CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 433

Il Museo del Cinema propone “Backstage. Incontri con i conservatori”

Ingresso ridotto per tutti, museo gratuito per gli under 26 e incontri con i conservatori. mercoledì – giovedì – venerdì, dalle 10:00 alle 18:00

ACQUISTO DEL BIGLIETTO ONLINE https://www.ticketlandia.com/m/museo-cinema

Il 10 febbraio ha riaperto il Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana e fino al 5 marzo 2021 sarà aperto nei giorni di mercoledì, giovedì, venerdì dalle 10:00 alle 18:00 e il biglietto sarà ridotto per tutti:

Museo Nazionale del Cinema   9 € – gratuito under 26
Ascensore panoramico   6 €
Museo Nazionale del Cinema + Ascensore 12 €

È sempre possibile effettuare delle visite guidate a pagamento (max 10 persone per gruppo) con prenotazione obbligatoria.

Prosegue fino all’11 aprile 2021 la mostra cinemaddosso i costumi di Annamode da Cinecittà a Hollywood, a cura di Elisabetta Bruscolini, che celebra la straordinaria Sartoria Annamode, eccellenza del Made in Italy che dagli anni Cinquanta a oggi ha realizzato abiti per grandi produzioni cinematografiche nazionali e internazionali.

 

Ogni giorno dalle 15:00 alle 17:00, e fino al 5 marzo, il Museo Nazionale del Cinema propone la nuova iniziativa Backstage. Incontri con i conservatoriapprofondimenti gratuiti della durata di 20’ con i curatori di alcune sezioni del museo.

Il mercoledì ci sarà Roberta Basano, responsabile della Fototeca, il giovedì Nicoletta Pacini, responsabile Manifesti e memorabilia, mentre il venerdì sarà la volta di Raffaella Isoardi, responsabile Apparecchi e collezioni di precinema.

Per la prima volta sarà possibile conoscere e riscoprire la ricchezza e l’importanza del patrimonio del museo dalla voce diretta di chi tutti i giorni lo gestisce e preserva. Un’occasione unica per approfondire la conoscenza di un settore, apprendere dietro le quinte, aneddoti e curiosità.

La prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti.

“Questa apertura del museo è importante non solo per gli appassionati di cinema ma per tutto il pubblico – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. Non nascondo che è un sacrificio economico che il museo fa volentieri, a sottolineare l’importante valenza sociale della cultura”.

“Le collezioni di un museo sono patrimonio della collettività e per questo vanno mostrate –afferma Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. Riaprire i nostri spazi proponendo gli incontri con i curatori è un’occasione unica per scoprire il patrimonio del museo, ben oltre i materiali esposti alla Mole Antonelliana”.

Backstage 

Incontri con i conservatori del Museo Nazionale del Cinema

Mercoledì – ore 15:00; 15:30; 16:00; 16.30

La fotografia storica, nascita di una collezione

Incontro con Roberta Basano, responsabile Fototeca

La raccolta fotografica del Museo conta oggi oltre un milione di immagini: una collezione preziosa che racconta non solo il cinema ma anche la storia della fotografia.

Raro caso esistente al mondo di Museo del Cinema e della Fotografia, il patrimonio raccolto ripercorre le origini e gli sviluppi della fotografia. Perché nasce la collezione fotografica? Come conservarla e valorizzarla? Quali sono i tesori conservati nei depositi? A queste domande e ad altre curiosità, risponderà Roberta Basano.

Giovedì – ore 15:00; 15:30; 16:00; 16:30

Il cinema di carta

Incontro con Nicoletta Pacini, responsabile Manifesti e memorabilia

Che cosa c’è dietro una collezione di più di 535.000 manifesti e materiali pubblicitari? Uno sguardo dentro un mondo di fogli di carta colorati che, nati per essere affissi sui muri o nei cinema per poche settimane, trovano invece un posto definitivo nel mercato del collezionismo, nelle aste, nei libri, nei musei. Una conversazione con Nicoletta Pacini che vi racconterà come si conservano, si espongono, si acquisiscono i manifesti cinematografici: un piccolo viaggio in un grande mondo colorato, imprescindibile testimonianza della storia del cinema.

