CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 413

Il milite ignoto e le offese alla storia

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Avevo parlato domenica scorsa a Palazzo Carignano di Torino del centenario della tumulazione al Vittoriano a Roma del Milite ignoto, un evento straordinario di patriottismo in un 1921 dominato da una guerra civile tra socialisti, comunisti e fascisti  che procuro’ morte e violenze selvagge. Furono pochi giorni di miracolosa ritrovata unità nazionale con centinaia di migliaia di Italiani che tra la fine di ottobre e i primi di novembre si inginocchiavano e lanciavano fiori al passaggio del treno che portava il milite ignoto da Aquileia a Roma. Esso era il simbolo sacro di tutti i Caduti della Grande Guerra.
L’atmosfera che si respirava nella Camera del primo Parlamento italiano domenica e’ stata di ardente patriottismo , quello che solo più il
centro Pannunzio sa suscitare a Torino. Ovviamente il sindaco uscente di Torino era assente e i due candidati sindaci hanno ignorato l’evento.
Vedendo il programma ufficiale e il francobollo celebrativo del Centenario ho disdetto tutti gli impegni che avevo assunto come oratore ufficiale perché non condivido lo spirito e il modo in cui il Governo ha affrontato una ricorrenza che ovviamente non interessa o addirittura da’ fastidio. Con un espediente grafico davvero meschino hanno eliminato dal francobollo il monumento equestre al Padre della Patria Vittorio Emanuele II di cui la Grande Guerra completo’ l’opera di unificazione nazionale. Già due anni fa il bicentenario della nascita del primo Re d’Italia venne ignobilmente ignorato da tutte le alte cariche dello Stato con la scusa della pandemia che non impediva l’uso della parola a nessuno. Preferirono un assordante silenzio. “Republicanizzare”l’evento del 1921 è un falso storico clamoroso perché l’Italia si ritrovo’ attorno al Re Soldato, così definito non certo per ragioni di celebrazione retorica ma per il ruolo che ebbe dal 1915 al 1918. Inoltre il treno che dovrebbe rievocare quello di cent’anni fa e’ divenuto un motivo di mera attrattiva turistica, ignorando il significato storico di quella pagina straordinaria. Esso viaggia di notte ed è visitabile in alcune stazioni come fosse una curiosità. Non è neppure previsto il suono della “Leggenda del Piave” che cent’anni fa sostituì per volere del Re la Marcia Reale. Era meglio che questi signori catto-comunisti ignorassero un evento che non sono neppure in grado di capire. Io, nipote di due volontari caduti al fronte e di un nonno che, amico di Cesare Battisti e di Damiano Chiesa, non attese il richiamo per partire ed andare in trincea, pur avendo due figli piccoli, sono indignato e non parteciperò a nessuna manifestazione. Questa Italia dilaniata dal COVID, dal Green Pass, dai No Vax e dai nostalgici violenti di Salo’, non è degna di ricordare quel soldato senza nome che venne avvolto nel tricolore con lo stemma sabaudo, quello del Risorgimento nazionale sotto cui quattro generazioni di Italiani erano vissuti,  avevano lavorato ed avevano combattuto per un’Italia più grande, lontanissima dall’Italietta di oggi priva di ideali e di valori, dominata da nichilismo civico che non riconosce neppure più il dovere del voto.

Si anima Palazzo Madama con la mostra dedicata all’artista borgognone Antoine de Lonhy

Una nuova mostra anima un’importante sede espositiva di grande interesse a Torino, Palazzo Madama, che ospita il Museo Civico d’Arte Antica, a partire dal 7 ottobre scorso fino al 9 gennaio 2022. Si tratta dell’esposizione dedicata alla figura di Antoine de Lonhy, un artista poliedrico che fu non solo pittore, ma anche scultore, maestro di vetrate, autore di disegni di ricami, riuscendo a illustrarne l’impatto fondamentale nell’ambito del rinnovamento del panorama figurativo in Piemonte nella seconda metà del Quattrocento.

La mostra, che ha avuto anche una sezione ospitata dal 10 luglio al 10 ottobre scorso al Museo Diocesano di Susa, vuole evidenziare i viaggi, gli spostamenti e la carriera itinerante attraverso l’Europa di un artista capace di riunire, nelle sue opere, influssi e elementi provenienti dalla Borgogna, dalla Provenza, dalla Catalogna e dalla Savoia.
La scelta della sede espositiva valsusina, precedente a Palazzo Madama, è stata motivata dal profondo legame che questo artista di origine borgognona ebbe con la valle di Susa.
Originario di Autun in Borgogna, Antoine de Lohny eseguì molte opere nel corso dei suoi numerosi viaggi, dalla Francia alla Spagna, fino all’Italia, in Piemonte in particolare, opere in cui si può cogliere la sintesi dei fermenti dell’arte a lui contemporanea. Nei suoi dipinti la cultura fiamminga di Van Eyck e Rogier van de Weyden convive in una sintesi perfetta con le linee pittoriche dell’arte savoiarda e mediterranea. Viaggiando dalla natia Borgogna alla Provenza, dalla Spagna alla Savoia, fu proprio qui che Antoine de Lonhy mise radici lavorando senza sosta per la corte sabauda, per chiese, conventi e collezionisti privati, oltre che nobili.
Antoine de Lohny, facendo tesoro della lezione proveniente dal realismo nordico e catalano, rappresenta nelle sue opere un Dio vicino. Un esempio di questo senso del sacro “affettuoso e concreto” è rappresentato dalla “Trinità”, opera in cui l’iconografia canonica diffusa in Italia viene a cedere il passo ad una rappresentazione di Dio Padre che sostiene il corpo del Figlio morto mentre, di fianco, è rilevante la presenza di una figura di un angelo piangente, di grande impatto emotivo.
Un altro contesto in cui questo artista si specializzo’ è stato quello della tecnica della pittura delle vetrate. Fu chiamato, infatti, a lavorare prima a Tolosa, poi a Barcellona e, infine, anche in provincia di Torino, ad Avigliana, dove svolse una lunga attività che lo portò a eseguire codici miniati e pitture, oltre a disegni per ricami. A Tolosa l’artista arrivò poco dopo il 1454 e, protetto dall’arcivescovo locale Bernard de Rosier, lavorò a vetrate, miniature, pale d’altare, affreschi quali quelli frammentari per la chiesa di Notre Dame de la Dalbade di Tolosa. Di questi affreschi ne sono un esempio i frammenti esposti a Palazzo Madama inerenti il ciclo sulle “Storie di Santa Caterina”, presenti insieme a splendidi fogli di messale e allo splendido “Polittico della Vergine, Sant’Agostino e San Nicola da Tolentino”, realizzato nel 1461-1462 per l’abbazia agostiniana Domus Dei a Mirailles, vicino a Barcellona, e giunto da diverse sedi spagnole.
Antoine de Lohny era già noto in passato con l’appellativo di “Maestro della Trinità di Torino” o, nell’ambito dei codici miniati, come il “Maestro delle Ore di Saluzzo”, entrando in contatto, prima del 1450, con il cancelliere del duca di Borgogna, Nicolas Rolin, uno dei più celebri mecenati del tempo. Per lui eseguì delle vetrate istoriate, mentre a Tolosa, nella Francia Meridionale, realizzò un ciclo di affreschi, decorando anche diversi codici liturgici.
Dell’opera di questo artista rimane una preziosa testimonianza nella grande vetrata eseguita per la chiesa di Santa Maria del Mar a Barcellona, città che ha costituito la terza sosta da parte dell’artista, negli anni 1460-1462. Qui il maestro continuò la sua polivalente attività, dando proprio un saggio di estremo valore nel dipingere le vetrate del rosone della basilica, per il quale scelse vetri colorati, azzurri in particolare, sia in Italia sia in Germania.
L’esposizione vanta la curatela di Simone Baiocco e Simonetta Castronovo per quanto riguarda la sezione di Torino e di Vittorio Natali per quella di Susa e fa parte di un progetto nato nell’ambito del Reseau europeen des musees d’art medieval, una rete di musei fondata nel 2011 allo scopo di promuovere iniziative, oltre che studi, inerenti il patrimonio artistico piemontese, aostano, svizzero e dell’antica Savoia.

