CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 458

Al via il 20° Glocal Film Festival

Giovedì 11 marzo inizia il 20° GLOCAL FILM FESTIVAL che si terrà fino a lunedì 15 marzo online sulla piattaforma streeen.org. 

L’apertura è affidata all’anteprima assoluta di Manuale di storie dei cinema, inno all’importanza della sala cinematografica, e si chiude con l’assegnazione del PREMIO RISERVA CARLO ALBERTO alla scenografa Paola Bizzarri (Nastro d’argento e David di Donatello per Habemus Papam). Cuore del Glocal, i concorsi per documentari e cortometraggi, Panoramica Doc Spazio Piemonte, e da quest’anno in programma anche un focus con una ‘Regione Ospite’ (per questa edizione, i Paesi Baschi) per scoprire le produzioni cinematografiche locali di altri territori.

Il 20° Glocal Film Festival è organizzato da Associazione Piemonte Movie, realizzato con il contributo di Regione Piemonte, il patrocinio di Città di Torino e Città Metropolitana di Torino, e il supporto di Film Commission Torino Piemonte e di Museo Nazionale del Cinema – Torino Film Festival. Main Partner O.D.S. Operatori Doppiaggio e Spettacolo. Main Sponsor Carlo Alberto.

20° GLOCAL FILM FESTIVAL 11 – 15 MARZO 2021  online su streeen.org

Torna dall’11 al 15 marzo 2021 il Glocal Film Festival di Torino che da 20 anni seleziona il meglio della produzione cinematografica legata alla vivace industria filmica regionale.

I titoli della 20ª edizione saranno disponibili in streaming su streeen.org e ognuno sarà accompagnato da presentazioni sui social con registi, interpreti e produttori, aprendosi a una platea diffusa su tutto il territorio italiano che il festival vuole conquistare grazie alle proposte dei film che compongono un programma più che mai glocal.

Il contesto attuale chiede al Glocal di mettersi nuovamente in gioco e se l’essere offline oppure online è dettato dalla situazione, l’obiettivo è quello di essere in ogni modo un festival LIVE! “Viene naturale chiedersi se un festival di cinema che non va nelle sale e le riempie dell’entusiasmo del pubblico, può comunque essere definito tale. – Commenta Gabriele Diverio, direttore del Glocal Film Festival – Eppure i festival, anche quelli virtuali, continuano a essere preziosi. Un festival di cinema è come quell’amico di cui ti fidi e a cui chiedi consigli su che quali film vedere. Se vi fiderete delle nostre scelte, siamo sicuri che amerete il 20° Glocal Film Festival.

Il 20° Glocal Film Festival, diretto da Gabriele Diverio, parte giovedì 11 con l’excursus dello storico rapporto tra Torino e le sue sale cinematografiche culminante con la situazione attuale raccontato ne Manuale di storie dei cinema di Stefano D’Antuono e Bruno Ugioli. Prodotto dalla Rossofuoco di Davide Ferrario, il lavoro riflette sull’identità e sul valore della sala cinematografica e della visione in sala, oggi messe a rischio a causa della pandemia – e sarà presentato in ANTEPRIMA ASSOLUTA direttamente dalle sale del Cinema Massimo di Torino.

I 33 titoli del festival 2021 incarnano appieno la volontà di uscire dai confini regionali, aprendosi nella narrazione e nella realizzazione a contaminazioni e coproduzioni, il tutto anche grazie a un comparto cinematografico regionale qualificato e dinamico, rafforzato dal lavoro di enti come il Museo Nazionale del Cinema e la Film Commission Torino Piemonte.

I 6 titoli di cinema del reale protagonisti del concorso PANORAMICA DOC – saranno valutati dalla giuria composta da Sarah Bellinazzi (Creative Europe Italia), Carlo Cresto-Dina (Produttore – Tempesta Film) e Matteo Marelli (Critico e giornalista) per ambire al Premio Torèt Alberto Signetto (2.500 €), dopo essere stati presentati a festival come la Festa del cinema di Roma, il Festival dei Popoli, il Thessaloniki Documentary Festival e La Havana International Film Festival.

Il doc prodotto dalla torinese Indyca CUBAN DANCER (domenica 14, ore 21) di Roberto Salinas segue tra L’Avana e Miami il giovane ballerino Alexis inseguire il suo sogno; DISCO RUIN (sabato 13, ore 21) di Lisa Bosi e Francesca Zerbetto è un visionario viaggio nell’Italia del clubbing; SLOW NEWS (domenica 14, ore 19) di Alberto Puliafito, indaga il lavoro di alcune redazioni in Italia e all’estero che lavorano per far tornare al centro il ruolo sociale del giornalismo; UMBERTO B. (sabato 13, ore 19), ultimo lavoro del torinese Francesco Amato traccia la biografia di una delle figure più indecifrabili della storia italiana politica e sociale: Umberto Bossi. LIBRO DI GIONA (venerdì 12, ore 20) di Zlatolin Donchev, prodotto dai fratelli De Serio, mostra la quotidianità di un senzatetto e l’inattesa eredità che gli permetterà di voltare pagina; ne LA MIA STORIA SI PERDE E SI CONFONDE (venerdì 12, ore 22) i registi Daniele Gaglianone e Imogen Kusch, conducono gli allievi e le allieve della Scuola Volonté di Roma a esplorare il confine tra finzione e verità.

