CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 411

La Biblioteca Nazionale celebra Dante

Con un Convegno e una mostra la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino celebra il Sommo Poeta a Settecento anni dalla sua morte.

Martedì 21 settembre a partire dalle 10,30 verrà inaugurata la manifestazione “ Viver tra coloro che questo tempo chiameranno antico “. Dante nella contemporaneità,fra poesia e arti grafiche, organizzata con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino nell’ambito del fitto programma delle Celebrazioni per il settecentesimo anniversario della morte di Dante e patrocinata da numerosi partner nazionali e internazionali.

Il primo dei due eventi di cui l’iniziativa si compone è il Convegno internazionale di studi “ Dante nella poesia del Novecento e dei primi anni del nuovo millennio”. Il secondo è la mostra “ Tre artisti per Dante “. Sarà un’occasione per riflettere sulla fortuna, mai interrotta, di Dante nella letteratura e nelle arti.

Il Convegno, che si svolgerà dal 21 al 25 settembre in modalità mista e che vedrà la partecipazione di oltre quaranta studiosi italiani e stranieri, si propone di indagare i molteplici riusi poetici novecenteschi e dell’inizio del nuovo millennio, della Commedia, soffermandosi su quegli autori che sono stati anche esegeti e hanno ribadito, attraverso questa doppia modalità di lettura, che il capolavoro dantesco si pone come un paradigma irrinunciabile per la comprensione della complessa tragicità del Novecento.

La mostra, che sarà inaugurata il 21 settembre e sarà gratuitamente visitabile fino al 10 ottobre 2021, propone un percorso tra le opere di tre artisti contemporanei che hanno tratto ispirazione da Dante : Monica Beisner, che in 100 miniature illustra integralmente la Commedia, Domenico Ferrari, con le sue 34 acqueforti dedicate all’Inferno e Cesare Pianciola, che nei suoi 16 acquarelli riprende in chiave moderna l’incanto dei primi codici miniati del capolavoro dantesco.

Mauro Reverberi

Foto Beppe Sacchetto

 

Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone

Al Castello di Miradolo, indossa l’abito autunnale e si arricchisce di nuove opere la mostra dedicata al “genio” creatore di giardini e “orti felici”

Da venerdì 24 settembre

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Nata con questo dichiarato obiettivo, è una mostra che segue il corso delle stagioni, che accompagna il trascorrere del tempo, che muta e s’inventa, di volta in volta, nuove forme e prospettive e colori e luci ed ombre, proprio come un giardino. Dal prossimo venerdì 24 settembre, il grande progetto espositivo “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”, inaugurato al “Castello di Miradolo” (via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo) il 15 maggio scorso, prosegue infatti il suo cammino ideale lungo un  anno, fino al 15 maggio 2022, magnificamente svelando la sua veste autunnale. Presentata dalla “Fondazione Cosso” e curata da Paola Eynard e Roberto Galimberti, la mostra si sviluppa attorno al concetto di abbecedario: un “ABC” del giardino, in rigoroso “dis – ordine alfabetico”, secondo le parole e i pensieri di Paolo Pejrone (fra i più grandi architetti del paesaggio a livello internazionale, oltre 800 giardini progettati in giro per il mondo), ma soprattutto “una riflessione profonda e intima – dicono i curatori – su temi come la luce, l’ambiente, la calma, i dubbi, le speranze, le sfide che il mondo contemporaneo offre al rapporto tra uomo e ambiente”.

E le parole –disordinate ma lucide – costruiscono, nelle quindici sale espositive e nei sei ettari di Parco all’inglese che circonda la settecentesca dimora, un dialogo immaginario con importanti opere d’arte e con oggetti, fotografie, acquerelli, progetti, memorabilia, oli dello stesso Pejrone e video installazioni. Così accanto al “Fango sulla carta”  che “secca nell’erba che cresce, nell’acqua che scorre” di Richard Long e alla “peonia” di Andy Warhol o alla “Rosa  per la democrazia” di Joseph Beuys troveranno spazio, con l’arrivo dell’autunno Giuseppe Penone (protagonista attualmente alla “Galleria degli Uffizi” di Firenze dell’importante progetto espositivo “Alberi”), Maria Lai di cui ricorrono i quarant’anni del progetto “Legarsi alla montagna”, i “Coriandoli” di Tano Festa (protagonista nel secondo Novecento della Scuola pop-romana), Evelina Alciati (prima donna a frequentare l’“Accademia Albertina” come allieva di Giacomo Grosso), Piero Gilardi con il suo nuovo “Tappeto natura” in poliuretano espanso insieme ai “modelli pomologici” e ai disegni di Francesco Garnier Valletti provenienti dal “Museo della Frutta” e dall’“Accademia di Agricoltura” di Torino. In tutto sono oltre cinquanta gli artisti, tutti di gran blasone, rappresentati in mostra.

Da ricordare, fra gli altri Giorgio Griffa che, per questo evento, ha dedicato a una sala del Castello un’installazione inedita sul tema della conoscenza e della frammentarietà del sapere. L’esposizione è infine completata da un’installazione sonora, a cura del progetto artistico “Avant-dernière pensée”. La visita alla mostra permetterà anche di scoprire le suggestioni autunnali dell’antico “Orto” del Castello: 500 mq, a forma circolare, ripristinato dallo stesso Pejrone, in occasione della mostra e che nei prossimi mesi fornirà le verdure dell’autunno e dell’inverno, dai cavoli ai finocchi ai cavolfiori e a tant’altro ancora. Anima “rustica” dell’antica dimora, l’“Orto” ne completa l’originaria vocazione agricola, con stalla, fienile, forno, pollaio e lavatoio – visitabili quest’anno per la prima volta – sviluppandosi intorno all’asse centrale che attraversa il portale d’accesso all’antica cassina, l’aia e il Palazzo, fino alla torre rotonda. Visto dall’alto, è perfettamente inserito nel disegno del luogo.

