CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60
Se una garage rock band americana anni ‘60 riusciva ad aprire un’esibizione in una data di tour di una band di primo piano, probabilmente poteva avere la fortuna (occasione più unica che rara) di esibirsi in un palazzetto ampio o comunque in luoghi con buone (se non ottime) acustiche. Ma era l’eccezione… Se si era meno fortunati c’erano le piste di pattinaggio su rotelle, o le palestre di “high schools”, o ancora i luoghi di ritrovo per i “frat parties”. Ma il più delle volte ci si doveva aggiustare in qualche modo, in “venues” davvero improvvisate ed ostiche, riadattando improbabili “locations” adibite a tutt’altro o perfino all’aperto (tipo in parcheggi di benzinai, o in aree limitrofe alle rivendite di automobili, o persino in ex campi di football ormai in disuso etc.). Nella presente sezione di discografia incontriamo varie bands che mai ebbero il privilegio di fare da “opening band” ma, al contrario, dovettero confrontarsi anche con la dura realtà della strada, costrette non di rado ad esibirsi in condizioni difficili, talvolta “estreme”…
– The Teddy Boys “Jezebel / It’s You” (MGM Records K13515);
– Shandels “Stop Your Cryin’ / Redskin” (Music Town Records 45-113);
– Sean and The Brandywines “Cod’ine / She Ain’t No Good” (Decca 31910);
– The American Teens “A Brand New Love / Shake Shake Baby” (Swan S-4246);
– The Sinders “Get Out Of My Life / Sinners” (Key Records G-1085);
– The Executioners “I Want The Rain [voc.] / I Want The Rain [instr.]” (Swan S-4259);
– The Trochais “Phantom / Give Me An Answer” (Satin SA-004);
– The Wigggs of 1666 “It Will Never Be The Same / Never” (Mercury 72527);
– The Midknights “Pain / Why” (Style Records 2001);
– The Sure Cure “Anything You Want / I Wanna Do It” (Parkway P-145);
– The End Result “A Bird In The Hand / Never Ask Again” (Chattahoochee Records CH-717);
– The Orbits “Make Me Feel Good / Fuzzy” (Big Sound 815N-304);
– Three From Three [There] “That’s What I Say / Sad Lovers (Live Today)” (Champ Records 2005);
– The Cardinals “I’m Gonna Tell On You / When You’re Away” (Cha Cha Records C-748);
– The Symbols “Can I See You Tonight? / Give Me Time” (JCP 1040);
– The Ascots “The Wonder Of It All / Summer Days” (Blue-Fin Records BL-FI-101);
– Dale Gregory and The Shouters “I Remember / Did Ya Need To Know?” (B Sharp 271);
– The Coves “You’re All Through / A Love Like That” (Raynard RS 10058);
– The Intruders “Now That You Know / She’s Mine” (IT Records IT 2312);
– The Pilgrimage “Bad Apple / You Satisfy Me” (Mercury 72631);
– The Rites Of Spring “Why (?) / Comin’ On Back To Me” (Parkway P-109);
– The King’s English “It Could Be Bad / Toys In Her Attic” (Prism 45-PR-1950);
– Lord and his Barons “Foolis Lies / Guys Theme” (Fleetwood Records FL 4566);
– The Riots “I Can Go On / You’re My Baby” (X66-1388/1389).
