CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 443

La rassegna dei libri più letti e commentati del mese

Anno Ⅳ n. 11 / Ecco la rassegna mensile per conoscere i titoli più letti e commentati sul gruppo Un libro tira l’altro, ovvero il passaparola dei libri.

Al primo posto questo mese, si impone un grande classico della letteratura mondiale, che continua ad essere amato e commentato anche oggi: Dracula, di Bram Stoker; al secondo posto, un altro libro che ha buone possibilità di diventare un classico, l’intenso romanzo di Ian McEwan ;Il giardino di cemento terzo piazzamento per uno dei grandi capolavori della letteratura italiana del Novececento Todo Modo di Leonardo Sciascia.

Le recenti elezioni americane hanno riportato in alto l’interesse per il sistema politico statunitense e per i complessi equilibri socio economici che ad esse sono legate  se volete leggere libri sull’argomento, tra le nostre discussioni segnaliamo i seguenti saggi: Le linee rosse, di Federico Rampini; Capire il potere,  di Noam Chomsky e Paura – Trump alla Casa Bianca, di Bob Woodward.

Questo mese i consigli di lettura sono curati dalla libreria  Piolalibri di Bruxelles, che suggerisce:

Enne, di Valentina Durante: la voglia di cambiare tutto e mollare tutto che anche con il maturare rimane sempre.  Grande Karma. Vite di Carlo Cocciolidi Alessandro Raveggi: una delle più singolari figure letterarie italiane, oggi completamente dimenticata. Redenzione – La prima indagine di Maurizio Nardi, di Chiara Marchelli: un thriller atipico e originale.

Per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e delle letteratura venite a trovarci sul nostro sito ufficiale e scoprite ogni settimana i consigli letterari del nostro canale Youtube!

A presto e buone letture!

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it 

“Turando’ Zona Rossa” in streaming

DOMENICA 6 DICEMBRE ALLE ORE 21


IN DIRETTA STREAMING LO SPETTACOLO
“TURANDÒ ZONA ROSSA” PER LA RASSEGNA DI EVENTI ONLINE “NEL SALOTTO CON”

Nelle Favole e nel Presente le Principesse si sposano sempre. Turandot, da un favolistico regno cinese, rappresenta un’eccezione: non vuole essere la moglie di nessuno. Costretta dal padre Imperatore, decide di accettare come consorte solo colui che riuscirà a risolvere tre difficili indovinelli. Per chi fallisce c’è la decapitazione. Questa storia comincia con una testa che rotola. L’ennesima. Al fine di raccontare questa favola in chiave musicale, due sovrani del panorama artistico, Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, moltiplicano i loro talenti per alimentare il vero soggetto di questo racconto: l’enigma.

Dopo aver dovuto rinunciare ad ospitare la “Turandò” scritta e diretta da Marta Dalla Via per il duo MUSICA NUDA – composto da Petra Magoni e Ferruccio Spinetti – lo scorso 29 febbraio, lo staff del Teatro Superga di Nichelino ha deciso di invitare la compagnia in teatro per una ripresa professionale dello spettacolo, ribattezzato per l’occasione con il nome “Turandò Zona Rossa”. L’esibizione sarà trasmessa in diretta streaming il prossimo 6 dicembre a partire dalle ore 21:00.

L’esibizione sarà trasmessa in diretta al seguente link: https://nelsalottocon.it/
Info e biglietti disponibili qui: https://bit.ly/3maGRu8

Biografia

Un incontro fortuito voluto dal destino quello tra Petra Magoni (voce) e Ferruccio Spinetti (contrabbasso), duo che risponde al nome di MUSICA NUDA. Cantante solista con all’attivo già quattro album, nel gennaio 2003 Petra Magoni aveva in programma un minitour in alcuni piccoli club della “sua” Toscana con un amico chitarrista. Proprio il giorno del loro primo concerto, quest’ultimo si ammala. Petra, invece di annullare la data, chiede a Ferruccio, già contrabbassista degli Avion Travel, di sostituirlo all’ultimo minuto. Il concerto ottiene un tale successo che i due protagonisti di questo “Voice’n’bass” combo, nel giro di qualche settimana, mettono insieme un intero repertorio composto dalle canzoni che più amano e di slancio registrano in una sola giornata il loro primo album “Musica Nuda”, titolo che darà poi il nome anche al loro duo. In sedici anni di intensa attività concertistica in tutto il mondo, Musica Nuda ha collezionato riconoscimenti prestigiosi vantando nel proprio palmarès la “Targa Tenco 2006” nella categoria interpreti, il premio per “Miglior Tour” al Mei di Faenza 2006 e “Les quatre clés de Télérama” in Francia nel 2007. Nel corso degli anni, Ferruccio e Petra hanno portato il loro progetto in giro per il mondo, riuscendo a raggiungere anche spazi prestigiosi tra cui l’Olympia di Parigi, l’Hermitage di San Pietroburgo. Inoltre, sono stati ospiti del Tanz Wuppertal Festival di Pina Bausch e, sempre in Germania, hanno aperto i concerti di Al Jarreau. Nel marzo 2014 sono stati gli unici ospiti musicali della “Giornata Mondiale del Teatro” che si è celebrata all’interno del Senato della Repubblica, alla presenza del Presidente Pietro Grasso. Nel 2015 e 2016, il “Little Wonder Tour” ha ottenuto successi in tutto il mondo, partendo dall’Europa, passando dagli Stati Uniti al Perù, fino ad arrivare in Giappone. Nel 2017 esce “Leggera”, disco di brani inediti a cui seguirà un lungo Tour internazionale. Nel 2018 si esibiscono alla Camera dei deputati in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Aula di Montecitorio. In quasi 18 anni di attività, Petra e Ferruccio hanno realizzato più di 1400 concerti, prodotto otto dischi in studio, tre dischi live e un dvd.

Fb: https://www.facebook.com/MusicaNuda/
Ig: https://www.instagram.com/musicanuda_official/?hl=it

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“Esseri misteriosi nella tradizione popolare piemontese”

Per i tipi di “Atene del Canavese”, il nuovo libro di Donatella Taverna

Dalla medievale leggenda della fata Melusina a quella del sacerdote-medico Melampo, cui i serpenti avevano mordicchiato e “purificato” le orecchie.

