CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 429

“Intimo e politico”, quattro artisti svelano l’universo femminile

“Intimo e politico”, il titolo della mostra che ha ospitato la Galleria d’Arte Contemporanea Raffaella De Chirico, un viaggio attraverso temi come l’olocausto, la prigionia, il femminismo,ancor più attuali oggi

“Intimo e politico”. Questo il titolo, apparentemente dicotomico,dell’interessante mostra che ha ospitato la galleria torinese d’arte Contemporanea Raffella De Chirico, dedicata a una variegata serie di tematiche di grande attualità,  dalla famiglia alle donne, dalle migrazioni al femminicidio, dalla violenza alla libertà negata fino all’ Olocausto. Fatti tragici che, nell’esposizione, sono stati svelati attraverso le opere di quattro artisti, Claudia Hans, Eugenia Martinez, Nico Mingozzi e Claudia Virginia Vitari.

Di Claudia Hans, artista nativa di Città del Messico, è stata esposta una selezione di lavori appartenenti al progetto ‘Silent Songs’, in cui l’artista è intervenuta sulle immagini e sui testi del libro scritto nel ’45 e intitolato “Songs for my Grandmother”, trasformato in un’opera attuale, in cui i momenti della vita di sua nonna e la sua emigrazione in Messico sono narrate simultaneamente rispetto a quanto accaduto durante l’Olocausto. In questo modo è possibile osservare il parallelismo della situazione odierna tra il Messico e il suo Paese d’origine, la Germania.

Il lavoro fotografico di Eugenia Martinez, artista messicana, nativa di Monterrey, che tuttora vive e lavora a Città del Messico, evidenzia come il sistema e il potere patriarcali siano ancora benpresenti a livello sociale, economico e politico. Le stampe che ha scelto l’artista sono vintage e rivelano figure di spose bambine, famiglie e gruppi di uomini sulle quali l’artista non lavora direttamente, ma attraverso il vetro sovrapposto all’immagine, capace esso stesso di diventare parte essenziale dell’opera. Su di essa la fotografa interviene tanto a livello visivo, in quanto le immagini sono circondate dalle parole da lei scritte in modo ossessivo, sia con un proposito semantico. Sono infatti riportate frasi di politici corrotti, di donne trattate come serve, uccise per essersi rifiutate di adempiere ai propri “doveri”.

L’artista Nico Mingozzi, nativo di Portomaggiore, in provincia di Ferrara, dal 2010 lavora sulla fotografia vintage,  in particolare quella dei primi del Novecento, in cui le immagini femminili, della coppia e della famiglia su rivelano attraverso la presenza di figure austere, inespressive o fintamente espressive. L’artista distrugge, così, in modo violento qualsiasi idea di famiglia politicamente corretta; le figure da lui colte, severe e rigorose, si sfaldano a colpi di tagli, graffi, inserti metallici, capaci di esprimere la crisi della famiglia tradizionale.

Ultima artista in mostra è stata Claudia Virginia Vitari, di nascita torinese, ma ora residente e attiva a Berlino. Da sempre focalizzail suo lavoro artistico su lunghi progetti di ricerca e collaborazione su tematiche sociali quali la detenzione e la criminalità, cogliendo attraverso il suo obiettivo fotografico soggetti con diagnosi di malattia mentale rifugiati e richiedenti asilo. Le grandi installazioni realizzate dall’artista sono accompagnate da disegni e serigrafie (scelte queste ultime per la mostra), che illustrano maggiormente in dettaglio alcune delle storie che compongono il progetto installato.

I disegni che l’artista ha proposto in mostra fanno parte del progetto intitolato “Lagermobi: Osservazioni”, il suo ultimo lavoro realizzato sui rifugiati e richiedenti asilo in Germania, in occasione del quale la Vitari si è  addentrata nelle storie personali degli attivisti fornendo al progetto stesso una prospettiva diversa. Questo lavoro è nato dalla collaborazione con il gruppo Lager Mobilization Network e i soggetti ritratti sono persone che l’artista ha conosciuto nei campi di accoglienza; le frasi stampate sui disegni sono state scelte o scritte direttamente dagli attivisti. Lagermobi è un piccolo gruppo nato a Berlino, che ha come scopoquello di unire l’attività sociale e i rapporti interpersonali all’attività politica.

Mara Martellotta 

 

“Intimo e politico”

Galleria d’arte Contemporanea Raffaella De Chirico

Via Giolitti 52, 10123 Torino

Info@dechiricogalleriadarte.it

 

Le giornate FAI per le scuole

Da lunedì 8 a sabato 13 marzo 2021. Centinaia di luoghi identitari raccontati su Instagram dagli studenti Apprendisti Ciceroni del FAI. Un’edizione completamente digitale conferma e rinnova l’impegno del FAI per la Scuola.