(… to be continued…)
Gian Marchisio
Un vero e proprio viaggio nella letteratura novecentesca patrocinato dal Ministero dell’Istruzione e realizzato attraverso la formula del “social reading”, pratica di lettura condivisa attraverso cui gli utenti, in questo caso ragazze e ragazzi delle scuole secondarie di tutta Italia, potranno leggere insieme – tramite smartphone o tablet – un testo, commentarlo e discuterne secondo le dinamiche di interazione e comunicazione tipiche dei social network. Dal 21 febbraio (con l’inizio del secondo quadrimestre) al 3 aprile prossimi, il percorso di lettura sarà dedicato a “La passione di vivere – Giovani, donne e territori”nelle opere di due dei maggiori scrittori italiani del nostro Novecento, Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 1908 – Torino, 1950) e Beppe Fenoglio (Alba, 1922 – Torino, 1963), di cui quest’anno ricorre, fra l’altro, il centenario della nascita. Promosso da “CRC Innova” in collaborazione con “Pearson”, casa editrice leader nel settore educational, con la “Fondazione Cesare Pavese” e il “Centro Studi Beppe Fenoglio” supportati dalla start up innovativa “Betwyll”, ideatrice del metodo di lettura condivisa, il nuovo progetto – sulla base dell’esperienza maturata l’anno scorso che vide al centro del percorso didattico e con grande partecipazione da parte degli studenti, Dante e Shakespeare – vuole avvicinare i giovani a Pavese e Fenoglio attraverso una selezione di testi che “esalta – dicono gli organizzatori – gli aspetti vitali e meno consueti dei due autori, spesso poco evidenziati e valorizzati, ma quanto mai vicini alla quotidianità e alle problematiche dei ragazzi di oggi”. Per Pavese, brani tratti da “La luna e i falò”, “Tra donne sole” e “Il diavolo sulle colline”; per Fenoglio, tra gli altri, i racconti“La sposa bambina”, “Pioggia e la sposa”, “Nove lune”. L’“App Pearson Social Reading”, gratuita e scaricabile su smartphonee tablet, permetterà così agli studenti e ai loro insegnanti di confrontarsi e dialogare tra loro, partendo dai testi degli autori che più svelano il mondo e l’epoca storica in cui hanno vissuto. Pavese e Fenoglio – pur con vite ed esperienze diverse – hanno infatti condiviso significativi elementi biografici, che verranno ricostruiti durante il social reading: entrambi sono figli dello stesso territorio, le amatissime Langhe; hanno vissuto le atrocità della Seconda Guerra Mondiale e i duri anni della Resistenza contro il Nazifascismo; hanno descritto, nelle loro opere, le donne e i giovani del loro tempo e, infine, hanno concluso a Torino la loro esistenza. Saranno quindi le donne e i giovani descritti da Fenoglio e Pavese i protagonisti del percorso di lettura di quest’anno, in una cornice che fa da fil rouge alle narrazioni: il territorio piemontese e in particolare quella genitrice terra di Langa, dai due profondamente radicata nella mente, nella ruvidità dell’espressione, di cuore e d’anima. Gli studenti potranno accedere al social reading su invito del proprio docente, tramite l’App che “li condurrà in un ambiente sicuro e protetto”. Per gli insegnanti, invece, “Pearson” propone più momenti di formazione e assistenza attraverso webinar e tavole rotonde online. Non solo, ma prima dell’inizio del percorso è prevista una lezione speciale per approfondire le chiavi di lettura e avvicinamento proposte nel corso del progetto: “Cesare Pavese e Beppe Fenoglio. Tra tradizione e innovazione”, con interventi di Bianca Roagna, direttrice del “Centro Studi Fenoglio” e di Pierluigi Vaccaneo, Direttore della “Fondazione Cesare Pavese”. Il percorso si concluderà con un incontro finale tra lettrici e lettori, ad Alba a inizio giugno, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario fenogliano: l’“approdo ideale di un viaggio tra le opere di due grandi autori della nostra letteratura contemporanea”.