Venerdì – ore 15:00; 15:30; 16:00; 16:30

Conservare ed esporre l’Archeologia del Cinema

Incontro con Raffaella Isoardi, Responsabile Apparecchi e collezioni di precinema

Conservare, valorizzare ed esporre sono le parole chiave di ogni museo: una passeggiata al piano dell’Archeologia del Cinema per conoscere la genesi di un allestimento, i presupposti per esporre un’opera e per preservarla. Una conversazione con Raffaella Isoardi per scoprire le sfide da affrontare nella conservazione di un patrimonio molto eterogeneo (più di 500 diverse tipologie di oggetti di epoche diverse) e le curiosità su opere non esposte.

‘La Classe’ sonda i bassi istinti dell’umanità

Dalcher sul suo ‘La Classe’: “Perché mai dovremmo essere proprio noi quelli immuni all’estremismo?”

In un’epoca di intrecci già letti e solo rielaborati Christina Dalcher con il suo nuovo romanzo La Classe‘, edito da ‘Nord ci regala un cameo destinato ad entrare di diritto nell’olimpo dei capolavori visionari della letteratura internazionale. Era veramente difficile riuscire a costruire un libro più innovativo e avvolgente rispetto al suo precedente lavoro ‘Vox‘, recensito nei mesi scorsi proprio dal nostro portale, eppure Dalcher ci è riuscita in modo magistrale e proprio per tale ragione le abbiamo chiesto di poterci confrontare sulla trama de ‘La Classe‘ e sulla sua visione del mondo, una visione dove l’umanità si trova sempre a doversi confrontare con i suoi istinti più bassi e pericolosi.

Continua a leggere:

http://strumentipolitici.it/dalcher-sul-suo-la-classe-perche-mai-dovremmo-essere-proprio-noi-quelli-immuni-allestremismo/

La revoca al Maresciallo Tito

Al persecutore di italiani condannati alla fine orrenda delle foibe e dell’annegamento in mare , il maresciallo Tito,  il centro Pannunzio chiede la revoca della massima onorificenza della Repubblica italiana, il cavalierato di Gran Croce, riservato a chi ha onorato in modo altamente significativo la Nazione italiana.

In un paese che si accanisce con il suo passato, non è pensabile la permanenza di quell’onorificenza che premia un nemico dichiarato dell’Italia. Il Centro Pannunzio , diretto da uno studioso insignito della stessa alta onorificenza, suona offensiva la permanenza di una distinzione che non trova giustificazione di sorta. Chiediamo che anche l’associazione cavalieri di gran Croce si unisca a noi nella sua pur tardiva revoca.
Pier Franco Quaglieni
Centro Pannunzio

Torna Seeyousound International Music Film Festival

La 7a edizione di SEEYOUSOUND International Music Film Festival, festival di cinema a tematica musicale di base a Torino ma dal carattere internazionale,  quest’anno si terrà dal 19 al 25 febbraio online su PLAYSYS.TV, piattaforma streaming vod di Seeyousound e ‘sala virtuale’.

Sette i giorni di festival della settima edizione, come sette sono le note musicali e settima l’arte cinematografica che in Seeyousound 2021 trovano forma in 81 titoli di cui 6 in anteprima assoluta e 15 in anteprima italiana, 1 concorso dedicato alle sonorizzazioni e 1 focus che attraverserà le varie sezioni.

In programma oltre a lungometraggi, documentari, film brevi e videoclip in concorso e non, anche agli appuntamenti quotidiani ‘Seeyousound Live Show con talk e approfondimenti con più di 60 ospiti e concerti in diretta dal Cinetratro Baretti di Torino che saranno visibili in streaming gratuitamente anche sui canali social del festival.

