CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 433

Concerto d’organo per i 400 anni della chiesa di San Martino a Revigliasco

Sabato 16 ottobre 2021 Moncalieri, ore 21 Chiesa parrocchiale di San Martino, Revigliasco

 

Revigliasco è un pezzo di storia fondamentale del nostro territorio. Di origini latine, è stato comune autonomo dal 1861 al 1928, quando fu accorpato a Moncalieri – commenta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – La borgata ha inoltre a fortuna di essere animata da una Pro Loco appassionata e con un forte spirito di iniziativa”.

In occasione dei festeggiamenti per i 400 anni della Chiesa di S.Martino a Revigliasco Torinese, la Parrocchia e la Pro Loco di Revigliasco invitano tutti sabato sera 16 ottobre a un concerto d’organo in onore della chiesa parrocchiale di cui ricorre il quarto centenario della fondazione (1620-2020). In programma musiche di i Mozart, Beethoven,Vangelis, Cesar Franck, Marco Frisina, Albinoni e Morricone, che verranno eseguite dal mezzo soprano Sabrina Pecchenino e dagli organisti Marco Gallo (organista della Gran Madre a Torino) e Stefano Rosso (organista incaricato per la prima visita in Piemonte di papa Benedetto XVI). Ingresso libero, posti limitati a un massimo di 65.

La serata inaugura un programma di festeggiamenti per celebrare degnamente i 400 anni della chiesa, che proseguirà con altri appuntamenti importanti: una conferenza il 29 ottobre con la partecipazione tra gli altri dello storico Gianni Oliva, una mostra e la Festa di San Martino il 14 novembre.

“Rotary Club Torino 150 Dieci anni dopo. 2011-2021″

Il Rotary Club Torino 150 festeggia il decennale con una pubblicazione edita da Raineri Vivaldelli e curata dal torinese Giuseppe Roddi

 

“Rotary Club Torino 150 Dieci anni dopo. 2011-2021″ rappresenta un volume prezioso che celebra una tappa importante della storia associativa di questo Club rotariano,  il suo decennale.

Edito da Raineri Vivaldelli, casa editrice torinese, e curato dal torinese Giuseppe Roddi, docente e consulente di Compliance economico finanziaria, già Presidente del Rotary  Torino Europea negli anni 2011/12 e entrato nel Rotary Club 150 dal 2015, il libro si propone e riesce perfettamente nell’intento di ripercorrere i primi dieci anni di un Club fondato proprio nell’anno del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, precisamente il 29 giugno 2011.

Il nuovo Club, ventitreesimo nell’area torinese, nasceva come formazione e sotto il patrocinio del Rotary Club Torino Chivasso, all’interno del distretto 2031, comprendente parte del Piemonte e Valle d’Aosta.

Il Rotary International è definito quale “il punto di incontro in cui uomini e donne intraprendenti, amici, conoscenti, professionisti e imprenditori si riuniscono per impegnarsi nella risoluzione dei problemi più  pressanti, attraverso lo scambio di idee e l’apporto di cambiamenti positivi e duraturi per la comunità”.

Il Rotary, costituito a Chicago nel lontano febbraio 1905 grazie alla lungimiranza e all’impegno di alcuni amici capitanati da Paul Harris, approdò in Italia diciotto anni dopo con la fondazione del primo Club a Milano, il 20 novembre 1923 e, l’anno successivo, con quella del Club Torino, preceduta dai Club di Trieste e Genova. Le contingenze politiche e militari, oltre che sociali, del periodo bellico, consentirono la sopravvivenza, durante la guerra,ad un solo distretto rotariano, il 46, che si sarebbe poi sciolto non senza problemi e contrasti.

Nel ’55 subentrarono i distretti 87 (del Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta), con la formazione del Distretto 2031, cui appartiene il Club Rotary 150, e la precedente cessazione del Distretto 2030.

Il Rotary 150 si presenta come un service club, dotato di statuto e regolamento, e formato da persone che sono accomunate, sulla base di valori condivisi, da rapporti di amicizia reciproci e si impegnano  per il bene degli altri.

L’attività realizzata, come indica il suo oggetto statutario, si traduce in scopi umanitari, sanitari, sociali, culturali e educativi. Il Rotary Club Torino 150, privo di influssi di carattere religioso o politico, è anche libero di agire al di fuori dei confini nazionali, tanto che intrattiene rapporti con gli amici francesi della vicina Maurienne e con quelli del Kenya.

Fondamentale per l’appartenenza al Club è lo svolgimento di un’attività professionale, in quanto esso deve unire rappresentanti  del maggior numero di professioni possibili, rispecchiando tutti isettori significativi presenti nella vita quotidiana.

I tre o quattro incontri mensili del Club hanno lo scopo di mantenere viva l’amicizia tra i componenti del Club, che è considerata un elemento essenziale della sua stessa vita, oltre a favorire attività culturali e ludiche.

Il Club Rotary Torino 150 intrattiene continui scambi con il Club padrino RC Chivasso, il Club contatto di Saint Jean de Maurienne e tutti i club torinesi e del distretto 2031 e l’omonimo Club catanese. Finora non è ancora stato costituito  un Rotaract vero e proprio, ma il Club contribuisce con la sua presenza nelle continue attività dei Rotaract del distretto. Molti i service effettuati durante il decennio, dal cui elenco emerge una serie cospicua di interventi a favore di associazioni, compagini sociali deboli italiani e straniere, malati, poveri e sofferenti. Da diversi anni svolge un ruolo preciso in questa direzione “Qui Rotary”, una realtà che raccoglie più Club interessati da comuni progetti a favore della comunità.