Ma  non è finita. L’autunno e l’inverno porteranno al “Castello di Miradolo”, sempre in connessione con la mostra di Pejrone, il progetto “La mostra racconta. Mezz’ora con…”, appuntamenti di  approfondimento con esperti d’arte e musica, artisti e collezionisti. Si inizia sabato 25 settembre. Alle 11,30: “Mezz’ora con Margherita Oggero” che parlerà di “Mario Sturani: una personalità eclettica a Torino”. Sei gli incontri programmati, fino a sabato 11 dicembre.

Per info: tel. 0121/502761 o www.fondazionecosso.com

Gianni Milani

 

Nelle foto

–         Paolo Pejrone

–         Francesco Garnier Valletti: “Modelli pomologici”

–         Piero Gilardi: “Zucchine”

–         L’ “Orto” del Castello

“VeryFastPeople” sostiene il Bene FAI scelto dagli Amministratori di Condominio

Arte e ambiente da proteggere: appello agli amministratori di condominio in Piemonte

VeryFastPeoplesostiene il Bene FAI scelto dagli Amministratori di Condominio e destina quindicimila euro per la sua tutela, cura e salvaguardia

Fino al 31 ottobre si può selezionare il Castello e Parco di Masino a Caravino (TO), tra i 6 gioielli storico-artistici e paesaggistici protetti e curati dal Fondo per l’Ambiente Italiano in competizione

C’è anche il Piemonte nel viaggio in sei tappe nella bellezza italiana, da nord a sud, per scoprire alcunitesori del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano e contribuire a proteggere arte e ambiente. Un modo concreto per pensare al futuro è quello scelto da VeryFastPeople, società di consulenza di Varese che da 15 anni offre supporto agli amministratori di condominio in tutta Italia e ha messo in campo iniziative concrete per rendere il mondo un posto migliore, come la collaborazione con il FAI, che mira a sostenere i Beni salvati e protetti dalla Fondazione. Così oltre a essere Corporate Golden Donor, a organizzare convegni all’interno dei Beni del Fondo per l’Ambiente Italiano e a regalare ai propri clienti i biglietti per visitare il patrimonio FAI su tutto ilterritorio nazionale, da quest’anno VeryFastPeopleha deciso di coinvolgere attivamente gli amministratori di condominio in tutta Italia, invitandoli entro il 31 ottobre 2021 a esprimere la propria preferenza peruno dei Beni tutelati dal FAI selezionati per questa iniziativa. Al Bene che al termine della campagna avrà ricevuto più preferenze sarà destinata una donazione di quindicimila euro. “In competizione” da nord a sud dell’Italia ci sono sei gioielli storico-artistici e naturalistici, come il Castello e Parco di Masino a Caravino (TO), che concorre per il Piemonte.

Gli altri sono Villa e Collezione Panza a Varese, il Bosco di San Francesco ad Assisi (PG); Parco Villa Gregoriana a Tivoli (Roma), l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce e il Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Templi di Agrigento.

A quale Bene andrà la donazione? Saranno gli amministratori di condominio di tutta Italia a deciderlo, collegandosi al sito https://www.veryfastpeople.it/fai.php ed effettuandouna sola scelta tra i Beni in elenco. Appello, dunque, agli amministratori del Piemonte a sostenere il Castello di Masino a Caravino (To), che immerso in un parco monumentale con terrazze panoramichedomina la vasta piana del Canavese da un’altura antistante la suggestiva Serra di Ivrea e regala un paesaggio intatto e infinito. Per questa posizione strategica il maniero fu oggetto di frequenti contese, ma il nobile casato dei Valperga ne mantenne il possesso fin dalle origini, documentate già nel 1070.Durante i secoli la famiglia convertì il Castello in residenza aristocratica e poi in elegante dimora di villeggiatura. Tra saloni affrescati e arredi sfarzosi, salotti, camere per gli ambasciatori e appartamenti privati rivivono mille anni di storia di una delle più illustri casate piemontesi, che secondo la leggenda discende dal primo re d’Italia Arduino, con una biblioteca che conserva più di 25mila volumi antichi. È circondato da un monumentale parco romantico con uno dei più grandi labirinti d’Italia, un maestoso viale alberato, ampie radure e angoli scenografici, che a primavera si inondano di bellissime fioriture. Nel 1988

il FAI lo ha acquisito da Luigi Valperga di Masinograzie alla donazione FIAT, Cassa di Risparmio di Torino e Maglificio Calzificio Torinese. Oggi il Castello si può visitare secondo formule diverse: si può trascorrere una giornata all’aperto nel Parco o partecipare agli eventi organizzati nel corso dell’anno, godendo della caffetteria panoramica. Perfetto anche per le famiglie con bambini, che si divertono con la caccia al tesoro o a visitare il Museo delle Carrozze, la Torre dei Venti e tanti altri ambienti.