Mara Martellotta

Opera e Balletto al Regio, una Stagione lunga dodici mesi 

«È con sincera emozione che, a tredici mesi dal mio arrivo al Teatro Regio, annuncio la Stagione d’Opera e di Balletto 2022, una Stagione lunga dodici mesi che ci vedrà tornare finalmente nel nostro Teatro!» dichiara Rosanna Purchia, Commissario Straordinario del Teatro Regio, che aggiunge: «è un sollievo poter tornare al Regio e a prospettive “aperte” e “luminose”, è il nostro ritorno alla normalità, dopo il lungo periodo di angoscia, difficoltà, ma anche di duro impegno. È il nostro ritorno al 100%».

Una riapertura che non solo si realizza grazie al miglioramento della situazione epidemiologica, ma che segna anche il raggiungimento di un grande traguardo: la conclusione della prima e più importante tranche delle opere di adeguamento e rinnovamento dell’impianto scenico del Teatro, lavori che si collocano all’interno del finanziamento di 8,5 milioni di euro messo a disposizione dal Ministero della Cultura, e che porteranno il Regio, nato nel 1740 e uno dei teatri più antichi d’Europa, a essere uno dei più tecnologici del mondo.

Inoltre, tra tutti quelli emanati finora, l’ultimo Dpcm è senza dubbio il decreto più atteso e sperato, perché dà l’avvio ufficiale al ritorno alla normalità: nei teatri, nei cinema, nei musei e in tutti i luoghi della cultura, la capienza consentita di spettatori torna al 100%. Il Ministro della Cultura Dario Franceschini ha dichiarato: «un risultato importante chiesto da tutto il mondo della cultura e condiviso nel Consiglio dei Ministri. C’è una grande voglia di ripartenza, in condizioni di assoluta sicurezza. Continueremo a sostenere il mondo dello spettacolo dal vivo perché è il motore dell’Italia: ritornate a riempire teatri, cinema, musei e concerti!». Un invito che rivolgiamo anche noi del Regio.

Guido Mulè, Direttore generale, afferma: «Desidero innanzitutto ringraziare i Soci Fondatori del Teatro Regio Torino per il supporto. Intesa Sanpaolo, come da tradizione, si riconferma nostro partner per il titolo inaugurale proseguendo il proprio impegno con il Regio nel segno di una lunga collaborazione che vede la Banca accanto al Teatro nella realizzazione delle sue produzioni; e Reale Mutua, che ha scelto di sostenere la produzione del nuovo allestimento di Don Giovanni di Mozart che vedrà il ritorno al Regio del maestro Riccardo Muti. Entrambi questi sostegni assumono un significato particolare, soprattutto in un momento in cui la cultura è ingrediente fondamentale del processo di ripartenza. Senso di gratitudine anche per gli Amici del Regio, che continuano a essere con orgoglio al nostro fianco».

«Anche quest’anno Reale Mutua è al fianco del Teatro Regio di Torino, una delle realtà tra le più prestigiose e innovative del panorama artistico internazionale – dichiara Luigi Lana Presidente di Reale Mutua – La nostra Compagnia, Socio Fondatore del Regio dal 2012, ha il piacere di contribuire alla realizzazione di questa importante Stagione, quella della ripartenza, dopo il complesso periodo che il mondo della cultura ha attraversato a seguito della difficile contingenza legata al Covid.
Siamo quindi lieti di continuare a offrire concretamente il nostro sostegno a favore della tradizione lirica e dell’attività del Teatro Regio, supportando quest’anno il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, diretto dal Maestro Riccardo Muti».

Mimì, Norma, Turandot, Donna Anna, Santuzza, Carmen, Floria Tosca, Anna Frank, Svetlana Zakharova: sono donne forti e coraggiose le protagoniste della Stagione d’Opera e di Balletto 2022 del Teatro Regio, che apre sabato 12 febbraio con La bohème di Giacomo Puccini, la nostra opera simbolo che potremo finalmente vedere dal vivo nel nuovo allestimento – realizzato dal Teatro Regio – che unisce la regia, firmata da Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, a scene e costumi ripresi dai bozzetti e dai figurini originali di Adolf Hohenstein, disegnati per la prima assoluta torinese del 1896 e custoditi dall’Archivio Storico Ricordi. Il maestro Pier Giorgio Morandi dirigerà l’Orchestra, il Coro e il Coro di voci bianche del Teatro Regio. Nel cast voci fresche, adattissime al ruolo, come quelle di Dinara Alieva, Valentin Dytiuk, Valentina Mastrangelo e Biagio Pizzuti. Curatrice delle scene è Leila Fteita, curatrice dei costumi è Nicoletta Ceccolini. L’opera sarà in scena per 10 recite fino al 27 febbraio. Una nuova grande inaugurazione di Stagione che si realizza grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo.

Dal 12 marzo, per 6 recite, proporremo Norma di Vincenzo Bellini nell’allestimento, proveniente dal Teatro di San Carlo di Napoli, firmato nella regia da Lorenzo Amato, con la direzione di Francesco Lanzillotta, le scene di Ezio Frigerio e i costumi del premio Oscar Franca Squarciapino. Nel ruolo del titolo Gilda Fiume; nel cast: Dmitry Korchak, Fabrizio Beggi e Annalisa Stroppa.

Dal 22 aprile al 5 maggio, per 7 recite, andrà in scena la grande “incompiuta” del Novecento: Turandot di Giacomo Puccini, nello spettacolare allestimento – realizzato dal Teatro Regio – con regia, scene, costumi, coreografia e luci di Stefano Poda, autore dalla raffinata poetica metafisica e onirica, che per il Regio ha firmato successi come ThaïsLeggenda e Faust. Sul podio salirà il maestro Jordi Bernàcer. Poda ha creato un mondo trascendentale nel quale il gelo di Turandot si scontra con l’ardente passione di Calaf. Lo spazio scenico ben evidenza questo conflitto mentre, nell’impostazione drammaturgica, il personaggio di Liù, terzo polo tra Turandot e Calaf, acquista un inedito spessore teatrale, carico di intenzioni. Nel cast spiccano grandi artisti di fama internazionale: nel ruolo della protagonista Ingela Brimberg, il tenore Mikheil Sheshaberidze nei panni di Calaf, il soprano Giuliana Gianfaldoni come Liù e il basso Michele Pertusi (Timur).

maggiodal 15 al 21, sarà eseguito per la prima volta a Torino La scuola de’ gelosi, dramma giocoso di Antonio Salieri nell’elegante, raffinato e coloratissimo allestimento del Theater an der Wien con la regia di Jean Renshaw e con le scene e i costumi di Christof Cremer. Direttore d’orchestra è Nikolas Nägele; nel cast, David Kerber, Elisa Verzier e Carolina Lippo.

