beaumarchais, Da Ponte, Hofmannsthal, l’ultima, nel 2005, Fidelio al Teatro di San Carlo di Napoli. Ha recentemente dichiarato: «Scoprii che la musica classica è testo organizzato in suoni. Fu come la scoperta della letteratura, che cioè dentro Mozart, Beethoven e Brahms abita lo stesso infinito paesaggio di pensiero, miserie, ambizioni, interrogativi che ci sono in Tolstoj, Dostoevskij, Proust, Mann… Penso alle quattro Ballate di Brahms o agli Interludi marini del Peter Grimes di Britten, dove non siamo di fronte alla descrizione del mare, sostituito invece da un mare organizzato secondo il linguaggio del suono».

La Dame Blanche rappresentò una svolta decisiva all’interno della produzione di François-Adrien Boieldieu e aprì la strada alla grande stagione ottocentesca dell’opéra-comique. Un successo epocale per l’Opéra Comique, con oltre mille repliche dopo la prima assoluta del 10 dicembre 1825, ed ebbe un’influenza su numerosi lavori e compositori nei decenni a venire. I contemporanei ne furono affascinati e uno straordinario successo accompagnò l’opera per tutto l’Ottocento. La ricetta? Un soggetto preso a prestito da Walter Scott e l’ambientazione scozzese. La trama, ingenuamente “romantica”, offrì il pretesto per una musica lieve e brillante, qua e là appena venata di malinconia.
Il programma della serata prosegue con la Sinfonia in do maggiore di Georges Bizet.  Composta nel 1855 a soli diciassette anni, ne conferma il talento precocissimo. Rivela una netta personalità, avvertibile nel limpido trattamento dei temi, e singolari doti di melodista. La “prima” ebbe luogo solo nel 1935, a Basilea, quando l’autore era morto da sessant’anni. Rinvenuto tra le sue carte, il manoscritto era stato donato dalla vedova al compositore Reynaldo Hahn, che restò indifferente; approdò poi al Conservatoire di Parigi, dove fu “scoperto” nel 1933.

Ha raccontato Toni Servillo qualche anno fa in occasione della presentazione di Lélio, ou Le retour à la vie di Hector Berlioz al Teatro di San Carlo: «Testo eccentrico, che costituisce una vera e propria drammaturgia musicale. La traduzione in italiano è stata realizzata per l’occasione dallo scrittore Giuseppe Montesano che, della letteratura francese dell’Ottocento ha fatto il suo territorio di ricerca appassionata. Il testo rimanda a un viaggio con continui cambi di stati d’animo tra l’euforia e la tristezza. Il finale è un inno alla musica quale unica salvezza». All’origine della composizione, vi è una vicenda di natura amorosa. Respinto dall’attrice irlandese Harriet Smithson, Berlioz ebbe una relazione con la giovane pianista Camille Moke, che scelse però di sposare il facoltoso costruttore di pianoforti Camille Pleyel. Il musicista pensò di uccidere entrambi e di suicidarsi, ma fortunatamente mutò i suoi piani. Ecco nascere Lélio, Berlioz stesso: «Un attore – osserva Della Seta – che, sopravvissuto all’oppio, ripercorre la propria vicenda interiore ritrovando, nel fervore della creazione artistica, sotto il duplice segno di Beethoven e Shakespeare, un senso positivo alla propria esistenza».

Regio Metropolitano si realizza con il fondamentale sostegno di Intesa Sanpaolo, Socio Fondatore del Teatro Regio e con il patrocinio della Città di Torino.

Vi ricordiamo che dal 6 dicembre 2021 l’ingresso ai luoghi di spettacolo è consentito esclusivamente alle persone munite della certificazione verde Green Pass che attesti la vaccinazione anti Covid-19 o la guarigione da Covid-19.

Il prossimo appuntamento è sabato 15 gennaio al Conservatorio “Giuseppe Verdi”: Alvise Casellati dirige per la prima volta l’Orchestra del Teatro Regio. In programma Malédiction di Franz Liszt e nel Concerto n. 2 di Fryderyk Chopin, con Giuseppe Albanese pianoforte solista; chiude la serata la Sinfonia in re maggiore K 196 (Ouverture da La finta giardiniera) di Wolfgang Amadeus Mozart.