Una vicinanza, quella di VeryFastPeople, molto importante per il FAI perché contribuisce a offrire un reale sostegno alla Fondazione e a promuovere i luoghi di cui si prende cura quotidianamente, soprattutto in un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo. Da 15 anni vogliamo essere un riferimento per chi amministra immobili in Italia sostiene Francesco Paini, uno dei tre soci di VeryFastPeople Ci piace andare oltre la semplice fornitura di servizi, generando valore in iniziative non prettamente commerciali. Vogliamo dare un contributo a progetti che proteggano il bello in tutte le sue forme. Per questo la scelta di sostenere chi ogni giorno si occupa di preservare i patrimoni immobiliari più belli d’Italia, ci è sembrata una normale e giusta conseguenza.”

Ritorna il Torino Jazz Festival

Il Torino Jazz Festival si svolgerà dal 27 settembre al 3 ottobre. Oltre 220 artisti tra cui musicisti,attori, danzatori, dj con 46 eventi. Saranno coinvolti 12 Jazz Club cittadini.

Tutti i concerti saranno ad ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria. L’unico concerto a pagamento al Politecnico vedrà esibirsi il trombettista Markus Stockhausen accompagnato dal pianista Florian Weber. La versione autunnale del Festival prevede l’esibizione di numerosi musicisti tra cui: John Greaves con la cantante Annie Barbazza, il sassofonista Rick Margitza con la vocalist Lauren Henderson, Michael Rosen e Mike Cooper. Numerosi anche gli italiani tra cui: Tino Tracanna, Gabriele Mirabassi con Simone Zanchini. l’ex Area Ares Tavolazzi e i torinesi Marco Tardito, la band di Giancarlo Petrini, il sassofonista Emanuele Cisi. Molte le voci femminili: Lucia Minetti, Barbara Raimondi, Valentina Nicolotti. Elena Canone leggerà l’autobiografia di Billye Holiday.

 

Pier Luigi Fuggetta

Dio lo volle? La Roma d’Oriente cadde nel 1204

Che bisogno c’era di distruggere Costantinopoli e di massacrare i suoi abitanti otto secoli fa? Dio volle davvero la caduta della Roma d’Oriente nelle mani dei cristiani d’Occidente?

Un cinquantenne Bonifacio, marchese del Monferrato, comandava le galee che nel 1204 andarono alla conquista di Costantinopoli bizantina deviando improvvisamente la rotta e stravolgendo l’itinerario della spedizione militare e il corso della storia. Non più verso la riconquista di Gerusalemme che nel 1187 era tornata in mano ai musulmani, come stabilito inizialmente, ma verso la Roma sulle rive del Bosforo, greca e cristiana. Il nuovo obiettivo era quello di strappare con la forza la “Nuova Roma” ai bizantini. Sì, perché la prima caduta di Costantinopoli non avvenne nel 1453 per opera degli ottomani ma nel 1204 ad opera dei latini, veneziani e uomini d’armi provenienti in gran parte dai territori francesi. Cattolici contro cristiani ortodossi: un assalto premeditato con un saccheggio bestiale e massacri indicibili. una grande capitale imperiale schiacciata, umiliata e parzialmente distrutta. Questa fu la Quarta Crociata voluta da Papa Innocenzo III che in seguito scomunicò tutti, crociati e veneziani. Sulla vicenda gli storici forniscono opinioni differenti. I bizantinisti ritengono la cattura della Città di Costantino un atto deliberato contro Bisanzio mentre gli storici medievisti considerano l’evento come il risultato di una concatenazione di fatti e incidenti casuali che alla fine hanno condotto al sacco della capitale. Chi ha ragione? La storica del Medioevo Marina Montesano indaga sugli eventi del 1204 su cui si discute da oltre 800 anni con esiti assai differenti. Lo fa nel libro “Dio lo volle? 1204, la vera caduta di Costantinopoli”, Salerno editrice. La Montesano, che nel titolo del volume fa riferimento allo storico motto della Crociata “Dio lo vuole, a Gerusalemme!”, non ha dubbi. Dopo aver analizzato innumerevoli fonti e documenti identifica nel sacco della capitale bizantina ad opera dei Latini la vera caduta di Costantinopoli, dovuta non alla spada dell’islam ma alle armi dei cruce signati. Non un evento casuale quindi ma un fatto voluto e preparato da tempo. “Gli attacchi contro Bisanzio, scrive l’autrice, erano nei piani degli occidentali già da tempo. A cavallo tra 1201 e 1202, ancora prima della partenza, l’idea di arrivare sul Bosforo era presente e quanto alla posizione del Papa, la corrispondenza mostra bene non il ruolo di spettatore impotente, bensì il tentativo di cavalcare l’onda dell’esercito crociato”. Si spinge oltre Marina Montesano che vede un filo rosso che lega le due “cadute” di Costantinopoli, quella del 1204 e quella del 1453 per mano degli ottomani. Troppa notorietà è stata data alla seconda e molto meno alla prima. La data principale è certamente il 29 maggio 1453 che segna la conquista della capitale dell’impero romano d’oriente da parte dell’esercito ottomano di Maometto II, un evento cruciale che pose fine a mille anni di dominio bizantino in Medio Oriente ma Costantinopoli in realtà era già crollata due secoli e mezzo prima per mano latina. L’impero d’Oriente aveva infatti subito un durissimo colpo dagli occidentali e da allora non si era mai ripreso. Non solo ma per alcuni la grandezza imperiale finì in quel momento a tal punto da far concludere il Medioevo addirittura nel 1204. Fu una vicenda complessa e molto travagliata che inasprì i rapporti con i bizantini nel Duecento e oltre facendo crescere sempre di più la tensione tra latini e greci. Non si sopportavano per vari motivi cattolici e greci: in particolare, sottolinea la Montesano, “il clero greco-ortodosso, i monaci e il basso popolo odiavano latini e franchi, orgogliosi ed eretici, di un odio vecchio di generazioni e rinfocolato dallo scisma religioso del 1054”. Fu una crociata deviata di proposito per mettere le mani sulla città e per fondare un effimero “impero latino d’Oriente”. Contrasti e dissidi tra cristiani orientali e occidentali si protrassero a lungo e nemmeno l’avanzata ottomana nei territori bizantini servì a cambiare la situazione. Sono due i fattori principali che, secondo la Montesano, provocarono la caduta della Città a metà Quattrocento: da una parte il debole e insufficiente aiuto dell’Occidente e dall’altra i sentimenti dei greci, contrari al primato latino e favorevoli più “al turbante turco che alla tiara”. E fu in questo clima che nel 1453 il sultano entrò trionfante a Costantinopoli. “Negli ultimi decenni, sottolinea la studiosa, si è impiantata l’idea di leggere l’intero movimento crociato come una reazione rispetto alla minaccia del mondo musulmano” riservando poco spazio al contesto storico che segnò l’inizio del XIII secolo. “L’anomalia della della IV Crociata, conclude la Montesano, rischia invece di mostrare molto bene come vi fossero in Occidente forze guidate da una forte carica di aggressività e da una volontà di conquista rivolta verso l’esterno e l’interno del mondo cristiano”.
Filippo Re