Dai misteriosi “Pedoca” che abitano le cime e le valli segrete ricche d’oro, ai draghi serpentini e alati dalla bocca multilingue che emette fuoco, fino all’ “uomo selvatico” (òm searvy nelle vallate piemontesi), “mezzo uomo e mezzo scimmia” presente dai tempi dei tempi nella cultura popolare di molte regioni alpine e appenniniche: è “un mondo di fiaba che però contiene saggezze remote di cui troppo spesso ci si è dimenticati”, quello tracciato (fra scienza, letteratura e arte) dall’ultimo libro di Donatella Taverna ( torinese, scrittrice, giornalista e nota critica d’arte) che, dopo aver indagato in opere precedenti l’antico mondo del magico femminile, approfondisce ora l’argomento estendendolo ad esseri magici di natura differente nel suo recente “Esseri misteriosi nella tradizione popolare piemontese”. Oltre 200 pagine pubblicate dalla casa editrice “Atene del Canavese” (fondata, con nome altamente impegnativo, nel 2010 da Giampaolo Verga) e accompagnate dalle rigorose illustrazioni di Carla Parsani Motti – con cui la Taverna annovera una lunga storia di collaborazioni – il libro nasce da lontano. “Dall’interesse storico – ricorda la stessa Taverna – per il ruolo femminile nella società e dall’approfondimento su biografie femminili particolari dalla doppia valenza, storica e magica, come quella di Annette d’Alençon o della Regina Giovanna o di Anna di Cipro/Melusina: regine spesso trasformate in fate o in streghe nella legenda popolare e che acquisiscono poteri magici, taumaturgici oppure malefici. In alcune zone, ciò accade perfino a Maria Cristina di Savoia, la prima Madama Reale”. “Era dunque inevitabile, provenendo anche da una formazione postuniversitaria archeologico-antropologica, che mi lasciassi coinvolgere – sottolinea ancora la scrittrice – dalle correlazioni. Come nel caso delle fate che lasciano coppelle sui massi erratici, o di quelle che hanno zampe d’oca, di gallina o di mulo e rievocano tradizioni popolari che sono in realtà travestimenti fiabeschi di un passato remoto”. “Fate”. E “Pedoca”, “lontane genti di origini misteriose, con donne alte e bionde, bellissime, ma con i piedi palmati, che narrano di un modo mirabile in cui proprio fra le montagne piemontesi fu donata agli uomini una serie di consapevolezze importanti per la sopravvivenza, dalla fabbricazione del formaggio all’estrazione dell’oro”. “Ed é proprio attraverso le affabulazioni legate a questi esseri particolari– continua la scrittrice – che si rivela la civiltà del Piemonte preromano, ricca, straordinaria e complessa, studiata invece per lo più come se esprimesse soltanto rozzi pastori primitivi senza cultura e senza scrittura. Queste ricerche, sviluppatissime in Francia e in altre regioni italiane, in Piemonte sono state intraprese solo approssimativamente e di solito con scarsa cura e scarso approfondimento per le tracce rimaste, lasciando invece spazio a storielle di masche e fuochi fatui o a storie cupe di riti satanici che non hanno dal mio punto di vista alcun interesse archeologico e culturale, anche perché su questi argomenti si leggono troppo spesso vere e proprie sciocchezze prive di ogni fondamento”. Un libro dunque che intende anche colmare (attraverso la sua veste scientifica, con note e bibliografia in più lingue) spazi e desideri di “verità” storiche trascurate nel tempo. E che, nelle parole dell’autrice, già guarda a ben chiari progetti futuri. “Quelli più immediati – conclude infatti la Taverna – riguardano un ulteriore approfondimento dello studio di quelle genti lontane che precedevano la romanizzazione e che una così vasta e profonda traccia lasciarono nella nostra storia. Ma per creare un po’ di suspense dirò che l’intento è di ripartire dalla chioccia con i suoi dodici (o sette) pulcini d’oro…”. Un piccolo sasso gettato nello stagno delle curiosità. A noi individuare, nei cerchi dell’acqua, il giusto indizio. Per restare in tema di “misteri”.

Gianni Milani

Nelle foto

– Cover libro
– Donatella Taverna
– Carla  Parsani Motti: “Draghi”
– Carla Parsani Motti: “Melusina”

 

Il visore per il teatro virtuale nelle librerie torinesi

Da un’idea di Elio Germano e Omar Rashid a cura di Piemonte dal Vivo

Mentre i teatri sono chiusi, Elio Germano con uno dei primi esperimenti mondiali di teatro in realtà virtuale arriva direttamente nelle case degli spettatori: occhiali immersivi e cuffie, per una visione a 360 gradi dello spettacolo direttamente da casa.

È possibile ritirare i visori presso le librerie Luna’s Torta (dall’1 al 5 dicembre) e Therese di Torino (dal 7 al 12 dicembre)

A partire da martedì 1° dicembre grazie alle competenze messe in campo da Piemonte dal Vivo, circuito regionale multidisciplinare, i cittadini piemontesi possono assistere, nel momento in cui le sale teatrali sono chiuse, ad un’opera di elevato profilo culturale direttamente da casa tramite degli speciali visori. Un progetto diffuso in tutto il Piemonte nel momento in cui la pandemia in corso obbliga le persone al distanziamento, una sfida per la Fondazione, quella di assolvere al suo ruolo di cerniera tra artisti e pubblico, rendendo possibili le condizioni per la celebrazione del rito teatrale pur nel contesto complesso in cui ci troviamo.

Il progetto speciale Segnale d’allarme – Smart Watching di e con Elio Germano e la regia di Omar Rashid grazie a Piemonte dal Vivo arriva in regione per consentire la visione a 360° dello spettacolo in realtà virtuale direttamente a casa degli spettatori, attraverso occhiali immersivi e cuffie. Il progetto parte da Torino per poi diffondersi nelle settimane successive ad altri comuni del Piemonte, nell’ambito del nuovo progetto digitale onLive, immaginato dalla Fondazione per provare ad abbattere il confine fra onsite e online, superando il distanziamento imposto dallo schermo del computer e per continuare a programmare in questo periodo difficile (www.piemontedalvivo.it/onlive).
Il ritiro e la consegna dei visori avvengono presso alcune librerie di Torino (Luna’s Torta e Therese) e del Piemonte, in massima sicurezza e secondo tutti i protocolli di sanificazione: una serata unica direttamente dal proprio salotto, con uno spettacolo disturbante, pensato per scuotere le coscienze e per tenere alta la tensione come se si fosse seduti in prima fila ma direttamente dal proprio appartamento. Lo spettatore ha la sensazione di trovarsi in teatro, di essere in compagnia di altri spettatori, sentendo l’energia della sala teatrale e cercando lo sguardo di chi gli è seduto accanto, perfino i gesti. Grazie alla realtà virtuale si avrà la sensazione di essere davvero seduti a teatro per assistere allo spettacolo di Elio Germano.

