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Carlo Levi alla Gam
La Gam di Torino celebra i centoventi anni dalla nascita di Carlo Levi con una mostra curata da Elena Loewenthal e Luca Beatrice, allestita negli spazi della Wunderkammer, e inserita all’interno di un progetto di incontri, riflessioni e approfondimenti per la rilettura di questa composita figura di pittore, giornalista e protagonista della vita culturale e sociale di gran parte del Novecento italiano.
Sono trenta i dipinti realizzati dall’artista tra il 1923 e il 1973 presenti nell’esposizione, che si focalizza sul significato complessivo della vita di Carlo Levi. Si tratta di opere che testimoniano i diversi sviluppi stilistici della sua ricerca, a partire dalla prima giovinezza, in cui diede vita a una pittura fortemente “oggettiva”, per poi orientarsi verso una rappresentazione più espressionistica della realtà e, nel secondo dopoguerra, virare verso un moderno realismo. La scelta da parte dei due curatori, Elena Lowenthal e Luca Beatrice, mette in luce due degli aspetti che meglio caratterizzano l’arte figurativa di Carlo Levi, il ritratto e il paesaggio, ordinando il percorso con i dipinti provenienti dalla Fondazione Carlo Levi di Roma, con otto opere attinte dal patrimonio della Gam, oltre che dalla Pinacoteca Carlo Levi di Aliano, in provincia di Matera, e da collezioni private. Nella vasta produzione di questo artista sicuramente predomina il ritratto, che ne rappresenta una delle tematiche più frequenti. Il suo significato teorico è stato esaminato in una serie di suoi numerosi scritti. Si tratta di ritratti realizzati soprattutto in ambito familiare, ma i cui modelli molto spesso appartengono a personalità illustri del mondo della cultura e della politica italiana e straniera. Delle venticinque opere che di Carlo Levi sono custodite alla Gam, realizzate tra il 1923 e il 1953, giunte in museo tramite acquisizioni istituzionalmente importanti, quali quella della Fondazione Guido e Ettore De Fornaris, si è scelto di inserire in mostra otto lavori, tra cui il celebre ritratto intitolato “Edoardo Persico che legge” del 1928, che ritrae il critico d’arte napoletano vestito con un impermeabile, il volto pallido e la bombetta nera, a testimonianza della duratura amicizia tra Levi e questo intellettuale e animatore culturale. Di grande intensità anche l’enigmatico ritratto dell’architetto Carlo Mollino e il piccolo autoritratto familiare intitolato “Il letto” ( “A letto), scelto alla Biennale di Venezia nel 1930, esempio significativo per la sintesi compositiva dei piani contrapposti. Del ciclo intitolato “Cristo si è fermato a Eboli”, anch’esso acquistato alla Biennale di Venezia del 1954, fa parte un’opera esposta di grande impatto emotivo, dal titolo “I fratelli”. Paesaggi naturali e vedute urbane costituiscono l’altro importante tema nella produzione figurativa di Carlo Levi, negli anni compresi tra il 1926 e il 1974. Si tratta di dipinti che realizzò e dedicò a realtà con le quali aveva intessuto un intenso rapporto affettivo e culturale, quali Torino, Alassio, Parigi, la Lucania e Roma. Sono paesaggi che costituiscono un percorso biografico ma anche esistenziale fondamentale per l’artista, da cui emerge un legame molto forte tra l’uomo e il paesaggio, come nell’opera intitolata “Lungomare”, realizzata ad Alassio nel 1928, fino a approdare a “Gli amanti della Terra” del 1973, in cui figure e sfondo non si distinguono più l’uno dall’altro. Affianca la mostra un interessante progetto elaborato dal Circolo dei Lettori che si propone di restituire al presente questa figura di artista assolutamente poliedrico, che prevarica gli schemi tradizionali, per mostrare una profonda attenzione nei confronti del mondo circostante. “Tutta la vita è lontano” rappresenta un progetto integrato e multidisciplinare, specchio della versatilità dell’opera di Levi, del suo impegno politico, civile, pittorico, capace di abbracciare anche i campi del cinema, della fotografia, della musica, oltre che quello della pittura. Uno tra i critici d’arte del Novecento più attenti all’opera pittorica di Carlo Levi è stato Carlo Ludovico Ragghianti, che instaurò con l’artista un rapporto di amicizia culturale e politica. Nel 1946 Ragghianti, a proposito di una personale che la galleria romana dello Zodiaco dedicò a Levi, affermò che “il fatto che mi colpì di più nella sua pittura, specie al confronto delle esperienze pittoriche che era dato allora verificare fra i più intelligenti e dotati, fu il modo con il quale egli dimostrava di dominare un complesso di esperienze che si identificavano con la ramata formazione del linguaggio pittorico moderno”. Carlo Ludovico Ragghianti ebbe l’intuizione di cogliere nelle opere pittoriche di Levi alcuni riferimenti essenziali che spaziavano “dall’impressionismo al postimpressionismo, la pennellata, il taglio delle composizioni, la sintesi cromatica, la sensibilità nella scelta delle apparenze significanti dell’oggetto, alcuni frammenti non esauriti di problemi e curiosità”.