La Stagione d’Opera chiude “in levare” con il grande ritorno del maestro Riccardo Muti che, dal 18 al 26 novembre, per 5 recite dirigerà Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart in un nuovo allestimento del Teatro Regio Torino in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo, firmato da Chiara Muti, con le scene di Leila Fteita, i costumi di Massimo Cantini Parrini e le luci di Vincent Longuemare. Protagonisti del capolavoro mozartiano saranno Luca Micheletti, Eleonora Buratto, Mariangela Sicilia, Giovanni Sala, Alessandro Luongo e Francesca Di Sauro. Siamo fieri e onorati che il Maestro Muti, come aveva promesso, abbia scelto di tornare a lavorare con noi e, questa volta, per un pubblico che lo potrà applaudire dal vivo. La nuova produzione si realizza grazie al sostegno di Reale Mutua.

Dicembre, come da tradizione, è tempo di balletto e ospiteremo la Compagnia di Balletto dell’Opera di Tbilisi per ben 16 date: dal 4 all’11 dicembre Carmina Burana, una nuova creazione su musica di Carl Orff e dal 16 al 23 Lo Schiaccianoci su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij con la coreografia di Aleksej Fadeečev e Nina Ananiashvili, direttrice della Compagnia di Balletto. Gli spettacoli vedranno il coinvolgimento delle masse artistiche del Teatro al completo: Orchestra, Coro e Coro di voci bianche del Regio che, con i rispettivi Direttori Andrea Secchi e Claudio Fenoglio, saranno coinvolti nell’intera Stagione dimostrando così l’alto livello raggiunto.

Come è noto, da fine maggio a settembre 2022 il Teatro sarà nuovamente chiuso per la seconda tranche di lavori che coinvolgeranno la meccanica di scena inferiore del palcoscenico del Regio e la ristrutturazione degli impianti e delle luci di scena e di sala del Piccolo Regio Puccini. «Il Teatro però non si fermerà – afferma Rosanna Purchia – e ci auspichiamo di poter tornare nello splendido Cortile di Palazzo Arsenale per la seconda edizione del Regio Opera Festival. Dopo il grande successo dell’estate appena trascorsa, speriamo di poter nuovamente abitare e animare con i nostri spettacoli la suggestiva sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito in via dell’Arsenale, luogo di grande fascino che si è rivelato ideale come sede estiva sia per il nostro pubblico sia per gli artisti che abbiamo ospitato, e che ci ha permesso di scoprire e far scoprire ai torinesi e ai numerosi turisti una meraviglia settecentesca nel centro della città».

La seconda metà dell’800 sarà la grande protagonista dell’estate 2022. Il 7, 9 e 11 giugno apriremo il Festival con Cavalleria rusticana, il capolavoro di Pietro Mascagni con la regia di Gabriele Lavia e le scene e i costumi di Paolo Ventura. Nel cast ritroveremo Anastasia Boldyreva, Stefano La Colla, Misha Kiria e Agostina Smimmero diretti dal maestro Francesco Ivan Ciampa.

Il 21, 23 e 26 giugno presenteremo un altro capolavoro: Carmen di Georges Bizet, sul podio il graditissimo ritorno del direttore israeliano Daniel Oren alla guida di Orchestra, Coro, Coro di voci bianche del Regio e i protagonisti Ketevan Kemoklidze nel ruolo del titolo, Jean-François Borras, Rosa Feola e Zoltán Nagy. Questo allestimento, con la regia di Paolo Vettori, vedrà l’adattamento e i testi narrati a cura del nostro Direttore artistico Sebastian F. Schwarz, che descrive così l’idea: «dopo il grande successo della Butterfly, andata in scena a luglio scorso, ho deciso di riproporre l’esperienza del racconto di uno dei più grandi capolavori della storia dell’opera e per questo ho rinnovato l’invito all’attore-narratore Yuri D’Agostino, che vestirà i panni del compositore. Spesso mi sono sentito dire che l’opera è difficile, persino noiosa. Mi è capitato più volte di sentirmi chiedere quale sia l’utilità, l’attualità di questa forma d’arte. So che spesso è una domanda provocatoria, ma sono convinto che se si è disposti ad accettare la “sfida”, non è difficile dimostrare quanto l’opera, e le vicende in essa narrate, possano essere importanti e vicine alla vita di tutti noi. Occorre fornire elementi che siano comprensibili al più vasto e variegato pubblico, occorre sapersi rivolgere a tutti, sia agli appassionati sia a chi per la prima volta decide di approcciarsi all’opera lirica. Abbiamo sperimentato la scorsa estate quanto sia utile fornire brevi raccordi narrati per rendere più accessibile e vicino all’esperienza quotidiana degli spettatori un titolo che sembra lontano e avulso dalla realtà. E, si sa, la conoscenza è il primo passo verso la valorizzazione e l’apprezzamento di un’opera d’arte».

Dal 5 al 10 luglio presenteremo Tosca di Giacomo Puccini nell’allestimento del Teatro Regio realizzato in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna, con la regia di Daniele Abbado e la direzione d’orchestra di Stefano Ranzani. Il cast vedrà nel ruolo della protagonista la grandissima Maria Agresta, accanto a lei Giorgio Berrugi nel ruolo di Cavaradossi e Elchin Azizov in quello di Scarpia.

Sempre a lugliodal 26 al 30, tornano l’opera buffa e il regista Mariano Bauduin (che questa estate ci ha fatto scoprire e sorridere con La serva padrona e Pimpinone), che presenterà uno degli ultimi grandi successi della storia del genere buffo: Don Checco di Nicola De Giosa. Scopriremo come “una certa sfacciataggine sia necessaria per cavarsela nella vita”. Direttore è il maestro Francesco Ommassini, tra gli interpreti Domenico Colaianni e Michela Antenucci. Il nuovo allestimento del Regio avrà le scene di Claudia Boasso e i costumi di Laura Viglione.

New entry per il palcoscenico del Regio Opera Festival: il balletto, cui dedicheremo il mese di settembreDall’8 al 10 avremo l’onore di ospitare Svetlana Zakharova, étoile del Bol’šoj e del Teatro alla Scala, amatissima dal pubblico, celebrata dalla critica e richiesta dai maggiori teatri al mondo, che si esibirà insieme al marito Vadim Repin, acclamato violinista e direttore d’orchestra. Nello spettacolo Pas de deux for Toes and Fingers, Repin interpreterà assoli di incredibile virtuosismo, alcuni dei quali vedranno la danza della Zakharova fondersi elegantemente con la musica. Accanto alla “prima ballerina assoluta”, alcuni noti protagonisti del balletto internazionale: da Mikhail Lobukhin a Denis Savi, da Vjačeslav Lopatin a Jacopo Tissi, impegnati in coreografie di Marius Petipa e Asami Maki, Mauro Bigonzetti, Motoko Hirayama, Mikhail Fokine e Johan Kobborg su musiche di Paganini, Saint-Saëns, Händel, Monteverdi, Massenet e altri. Un mirabile spettacolo di danza e un meraviglioso concerto insieme: un’occasione unica per godere della grande musica e delle stelle internazionali del balletto.