Tra i film inediti in Italia: l’ultimo film di JULIEN TEMPLE co-prodotto da Johnny Depp CROCK OF GOLD che ripercorre la vita del frontman dei POGUES; IN A SILENT WAY sui TALK TALK e la creazione del loro album sperimentale Spirit of Eden; DON’T GO GENTLE sugli IDLES, band tra le più interessanti del panorama internazionale odierno; ROCKFIELD, storia vera di due fratelli che hanno trasformato la loro fattoria nel primo studio di registrazione residenziale di sempre, da cui sono passati BLACK SABBATH, QUEEN, ROBERT PLANT, OASIS, COLDPLAY; VARIAÇÕES di João Mai, omaggio alla prima superstar portoghese dichiaratamente omosessuale ANTÓNIO VARIAÇÕES; il documentario islandese A SONG CALLED HATE di Anna Hildur, sulla pluripremiata band di techno e BDSM ‘HATARI’.

In anteprima assolutaTHIS FILM SHOULD NOT EXIST produzione indipendente tra Italia (della torinese Bo Fidelity Cineproduzioni) e Francia; LA MUSICA NON BASTA sulla band torinese EUGENIO IN VIA DI GIOIA; NOTHIN’ AT ALL documenta il ritorno di PIVIO all’attività concertistica dopo 35 anni di rarissimi live e una carriera dedicata alla musica da film; LA LEGGENDA DEL MOLLEGGIATO sulla residenza artistica di Jazz:Re:Found, durante la quale 12 musicisti hanno rielaborano il repertorio più black ed esterofilo di ADRIANO CELENTANO; MOONDOG CAN SEE YOU immortala il viaggio di ricerca dall’ensemble Lapsus Lumine sul visionario cantautore e compositore statunitense LOUIS THOMAS HARDIN.

Inoltre, un filo nero attraverserà la settima edizione: il focus BLACK LIVES MATTER, ci condurrà in un percorso trasversale nel significato più ampio di musica black.

Ne fanno parte, in anteprima italianaRONNIE’S di Oliver Murray, sul mitico club nato nel ‘59 in un seminterrato di Londra, che ha ospitato leggende come ELLA FITZGERALD, CHET BAKER, NINA SIMONE e MILES DAVIS; EVERYTHING: THE REAL THING STORY, acclamato film di Simon Sheridan sui THE REAL THING e la prima rivoluzione della musica nera in UK; CONTRADICT alla scoperta di una new wave che grazie a internet, registra e diffonde musica con cui reclamare un nuovo ruolo per l’Africa; LISBON BEAT si muove nella periferia di Lisbona e la sua vibrante scena musicale afro-portoghese; e visibile per la prima volta in assolutoOSANNAPLES che celebra i 50 anni di carriera della band partenopea OSANNA e include un demo inedito di Pino Daniele.

SEEYOUSOUND si potrà guardare ovunque, semplicemente on demand su PLAYSYS.TV (biglietto singolo 3,99€; abbonamento festival 35€ e abbonamento sostenitore 45€ acquistabili su www.seeyousound.org e www.playsys.tv).

SEEYOUSOUND è organizzato da Associazione Seeyousound, in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema di Torino con il patrocinio di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Regione Piemonte e Città di Torino, con il contributo di Fondazione CRT.

INFO www.seeyousound.org > info@seeyousound.org > facebook.com/SEEYOUSOUND > instagram.com/seeyousoundfestival > twitter.com/seeyousound