 

TANTI I LUOGHI RACCONTATI IN PIEMONTE

Da lunedì 8 a sabato 13 marzo 2021 torna il grande evento nazionale che il FAI – Fondo Ambiente Italiano da nove anni dedica al mondo della scuola, e in quest’anno così difficile per studenti e docenti, date le restrizioni dovute alla pandemia, si rinnova con un’edizione completamente digitale. In occasione delle Giornate FAI per le Scuole gli studenti, formati dai volontari del FAI in collaborazione con i docenti, saranno chiamati ancora una volta a mettersi in gioco in prima persona, per scoprire da protagonisti la ricchezza del patrimonio culturale italiano e raccontarla ai loro pari, ma quest’anno lo faranno in centinaia di visite guidate online, con video in diretta Instagram e in differita sui canali IGTV delle Delegazioni FAI, visibili da tutti anche sul sito www.giornatefaiperlescuole.it .

Oltre 4000 Apprendisti Ciceroni700 video in programma, di cui 122 in diretta nella sola giornata di mercoledì 10 marzo, e 264 luoghi da visitare online, quasi 50 in più dell’edizione del 2019: sono numeri che dimostrano il desiderio dei giovani studenti di uscire dall’isolamento, per vivere un’esperienza di cittadinanza attiva e di educazione tra pari, anche se a distanza, e per non perdere l’opportunità di formarsi e di arricchirsi culturalmente, raccontando insieme al FAI le bellezze del nostro Paese.

 

Elenco completo delle trasmissioni su

https://www.fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-per-le-scuole/i-luoghi-aperti?regione=PIEMONTE

(Foto Barbara Verduci)

Sanremo unlimited scopre nuovi talenti

La rassegna nonostante le difficoltà del momento riesce a proporre in live a discografici e produttori i nuovi talenti della musica leggera.

Con il patrocinio di CASA SANREMO, il format prodotto dal torinese Francesco Ganci, seguendo attentamente le direttive del CST e delle autorità competenti anche nel periodo del Festival di Sanremo 2021 è stato tra i pochissimi eventi ammessi nella città ligure.


Nell’ambito della sala Luigi Tenco, per l’occasione attrezzata come elegante studio
televisivo, con gli auguri fatti dal Presidente di Casa Sanremo Vincenzo Russolillo,
bellissime voci sono state presentate a Maurizio Rusty Rugginenti, il titolare
dell’etichetta discografica milanese “Rusty Records” (con i suoi artisti vincitrice del
Festival di Sanremo 2013, seconda classificata nel 2016 e nel 2020), e al “vivace”
produttore di origine veneta Cristian Gallana. Alcuni di loro avranno presto buone
notizie, dato che gli addetti ai lavori hanno già anticipato il loro interesse per future
produzioni nel campo della musica leggera.

Tra gli ospiti c’era Namida già finalista in Area Sanremo e prossima rappresentante
italiana al New York Canta. Namida è molto di più che una semplice promessa. Ci
scommettiamo !!

Tutti i partecipanti hanno ricevuto il National Voice Awards, prestigioso
riconoscimento al talento canoro.


Una straordinaria Consuela di Monaco, da oltre 10 anni opinionista di moda e costume
nella televisione della Romania, in passato vincitrice dei più prestigiosi titoli nei
concorsi di bellezza internazionali, ha fatto da madrina all’evento. L’organizzazione le
ha consegnato il premio per ciò che fino ad ora ha rappresentato nel glamour e nel
gossip, sapendo inoltre che nel suo immediato futuro ci sarà un ruolo in una produzione
cinematografica romana.

Grazie per la preziosa collaborazione a Paolo Formia e Daniele Morelli.
Sanremo Unlimited nella quattordicesima edizione ha confermato il suo ruolo di leader
nella ricerca degli emergenti nel panorama nazionale. Nell’attesa che si possa
nuovamente tornare alla normalità, con soddisfazione mettiamo in archivio l’edizione
2021

Cinema al femminile Incontro con la regista Alice Filippi

Sulla pagina facebook della Biblioteca civica Arduino

Serata d’eccezione, a Moncalieri, per celebrare la giornata dei diritti della donna. La biblioteca civica Arduino festeggia l’8 marzo insieme ad Alice Filippi, giovane e già affermata regista, presentandola in dialogo con l’assessore alla Cultura e alle Pari Opportunità Laura Pompeo e con Valerio Vigliaturo, direttore del premio Inedi-To-Colline di Torino. L’appuntamento è lunedì 8 marzo alle ore 18 in diretta streaming sulla pagina facebook della biblioteca: @bibliomonc. L’evento è a cura dell’associazione Il Camaleonte. 

Alice Filippi è nata a Mondovì nel 1982. Diplomata alla New York Film Academy in regia, ha lavorato con Carlo Verdone come aiuto regista in molte pellicole del regista romano. Tra le altre: “Il mio miglior nemico”, “Grande Grosso e Verdone”, “Posti in piedi in Paradiso”, “Cenerentola – una favola in diretta”, “Sotto una buona Stella”. E’ stata anche collaboratrice alla regia su set imporanti, al fianco tra gli altri di registi del calibro di Ron Howard, Sam Mendes, Clint Eastwood. La sua opera prima, “Sul più bello”, ha spopolato nelle sale italiane, in particolare tra i più giovani, nel 2020. E’ stata anche candidata con un suo documentario al David di Donatello. 