La serata di inaugurazione del Rotary Club Torino 150 trova spazio in un capitolo del libro dedicato al decennale, che ricorda anche i principi cardine che hanno ispirato la nascita del Club Torino 150. L’allora neo presidente Gennaro Vivarelli, nella cornice del Circolo del Golf di Vinovo, davanti a oltre cento persone, ricordando le tappe fondamentali compiute dai soci fondatori, affermò che il Rotary Club Torino 150 si proponeva “pur mantenendo la più  assoluta ortodossia rotariana, di adottare uno stile di vita associativa più  semplice, nelle pretese di ciò che i soci trattengono per sé e più generoso in quello che danno per gli altri”.

Nel successivo giugno sarebbe avvenuto il gemellaggio con il Rotary Club Catania Duomo 150 e il secondo Presidente, il compianto Emanuele Campanella, citato nel volume come tutti gli altri presidenti del Club, avrebbe dato vita a quella attività di collaborazione che si sarebbe concretizzata nel progetto “Qui Rotary”, promuovendo inoltre l’iniziativa concretizzatasi l’anno seguente, con il progetto “Global Grant”, a favore di Casa Maria in Kenya.

Durante il quarto anno e la presidenza femminile di Luisella Fassino sarebbero avvenuti il gemellaggio con il Club Rotary Saint Jean, le visite alle mostre cittadine e all’Expo di Milano.

Un progetto particolarmente significativo che ha fatto seguito agli anni di impegno dei presidenti Antonio Mezzacappa, Cinzia Cagnola e Gianluigi d’Agostino, è  stato quello del service promosso durante l’anno 2018/19 presieduto da Giorgio Mentuccia, il Global Grant “mano robotica 2 D”, incentrato sul progetto innovativo di riabilitazione integrata e avanzata, per il quale il Rotary 150 ha collaborato insieme ai Club Rotary Polaris, Chivasso, Saint Jean de la Maurienne, 45esimo Parallelo, Stupinigi, Nord Est, Sud e Sud Ovest oltre alla Reale Foundation. Il successivo presidente Filippo Barral ha promosso service di rilievo, ha poi potenziato i settori della comunicazione e dell’informazione, coinvolgendo i soci in commissioni e serate, con un’attenzione particolare rivolta alle nuove generazioni. Purtroppo poi l’aggravarsi della situazione pandemica ha impedito la prosecuzione degli incontri in presenza subito dopo l’estate 2020, sotto la presidenza di Michele Palumbo, ma quest’estate,sotto i migliori auspici, si è aperto un nuovo anno rotariano con ilneo presidente Gerardo Cornagliotti.

MARA MARTELLOTTA

La strana coppia Di Stasio e Aganahuei in mostra al MEF di Torino

L’arte “anacronistica” a braccetto con quella “industriale

 

Fino al 19 dicembre, la prima, e fino al 24 ottobre la seconda

Sarà anche strana coppia. Ma non di meno ci appare estremamente interessante e suggestiva l’accoppiata in mostra al “MEF-Museo Ettore Fico” di Torino del napoletano (da anni operante fra Roma e Spoleto e per la prima volta a Torino) Stefano Di Stasio e del collettivo “Aganahuei”. Entrambe curate da Andrea Busto (direttore del Museo di via Cigna) con testi in catalogo di Vittoria Coen, le due rassegne –“Un attimo di eternità”, fino al 19 dicembre, la prima e“A noi importa il tempo che viviamo”, fino al 24 ottobre, la seconda – evidenziano con tutta chiarezza e altezza di toni alcune fra le varie e di certo più suggestive strade che può assumere nelle sue mille sfaccettature interpretative il linguaggio dell’arte contemporanea. Esponente di spicco dell’ “Anacronismo”, movimento artistico teorizzato da Maurizio Calvesi negli anni Ottanta (rivolto ad esaltare un ritorno alla pittura tradizionale in contrasto con le tendenze concettuali dell’epoca), Di Stasio “attinge a piene mani – scrive Andrea Busto – dalla storia dell’arte, soprattutto quella italiana, fonte  inesauribile e autogerminante ove il passato, il presente e il futuro sono sostantivi dal sugnificato incomprensibile”. Il suo è un acuto compendio della storia dell’arte di figurazione nelle sue più essenziali espressioni ed espressività.

Da quella rinascimentale al Barocco alla Metafisica dechirichiana (Di Stasio incontra De Chirico a soli dodici anni nella casa romana dell’artista di Volo e ne resta folgorato portandosi dietro negli anni le visioni e le intuizioni del Maestro, l’essenzialità delle sue architetture, la classicità delle forme e delle figure e quella particolre atmosfera onirica  di enigmatica e  trascendente surrealtà), finanche all’esperienza iperrealista degli anni Settanta. Tutta la matrice – la più profonda – di quel secolare percorso artistico ritroviamo nelle opere del pittore napoletano, in una sorta di caleidoscopio pittorico realistico e di vigorosa perfezione. Mai però di facile lettura. Perché i suoi sono “paesaggi dell’anima”, scrive a ragione Vittoria Coen, dai quali “affiora una conoscenza profonda della cultura classica, fatta di simboli e significati allegorici, a volte sorprendenti, come se l’artista, attraverso il lento fluire delle sapienti pennellate, ci svelasse il teatro della vita attraverso un intreccio di quinte, di piani contrapposti e intrecciati, di simultanea rappresentazione dello spazio e del tempo, in cui passato e presente sembrano confondersi nella visione notturna di un sogno che prende corpo sulla tela”.

Che diventa, afferma lo stesso Di Stasio, “percorso PER immagini e non pensiero che USA immagini”. Come dire: gesto pittorico lasciato libero di andare “alla potenza evocativa dell’immagine stessa”, come essa si presenta, in prima battuta, alla mente e prima che intervenga, a modificarne la visionarietà dell’intuizione, lo spirito razionale. Una mostra “storica” e di impegnativa interpetazione. Al centro le opere di un artista presente a varie “Biennali di Venezia” (nell’ ’84 fu lo stesso Calvesi ad invitarlo con una sala personale ad “Arte allo Specchio”) e a numerose “Quadriennali” di Roma, oltreché in innumerevoli e, fra i più prestigiosi, Musei nazionali e internazionali. Una proposta, l’antologica di Di Stasio al “MEF”, di preziosa godibilità, accanto a quella di “Aganahuei” , “fresca, nuova e divertente, per riprendere la vita -conclude Busto– in modo non troppo pesante”.