Mara Martellotta
Pannunzio Magazine
“Carlo Levi. Viaggio in Italia” fino all’ 8 maggio 2022.
Gam Galleria d’arte Moderna
Orari
Martedì mercoledì venerdì sabato e domenica dalle 10 alle 18.
Giovedì dalle 13 alle 21.
Lunedì chiuso.
Chiusura delle biglietterie un’ora prima.
Prenotazione consigliata ma non obbligatoria.
Tel 0115211788.
Domenica 13 febbraio un biglietto per due a chi si presenta in coppia
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Anche quest’anno la Fondazione Torino Musei invita i visitatori a festeggiare il San Valentino all’insegna dell’arte, offrendo 2 ingressi al costo di uno alle collezioni permanenti per le persone che si presenteranno in coppia (coniugi, fidanzati, genitori e figli, amici o parenti) nella giornata di domenica 13 febbraio.
Inoltre, per prolungare la celebrazione della giornata più romantica dell’anno, GAM, MAO e Palazzo Madama propongono una serie di visite guidate speciali a cura di Theatrum Sabaudiae nelle giornate dal 10 al 17 febbraio, per scoprire le infinite declinazioni dell’amore.
GAM | LOVE IS LOVE
Sabato 12 febbraio ore 15.30 e domenica 13 febbraio ore 15
In occasione della festa degli innamorati, la GAM vuole celebrare l’amore in ogni sua forma.
Il percorso nelle sale del ‘900 intende affrontare uno dei sentimenti universalmente riconosciuti e da sempre motivo d’indagini e rappresentazioni, l’Amore, raccontandone le diverse sfaccettature e le sue infinite declinazioni. Passionale, coniugale, materno, ma anche amore per gli animali, la natura, amore verso sé stessi e per l’arte. Un viaggio tra pittura, scultura e materiali a partire dall’inizio del ‘900 fino ai giorni nostri.
Costo: 6€
Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei
Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com
I biglietti sono disponibili QUI.
MAO | LE MILLE E UNA DECLINAZIONI DELL’AMORE NELLE OPERE DEL MAO
Giovedì 10 ore 19.30 | giovedì 17 ore 16.30
Sabato 12 e domenica 13 ore 15
Il percorso di visita condurrà i partecipanti alla scoperta delle opere d’arte del museo accomunate dal tema amoroso e sessuale in ambito buddhista e induista. L’apprezzamento dell’estetica delle opere del Subcontinente indiano e della Regione himalayana andrà di pari passo con l’approfondimento di tematiche connesse alla sfera amorosa nelle sue innumerevoli sfumature, dalla castità al tantra.
Costo: 6€ a partecipante
Costi aggiuntivi: biglietto d’ingresso al museo; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei.
Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com(da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)
I biglietti sono disponibili QUI.
PALAZZO MADAMA | AMORI DA MITO
Sabato 12 e domenica 13 febbraio alle ore 15
In occasione della ricorrenza di San Valentino il museo propone una visita guidata ispirata agli amori famosi rintracciabili fra dipinti, decorazioni, lambriggi, ceramiche e oggetti di lusso custoditi nelle sale di Palazzo Madama. Diana e il suo amato Endimione, Giove che si trasforma in pioggia d’oro per la sua Danae, Venere e Cleopatra. Amori celebri fra mitologia e realtà.