Il contest SPAZIO PIEMONTE presenta 16 cortometraggi in quattro appuntamenti e la giuria formata da Davide Catalano (Corti in Cortile), Joana Fresu de Azevedo (Sedicicorto) e Roberto Gagnor (sceneggiatore), assegnerà il Premio Torèt Miglior Cortometraggio (1.500 €) oltre al Premio O.D.S. – Miglior Attore, Premio O.D.S. – Miglior Attrice e Premio Miglior Animazione. Le giurie partner proclameranno i vincitori dei premi Cinemaitaliano.info – Miglior Corto Documentario, Machiavelli Music – Miglior Colonna Sonora e Scuola Holden – Miglior Sceneggiatura.

L’attenzione che il Glocal riserva alla produzione locale si traduce anche in collaborazioni con realtà che similmente puntano i riflettori sulle specificità cinematografiche di altri territori: il focus FROM LOCAL TO GLOBAL: LET’S ACT ‘GLOCAL’ TOGETHER! propone 4 cortometraggi provenienti da altrettanti festival italiani con cui il Glocal è gemellato – Corti in Cortile, Lago Film Fest, Sedicicorto Forlì International Film Festival e Skepto International Film Festival – per mostrare la varietà e la qualità della produzione di film brevi nelle diverse regioni e a questi si aggiunge 1 film breve internazionale con una ‘REGIONE OSPITE’ che per questo 2021 saranno i Paesi Baschi (Spagna), grazie a Kimuak, ente che si occupa di promuovere il cinema dei Paesi Baschi nel mondo. Il tema della produzione regionale convergerà nel panel ORIZZONTE CORTI: UNO SGUARDO REGIONALE.

Oltre ai premi delle sezioni competitive, il Glocal Film Festival riserva a personaggi e professionisti di spicco legati alla regione il PREMIO RISERVA CARLO ALBERTO che quest’anno verrà assegnato alla scenografa PAOLA BIZZARRI, nata a Roma ma torinese d’adozione. Paola Bizzarri sarà ospite del festival lunedì 15 marzo alle 19 insieme a SILVIO SOLDINI, per un incontro trasmesso online sulla pagina FB del festival che ripercorrerà la sua carriera con momenti e aneddoti del sodalizio col regista, per il quale ha reinventato le strade di Torino nel Il comandante e la cicogna oltre ad aver collaborato ad altri suoi celebri film come Pane e Tulipani e Agata e la tempesta. Scenografa dalla carriera decennale, è vincitrice del Nastro d’argento alla migliore scenografia e del David di Donatello per il Miglior Scenografo per Habemus Papam di Nanni Moretti ed ha firmato le scenografie della fortunata serie tv Braccialetti Rossi.

I 5 giorni di festival propongono anche la speciale sezione fuori concorso dall’evocativo nome Lock & Short dedicata ai corti che restituiscono in immagini l’emergenza pandemica e il confinamento tra le mura di casa. Il Glocal non rinuncia alle occasioni formative e per la settima edizione del Premio Professione Documentario (500€) è stato scelto il documentario We Are The Thousand di Anita Rivaroli che verrà proposto agli studenti dei 10 istituti scolastici del Piemonte che hanno aderito al progetto. Inoltre, tra i cortometraggi iscritti a Spazio Piemonte sono stati 25 quelli realizzati all’interno delle scuole e tra questi è stato selezionato il vincitore del Premio Comix.

Lo staff del festival introdurrà gli appuntamenti con le dirette sulla pagina FB @PiemonteMovieGlocalNetwork con gli autori dei film in programma. 

I film del 20° Glocal Film Festival sono disponibili dalla messa online e per le 48 ore successive (biglietto 3,50 €, abbonamento festival 12 €) sulla piattaforma streeen.org.

Info info@piemontemovie.com / 328.8458281 / www.piemontemovie.com / www.facebook.com/PiemonteMovieGlocalNetwork / www.instagram.com/piemontemovie

20° Glocal Film Festival è organizzato da Associazione Piemonte Movie, realizzato con il contributo di Regione Piemonte, il patrocinio di Città di Torino e Città Metropolitana di Torino, e il supporto di Film Commission Torino Piemonte e di Museo Nazionale del Cinema – Torino Film Festival. Main Partner O.D.S. Operatori Doppiaggio e Spettacolo. Main Sponsor Carlo Alberto.

“Il piacere dell’onestà” per mantenere vivo il rapporto tra spettatore e palcoscenico

Che cosa sta succedendo al di là delle porte sbarrate dei teatri, in questa annata di pandemia che sta sgretolando cartelloni e iniziative, che prende a calci la Cultura (ma la colpa non sta soltanto tutta lì, a Roma si decidono – si sono da tempo decisi – decreti che pensano poco e male alla nostra pancia e nulla ai nostri sentimenti teatrali), che cancella un’intera attività, che soffoca i pensieri e l’aggregazione?

 

Che cosa si fa per tener debolmente viva la candela che forse è ancora in grado di non spegnersi del tutto (aspettiamo questo benedetto 27 marzo e poi vedremo se allontanarci per sempre dal capezzale o tornare timidamente, con ogni accorgimento mai pensato, a occupare un teatro, o una sala cinematografica), grazie ad un occhio privato e vittima della solitudine, non mescolato al rosso delle poltrone e dei sipari, che ci porta nelle case, ancora una volta, almeno le voci e le battute, i corpi che si muovono, gli attori che esprimono sentimenti, un regista che guida ogni cosa attraverso le pagine di un copione?