Un misterioso Templare al Monte dei Cappuccini

C’è un cucchiaio di rame con la croce templare, c’è una ciotola in ceramica con la stessa croce e c’è uno scheletro molto antico sepolto insieme ai due oggetti.
Era probabilmente la tomba di un templare che conferma la presenza dell’Ordine del Tempio nell’area circostante il Monte dei Cappuccini dove oggi ci sono il convento, la chiesa di Santa Maria al Monte e la sede del Museo nazionale della Montagna. Ma anticamente, in cima alla collina, si trovava una fortezza, un’antica “bastita” militare, da cui si controllavano i movimenti sul Po. Il Monte dei Cappuccini era protetto dai Cavalieri Templari che, schierati a difesa del ponte di legno sul grande fiume, controllavano il passaggio dei pellegrini diretti a Roma lungo la via Francigena. La fortezza fu poi ricostruita nel Duecento da Tommaso II di Savoia consigliere dell’imperatore siculo-germanico Federico II di Svevia che amava circondarsi per la sua guardia personale di cavalieri teutonici e anche di cavalieri templari prima che il loro rapporto degenerasse in aperta ostilità. Proprio nella zona un tempo occupata dalla bastita sono stati effettuati due ritrovamenti importanti a conferma della presenza templare nell’area collinare torinese. Gravemente danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale il Monte dei Cappuccini fu restaurato subito dopo il conflitto e durante i lavori fu trovata una sepoltura maschile molto antica. In seguito, nei primi anni Novanta, nella stessa zona, venne rinvenuto un cucchiaio di rame con la croce dell’Ordine del Tempio e poco distante sono stati trovati alcuni frammenti di una ciotola in ceramica con la stessa croce templare. I due oggetti appartenevano probabilmente al corredo funebre della sepoltura e attestano la presenza dei Cavalieri del Tempio a Torino.
Dopo studi durati almeno vent’anni un gruppo di ricercatori è giunto alla conclusione che l’uomo sepolto potrebbe essere quello di un templare sepolto nudo secondo gli usi dell’Ordine secondo cui il voto di povertà non prevedeva nient’altro. Inoltre, notano gli esperti, il ritrovamento del cucchiaio e della ciotola indica la presenza di un corredo funebre modesto dal momento che la regola dell’Ordine assegnava ai semplici cavalieri solo posate in legno o in rame. Forse si tratta dei resti di fra’ Ogerio che nella seconda metà del Duecento guidava la mansione templare a Torino. I Templari avrebbero posseduto, a partire dal 1156, case e terreni in borgo Vanchiglia, in Val San Martino e in altre zone collinari. La loro base principale era la mansione templare di Santa Margherita con la chiesa annessa. Non si sa con esattezza dove si trovasse: non in collina ma forse nell’angolo sud-orientale delle mura, fuori Porta Marmorea, lungo la strada che portava al Valentino.
Filippo Re

Quaglieni: “Il Giorno del Ricordo non cada nell’oblio”

Domani 10 febbraio è il giorno del ricordo delle foibe e dell’esodo Giuliano – Dalmata – Fiumano

Sono troppo pochi i comuni che, pur nel rispetto delle norme di sicurezza, hanno promosso anche solo un’iniziativa simbolica o da remoto. C’è in Italia un vento negazionista e giustificazionista che rischia di rimettere gli orologi della storia indietro di decenni. Il Centro Pannunzio che, seguendo Pannunzio, fu tra i primi in Italia a far conoscere il dramma delle foibe, protesta per questo interessato oblio o per la trascuratezza anche di amministrazioni di centro- destra. Protesta per il disinteresse  dimostrato da troppe scuole perché almeno da remoto potrebbero promuovere un’ora dedicata al 10 febbraio. La storia non si cancella con la trascuratezza o la faziosità. Oggi occorre unità nazionale, non divisioni vecchie di decine d’anni, animate da odio antiitaliano divisivo.
Pier Franco Quaglieni

Di martedì la musica classica è online

I MARTEDÌ on line dell’Accademia di Musica 9 FEBBRAIO – 16 MARZO 2021, h 21, YOUTUBE @ Accademia di Musica di Pinerolo