Segnale d’allarme – La mia battaglia VR è un’opera che è al contempo una pièce teatrale, un film e una esperienza in realtà virtuale. È la trasposizione in realtà virtuale de La mia battaglia, un testo scritto da Elio Germano e Chiara Lagani trasformato in un film in realtà virtuale, diretto da Elio Germano e Omar Rashid.

I visori, sanificati con raggi ultravioletti, accompagnano il pubblico nella fruizione di questo spettacolo a domicilio. Il progetto nato nel 2019 prevedeva l’uso dei visori all’interno dei teatri. Oggi, i visori vengono consegnati grazie al supporto delle librerie aperte anche durante il lockdown. Dopo l’uso, i visori devono essere riconsegnati e, previa adeguata santificazione, sono pronti per raggiungere le case di altri spettatori.

Lunedì 30 novembre alle 17 andrà in onda un talk di approfondimento sulla commistione tra spettacolo dal vivo e nuove tecnologie sulla pagina Facebook di Piemonte dal Vivo: Stefano Accorsi (direttore artistico della Fondazione Teatro della Toscana ), Simone Arcagni (autore di “Visioni digitali” e Professore associato presso l’Università di Palermo), Elio Germano e Omar Rashid (autori e regista di Segnale d’Allarme – La mia Battaglia VR), Matteo Negrin (direttore di Piemonte dal Vivo), moderati dalla critica di arti performative Maria Paola Zedda analizzano le opportunità e le necessità dettate dalle nuove tecnologie e il loro rapporto con il cinema e il teatro.

Segnale D’Allarme – edizione straordinaria in smart watching inizia un lungo tour in Piemonte. S i parte dalle librerie Luna’s Torta (dall’1 al 5 dicembre) e Therese (dal 7 al 12 dicembre) di Torino e si prosegue con Ciriè (21-22 dicembre), Casale Monferrato (28-30 dicembre) Valenza (7-9 gennaio), Pinerolo (12-15 gennaio), Venaria (18-21 gennaio), Vercelli (22-23 gennaio), Asti (26-29 gennaio), Savigliano (1-2 febbraio). Il calendario completo è in via di definizione.

Lo spettacolo:
SEGNALE D’ALLARME – LA MIA BATTAGLIA VR
regia Elio Germano e Omar Rashid
produzione Gold e Infinito
tratto dallo spettacolo teatrale La mia battaglia
diretto e interpretato da Elio Germano
scritto da Elio Germano e Chiara Lagani

Qual è l’allarme? Questo nostro tempo, il diffondersi del pensiero assolutista fomentato da un’informazione deformata di cui la nostra società è vittima. Le nuove tecnologie che hanno cambiato la comunicazione, se da un lato si propongono come democratiche, dall’altro facilitano la manipolazione del pubblico. È in questo contesto che Elio Germano utilizza e allo stesso tempo critica la modernità del linguaggio che ha scelto. “Uno spettacolo provocatorio che ci mette in discussione come pubblico – racconta Germano-, Cosa stiamo vedendo? A cosa applaudiamo? Chi è il personaggio che abbiamo di fronte? Dove ci sta portando? Un esercizio di manipolazione dagli esiti imprevedibili – e prosegue aggiungendo-, per la prima volta il teatro si fa virtuale: indossato il visore e le cuffie, verrete catapultati in quella sala e sarà come essere lì”.
Usando le potenzialità della Virtual Reality viene messo in scena un esperimento nel quale Germano ipnotizza i suoi spettatori, quasi li manipola, con lo scopo di trasmettere quel segnale d’allarme da cui prende il nome lo spettacolo VR stesso.

INFO BIGLIETTERIA
È POSSIBILE PRENOTARE E RITIRARE IL VISORE PRESSO LE LIBRERIE INDICATE DI SEGUITO:
LUNA’S TORTA (Via Belfiore,50) – Dall’1 al 5 dicembre – dalle 10.30>13.30 e dalle 15.30 alle 19.30
M. info@lunastorta.eu|T.0116690577
THERESE (Corso Belgio, 49 Bis/a) – Dal 7 al 12 dicembre – lun 15>20/ da mart a ven da 9>20| sab 9>15 e dalle 15>20|M. info@libreriatherese.it| T.011882631

NOLEGGIO DEL VISORE CON SPETTACOLO 10 euro (è necessario avere con sé copia di un documento di riconoscimento)

IL VISORE VA RICONSEGNATO IN MODO TASSATIVO ENTRO IL GIORNO SUCCESSIVO PRESSO LA LIBRERIA DI RIFERIMENTO.

INFO SU piemontedalvivo.it/onlive

Premio InediTo al traguardo della XX edizione

Il Premio InediTO – Colline di Torino giunge al prestigioso traguardo della ventesima edizione quando sembra sospeso il tempo di ogni corsa nell’incertezza che ci circonda, dopo aver premiato in tutti questi anni tantissimi autori affermati e nuovi talenti, di ogni età e nazionalità, sostenendoli e accompagnandoli verso il mondo dell’editoria e dello spettacolo.

Il concorso letterario, punto di riferimento in Italia tra quelli dedicati alle opere inedite, il cui bando scadrà il 31 gennaio 2021, è l’unico nel suo genere a rivolgersi a tutte le forme di scrittura (poesia, narrativa, saggistica, teatro, cinema e musica), in lingua italiana e a tema libero. Grazie al montepremi di 7.000 euro i vincitori delle sezioni Poesia, Narrativa-Romanzo, Narrativa-Racconto e Saggistica ricevono un contributo destinato alla pubblicazione e/o alla promozione con editori qualificati, mentre i vincitori delle sezioni Testo Teatrale, Cinematografico e Canzone un contributo per la messa in scena, lo sviluppo della produzione, la diffusione radiofonica e sul web. Inoltre, vengono assegnate menzioni agli autori promettenti, segnalazioni, i premi speciali “InediTO RitrovaTO”, “InediTO Young”, “Alexander Langer”, “Giovanni Arpino”, “Borgate Dal Vivo”, e il nuovo “Routes Méditerranéennes”. Con InediTO gli autori premiati non vengono abbandonati al loro destino: attraverso il premio si partecipa a rassegne, festival, fiere e si può ambire a vincere altri concorsi, come testimoniato dai tanti autori lanciati in queste edizioni.