Collettivo di professionisti del mondo artistico (Bruno Sacchetto – Pietro de Carolis – Danilo Manassero – L. Ferrando –R. Fontanone), “Aganahuei” – ironica storpiatura all’Alberto Sordi dell’americano “I ‘m gonna away”– opera ad Alba ma, pur essendo piemontese doc, rappresenta una scoperta per il territorio. La produzione artistica dei cinque albesi si inserisce nel filone cosiddetto dell’ “arte industriale” o “arte in serie”, ispirata alla ricerca di Pinot Gallizio che proprio ad Alba realizzava con tecniche sperimentali, negli anni Cinquanta, “rotoli” di pittura industriale destinati ad essere venduti a metri e democraticamente per le strade così come nei grandi magazzini. Da “pret-à-porter” a “l’arte- à -porter”. Obiettivo: “rendere l’arte accessibile nella forma e nei contenuti al maggior numero possibile persone”. Dicono ancora i cinque: “Con l’arte industriale, l’artista torna ad essere un progettista, come già accadeva nelle botteghe d’arte del Quattrocento”. In mostra, attraverso percorsi di astratta informalità, troviamo installazioni realizzate con l’uso della tecnologia digitale e dei nuovi materiali prodotti dall’industria italiana: dal dibond all’alluminio al propilene sagomato, per arrivare alla stampa digitale su banner in pvc e vetroresina. Di creatività ce n’è davvero tanta.

Gianni Milani

 

“Un attimo di eternità” – “A noi importa il tempo che viviamo”

MEF-Museo Ettore Fico, via Cigna 114, Torino; tel. 011/853065 o www.museofico.it

Fino al 19 dicembre (Di Stasio) e al 24 ottobre (“Aganahuei”)

Orari: ven. 14/19 – sab. e dom. 11/19

Nelle foto

–         Stefano Di Stasio: “Autoritratto dopo Cristo”, olio su tela, 1980

–         Stefano Di Stasio: “Quartetto”, olio su tela, 1985

–         Aganahuei: “Woman”, stampa digitale su banner

Il procuratore e la bella dormiente Incontro con Giorgio Vitari

Venerdì 15 ottobre 2021

IL VENERDì DELLO SCRITTORE

Moncalieri, ore 17

Pagina facebook della Biblioteca Arduino @bibliomonc

Il nuovo romanzo di Giorgio Vitari è ambientato ad Ivrea e racconta l’avvincente indagine del procuratore Ròtari – già protagonista de Il vestito nuovo del procuratore, romanzo d’esordio di Vitari – sull’assassinio di un uomo dal passato non limpidissimo. Un’indagine che si complica quando, tra le informazioni sulla vita privata della vittima e quelle sulle beghe del Carnevale cittadino, affiorano gli indizi di una riservatissima operazione finanziaria. L’autore presenterà il libro in dialogo con l’assessore alla Cultura Laura Pompeo.

Auguro anche a questa nuova indagine del procuratore Ròtari il successo di pubblico che ha avuto la prima – dichiara Laura Pompeo – Sono due gialli giuridici dallo stile di scrittura serrato e avvincente, che si leggono d’un fiato e che meriterebbero una fiction piemontese”.

 

Giorgio Vitari

Torinese, nato nel 1948, si è laureato in giurisprudenza e, nel 1977, ha vinto il concorso ed è entrato in magistratura. Pretore penale e sostituto procuratore a Torino, quindi procuratore della Repubblica a Ivrea, Vercelli e Asti, infine avvocato generale presso la Procura generale di Torino. Come sostituto procuratore, dal 1983 all’85, ha seguito il cosiddetto caso Zampini che precorse Tangentopoli e che ha ispirato il suo primo romanzo, Il vestito nuovo del procuratore, edito da Neos nel 2019.

Due progetti del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale 

Come ogni anno, il Comitato  Resistenza e  Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte organizza il “Progetto di storia contemporanea – Resistenza, resistenze, diritti violati, diritti negati” , giunto alla sua quarantunesima edizione.

Il Progetto si avvale della collaborazione dell’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte e degli Istituti storici della Resistenza ed è rivolto agli studenti degli Istituti di istruzione secondaria di II grado e degli Enti di formazione professionale e da quest’anno anche agli studenti della scuola secondaria di primo grado. Il concorso consiste nello svolgimento di un tema di ricerca con due declinazioni diverse: 1) per gli Istituti di istruzione secondaria di I grado: “Quali sono i diritti dei bambini e dei ragazzi? Sono stati sempre garantiti? Conoscete esempi del passato, anche riferiti al vostro territorio, in cui questi diritti sono stati messi in pericolo o, al contrario, promossi?”. 2) per gli Istituti di istruzione secondaria di II grado e gli Enti di formazione professionale: “Partendo dal Titolo Primo della Costituzione e analizzando i diritti fondamentali, quali tra questi hanno maggiore impatto sui giovani e devono essere con più forza garantiti? Studiate un esempio che vi sembra particolarmente significativo e costruite un manifesto che possa rivendicarlo”.