Il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale ha realizzato Camere nascoste. Svelare il teatro a porte chiuse, curato dal regista e videomaker Lucio Fiorentino attraverso una serie di docufilm. Grazie al link www.teatrostabiletorino.it/camerenascoste è possibile riappropriarci con uno sguardo della scena, dopo il Garcìa Lorca della Casa di Bernarda Alba (che aveva avuto brevissima vita sul palcoscenico nei mesi scorsi), con il titolo “Dov’è finita la normalità?” si hanno le prime immagini di The Spank di Hanif Kureishi, che avrebbe dovuto avere il proprio debutto nel dicembre scorso e che verrà riproggrammato nel corso di quest’anno: due attori, Valerio Binasco e Filippo Dini, quest’ultimo a curare anche la regia del testo nella nostra città in prima mondiale, per due amici da sempre legati da un rapporto di solidi affetti e complicità che all’improvviso si incrina mettendo allo scoperto una rete di contraddizioni e divergenze finora mai immaginata. Con “Il fantasma della verità” (titolo spudoratamente bunueliano) ci viene restituito per immagini quel Così è (se vi pare) che con la regia a tratti sconcertante ma solidissima di Dini avevamo visto al Carignano: non soltanto immagini, ma altresì interviste e approfondimenti e sviluppi che ancor più e più chiaramente ci avvicinano al testo pirandelliano.

Da pochi giorni è ultimo arrivato “Le bestie” a mostrarci le riprese delle prove (anche questo spettacolo verrà programmato nel corso di quest’anno), approfondite in ogni loro sguardo d’analisi, ancora di un testo di Pirandello, quel Piacere dell’onestà che proprio a Torino ebbe il suo battesimo 104 anni fa, nel novembre del ’17, con la compagnia di Ruggeri. Anche per questo riavvicinamento tra spettatore e palcoscenico, il link ci offre immagini, stralci di dialogo a spingerci verso la curiosità, sentimenti, percorsi a viva voce attraverso i personaggi della commedia, in primo luogo il Baldovino di Valerio Binasco (sua anche la regia, affrontata quasi di sghembo, immergendosi nella “profonda sgradevolezza” del protagonista con un “forte disagio”, con una costante amarezza, scena dopo scena, arrivando ad uno sfacciato “odio questo spettacolo”). Trasportando l’azione agli anni Cinquanta del ‘900, in un ambiente freddo e spoglio inventato da Nicolas Bovey, Angelo Baldovino piomba nelle regole borghesi di un ferreo nucleo familiare e le contorce, ne mina le ipocrisie, egli solitario perdente, appartato da tutti e da tutto, ma allo stesso tempo sottile raisonneur, lucido esempio del panorama pirandelliano, capace di dare comodamente la mano a Leone Gala o ad un Ciampa, che all’ombra di quei ragionamenti indossa la maschera di padre e di marito, restituendo con il matrimonio una veste d’onestà a una ragazza che è stata resa madre da un uomo sposato: ma con quei ragionamenti l’uomo costruisce e incappa in quel ruolo di facciata che subito odia e allontana, convinto com’è che a quel finto concetto debba subentrare la verità più assoluta, la ragione e l’intelligenza in grado di ristabilire l’ordine. A quel che per ora intravediamo sulla scena, Binasco conduce con un sottile percorso di sguardi e di sentimenti, di dialettica e di inaspettata disperazione il proprio personaggio, di esatta ribellione; Orietta Notari è una grintosa suocera che vorrebbe dettare e mantenere ben saldo quel personale gioco delle parti ma che è costretta a soccombere; Giordana Faggiano e gli altri attori si muovono attraverso la partitura che Binasco ha impostato. Li attendiamo al debutto, sulle vere tavole del palcoscenico.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini sono di Luigi De Palma

Nel libro di Stancati il racconto degli anni “ribelli”

“1964…Dialoghi prima delle barricate”. Le  contestazioni che portarono al ‘68

Data simbolo. Un anno diventato storia. Del ’68 – l’anno della contestazione studentesca, dell’occupazione delle scuole e degli Atenei, del movimento operaio, delle barricate, dei cortei, dei lacrimogeni e delle cariche di polizia – s’è detto e si continua a dire ancor oggi di tutto e di più.

 