BIGLIETTERIA
I biglietti e le card sono in vendita alla Biglietteria del Teatro Regio
Tel. 011.8815.241/242 – biglietteria@teatroregio.torino.it
Orario di apertura: da lunedì a sabato 13-18.30 e domenica 10-14
Un’ora prima del concerto alla Biglietteria delle OGR Torino, in corso Castelfidardo 22
Giorni di chiusura: sabato 1, domenica 2 e giovedì 6 gennaio 2022

È inoltre possibile acquistare i biglietti anche presso i punti vendita Vivaticket e online su www.teatroregio.torino.it e su www.vivaticket.it

PREZZI BIGLIETTI
Concerti: € 20 – 15 – Under 30 € 8

PREZZI CARD
Card 4: € 60 – 4 concerti a scelta in qualsiasi settore.
Card Giovani 4 € 20 – Riservata agli under 30; 4 concerti a scelta, in qualsiasi settore. Le stesse card possono anche essere utilizzate da più persone per lo stesso concerto.

Per l’acquisto dei biglietti e delle card è possibile utilizzare i voucher ottenuti a titolo di rimborso per gli spettacoli e i concerti del Teatro Regio annullati causa Covid-19.

SERVIZIO INFORMAZIONI
da lunedì a venerdì ore 9-17.30 – Tel. 011.8815.557 – info@teatroregio.torino.it

Per tutte le informazioni sul Regio Metropolitano: clicca qui

In mostra al “Mastio” della Cittadella dieci fotografi per cento “storie al limite dell’umanità”

“Strappi. Tra violenza e indifferenza”

Fino al 16 gennaio 2022

“Dieci fotografi si riconoscono unicamente nel fermare il tempo, documentare la colpa, chiedere giustizia. E stanarci dall’indifferenza”.

Sono parole di Domenico Quirico, giornalista e inviato di guerra de “La Stampa” (che il senso di quelle parole ha vissuto sulla propria carne e che oggi con dolore porta ancora con ogni probabilità sotto pelle) poste a introduzione della mostra “Strappi. Tra violenza e indifferenza”, promossa dall’A.N.Art.I – Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia quale primo evento dei numerosi in programma fino al 2023 per la celebrazione del Centenario dell’Associazione nata proprio a Torino il 23 giugno del 1923. Ideata e curata da Tiziana Bonomo (fondatrice della torinese “ArtPhotò”) per il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria, la  rassegna, visitabile fino al 16 gennaio del prossimo anno nel “Mastio” della Cittadella, vede esposti cento scatti tratti da dieci reportages (che spaziano dal Messico alla Siria, dal Sud America al Myanmar, fino al Congo e all’Afghanistan) accompagnati e commentati proprio dalle parole di Domenico  Quirico, prigioniero nel 2013, per ben cinque mesi, in Siria.