Il concorso talent scout, organizzato dall’associazione culturale Il Camaleonte di Chieri (TO) e diretto dallo scrittore e cantante jazz Valerio Vigliaturo, ha coinvolto in questi anni migliaia di iscritti da tutta Italia e dall’estero (Usa, Europa, Australia, Asia), a conferma anche della dimensione internazionale acquisita. Il prestigio è caratterizzato dalla qualità delle opere premiate, dal riscontro dei media e dalle personalità che hanno formato il Comitato d’Onore e che hanno ricoperto il ruolo di presidenti e di giurati (tra i quali Paola Mastrocola, Umberto Piersanti, Luca Bianchini, Andrea Bajani, Aurelio Picca, Davide Ferrario, Morgan, Paolo Di Paolo, Davide Rondoni, Cristiano Godano e Maurizio Cucchi). La Giuria sarà presieduta nuovamente dalla scrittrice Margherita Oggero e formata da: Milo De AngelisMaria Grazia CalandroneEnrica TesioSacha NaspiniMarco LupoValentina MainiMichela MarzanoMassimo MorassoElisabetta PozziEmiliano BronzinoAlice FilippiPaolo MittonTeresa De SioWillie Peyote e dai vincitori della passata edizione tra i quali Alfredo Rienzi, Renato Gabrielli e Lisbona. A maggio si svolgerà la presentazione dei finalisti nell’Arena Piemonte del Salone del Libro di Torino, fino a raggiungere la meta finale della premiazione attraverso una grande festa dedicata alla consegna dei premi e ai reading delle opere dei vincitori (emergenza sanitaria permettendo), con il coinvolgimento di ospiti illustri (tra i quali hanno partecipato in passato Giorgio Conte, Franco Branciaroli, Eugenio Finardi, David Riondino, Francesco Baccini, Alessandro Haber, Laura Curino, Gipo Farassino, Arturo Brachetti, David Riondino, Red Ronnie e Lella Costa).

Il premio è inserito da diverse edizioni nella manifestazione Il Maggio dei libri promossa dal Centro per il Libro e la Lettura del MIBACT, e ottiene il contributo di Regione Piemonte, Consiglio regionale del Piemonte, delle città di Chieri e Moncalieri, il patrocinio della Città Metropolitana di Torino, delle città di Torino, Rivoli, Chivasso e dell’ANCI Piemonte, il sostegno di Fondazione CRT, Camera di commercio di Torino e Amiat Gruppo Iren, la collaborazione con Fondazione per la Cultura Torino e Biblioteche Civiche Torinesi, la sponsorizzazione di Aurora Penne. I partner sono Premio Lunezia, M.E.I. (Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza, Film Commission Torino Piemonte, Festival delle Colline Torinesi, Parole Spalancate di Genova, Borgate dal Vivo, Festival della Cultura Mediterranea di Imperia, Etnabook Festival di Catania, “I luoghi delle parole” di Chivasso (TO), Incipit Offresi di Settimo T.se, L’Altoparlante, Tedacà, Indyca, Officina della Scrittura di Torino, UJCE (Unione Giornalisti e Comunicatori Europei), Piemonte Movie, e da questa edizione AstiTeatro. I media partner sono «Leggere:tutti», «Corriere di Chieri», e «Radio GRP».

Per il bando completo consultare:

Al via l’undicesima edizione del Premio “Lattes Grinzane”

Nato “dalle ceneri” del Grinzane Cavour. Scadenza del bando: 31 gennaio 2021. Monforte d’Alba (Cuneo)

Nato nel 2009, sulla non facile scia ereditata dal Premio Grinzane Cavour, per volontà di Caterina Bottari Lattes, presidente dell’omonima Fondazione – e dedicato al marito Mario Lattes, eclettica e prestigiosa figura di intellettuale del Novecento – è pronto a ripartire con la sua undicesima edizione il “Premio Lattes Grinzane”, storicamente sostenuto da Regione Piemonte, Fondazione CRC, Fondazione CRT e Banca d’Alba.

 

Premio coraggioso, di vasto riconoscimento internazionale, che anche in questo ansiogeno periodo di emergenza sanitaria ha deciso di non fermarsi, per continuare a proporsi come “progetto culturale e didattico di promozione alla lettura e di diffusione della letteratura contemporanea, in particolare fra i giovani”. In gara troveremo, anche quest’anno, autrici e autori italiani e stranieri, con opere di narrativa pubblicate in Italia fra il gennaio 2020 e il gennaio 2021. Il bando di partecipazione scade il 31 gennaio 2021 ed è scaricabile, con tutte le informazioni sulle modalità di partecipazione, da parte delle case editrici sul sito www.fondazionebottarilattes.it. La cinquina dei romanzi finalisti selezionati da una Giuria Tecnica, presieduta da Gian Luigi Beccaria (linguista, critico letterario e saggista) sarà annunciata mercoledì 14 aprile 2021 a mezzo stampa, sul sito e i canali social della fondazione di Monforte d’Alba. La parola passerà quindi ai giovani, che continuano a essere i veri protagonisti del Premio. Tra aprile e settembre 2021 i cinque romanzi finalisti saranno letti e discussi dai 400 studenti delle 25 Giurie Scolastiche, una all’estero e ventiquattro in Italia, che variano ogni anno, “per dare la possibilità al maggior numero di ragazze e ragazzi di confrontarsi con la lettura di autori contemporanei e con l’espressione e l’affinamento del giudizio critico, utile a sapere meglio interpretare le tante complessità del mondo”. Sabato 2 ottobre 2021 ragazze e ragazzi esprimeranno in diretta il loro voto per proclamare il vincitore nel corso della cerimonia di premiazione in cui saranno presenti i finalisti al Teatro Sociale di Alba. Scrittrici e scrittori in gara terranno inoltre un incontro con gli studenti delle scuole del territorio cuneese. Lo stesso giorno il vincitore del “Premio Speciale Lattes Grinzane” ( assegnato dalla Giuria Tecnica a un’autrice o ad un autore internazionale che nel corso del tempo si sia dimostrato meritevole di un condiviso apprezzamento di critica e di pubblico) terrà una lectio magistralis, aperta al pubblico, su un tema letterario a propria scelta e sarà insignito del riconoscimento. I due appuntamenti saranno inoltre trasmessi in diretta streaming sul sito e sui canali social della Fondazione Bottari Lattes, permettendo così di raggiungere pubblici diversi e lontani e mettendo a disposizione di tutti importanti contenuti della grande narrativa contemporanea. Nella scorsa, decima edizione, del Premio ad aggiudicarsi il podio d’onore è stata la scrittrice turca, residente a Londra, Elif Shafak con il romanzo “I miei ultimi 10 minuti e 38 secondi in questo strano mondo” edito da Rizzoli, mentre il Premio Speciale è andato alla Protezione Civile, come apprezzamento per il grande impegno profuso nell’affrontare l’emergenza sanitaria. A ritirarlo è stato lo stesso Angelo Borrelli, Capo della Protezione Civile.

 g.m.