Senza mai toccare “verità” lapidarie e una volta per tutte definitive: “ straordinario momento di crescita civile” per molti, “fenomeno di conformismo di massa, ondata eversiva che ha messo in pericolo la stabilità della società liberaldemocratica” per altri. Certo è che il ’68 non è di sicuro nato dal nulla. Non è stato fulmine a ciel sereno. E proprio per questo studiare più a fondo gli eventi che, a livello internazionale, ne prepararono l’avvento servirebbe, forse di più, a meglio identificarlo e a comprenderne cause e conseguenze. E’ quanto intende fare, con buoni e stimolanti risultati, nel suo secondo libro Luigi Stancati (per tutti Gigi), nato a Caluso nel ‘45 ma da sempre residente a Torino, cardiologo di mestiere e scrittore per talento e passione, già autore nel 2019 de “Il secolo breve di Abramo” (Neos edizioni), la storia della sua famiglia fra gli anni Venti ed il secondo dopoguerra. Ora Gigi Stancati si presenta con le 208 pagine di “1964…Dialoghi prima delle barricate”, sempre per Neos edizioni e un’ importante prefazione dello storico Giovanni De Luna. Il libro è un nuovo capitolo della sua autobiografia in cui si richiamano alla memoria gli anni del passaggio dal liceo (prima al D’Azeglio, poi al Gioberti di Torino) all’Università: dal 1964 al 1967, ovvero quelli subito prima delle barricate. “Gigi Stancati – scrive De Luna – è una guida eccellente per destreggiarsi in quel ‘prima del ‘68’ e ci aiuta a decifrare il senso convulso e incalzante degli eventi che affollarono quella fase storica”. Se il ’68, infatti, ha ingoiato tutto quello che c’era prima ed è venuto a marcare in modo indelebile tutto quello che è venuto dopo, travolgendo società e costumi, non per questo deve farci dimenticare, proprio per meglio comprenderlo, quella lunga serie di fatti che nel mondo e nel nostro Paese l’hanno preceduto e preparato: dalle rivolte studentesche a Berkeley, alle manifestazioni contro la guerra del Vietnam, fino alla rivoluzione culturale in Cina e nel gennaio del ’66, in Italia, all’occupazione della Facoltà di Sociologia a Trento, seguita nel febbraio dello stesso anno dalle inchieste pubblicate da “La Zanzara” del liceo “Parini” di Milano. Tappe importanti di un lungo iter che porterà, il 27 novembre del ’67 all’occupazione a Torino di Palazzo Campana, per arrivare al ’68 e, prima ancora del Maggio francese, alla data fatidica (fra gli eventi clou del movimento sessantottino) di quel primo marzo che vide gli scontri – per la rioccupazione della Facoltà di Architettura a Roma – fra studenti e polizia a Valle Giulia, terminati con il pesante bilancio di centinaia di feriti, di ben duecento fermi e dieci arresti. Seconda puntata della sua saga autobiografica, in questo “romanzo di formazione” (in cui non manca l’appassionata testimonianza di un’epoca) Gigi Stancati narra con allegria ed emozionante intensità le avventure e disavventure di un gruppo di giovani amici torinesi, raccontati tra incontri al bar, vacanze estive a Noli o ad Alassio ed invernali a Sauze d’Oulx, ma anche protagonisti di più importanti riunioni politiche alla sede del PSIUP così come di lezioni e proteste a Palazzo Campana. Il tutto in una colorata scenografia fatta di capelli lunghi e gonne corte, jukebox e cortei, canzoni che anticipavano i cambiamenti e segnavano profonde incomprensioni generazionali. “In tutti – scrive Stancati – c’era la volontà di esserci, di testimoniare e partecipare a eventi che intuivamo essere importanti”. E accanto alla spensieratezza di quegli “Happy Days”, il filo della memoria non manca di lasciare spazio anche al “ricordo triste di chi si è perso per strada”.

g. m.

“Intimo e politico”, quattro artisti svelano l’universo femminile

“Intimo e politico”, il titolo della mostra che ha ospitato la Galleria d’Arte Contemporanea Raffaella De Chirico, un viaggio attraverso temi come l’olocausto, la prigionia, il femminismo,ancor più attuali oggi

“Intimo e politico”. Questo il titolo, apparentemente dicotomico,dell’interessante mostra che ha ospitato la galleria torinese d’arte Contemporanea Raffella De Chirico, dedicata a una variegata serie di tematiche di grande attualità,  dalla famiglia alle donne, dalle migrazioni al femminicidio, dalla violenza alla libertà negata fino all’ Olocausto. Fatti tragici che, nell’esposizione, sono stati svelati attraverso le opere di quattro artisti, Claudia Hans, Eugenia Martinez, Nico Mingozzi e Claudia Virginia Vitari.

Di Claudia Hans, artista nativa di Città del Messico, è stata esposta una selezione di lavori appartenenti al progetto ‘Silent Songs’, in cui l’artista è intervenuta sulle immagini e sui testi del libro scritto nel ’45 e intitolato “Songs for my Grandmother”, trasformato in un’opera attuale, in cui i momenti della vita di sua nonna e la sua emigrazione in Messico sono narrate simultaneamente rispetto a quanto accaduto durante l’Olocausto. In questo modo è possibile osservare il parallelismo della situazione odierna tra il Messico e il suo Paese d’origine, la Germania.

Il lavoro fotografico di Eugenia Martinez, artista messicana, nativa di Monterrey, che tuttora vive e lavora a Città del Messico, evidenzia come il sistema e il potere patriarcali siano ancora benpresenti a livello sociale, economico e politico. Le stampe che ha scelto l’artista sono vintage e rivelano figure di spose bambine, famiglie e gruppi di uomini sulle quali l’artista non lavora direttamente, ma attraverso il vetro sovrapposto all’immagine, capace esso stesso di diventare parte essenziale dell’opera. Su di essa la fotografa interviene tanto a livello visivo, in quanto le immagini sono circondate dalle parole da lei scritte in modo ossessivo, sia con un proposito semantico. Sono infatti riportate frasi di politici corrotti, di donne trattate come serve, uccise per essersi rifiutate di adempiere ai propri “doveri”.

L’artista Nico Mingozzi, nativo di Portomaggiore, in provincia di Ferrara, dal 2010 lavora sulla fotografia vintage,  in particolare quella dei primi del Novecento, in cui le immagini femminili, della coppia e della famiglia su rivelano attraverso la presenza di figure austere, inespressive o fintamente espressive. L’artista distrugge, così, in modo violento qualsiasi idea di famiglia politicamente corretta; le figure da lui colte, severe e rigorose, si sfaldano a colpi di tagli, graffi, inserti metallici, capaci di esprimere la crisi della famiglia tradizionale.

Ultima artista in mostra è stata Claudia Virginia Vitari, di nascita torinese, ma ora residente e attiva a Berlino. Da sempre focalizzail suo lavoro artistico su lunghi progetti di ricerca e collaborazione su tematiche sociali quali la detenzione e la criminalità, cogliendo attraverso il suo obiettivo fotografico soggetti con diagnosi di malattia mentale rifugiati e richiedenti asilo. Le grandi installazioni realizzate dall’artista sono accompagnate da disegni e serigrafie (scelte queste ultime per la mostra), che illustrano maggiormente in dettaglio alcune delle storie che compongono il progetto installato.