Proprio come per il secondo appuntamento di settembre, che chiuderà il Festival dal 14 al 17, con il Béjart Ballet Lausanne impegnato ne L’uccello di fuoco, sulla suite orchestrale di Igor Stravinskij e in Tous les hommes presque toujours s’imaginent. Nella prima coreografia Maurice Béjart nutre, alimenta e rivoluziona questo grande classico del ‘900, come egli stesso affermò: «ritrovando i due elementi choc che furono alla base della creazione: Stravinskij musicista russo, Stravinskij musicista rivoluzionario. L’Uccello di fuoco, fiammante Fenice che risorge, come il Poeta/Rivoluzionario e le idee che non muoiono mai». La seconda coreografia nasce dall’incontro tra Gil Roman, direttore artistico del Béjart Ballet, e John Zorn, uno dei maggiori musicisti e compositori contemporanei americani. L’audacia e la libertà artistica e compositiva di Zorn hanno affascinato Roman che, passo dopo passo, esplora e si immerge nell’universo del geniale polistrumentista.

L’Impegno del Regio prosegue, si rafforza e si struttura. Il progetto prevede di sostenere attività specifiche promosse da enti senza scopo di lucro che operano sul territorio della Regione Piemonte e della Valle d’Aosta. In particolare, il contributo va a progetti di promozione e integrazione sociale, di supporto alle fasce più deboli, di inclusione e autonomia delle persone disabili, di impegno nell’emergenza sanitaria e di tutela ambientale. Per la Stagione 2022, le associazioni potranno fare richiesta sul sito del Teatro entro il 31 dicembre 2021; in questo modo il Regio dedicherà parte dell’incasso delle prove generali.

L’Impegno del Regio per la Stagione 2022 prevede, inoltre, due importanti appuntamenti. Il primo, il 27 e 28 gennaio in occasione del Giorno della Memoria, è Il diario di Anna Frank, un nuovo allestimento del Regio dell’opera-monologo di Grigorij Frid, dall’omonimo Diario, una prima esecuzione a Torino che vedrà Shira Patchornik nel ruolo della giovane protagonista, Giulio Laguzzi sul podio dell’Orchestra del Regio, la regia di Anna Maria Bruzzese e le scene di Claudia Boasso. La produzione si inserisce nell’ambito delle manifestazioni realizzate in collaborazione con il Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà e ha ottenuto il patrocinio della Comunità Ebraica di Torino.

Il secondo appuntamento è un progetto cui il Regio tiene molto: Falcone e Borsellino. L’eredità dei giusti, in scena il 27 e 28 maggio, realizzato nel 30° anniversario delle stragi di Capaci e di Via d’Amelio: una coproduzione che vede uniti, nel segno della memoria, il Teatro Regio Torino, il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, la Fondazione per la Cultura Torino – MITO Settembre Musica e il Teatro Massimo di Palermo. Una prima esecuzione assoluta che coinvolge il maestro Marco Tutino, autore della musica originale, Emanuela Giordano, drammaturgia e regia, gli attori del Piccolo Teatro di Milano, il maestro Alessandro Cadario sul podio dell’Orchestra e del Coro del Regio, quest’ultimo istruito dal maestro Andrea Secchi. Ha dichiarato Rosanna Purchia: «Sono felice, e credo che questa nostra sinergia su temi così importanti sia un assoluto Valore». «Sono convinto che il confronto tra i diversi autori condurrà alla nascita di un progetto forte e significativo», queste le parole del maestro TutinoEmanuela Giordano aggiunge: «sono davvero grata e felice di essere in questo progetto che vede uniti, in una bella logica di partecipazione, enti, fondazioni e teatri così importanti. Falcone e Borsellino, noi lo sappiamo, non devono solo essere ricordati, devono continuare a essere o diventare anche per le nuove generazioni, un modello, uno stimolo costante, per non arrenderci a tutto quello che degrada e umilia il nostro bellissimo Paese». Chiosa Francesco Giambrone, Sovrintendente del Massimo di Palermo: «è un grande piacere coprodurre con voi, con Mito e con il Piccolo il progetto sul trentennale delle stragi del 1992. Palermo non poteva mancare per mille ragioni e vi ringrazio di averci coinvolti». Ancora Rosanna Purchia: «Questo impegno ha trovato un entusiastico sostegno da parte degli Amici del Regio e di Green Pea, che ringrazio di cuore».

Abitualmente, in occasione della presentazione della nuova Stagione, il nostro pubblico trova una immagine rappresentativa dello spirito e dei grandi temi che in essa sono rappresentati. Quest’anno, abbiamo deciso di coinvolgere l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, e grazie al fattivo coinvolgimento della Presidente Paola Gribaudo, del Direttore Edoardo Di Mauro e all’appassionata competenza dei professori Chiara D’Aleo e Luca Porru, abbiamo appena ricevuto i progetti realizzati da dodici allievi dei corsi di Metodologia progettuale della Comunicazione visiva e di Progettazione grafica. Proposte che dimostrano non solo un grande impegno e una interessante creatività, ma anche quanto il Teatro Regio sia un punto di riferimento culturale importante per i giovani. In questi giorni si stanno valutando tutte le proposte e presto potremo svelare l’immagine della Stagione 2022.
Qualche indicazione fondamentale sugli abbonamenti e i biglietti. Per il dettaglio vi rimandiamo al nostro sito: www.teatroregio.torino.it.

Alla Biglietteria, da lunedì 25 ottobre a domenica 14 novembre, gli abbonati alla Stagione 2019-2020 del Regio possono rinnovare il proprio abbonamento a 7 spettacoli della Stagione d’Opera e di Balletto 2022 e i Gruppi possono acquistare in prelazione gli abbonamenti a 3 spettacoli. Tutti gli abbonamenti saranno messi in vendita libera a partire da lunedì 15 novembre.
biglietti e le card saranno in vendita da sabato 27 novembre alla Biglietteria e online.
Per gli under 30 è prevista una riduzione fino al 65% sugli abbonamenti e del 20% circa su biglietti e card.

Per l’acquisto degli abbonamenti, dei biglietti e delle card è possibile utilizzare i voucher ottenuti a titolo di rimborso per gli spettacoli e i concerti della Stagione 19-20 e annullati causa Covid-19.
Siamo orgogliosi di poter presentare una Stagione così ricca, lunga dodici mesi. Questo lavoro è il frutto di un articolato e assiduo lavoro collettivo, mosso dalla passione e dall’impegno di tutti noi. È stato un anno molto intenso, ma siamo “a riveder le stelle”: il nostro bilancio ha finalmente un segno positivo e proseguono gli interventi necessari ad assicurare al Teatro un rilancio duraturo nel tempo, che poggi su basi finanziarie e organizzative solide e strutturali.

A questo proposito va sottolineato l’impegno della Città di Torino, della Regione Piemonte e del Ministero della Cultura. Un ulteriore riconoscimento al nostro lavoro è dato dal fondamentale apporto dei Soci della Fondazione, dall’appoggio degli Amici del Regio e dal sostegno delle numerose Imprese che continuano a credere nel Teatro Regio.