Il mondo dello spettacolo, un gruppo di ragazze e ragazzi, aspiranti attori e cantanti, ballerini, in un continuo alternarsi di successi e piccole delusioni. Il mondo dei provini e delle audizioni, dei talent che possono aprire ogni porta, di un successo improvviso che ti potrebbe imporre come stella di prima grandezza, una scommessa all’estero che potrebbe farti fare un bel salto nel mondo internazionale. Un gruppo dove circolano affetti e amicizia, storie d’amore che si sgonfiano come sono sbocciate o avventure che mescolano improvvisazioni e sesso, quando si arriva al dunque cui tutti aspirano. Magari anche un briciolo più o meno grande di invidia, ti verrebbe da pensare. Al centro del gruppo è “Il fidanzato di tutte” – autori Francis Jackets e Jérôme Dagneau (viene il dubbio che, almeno in buona parte, qualcuno si nasconda dietro questi nomi, qualcuno vicino a Torino Spettacoli? e poi: quanto c’è di aggiornato o di autobiografico nelle parole di Luca e dei suoi compagni?), regia di Girolamo Angione, in scena all’Erba sino a domenica 20 -, ovvero quel Luca, bello, spigliato, rubacuori, “dongiovanni mordi e fuggi”, casanova senza freni, che cerca di far innamorare tutte le ragazze che gli capitano a tiro, avventure sui due mesi e niente più, sicuro di far breccia ma sempre lasciato a bocca asciutta: e così, con tutta la debolezza che fa da contraltare alla spudorata esistenza di ogni giorno, si rifugia nei consigli di una invisibile quanto ironica psicologa (il lettino delle confessioni è al centro della scena firmata da Gian Mesturino), o tenta di fare suoi i face time che il primo amore, un’attrice più grande di lui ormai ritiratasi lontano dai palcoscenici, nella tranquilla casa in riva al lago, gli elargisce, pieni di ricordi e di speranze verso il futuro soprattutto, con il grande e materno comandamento di abbracciare in maniera definitiva e seria il teatro. Nel tentativo di rimettere ordine nella sua vita sentimentale e di dar corso ai suoi progetti di lavoro, Luca dovrà anche accorgersi che i sentimenti più autentici gli vengono da un amico del gruppo, che forse per troppo tempo se ne è rimasto zitto.
Moroz nasce in Ucraina, a Dneprodzerzinsk, nel 1937, passa attraverso gli insegnamenti della scuola d’arte della città d’origine e quelli della scuola di belle arte di Kiev, per portare a termine il ciclo di studi dell’Accademia di San Pietroburgo (dove morirà nel 2015) all’inizio degli anni Sessanta. L’attività espositiva inizia un decennio più tardi e s’intensifica a partire dal 1980 con numerose mostre anche all’estero (passò anche a Torino, in queste stesse sale instaurò non solo un rapporto tra gallerista e artista ma una vera occasione d’amicizia), con varie personali di spiccato successo. Nel 2002 espone alla mostra per i 70 anni dell’Unione dei Pittori di San Pietroburgo e l’anno successivo è presente alla rassegna per celebrare i trecento anni della fondazione della città. Lontano dai soggetti “alti”, dagli schemi celebrativi di regime che al contrario occupano le opere di altri artisti suoi contemporanei, Moroz si affida alla natura che lo circonda, ne cattura tutta la poesia, continua, quotidiana, attraverso un colorismo estremamente squillante, acceso e reso ancor più “presente”, tangibile, dalle pennellate che depone – ti verrebbe da dire, per alcuni casi, quasi con ostinazione e rabbia – sulla tela. Sono grumi biancastri o gialli o violacei, prepotenti, aree massicce, stesi a volte direttamente dal tubetto, a riempire la tela. Si imbatte felicemente e rende con una verità davvero concreta, immerso in un favolistico en plein air, i pini ancora circondati dalla coltre bianca (“La gazza ladra” del 2007 e la staccionata e il covone ricoperti di “Appena nevicato” del 2004) e le apparizioni di piccoli laghi ghiacciati, come ricostruisce le tante suggestioni personali che gli suggeriscono una panca di legno più o meno nascosta tra gli alti girasoli, a ridosso di una finestra della casa (“Pioggia con il sole”, 2003), o le vaste distese di glicini (“Viola vellutato”, 2005), forse i suoi fiori preferiti che dipinge con più gioia, o i piccoli vasi di fiori poggiati su un tavolo, all’aperto, sotto la luce di un sole che preannuncia la primavera.