Dall’inizio del nostro mandato, ormai 6 anni fa, abbiamo dato priorità assoluta e continuativa alle politiche di genere e al tema delle pari opportunità – dichiara soddisfatta l’assessore alla Cultura e alle Pari Opportunità Laura Pompeo – Un lavoro che parte quindi da lontano, un passo dopo l’altro, per superare gli stereotipi di genere e aiutare la comunità a elaborare questi temi sul piano culturale. Anche e soprattutto così si superano le condizioni alla base di tanti episodi, anche recenti e gravi, di violenza sulle donne. Episodi purtroppo in aumento anche per il difficile contesto sociale ed economico determinato dalle misure di contenimento del virus”. Su questi temi il sesto anno di mandato è partito alla grande lo scorso autunno: “Abbiamo proposto in streaming due rassegne, entrambe partecipatissime – traccia un bilancio Pompeo – ‘Il 25 Novembre è tutti i giorni’ in collaborazione con Artemixia e ‘Donne di valore’ con il Rosa e il Grigio”. Infine, la biblioteca offrirà diversi spunti di riflessione sui diritti della donna, proponendo ai suoi lettori una selezione di libri e film sul tema, da prendere in prestito.

I deputati delle minoranze straniere che sfidarono il Duce

Non molti sanno che nella XII legislatura del Regno d’Italia, l’ultima dove gli elettori poterono esprimere un voto, dopo l’approvazione delle ‘Leggi Fascistissime’ nelle quali il fascismo divenne regime, a Montecitorio rimase una piccola pattuglia di deputati che non vennero fatti decadere in conseguenza delle leggi speciali di difesa dello Stato che defenestrarono l’opposizione e sciolsero tutti i partiti ad eccezione del PNF.

Erano i due deputati sloveni Josip Wilfan ed Engelbert Besednjak eletti in rappresentanza delle minoranze slovena e croata. Rimasero nel Parlamento Italiano e con loro i colleghi tedeschi Tinzel e Sternbach, grazie al Trattato di Rapallo con la Jugoslavia del 1924 che Benito Mussolini non voleva prolungare ma al momento dell’entrata in vigore delle sopracitate leggi era ancora in vigore. Per i due deputati eletti dalla comunità slovena e croata della Venezia Giulia, nati nell’Impero Austro-Ungarico, portare a termine il mandato parlamentare non fu certamente semplice. Besednjak, di tendenze cristiano-sociali, insieme al nazionale liberale Vilfan, fu il più alto rappresentante di una comunità di oltre 500mila sloveni e croati che vivevano sotto l’ombrello del Regno d’Italia, in conseguenza dei nuovi confini dettati dalla pace di Versailles. Gli appassionati interventi del deputato ed avvocato nato a Gorizia regnante ‘Cecco Beppe’ (Francesco Giuseppe d’Asburgo) e diventato suo malgrado cittadino italiano sono raccolti in un volume ‘Engelbert Besednyak v parlamentu – Discorsi parlamentari dell’on. Engelbert Besednyak’ in italiano ed in sloveno, edito a Trieste nel 1996 a Trieste a cura del Circolo per gli studi sociali Virgil Scek. Nel libro vengono riportati interventi, interrogazioni, ordini del giorno dell’appassionato lavoro a Montecitorio a difesa della minoranza slovena e croata in Italia e, in generale, dei diritti umani. L’attività si articola a partire dall’indirizzo di risposta al discorso della Corona del 4 giugno 1924, nel quale Besednjak, il primo discorso pubblico del deputato pronunciato in lingua italiana nel quale sottolinea ‘l’importanza decisiva che ha la politica verso le minoranze per la missione che ha da compiere l’Italia nel mondo’, una mano tesa che il cosiddetto ‘fascismo di frontiera’ lasciò tale. Una particolare attenzione è dedicata alla soppressione delle scuole slovene ed alla riforma del ministro del Giovanni Gentile che imponeva l’italiano come lingua di insegnamento in tutta Italia. Nel suo ultimo discorso pronunciato alla Camera dei deputati, dichiarò che dopo l’abolizione delle scuole croate e slovene, ogni famiglia jugoslava in Italia sarebbe diventata essa stessa una scuola. Nel 1929 Besednjak emigrò in Argentina, ma già l’anno successivo ritornò in Europa per lavorare al Congresso delle Minoranze Etniche Europee di Vienna, di cui fu vicepresidente]. In seguito si stabilì nel Regno di Jugoslavia, a Belgrado. Nel periodo tra le due guerre lavorò nel Partito Popolare a supporto della fazione centrista guidata dal politico cristiano-democratico Andrej Gosar. Dopo il 1935, quando il partito decise di supportare il governo conservatore guidato da Milan Stojadinović, Besednjak si fece sempre più critico della sua linea. Passò gli anni della Seconda guerra mondiale a Belgrado, dove non si unì a nessuna fazione politica in lotta contro l’occupazione tedesca. Inizialmente si tenne a distanza sia dai partigiani sia dalle milizie collaborazioniste. Dopo il 1943 iniziò a collaborare con il cosiddetto “centro cattolico” guidato da Jakob Šolar e Andrej Gosar nella provincia di Lubliana e da Virgil Šček nella Venezia Giulia, nel tentativo di bilanciare il Fronte di liberazione del popolo sloveno di orientamento comunista e le varie forze anti-comuniste. Dopo il 1944 si avvicinò al movimento partigiano di Tito, ritenendo il movimento comunista l’unico in grado di realizzare l’annessione del litorale sloveno e dell’Istria alla Jugoslavia e di tenere unito un paese etnicamente così ricco. Nel 1950 Besednjak si stabilì a Trieste, dove collaborò alla fondazione dell’Unione Sociale Slovena Cristiana, che in seguito si fuse con altri partiti conservatori nell’Unione Slovena. Dopo l’annessione de facto della zona A del Territorio Libero di Trieste all’Italia nel 1954, si ritirò dalla vita pubblica. Alla fine degli anni cinquanta pubblicò un libro di memorie dedicato all’amico e collaboratore Virgil Šček, che resta ancora oggi una delle fonti più importanti per la storia dei movimenti politici sloveni e croati nel Regno d’Italia.