Il percorso di visita si snoda sui tre piani, dalla sala Acaja fino alla sala ceramiche, ricercando le coppie famose, i putti, gli amorini che scoccano dardi d’amore, i nodi di fedeltà che testimoniano legami e nobili biografie.
Un San Valentino diverso, arricchito da una interessante visita, ricercata e inedita.
Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).
Info e prenotazioni: 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com.
I biglietti sono disponibili QUI.
Che meraviglia, la Natura!
Fino al 5 giugno
Bard (Aosta)
Lo scatto ha per titolo, significativo al massimo, “Creation”. Realizzato dal biologo francese e fotografo subacqueo Laurent Ballesta è l’immagine vincitrice assoluta della 57^ edizione di “Wildlife Photographer of the Year”, il più importante riconoscimento dedicato alla fotografia naturalistica promosso dal “Natural History Museum” di Londra, la cui anteprima italiana è ospitata al valdostano Forte di Bard, oggi il più importante polo museale della Vallée, fino al 5 giugno prossimo.
In mostra, le cento migliori immagini (che immortalano natura e animali in cui si rispecchiano la suggestiva bellezza ma anche la grande fragilità del Pianeta) selezionate fra gli oltre 50mila scatti provenienti da fotografi di 95 Paesi al mondo, valutati da una giuria internazionale, presieduta dalla scrittrice-editore Rosamund Roz Kidman Cox Obe. La fotografia di Ballesta ritrae un branco di cernie che nuotano in una nuvola lattiginosa nel momento della deposizione delle uova a Fakarava, Polinesia francese: un momento unico, che si verifica solo una volta all’anno, durante la luna piena di luglio, e sempre più raro dato che la specie è in via di estinzione in quanto minacciata dalla pesca intensiva.
La laguna polinesiana è uno dei pochi posti in cui questi pesci riescono a vivere ancora liberi, perché è una riserva e per fotografarli, Ballesta si è appostato ogni anno per ben cinque anni insieme a tutto il suo team per raggiungere il risultato. “Il vincitore del ‘Grand Title’ di quest’anno rivela – ha sottolineato Doug Gurr, direttore del ‘Museo di Storia Naturale’ – un mondo sottomarino nascosto, un fugace momento di un affascinante comportamento animale a cui pochissimi hanno assistito.‘Creation’ di Laurent Ballesta è un avvincente promemoria di ciò che potremmo perdere se non affrontiamo l’impatto dell’umanità sul nostro Pianeta”. L’altro ambito premio del concorso, il “Young Wildlife Photographer of the Year 2021”, è andato all’immagine “Dome Home” di Vidyun R. Hebbar, un bambino di dieci anni di Bengaluru, in India, che ha scattato una foto spettacolare di un ragno sospeso all’interno di una fessura in un muro. “Si possono vedere – spiega Rosamund Roz Kidman Cox Obe, presidente di giuria – le zanne del ragno e la trama folle della trappola, i fili come una delicata rete di nervi collegati alle zampe dell’animale. Ma la parte più originale è rappresentata dall’aggiunta di uno sfondo creativo: i colori vivaci di un risciò motorizzato”. La competizione di quest’anno ha visto l’aggiunta di tre nuove categorie, “Oceans”, “The Bigger Picture” e “Wetlands – The Bigger Picture” per mettere in luce ecosistemi così cruciali per il Pianeta. E non sono mancati premi anche per cinque fotografi italiani: il valdostano Stefano Unterthiner vincitore della sezione “Behaviour: Mammals” (con “Head to head”, fotografia scattata nell’Artico alle isole Svalbard, che racconta di renne in lotta nella stagione degli amori), mentre menzioni speciali sono state conquistate da Mattia Terreo (categoria “Under 10 anni”), Giacomo Redaelli (“categoria 15-17 anni”), Georg Kantioler (“Urban Wildlife”) e da Bruno D’Amicis (“Fotogiornalismo”).