The Others 2021 torna dal 4 al 7 Novembre per festeggiare i suoi 10 anni

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The Others 2021 torna dal 4 al 7 Novembre 2021 per festeggiare i suoi 10 anni e punta su un’edizione al femminile con un board curatoriale di donne che esplorano il mondo, per portare a Torino i progetti di gallerie, spazi non profit e artist-run space con il più alto tasso di innovazione e scouting all’estero, nel panorama della Torino Contemporary Art Week.

Germania, Austria, Ucraina, Olanda, Danimarca, Belgio, Romania, Svezia, Svizzera, Cuba, sono solo alcuni tra i paesi da cui provengono gli espositori di questa X edizione dalla vocazione sempre più internazionale, che non poteva chiudere gli occhi di fronte ad alcuni temi del contemporaneo. Attraverso il linguaggio dell’arte come strumento di dibattito, The Others si rivolge alle giovani generazioni dei millennials, da sempre fulcro della manifestazione e trend-setter capaci di anticipare e influenzare il futuro.

Una manifestazione che porta a Torino progetti che indagano temi di attualità, a partire da quello presentato da Mouches Volantes di Colonia che mette al centro il ruolo della donna nella cultura curda e in particolare le rigide norme linguistiche e di valori alle quali deve sottostare, dalle conversazioni in pubblico agli atteggiamenti da adottare e/o evitare, dove il contatto visivo come gli argomenti da affrontare sono soggetti al contesto e all’ambiente. Fra i progetti al femminile, attese anche due gallerie che accolgono esclusivamente il lavoro di artiste donne: la galleria SheBam! di Lipsia con il progetto Vice Versa e la Crumb Gallery di Firenzecon il progetto Contingency | Confini.

The Others 2021 quest’anno finalmente si riappropria anche della sede del Padiglione 3 di Torino Esposizioni: “Dopo l’apertura di sole poche ore del Padiglione nel 2020 dovuta alle restrizioni Covid– commenta Roberto Casiraghi, ideatore della fiera con Paola Rampini – vogliamo portare a termine l’impegno preso e lo faremo per rendere finalmente disponibile e fruibile alla Città il Padiglione 3 di Torino Esposizioni, nell’ottica della valorizzazione e recupero degli spazi industriali storici della Città che intendiamo far rivivere al pubblico attraverso i linguaggi dell’arte”.

Per la prima volta saranno inoltre presenti singoli stand disposti seguendo un layout espositivo innovativo, in grado di rompere ogni schema e regola classica di allestimento. Una disposizione a raggiera, capace di creare nuovi link e opportunità di confronto tra lo spazio, i progetti espositivi ed il pubblico. Ancora una volta The Others rifiuta di omologarsi e si riconferma una manifestazione provocatoria, eccentrica e determinata che catalizza e sprigiona energia creativa.

Le domande di partecipazione  scadono il 25 settembre 2021.

www.theothersartfair.com

Camera, doppietta di fotografi: Niedermayr e Clavarino incontrano il pubblico

Mercoledì 22 settembre e giovedì 23 settembre, ore 18.30, in presenza nel Gymnasium di CAMERA