E che bene pone l’accento sull’obiettivo primo della mostra: “La cronaca – scrive – propone ogni giorno in varie parti del mondo conflitti e crisi a cui reagiamo, per l’assuefazione alle immagini, con l’indifferenza. Ricordare situazioni dimenticate o non conosciute – gli strappi della Storia – è invece la parola d’ordine di giovani e pluripremiati fotoreporters e lo scopo della mostra. Non la violenza o la guerra come esibizione estetica ma narrazione di come gli uomini cercano di difendersi e costruire la loro quotidiana fragile normalità”. Fotoreporters d’eccezione. Coraggiosi. Abili. Che hanno il mondo per casa. Che nella cruda e crudele realtà sanno ancora vedere, attraverso la frazione minimale di uno scatto, la possibilità di un sogno, di un arcobaleno di pace e l’impercettibile spazio di un possibile futuro. Fotoreporters come “testimoni tenaci – sottolinea Tiziana Bonomo – che, nonostante l’assuefazione paludosa della nostra civiltà, continuano a raccontare ciò di cui è capace l’uomo, a fare la Storia, la sconcertante Storia”. Dieci, dicevamo, per dieci fotografie a testa. Cento immagini messe lì davanti a noi per ricordarci di esistere. Noi e gli altri. Da non dimenticare. Da portarci addosso, non per cambiare il mondo (lo volesse il Cielo), ma  almeno noi stessi. Per trasformare l’io indifferente nell’io partecipante. In qualche maniera. Ad ognuno la propria fetta di personale quotidiano eroismo. A chiedercelo sono le foto di Ivo Saglietti che da oltre un decennio ci mostra cosa significhi convivere con le conseguenze di un genocidio attraverso il fermo immagine sulla cerimonia di riconoscimento delle vittime di Srebrenica. E con lui Derek Hudson che nei suoi drammatici bianchi e neri ci fa rivivere l’esodo inarrestabile di popoli perseguitati documentato durante la fuga degli Hutu dai Tutsi. “Estado de Guerrero” è invece il racconto visivo realizzato da Alfredo Bosco (fra il 2018 e il 2019) in Messico in cui si denunciano le nefaste ripercussioni del narcotraffico su villaggi, città, persone adulte e bambini; di femminicidi in America Latina ci parlano poi le terribili immagini di Karl Mancini, così come sui diritti delle donne s’è concentrato in questi ultimi anni il lavoro della giovane Chloe Sharrock attraverso toccanti reportages nel campo di prigionia di Al-Hawl nel nord della Siria. E il percorso espositivo prosegue con un focus sul popolo yemenita raccontato da Mattia Velati, mentre Laura Secci ci svela la sua esperienza in Afghanistan all’interno della missione ISAF – International Security Assistance Force e Francesca Tosarelli, oggi diventata video maker, ha deciso di riprendere, nella Repubblica Democratica del Congo, le donne stanche di subire violenze che combattono all’interno di gruppi ribelli.

La sofferenza procurata da anni di guerra sui civili  è infine tangibile nelle immagini in Nagorno Karaback di Roberto Travan, mentre la resistenza dei giovani ribelli che lottano per la libertà in Myanmar è una silente denuncia che il giovane umbro Fabio Polese è riuscito a documentare come unico reporter italiano. Immagini che non possono non toccare e ferire le coscienze. Con la definizione visiva di “strappi” – guerre e violenze – difficili da ricucire. Non meno che da ricordare. Ecco dunque l’importanza e il valore di una mostra come questa che “si propone – conclude Quirico – di ridare alla sofferenza la sua vita di simbolo, di riportarne la presenza nella Città”.

Gianni Milani

“Strappi. Tra violenza e indifferenza”

Museo del Mastio della Cittadella, corso Galileo Ferraris 0, Torino; tel. 335/1889451 o www.artphotobonomo.it

Fino al 16 gennaio 2022

Orari: dal mart. alla dom. 11/19; lun. chiuso, ingresso libero

–         Ivo Saglietti “Il dolore di Srebrenica”, 2009

–         Derek Hudson: “Hutu Exodus”, 1997

–         Roberto Travan: “Nagorno Karaback, la pace può attendere”, 2020

–         Fabio Polese: “In Myanmar tra i giovani ribelli armati per la libertà”, 2021

 

La rassegna mensile dei libri: dicembre

Anno Ⅴ n. 12: dal gruppo facebook Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri

Si conclude il 2021 e anche la nostra rassegna letteraria tira le sue somme: tra i libri più discussi, che hanno animato la nostra pagina FB, ricordiamo i titoli e gli autori che si sono guadagnati più spesso la parte alta della pagina ricordiamo: Intervista col Vampiro, libro tornato alla ribalta in seguito ala morte della scrittrice Anne Rice; stessa sorte per La Figlia Ideale, di Almudena Grandes titolo che in molti hanno scoperto di recente; tra gli autori contemporanei, invece, ha guadagno molto favore La Cucitrice (Bookness, 2021), terzo romanzo che Katia Calandra dedica alle sue amate Marche: ispirato a una storia vera, il libro offre al lettore uno spaccato di vita del secolo scorso che svela un mondo perduto da ricordare e riscoprire e ricorda la lunga battaglia per i diritti delle lavoratrici del settore tessile..