Un doveroso e sentito ringraziamento va infine al nostro affezionato pubblico che, nonostante le difficoltà e la chiusura forzata, non ha mai smesso di essere vicino al suo Teatro e che continuerà a trovare nel Regio il luogo dove le emozioni diventano realtà.

BIGLIETTERIA
Piazza Castello 215 – Torino
Tel. 011.8815.241 – 011.8815.242
biglietteria@teatroregio.torino.it
Orario di apertura: da lunedì a sabato 13-18.30; domenica 10-14

INFORMAZIONI
Tel. 011.8815.557 – info@teatroregio.torino.it
Orario del servizio: da lunedì a venerdì 9-17.30

Per tutte le informazioni: www.teatroregio.torino.it

E’ la spada dei Crociati?

E se fosse la spada del marchese Corrado del Monferrato?

O di qualche altro illustre crociato partito dal Piemonte per andare a combattere in Terra Santa? Chissà, forse ce lo diranno le Autorità israeliane per le antichità che stanno analizzando la spada, risalente a 900 anni fa, probabilmente impugnata da qualche cavaliere durante le Crociate, rinvenuta casualmente da un sub al largo di Haifa in Israele. Lunga un metro, l’arma è interamente ricoperta di organismi marini e incrostata di conchiglie che la rendono ancora più pesante. Gli esperti ritengono che sia riemersa dagli abissi del mare dopo un forte spostamento delle sabbie. Una volta ripulita la spada verrà esposta al pubblico.
f.r.

Ritorna al suo amato pubblico l’Orchestra della RAI diretta dal maestro Fabio Luisi

Torna a incontrare il suo affezionato pubblico l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino nell’Auditorium RAI “Arturo Toscanini”, aperto al cento per cento della sua capienza, inaugurando i cosiddetti “Concerti d’autunno”.

Sul podio sarà il direttore emerito Fabio Luisi, accanto alla star internazionale Hilary Hahn.

Il concerto è in programma giovedì 21 ottobre prossimo alle 20.30, trasmesso da RAI Cultura, in diretta su RAI 5, oltre che su RAI 3 e in live streaming su RAI Play.

Da martedì  19 ottobre sono in vendita i biglietti, resi disponibili con il ritorno alla capienza completa dei teatri, presso la biglietteria dell’Auditorium RAI di Torino. Il concerto verrà replicato a Torino venerdì  22 ottobre alle 20.

Protagonista della serata, in una delle sue rare apparizioni in Italia, sarà appunto la violinista statunitense Hilary Hahn, già vincitrice di tre Grammy Award, con ventuno album all’attivo.

Giovedì sera verrà  proposto il Concerto per violino e orchestra in re minore opera 47  di Jean Sibelius, che lei ha inciso all’età  di ventinove anni per la Deutsche Grammophon. La prima idea del concerto risale nella mente del compositore finlandese al 1899 e Sibelius rifletté sulla sua concezione per diversi anni, realizzando poi la maggior parte del lavoro soltanto nella seconda metà del 1903. Dapprima eseguito da Novacek, nella prima versione, nel febbraio 1904, il concerto fu poi rielaborato nella sua partitura e eseguito nella nuova versione a Berlino nell’ottobre del 1905. Il concerto si muove in un equilibrio sostanziale tra  due componenti, il materiale tematico di origine nordica e una scrittura violinistica di straordinario impegno. Sibelius si trovò  di fronte alla difficoltà  di conciliare due elementi non facilmente assimilabili,  da una parte la lunga e celebre tradizione del concerto romantico,  dall’altra il proprio personale stile compositivo.

L’idea del neoprimitivismo, della sobrietà e profondità di pensiero riflette la rivendicazione identitaria da parte di Sibelius nei confronti della sua patria, la Finlandia. Gran parte dell’originalità presentata dalla partitura è, sicuramente, legata alla sua concezione formale, capace di reinterpretare gli schemi classici secondo un orientamento fortemente personale.

Nella seconda parte del concerto il direttore Fabio Luisi proporrà la Symponie fantastiche op. 14 di Hector Berlioz, autentico banco di prova per tutte le grandi orchestre sinfoniche. Composta nel 1830 quale espressione della cocente passione per l’attrice Harriet Smithson, futura moglie di Berlioz, rappresenta il primo esempio in assoluto del genere delle composizioni sinfoniche a programma, in cui i movimenti della sinfonia sono concepiti  quali “episodi della vita di un artista”, la cui coscienza precipita in un sonno popolato di fantasmi, dopo aver assunto un’eccessiva dose di oppio.

I biglietti per il concerto, da 15 e 25 euro, sono in vendita online sul sito dell’OSN della RAI e presso la biglietteria dell’Auditorium RAI di Torino.

Mara Martellotta 

“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori”, libri medievali a Saluzzo

“Festa del libro medievale e antico di Saluzzo”. Prima Edizione

“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori”

Da venerdì 22 a mercoledì 27 ottobre

Saluzzo (Cuneo)

L’immagine guida è un particolare dell’affresco “San Giorgio e la principessa”, presente nella  “Cappella di San Ponzio” a Castellar, nel Saluzzese, opera di Pietro Pocapaglia (meglio noto come Pietro da Saluzzo) risalente alla metà del XV secolo. E il sottotitolo richiama i primi versi de “L’Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto – “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori” – che portano subito il lettore all’immaginario medievale intessuto di eroismi, sfide, viaggi, guerre, amori e magie. La prima edizione della “Festa del libro medievale e antico di Saluzzo” si presenta come nuova manifestazione libraria dedicata alla cultura e storia medievale, lette e approfondite attraverso romanzi, saggi, fantasy, lezioni, musiche e performance, promossa dalla “Fondazione Cassa di Risparmio” di Saluzzo e dalla Città di Saluzzo, in collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro” di Torino e la “Fondazione Amleto Bertoni”. Obiettivo: portare all’attenzione del grande pubblico un periodo storico, dal V al XIV secolo, che da sempre esercita una forte fascinazione sull’immaginario collettivo (come dimostra l’attuale successo di romanzi, serie televisive, film e videogiochi che a quelle atmosfere ancor oggi si ispirano) e che fu un laboratorio culturale straordinario da cui nacque l’ “idea europea”, anche se troppo spesso la cosiddetta “Età di mezzo” viene minimizzata come storico “momento oscuro” in opposizione al Rinascimento. L’iniziativa si svolgerà da venerdì 22 a mercoledì 27 ottobre, e trova nella città di Saluzzo, che fu capitale dell’omonimo Marchesato, il suo luogo ideale di espressione. “Evento unico nel suo genere in Italia– spiegano i curatori Marco Piccat, professore di Filologia Romanza all’Università di Trieste e presidente della Fondazione CRS, e Marco Pautasso del Salone Internazionale del Libro di Torino – la Festa del libro medievale e antico intende rivalutare, in antitesi alla vulgata dominante, un’epoca che fu laboratorio culturale straordinario, nonché incubatore dell’idea europea. Il Medioevo contribuì, infatti, alla circolazione delle lingue e dei saperi, favorì non solo gli scambi commerciali, ma soprattutto le contaminazioni e gli intrecci artistici, culturali e politici tra i vari paesi europei”. Molteplici gli appuntamenti in programma: dagli incontri con storici e scrittori alle lezioni magistrali, via via fino ad animazioni e laboratori per bambini e adulti, reading, mostre, ma anche concerti, proiezioni di film,  spettacoli teatrali, rappresentazioni storiche e altro ancora. Previsti addirittura spettacoli di falconeria (lungo la salita al Castello) e laboratori di calligrafia e miniatura. Si inizia sabato 22 ottobre, alle  ore 18, al Cinema Teatro “Magda Olivero”.  Tra gli ospiti, solo alcuni nomi: il 22, il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo, con una “lectio magistralis” ispirata al suo nuovo libro “Il posto degli uomini. Dante in Purgatorio dove andremo tutti” (Mondadori) e, a seguire, il 23, il cantautore Angelo Branduardi, il “Menestrello” che ha saputo unire la musica medievale e rinascimentale con la musica folk tradizionale, in concerto acustico con Fabio Valdemarin.