I disegni che l’artista ha proposto in mostra fanno parte del progetto intitolato “Lagermobi: Osservazioni”, il suo ultimo lavoro realizzato sui rifugiati e richiedenti asilo in Germania, in occasione del quale la Vitari si è  addentrata nelle storie personali degli attivisti fornendo al progetto stesso una prospettiva diversa. Questo lavoro è nato dalla collaborazione con il gruppo Lager Mobilization Network e i soggetti ritratti sono persone che l’artista ha conosciuto nei campi di accoglienza; le frasi stampate sui disegni sono state scelte o scritte direttamente dagli attivisti. Lagermobi è un piccolo gruppo nato a Berlino, che ha come scopoquello di unire l’attività sociale e i rapporti interpersonali all’attività politica.

Mara Martellotta 

 

“Intimo e politico”

Galleria d’arte Contemporanea Raffaella De Chirico

Via Giolitti 52, 10123 Torino

Info@dechiricogalleriadarte.it

 

Le giornate FAI per le scuole

Da lunedì 8 a sabato 13 marzo 2021. Centinaia di luoghi identitari raccontati su Instagram dagli studenti Apprendisti Ciceroni del FAI. Un’edizione completamente digitale conferma e rinnova l’impegno del FAI per la Scuola.

 

TANTI I LUOGHI RACCONTATI IN PIEMONTE

Da lunedì 8 a sabato 13 marzo 2021 torna il grande evento nazionale che il FAI – Fondo Ambiente Italiano da nove anni dedica al mondo della scuola, e in quest’anno così difficile per studenti e docenti, date le restrizioni dovute alla pandemia, si rinnova con un’edizione completamente digitale. In occasione delle Giornate FAI per le Scuole gli studenti, formati dai volontari del FAI in collaborazione con i docenti, saranno chiamati ancora una volta a mettersi in gioco in prima persona, per scoprire da protagonisti la ricchezza del patrimonio culturale italiano e raccontarla ai loro pari, ma quest’anno lo faranno in centinaia di visite guidate online, con video in diretta Instagram e in differita sui canali IGTV delle Delegazioni FAI, visibili da tutti anche sul sito www.giornatefaiperlescuole.it .

Oltre 4000 Apprendisti Ciceroni700 video in programma, di cui 122 in diretta nella sola giornata di mercoledì 10 marzo, e 264 luoghi da visitare online, quasi 50 in più dell’edizione del 2019: sono numeri che dimostrano il desiderio dei giovani studenti di uscire dall’isolamento, per vivere un’esperienza di cittadinanza attiva e di educazione tra pari, anche se a distanza, e per non perdere l’opportunità di formarsi e di arricchirsi culturalmente, raccontando insieme al FAI le bellezze del nostro Paese.

 

Elenco completo delle trasmissioni su

https://www.fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-per-le-scuole/i-luoghi-aperti?regione=PIEMONTE

(Foto Barbara Verduci)

Sanremo unlimited scopre nuovi talenti

La rassegna nonostante le difficoltà del momento riesce a proporre in live a discografici e produttori i nuovi talenti della musica leggera.

Con il patrocinio di CASA SANREMO, il format prodotto dal torinese Francesco Ganci, seguendo attentamente le direttive del CST e delle autorità competenti anche nel periodo del Festival di Sanremo 2021 è stato tra i pochissimi eventi ammessi nella città ligure.


Nell’ambito della sala Luigi Tenco, per l’occasione attrezzata come elegante studio
televisivo, con gli auguri fatti dal Presidente di Casa Sanremo Vincenzo Russolillo,
bellissime voci sono state presentate a Maurizio Rusty Rugginenti, il titolare
dell’etichetta discografica milanese “Rusty Records” (con i suoi artisti vincitrice del
Festival di Sanremo 2013, seconda classificata nel 2016 e nel 2020), e al “vivace”
produttore di origine veneta Cristian Gallana. Alcuni di loro avranno presto buone
notizie, dato che gli addetti ai lavori hanno già anticipato il loro interesse per future
produzioni nel campo della musica leggera.

Tra gli ospiti c’era Namida già finalista in Area Sanremo e prossima rappresentante
italiana al New York Canta. Namida è molto di più che una semplice promessa. Ci
scommettiamo !!

Tutti i partecipanti hanno ricevuto il National Voice Awards, prestigioso
riconoscimento al talento canoro.


Una straordinaria Consuela di Monaco, da oltre 10 anni opinionista di moda e costume
nella televisione della Romania, in passato vincitrice dei più prestigiosi titoli nei
concorsi di bellezza internazionali, ha fatto da madrina all’evento. L’organizzazione le
ha consegnato il premio per ciò che fino ad ora ha rappresentato nel glamour e nel
gossip, sapendo inoltre che nel suo immediato futuro ci sarà un ruolo in una produzione
cinematografica romana.

Grazie per la preziosa collaborazione a Paolo Formia e Daniele Morelli.
Sanremo Unlimited nella quattordicesima edizione ha confermato il suo ruolo di leader
nella ricerca degli emergenti nel panorama nazionale. Nell’attesa che si possa
nuovamente tornare alla normalità, con soddisfazione mettiamo in archivio l’edizione
2021

Cinema al femminile Incontro con la regista Alice Filippi

Sulla pagina facebook della Biblioteca civica Arduino

Serata d’eccezione, a Moncalieri, per celebrare la giornata dei diritti della donna. La biblioteca civica Arduino festeggia l’8 marzo insieme ad Alice Filippi, giovane e già affermata regista, presentandola in dialogo con l’assessore alla Cultura e alle Pari Opportunità Laura Pompeo e con Valerio Vigliaturo, direttore del premio Inedi-To-Colline di Torino. L’appuntamento è lunedì 8 marzo alle ore 18 in diretta streaming sulla pagina facebook della biblioteca: @bibliomonc. L’evento è a cura dell’associazione Il Camaleonte. 