La partecipazione al concorso e l’adesione alla formazione vanno segnalate, entro il 20 ottobre 2021, inviando l’apposito modulo alla Segreteria del Comitato Resistenza e Costituzione all’indirizzo e-mail comitato.resistenzacostituzione@cr.piemonte.it . Gli elaborati dovranno pervenire, a pena di esclusione, entro e non oltre il 14 marzo 2022 all’indirizzo sopracitato, indicando nell’oggetto la seguente dicitura: “Progetto di Storia contemporanea” con il nome dell’Istituto/Ente di formazione. Gli Istituti Storici della Resistenza del Piemonte hanno organizzato un percorso formativo destinato a docenti e studenti in preparazione al tema proposto dal bando, secondo il calendario allegato; gli incontri si terranno a distanza, sulla piattaforma Zoom. Un secondo Progetto vede la luce quest’anno: “Chi è di scena? …La Repubblica”. La finalità del concorso è quella di proporre agli studenti e ai loro insegnanti un’occasione per spiegare e rappresentare, attraverso il teatro e la recitazione, la propria idea di Repubblica ispirata ai valori fondamentali della Carta costituzionale. Il concorso, rivolto agli istituti di istruzione primaria e secondaria di primo grado, consiste nella rappresentazione teatrale, riprodotta in un video, della propria idea di Repubblica italiana, attraverso scenografie, coreografie e testi. La partecipazione al concorso e l’adesione alla formazione vanno segnalate, entro il 20 ottobre 2021, inviando l’apposito modulo alla Segreteria del Comitato Resistenza e Costituzione all’indirizzo e-mail comitato.resistenzacostituzione@cr.piemonte.it . I video andranno inviati, a pena di esclusione, entro e non oltre il 14 marzo 2022 all’indirizzo sopracitato, indicando nell’oggetto la seguente dicitura “Bando Repubblica”.

L’Istituto Confucio al Salone del Libro

L’ISTITUTO CONFUCIO DELL’UNIVERSITÁ DI TORINO AL SALONE DEL LIBRO CON INCONTRI E DIBATTITI

 

Dal 14 al 18 ottobre all’ “Isola del Futuro”, padiglione 3 stand P06 – Q09

 

Fra il 14 e il 18 ottobre l’Istituto Confucio dell’Università di Torino partecipa al Salone Internazionale del Libro con diverse iniziative. Lo trovate all’interno dello stand “Isola del Futuro”, organizzato in collaborazione con l’Italian Institute for the Future insieme a Future Fiction, Alkadia, Scuola Internazionale di Comics di Torino, ManFont.

Gli incontri organizzati dall’Istituto Confucio, sono dedicati alla letteratura cinese di fantascienza in Italia, tema declinato poi in diversi ambiti: dalla produzione delle giovani scrittrici di fantascienza  ai diversi aspetti del lavoro di traduzione dal cinese verso l’italiano.

 

FANTACINA. FANTASCIENZA E FANTASMI / Il programma

  • Venerdì 15 ottobre alle 16.00
    “Fantascienza cinese in Italia”, interviene Francesco Verso, pluripremiato autore ed editore di fantascienza. Con il progetto Future Fiction ha portato in Italia la fantascienza in traduzione e il genere solarpunk.
  • Sabato 16 ottobre alle 16.00
    “Le autrici cinesi di fantascienza”, interviene Chiara Cigarini, traduttrice, ricercatrice e docente a contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Ha ottenuto un dottorato di ricerca presso la Beijing Normal University.
  • Domenica 17 ottobre alle 17.00
    Presentazione della graphic novel “Stanotte filano cento fantasmi” di  Xia Jia (1984) e del contest “Cento fantasmi…+1”

 

L’Istituto Confucio ha sostenuto la riduzione in graphic novel del racconto “Stanotte filano cento fantasmi” di  Xia Jia (1984), pluripremiata autrice di fantascienza che rappresenta oggi una delle voci  cinesi più significative nell’ambito di questo genere letterario.

In continuità con questa iniziativa, durante il Salone del Libro verrà lanciato il contest “Cento fantasmi…+1”concorso aperto agli studenti di cinese dell’Università e delle scuole superiori, che premierà il miglior sequel della  graphic novel.  All’autore/autrice del testo vincitore sarà offerto un buono valido per l’acquisto di un biglietto aereo per la Cina.

 

Informazioni:

Istituto Confucio dell’Università di Torino / segreteria@istitutoconfucio.torino.it   / 011 6703913

 

“Miliardi di universi”, la realtà è un’astrazione

Dopo la grande installazione del 2007, dal 7 ottobre 2021 la Galleria Giorgio Persano presenta, nello spazio di Via Stampatori 4 – Torino, una nuova personale di Jan Dibbets dal titolo Miliardi di universi. Il percorso espositivo si costruisce attraverso grandi fotografie realizzate nell’ultimo decennio.

Nei NewColorStudies l’artista riprende alcuni dettagli di carrozzerie di automobili, che riflettono il paesaggio circostante, scattati in analogico per i suoi storici ColorStudies degli anni ’70, ingrandendone il negativo fino a ottenere immagini digitali monocromatiche. L’artista, ponendosi la domanda “Cosa succederebbe se togliessi all’immagine la sua struttura?”, con questo lavoro di sottrazione del dato di realtà – che non viene mai completamente perso – invita ad addentrarsi in nuove possibili astrazioni.

 

Lo stesso processo, ma portato all’estremo, vale anche per la serie B.O.U. Tutte le opere provengono da un negativo degli studi sul colore dei ColorStudies del 1976, diviso verticalmente in due parti. L’artista li ha ingranditi con un programma di elaborazione digitale, dando vita per errore a composizioni astratte di colori e forme, sottolineando il ruolo primario delle tecnologie nella rappresentazione di ciò che percepiamo.

 

Secondo Dibbets, infatti, “la realtà è un’astrazione”, tutto dipende dal come, dal modo in cui facciamo esperienza. La percezione è una vera e propria potenza trasformativa che interviene direttamente nella costruzione del mondo. Se non esiste una realtà oggettiva e universale, la fotografia non deve essere intesa come una rappresentazione documentaristica e neutrale, ma implicare sempre una dimensione creativa legata ai mezzi tecnici in uso in un determinato periodo storico. L’artista, citando il filosofo V. Flusser, afferma: “Queste virtualità sono praticamente inesauribili. Nessun fotografo può sperare di scattare tutte le fotografie possibili. L’immaginazione della macchina fotografica è più grande di quella che può avere un singolo fotografo o l’insieme di tutti i fotografi al mondo. È precisamente questa la sfida del fotografo”.