E ancora dal 24 in poi una nutrita serie di storici, letterati e scrittori, per chiudere, il 27 ottobre, con Franco Cardini, noto storico e saggista specializzato nello studio del Medioevo, che terrà una “lectio magistralis” tratta dai temi del volume “Le cento novelle contro la morte” (Salerno Editore). Al programma si affiancherà anche una parte espositiva, dove il pubblico sarà accolto da editori, librerie ed enti culturali con le loro proposte di catalogo, le novità sul tema e la presenza di copie di libri esclusivi, sia manoscritti che a stampa. Inoltre gli esercizi commerciali (in una città che per l’occasione sarà tutta  vestita a festa e ricca di proposte culturali ed enogastronomiche a tema) ospiteranno titoli di libri selezionati sul tema, dalla saggistica alla narrativa, dal fantasy ai libri antichi, che a fine manifestazione confluiranno in un nuovo “Fondo del Libro Medievale” da destinare alla Biblioteca civica di Saluzzo “Lidia Beccaria Rolfi”.

Per info e informazioni dettagliate su programma, date e luoghi destinati all’evento: www.salonelibro.it-visitsaluzzo.i

g.m.

Nelle foto

–         Pietro Pocapaglia: “San Giorgio e la principessa”, metà XV secolo, Photo Giorgio Olivero – Ufficio BCE Diocesi di Saluzzo

–         Angelo Branduardi

–         Spettacolo di falconeria

Cuneo Provincia Futura

Grande mostra di “luci a cielo aperto” firmata CRC

Venerdì 22 ottobre a Cuneo/Sabato 23 ad Alba, Bra e Mondovì

Cuneo

Il titolo guarda lontano. E lo fa in modo ambizioso. Coniugando insieme speranza e futuro. “Cuneo Provincia Futura” è “la più grande mostra a cielo aperto” dedicata alle sfide del futuro e composta da dieci videoinstallazioni luminose e sonore – uniche suggestive e singolari – organizzata a Cuneo (venerdì 22 ottobre) ad Alba, a Bra e a Mondovì (sabato 23 ottobre) dalla “Fondazione CRC”. La regia e la realizzazione portano la firma di Alessandro Marrazzo, fra i nostri più prestigiosi esperti di show designingVenerdì 22, dopo l’inaugurazione ufficiale a Cuneo dell’evento espositivo in piazzetta del Grano (via Roma, a lato del Municipio) alle ore 19, saranno accese in sequenza le installazioni del capoluogo provinciale: si inizierà dalle due di via Roma (ore 19,30 e 20) per passare poi in piazza Virginio (ore 20,30), al Complesso di Santa Croce (ore 21), in piazza Europa (ore 21,30) e in piazza Galimberti (ore 22). Sabato 23 alle ore 19 verranno accese anche le installazioni di Mondovì (rione Piazza), alle 20.30 quella di Bra (piazza Caduti della Libertà) e alle 21.30 quelle di Alba (piazza Risorgimento e piazza Ferrero). Le proiezioni luminose saranno attive e fruibili liberamente dal giovedì alla domenica dalle ore 19 alle 22,30, nel periodo dal 23 ottobre al 21 novembre. Per maggiori informazioni telefonare allo 0171/452711 o scrivere a info@fondazionecrc.it.

“Ho cominciato a pensare al progetto di ‘Cuneo Provincia Futura’ – afferma Alessandro Marrazzo – nei giorni di inquietante irrealtà che hanno caratterizzato il 2020. Ripensare il futuro era il tema sul quale volevo coinvolgere il pubblico. Volevo rendere quelle facciate, quelle strade, quelle piazze protagoniste di una nuova vita: per questo la luce e tutte le tecnologie più all’avanguardia sono le protagoniste di questa mostra ed è così che ho realizzato le dieci installazioni come una grande orchestra, in cui gli strumenti musicali sono diventati luci, videoproiezioni, laser, scenografie, suoni”. E aggiunge Ezio Raviola, vicepresidente della “Fondazione CRC”: “I temi al centro delle 10 installazioni, le modalità e i luoghi scelti sono connessi alle attività della Fondazione e alle tre sfide individuate dal nostro Piano Pluriennale 2021-24: +Sostenibilità, +Comunità, +Competenze”.

Cuneo le videoinstallazioni saranno sei. Sulla facciata di Palazzo Vitale, sede della “Fondazione CRC” in via Roma, verrà indagato il rapporto tra uomo, macchine e natura grazie a un cucciolo di robot, protagonista di videoproiezioni dinamiche in grado di muoversi liberamente nello spazio ed emblema di una presenza sempre più massiccia delle macchine nella nostra vita quotidiana. L’asse di via Roma, con un fulcro nella piazzetta del Grano, sarà trasformato in un fiume in piena per riflettere sulle conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai e dell’innalzamento degli oceani. In piazza Virginio si ragionerà sulla conquista dell’immortalità, sogno ricorrente del genere umano incarnato da ologrammi tridimensionali sospesi nel vuoto tra luci al neon e specchi d’acqua vera. Nel cortile del Complesso di Santa Croce, una porzione di foresta pluviale ricreata in un caleidoscopico cubo porterà a ragionare sulla deforestazione, mentre in piazza Galimberti un monumentale laser mapping affronterà il tema dell’intelligenza artificiale e della quarta rivoluzione industriale. In piazza Europa le videoproiezioni, realizzate con una tecnica dinamica pressoché sconosciuta in Italia, saranno dedicate alla natura e alle specie in via di estinzione.

Ad Alba le videoinstallazioni saranno due. In piazza Risorgimento il tema è quello delle arti, prerogativa della creatività umana la cui esclusività è oggi messa in dubbio dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale mentre in piazza Ferrero verrà proposta una riflessione sul futuro con un’installazione monumentale nella quale un bambino guarda la parola “Futuro” scritta di luce, cercando senza successo di toccarla.

La facciata di Palazzo Garrone farà invece da supporto alla videoinstallazione di Bra, in piazza Caduti della Libertà, e sarà dedicata al tema delle conquiste spaziali, da Galileo a Marte.