6 CONCERTI GRATUITI IN STREAMING
introdotti da
FRANCESCO ANTONIONI
Con i concertisti della
Scuola di Specializzazione post laurea
in Beni Musicali Strumentali, che si perfezionano
con solisti e didatti tra i più grandi del nostro tempo.
CARTELLA STAMPA E FOTO >>
Martedì 16 febbraio | h 21 | Canale Youtube dell’Accademia di Musica
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Luca Colardo
violoncello
componente del
Quartetto Siegfried
Alessandro
Savinetti, violino I
Giorgia Brancaleon, violino II
Francesco Scarpetti, viola
Luca Colardo, violoncello
Igor Stravinskij (1882 – 1971)
Trois Pièces pour quatuor à cordes
1.
[semiminima] = 126
2.
[semiminima] = 76
3.
[minima] = 40
Franz Joseph Haydn (1732 – 1809)
Quartetto in si bemolle maggiore op. 76 . 4, Hob. III n. 78
Allegro con spirito
Adagio
Menuet. Allegro
Finale. Allegro ma non troppo
Luca Colardo
violoncello
Luca Colardo, vincitore di diversi premi in concorsi nazionali ed internazionali, si è esibito, come solista e in diverse
formazioni cameristiche, in alcune delle più prestigiose sale da concerto e rassegne musicali a livello mondiale come la
Carnegie Hall di New York, la Cité de la Musique a Parigi, il Mozarteum di Salisburgo, il Ravello Festival, il Festival MiTo e i
Concerti del Quirinale.
Quartetto Siegfried
Il Quartetto Siegfried – Alessandro
Savinetti violino I, Giorgia Brancaleon violino II, Francesco Scarpetti viola, Luca Colardo
violoncello – si è esibito per diverse rassegne e luoghi del panorama musicale italiano tra cui Palazzo Marino in Musica e
Musica al Tempio a Milano, i festival di Bellagio e di Portogruaro, Bardonecchia e la Reggia di Venaria. E’ risultato
semifinalista, unico quartetto italiano tra dieci selezionati da tutto il mondo, per il Premio Borciani di Reggio Emilia che
avrebbe dovuto svolgersi nel giugno 2020.
Francesco Antonioni
compositore
Definito dal Guardian «Un compositore che sa esattamente cosa fare e come realizzare le proprie idee», Francesco
Antonioni (n. 1971) compone musica per orchestra, opere teatrali, balletti, musica da camera, brani solistici ed elettronici.
A proprio agio in molti generi accanto alla musica classica, in cui affondano le radici, le composizioni di Francesco
Antonioni si situano consapevolmente sul punto di incontro di diversi linguaggi, dei quali ricercano affinità e possibilità di
integrazione. «Il pensiero che questa musica trasmette è una conquistata libertà da qualunque dogma avanguardistico,
ma anche antiavanguardistico» ha scritto Dino Villatico (Classic voice). Grazie anche all’energia ritmica che caratterizza la
sua musica, Francesco Antonioni ha al suo attivo numerose collaborazioni con coreografi e compagnie di danza. Le sue
composizioni sono state commissionate dall’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Albany Symphony
Orchestra (USA), Ensemble Modern (Frankfurt), Birmingham Contemporary Music Group (UK), MiTo Settembre Musica,
Biennale di Venezia (2001, 2010, 2016), ed eseguite da Antonio Pappano, Vladimir Ashkenazy, George Benjamin, Evelyn
Glennie, Yuri Bashmet. Dal 2009 le sue partiture sono pubblicate da Ricordi.
Accademia di Musica
Riconosciuta tra le più rinomate istituzioni di alta formazione, l’Accademia di Musica opera dal 1994 affiancando
molteplici attività didattiche orientate alla professione di musicista, che coinvolgono ogni anno quasi 500 studenti con
corsi e masterclass di alto perfezionamento di pianoforte, violino, viola, violoncello, passi orchestrali e musica da camera
e con Progetti Speciali. A partire dall’anno accademico 2019/2020, ha inoltre avviato – prima in Italia – la Scuola di
Specializzazione post laurea in Beni Musicali Strumentali (3° livello) riconosciuta dal MIUR – Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca. L’Accademia di Musica opera da più di 20 anni sul territorio pinerolese affiancando
all’attività didattica una Stagione concertistica a Pinerolo e l’appuntamento biennale dell’International Chamber Music
Competition Città di Pinerolo e Torino Città metropolitana. Ha al suo attivo più di mille concerti e organizza dal 1995 il
campus estivo e la rassegna Musica d’Estate a Bardonecchia, che a ogni edizione richiama migliaia di spettatori. Da
sempre sostiene i giovani di grande talento, li forma con docenti di fama internazionale, crea per loro occasioni di
esibizione professionale.