Engelbert Besednjak morì a Trieste nel 1968.

Massimo Iaretti

 

“I mondi di Mario Lattes # 1”: si torna online

Nuovo tour virtuale per la mostra allestita alla “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba
https://fondazionebottarilattes.it/i-mondi-di-mario-lattes-1/

Monforte d’Alba (Cuneo)
Certo ci va una buona dose di coraggio e di testarda passione a progettare e a mettere in piedi oggi mostre d’arte. Di questi tempi, per mostre e musei è infatti un continuo ondivago balletto di aperture e chiusure, al ritmo un po’ lugubre dell’andamento pandemico. Zona gialla, arancio, rossa, bianca. Si apre in presenza e non si sa quale sarà il finale. O, al contrario, si apre online e si termina in presenza. O, ancora ci si avvia online per poi passare in presenza e approdare di nuovo, a metà percorso, online fino a concludere il tragitto, forse, in presenza. E’ quanto capita alla retrospettiva “I mondi di Mario Lattes # 1” dedicata dalla “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba alle opere “recuperate” (alle nuove acquisizioni che vanno ad arricchire il patrimonio della collezione permanente) dell’eclettico artista torinese. Inaugurata online, causa emergenza sanitaria, il 22 dicembre scorso, la rassegna é stata aperta al pubblico, a seguito del passaggio del Piemonte in “zona gialla”, il 10 febbraio e da lunedì primo marzo, di nuovo trainata dal passaggio della Regione in “zona arancio”, in visione web. Quali saranno i prossimi passi? Per ora – e ci piace darne informazione perché la mostra è davvero suggestiva e ricca di intrigante visionarietà – nell’attesa della possibile riapertura al pubblico, l’esposizione sarà nuovamente presente e visitabile sul sito della “Fondazione”, con una pagina di approfondimento online, con immagini di dipinti, contenuti testuali e testi critici e con un vero e proprio “tour virtuale” che permette di rendere più realistica l’esperienza di visita alla mostra: https://fondazionebottarilattes.it/i-mondi-di-mario-lattes-1/

In parete, troviamo così i “soggetti onirici” di Mario Lattes (Torino, 1923-2001) e le sue “figure archetipe” popolanti atmosfere surreali condivise da oggetti e presenze simboliche (la farfalla, la conchiglia, l’uovo, la mano) messe lì a far memoria dolorosa in un bagno profondo di risentito e amaro umorismo; al pari delle sue “marionette” e dei suoi “alter ego” tutt’altro che giocosi e rassicuranti insieme alle nature morte con “cianfruscole” o cianfrusaglie che il pittore amava collezionare e agli studi di volti e personaggi dai tratti scultorei ed essenziali nella geometrica astrazione delle forme. Una quarantina le opere esposte: dipinti figurativi, ma con valenze fortemente oniriche, dai tratti marcatamente espressionistici, realizzati da Lattes nell’arco temporale che va dal 1959 al 1990. Sono opere mai finora esposte, facenti parte delle nuove acquisizioni recuperate dal fondo di collezionisti privati per accedere al prezioso patrimonio della pinacoteca a lui dedicata nelle sale espositive al primo e al secondo piano della “Fondazione”, accanto ai molti lavori già in essa presenti. Lavori che raccontano, nella quasi totalità, il viaggio nei “mondi di Mario Lattes”, come recita il titolo dell’attuale rassegna con l’aggiunta di quell’ “# 1” , teso a connotarsi come prima tappa di una complessa esplorazione che verrà arricchita nel tempo attraverso ulteriori recuperi, resi disponibili al pubblico a più riprese.