Doppio appuntamento a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia con i due fotografi attualmente in mostra nelle sale di Via delle Rosine 18 a Torino: Walter Niedermayr Federico Clavarino. Due occasioni per conoscere e approfondire approcci diversi, storie diverse, sguardi diversi, un’interessante opportunità per espandere i propri orizzonti fotografici in due giorni consecutivi.
Appuntamento, quindi:
>> Mercoledì 22 settembre, alle ore 18.30, con l’incontro “Trasformazioni e Coesistenze” dedicato a Walter Niedermayr (Bolzano, 1952), uno dei principali fotografi italiani attivi sullo scenario contemporaneo e autore della mostra Walter Niedermayr. Transformations, visitabile a CAMERA fino al 17 ottobre.
L’incontro verrà condotto dal direttore del centro torinese Walter Guadagnini e dal critico d’arte Stefano Chiodi che dialogheranno con l’artista altoatesino per mettere in risalto le varie declinazioni con le quali viene affrontata l’indagine della modificazione dello spazio, tema predominante nella ricerca artistica di Niedermayr. Una riflessione ormai più che ventennale che ha permesso all’artista di focalizzarsi su diversi soggetti, dando luogo a un’interpretazione degli stessi talvolta in chiave politica talvolta in accezione simbolica: dal paesaggio alpino agli interni delle architetture in costruzione, dalle infrastrutture fisiche che delineano lo spazio urbano a quelle immateriali che plasmano l’ambiente rurale e le sue comunità, dagli spazi museali a quelli clinici e scientifici.
>> Giovedì 23 settembre, alle ore 18.30, con l’incontro “L’altro. Fotografia e identità” su Emergency Exit, mostra personale di Federico Clavarino (Torino, 1984), visitabile sino al 26 settembre nella Project Room di CAMERA.
Durante l’incontro verranno mostrati e raccontati i principali progetti che caratterizzano il percorso artistico di Clavarino dagli esordi sino ad oggi, mettendone in risalto la genesi, la modalità di sviluppo e la formalizzazione, oltre al tema dell’identità come filrouge di collegamento delle differenti narrazioni. Oltre al curatore della mostra, Giangavino Pazzola, insieme a Clavarino sarà presente anche Gaia Giuliani, professoressa associata in Filosofia politica presso l’Università di Coimbra, dove si occupa di fare ricerca – tra l’altro – su temi quali la storia politica, culturale e visiva dell’identità razziale europea contemporanea e italiana.
È consigliato prenotare per singolo incontro sul sito di CAMERA.
Il biglietto d’ingresso per ciascun incontro ha un costo di 3 Euro.
Didascalie immagini allegate:
© Walter Niedermayr, Les Menuires, 08/2013
© Federico Clavarino, Untitled dalla serie “Eel Soup”

Art Site Fest. Settima edizione

Sul tema “Closeness/Prossimità”, 14 le sedi coinvolte fra arte, danza e teatro

Dal 16 settembre al 25 novembre

Nel corso di sette edizioni, sono stati centinaia gli artisti coinvolti. “Rassegna di discipline artistiche finalizzate a portare l’arte contemporanea in luoghi – come residenze storiche, dimore reali, musei e luoghi d’impresa – non usualmente destinati ad esposizioni o manifestazioni artistiche”, alla settima edizione di  “Art Site Fest” è stato dato il  via ufficiale (con una presentazione a Palazzo Madama, che dal 19 ottobre ospiterà, nell’ambito della rassegna, due sculture di grandi dimensioni e site-specific di Carlo D’Oria) giovedì scorso 16 settembre con l’inaugurazione di due mostre davvero speciali. In tutti i sensi. La prima, “Regio Contemporaneo. L’arte incontra l’opera” ospitata all’“Archivio di Stato” di piazza Castello (in mostra bozzetti, disegni, fra cui quelli di di Mastroianni per la cancellata del Regio, costumi e fotografie di scena di Giulio Paolini, Botto & Bruno e Mimmo Paladino che testimoniano appieno la relazione proficua, in oltre trent’anni di produzioni, fra i due Enti) e la seconda “De Sidera” allestita presso le Sezioni Riunite dell’“Archivio di Stato” di via Piave in cui sono visibili dodici opere dedicate al cosmo e alle stelle, progetto realizzato per l’“Archivio” dal pittore di origina argentina Ernesto Morales in cui si racconta (desiderio da “De Sidera”) dell’impossibilità di avvicinarsi ad una dimensione lontana ed anelata. Già, perché se il tema su cui s’incentra l’edizione 2021 della rassegna è la “Prossimità”, dopo i lunghi e difficili mesi di pandemia in cui abbiamo imparato a proteggerci mantenendo la necessaria distanza dagli altri, è pur vero che “sarà difficile recuperare la distanza sociale che ci siamo imposti, dimenticando quanto è accaduto”, dice il direttore artistico, Domenico Maria Papa.

