Tre classi dell’Istituto Tecnico Commerciale ‘Calamandrei’ di Crescentino, che appartiene all’Istituto di Istruzione Superiore Galileo Ferraris di Vercelli, dirigente Cinzia Ferrara, sono state lunedì 23 maggio al Salone del Libro di Torino.
Le ragazze ed i ragazzi delle classi Terze Agrari, Cat – Costruzioni ambiente territorio e Sia – Sistemi informativi aziendali con le docenti di lettere Ilaria Rey, referente del progetto, e Beatrice Ferrari hanno preso parte, all’incontro finale dell’iniziativa ‘Adotta uno scrittore’ che quest’anno era Imma Vitielli., giornalista, scrittrice e sceneggiatrice. L’autrice, nel corso degli incontri durante l’anno ha saputo coinvolgere i ragazzi partendo dalla tematica, purtroppo attuale della guerra e poi li ha portati a scavare nella propria interiorità, nelle proprie guerre personali con un lavoro coinvolgente che li ha aiutati anche a mettersi di fronte a problematiche che, sinora, avevano ‘insabbiato’ anche a sé stessi.
Ezio Gribaudo, classe 1929, studi a Brera e al Politecnico torinese, viaggi a Parigi (nel 1947), a Mosca (nel 1950) e a Bucarest nel 1953, nello stesso anno la prima personale alla Saletta Cristallo a Torino e sei anni dopo la prima grande mostra alla Bussola. L’inizio di un lungo percorso artistico e professionale, in veste di editore d’arte, che lo vede negli anni collaborare con artisti quali Chagall, de Chirico, Fontana, Peggy Guggenheim, Mirò e Moore. Nella seconda metà degli anni Settanta, organizza alla GAM di Torino una mostra della Peggy Guggenheim Collection e con Jean Dubuffet dà vita alla Promotrice alla mostra-spettacolo “Coucou Bazar”. Con i “Logogrifi” ha vinto il premio per la grafica alla XXXIII Biennale di Venezia (1966). Tra gli altri riconoscimenti: la IX Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma (1965), la IX Biennale di San Paolo in Brasile (1967), il Premio Pannunzio (2003), il Premio Tigullio (2009) e l’IIC – Istituto Italiano di Cultura -) Lifetime Achievement Award (2016); è stato inoltre insignito della Medaglia d’oro dei Benemeriti della Cultura, consegnata dal presidente Carlo Azeglio Ciampi nel 2003. Nello stesso anno è insignito della Medaglia d’Oro della Città di Torino, nel 2005 è nominato presidente dell’Accademia Albertina, di cui diviene Accademico onorario nel 2008. Per l’occasione è presentata una retrospettiva del Maestro.
di testimonial artistico dei XX Giochi olimpici invernali di Torino e nel giugno dello stesso anno la Città di Acri gli dedica il Museo arte contemporanea Acri che ospita una collezione permanente con più di duecento delle sue opere; nel 2010 la Regione Calabria lo invita quale testimonial all’Expo Shanghai mentre nel 2013 prende parte alla mostra Contemporary glass sculpture dell’Orlando Museum of Art.
Il tutto pensato e disposto “A regola d’arte”, come suona il titolo della mostra curata da Donatella Avanzo, che sottolinea: “La mostra nasce dall’idea di suscitare un sentimento di solidarietà con la cittadinanza dopo due lunghissimi anni che ci hanno visti colpiti nei nostri legami più profondi, isolandoci gli uni dagli altri e interrompendo di fatto il nostro modo di vivere. Come segno d’unione con la città di Avigliana abbiamo pensato ad una mostra che non occupi solo spazi espositivi interni, quali una chiesa e una galleria, ma che si estenda quasi in un abbraccio alla bellissima piazza medievale Conte Rosso che fu, già nel XIII secolo, centro organizzativo nonché sede di mercati e fiere.” In questo indovinato allargarsi di emozioni alcuni degli edifici che si affacciano sulla piazza diverranno, con le prime luci della sera, “tableaux vivants” attraverso spettacolari proiezioni – curate dalla locale società Proietta srl – delle opere dei due maestri. Il catalogo della mostra è a cura de “Gli Ori – Editori Contemporanei” di Pistoia.
Il punto di vista / Le interviste di Maria La Barbera
Perché gli Alpini tra le unità dell’Esercito sono quelli che si identificano maggiormente con la società civile, è un corpo che si è radicato sul territorio con tante associazioni. Le loro manifestazioni coinvolgono molte persone, non esiste in Italia una festa popolare laica così partecipata e così ripetuta, siamo nel 2022 ed è davvero ancora molto seguita.
