GINOCCHI
Io sono uno studente e studio su una terrazza contro prati in pendio
dove errano galline su cui possono piombare falchetti detti sciss.
Il fucile è qui, accanto a me.
Da un pezzo una ragazza bruna di fuorivia va in altalena, ogni poco
mi vengono incontro i suoi ginocchi lucenti.
Fingo di scrivere qualcosa e ad un tratto, nell’attimo che giunge alla mia altezza,
le chiedo una gomma per cancellare.
Lei subito salta giù, corre in casa, torna fuori e mi dà sorridendo una gomma biancicante.
Cancello il bianco e poi col lapis scrivo sulla gomma, in stampatello: T’AMO.
La dichiarazione è così netta che arrossisco, l’attenuo fregandovi il pollice.
Adesso forse va bene, posso restituire la gomma.
La ragazza scappa in casa, non si fa più vedere.
Giorgio Orelli, nato ad Airola nel 1921 e morto a Bellinzona nel 2013, è considerato uno tra i più importanti poeti italiani appartenenti al filone post-ermetico, oltre che fine traduttore dell’opera di Goethe e narratore.
Profondo conoscitore della Letteratura Italiana, Orelli è tra le voci più interessanti e complesse della poesia contemporanea, usa un’ampia varietà di registri senza venir meno al suo stile riconoscibile, mantenendo una solida armonia fra tradizione e sperimentalismo. Vi è, nella poesia di Giorgio Orelli, una musicalità e un avvicinamento del verso alla prosa, caratteristica che richiama un ritorno alle origini della poesia orale. Vi invito a scoprire o a riscoprire questo grande poeta, leggendo i suoi scritti a voce alta.
Gian Giacomo Della Porta


Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
difficilissimi, passioni anche devastanti, nascite e morti, in sostanza, “una vita interessante”. Ed emerge il ritratto intimo di una donna che è stata bambina coraggiosa e ribelle, amante, moglie, madre e imprenditrice di successo che ha saputo veleggiare, sempre a testa alta, tra i marosi di un’esistenza complicata.
Ian Williams è poeta e scrittore nato a Trinidad, cresciuto in Canada, professore di Letteratura Inglese alla University di Toronto e questo è il suo romanzo di esordio, con il quale ha vinto lo Scotiabank Giller Price.
Questo libro della giornalista, scrittrice e conduttrice può essere visto anche come una sorta di testo matriowska, nel senso che include tanti altri libri che per l’occasione possiamo leggere per la prima volta oppure rileggere, ma con lo sguardo nuovo suggerito dalla Bignardi.
Djuna Barnes “La foresta della notte” pubblicato nel 1936, libro di cui si innamorò lo scrittore T. S. Eliot che scrisse la prefazione. Testo dalla trama esile, scandito da capitoli non lineari che conducono il lettore da una città all’altra –tra Parigi e New York- , in tempi e situazioni diverse, in una sorta di viaggio onirico.
“La passione” raccoglie 9 racconti di storie poco appariscenti, ma dal significato profondo. Parlano di passioni, sentimenti, e narrano -tra l’altro- di una madre che fa visita alla figlia che non vedeva da anni; della morte di un proprietario terriero; di un sarto armeno a New York vittima di una giovane perfida. O ancora, dei pensieri deliranti di un’aristocratica anziana, e dei dottori Katrina e Otto giunti in America negli anni Venti
polizia Mastrodomenico; l’uomo che era a capo della banda armata sulla quale anni prima aveva indagato Schiavone e che gli era costata l’assassinio dell’adorata giovane moglie Marina. La raffica era destinata a Rocco ma aveva colpito la donna della sua vita e da quella perdita non si è mai più ripreso.