Alice Filippi è nata a Mondovì nel 1982. Diplomata alla New York Film Academy in regia, ha lavorato con Carlo Verdone come aiuto regista in molte pellicole del regista romano. Tra le altre: “Il mio miglior nemico”, “Grande Grosso e Verdone”, “Posti in piedi in Paradiso”, “Cenerentola – una favola in diretta”, “Sotto una buona Stella”. E’ stata anche collaboratrice alla regia su set imporanti, al fianco tra gli altri di registi del calibro di Ron Howard, Sam Mendes, Clint Eastwood. La sua opera prima, “Sul più bello”, ha spopolato nelle sale italiane, in particolare tra i più giovani, nel 2020. E’ stata anche candidata con un suo documentario al David di Donatello. 

Dall’inizio del nostro mandato, ormai 6 anni fa, abbiamo dato priorità assoluta e continuativa alle politiche di genere e al tema delle pari opportunità – dichiara soddisfatta l’assessore alla Cultura e alle Pari Opportunità Laura Pompeo – Un lavoro che parte quindi da lontano, un passo dopo l’altro, per superare gli stereotipi di genere e aiutare la comunità a elaborare questi temi sul piano culturale. Anche e soprattutto così si superano le condizioni alla base di tanti episodi, anche recenti e gravi, di violenza sulle donne. Episodi purtroppo in aumento anche per il difficile contesto sociale ed economico determinato dalle misure di contenimento del virus”. Su questi temi il sesto anno di mandato è partito alla grande lo scorso autunno: “Abbiamo proposto in streaming due rassegne, entrambe partecipatissime – traccia un bilancio Pompeo – ‘Il 25 Novembre è tutti i giorni’ in collaborazione con Artemixia e ‘Donne di valore’ con il Rosa e il Grigio”. Infine, la biblioteca offrirà diversi spunti di riflessione sui diritti della donna, proponendo ai suoi lettori una selezione di libri e film sul tema, da prendere in prestito.

I deputati delle minoranze straniere che sfidarono il Duce

Non molti sanno che nella XII legislatura del Regno d’Italia, l’ultima dove gli elettori poterono esprimere un voto, dopo l’approvazione delle ‘Leggi Fascistissime’ nelle quali il fascismo divenne regime, a Montecitorio rimase una piccola pattuglia di deputati che non vennero fatti decadere in conseguenza delle leggi speciali di difesa dello Stato che defenestrarono l’opposizione e sciolsero tutti i partiti ad eccezione del PNF.

Erano i due deputati sloveni Josip Wilfan ed Engelbert Besednjak eletti in rappresentanza delle minoranze slovena e croata. Rimasero nel Parlamento Italiano e con loro i colleghi tedeschi Tinzel e Sternbach, grazie al Trattato di Rapallo con la Jugoslavia del 1924 che Benito Mussolini non voleva prolungare ma al momento dell’entrata in vigore delle sopracitate leggi era ancora in vigore. Per i due deputati eletti dalla comunità slovena e croata della Venezia Giulia, nati nell’Impero Austro-Ungarico, portare a termine il mandato parlamentare non fu certamente semplice. Besednjak, di tendenze cristiano-sociali, insieme al nazionale liberale Vilfan, fu il più alto rappresentante di una comunità di oltre 500mila sloveni e croati che vivevano sotto l’ombrello del Regno d’Italia, in conseguenza dei nuovi confini dettati dalla pace di Versailles. Gli appassionati interventi del deputato ed avvocato nato a Gorizia regnante ‘Cecco Beppe’ (Francesco Giuseppe d’Asburgo) e diventato suo malgrado cittadino italiano sono raccolti in un volume ‘Engelbert Besednyak v parlamentu – Discorsi parlamentari dell’on. Engelbert Besednyak’ in italiano ed in sloveno, edito a Trieste nel 1996 a Trieste a cura del Circolo per gli studi sociali Virgil Scek. Nel libro vengono riportati interventi, interrogazioni, ordini del giorno dell’appassionato lavoro a Montecitorio a difesa della minoranza slovena e croata in Italia e, in generale, dei diritti umani. L’attività si articola a partire dall’indirizzo di risposta al discorso della Corona del 4 giugno 1924, nel quale Besednjak, il primo discorso pubblico del deputato pronunciato in lingua italiana nel quale sottolinea ‘l’importanza decisiva che ha la politica verso le minoranze per la missione che ha da compiere l’Italia nel mondo’, una mano tesa che il cosiddetto ‘fascismo di frontiera’ lasciò tale. Una particolare attenzione è dedicata alla soppressione delle scuole slovene ed alla riforma del ministro del Giovanni Gentile che imponeva l’italiano come lingua di insegnamento in tutta Italia. Nel suo ultimo discorso pronunciato alla Camera dei deputati, dichiarò che dopo l’abolizione delle scuole croate e slovene, ogni famiglia jugoslava in Italia sarebbe diventata essa stessa una scuola. Nel 1929 Besednjak emigrò in Argentina, ma già l’anno successivo ritornò in Europa per lavorare al Congresso delle Minoranze Etniche Europee di Vienna, di cui fu vicepresidente]. In seguito si stabilì nel Regno di Jugoslavia, a Belgrado. Nel periodo tra le due guerre lavorò nel Partito Popolare a supporto della fazione centrista guidata dal politico cristiano-democratico Andrej Gosar. Dopo il 1935, quando il partito decise di supportare il governo conservatore guidato da Milan Stojadinović, Besednjak si fece sempre più critico della sua linea. Passò gli anni della Seconda guerra mondiale a Belgrado, dove non si unì a nessuna fazione politica in lotta contro l’occupazione tedesca. Inizialmente si tenne a distanza sia dai partigiani sia dalle milizie collaborazioniste. Dopo il 1943 iniziò a collaborare con il cosiddetto “centro cattolico” guidato da Jakob Šolar e Andrej Gosar nella provincia di Lubliana e da Virgil Šček nella Venezia Giulia, nel tentativo di bilanciare il Fronte di liberazione del popolo sloveno di orientamento comunista e le varie forze anti-comuniste. Dopo il 1944 si avvicinò al movimento partigiano di Tito, ritenendo il movimento comunista l’unico in grado di realizzare l’annessione del litorale sloveno e dell’Istria alla Jugoslavia e di tenere unito un paese etnicamente così ricco. Nel 1950 Besednjak si stabilì a Trieste, dove collaborò alla fondazione dell’Unione Sociale Slovena Cristiana, che in seguito si fuse con altri partiti conservatori nell’Unione Slovena. Dopo l’annessione de facto della zona A del Territorio Libero di Trieste all’Italia nel 1954, si ritirò dalla vita pubblica. Alla fine degli anni cinquanta pubblicò un libro di memorie dedicato all’amico e collaboratore Virgil Šček, che resta ancora oggi una delle fonti più importanti per la storia dei movimenti politici sloveni e croati nel Regno d’Italia.