Mondovì la videoinstallazione sarà collocata sulle pareti della Torre Civica del Belvedere, nel rione Piazza, e sarà dedicata al tema del tempo, sviluppato con un’illusoria videoproiezione 3D per indagarne segreti e meccanismi. Un poetico racconto visivo sul rapporto che da sempre l’uomo ha avuto con la misurazione e la percezione del tempo.

g.m.

Nelle foto

–         “La quarta rivoluzione industriale”, piazza Galimberti, Cuneo

–         “ArtEficiale”, piazza Risorgimento, Alba

–         “Verso Marte, da Galileo alle nuove conquiste spaziali”, Palazzo Garrone, Bra

–         “Un futuro lungo 10.000 anni”, Torre Civica del Belvedere, Mondovì

Al Tempio valdese l’Accademia Stefano Tempia apre la stagione il 23 ottobre

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IN COLLABORAZIONE CON

L’ACCADEMIA DEL RICERCARE

Il 23 ottobre alle ore 21

Presso il Tempio Valdese di Torino

in Corso Vittorio Emanuele II, 23

Ore 21

presenta

“La prima Musica da Ascoltare”

Per informazioni dal lunedì al venerdì ore 9-12.30:
segreteria@stefanotempia.it

Tel. 011 020 98 82

Concerto a pagamento : Costo 7 euro

Biglietti in prevendita su Ticket.it:
https://www.ticket.it/

Il 23 ottobre, alle ore 21, a Torino, presso il Tempio Valdese, in Corso Vittorio Emanuele II , 23, l’ACCADEMIA CORALE STEFANO TEMPIA 1875, in collaborazione con lACCADEMIA DEL RICERCARE , presenta

“La prima Musica da Ascoltare”. Ingresso con Green Pass e nel rispetto delle normative anti covid.

Il concerto apre ufficialmente la stagione autunnale dell’Accademia Corale Stefano Tempia.  

L’ingresso è di 7euro. Per informazioni dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30, scrivere a segreteria@stefanotempia.it oppure telefonare 011 020 98 82

Biglietti in prevendita su Ticket.it:
https://www.ticket.it/

La prima Musica da Ascoltare

Il primo compositore inglese a dedicarsi con intenti esplicitamente artistici al repertorio strumentale fu William Byrd, autore oggi conosciuto soprattutto per la sua raffinata produzione sacra, concepita sia per il rito cattolico sia per la nuova chiesa anglicana fondata da Enrico VIII. Byrd seppe spingersi oltre l’eclettica tradizione di danze popolari in gran parte improvvisate che era fiorita sull’isola fino a quel momento, sia nelle sue opere per organo e clavicembalo sia nelle sue splendide fantasie per consort di viole da gamba, il cui stile riecheggia spesso modelli francesi e italiani, con una agile scrittura imitativa che venne adottata da molti compositori delle due generazioni successive, tra cui il grande John Dowland.

A differenza di Byrd, compositore cattolico tollerato dall’anglicana Elisabetta I per eccezionali meriti artistici, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo molti musicisti inglesi furono costretti a lasciare la patria per sfuggire alle persecuzioni religiose o , più semplicemente, per cercare un’occupazione più remunerativa. Tra di essi vi era William Brade, che approdò in Germania intorno al 1590 e passò da una corte all’altra spinto da un carattere inquieto e un’indole dissoluta, come ci è stato testimoniato da una lettera del conte di Bückeburg, che lo descrive come «un frequentatore di cattive compagnie».

John Adson (ca.1585 – 29 giu 1640)

Courtly Masquing Ayres -1,2,3,4.

Johann Hermann Schein (1586 -1630)

Suite n. 13 il sol minore (Il Banchetto musicale)

Suite n.15 in sol maggiore (Il Banchetto musicale)

William Brade (1560 -1630)

Canzone

Paduana e Galliarda 8-a,b

Paduana e Galliarda 12-a,b

Johann Rosenmüller (1619 -1684)

Sonata da camera n. 4

Sinfonia – Allemanda – Corrente – Ballo – Sarabanda

Sonata da camera n. 6

Allegro – Adagio – AllemandeCorrenta – Ballo – Sarabanda

Silvia Colli, Aki Takahashi, violini

Luca Taccardi, Eleonora Ghiringhelli, viole da gamba

Antonio Fantinuoli, violoncello

Massimo Sartori, violone

Luisa Busca, Lorenzo Cavasanti, flauti dolci

Manuel Staropoli, traversa e cornamuse rinascimentali

Gianfranco Saponaro, Roberto Terzolo, cornamuse

Claudia Ferrero, clavicembalo

Luca Casalegno, percussioni

Pietro Busca, direttore e concertatore

Che mai sarà per noi il 1821? Una mostra per raccontare la Storia

I Moti per la libertà nell’Europa di Santorre di Santa Rosa

Chissà se all’imperatore Napoleone, ormai al termine della vita, prigioniero a Sant’Elena, giungono gli echi della rivoluzione liberale iniziata in Spagna il primo gennaio 1820, subito attecchita a Napoli e in Sicilia, e riacutizzata in Piemonte nel marzo del 1821?

In fondo, le istanze di liberazione devono molto alle idee della Rivoluzione
francese, esportate con le armi in tutta Europa venticinque anni prima da
Napoleone, ancora giovane ufficiale. Per l’Italia, si tratta dell’inizio del
Risorgimento. Per il mondo, è il tempo delle rivoluzioni globali. Per la prima
volta sventola la bandiera tricolore e gli insorti chiedono la costituzione, le
libertà fondamentali di associazione, di culto e di stampa. Ma si tratta anche
della prima “rivoluzione tradita”, con Carlo Alberto, l’erede al trono che prima
illude i cospiratori, per poi allinearsi alla fedeltà dinastica. La sconfitta dei
Moti, fa emergere la figura di Santorre di Santa Rosa, nobile sabaudo che,
costretto all’esilio, diverrà “rivoluzionario di professione”, partecipando con
Lord Byron alla guerra per l’indipendenza della Grecia dal dominio ottomano,
e morendo nella difesa dell’isola di Sfacteria. È dunque anche grazie alla
figura risorgimentale di Santorre di Santa Rosa, che nasce il mito romantico
dell’“eroe rivoluzionario” che passerà da Garibaldi a Che Guevara.
La mostra Che mai sarà per noi il 1821? I Moti per la libertà nell’Europa
di Santorre di Santa Rosa, organizzata dalla Città di Savigliano, inaugura
domenica 24 ottobre a Palazzo Muratori Cravetta, città natale di Santorre di
Santa Rosa.