Gianni Milani
“Wildlife Photographer of the Year”
Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II 85, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it
Fino al 5 giugno
Orari: mart. e ven. 10/18 – sab. dom. e festivi 10/19
Nelle foto:
– Laurent Ballesta: “Creation”, France
– Vidyun R. Hebbar: “Dome Home”, India
– Stefano Unterthiner: “Head to head”, Italy
“#LaVenariaGREEN”
Nelle prossime settimane, nuovi appuntamenti con “Changing Landscape” e la presentazione dell’opera “Tempesta” di Hilario Isola
Venaria Reale (Torino)
Iniziato nella primavera del 2021, è ormai in “zona Cesarini” l’anno #Green della Reggia di Venaria. Un anno culturale in cui la Reggia e i suoi Giardini sono stati teatro di numerose e variegate proposte artistiche, espositive, didattiche e laboratoriali a tema: dalle visite guidate tematiche alle attività di fitness nei Giardini; dalla grande mostra sul paesaggio italiano “Una infinita bellezza” (che riunisce oltre 250 opere provenienti da un centinaio di istituzioni museali e collezioni private) al festival di musica, danza e teatro “Metamorfosi”; dalla rassegna floreale “Corollaria” al mercato di prodotti slow food e infine alle conversazioni sul paesaggio di“Changing Landscape”, con numerosi esperti di evoluzione paesaggistica in dialogo fra loro. Restano ancora due settimane del mese di febbraio per l’ultimo atto del “grande spettacolo”. Ultimo atto che vedrà ancora due appuntamenti della rassegna “Changing Landscape” – mercoledì 16 e 23 febbraio – e la presentazione dell’opera “Tempesta” dell’artista torinese Hilario Isola (mercoledì 16 febbraio), che andrà ad arricchire la mostra “Una infinita bellezza”, ospitata nella “Citroniera” juvarriana fino al prossimo 27 febbraio. Dopo l’appuntamento di mercoledì scorso 9 febbraio, con Michele Dalla Palma (fra i più noti fotoreporter italiani) sul tema “Dal caos perfetto della natura alle imperfette certezze del paesaggio umano”, nell’ambito di “Changing Landscape”, mercoledì 16 febbraio (ore 17), Carlo Tosco, docente al Politecnico di Torino, e Federico Larcher presenteranno, insieme al direttore della Reggia di Venaria, Guido Curto, l’opera “Tempesta” di Hilario Isola, mentre mercoledì 23 febbraio, sempre alle 17, si terrà un incontro dal titolo “Rinascita” con Fernando Caruncho (paesaggista e filosofo spagnolo, famoso per i suoi giardini minimalisti e per l’uso di forme leggere ed organiche), introdotto dal giornalista Alessandro Martini e Maurizio Francesconi, docente allo “IED – Istituto Europeo di Design” di Torino. Di grande interesse sarà certamente la presentazione (mercoledì 16 febbraio, come detto) della nuova opera d’arte “Tempesta” realizzata per l’occasione dal torinese (classe ’76) Hilario Isola e che il direttore Curto ha voluto inserire proprio all’inizio dell’ampio percorso espositivo dedicato a “Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea”.
L’opera di Isola (appartenente alla serie “Rurale”, realizzata negli ultimi due anni come riflessione sulle relazioni fra natura, mondo agricolo e nuove tecnologie) “si rivela fortemente emblematica – sottolinea Guido Curto – per l’esposizione che l’accoglie, essendo la mostra nata con l’intento di portare il pubblico non solo ad apprezzare l’infinita bellezza del paesaggio italiano, ma anche con la volontà di farlo riflettere sui rischi che corre oggi la Natura, aggredita com’è da tante, troppe attività umane, che generano un pericoloso ‘climate change’ dovuto all’inquinamento atmosferico e all’eccesso di cementificazione e industrializzazione. L’intento dell’opera è altresì quello di denunciare le pratiche di certa sedicente agricoltura biologica, che in verità comporta e apporta forti rischi di contaminazione e abbrutimento estetico delle nostre campagne: è proprio questa la denuncia che emerge dai lavori di Isola”. Il tutto attraverso concrete elaborazioni linguistiche che trasformano i nuovi materiali dell’agricoltura contemporanea in strumenti della creatività artistica. “Le reti antigrandine, assemblate a strati, modellate e sovrapposte l’una sull’altra, si sono trasformate in immagini ibride, a metà strada fra incisione, pittura e scultura, leggere e tridimensionali”. Lo stesso principio che ha guidato l’artista nella realizzazione dei brevi video che introducono all’opera, dove centrali a biogas, serre di ultima generazione e reti plastiche sospese sulle coltivazioni diventano occasione di azioni performative rurali e sperimentazione sonora. “Un lavoro assolutamente etereo, ma dalle pesanti ricadute critiche e politiche”.