 

Sia nei lavori monocromatici NewColorStudies (2010-2014) sia nella serie B.O.U. (2019), la tematizzazione del passaggio dall’immagine analogica a quella digitale è centrale. Si tratta quindi di comprendere quali siano gli effetti percettivi di questa transizione e a che tipo di realtà ci diano accesso. Con queste opere, Jan Dibbets ci offre dunque la chiave per i miliardi di universi che si schiudono davanti a noi quando proviamo a guardare oltre quello che si vede.

 

 

Jan Dibbets (Weert, Olanda, 1941), vive e lavora ad Amsterdam e in Toscana.

Studia presso l’Accademia d’Arte di Tilburg ottenendo il Royal Grant for Painting nel 1965. Nel 1967 frequenta la St. Martins School of Art, Londra. Nel 1969 inizia a insegnare all’Atelier 63, Haarlem-De Ateliers, Amsterdam, dove continuerà fino al 1998. Nel 1972 è invitato a Documenta V, Kassel, alla quale parteciperà nuovamente nel 1977, e rappresenta l’Olanda nella 36esima edizione della Biennale di Venezia. Nel 1973-74 vive e lavora a Roma. Nel 1979 gli viene conferito il Premio Rembrandt dalla F.V.S. Foundation, Basel. Nel 1984 inizia a insegnare all’Accademia d’Arte di Düsseldorf, dove resterà fino al 2005. Nel 1995 riceve il premio Sikkens per il design delle vetrate per la cattedrale di Blois in Francia, presentate nel 2000. I suoi lavori sono esposti in numerosi musei e collezioni private di tutto il mondo, inclusi Stedelijk Museum Amsterdam, Miami Art Museum, Museum of Modern Art Oxford, Solomon R. Guggenheim Museum New York, Walker Art Center Minneapolis and Musée d’Art Moderne de la ville de Paris.

Il Premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica del 39° Torino Film Festival a Monica Bellucci

/

L’attrice al TFF presenta il suo nuovo film The girl in the fountain  e sarà protagonista di una Masterclass al Museo Nazionale del Cinema

30 novembre – 1° dicembre 2021

 

La consegna del premio all’attrice avrà luogo martedì 30 novembre e sarà seguita dalla proiezione in anteprima mondiale del film The girl in the fountain diretto da Antongiulio Panizzi e interpretato da Monica Bellucci, sulla leggendaria attrice Anita Ekberg, prodotto da Dugong Films con Eagle Pictures che lo distribuirà in sala. The girl in the fountain uscirà al cinema come film evento l’1, il 2 e 3 dicembre.

“È per me una grande gioia ed emozione ricevere il Premio Stella della Mole”, dichiara Monica Bellucci“Ringrazio il presidente e il direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano. Ringrazio Stefano Francia di Celle direttore del Torino Film Festival. Sono onorata che il film The girl in the fountain venga proiettato in prima mondiale a Torino, uno dei principali festival cinematografici in Italia, che apre le porte ad un nuovo tipo di cinema, attento alle innovazioni e ai giovani autori di tutto il mondo, nel rispetto della tradizione grazie alle retrospettive che offrono la visione di capolavori del passato. Vi ringrazio veramente di cuore”.

 

“Il Premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica rappresenta tutta la storia cinematografica della nostra città, un omaggio alla tradizione vissuta nel presente con uno sguardo al futuro – sottolineano Enzo Ghigo Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino. È un simbolo prezioso, ricco di significati, che speriamo sempre più rappresenti il proseguimento del nuovo corso per il Museo e il TFF. Siamo molto felici che a riceverlo sia Monica Bellucci, artista poliedrica, star del cinema e icona globale di bellezza”.

“È un grande piacere e un onore per me poter celebrare con il Premio Stella della Mole Monica Bellucci”, dichiara Stefano Francia di Celle, direttore del Torino Film Festival. “La sua lunga carriera è e sarà costellata da intuizioni, idee e personaggi destinati alla memoria collettiva eterna. Questo premio è un riconoscimento per la sua versatilità artistica, per la disponibilità a promuovere l’opera di autori emergenti permettendo così la realizzazione di progetti poliedrici con contenuti e linguaggi nuovi, per la sua capacità di padroneggiare magnificamente una potenzialità creativa che può arricchire enormemente l’arte cinematografica”.

 

 

Mercoledì 1° dicembre 2021 Monica Bellucci sarà protagonista di una Masterclass al Museo Nazionale del Cinema di Torino, dove l’attrice converserà con il regista di The girl in the fountain Antongiulio Panizzi.

Dal 2020 simbolo e protagonista dell’immagine guida del TFF, la spettacolare Stella della mole a 12 punte è originale, universale, e celebra il suo impegno per l’innovazione, la diversità e la collaborazione. La stella della Mole Antonelliana mette in relazione il passato di Torino con il suo futuro, la “culla” del cinema italiano con i nuovi artisti da tutto il mondo che vengono celebrati al festival.

Il Premio ha una componente tecnologica del tutto unica ed è realizzato in alluminio attraverso la tecnologia avanzata dell’Additive Manufacturing, grazie alla collaborazione del Politecnico di Torino e del Competence Industry Manufacturing 4.0, il polo nazionale costituito dai due atenei torinesi insieme a 23 importanti partner industriali per la diffusione di competenze legate all’Industria 4.0.