“E allora le foibe?” Progetto Cantoregi dialoga con Eric Gobetti

A Racconigi, per il “Giorno del ricordo”, sul libro edito da Laterza Da mercoledì 10 febbraio, video intervista online

WEB www.progettocantoregi.it/ FB @associazioneprogettocantoregi/ YT Progetto Cantoregi
Racconigi (Cuneo)

Un incontro online. Con lo studioso e storico torinese Eric Gobetti e con l’obiettivo di proporre un momento di riflessione e di raccoglimento attorno al “Giorno del ricordo”, solennità civile nazionale, che il 10 febbraio di ogni anno rinnova la memoria delle vittime italiane dei massacri delle foibe, a opera del regime comunista jugoslavo tra il 1943 e il 1947, e la memoria dell’esodo dalle proprie terre di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. Girata a Racconigi negli spazi della “Soms” di “Progetto Cantoregi”, la video intervista (da mercoledì 10 febbraio, sul sito e sui social di “Progetto Cantoregi”) illustra la ricerca che sta alla base del nuovo libro di Gobetti “E allora le foibe?” pubblicato da Laterza: un prezioso contributo per meglio comprendere gli scenari storici e i fatti che caratterizzarono uno degli avvenimenti più dolorosi della storia italiana del Novecento, un capitolo buio, sul quale per tanto tempo è calato il silenzio.
A Eric Gobetti – studioso di fascismo, seconda guerra mondiale, Resistenza e storia della Jugoslavia nel Novecento, nonché più volte collaboratore con il canale televisivo “RaiStoria” e autore sempre per Laterza di “Alleati del nemico. L’occupazione italiana in Jugoslavia (1941-1943) – chiediamo il perché del titolo: “Perché – risponde Gobetti – ‘E allora le foibe?’ è diventato il refrain tipico di chi sostiene il risorgente nazionalismo italico e vuole zittire l’avversario”. Ma di cosa parliamo quando parliamo di foibe? Cosa è successo realmente? Ancora Gobetti: “’Decine di migliaia’, poi ‘centinaia di migliaia’, fino a ‘oltre un milione’: a leggere gli articoli dei giornali e a sentire le dichiarazioni dei politici sul numero delle vittime delle foibe, è difficile comprendere le reali dimensioni del fenomeno. Negli anni, tutta la vicenda dell’esodo italiano dall’Istria e dalla Dalmazia è diventata oggetto di polemiche sempre più forti e violente. Questo libro è rivolto a chi non sa niente della storia delle foibe e dell’esodo o a chi pensa di sapere già tutto, pur non avendo mai avuto l’opportunità di studiare realmente questo tema”. Quale, dunque, il messaggio che il libro vuole trasmettere? “Questo ‘Fact Checking’ non propone un’altra verità storica precostituita – conclude lo scrittore – non vuole negare o sminuire una tragedia. Vuole riportare la vicenda storica al suo dato di realtà, prova a fissare la dinamica degli eventi e le sue conseguenze. Con l’intento di evidenziare errori, mistificazioni e imbrogli retorici che rischiano di costituire una ‘versione ufficiale’ molto lontana dalla realtà dei fatti. È un invito al dubbio, al confronto con le fonti, nella speranza che questo serva a comprendere quanto è accaduto in quegli anni terribili”.

Gianni Milani
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Info: 335.8482321 – 338.3157459 – www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.i Fb Progetto Cantoregi – Tw @cantoregi – IG Progetto Cantoregi.