Incontri con gli autori

questo mese si sono fermati a fare quattro chiacchiere con la redazione di Novità in Libreria.it:

Piero Isgrò, giornalista e scrittore siciliano autore di romanzi quali La Bambina Francese (2013), La Sposa Del Nord (2014), Finisce La Notte (2016) tutti pubblicati con Arkadia: da poco l’editore sardo ha pubblicato l’ultimo lavoro di Isgrò, La Porta Dipinta, un romanzo che racconta l’inconciliabile amore di Nicola e Regina sullo sfondo degli eventi storici più importanti del secolo XX.

Giuseppe Bresciani ha trattato temi diversi, ricavandone altrettante pubblicazione, come L’Inferno Chiamato Afghanistan (Lampi di Stampa, 2012), nel quale racconta la sua esperienza di “cane sciolto” nell’Afghanistan in guerra; in seguito ha pubblicato i racconti Il Cantico Del Pesce Persico (Phasar Edizioni, 2013), il romanzo La Frontiera (auto-produzione) e infine Le Infinite Ragioni, il romanzo intimistico sugli ultimi di vita alla corte del re di Francia di Leonardo da Vinci (Albeggi, 2015). Noi lo abbiamo incontrato in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, Il Cavaliere del Fiordo, pubblicato da Leone Editore.

Salvo Tosto, catanese, è l’esordiente autore dell’antologia di racconti Tempo Instabile – Si Consiglia Imprudenza, appena pubblicato da Leonida Editore: lo abbiamo intervistato in esclusiva per i nostri lettori.

Daniele Ruta è l’eclettico autore de Le Misteriose Ombre del Primiero (deComporre editore), un giallo ambientato in montagna che segue I Canti Generali Dell’Amore (Youcanprint), una raccolta di poesie molto apprezzata dai lettori. Novità in libreria l’ha intervistato per voi.

Abbiamo portato la vostra attenzione sui titoli noti, di nicchia, a volte dimenticati, da scoprire e riscopre: vi invitiamo a seguirci anche l’anno prossimo perché ogni giorno è un buon giorno per iniziare un nuovo libro; intanto la nostra redazione vi augura un buon anno nuovo, pieno di ottime letture!

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

I Musei Reali festeggiano l’inizio del nuovo anno con numerosi appuntamenti e attività

Per salutare il 2021 e accogliere il nuovo anno all’insegna della cultura e dello svago, i Musei Reali sono pronti ad accogliere torinesi e turisti con un ricco calendario di iniziative tra mostre, visite guidate e laboratori.

Questa settimana saranno apportate alcune modifiche agli orari di apertura dei Musei Reali:

– venerdì 31 dicembre aperto dalle 9 alle 16 (ultimo ingresso ore 15); la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà sarà visitabile dalle 10 alle 16 (ultimo ingresso ore 15);

– sabato 1° gennaio i Musei Reali rimarranno chiusi, mentre la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà sarà aperta dalle 11 alle 19 (ultimo ingresso ore 18);

lunedì 3 gennaio apertura speciale di Palazzo Reale, Armeria e Cappella della Sindone dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18) con ingresso a tariffa speciale di € 10 (€ 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18); la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà sarà visitabile dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18).

 

Fino al 9 gennaio, per i possessori della Tessera solidale dei Giardini Reali, tariffa speciale di € 10 per l’ingresso ai Musei Reali e di € 5 per la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà (info: CAMPAGNA DI TESSERAMENTO SOLIDALE PER I GIARDINI REALI – Musei Reali Torino (beniculturali.it).

 

Le attività con CoopCulture

Mercoledì 29 dicembre alle ore 11 e alle ore 15:30, giovedì 30 dicembre alle ore 11 e alle ore 15:30, venerdì 31 dicembre alle ore 11, domenica 2 gennaio alle ore 11 e alle ore 15:30, lunedì 3 gennaio alle ore 11 e alle ore 15:30 e martedì 4 gennaio alle ore 11 e alle ore 15:30 le guide e gli storici dell’arte di CoopCulture condurranno visita Benvenuto a Palazzo lungo le sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un percorso per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia. Il costo della visita è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Domenica 2 gennaio alle ore 15:30 le guide di CoopCulture accompagneranno il pubblico alla scoperta della mostra Cipro. Crocevia delle civiltà. Un percorso emozionante alla scoperta del fascino millenario dell’isola, raccontato attraverso le collezioni del Museo di Antichità, che costituiscono un nucleo pressoché unico nel panorama dei grandi musei europei, arricchito da prestiti provenienti da illustri istituzioni straniere tra cui il British Museum di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York. Il costo dell’attività è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto in mostra.