Articolata in quattro sezioni su progetto di Caterina Bottari Lattes, curata da Alice Pierobon con Chiara Agnello e accompagnata da un testo critico di Vincenzo Gatti, la mostra ci racconta, ancora una volta (ma ogni volta è sempre un cammino nuovo, inatteso e coinvolgente) il tormento, gravante ma ampiamente accettabile, di dipinti che – al pari dei romanzi e racconti pubblicati da Lattes fra il 1959 ed il 1985- risentono delle vicende e delle ferite dell’anima derivate dal suo essere parte ben senbile e partecipe, sia pure nell’ottica di una laicità mai negata, di quel popolo ebraico vittima di un abominio storico senza pari, sul quale è impossibile calare la fronda dell’oblio. Nell’iter espositivo spiccano alcuni oli su carta intelata, come “Il cardinale” e “Il Re” del ’69, dove il segno anarchico e graffiante pare quasi voler irridere con sarcastico umorismo le immagini del potere; così come quelle “Marionette e manichino” del ’90 che raccontano non di squarci gioiosi legati all’infanzia ma di ricordi che “sono cicatrici di memoria” o come quella figura femminile (?) avvolta nel gorgo di un’umbratile nuvola grigiastra che non ci sembra abbraccio carezzevole ma misteriosa pur se suggestiva prigione del cuore. Dice bene Vincenzo Gatti: “L’accesso ai mondi di Lattes è insidioso. Occorre adeguarsi alle sue luci e alle sue ombre, intuire l’indefinito pur sapendo che esiste un lato oscuro che non potrà disvelarsi”.
La mostra è realizzata con il sostegno di Regione Piemonte.

g. m.

 

Nelle foto:
– “Senza titolo”
– “Il cardinale”, tecnica mista su carta intelata, s. d.
– “Il Re”, tecnica mista su carta intelata, 1969
– “Figura con nuvola”, tempera e china su carta intelata, 1970

Juvarra, la grande mostra dei disegni

Giovedì 4 marzo, è stata inaugurata alle ore 11 in streaming sul sito www.juvarrallanazionale.it la mostra “ Filippo Juvarra regista di corti e capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa “,

che rimarrà aperta fino al 31 maggio 2021 presso la Biblioteca Nazionale Univesitaria di Torino ( Piazza Carlo Alberto 3 – Sala Mostre Juvarra ).

La mostra è organizzata con il Patrocinio della Città di Torino. A cura di Maria Vittoria Cattaneo, Chiara Devoti, Elena Gianasso, Gustavo Mola di Nomaglio, Franca Porticelli, Costanza Roggero, Fabio Uliana.

La mostra aprirà al pubblico non appena il Piemonte tornerà in fasci gialla con apertura dal lunedì al venerdì ore 10-16 . Ingresso libero. Prenotazione prioritaria. Capienza sala 15 visitatori.  Helen Alterio

(Foto di Beppe Sacchetto)

Torino, città nella quale Filippo Juvarra ebbe un ruolo di primo piano per quasi 20 anni e che conserva la più grande collezione al mondo di opere juvarriane presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino con il nome di “ Corpus juvarrianum “, dedica al grande architetto messinese la mostra “ Filippo Juvarra regista di corti e capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa”.

La mostra inaugura nella sala mostre Juvarra della Biblioteca giovedì 4 marzo alle ore 11 ( diretta streaming sul sito www.juvarrallanazionale.it ) e aprirà al pubblico venerdì 5 marzo e fino al 31 maggio ( ingresso libero dalle 10 alle 16, dal lunedì al venerdì) . L’esposizione è organizzata, oltre che dalla biblioteca Nazionale, dal Centro Studi Piemontesi, dall’Associazione Amici della Biblioteca Nazionale universitaria di Torino e dal Dipartimento Interateneo di Scienze di Politecnico e Università degli Studi di Torino , Progetto e Politiche del Territorio con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e Cassa di Risparmio di Torino e il patrocinio del Comune di Torino, Regione e Consiglio Regionale Piemonte.

La Biblioteca Nazionale Universitaria coglie l’occasione della mostra per celebrare la ricorrenza del suo trecentesimo anniversario , esponendo per la prima volta nella sua interezza il Corpus juvarrianum, che conserva tra le sue raccolte il più consistente fondo esistente di disegni del “Primo Architetto civile di S.M.”, come venne nominato da Vittorio Amedeo II. Tre sono i principali filoni nei quali si dipana il percorso espositivo, arricchito da un apparato multimediale che permette lo sfoglio di tutto il Corpus su monitor a parete : il primo dedicato agli studi di Juvarra e dei suoi collaboratori più specificatamente legati alle architetture, religiose e civili ; il secondo ripercorre l’attività di Juvarra scenografo, in particolare negli anni romani, tra il 1709 e il 1714, mentre la terza sessione si incentra sul legame storico – politico tra Sicilia, Piemonte ed Europa.


Alla mostra si accompagna una corposa pubblicazione , che include per la prima volta l’inventario aggiornato dell’intero corpus juvarrianum, oltre a una serie di saggi importanti per l’inquadramento storico, artistico e culturale della produzione juvarriana .L’inaugurazione della mostra è anche occasione per tre eventi simbolici . Il primo è l’emissione di un Annullo Postale Speciale dedicato a Filippo Juvarra. Il secondo è l’intitolazione a Filippo Juvarra della sala mostre, che si affianca all’Auditorium Vivaldi.Il terzo è la possibilità di visitare, a fianco della mostra, l’antico laboratorio di restauro del libro della Biblioteca Nazionale, il primo in Italia in una biblioteca pubblica statale, allestito a seguito dell’incendio del 1904.