Engelbert Besednjak morì a Trieste nel 1968.

Massimo Iaretti

 

“I mondi di Mario Lattes # 1”: si torna online

Nuovo tour virtuale per la mostra allestita alla “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba
https://fondazionebottarilattes.it/i-mondi-di-mario-lattes-1/

Monforte d’Alba (Cuneo)
Certo ci va una buona dose di coraggio e di testarda passione a progettare e a mettere in piedi oggi mostre d’arte. Di questi tempi, per mostre e musei è infatti un continuo ondivago balletto di aperture e chiusure, al ritmo un po’ lugubre dell’andamento pandemico. Zona gialla, arancio, rossa, bianca. Si apre in presenza e non si sa quale sarà il finale. O, al contrario, si apre online e si termina in presenza. O, ancora ci si avvia online per poi passare in presenza e approdare di nuovo, a metà percorso, online fino a concludere il tragitto, forse, in presenza. E’ quanto capita alla retrospettiva “I mondi di Mario Lattes # 1” dedicata dalla “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba alle opere “recuperate” (alle nuove acquisizioni che vanno ad arricchire il patrimonio della collezione permanente) dell’eclettico artista torinese. Inaugurata online, causa emergenza sanitaria, il 22 dicembre scorso, la rassegna é stata aperta al pubblico, a seguito del passaggio del Piemonte in “zona gialla”, il 10 febbraio e da lunedì primo marzo, di nuovo trainata dal passaggio della Regione in “zona arancio”, in visione web. Quali saranno i prossimi passi? Per ora – e ci piace darne informazione perché la mostra è davvero suggestiva e ricca di intrigante visionarietà – nell’attesa della possibile riapertura al pubblico, l’esposizione sarà nuovamente presente e visitabile sul sito della “Fondazione”, con una pagina di approfondimento online, con immagini di dipinti, contenuti testuali e testi critici e con un vero e proprio “tour virtuale” che permette di rendere più realistica l’esperienza di visita alla mostra: https://fondazionebottarilattes.it/i-mondi-di-mario-lattes-1/

In parete, troviamo così i “soggetti onirici” di Mario Lattes (Torino, 1923-2001) e le sue “figure archetipe” popolanti atmosfere surreali condivise da oggetti e presenze simboliche (la farfalla, la conchiglia, l’uovo, la mano) messe lì a far memoria dolorosa in un bagno profondo di risentito e amaro umorismo; al pari delle sue “marionette” e dei suoi “alter ego” tutt’altro che giocosi e rassicuranti insieme alle nature morte con “cianfruscole” o cianfrusaglie che il pittore amava collezionare e agli studi di volti e personaggi dai tratti scultorei ed essenziali nella geometrica astrazione delle forme. Una quarantina le opere esposte: dipinti figurativi, ma con valenze fortemente oniriche, dai tratti marcatamente espressionistici, realizzati da Lattes nell’arco temporale che va dal 1959 al 1990. Sono opere mai finora esposte, facenti parte delle nuove acquisizioni recuperate dal fondo di collezionisti privati per accedere al prezioso patrimonio della pinacoteca a lui dedicata nelle sale espositive al primo e al secondo piano della “Fondazione”, accanto ai molti lavori già in essa presenti. Lavori che raccontano, nella quasi totalità, il viaggio nei “mondi di Mario Lattes”, come recita il titolo dell’attuale rassegna con l’aggiunta di quell’ “# 1” , teso a connotarsi come prima tappa di una complessa esplorazione che verrà arricchita nel tempo attraverso ulteriori recuperi, resi disponibili al pubblico a più riprese.