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Info: 0173/789282 – eventi@fondazionebottarilattes.it – book@fondazionebottarilattes.it – WEB fondazionebottarilattes.it / FB Fondazione Bottari Lattes /TW @BottariLattes / YT FondazioneBottariLattes

 

Nelle foto:
– Borrelli ritira il Premio Speciale 2020 per la Protezione Civile

– Elif Shafak, primo Premio 2020

Regio ALive coraggio e passione

Riceviamo e volentieri pubblichiamo / “Portiamo il cuore oltre l’ostacolo, con coraggio e passione”. Questo è il leitmotiv del Commissario straordinario del Teatro Regio Rosanna Purchia fin dai primi giorni del suo arrivo a settembre. L’ostacolo è evidentemente l’emergenza legata al Covid-19, che ha costretto tutti noi a misure restrittive nel tentativo di frenarne la crescita.

Il Teatro è stato chiuso per molti mesi e ha potuto aprire le proprie porte solo a pochi spettatori durante l’estate, ma noi non ci siamo mai fermati: il Direttore artistico Sebastian F. Schwarz e tutti noi abbiamo continuato a lavorare, programmando e riprogrammando una Stagione in modo da essere pronti a ripartire non appena i Decreti legislativi ce lo avessero permesso.
Purtroppo non è ancora possibile aprire al pubblico la sala del Teatro e, quindi, abbiamo deciso di portare la nostra musica nelle case di tutti grazie a Regio ALive: a partire dal 27 novembre sul nostro sito www.teatroregio.torino.it 8 appuntamenti in streaming, di cui 3 in diretta, con 8 diversi ensemble composti e diretti esclusivamente da artisti del Teatro Regio. L’altro grande lavoro di questi mesi è stato quello legato alla creazione di un nuovo modello organizzativo e amministrativo del Teatro, iniziato dal commissario Rosanna Purchia e dal Direttore generale Guido Mulè che, con il supporto di tutta la struttura, ha lo scopo di portare il Regio a raggiungere nuovi obiettivi.
Finalmente, quindi, dopo mesi di stop forzato, le compagini artistiche sono rientrate al lavoro, potendo così tornare a fare musica e presto, speriamo, spettacoli.
Regio ALive è possibile grazie alla fondamentale partnership di Intesa Sanpaolo, al sostegno di Italgas per il concerto inaugurale del 27 novembre e agli Amici del Regio per il concerto del 4 dicembre.
Intesa Sanpaolo – Socio Fondatore del Teatro – è partner della rassegna Regio ALive, continuando così il proprio impegno con il Regio nel segno di una lunga collaborazione che vede la Banca al fianco del Teatro nella realizzazione delle sue produzioni. Italgas aggiunge: «Da Soci Fondatori del Regio, siamo da sempre fieri sostenitori delle sue iniziative. Lo siamo a maggior ragione in questo momento di difficoltà, in cui è fondamentale stare al fianco del ‘nostro’ Teatro per permettergli di continuare a essere un insostituibile riferimento culturale». Anche gli Amici del Regio continuano a essere con orgoglio al fianco del Teatro che, in particolare adesso con iniziative come Regio ALive, può allargare virtualmente all’infinito la platea del suo pubblico diventando ancora di più un “Teatro per tutti”.
Tutti gli streaming sono realizzati in collaborazione con il Consorzio TOP-IX, un internet exchange che è nostro streaming partner.
Regio ALive è un’operazione che richiede un complesso gioco di incastri per conciliare le esigenze artistiche e i protocolli Covid, che impediscono la presenza in teatro di compagini numerose. Sono stati quindi individuati diversi ensemble che rispecchiano le varie anime dell’Orchestra e del Coro, per portare nelle vostre case programmi musicali che spaziano dal Seicento al Novecento.
I programmi si concentrano su alcuni gioielli che inanellano una piacevole “collana” della storia musicale. A cominciare dalla celeberrima sfilata, piena di humour e delicatezza, del Carnevale degli animali di Saint-Saëns, eseguito dall’Orchestra del Teatro Regio e rinnovato drammaturgicamente da un testo scritto appositamente per il Regio da Paola Mastrocola e che sarà recitato dall’attrice Olivia Manescalchi. Il Coro sarà impegnato in due appuntamenti: uno con famosi cori tratti da opere di Donizetti, Ponchielli, Bellini, Verdi e Mascagni, l’altro con ricercate pagine romantiche di Schumann, Brahms e Fauré. Doppio impegno anche per l’Orchestra d’Archi, prima con due perle di Mozart (Divertimento K 136) e Dvořák (Serenata in mi maggiore), poi con toccanti composizioni di Mascagni (Intermezzo da Cavalleria rusticana), Mahler (Adagietto), Mendelssohn (Sinfonia per archi n. 10) ed Elgar (Sospiro op. 70). Molto accattivanti anche i due programmi dell’Ensemble Fiati e Percussioni, che esegue pagine virtuosistiche di Brahms e Richard Strauss, e poi la Prima Sinfonia di Beethoven – nel 250° anniversario della nascita – e le Ouverture delle ultime tre, immortali opere di Mozart: Così fan tutteLa clemenza di TitoIl flauto magico. Alla guida delle formazioni sono direttamente coinvolti, oltre al Direttore del coro Andrea Secchi, artisti del Teatro Regio, dal Primo violino Stefano Vagnarelli ai maestri collaboratori Giulio Laguzzi e Andrea Mauri.
Non ci sarà però solo musica nei concerti del Regio ALive, anzi, vi faremo partecipare alle nostre vite, seguendo tutte le fasi di un concerto, dalle prime prove al palcoscenico; dalla realizzazione di una scenografia al montaggio di uno spettacolo. Entrerete a far parte della “famiglia Regio” perché ci mancate molto, e ci auguriamo che accompagnarci nel nostro lavoro quotidiano vi renderà più partecipi di quel magico impasto che, lievitando a poco a poco, crea la vita di un grande teatro.
Regio ALive rientra nell’iniziativa #apertinonostantetutto, lanciata dall’Anfols e alla quale hanno aderito le Fondazioni lirico-sinfoniche italiane, che prevede una ricca Stagione in streaming dai siti web e dalle pagine Facebook dei Teatri, nonché sulla web tv dell’Anfols (anfols.it/webtv) e sul sito dell’Ansa (ansa.it).
A supporto di Regio ALive abbiamo anche organizzato una campagna di fundraising, #regioalive, che condivideremo sui social media, coinvolgendo personalità torinesi con diversi background, attenti alla cultura, all’arte, alla bellezza e con un profilo internazionale. I testimonial, che hanno generosamente aderito alla campagna, sono stati ritratti in abiti eleganti dal fotografo islandese Oddur Thorisson all’interno del Teatro. A partire da queste foto, lanciamo una challenge social agli spettatori da casa, invitandoli a donare e a prepararsi a guardare gli streaming vestiti come se dovessero venire al Regio, fotografandosi e taggando @teatroregiotorino.
Stiamo contemporaneamente lavorando alla Bohème di Puccini, per la quale vorremmo con tutto il cuore avervi seduti in platea per vedere il nuovo allestimento, creato dai registi Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi a partire dalle scene originali di Hohenstein per la prima edizione assoluta del 1896. Se non ci sarà permesso aprire il Teatro, porteremo anche La bohème nelle vostre case.
Regio ALive è gratuito, grazie alla fondamentale partnership di Intesa Sanpaolo e al sostegno di Italgas per il concerto inaugurale del 27 novembre e agli Amici del Regio per il concerto del 4 dicembre, ma è noto a tutti che per la cultura, come per molti settori, è un momento molto arduo. Quindi, se vi piace l’idea di vedere i nostri streaming e se volete continuare a seguirli, potete darci anche il vostro prezioso supporto facendo una donazione libera o donando i voucher Covid. In entrambi i casi è possibile sfruttare i vantaggi dell’Art Bonus, che comportano una detrazione dalle imposte fino al 65% dell’importo erogato. Il Teatro Regio vi ringrazierà uno a uno.
Alle problematiche inerenti all’emergenza Covid-19, per il Regio se ne aggiungono purtroppo altre legate alle annose difficoltà economiche. Il Commissario straordinario Rosanna Purchia e il Direttore generale Guido Mulè stanno lavorando senza sosta alla creazione di un nuovo e più efficace modello organizzativo, e alla ricerca di soluzioni per la ristrutturazione del debito che grava sulla nostra Fondazione, sempre in stretto contatto con le Istituzioni e con i Soci Fondatori del Teatro Regio, che continuano a partecipare attivamente al suo processo di trasformazione. Non potranno mancare i sacrifici ma, nel corso di una storia che è iniziata nel 1740, non saranno purtroppo i primi: il Teatro Regio continua a essere ancora qui, dopo guerre, cambi di regime, incendi e ricostruzioni, e continua a voler essere il Teatro della Città e dei suoi cittadini, uno dei luoghi simbolo della cultura di una città e di una regione.
Quindi, anche questa volta, stringeremo i denti e, con coraggio e con passione, per amore del nostro lavoro e del nostro pubblico andremo oltre il consueto, il già fatto, il già detto e oseremo con la fantasia. In quest’ottica, ogni lavoratore del Teatro diventerà un #AmbasciatoreRegio, quindi non stupitevi, cari Abbonati, se riceverete una telefonata dal primo violino o dal tecnico di palcoscenico, dal commissario Purchia o dalla sarta, non siete su Scherzi a parte, siamo veramente noi, perché vogliamo in tutti i modi tornare ad avere un contatto diretto con il nostro pubblico.
In attesa degli sviluppi legati all’emergenza sanitaria, il Regio non si ferma e continua ad andare avanti con la programmazione artistica, nel rispetto delle regole e con la voglia di dare il meglio al proprio pubblico. Per questo, vogliamo già fissare un nuovo appuntamento entro il 10 dicembre per mantenere teso il filo rosso che ci lega.
Per seguire i nostri streaming, sarà sufficiente entrare nella home page del sito del Regio www.teatroregio.torino.it.