Per prenotazioni:
– www.juvarrallanazionale.it- info@juvarrallanazionale.it o11 8101125
Biblioteca Nazionale Universitaria: bu-to@beniculturali.it www.bnto.librari.beniculturali 011 8101113

Helen Alterio

Ricco fine settimana culturale con la Fondazione Torino Musei

ECCO L’AGENDA APPUNTAMENTI DELLA FONDAZIONE TORINO MUSEI

5 – 11 marzo 2021

 

VENERDI 5 MARZO

 

Venerdì 5 marzo ore 21

IL PRIMATO DELL’OPERA. VIAGGIO NELL’ARTE DEL NOVECENTO

GAM – visita online nell’ambito del progettoConnessioni d’arte

La GAM propone un nuovo allestimento della collezione del Novecento storico che permette di restituire centralità all’opera d’arte. Il percorso guidato consente al visitatore di soffermarsi nei diversi ambienti del museo, cogliendo l’aspetto d’insieme delle sale e delle opere, per proseguire con la descrizione di dipinti, sculture e installazioni attraverso video e fotografie esclusive.

L’appuntamento con la guida è un’occasione per ripercorrere la storia dell’arte del Novecento dalle Avanguardie storiche all’Informale, dal New Dada e Pop Art all’Arte Povera attraverso il tesoro della Città di Torino.

Info e prenotazioni: visita guidata on-line 8€ intero; ridotto 7€ (possessori di Abbonamento Musei).

Prenotazioni al numero 011 5211788 oppure scrivendo a info@arteintorino.com ; a seguito della prenotazione saranno inviati dettagli ed estremi bancari per effettuare il pagamento con bonifico oppure sarà possibile effettuare l’acquisto on-line.

 

 

DOMENICA 7 MARZO

 

Domenica 7 marzo ore 18

GALLERIE DEDICATE ALL’ASIA MERIDIONALE E SUD-EST ASIATICO, REGIONE HIMALAYANA E PAESI ISLAMICI DELL’ASIA.

MAO – visita online nell’ambito del progettoConnessioni d’arte

L’appuntamento con la guida del MAO permette di coinvolgere i partecipanti attraverso immagini di alta qualità in grado di restituire al visitatore punti di vista esclusivi sulle collezioni.

Si parte dalle opere d’arte indiana, con la statuaria di soggetto buddhista e induista di varia datazione, per proseguire il viaggio attraverso il Sud-est asiatico.

Nella galleria dedicata alla regione Himalayana, saranno illustrate le opere d’arte buddhista tibetana che spaziano dalle sculture in legno e metallo ai dipinti a tempera, fino alle preziose copertine lignee intagliate e dipinte. Il percorso si conclude nella galleria dei Paesi Islamici dell’Asia, caratterizzata dalla ricca collezione di vasellame e piastrelle e da una pregevole raccolta di bronzi, manoscritti e raffinati tessuti.

Info e prenotazioni: visita guidata on-line 8€ intero; ridotto 7€ (possessori di Abbonamento Musei).

Prenotazioni al numero 011 5211788 oppure scrivendo a info@arteintorino.com; a seguito della prenotazione saranno inviati dettagli ed estremi bancari per effettuare il pagamento con bonifico oppure sarà possibile effettuare l’acquisto on-line.

 

 

MERCOLEDI 10 MARZO

 

Mercoledì 10 marzo ore 21

L’ARCHITETTURA DEL TEMPO

Palazzo Madama – visita online nell’ambito del progetto Connessioni d’arte

L’architettura di Palazzo Madama si presenta ai nostri occhi attraverso un accostamento di anime diverse: romana, medievale e barocca. La visita guidata on line condurrà i visitatori alla scoperta di questo magnifico edificio, attraverso fotografie e video riprese che permettono di poter entrare anche in luoghi difficilmente accessibili al pubblico. Un viaggio esplorativo, guidati da chi normalmente accompagna in presenza i visitatori in museo, che partirà dagli scavi archeologici per arrivare fino alle torri medievali, da dove si potrà godere di una magnifica vista panoramica sulla città di Torino. Si proseguirà nel percorso salendo uno degli scaloni più affascinanti d’Europa, realizzato dall’architetto Filippo Juvarra, fino all’entrata nelle sale barocche, un tempo abitate dalle Madame reali Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours.

Info e prenotazioni: visita guidata on-line 8€ intero; ridotto 7€ (possessori di Abbonamento Musei).

Prenotazioni al numero 011 5211788 oppure scrivendo a info@arteintorino.com ; a seguito della prenotazione saranno inviati dettagli ed estremi bancari per effettuare il pagamento con bonifico oppure sarà possibile effettuare l’acquisto on-line.

 

 

GIOVEDI 11 MARZO

 

Giovedì 11 marzo ore 18

IL MODELLO INNER MONGOLIA: NOTIZIE DAL FRONTE SETTENTRIONALE

MAO – evento su Zoom

Intervista doppia con Steve Bisson, Paris College of Art, e Alessandro Zanoni, art director e fotografo, condotta da Samuele Pellecchia, curatore della mostra.