MONICA BELLUCCI – Biografia

Monica Bellucci ha cominciato il suo percorso nel mondo dell’immagine come modella, catturando l’obiettivo dei più grandi fotografi, Helmut Newton, Peter Lindbergh, Richard Avedon, Steven Meisel, Michel Comte, Ferdinando Scianna, Oliviero Toscani, Fabrizio Ferri, solo per citarne alcuni. Ma il suo sogno fin da bambina era il cinema, il passaggio dalla moda al mondo cinematografico è avvenuto per mano di Dino Risi e Francis Ford Coppola. Nella sua carriera, fra l’Italia e la Francia, ha lavorato con Giuseppe Tornatore, Gabriele Muccino, Giovanni Veronesi, Paolo Virzì, Marco Tullio Giordana, Maria Sole Tognazzi, Gaspard Noé, Bertrand Blier, Philippe Garrel, Alain Corneau, Alain Chabat, Guillaume Nicloux. Per il suo primo film francese L’Appartement (1996) di Gilles Mimouni è candidata al Cesar. Il film vince il BAFTA Award for Best Film Not in the English Language, questo riconoscimento apre a Monica la strada per il suo primo film americano Under Suspicion dove recita nel ruolo della moglie di Gene Hackman, e per la prima volta si ritrova al Festival di Cannes. Tornatore la chiama per Malèna, film italiano di successo mondiale. Comincia una vera carriera internazionale per Monica che lavora con registi del calibro dei Wachowski, Spike Lee, Terry Gilliam, Antoine Fuqua, Rebecca Miller, Mel Gibson, fra gli altri. Nel 2004 dà alla luce la sua prima figlia Deva e nel 2010 la sua seconda figlia Leonie.

Continua il suo percorso internazionale fra film a grosso budget e film indipendenti d’autore, come Rhino Season dell’iraniano Bahman Ghobadi e On the Milky Road di Emir Kusturica, che la vale il Nastro d’argento Europeo. Nel 2014 è a Cannes per presentare il film di Alice Rohrwacher Le Meraviglie, che riceve il Grand Prix Speciale della Giuria e nel 2015 gira Spectre di Sam Mendes nel ruolo di Lucia Sciarra, creando una rivoluzione nel mondo del cinema: per la prima volta un’attrice di cinquant’anni si ritrova fra le braccia di James Bond. Continua la sua carriera recitando in serie televisive americane come Mozart in the Jungle al fianco di Gael García Bernal e in Twin Peaks di David Lynch. Nel 2018 ha girato in Australia il film Necromancer, dei fratelli Kiah et Tristan Roche- Turner, in Francia la serie televisiva Dix pour cents e insieme a Sir. Ben Kingsley il film di spionaggio Spider in the Web, diretto dal regista israeliano Eran Riklis.

Monica Bellucci è stata per ben due volte madrina del Festival di Cannes, onore che prima di lei hanno avuto solo Jeanne Moreau e Isabelle Huppert. Nel 2017 ha ricevuto e accettato il prestigioso invito a diventare membro dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences che assegna i Premi Oscar.

Monica ha sostenuto l’associazione AGOP che assiste i genitori di bambini malati di cancro e Paroles des femmes, in aiuto di donne e bambini. Attualmente fa parte dell’Associazione S.O.S. autisme che si occupa di bambini autistici.

 

Nel 2019 partecipa al lungometraggio diretto da Claude Lelouch Le plus belle annéè d’un vie e nel 2020 al film diretto da Kaouther Ben Hania The man who sold his skin, candidato all’oscar come miglior film straniero.

Nel 2021 la vedremo sul grande schermo in due progetti italiani: Siccità, il nuovo lungometraggio del regista Paolo Virzì, e La befana vien di notte 2 diretto da Paola Randi.

Sempre nel 2021 Monica è vincitrice del premio internazionale Flaiano alla carriera, e del David Speciale della 66esima edizione dei premi David di Donatello.

Dal 2020 inoltre inizia il suo percorso da produttrice con Musa, casa di produzione che apre a Parigi e con la quale partecipa alla realizzazione del docu-film The girl in the fountain diretto da Antongiulio Panizzi, nel quale è anche protagonista, e del film-opera Gianni Schicchi diretto da Damiano Michieletto.

Monica sarà inoltre presente nell’action thriller Memory, al fianco di Liam Neeson e Guy Pearce, in uscita nel 2022, mentre prosegue il suo percorso internazionale la rappresentazione teatrale che la vede protagonista nel ruolo di Maria Callas diretta da Tom Volf Maria Callas: lettere e memorie.

THE GIRL IN THE FOUNTAIN

Correva l’anno 1960 quando le curve sinuose di un’attrice dalla bellezza dirompente, Anita Ekberg, sconvolgevano le acque di Fontana di Trevi e il mondo intero. Proprio in quella scena iconica de La Dolce Vita di Federico Fellini, la storia del cinema e la memoria collettiva ha cristallizzato la giunonica diva svedese. Ma persona e personaggio di un film non sono la stessa cosa e, per una vita, Anita si è battuta per dimostrarlo. The girl in the fountain è il racconto di un’attrice divorata dalla sua stessa icona attraverso la voce e la sensibilità di Monica Bellucci che con attenzione e delicatezza si mette alla ricerca di quel personaggio, per riscattarne la figura stereotipata della “ragazza nella fontana”.

Una conversazione verbale e visiva, un dialogo impossibile tra due donne e dive di epoche diverse con cui la Bellucci riscopre il percorso di una donna libera e indipendente, che ha pagato un prezzo per non voler sottostare a nessuno.