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Fino al 31 marzo 2022 è possibile prenotare una visita ai percorsi speciali dei Musei Reali.

Ogni martedì e venerdì, il pubblico potrà visitare i magnifici appartamenti della regina Maria Teresa al primo piano di Palazzo Reale, il Gabinetto del Segreto Maneggio e le suggestive Cucine Reali per rivivere gli antichi usi di Corte.
Venerdì 31 dicembre la visita non verrà effettuata causa chiusura anticipata per le festività natalizie.

Ogni mercoledì e sabato Collezionisti a Confronto: Riccardo Gualino e il Principe Eugenio di Savoia Soisson.

Un ricco percorso alla scoperta di due grandi personaggi accomunati dalla passione per l’arte per comprendere meglio l’evoluzione del collezionismo tra Sette e Novecento

Ogni giovedì e domenica sarà possibile approfondire le vicende storico-artistiche legate alla costruzione della Cappella della Sindone e ammirare i tesori conservati nella Sacrestia e nella Cappella Regia.
Costo delle attività: € 20 (€ 13 per Abbonamento Musei). Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Attività per famiglie

Mercoledì 29 dicembre alle ore 15:30 Animali dalla A alla Z – attività per famiglie e bambini  

Api, balene, coccodrilli, elefanti…cosa ci fanno tutti questi animali (e molti altri) ai Musei Reali? Bambini e famiglie potranno scoprirlo grazie all’intero alfabeto di animali curiosi e colorati nascosti tra le opere esposte in mostra. Si racconteranno le loro storie per poi realizzare un simpatico decoro a tema.

Attività consigliata per bambine e bambini dai 6 ai 10 anni con prenotazione obbligatoria.

Costo: € 10 Euro a bambino, gratuito per gli accompagnatori.

Info e prenotazioni: 011 19560449 – Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Ciprotour. Oltre il confine

Fino al 29 gennaio 2022 il pubblico potrà godere di una mostra diffusa che unisce i Musei Reali e le Biblioteche civiche di Torino. Il progetto, che mira a promuovere sul territorio la mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà, prevede una serie di piccole esposizioni in alcune biblioteche torinesi: narrazioni da Cipro e su Cipro entreranno nelle sale della Biblioteca Civica Centrale, alla Biblioteca civica Musicale Della Corte si parlerà di musica cipriota, al Mausoleo della Bela Rosin e alla Biblioteca civica Villa Amoretti si racconterà dell’isola sacra ad Afrodite e dei profumi della dea, alla Biblioteca civica Cesare Pavese di commerci e genti, di lingue e culture alla Biblioteca civica Primo Levi. E ancora, alla Biblioteca civica Don Milani, si terranno incontri su Cipro, porto e ponte del Mediterraneo. Il Bibliobus, inoltre, diffonderà in città le informazioni sugli eventi e sulla mostra.

 

Le mostre in corso

Nell’ambito dei progetti di collaborazione tra musei italiani e stranieri, i Musei Reali ospitano nelle Sale dei Maestri Caravaggeschi, al primo piano della Galleria Sabauda, l’opera di Orazio Gentileschi Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, in prestito dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. L’evento espositivo, prorogato fino al 20 febbraio 2022, è una straordinaria opportunità di confronto con l’Annunciazione, capolavoro dello stesso artista, celebre seguace di Caravaggio, custodito dai Musei Reali. Il confronto tra queste due opere permette di accostarsi al metodo di lavoro del pittore, che consiste nel riutilizzo di cartoni o di lucidi per comporre singole figure o intere scene.  Il volto di Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, dipinto tra il 1615 e 1620 ritorna con attitudine simile in quello della Vergine nell’Annunciazione di Torino, donata dallo stesso Gentileschi al duca Carlo Emanuele I di Savoia nel 1623 e oggi esposta nella Galleria Sabauda. La visita alla mostra è compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali.