Info https://www.chinagoesurban.com/

 

Ciak! Piemonte che spettacolo!

Fino al 24 marzo aperto il bando per registi e videomaker

AL VIA IL PROGETTO CHE UNISCE CINEMA E PERFORMING ARTS PER VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE

Dalle OGR al Castello di Rivoli, dal Planetario InfiniTo al Museo di Scienze Naturali di Torino, da Bene Vagienna nel Cuneese al Broletto di Novara e al Parco Paleontologico Astigiano. E ancora: da Villa Giulia sul lungolago di Pallanza nel Verbano al Museo Borgogna di Vercelli, dal Ricetto di Candelo nel Biellese al Castello di Casale Monferrato nell’Alessandrino. Alcuni dei più importanti luoghi-simbolo d’arte e cultura del Piemonte diventeranno set cinematografici d’eccezione per dieci compagnie di teatro, musica, danza e circo contemporaneo, grazie a “CIAK! Piemonte che Spettacolo”.

Questo progetto innovativo è stato ideato e messo in campo da Fondazione CRTFilm Commission Torino Piemonte e Fondazione Piemonte dal Vivo, per promuovere le eccellenze del patrimonio storico, architettonico, paesaggistico e i talenti delle performing arts, attraverso la realizzazione di dieci clip e cortometraggi d’autore destinati alla diffusione locale, nazionale e internazionale. Un’iniziativa che unisce il valore culturale a quello economico-occupazionale, con l’obiettivo di rilanciare il territorio anche in chiave turistica, e far ripartire i comparti dello spettacolo e delle produzioni audiovisive messi a dura prova dalla pandemia. Un segnale forte e concreto, realizzato grazie alla rinnovata sinergia tra Fondazione CRT e le due Fondazioni partecipate della Regione Piemonte.

Fino al 24 marzo è aperto il bando che selezionerà registi e videomaker. Le dieci location, diffuse in tutte le province del Piemonte, saranno individuate all’interno di una rosa che comprende: le OGR, il Museo di Scienze Naturali, Palazzo Madama, l’Armeria Reale, il Planetario InfiniTo, Stupinigi, il Castello di Rivoli (Torino); il Parco Paleontologico Astigiano e il complesso di beni gestito dalla Fondazione Asti Musei (Asti); il Castello di Casale Monferrato (Alessandria); il Castello di Racconigi, il Castello di Govone, Bene Vagienna con Casa Ravera, Palazzo Lucerna di Rorà e la Confraternita dei Disciplinati Bianchi (Cuneo); il Broletto di Novara; il Museo Borgogna (Vercelli); Villa Giulia (Verbania), il Ricetto di Candelo (Biella).

A ognuna delle dieci sedi sarà abbinata una compagnia di performer dal vivo e una produzione cinematografica, che “abiteranno” gli spazi d’arte e cultura con progetti site-specific, parte integrante della narrazione video.

Il bando e i documenti per partecipare sono disponibili sul sito di Piemonte dal Vivo alla pagina dedicata: www.piemontedalvivo.it/ciak.

 

Entro maggio saranno pronte le dieci opere, ognuna in tre formati diversi (59 secondi, 2 minuti e 59, cortometraggio). A partire dalla tarda primavera, quindi, clip e cortometraggi rappresenteranno una nuova opportunità di valorizzazione e promozione sia dei luoghi sia dei talenti della creatività (performer e videomaker), catalizzando l’attenzione di un pubblico ampio ed eterogeneo attraverso il mercato nazionale e internazionale cinematografico e televisivo, i circuiti indipendenti, i festival.

Allo stesso tempo, i filmati contribuiranno al rafforzamento delle strategie di promozione turistica e di marketing territoriale del Piemonte, attraverso molteplici canali quali, ad esempio, siti web e social media, stazioni ferroviarie, metropolitane, aeroporti, enti pubblici e privati orientati al rilancio del turismo culturale.

Il 5 marzo alle ore 11 è in programma un webinar di approfondimento sul bando, dedicato a registi, videomaker, società di produzione e tutti gli interessati, che potranno così rivolgere domande specifiche sulle modalità di partecipazione. Per segnalare il proprio interesse a seguire il webinar, è necessario scrivere una mail a eventi@fctp.it.

Il logo e l’immagine coordinata del progetto “CIAK! Piemonte che Spettacolo” sono stati ideati dallo studio torinese IKIGAI Media.

“Il progetto che ha saputo unire cinema e performing arts per valorizzare il nostro territorio dal punto di vista culturale e turistico, non solo è innovativo e originale, ma riesce ad attivare il settore economico-occupazionale in un momento in cui far ripartire i comparti dello spettacolo e delle produzioni audiovisive, messi in ginocchio dalla pandemia, è fondamentale. La bellezza delle dieci location che verranno scelte, spaziando in tutte le province del Piemonte, non farà che rafforzare la promozione turistica del nostro territorio attraverso le seduzioni dell’arte cinematografica. A tutti l’augurio di grandi successi”, commenta Vittoria Poggio, Assessore alla Cultura, al Turismo e al Commercio della Regione Piemonte.