Si realizza grazie alla collaborazione con il Museo Nazionale del
Risorgimento Italiano che ha messo a disposizione numerose opere custodite
nelle sue collezioni: documenti, manifesti, stampe, manoscritti e dipinti.
Si parte da una suggestiva ricostruzione del rientro del Re Vittorio Emanuele
I a Torino nel 1814, dopo oltre 15 anni di esilio. A Vienna risuonano le note
della cantata Der glorreiche Augenblick (il momento glorioso) di Beethoven: è
la restaurazione dell’Ancien Régime. Mentre già serpeggia la voglia di “fare
un quarantotto”, un’espressione proverbiale che ha origine proprio nelle
insurrezioni generalizzate in tutt’Europa che arriveranno nel 1848 e di cui i
Moti del 1821 sono una sorta di “ouverture”
Una sala dell’esposizione è interamente dedicata alla figura di Santorre di
Santa Rosa, ripercorrendone l’iconografia (dalle stampe d’epoca al quadro di
Daniele Fissore) e raccontandone le vicende personali e politiche.
La rivolta del 1821 dura poco più di un mese, ma è destinata a lasciare una
traccia profonda nella storia del movimento democratico e liberale non solo
piemontese. Il percorso espositivo, si chiude con la narrazione della
repressione. 71 sono le condanne a morte, mentre a centinaia, gli insorti
sconfitti prendono la via dell’esilio: tra loro, alcuni figli della più illustre nobiltà
del regno, militari formati nelle guerre napoleoniche, e borghesi che, in molti
casi, tenteranno di raggiungere la Spagna per difendere la libertà contro le
armate della Santa Alleanza. E di nuovo, i Moti del 1821 sembrano
prefigurare uno degli episodi centrali della lotta per la libertà nel secolo
successivo, quel Novecento che vedrà le Brigate internazionali, tra cui molti
italiani, difendere la Spagna libera dall’aggressione fascista e nazista.
Il progetto storico-scientifico dell’esposizione, a cura del prof. Pierangelo
Gentile dell’Università di Torino, prende vita grazie all’articolarsi di una
pluralità di linguaggi, che intrecciano la parola scritta con immagini, grafiche,
stampe, mappe, virtualità multimediale e percorsi sonori, privilegiando la
narrazione rispetto all’esibizione di oggetti e collezioni. L’obiettivo di Punto
Rec Studios, che ha curato e realizzato l’allestimento, è infatti quello di
mettere al centro del percorso espositivo il coinvolgimento, anche emozionale
dei visitatori, portati a rivivere direttamente l’esperienza di un episodio
avvincente di storia del Piemonte e dell’Italia
Che mai sarà per noi il 1821? non soltanto racconta la storia mettendola
in scena, ma va alla ricerca dei riflessi che i fatti storici hanno avuto
sull’immaginario collettivo.

La mostra si sviluppa in sei sale, e comprende due multivisioni. La prima
dedicata al racconto degli anni che precedono i Moti fin dal 1814, seguendo
come filo conduttore le parole di Santorre di Santa Rosa; l’altra, focalizzata
sui 30 giorni dell’insurrezione, ricostruisce gli eventi a partire dalla
testimonianza diretta di uno dei “congiurati”, illustrata da una rara raccolta
delle mitiche Figurine Lavazza, distribuite negli anni 50 – 60 con le confezioni
di caffè e oggi divenute vere e proprie rarità da collezionisti, che consentono
di ritrovare il sapore visivo di vere e proprie “icone pop” della tradizione
iconografica italiana.

CHE MAI SARÀ PER NOI IL 1821?
I Moti per la libertà nell’Europa di Santorre di Santa Rosa
È organizzata dalla
Città di Savigliano
in collaborazione con il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino


Con il contributo di
Provincia di Cuneo
Regione Piemonte

In collaborazione con
Università degli Studi di Torino
Consulta Cultura e Promozione del territorio di Savigliano

Con il sostegno di
Fondazione Compagnia di San Paolo
Fondazione CRC
Fondazione CRS
Banca CRS
Fondazione Ente Manifestazione

Si ringrazia l’Archivio Storico Lavazza

Progetto della mostra, allestimento e multimedia Punto Rec Studios
Curatore Scientifico Pierangelo Gentile
Direttore creativo Marco Barberis
Progetto grafico Leandro Agostini
Contenuti e realizzazione: Cristina Tedesco, Giovanna Raucci, Mattia Boero, Emanuele
Mercadante, Andrea Bo
Coordinamento: Anna Martina

www.puntorec.xyz

Al borgo di Revello con il Fai

È il classico borgo dove, con un po’ di fantasia, il tempo sembra essersi fermato all’epoca gloriosa del Marchesato di Saluzzo.

E con tanta fantasia possiamo immaginare anche il poderoso castello che dominava dall’alto l’abitato, come si vede nella fotografia che ricostruisce il maniero, esattamente com’era, tanto tempo fa. Siamo a Revello, piccolo borgo medioevale di 4200 abitanti alle porte della Valle Po, a pochi chilometri da Saluzzo e a circa un’ora di auto da Torino. Nell’Alto Medioevo il castello difendeva il borgo e il territorio ma oggi di quella fortificazione non resta nulla, solo qualche rudere. Possiamo immaginarlo lassù dove indubbiamente abbelliva il paesaggio, forse costruito già nel IX secolo per arginare l’avanzata dei saraceni e poi da essi fortificato per controllare i territori conquistati. Alcuni secoli più tardi sarebbe diventato il perno del sistema difensivo del Marchesato di Saluzzo. Strada facendo, percorrendo le viuzze interne si incontrano diversi edifici sia civili che religiosi che sono la storia di Revello. Visitiamo il Palazzo Marchionale che al piano nobile si apre sulla famosa cappella e poi la Collegiata di Santa Maria, mentre del castello, distrutto dalla batterie sabaude durante l’assedio del 1588, non rimane nulla. Grande successo ha riscosso l’itinerario del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) alla scoperta del borgo di Revello e dei suoi monumenti con banchetti e gazebo affollati di turisti pronti a seguire i volontari e le guide del FAI. Mille anni fa era di proprietà del marchese di Torino e Susa, poi nel 1215 entrò a far parte dei territori del Marchesato di Saluzzo diventando uno dei borghi principali. Ed è proprio in questo periodo che nascono gli edifici più importanti, quelli che vediamo oggi tra cui la Cappella Marchionale, un ambiente tardo-gotico collocato in una torre a lato dell’attuale Municipio fatta affrescare dai marchesi di Saluzzo con i santi protettori del Marchesato tra cui Luigi IX, il re santo di Francia che promosse diverse Crociate nel Duecento. Nel centro storico si trova la Collegiata del Quattrocento concessa da Papa Sisto IV su richiesta dei revellesi e del Marchese Ludovico II. Sulla facciata un portale rinascimentale in marmo bianco e preziose pale d’altare all’interno. Durante il Marchesato di Ludovico II (1475-1504) e Giovanna del Monferrato il borgo di Revello fu eletto come sede preferita. A metà del Cinquecento fu occupato dai francesi ma nel 1588 Carlo Emanuele I di Savoia li sconfisse e occupò militarmente il Marchesato. Fu in questa occasione che andò distrutto il castello. Si combatté ancora a Revello nel 1693 quando il borgo fu saccheggiato dalle truppe del generale Catinat. Dopo la visita a Revello tappa obbligata (senza il FAI) all’Abbazia di Staffarda, a nove chilometri dal borgo, fondata nel 1135 dai monaci cistercensi giunti dalla Francia. Da vedere la grande chiesa e lo splendido chiostro. I monaci non ci sono più, in compenso sono arrivati i pipistrelli, centinaia di volatili che trascorrono lunghi periodi dell’anno nell’Abbazia, sotto il controllo del WWF. Nei terreni circostanti l’Abbazia nel 1690 si svolse la battaglia di Staffarda in cui l’esercito austro-piemontese di Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, appoggiato dagli spagnoli e dal cugino Eugenio di Savoia fu sconfitto dai francesi di Luigi XIV.
Filippo Re