Calendario dei concerti in diretta e in registrata dopo il concerto inaugurale del 27 novembre  (live Orchestra del Teatro Regio – Saint-Saëns)
 4 dicembre ore 18     live             Coro del Teatro Regio (Donizetti, Bellini, Verdi, Mascagni)
5 dicembre ore 18      registrato      Ensemble di Fiati e Percussioni del Teatro Regio (Brahms, Strauss)
6 dicembre ore 18      registrato      Concerto a sorpresa
11 dicembre ore 18    live              Orchestra d’Archi del Teatro Regio (Mozart, Dvořák)
12 dicembre ore 18     registrato      Coro del Teatro Regio (Fauré, Schumann, Brahms)
13 dicembre ore 18     registrato      Ensemble di Fiati e Percussioni del Teatro Regio (Beethoven, Mozart)
18 dicembre ore 18     registrato      Orchestra d’Archi del Teatro Regio (Mascagni, Mahler, Mendelssohn)

“Botox” dell’iraniano Mazaheri taglia il traguardo del TFF

Terminato il 38mo Festival  per la prima volta on line

Il presidente del Museo Nazionale del Cinema, Enzo Ghigo, ha sottolineato la riuscita “nell’impresa per nulla scontata di dare una soluzione di continuità al festival” e ha perfettamente ragione.

I timori c’erano, i preparativi e i meccanismi potevano incepparsi ad ogni momento. Non era facile gestire una macchina che per anni ha operato su fronti ben diversi, subito tangibili, affidandosi tra l’altro alla presenza del pubblico e al grande contenitore che sono le sale cinematografiche. Che ci sono personalmente mancate, non ci stancheremo mai di dirlo, successo primo, nella loro visione di affluenza, delle tante edizioni del TFF. A quella appena terminata, la numero 38, è inevitabilmente venuta a mancare quella presenza, con le code e gli immediati scambi d’opinione, l’on line ha vinto, nel chiuso delle case, nella speranza che l’edizione prossima veda tutta la sua sconfitta.

C’è stato un apprezzabile lavoro nelle scelte del gruppo di selezionatori, anche se con il passare dei giorni del festival era facile scremare e cancellare alcuni titoli davvero deboli; c’è stato il verdetto finale della giuria formata da sole donne che ha scelto con grande intelligenza. L’intelligenza di saper cogliere ed elevare tante importanti realtà, i drammi personali e lo sguardo sulla quotidianità di molti paesi, le storie e la Storia, i mutamenti e le speranze, le solitudini e le angosce, la mancanza di futuro e il desiderio di salvifica evasione, la famiglia e i conflitti tra generazioni. Realtà che in alcuni esempi, nella loro descrizione, hanno mostrato ancora un passo incerto, altre che già hanno affermato le capacità e la forza dei propri autori, di cui s’attende ora un percorso ulteriore. Per ognuno degli autori presenti in concorso, potrebbero essere valide le parole, le più poetiche, dette durante la premiazione – una delle tante presenze in streaming – da Fernanda Valadez, Premio speciale della Giuria per il suo Sin sinas particulares: “Abbiamo affidato una piccola bottiglia al mare sperando che qualcuno la trovasse e voi l’avete trovate”, espressioni di fiducia in un momento difficile. Mercedes Hernandez, la madre condotta per mano dalla Valadez tra silenzi e sguardi attenti e attoniti alla ricerca del figlio scomparso al confine tra Messico e Stati Uniti, è stata scelta come migliore attrice, il migliore attore è risultato Conrad Mericoffer, poliziotto gay in Camp de Maci – Poppy field diretto dal rumeno Eugen Jebeleanu, una prova che primeggiava su quella dei tanti colleghi. Il titolo che a chi scrive era sembrato più degno di attenzione, per la perfetta crudeltà che serpeggia nel racconto, per quel filo di humour nero con cui l’autore cerca di alleggerire i contenuti, per quella descrizione sottile di rapporti familiari, è stato scelto dalla giuria come miglior film: Botox dell’iraniano Kaveh Mazaheri, che si porta via anche il premio per la migliore sceneggiatura. Una prova di maturità, incondizionata.