Il procuratore e la bella dormiente

IL NUOVO ROMANZO DI GIORGIO VITARI

 

Continuano le coinvolgenti  inchieste del procuratore Rotari, è uscito infatti il nuovo e atteso libro di Giorgio Vitari,   un  romanzo giallo dal taglio giuridico ambientato nella città del Carnevale Storico del Piemonte, Ivrea, deliziata dalla visione della Bella Dormiente, il profilo del Gran Paradiso che ricorda la sagoma di una signora sdraiata.

 

Siamo nel 1999, il protagonista è alle prese con un omicidio a cui fanno da  scenario la famosa e complessa scalata finanziaria della Olivetti alla Telecom, il furto del tricolore durante i preparativi del carnevale, molto caro agli epoderiesi, gli abitanti di Ivrea, e le più che presunte storie di amanti. Giacomo Revello, ufficialmente autista della Olivetti e donnaiolo impenitente, viene trovato morto tra le vasche dei merluzzi. L’indagine, guidata dal ProcuratoreCapo Francesco Rotari, appare sin da subito intricata e delicata, legata a probabili storie di spionaggio industriale, connessa a rancori per bandiere scherzosamente sottratte e furtive passioniamorose.

Il libro appassiona e spinge il lettore al tutto di un fiato, la scritturapiacevole  è intervallata dalle riflessioni del protagonista, dalle sue considerazioni di raffinata ironia che, come nel precedente romanzo, sfiorano spesso un umorismo autoriferito e consapevole.

L’autore, oltre a raccontarci eventi determinanti della finanza del nostro paese realmente accaduti ma spesso poco note nei dettagli, mette in luce l’importanza che il carnevale riveste per questa cittadina, ci racconta delle celebrazioni che coinvolgono gli abitanti, della battaglia delle arance, della Mugnaia e del Generale, del clima gioioso e del buonumore, “impossibile  non essere contagiati dall’allegria e dalla festa”.

Anche questa volta, ma forse in maniera più distinta, traspare l’interesse platonico  di Francesco Rotari per le donne, la curiosità che lo infiamma con garbo, lo spinge a veniali e  innocenti bugie nei confronti della moglie Luisa.

In parte autobiografico, Giorgio Vitari è stato Procuratore Capo ad Ivrea, questo libro è anche un ringraziamento alle due assistenti che hanno lavorato con lui in quegli anni, “hanno dimostrato il piacere di fare straordinariamente bene ogni cosa”.

Maria La Barbera 

“World Press Photo of the Year 2020” riapre a Palazzo Madama

 La mostra dedicata al più importante concorso di fotogiornalismo al mondo. Prorogata fino al 19 febbraio e mercoledì 10 incontro Facebook con uno dei vincitori italiani

Immagini graffianti, poetiche e coraggiose. Emozionanti “finestre spalancate sul mondo”. Sui fatti, i racconti, le voci, i volti e i corpi che hanno fatto la storia del Pianeta nel 2019. Ecco la prima su tutte. Un ragazzo, illuminato dalle luci dei telefoni cellulari, durante una manifestazione in Sudan, recita una poesia in mezzo ad altre persone che lo incitano e lo applaudono.