Che prosegue: “Sarà faticoso riprendere l’abitudine al contatto dopo averlo così strettamente legato al contagio. Ma quando riusciremo a farlo, forse, ritroveremo il senso autentico di una prossimità necessaria, con la quale, all’inizio della nostra storia, imparammo a incontrarci, a trasmetterci emozioni, sentimenti e conoscenze”. “Prossimità”, dunque, quale soggetto e obiettivo, cui aiutarci a tendere, di “Art Site Fest”, spalmata, fino al 25 novembre, su ben tredici sedi: Parco delle Vallere (Moncalieri,), Castello di Govone (Govone), Chiesa dello Spirito Santo (Govone), Castello di Ussel (Châtillon), Castello Gamba (Châtillon), Archivio di Stato (Torino), Palazzo Madama di Torino, Palazzina di Caccia di Stupinigi (Nichelino), Castello di Masino (Caravino), Castello della Manta (Manta), Palazzo Madama (Torino), Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso (Buttigliera Alta), Area archeologica della “Nuvola Lavazza” (Torino) e “Heritage Lab” Italgas (Torino). Prossimo appuntameno, venerdì 24 settembre (dalle ore 17,30) alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi, che ospiterà “Neighbours”. Le sale e gli esterni della settecentesca residenza juvarriana vedranno convivere in un’originale “prossimità” di buon “vicinato” le opere site-specific di artisti parecchio distanti per concettualità e linguaggio espressivo fra loro: dal malaghiano Pablo Mesa Capella al più riflessivo Fabian Albertini, da Emilia Faro (con opere fortemente incentrate sulle tracce del vissuto umano) alle suggestioni scultoree dei torinesi Diego Dutto e Carlo D’Oria. Sabato 25 settembre, la rassegna si sposta nella Vallée. Il “Castello di Ussel”, a Chatillon (a partire dalle ore 17), si aprirà per la prima volta all’arte contemporanea con la mostra della giovane fotografa torinese Carola Allemandi, che esporrà per l’occasione i suoi più recenti lavori in bianco e nero ispirati, attraverso un singolare e nuovo  punto di vista, alla montagna e alla sua natura. Non solo. Con inizio alle ore 18, sempre al “Castello di Ussel”, sarà di scena l’attore Toni Mazzara con il reading “Jan della balena”, l’incontro immaginario fra Albrecht Durer e un giovane aspirante pittore “in un racconto che tratta il tema della natura, della bellezza e della decadenza”. A chiudere il mese di settembre, domenica 26 (ore 17,30), al “Castello di Masino” a Caravino, sarà “Donne d’arte e di scienza”, reading dell’attrice moncalierese Sara D’Amato, che racconterà importanti figure di donne, fra l’arte e la scienza: spettacolo pensato in collaborazione con il FAI, Fondo Ambientale Italiano, in cui si compie “un viaggio nel tempo, dal tono leggero e divertente, in compagnia di donne che hanno rivoluzionato il mondo della matematica, della fisica, dell’astronomia, della filosofia, della pittura e della scultura”. E gli appuntamenti, nel solco di un’idea privilegiante le “diversità” dei temi e delle discipline, proseguiranno nei mesi di ottobre e novembre, secondo un’agenda consultabile su: www.artsitefest.it

La partecipazione e la visita agli eventi di “Art Site Fest” è gratuita, tranne in alcune sedi dove è previsto un biglietto di ingresso. È necessario fare riferimento ai siti web delle diverse sedi per conoscere modalità e orari di accesso che possono variare da sede a sede.

g.m.

Nelle  foto

–         Burri: foto di scena “Tristano e Isotta”, 1976

–         Inaugurazione mostra “De Sidera” di Ernesto Morales

–         Danza contemporanea, Castello di Govone

La famiglia dopo la pandemia diventa scultura

Una nuova scultura dell’artista sardo Osvaldo Moi dal titolo “La famiglia”, collocata in una rotonda a Pianezza, celebra la ritrovata armonia da parte dei componenti familiari dopo lo tsunami della pandemia

 

Una nuova opera dello scultore sardo Osvaldo Moi è  stata inaugurata lo scorso  sabato 18 settembre a Pianezza, nell’aiuola verde della rotonda tra Strada della Cortassa e viale Aldo Moro. L’installazione si intitola “La famiglia” ed è ispirata al concetto di nucleo familiare che torna a fruire, finalmente, dopo il lockdown, della natura.

“Profondo rispetto e ammirazione mi legano –  spiega lo scultore Osvaldo Moi – alla città di Pianezza, un Comune in cui valori come patria, famiglia e arte, ma anche natura e cultura costituiscono da sempre un principio ispiratore della vita cittadina. Già nel 2009 ero stato, infatti,  coinvolto nella realizzazione e collocazione nel parco della Pace di una copia del monumento ai Caduti di Nassiriya, installato come primo lavoro di arte pubblica nel 2004 a Novara e, due anni dopo, a Torino, in piazza d’Armi”.

“Stiamo vivendo,  e mi auguro di poter dire che siamo quasi alla fine di questo periodo – aggiunge lo scultore Moi – un lungo periodo in cui il Covid ha travolto le nostre esistenze. I successivi lockdown ci hanno reso sempre più consapevoli dell’importanza di stare a contatto con la natura. La natura e l’arte, nelle loro varie forme, sono state di grande conforto per molte persone. Il prezzo più  alto di questo difficile periodo di distanziamento credo lo abbia pagato la famiglia, intesa come nucleo portante della società e, in particolar modo, la donna. Molte di loro  sono state, infatti,oggetto di violenza entro le mura domestiche e a molte di loro è  stata tolta la vita.

Ispirata da questi pensieri ha preso le mosse questa mia nuova progettazione artistica, che è stata collocata nello spazio tra Strada della Cortassa e viale Aldo Moro. Si tratta di un progetto nato diverso tempo fa dalla proposta di realizzare una scultura in centro a Pianezza. A distanza di mesi questa idea si è convertita  nella volontà di abbellire non più il centro cittadino, ma una più  ampia rotonda. Mi hanno, così, proposto un’area verde con piante ecespugli, che per me avrebbe rappresentato lo spazio migliore per celebrare la famiglia e la sua guida, la Donna (con la D maiuscola)”.

“Quell’immagine – prosegue l’artista Osvaldo Moi – e quei profili in lontananza sul prato erano vivi in movimento, capaci di sprigionare energia e quel desiderio di libertà, così profondamente avvertito dopo un anno di chiusure forzate. Ho riportato l’idea su di un pezzo di carta e quel fermo immagine su un A 4, che ha conquistato i non addetti ai lavori. La mia idea ha poi convinto il sindaco che, partendo da un budget limitato, ha voluto cogliere la possibilità di tributare, attraverso la realizzazione di un’opera d’arte pubblica, quei sentimenti di serenità e libertà  che stiamo iniziando a percepire, attraverso un omaggio alla Donna. Da artista non ho disdegnato la scelta di mere sagome e su quella lamiera ho inciso sentimenti di spensieratezza che potessero allontanare il ricordo dei mesi di malinconia, tristezza e restrizioni.