Articolata in quattro sezioni su progetto di Caterina Bottari Lattes, curata da Alice Pierobon con Chiara Agnello e accompagnata da un testo critico di Vincenzo Gatti, la mostra ci racconta, ancora una volta (ma ogni volta è sempre un cammino nuovo, inatteso e coinvolgente) il tormento, gravante ma ampiamente accettabile, di dipinti che – al pari dei romanzi e racconti pubblicati da Lattes fra il 1959 ed il 1985- risentono delle vicende e delle ferite dell’anima derivate dal suo essere parte ben senbile e partecipe, sia pure nell’ottica di una laicità mai negata, di quel popolo ebraico vittima di un abominio storico senza pari, sul quale è impossibile calare la fronda dell’oblio. Nell’iter espositivo spiccano alcuni oli su carta intelata, come “Il cardinale” e “Il Re” del ’69, dove il segno anarchico e graffiante pare quasi voler irridere con sarcastico umorismo le immagini del potere; così come quelle “Marionette e manichino” del ’90 che raccontano non di squarci gioiosi legati all’infanzia ma di ricordi che “sono cicatrici di memoria” o come quella figura femminile (?) avvolta nel gorgo di un’umbratile nuvola grigiastra che non ci sembra abbraccio carezzevole ma misteriosa pur se suggestiva prigione del cuore. Dice bene Vincenzo Gatti: “L’accesso ai mondi di Lattes è insidioso. Occorre adeguarsi alle sue luci e alle sue ombre, intuire l’indefinito pur sapendo che esiste un lato oscuro che non potrà disvelarsi”.
La mostra è realizzata con il sostegno di Regione Piemonte.

g. m.

 

Nelle foto:
– “Senza titolo”
– “Il cardinale”, tecnica mista su carta intelata, s. d.
– “Il Re”, tecnica mista su carta intelata, 1969
– “Figura con nuvola”, tempera e china su carta intelata, 1970

Juvarra, la grande mostra dei disegni

Giovedì 4 marzo, è stata inaugurata alle ore 11 in streaming sul sito www.juvarrallanazionale.it la mostra “ Filippo Juvarra regista di corti e capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa “,

che rimarrà aperta fino al 31 maggio 2021 presso la Biblioteca Nazionale Univesitaria di Torino ( Piazza Carlo Alberto 3 – Sala Mostre Juvarra ).

La mostra è organizzata con il Patrocinio della Città di Torino. A cura di Maria Vittoria Cattaneo, Chiara Devoti, Elena Gianasso, Gustavo Mola di Nomaglio, Franca Porticelli, Costanza Roggero, Fabio Uliana.

La mostra aprirà al pubblico non appena il Piemonte tornerà in fasci gialla con apertura dal lunedì al venerdì ore 10-16 . Ingresso libero. Prenotazione prioritaria. Capienza sala 15 visitatori.  Helen Alterio

(Foto di Beppe Sacchetto)

Torino, città nella quale Filippo Juvarra ebbe un ruolo di primo piano per quasi 20 anni e che conserva la più grande collezione al mondo di opere juvarriane presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino con il nome di “ Corpus juvarrianum “, dedica al grande architetto messinese la mostra “ Filippo Juvarra regista di corti e capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa”.

La mostra inaugura nella sala mostre Juvarra della Biblioteca giovedì 4 marzo alle ore 11 ( diretta streaming sul sito www.juvarrallanazionale.it ) e aprirà al pubblico venerdì 5 marzo e fino al 31 maggio ( ingresso libero dalle 10 alle 16, dal lunedì al venerdì) . L’esposizione è organizzata, oltre che dalla biblioteca Nazionale, dal Centro Studi Piemontesi, dall’Associazione Amici della Biblioteca Nazionale universitaria di Torino e dal Dipartimento Interateneo di Scienze di Politecnico e Università degli Studi di Torino , Progetto e Politiche del Territorio con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e Cassa di Risparmio di Torino e il patrocinio del Comune di Torino, Regione e Consiglio Regionale Piemonte.

La Biblioteca Nazionale Universitaria coglie l’occasione della mostra per celebrare la ricorrenza del suo trecentesimo anniversario , esponendo per la prima volta nella sua interezza il Corpus juvarrianum, che conserva tra le sue raccolte il più consistente fondo esistente di disegni del “Primo Architetto civile di S.M.”, come venne nominato da Vittorio Amedeo II. Tre sono i principali filoni nei quali si dipana il percorso espositivo, arricchito da un apparato multimediale che permette lo sfoglio di tutto il Corpus su monitor a parete : il primo dedicato agli studi di Juvarra e dei suoi collaboratori più specificatamente legati alle architetture, religiose e civili ; il secondo ripercorre l’attività di Juvarra scenografo, in particolare negli anni romani, tra il 1709 e il 1714, mentre la terza sessione si incentra sul legame storico – politico tra Sicilia, Piemonte ed Europa.


Alla mostra si accompagna una corposa pubblicazione , che include per la prima volta l’inventario aggiornato dell’intero corpus juvarrianum, oltre a una serie di saggi importanti per l’inquadramento storico, artistico e culturale della produzione juvarriana .L’inaugurazione della mostra è anche occasione per tre eventi simbolici . Il primo è l’emissione di un Annullo Postale Speciale dedicato a Filippo Juvarra. Il secondo è l’intitolazione a Filippo Juvarra della sala mostre, che si affianca all’Auditorium Vivaldi.Il terzo è la possibilità di visitare, a fianco della mostra, l’antico laboratorio di restauro del libro della Biblioteca Nazionale, il primo in Italia in una biblioteca pubblica statale, allestito a seguito dell’incendio del 1904.

Per prenotazioni:
– www.juvarrallanazionale.it- info@juvarrallanazionale.it o11 8101125
Biblioteca Nazionale Universitaria: bu-to@beniculturali.it www.bnto.librari.beniculturali 011 8101113

Helen Alterio