Lo scatto è stato realizzato a Khartum nel giugno del 2019, dopo il golpe militare contro Omar al-Bashir, dal fotografo giapponese Yasuyoshi Chiba dell’“Agence France-Press”. Il titolo è “Straight Voice” e allo scatto è stato assegnato il premio “World Press Photo of the Year 2020”, come migliore scatto dell’anno, secondo la giuria (presieduta da Lekgetho Makola, direttore del “Market Photo Workshop” di Johannesburg) del Premio di fotogiornalismo più importante al mondo, organizzato dalla Fondazione “World Press Photo” di Amsterdam, che con la mostra delle foto finaliste (curata da Jerzy Brinkhof e presente in oltre cento città e più di 45 Paesi) è ritornata a Torino nell’ottobre scorso e per il quarto anno consecutivo, nella Sala Senato di Palazzo Madama. Organizzata dall’Associazione pugliese CIME, fra i maggiori partner europei della “World Press Photo”, e dalla Fondazione Torino Musei, la rassegna (chiusa per la pandemia e riaperta nei giorni scorsi) porta in mostra la “crème de la crème” dei lavori dei 4.282 fotografi iscritti, provenienti da 125 Paesi, per un totale di 73.996 immagini. 44 i fotoreporter (collaboratori delle maggiori testate internazionali, dal “National Geographic” alla “BBC”, dalla “CNN” a “Le Monde” e ad “El Pais”) provenienti da 24 Paesi, arrivati in finale nelle otto diverse categorie del concorso. Accanto a Yasuyoshi Chiba, sono cinque gli altri finalisti per la foto dell’anno: Tomer Kaczor, che ha ritratto una rifugiata armena affetta dalla sindrome da rassegnazione, Mulugeta Ayene con una foto scattata durante i funerali delle vittime del volo Ethiopian Airlines 302, Farouk Batiche con le proteste antigovernative in Algeria, Ivor Prickett, che ha raccontato la lotta dei curdi in Iraq e Nikita Teryoshin, presente alla più grande conferenza sulla difesa nel Medio Oriente. Di grande freschezza e forza emotiva anche l’immagine del danese Nicolas Asfouri dell’“Agence France-Presse” che ferma la protesta a Hong Kong di giovani studentesse dai grembiuli azzurri, con mascherina e mano nella mano, nell’ambito delle manifestazioni organizzate in risposta alle proposte del governo di permettere l’estradizione verso la Cina continentale. Con lo scatto “Kho, the Genesis of a Revolt”, il francese Romain Laurendeau ha invece vinto il “World Press Photo Story of the Year”, categoria dedicata alla migliore sequenza di immagini di rilevanza giornalistica, che in questo caso documenta il disagio giovanile in Algeria e la forza ispiratrice delle nuove generazioni nelle proteste del 2019. Sul podio anche sei italiani, fra cui il torinese Fabio Bucciarelli, classe 1980, secondo premio nella sezione “Stories” della categoria “General News”  per un servizio realizzato per “L’Espresso” sulle proteste in Cile del 2019 ed il cuneese Nicolò Filippo Rosso giunto, invece, terzo nella sezione “Stories” della categoria “Contemporary Issues”, con un lavoro sugli effetti della crisi politica e socio-economica in Venezuela e sulla migrazione dei venezuelani in Colombia. Gli altri quattri italiani finalisti nelle varie sezioni: il ravennate e “Premio Pulitzer 2018” Lorenzo Tugnoli primo premio per una lunga serie dedicata alla guerra in Afghanistan, Luca Locatelli anche lui primo premio con immagini futuribili (dalla Danimarca agli States) documentanti soluzioni alla cosiddetta economia circolare, il siciliano Alessio Mamo secondo premio nella categoria “General News” e Daniele Volpe terzo posto nella sezione “Stories” con una ricca serie di scatti in cui si racconta il genocidio del popolo Ixil in Guatemala. Dove Volpe risiede.

Gianni Milani
“World Press Photo Exhibition 2020”
Palazzo Madama – Sala Senato, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it
Fino al 19 febbraio
Orari: merc. e giov. 11/19 e ven. 11/20
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Appuntamento da annotare
Mercoledì 10 febbraio alle 17,15, sulla pagina Facebook dell’esposizione, è previsto un incontro online con il fotografo cuneese Nicolò Filippo Rosso, insieme alla giornalista Ilaria Blangetti e a Vito Cramarossa, presidente di CIME, realtà che organizza la tappa torinese della mostra. La conferenza online sarà un’occasione per rispondere alle domande del pubblico, parlare di lavori passati e futuri di Rosso e dei suoi scatti attualmente esposti a “World Press Photo”, che raccontano gli effetti della crisi politica e socio-economica in Venezuela e la migrazione dei venezuelani in Colombia.

Nelle foto, immagini di
– Yasuyoshi Chiba
– Nicolas Asfouri
– Romain Laurendeau
– Nicolò Filippo Rosso