Cast & Credits

Regia: Antongiulio Panizzi

Scritto da: Paola Jacobbi e Camilla Paternò Con: Monica Bellucci

e la partecipazione straordinaria di: Roberto De Francesco, Stefania De Santis, Eric Alexander Dop: Alessandro Chiodo

Montaggio: Danilo Galli Musiche: Max Casacci

Prodotto da: Dugong Films e Eagle Pictures in co-produzione con Shoot&Post, in collaborazione con Musa, con il supporto di Regione Lazio – Lazio Cinema International

I conservatori in Piemonte, una rete musicale

É un progetto meditato esclusivamente per i giovani e la musica

L’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro è l’aspetto più delicato di ogni formazione e in special modo quella artistica.
Negli ultimi decenni, a causa di un frenetico susseguirsi di cambiamenti nel mondo delle imprese e del mercato in generale, i giovani intraprendono percorsi formativi sempre più costrittivi, con la speranza di un “sicuro” inserimento occupazionale, trascurando, a volte, la propria passione o le proprie attitudini.
Questa situazione, nelle menti delle nuove generazioni, può suscitare un sentimento di scoraggiamento, demotivando gli studenti e generando un meccanismo che, nel tempo, rischia di indebolire tutto il settore artistico e, ancor peggio, inaridire la parte spirituale ed emozionale della collettività.
Se è vero che in Italia, oggi, la formazione musicale è in grado di creare una popolazione di studenti e giovani diplomati con competenze realmente all’avanguardia, è altrettanto vero che il mercato musicale in sé resta poco aperto ai giovani musicisti.
Tutto questo, ora, è aggravato dalla violenta pandemia Covid – 19 che ha obbligato la società a difendersi “brutalmente”, attuando un’emergenza sanitaria che ha gravemente danneggiato lo spettacolo dal vivo, facendo disaffezionare soprattutto i giovani impegnati nella formazione artistica in generale.
Il nostro proposito, se l’andamento pandemico lo permetterà, sarà quello di costruire, con pragmatica metodologia, una rete di attività musicali, in tutto il territorio regionale, che sostengano e incoraggino i giovani musicisti, con l’ambizioso obiettivo di traghettarli dalla scuola al pubblico.
I valorosi Artisti di questo circuito saranno, infatti, proprio i giovani studenti che verranno accuratamente selezionati dalle Direzioni dei 4 Conservatori della Regione: Alessandria, Cuneo, Novara e Torino.

prof. Francesco Ronco, Direttore Artistico

 

La logistica

L’Associazione Culturale TORET ARTIST Tre Sei Zero, come da suo Statuto interno, considera l’attività sul territorio come parte fondamentale dei propri fini istituzionali oltre che un elemento di particolare rilievo per promuovere e sviluppare il talento di giovani Artisti emergenti.
L’Associazione intende potenziare tale attività grazie a un progetto di sua creazione denominato “I CONSERVATORI IN PIEMONTE”.
L’intento dell’iniziativa è quello di dare la possibilità ai giovani studenti di esibirsi in pubblico, attraverso la costruzione di una rete di eventi culturali in tutto il territorio regionale, realizzata in collaborazione con i Comuni e le Associazioni locali. L’ambizione è inoltre quella di coinvolgere soprattutto i paesi più piccoli della Regione e le scuole, al fine di diffondere una pratica concertistica di altissima qualità e accendere, anche in un pubblico giovane, l’interesse e la passione per la musica. Detta rete permetterà la circuitazione su tutto il territorio regionale di giovani Artisti selezionati dai 4 Conservatori della Regione, al suo interno.
L’Associazione, dunque, per comporre questo circuito, collaborerà con i 4 Conservatori della Regione, organizzando concerti di carattere solistico o cameristico, sul territorio regionale, con i giovani allievi dei Conservatori stessi.
L’Associazione curerà i rapporti con gli Enti esterni, definirà il calendario dei concerti e si occuperà di tutta la logistica organizzativa degli eventi in programma.
Le Direzioni dei Conservatori, in accordo con i Docenti delle classi di strumento, canto e musica da camera, selezioneranno i solisti e/o le formazioni musicali che prenderanno parte al progetto.
Le Direzioni e gli uffici stampa dei Conservatori lavoreranno in collaborazione con L’Associazione per creare il materiale necessario per la pubblicizzazione in loco del concerto, curando, allo stesso tempo, la comunicazione sul sito istituzionale e su tutti i social di riferimento.
Saranno selezionati non più di 12 gruppi (tre per Conservatorio) e le singole formazioni potranno avere un numero minimo di 1 e un massimo di 10 componenti.
L’attività sarà facoltativa e si svolgerà al di fuori dell’orario scolastico.
I programmi e gli organici proposti dovranno essere mantenuti e garantiti fino al termine della programmazione;
L’Associazione TORET ARTIST Tre Sei Zero sosterrà l’iniziativa fino a un massimo di 60 concerti a stagione (settembre – luglio), cercando di distribuire equamente il numero dei concerti tra i gruppi;
Ogni concerto sarà preceduto da un coinvolgente intervento a cura di un relatore, volto a narrare il percorso artistico di ogni giovane musicista e ad accompagnare l’ascoltatore lungo il percorso della contestualizzazione del programma musicale eseguito;
Tutti i concerti si svolgeranno nel totale rispetto delle normative anti Covid-19 vigenti.

Gli obiettivi

Un progetto sperimentale, in quanto studiato ad hoc sul mondo della formazione artistica e musicale lavorando quindi sui professionisti del futuro, costituendo un circuito regionale delle attività musicali ideato e costruito attorno ad artisti che muovono i primi passi nel mercato musicale.
Offrire ai migliori studenti dei Conservatori, di ambo i sessi e con età media non superiore a 25 anni, un’esperienza artistica di grande efficacia, strettamente connessa con la programmazione dei Conservatori stessi. L’intento è di sviluppare il loro talento e il loro potenziale artistico attraverso l’esecuzione di concerti diffusi su tutto il territorio regionale.
Creare una sorta di “rampa di lancio” per i laureandi o appena laureati al fine di aiutarli a inserirsi nel mondo del lavoro.
Dare la possibilità ai giovani musicisti emergenti di orientare il proprio impegno verso il principale significato dello studio della Musica: trasmettere emozioni, attraverso le esecuzioni dal vivo.
Incoraggiare il giovane musicista allo studio di programmi musicali non necessariamente legati a quelli ministeriali, ampliando di conseguenza le proprie conoscenze e il proprio orizzonte artistico.
Incentivare gli studenti a suonare insieme, creando svariati ensemble cameristici, sensibilizzando i rapporti umani e imparando ad amalgamare il proprio talento e la propria sensibilità musicale con quella dei colleghi.
Permettere ai giovani musicisti di testare le proprie capacità di concentrazione, di memoria e verificare la propria emotività, esprimendosi di fronte ad un pubblico eterogeneo.
Dare la possibilità a molteplici Enti no profit della Regione di ospitare, all’interno delle proprie iniziative culturali e a costi accessibili, concerti di giovani musicisti emergenti, divenendo complici di un nobile e virtuoso meccanismo che favorisce e incrementa l’Arte e la Cultura in Regione.
Coinvolgere le scuole (Istruzione Secondaria – Istruzione Superiore) al fine di avvicinare e appassionare i giovani al mondo della musica: gli studenti che ascolteranno i concerti eseguiti da musicisti coetanei, genereranno un “passaparola” che aiuterà, nel tempo, a diffondere e difendere questa meravigliosa forma d’arte.
Coinvolgere, nelle stagioni future, alcuni importanti Conservatori europei, al fine di creare collaborazioni per concerti e Master Class mirate.