Che chiude con un bel risultato di condivisione questa edizione del Torino Film Festival, nuovo, inesplorato, difficile: ma riuscito. Festival che non si ferma qui, avverte un comunicato stampa. Ci si deve attendere una maratona di Capodanno, sempre su Mymovies, dalle 12 del 31 dicembre e per 24 ore. Per informazioni www.torinofilmfestival.org. Tutto in attesa di tempi migliori, senza transenne e affollati.

Elio Rabbione

Nelle immagini: “Botox” di Kaveh Mazahari, miglior film e miglior sceneggiatura; Conrad Mericoffer in “Camp de Maci” e Mercedes Hernandez interprete di “Sin sinas particulares” di Fernanda Valadez

Tra tutti l’iraniano “Botox” eccelle per il suo realismo intriso di humour nero e allucinato

Ancora le proiezioni dei film in concorso al 38mo Torino Film Festival

 

Prima o poi una domanda ce la dovremo fare. Al di là delle visioni e di ogni giudizio, bello o brutto che sia, confortante o negativo. Perché, pur nel rispetto della preziosa esistenza, e delle scelte effettuate, il clima d’angoscia dei dodici titoli in concorso, coniugato in differenti direzioni? Frutto inevitabile di un’attualità che sembra a tutti i costi soffocarci e non permetterci vie di fuga? Perché le nuove generazioni cinematografiche, quelle che intraprendono con positivi risultati o con immaturità, incertezze, pallide vanità un nuovo percorso, scelgono o trovano rifugio, ai loro occhi più sicuro (la descrizione della realtà), nel mondo di oggi, nella società con i suoi mali? Da quanto tempo qualcuno non gira completamente pagina e ci regala una commedia (non uno di quei troppi titoli che ci sforna, a tratti con grande povertà, il cinema di casa nostra – e non è che per i titoli che ci arrivano dal resto d’Europa e oltre l’erba del vicino sia sempre più verde -, ma una di quelle che potrebbero trovar posto in un luogo cinematografico per eccellenza, una rassegna, un festival, una mostra, definitelo voi, una di quelle che magari un tempo venivano definite “sofisticate”, fornendo eleganza e humour: a memoria frettolosa, da quelle parti, di divertimento e di bella scrittura, l’edizione 37 del TFF sfornò Il grande passo con Fresi e Battiston, nel 2017 Armando Iannucci presentò il suo Morto Stalin, se ne fa un altro), dalla sceneggiatura significativa soprattutto, tutta sorrisi o risate e dialoghi brillanti come non se ne sentono da tempo? Non significherebbe girare la testa dall’altra parte, per qualcuno potrebbe segnare l’occasione per affrontare molti degli stessi problemi con un filo di vivifica ironia. L’approccio di Pif al mondo della mafia dovrebbe aver insegnato qualcosa. Eravamo nel 2013. E’ un mondo difficile da affrontare, pieno di timori per le radici leggere, guardato con la convinzione dell’inattualità forse, di situazioni e svolgimenti che non farebbero più presa sul pubblico.

 

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Pertanto, per quanto riguardo l’edizione numero 38, noi ci siamo sciroppati sniffate che nemmeno il più provetto pusher ha mai distribuito in simile quantità, identità sessuali irrisolte, famiglie in lotta dove uno fisicamente e non solo è lontano dall’altro, assassini da compiersi come bere un bicchier d’acqua, animali martoriati e immediatamente sepolti, comunità e povertà difficilmente recuperabili, il cattolicesimo chiuso e gli insegnamenti dell’imam, mestieri con cui sbarcare il lunario che rendono poco o nulla, attentati e morti che richiamano il Bataclan, padri e madri assenti mentre i figli s’arrangiano come possono, inciampando magari ad ogni passo, i nonni di cui prendersi cura o ancora capaci di badare ai nipoti e regalare un sorriso, la fuga sognata da molti per la tanta voglia di scorgere un futuro, la ricchezza a lungo sospirata e che il più delle volte non ripaga, la Storia da riscoprire, quella di oggi dolorosissima e quella di ieri che ha visto inganni e guerre e vittime. Di questo panorama pressoché privo di luci, nulla di nuovo con il brasiliano Casa de Antiguidades di Joao Paulo Miranda Maria, fatto di magia e di realtà, la storia del vecchio Cristovam, un uomo di colore originario delle zone rurali del nord del Brasile trasferitosi al sud per lavorare in una fabbrica di latte. Una vita che deve fare i conti con le frange xenofobe, con la solitudine, con le privazioni di ogni giorno. Riscoprendo un’antica sala abbandonata e ritrovando all’interno vecchi oggetti che lo riportano indietro negli anni, l’uomo troverà la forza di sopravvivere. Un percorso che si riempie di momenti irrisolti, di figure tratteggiate in modo approssimativo, di sogni o vaneggiamenti, di maschere e di un pallido horror lungo cui con qualche difficoltà lo spettatore riesce ad avanzare. Mentre Regina diretto da Alessandro Grande, unico titolo italiano in concorso, ambientato tra angoli bellissimi della Calabria, farebbe ben sperare nella sua prima mezz’ora descrivendo il rapporto stretto, all’indomani della scomparsa della madre, che s’è venuto a stabilire tra un padre e una figlia quindicenne, motivo primo quel gran desiderio di lei di fare la cantante, per nulla ostacolata anzi spinta a provini e prime serate, magari addolciti con qualche presente verso chi organizza. Ma un giorno, mentre sono su una barca a motore sulla distesa d’acqua di in lago della Sila, un incidente, la morte di un sub, viene a capovolgere le loro esistenze e lo stesso rapporto. Per il padre è stato un incidente, Regina si lascia travolgere dai sensi di colpa. Di qui ha inizio una giravolta verso un debole thriller che abbandona la vecchia strada, non da corpo alla vicenda e soprattutto cancella in sé l’analisi genitore/figlia che aveva fatto ben sperare in una qualche riuscita.