 

Animali dalla A alla Z. Una mostra dedicata ai bambini è l’esposizione ospitata nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda fino al 3 aprile 2022. Il progetto, curato da Rosario Maria Anzalone ed Enrica Pagella, è concepito per bambini e famiglie, dall’altezza delle vetrine alle soluzioni grafiche: tra dipinti, disegni, incisioni, reperti archeologici e oggetti d’arte decorativa, quaranta opere dei Musei Reali sono accomunate dalla raffigurazione di animali, da indovinare in una modalità di fruizione partecipata. La visita alla mostra è compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali.

 

Il fascino millenario di Cipro, cuore del Mediterraneo e ponte tra Oriente e Occidente, è protagonista della mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà, che terminerà domenica 9 gennaio 2022. Ospitata nelle Sale Chiablese, è realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino ed è curata da Luca Bombardieri, docente di Archeologia cipriota, e da Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali. Si tratta di un’occasione unica per lasciarsi conquistare da una delle isole mediterranee più misteriose, il cui incanto è a tutt’oggi immutato: mitica culla di Afrodite, che nasce dalla spuma del mare cipriota, l’isola è crocevia di scambi commerciali e approdo di culture differenti in cui si forma la moderna concezione del mondo mediterraneo. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18). I biglietti possono essere acquistati su  Musei Reali di Torino | CoopCulture.

 

Fino al 9 gennaio 2022 i Musei Reali ospitano In Between, la prima mostra a Torino dedicata allo scultore piemontese Fabio Viale che ha conquistato notorietà internazionale grazie alle sue statue tatuate e alle straordinarie finzioni in marmo. Cinque opere monumentali allestite in Piazzetta Reale e un percorso curato da Filippo Masino e Roberto Mastroianni all’interno di Palazzo Reale testimoniano i campi di ricerca e presentano opere inedite, svelate al pubblico negli spazi della residenza sabauda. Realizzata in collaborazione con la Galleria Poggiali di Firenze, la mostra è compresa nel biglietto di ingresso ai Musei Reali.

 

La Biblioteca Reale

La Sala Lettura della Biblioteca Reale è aperta dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 15,15 ed è chiusa il sabato. Le consultazioni dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta.

Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina Orari e modalità di apertura della Biblioteca Reale – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

 

Museum Shop

Per rimanere aggiornati sulle pubblicazioni dei Musei Reali e per dedicarvi un pensiero, il Museum Shop è aperto. È disponibile anche online Musei Reali (shopculture.it).

 

L’abate Dinouart e l’arte di tacere

 “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli”.

 