A venire incontro al lettore anche in occasione del Salone del Libro di Torino, è il fumettista sardo Igort con ” Quaderni ucraini, le radici della guerra” Oblomov pag. 176 € 20(riedizione 2022).Resoconto di quasi due anni di vita passati in Ucraina a intervistare la gente incontrata sul posto e a farsi raccontare le loro vite. Ne viene fuori un affresco a tinte forti, dove gli altri due poli del pensiero politico contemporaneo, la giustizia e la libertà, entrano in corto circuito e le ombre dello stalinismo e dell’icompiuta contro rivoluzione gorbacioviana, ci restituiscono un’ Ucraina da secoli divisa tra l’anelito all’indipendenza e la difficoltà a conseguirla una volta per tutte. In epoca zarista prima, poi con i piani quinquennali stalinisti( seguiti alla rivoluzione leninista del 1917) e la grande carestia (Holodomor) ceata dal regime sovietico di quegli anni per piegare i gruppi nazionalisti e indipendentisti, l ‘Ucraina arriva così ai giorni nostri al colpo di stato del 2014 e agli accordi di Minsk in Bielorussia per la normalizzazione del Donbass. Ma il Donbass è ucraino. È come se Londonderry non fosse nord irlandese, come se Ajaccio non fosse corsa o Bilbao non basca. I nostri media fanno apparire quei territori come irredentisti russi, ma i confini non rettilinei stanno lì a testimoniare la naturale appartenenza di quelle terre come anche la Crimea, allo stato ucraino, praticamente da sempre. Con la caduta dell’ Unione Sovietica e del Muro nel 1989, il progetto della perestroika e della glasnost gorbacioviana tradito da Eltsin, fece il gioco dell’orso russo, nel concedere una finta indipendenza agli stati ricompresi nella Csi fino alla restaurazione putiniana( vedi Georgia e Shevardnadze). Lo sta a testimoniare l’ultimo testimone ucraino intervistato da Igort, che attribuisce all’utopia capovolta post-comunista (” con il comunismo quel poco che avevamo era nostro”) la tragedia ucraina dei nostri giorni. Unico limite dell’ opera e essersi fermata al 2009 e a non prendere in considerazione i fatti successi negli anni successivi a Kiev come la rivolta arancione, la caduta di Janukovyč, il successivo insediarsi di Porošenko fino alle elezioni del 2019 che hanno portato al governo democraticamente eletto di Zelens’ky. Non è poco. Ma i bei disegni e le fonti originali dell’epoca sovietica ( come aver avuto accesso alle fonti degli archivi della polizia segreta Ceka stalinista durante la carestia) fanno di questa graphic novel un opera da non perdere. Fidel Castro un giorno disse :” solo una contro rivoluzione, può cambiare lo status quo sortito da una rivoluzione, se no ne segue gioco forza una lenta e ardua ” normalizzazione ”. Ma li si era all’Avana e particolare non da poco, su un’ isola. Staremo a vedere. Slava Ukraïni!
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Il suo sguardo sulla vita è amaro e disincantato: «L’infanzia è lunga e stretta come una bara, e non si può uscirne da soli….».
E’ il trentesimo romanzo pubblicato dalla baronessa belga 55enne -scrittrice di lingua francese che mette a segno un libro all’anno (sempre in testa alle classifiche), ed è dedicato al padre morto a 83 anni, il primo giorno del lock-down.
Questo romanzo è un grande classico della letteratura mondiale e mette a fuoco i campus americani: le loro dinamiche, ipocrisie, gelosie, rivalità, e molto altro di una società arroccata nel perbenismo. Scritto dall’americano John O’Hara (1905- 1970), considerato uno dei più importanti autori della sua generazione, anche se dal carattere difficile. O’Hara era abilissimo nelle short story; narratore dallo sguardo disincantato che scandagliò, soprattutto in questo romanzo, l’America e le sue mille sfumature.
Possiamo leggere questo libro dell’autore fiorentino come una sorta di bilancio della vita del protagonista, Giorgio, alle soglie del 60esimo compleanno. Momento in cui si trova sospeso tra la vita precedente a Roma e Firenze dove ha lasciato –ma non del tutto- l’ex moglie e la sua esperienza newyorkese con ritmi di vita frenetici, tra un incontro e l’altro.
“Ecco dunque il terzo atto di un programma di Teatro/Poesia che ha esordito nella stagione 2018, programma che si ripropone di mettere in strettissima relazione la testualità poetica con l’espressione drammatica, in un testa a testa che riveli l’identico nucleo germinativo di entrambe le esperienze, che noi vediamo e sosteniamo essere sostanzialmente uguali.” Con gli attori Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Valentina Battistone, Ottavia Della Porta, Alessio Arbustini e Marco Isidori a dirigere lo spettacolo, tra i titoli di Roberto Mussapi saranno presentati Otello, Cassandra e Antigone, da I nomi e le voci. Monologhi in versi (Mondadori 2020).