Riaccendiamo i riflettori sulle molte eccellenze culturali del territorio, con un progetto anticiclico in collaborazione con le istituzioni: un segnale concreto per far fronte alla crisi e accelerare la ripresa, per costruire una nuova normalità fondata sulla fiducia”, dichiara il Presidente di Fondazione CRT Giovanni Quaglia.

 

Anche se teatri, cinema e spazi per concerti sono temporaneamente chiusi al pubblico, le Istituzioni sono chiamate – per loro stessa mission – a sostenere il comparto della cultura, immaginando forme di intervento che valorizzino il ruolo di artisti, tecnici e maestranze dello spettacolo nell’ottica di una auspicabile ripartenza. Lavoriamo dunque affinché i Beni e le Attività culturali siano, al tempo stesso, un presidio da tutelare nel presente ma anche uno straordinario strumento per costruire il futuro”, dichiara la Presidente di Piemonte dal Vivo Angelica Corporandi d’Auvare.

 

Secondo il Presidente di Film Commission Torino Piemonte Paolo Damilano “questo progetto sintetizza al meglio la naturale connessione tra cultura e turismo, tra audiovisivo e valorizzazione del territorio. Il rilancio turistico di luoghi e architetture passa e parte spesso proprio dal cinema, che ne enfatizza egregiamente la bellezza e l’unicità. Siamo orgogliosi di essere parte attiva di questa iniziativa grazie alla quale la nostra regione si fa ancora una volta pioniera, mettendo a sistema tre asset di eccellenze: arti performative, cinema e luoghi simbolici del territorio”.

Un sorso di poesia nel “lago etiliko” di Giorgio Rava

S’intitola “Lago etiliko” la silloge con la quale Giorgio Rava, artista del lago d’Orta, in cinquanta poesie e dodici disegni svela una parte della sua vena poetica, mostrando quel tratto intimo e un po’ naif che molti conoscono e apprezzano

Presentata da uno scritto molto arguto dello scrittore e sceneggiatore Matteo Severgnini, la raccolta poetica di Rava stupisce piacevolmente

Nelle sue poesie si sente il blues del lago, ritmato dall’autore attraverso la sua anima in “Akkordo in George”, confessando l’avvertire sulla pelle “i diavoli blu”, lasciando a chi legge la possibilità d’immaginarne l’accompagnamento musicale. Nel suo viaggio s’incontra la “signora del Fado”, la bella Amalia Rodriguez, nata nel quartiere operaio di Alcantara, a Lisbona in un imprecisato giorno del 1920, nella “stagione delle ciliegie” e, accanto a lei, i bambini rom ( in “Ancora bambini del vento”) e i naufraghi dell’immigrazione ( in “Annegati”), quel popolo dei barconi e delle carcasse del mare che fuggendo da guerra, fame e miseria spesso si trova a respirare non la libertà ma l’acqua del mare, affogando davanti alle nostre coste.

Ci sono in “Lago etiliko” luoghi ,volti,storie narrate brevemente come fossero epigrafi. E c’è il vino, il nettare degli Dei che scioglie la lingua e regala allegria e tristezza, accompagnando solitudini e canzoni che risuonano in fumose stanze di vecchie osterie. Ne il “Barolo” è l’anima a sciogliersi mentre il suono secco dello schiocco della lingua sul palato riecheggia in “Drink invernale” per lasciare il passo alla trama corposa, robusta, forte de “Il grande nero”, omaggio a Baudelaire e alla sua massima : “chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere”. Giorgio Rava, da artista a tutto tondo qual è, scrive, scolpisce, disegna. Ama il cielo, che scruta come poeta/astronomo e lo racconta in “Orione”; ama il suo lago d’Orta e ciò che vi si trova dentro e attorno, dagli annegati con le loro “bolle argentine dell’ultimo respiro” al moto ondoso impresso al lago dalle correnti e dai venti, dai vecchi pali degli attracchi alle brume gelatinose del mattino e, talvolta, della sera. Splendida la sua “Ode del suicidio lacustre” dove si legge lo stesso legame con il Cusio che contraddistinse il poeta ortese Augusto Mazzetti quando declamava “o lago, lago..sciogliersi infine in te per essere pescato un giorno come antico luccio”. Per Rava la simbiosi con l’acqua del lago avviene quando “…come piatto ciottolo, esaurita l’energia del braccio, scenderò dondolando dolcemente nelle profondità”.

Spesso i poeti più famosi hanno scelto, prima e dopo Baudelaire, di declamare in versi, nelle osterie, denunciando una certa propensione alla buona tavola e al buon vino. Come Rava che scrive in “Soffro”: “i bicchieri si svuotano ad uno ad uno, e il lapis corre impazzito sul foglio di neve”. Quasi un’ode, un’esortazione a seguire la traccia di uno dei tanti componimenti che Baudelaire dedicò al vino, quella “Poison” (il veleno) contenuta ne Les fleurs du Mal dove afferma che il vino “sa rinvestire la più sordida stamberga di un lusso miracoloso, fa sorgere più d’un favoloso portico nell’oro del suo rosso vapore, come un sole che tramonta in un cielo nuvoloso”.

Marco Travaglini