Così si espresse, con mirabile sintesi, Umberto Eco parlando con i giornalisti durante la cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media all’università di Torino. Siccome Un bel tacer non fu mai scritto, stando al noto proverbio che ci ricorda come la bellezza del saper tacere al momento opportuno non viene mai stata lodata a sufficienza e, soprattutto, si continua a parlare spesso a vanvera, è forse il momento di rivalutare un bel libro scritto da un abate francese nel 1700. Al quarto capitolo del trattato intitolato Principi necessari per esprimersi nei libri e nei saggi l’abate Joseph Antoine Tousaint Dinouart (Amiens, 1716-1786) scriveva, descrivendo il primo principio, come fosse bene “ trattenere la penna, se non si ha da scrivere qualcosa che valga più del silenzio”. L’art de se taire ( l’arte di tacere) venne pubblicato a Parigi nel 1771  dall’editore Simon Bénard e rappresenta se non la più importante certamente la più famosa delle opere di questo ecclesiastico, attento agli aspetti mondani dell’epoca, dotato del talento di scrittore versatile e in qualche misura antesignano del grande Umberto Eco. L’abate Dinouart scrisse sui più svariati argomenti, prestando attenzione anche al mondo femminile e al rifacimento di opere non sue che gli fecero guadagnare il titolo, probabilmente non proprio gradito, di “Alessandro dei plagiari”. Trentatreenne, nel 1749, pubblicò un Trionfo del sesso che gli causò un insanabile attrito con le gerarchia ecclesiastiche che ne determinarono la scomunica. Tornando al suo L’arte di tacere occorre dire che si tratta di un vero e proprio trattato dedicato al tema del silenzio, scritto con prosa divertente e arguta nel  quale si raccontano molte verità oggi ancor più attuali di quanto già lo fossero in quell’epoca. Vi si sostiene che l’uomo che parla poco e scrive solo cose essenziali sarà un  buon scrittore, e senz’altro un politico migliore: “Il silenzio politico è quello di un uomo prudente, che si contiene, che si comporta con circospezione, che non si apre sempre, che non dice tutto ciò che pensa, che non chiarisce sempre la sua condotta e le sue intenzioni. È un uomo che, senza tradire le giuste ragioni, non risponde sempre esplicitamente per non lasciarsi scoprire”. E si comporta così perché, in generale, “è sicuramente meno rischioso tacere che parlare”. Dinouart, pagina dopo pagina, narrò sapientemente come fosse ampiamente preferibile l’arte del parlare a proposito a quella, poco nobile e piuttosto diffusa anche a quel tempo, dell’aprire la bocca a vanvera. L’arte del tacere andava considerata anche un’arte dell’eloquenza del corpo, tema che la civiltà cristiana per lungo tempo aveva ignorato pur essendo un capitolo importante dalla retorica classica. L’arte del tacere equivaleva alla padronanza di sé e della  capacità di relazione con gli altri: “L’uomo non si appartiene mai così tanto che nel silenzio”. Diviso in due parti ( nella prima l’abate descrisse i principi necessari per tacere, i diversi tipi di silenzio e le cause che li determinano; nella seconda si soffermò sul fatto che “si scrive male, si scrive troppo oppure non si scrive abbastanza” e su come occorresse esprimersi nei libri che venivano pubblicati), questo prezioso trattato si presta a una godibile e utile lettura. E’ pur vero che l’abate ricordava come i torchi nella Francia settecentesca gemevano per i troppi libri pubblicati ( e ancor oggi è così, non è forse vero?) ma L’arte di tacere non rientra tra le pubblicazioni  colpevoli di aver fatto sprecare la cellulosa.

Marco Travaglini

 

I piccoli borghi e le campagne, i contadini e i militari nelle tele dei Macchiaioli