Il festival DocuDonna su Streeen

Mentre le sale cinematografiche tornano a popolarsi, la piattaforma streaming STREEEN continua ad essere punto di riferimento per autori e festival indipendenti che grazie alle proiezioni online hanno la possibilità di rivolgersi a un pubblico più ampio e trasversale.

Il calendario di ottobre di Streeen propone eventi speciali con il festival internazionale dedicato al documentario a regia femminile DocuDonna (8-11 ottobre) e la prima edizione dell’innovativo Festival del Turismo Musicale (22-29 ottobre) che presenta 3 doc musicali scelti da Seeyousound.

Inoltre, a fine mese Streeen sarà ospite a Sguardi AltroveFilm Festival (22-30 ottobre) con il quale è nata la collaborazione che darà vita al Premio Miglior Film Sezione Competitiva Cortometraggi Sguardi (S)confinati, che prevede la distribuzione online del corto vincitore del premio tra quelli della sezione.

Dal 22 al 29 ottobre STREEEN accoglie le proiezioni del primo FESTIVAL DEL TURISMO MUSICALE, un nuovo punto di incontro, digitale e fisico, sia per i professionisti del turismo musicale, sia per il pubblico appassionato di viaggi all’insegna della musica, di turismo sostenibile e di prossimità.

Streeen ospita la mini-rassegna con 3 documentari curata da Seeyousound, per raccontare la scena musicale italiana, i suoi luoghi e i suoi interpretiattraverso il cinema.

Tre titoli scelti tra il meglio della produzione italiana di cinema a tematica musicale: LA NUOVA SCUOLA GENOVESE scritto e ideato da Claudio Cabona con la regia di Yuri Dellacasa e Paolo Fossati, proposto in prima assoluta streaming, ITALO DISCO LEGACY di Pietro Anton e OSANNAPLES di M. Deborah Farina: tre storie che attraverso la musica raccontano “pezzi” di territorio, facendoli scoprire al pubblico di appassionatiportandolo da Genova a Napoli, passando per la disco che ha reso nota l’Italia nel mondo. (abbonamento 3 film a 5 euro).

Il Festival in forma ibrida tra fisico e digitale, permetterà al pubblico di sperimentare nuove modalità di fruizione del patrimonio musicale, in linea con i trend del turismo post-covid; in tutto due giorni online (22-23 ottobre) e uno dal vivo alla Casa degli Artisti a Milano (24 ottobre) conconferenze, workshop, tour immersivi e in loco, film in streaming, networking per raccontare il ruolo dello spettacolo dal vivo in relazione allo sviluppo del territorio e per scoprire il patrimonio musicale materiale e immateriale italiano. Sarà anche l’occasione per riconoscere e quantificare il Turismo Musicale come area definita e distinta dal Turismo Culturale, anche grazie alla presentazione della prima Ricerca di Turismo Musicale in Italia. Info e programma www.turismomusicale.net

Inoltre, dall’8 al 10 ottobre torna DocuDonna, festival internazionale che ogni anno dal 2019 rende per tre giorni Massa Marittima la capitale del documentario a regia femminile e che avrà anche un programma online con 6 dei 19 film selezionati disponibili dall’8 all’11 ottobre su Streeen.

In visione gratuita in streaming i film Shooting The Mafia di Kim Longinotto, sulla fotografia politica di Letizia BattagliaEn camino – Messico, machismo e nuvole di Isabella Cortese, Federico Fenucci, Maria Giuditta Vettese; Doorgan di Johanneke Dijkstra; Why Didn’t you Stay For Me? di Milou Gevers, che affronta con rispetto il tema delicato del suicidio di un genitore raccontato da un bambino o una bambina; Un Chanteur Invisibile di Hannah van Tassel e Nobu di Sara Blok.

Il festival propone produzioni da Francia, Iran, Stati Uniti, Irlanda, Olanda e Italia e nella dimensione cittadina ancheincontri con autrici e altre professioniste del cinema; un omaggio dedicato a Cecilia Mangini; una conferenza sulle registe del genere horror; il focus DocuDonna meets IFA, gemellaggio di film di registe olandesi selezionate all’International Film Festival Assen, e i film delle cineaste italiane presentati a Massa Marittima; un focus sulle produzioni cinematografiche delle registe europee e la mostra dell’artista olandese Ruchama Hoed, dal titolo Textures of affect

Ingresso libero, proiezioni in lingua originale con sottotitoli italiani e inglesi. Programma consultabile su www.docudonna.it/it/2021-edition/. Materiali stampa (ufficio stampa Chiara Zanini).

INFO streeen.org, info@streeen.org, www.facebook.com/streeen, www.instagram.com/streeen_cinema, twitter.com/streeen_org

NUMERO assistenza abbonati +39 371 423 3878