 

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Sognano l’Italia Mofe e Rosa nel nigeriano This is my desire dei fratelli Arie e Chuko Esiri. Il desiderio di rappresentare attraverso quadretti quotidiani le aspirazioni dell’uomo e della donna, lui operaio in fabbrica, lei parrucchiera: dovranno entrambi abbandonarle, tentando di costruire in patria quel futuro che speravano altrove. Ben raccontato, curiosi personaggi tratteggiati con un certo gusto, fatti e chiacchiere che delineano una intera quotidianità. Toccando il tema della omosessualità, Poppy field del rumeno Eugen Jebeleanu vince su Why not you, produzione Austria/Belgio firmata da Evi Romen, di ambientazione altoatesina, ovvero la storia di Mario, ballerino e cuoco, tossicodipendente, per cui la danza non sarà mai una professione fissa. Quando perde in un attentato ad opera degli integralisti – restandone lui illeso – l’amico Lenz a Roma, dove è andato nella speranza di un provino, la sua vita rimane sconvolta, al paese tutti lo guardano con indifferenza, le condoglianze ai genitori del morto, produttori vinicoli, non sono affatto gradite: mentre si fa avanti Nadim che lo introduce nella esigua schiera dell’imam e degli altri affiliati. Un mondo nuovo in cui trovare i mezzi per abbandonare il prossimo? Senza spiegazioni o partorendo idee e ripensamenti, Mario cambia abiti e mente. Sfugge la strada che ha seguito, forse soltanto la danza gli indicherà una più sicura indicazione verso il futuro. Più duro, lineare, compatto, saggiamente esplicativo Poppy field. Dove Cristi (Conrad Mericoffer che è un macigno, possibile migliore attore?), poliziotto abituato a vivere quotidianamente con dei colleghi per cui l’unico credo è essere uomini e machi senza se e senza ma, tenta di tenere nascosta la sua esistenza di omosessuale. Un giorno è chiamato a intervenire con i compagni ad una manifestazione in cui un gruppo omofobo ha fatto interrompere in un cinema un film dai contenuti lgbtqi: i toni già aspri s’inaspriscono allorché uno dei manifestanti minaccia di smascherare Cristi. Per la durata di gran parte dei complessivi 81 minuti, si intrecciano rabbia, sguardi, parole urlate, colleghi che insinuano e momenti di dura difesa, violenza, decisi ricatti, verità che possono da un momento all’altro venire a galla. Jebeleanu racchiude il racconto con estrema tensione nel chiuso della sala cinematografica, dentro il rosso delle poltrone, chiedendosi altresì se quel machismo imperante non sia anche capace di fare sessualmente altre scelte.

 

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Su uno dei gradini più alti dei premi, vorremmo vedere quello che maggiormente ci sembra meritare attenzione, Botox dell’iraniano Kaveh Mazaheri, ovvero la parabola da giustiziere delle sorelle Akram (l’attrice la interprete possibile migliore attrice?), che alterna momenti più o meno lucidi ad altri decisamente di povertà mentale, e Azar, che serve in un istituto dove ricche signore, con il botox, vanno per ringiovanire. Con loro vive un fratello, allegro, uomo tuttofare, di quelli con la battuta pronta che a volte offende inconsapevolmente. Akram, un mattino, offesa per l’ultima volta, lo scaraventa giù dal tetto dove sta lavorando. Se ancora ci fosse qualche dubbio sullo stato comatoso dell’uomo, Azam accelera la fine con un sacchetto di plastica. Mentre le sorelle diffondono sempre più la voce che il congiunto se ne sia andato inaspettatamente in Germania (del resto lo sentivano tutti che stava studiando il tedesco): proprio mentre Azim ha bisogno di riposte definitive alla sua intenzione di coltivare e commerciare certi funghi magici. Audace, a tratti folle nelle visioni e nei monosillabi rotti di Akram, pronto ad affidarsi al sogno e alla speranza più sconquassata, costruito sugli sprazzi di humour nero e dentro una geometria sapientemente portata avanti, chiuso nelle strette mura di casa del trio per aprirsi su quel lago gelato entro cui – un pezzo bellissimo e maturo di cinema – scompare la vittima all’interno della sua auto, Botox riserba un finale a sorpresa, che nasce nella mente delle due donne, un piccolo inatteso capolavoro, scoppio ultimo di un film che si spera possa trovare posto sui nostri schermi abituali, in tempi decisamente normali, culturalmente più liberi e aperti.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini: “Regina” diretto da Alessandro Grande; “This is my desire” dei nigeriani Arie e Chuco Esiri; un momento do “Poppy field” interpretato da Conrad Mericoffer; le sorelle assassine di “Botox” dell’iraniano Kaveh Mahazeri

Walter Morando. La Sacra di San Michele ancorata al mare

E’ pittore, grafico, scenografo, scultore e, come tale, non poteva non essere affascinato dalla straordinaria imponente struttura in pietra della Sacra

 

Walter Morando, artista di livello internazionale, considerato da importanti critici il maggior esponente italiano vivente che tratta la tematica del mare e dei porti, è attratto da tutto quanto è memoria storica, artistica, ambientale, antropologica che egli trasfigura in iconografie simboliche attraverso la scultura in ceramica e in gres.

Rinnovando il processo alchemico dell’unione di acqua, terra, fuoco egli si ispira ad ogni reperto portuale corroso dal tempo: ganci, catene, bitte, corde, che, grazie al talento, riscattano il semplice ruolo funzionale per assumere dignità estetica e rappresentare il racconto della storia dell’umanità non come pura mimesi della realtà ma in modo sottointeso e allusivo. Morando è pittore, grafico, scenografo, scultore e, come tale, non poteva non essere affascinato dalla straordinaria imponente struttura in pietra della Sacra di San Michele, in cima al monte Pirchiriano a vertiginoso strapiombo sulla valle di Susa, che pare naturale prolungamento della roccia ascendendo al cielo.

Sedotto dal capolavoro medievale, opera corale di artisti, di maestranze, di anonimi scalpellini e tagliapietre che, con spirito unitario della fede, hanno dato prova di ingegno miracoloso, Morando ha voluto darne una propria interpretazione. Il suo immaginario poetico ha sentito la malia del richiamo dei grandi personaggi che qui sono vissuti e vi hanno lavorato: Guglielmo da Volpiano, il grande Nicholaus formatosi nella bottega di Wiligelmo, di cui rimane la firma sul Portale dello Zodiaco, Rodolfo il glabro cronista e leggendario affabulatore. Ne è nata una bella opera figurativa in cui la Sacra viene ancorata al mare da una simbolica catena che rappresenta una costante dell’arte di Walter e che, in questo caso, allude, dopo millenni, agli antichissimi legami del Piemonte con la distesa delle acque marine.

Giuliana Romano Bussola