Ad Asti, nelle sale di Palazzo Mazzetti, sino al 1 maggio 2022

Ottanta opere a rappresentare una trentina di artisti e a formare la mostra dei
“Macchiaioli”, curata da Tiziano Panconi, sino al 1 maggio 2022 nelle sale di Palazzo
Mazzetti, i nomi tra gli altri di Silvestro Lega e di Giovanni Fattori, di Telemaco
Signorini e di Giuseppe De Nittis, di Giovanni Boldini e di Cristiano Banti, l’apporto di
varie collezioni private come del Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli di Pistoia
o del Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’Arte di Lugano, la realizzazione dovuta alla
Fondazione Asti Musei in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti,
la Regione Piemonte e il Comune di Asti, un accurato percorso di approfondimento, un
progetto didattico con laboratori e visite guidate per la scuola dell’infanzia e primaria
come pure per quella secondaria di primo e secondo grado, la rivisitazione di
un’epoca, colma di piccoli capolavori, e di un movimento che, allontanandosi dalle
radici e dalle regole accademiche, diede vita ad una vera innovazione pittorica, tutto
questo a ribadire “come Asti sia ormai una meta sempre più importante sul piano
culturale”.
In una Firenze intesa come culla dell’arte d’Italia e capitale artistica dei piccoli
staterelli esistenti a metà dell’Ottocento, s’accende una nuova generazione d’artisti
che abbraccia non soltanto la rivoluzione fatta con le armi ma altresì quella artistica.
Gli incontri e le polemiche, i confronti e le discussioni animate sono all’interno del
Caffè Michelangelo, tra il 1855 e ’56, là dove più c’erano certezze e più era necessario
combattere contro i giudizi aspri e sprezzanti, pronti a mettere in ridicolo artisti e
opere (il titolo ridicolizzante di “Macchiaioli” arrivò nel 1862 da parte di un anonimo
redattore della “Gazzetta del Popolo”), della maggior parte dei critici. Nel maggio 1857
la prima grande polemica pubblica, allorché il direttore della Promotrice fiorentina,
Augusto Casamorata, comunicò a Telemaco Signorini il rifiuto da parte della
commissione giudicatrice di due sue opere, accusate “di accentuazioni chiaroscurali
eccessive, rigettando di fatto i tipi stilistici peculiari della ‘macchia’ e accendendo un
dibattito critico destinato a suscitare un’eco nazionale”. Più limpidamente, sosteneva
la genuinità di quegli artisti che “la visione delle forme solide è determinata dalla
proiezione della luce su di esse che crea zone d’ombra e zone di chiarore, costruendo
così, visivamente, le volumetrie”.
Sei sezioni a tema compongono la mostra, il paesaggio e il quadro storico rivisitato e
aggiornato con un’”impronta impressionista”, la violenza di certi chiaroscuri e le
piccole scene catturate nella familiarità di Piagentina, le tranquille colline di Fiesole, di
San Miniato e di Arcetri in lontananza; la poesia della natura e il naturalismo, pronto a
guardare al paesaggio urbano e alle campagne circostanti; in ultimo, la quiete e la
religiosa osservazione del Creato e un percorso che aveva il proprio punto d’arrivo nei
contrasti di luci e di ombre più raddolciti, che avvertiva a fianco, sul versante
letterario, le presenze veriste di Zola e di Verga, che “andava plasmando una cifra
stilistica del tutto originale e immediatamente riconoscibile”, che poneva l’attenzione
sugli sfondi sociali.
Spiccano nelle sale della mostra le “Acquaiole” di Vincenzo Cabianca, del 1864, un
gruppo di donne, chiuse nei loro costumi e rese stanche dall’attività, divise tra
l’asprezza del muro che le affianca e il mare in lontananza, “L’amore tra i campi”, un
corteggiamento dentro l’impercettibile fogliame della boscaglia, di Fattori che ci regala
anche due soggetti militari, una coppia di militari a cavallo e “L’artiglieria in marcia”
(1880 – 1881), bellissima scena che precede forse una battaglia, lo scalpitìo dei cavalli,
i comandi e la polvere, la collina sullo sfondo, ogni cosa sotto lo sguardo attento di due
contadine. Piena di dolcezza e di affetto materno è “La madre col bambino” (1866 –
1867), la compostezza delle “Contadine” di Cristiano Banti, di Odoardo Borrani la
ricerca dei particolari e la morbidezza dell’abito femminile nella “Visita al mio studio”
(1872), lo spartiacque che netto divide “Una via di Ravenna” del 1876, bambini che
giocano e donne che chiacchierano sulla porta di casa o lavano panni, la luce
accecante da un lato o sui tetti che fanno da sfondo al borgo, l’ombra dall’altro. Su
tutti, se volessimo inventarci una scala di valori, porremmo il “Bambino al sole” del
1869, un piccolo (cm. 19 x 16) olio su tela, opera di Giuseppe De Nittis, la verità cruda
e amara che colpisce molta adolescenza dell’epoca, i piedi scalzi, il povero abito e i
calzoni strapieni di toppe, il viso imbronciato, forse anche triste, ma con una indefinita
aria di sfida, un corpo poggiato contro un muro assolato e antico, alto realismo
suggestivo e crudele al tempo stesso.
Elio Rabbione
Nelle immagini: Silvestro Lega, “Mamma col bambino” (1866 – ’67), olio su tavola, coll.
privata; Telemaco Signorini, “Una via di Ravenna” (1876), olio su tela; Giovanni
Fattori, “Artiglieria in marcia” (1880 – ’81), olio su tela, coll. privata; Giuseppe De
Nittis, “Bambino al sole” (1869), olio su tavola, coll. privata, Courtesy Butterfly
Institute Fine Art, Galleria d’Arte, Lugano.