L’uomo, in quanto figura maschile, non è assolutamente stato da me dimenticato,  anzi colto all’interno delle sei figure oltre la rotonda, nell’atto di guardare la sua famiglia, la sua donna, il suo cane”.

Un messaggio, quello che ha voluto trasmettere lo scultore Osvaldo Moi con questa sua nuova scultura, di ritrovata armonia e rinnovata serenità.

Mara Martellotta 

Eventi musicali nelle terre dei Savoia

L’ACCADEMIA CORALE STEFANO TEMPIA 1875 IN COLLABORAZIONE CON ITINERARI IN MUSICA PROPONE

LA ROUTE ROYALE DELL’ARTE E DELLA MUSICA –
“EVENTI MUSICALI E ITINERARI D’ARTE NELLE TERRE DEI SAVOIA”

UN PERCORSO MUSICALE INTERNAZIONALE
PER LA VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI DEL TERRITORIO

Per informazioni soloclassica@gmail.com
Tel. 011 020 98 82
in occasione delle Giornate del Patrimonio
26 SETTEMBRE
DOPPIO SPETTACOLO ORE 11 e alle ORE 15
Palazzo Carignano – Via Accademia delle Scienze 5 Torino

Albinoni e l’ambiente veneziano nel 350° della nascita

Ensemble Trigono Armonico
Maurizio Cadossi, violino
Claudia Monti, violino
Marco Angilella, violoncello
Valentino Ermacora, clavicembalo

Tomaso Albinoni (1671-1751)
Sonata XII in si bemolle maggiore per due violini e b.c. op.1 (1694)

Antonio Vivaldi (1678-1741)
Sonata VI in sol minore per due violini e basso continuo op. 5 (1716)

Alessandro Marcello (1673-1747)
Sonata IV in la minore per violino e basso continuo (1738)

Tomaso Albinoni
Sonata VII in re maggiore per violino e basso continuo (1712)

Improvvisazione su tema di Tomaso Albinoni per violino e clavicembalo

Antonio Caldara (1670-1736)
Sonata III in re maggiore per due violini e basso continuo op. 2 (1699)

ALBINONI E L’AMBIENTE VENEZIANO NEL
350° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA

giovanni tasso

Il 350° anniversario della morte di Tomaso Albinoni costituisce l’occasione ideale non solo per riscoprire la vasta produzione di questo autore – oggi oscurato dalla fama del suo contemporaneo Vivaldi – ma anche per riconsiderare il vastissimo repertorio strumentale che fiorì nella Serenissima nella prima metà del XVIII secolo. In effetti, nonostante la loro altissima levatura artistica molti autori come Benedetto e Alessandro Marcello e il successivo Baldassare Galuppi continuano a godere di una notorietà che spesso – fatti salvi alcuni lavori – non si spinge oltre le non troppo folte schiere di appassionati del Barocco. Lo stesso Albinoni è passato alla storia per un solo brano, l’abusatissimo Adagio in sol minore per archi e organo, che peraltro non è nemmeno suo, visto che venne composto nel 1958 “à la manière de” dal musicologo Remo Giazotto.
Nato nel 1671 in una abbiente famiglia veneziana, Albinoni era solito definirsi “musico di violino dilettante veneto”, perché ai suoi tempi la professione artistica era ritenuta poco confacente con uno status sociale elevato, una scelta che del resto negli stessi anni venne presa anche dal patrizio Benedetto Marcello. Questa posizione non impedì però ad Albinoni di dedicarsi alacremente alla musica per tutta la sua vita, come si può facilmente notare dalla sua vastissima produzione, che conta undici raccolte di sonate e concerti date alle stampe nell’arco di 45 anni, oltre 40 cantate per voce e basso continuo e una cinquantina di opere serie, tuttora in attesa di essere riscoperte. Albinoni venne apprezzato dai suoi contemporanei soprattutto per le sue opere strumentali, basate su una impeccabile struttura formale e pervase da una intensa vena melodica, che veniva spesso affidata al violino e all’oboe, strumento quest’ultimo che iniziò ad assumere una dimensione solistica proprio grazie ai suoi Concerti op. 7 e op. 9. Il valore dell’ispirazione di Albinoni trova piena conferma nel fatto che il giovane Bach studiò a fondo le sue opere e ne trascrisse per organo almeno una, il Concerto in sol minore BWV 983.
Il programma di questo concerto consente di farsi un’idea molto chiara dell’evoluzione dello stile di Albinoni, grazie alla presenza di due opere scritte a quasi vent’anni di distanza l’una dall’altra, la Triosonata in si bemolle maggiore op. 1 n. 12, brano concepito secondo il modello della sonata da chiesa (ossia con una doppia alternanza di movimenti lenti e veloci), con il quale nel 1694 l’appena ventitreenne Albinoni si affacciò sul panorama musicale veneziano, e il ben più maturo Trattenimento armonico per camera op. 6 n. 7, pubblicato nel 1712.
A questi due brani di Albinoni fanno corona altre tre belle pagine, la Triosonata op. 5 n. 6 RV 72 di Antonio Vivaldi, data alle stampe nel 1716 dalla celebre casa editrice di Amsterdam Jeanne Roger, la Triosonata in re maggiore op. 2 n. 3 di Antonio Caldara, autore che seppe affermarsi nelle tre capitali culturali più raffinate della sua epoca, vale a dire Venezia, Roma e Vienna, al punto da essere considerato dai suoi contemporanei uno dei musicisti più autorevoli della sua epoca, e la Sonata quarta di Alessandro Marcello, fratello maggiore del citato Benedetto, che abbinò a una intensa carriera politica e amministrativa (svolse tra le altre cose importanti incarichi diplomatici in Oriente e fu membro sia del Maggior Consiglio sia del Consiglio dei Quaranta, due delle istituzioni di maggior rilievo della Repubblica di Venezia) una brillante attività musicale, che lo vide spesso celato sotto lo pseudonimo arcadico di Eterio Stinfalico. Oggi questo compositore di grande talento e dai molteplici interessi artistici è conosciuto quasi esclusivamente per il suo Concerto in re minore per oboe, archi e basso continuo, che venne prima trascritto da Bach (BWV 974) e oltre due secoli più tardi fu inserito nella colonna sonora del film Anonimo veneziano diretto da Enrico Maria Salerno.
Trigono Armonico
Convinti che i suoni della musica antica (ma non i metodi e la ricerca) siano fatalmente irrecuperabili alle sensazioni e all’orecchio, e che qualsiasi filologia non possa che essere rivolta alla percezione del presente, i membri del Trigono Armonico praticano un lavoro di ricerca e di interpretazione che possa dar ragione del passato in quanto avvertito e vissuto oggi. In questo senso le diverse e molteplici esperienze maturate dai vari componenti offrono punti di vista che permettono di affrontare con soluzioni mai univoche la varietà di problemi e situazioni che i singoli autori di musica antica propongono di volta in volta. Queste ottiche diverse collaborano al lavoro di ricerca del gruppo che, partendo dall’enorme scrigno musicale dell’epoca farnesiana, si proietta alla riscoperta di pagine e autori di musica antica italiana, in particolare quelli operanti nell’area lombardo-emiliana sei-sette – ottocentesca, che possano illustrare la varietà del mondo sonoro di quei secoli, e la sua validità emozionale rimasta intatta anche per gli ascoltatori contemporanei. Dimensione emozionale che si pone come l’iniziale pretesto per rivivificare ed attualizzare, attraverso una visione storicamente corretta, tale realtà che affonda le radici in un contesto culturale assai vario.

Cadossi Maurizio
Nato a Parma nel 1964 dove si è brillantemente diplomato in violino e viola presso il Conservatorio “Arrigo Boito”. Ha frequentato nel 1984 i corsi di alto perfezionamento tenuti da Henrik Szeryng presso il Conservatorio di Ginevra, per perfezionarsi successivamente con Renato Zanettovich (Scuola di Musica di Fiesole), Gigino Maestri e Franco Claudio Ferrari. Da sempre attento alla musica barocca si è altresì diplomato in violino barocco presso la Civica Scuola di Musica di Milano. Particolarmente attivo in ambito cameristico deve la sua formazione ad Elisa Pegreffi e Franco Rossi, membri del celebre Quartetto Italiano, per il quartetto d’archi, al fondatore del Trio di Trieste Dario De Rosa e al violinista Giuliano Carmignola per quanto riguarda la Musica da camera. Premiato in diverse rassegne musicali internazionali ha tenuto concerti, sia in veste di solista che nel ruolo di camerista, affrontando un repertorio che va dal tardo Rinascimento alla Musica di oggi, in tutta Italia nell’ambito di importanti festival e rassegne: Teatro Regio di Parma, Teatro Verdi di Trieste, Estate Musicale Senese, Bologna Festival, Stagione RAI di Milano, Autunno Musicale di Como, Accademia Filarmonica Romana, Festival Barocco di Viterbo, Teatro Massimo di Palermo, Ravenna Festival, Festival Monteverdi di Cremona, Settimane Musicali di Stresa, Festival Lodoviciano di Viadana, Festival MITO, Amici della Musica di Firenze, Amici della Musica di Pistoia, I Concerti del Quirinale, Antiqua di Accademia del Ricercare, ecc.; in tutta Europa: Parigi, Lisbona, Porto, Vienna, Praga, Monaco di Baviera, Barcellona, Palma di Majorca, Santander, Amsterdam, Bruxelles, Nizza, Basilea, Lucerna, Ginevra, Lugano, Düsseldorf, Linz, ecc.; Stati Uniti (New York, Palazzo dell’ONU, Washington, Baltimora, Athens, ecc.) Canada, Messico (Festival Cervantino, ecc.), Sud America (Teatro Colon di Buenos Aires, ecc.) e Giappone (esecuzione delle Quattro Stagioni di Vivaldi alla Concert Hall di Kyoto, ecc.) Ha collaborato con artisti come G. Carmignola, M. Brunello, U.B. Michelangeli, G. Garbarino, A. Lonquich, G. Bernasconi, F.M. Bressan, S. Montanari, M. Crippa, C. Bartoli, K. Ricciarelli, J. Galway e altri. È primo violino dell’Orchestra Sinfonica di Savona dove compare tra i fondatori dell’Ensemble Voxonus, gruppo strumentale con strumenti originali nato all’interno dell’orchestra stessa.