Gianni Milani
Ulteriori opere di Hilario Isola sono attualmente in esposizione presso la galleria “Guido Costa Project” in via Mazzini 41 a Torino, con una mostra personale dell’artista in corso fino a marzo.
Info: Reggia di Venaria, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino); tel. 011/4992300 o www.lavenaria.it
Nelle foto: “Reggia di Venaria con giardini in fiore” (foto di Dario Fusaro) e “Tempesta” di Hilario Isola
Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze di Scienza
SFUMATURE DI DONNE DI SCIENZA
di e con
SARA D’AMARIO
regia, musiche dal vivo e mise en scène
FRANCOIS-XAVIER FRANTZ
11 febbraio 2022
ingresso 20.45, spettacolo 21.30
Infini.to – Planetario di Torino
Pino Torinese, Via Osservatorio 30
Una storia di donne geniali nel firmamento della storia. Si presenta così Sfumature di Donne di Scienza, il nuovo spettacolo teatrale di Sara D’Amario, anche protagonista, con regia e musiche dal vivo di François-Xavier Frantz, in scena l’11 febbraio alle 21.30 a Infini.to – Planetario Torino a Pino Torinese: una versione inedita, unica, concepita appositamente per il Planetario, per far interagire l’attrice con l’universo…
La trama
Lo spettacolo metterà in luce l’attività e la personalità di venti scienziate vissute dal IV secolo a.C. a oggi e attraverso i secoli racconterà la storia delle pioniere nella matematica, nell’astronomia, nella fisica e nell’informatica. Si arriverà così per esempio a Hollywood, con l’attrice e inventrice Hedy Lamarr; a Monte Palomar con l’astronoma Vera Rubin; si scopriranno i segreti delle prime alchimiste-streghe per arrivare ai misteri delle studiose degli affascinanti universi dell’infinitamente piccolo, dall’atomo al Dna.
Sfumature di Donne di Scienza parlerà di donne che hanno saputo imporsi in mondi che troppo spesso le hanno relegate in ruoli da comprimarie; nel passato alcune di loro hanno perfino dovuto cambiare nome e travestirsi da uomo per lavorare e dimostrare il loro valore. Lo spettacolo sarà pertanto un tributo a figure femminili che, anche grazie ai loro papà, alle loro mamme, e a mariti, amanti, colleghi e insegnanti hanno saputo dimostrare valore e tenacia, al di là del loro sesso.
Dichiarazione degli autori François-Xavier Frantz & Sara D’Amario
«Sarà un esperimento fantastico abbinare l’immensità delle menti di queste donne d’eccezione, all’infinità dello spazio interstellare che offre un luogo straordinario come la Cupola del Planetario di Settimo Torinese. Abbiamo scelto di non proiettare i volti reali delle donne di cui raccontiamo le peripezie e le scoperte, perché desideriamo che ognuno, ogni donna, giovane, adulta o bambina, possa immaginare se stessa, all’interno di un percorso valorizzante; e che ogni uomo abbia la possibilità di visualizzare donne che conosce o che potrebbe incontrare.
François-Xavier Frantz ha realizzato i ritratti a matita delle scienziate trasformandoli in costellazioni in avvicinamento; Sara D’Amario darà voce e corpo a ognuna di esse in un dialogo divertente tra universo, “artigianato della ricerca” e genialità. Come in una “biblioteca mentale” o in una galleria scintillante, i loro ritratti veleggeranno sopra le nostre teste alla stregua di “star” eteree, affascinanti, fonte infinita di ispirazione».
Sfumature di Donne di Scienza è una produzione dell’Associazione Culturale Ancóra e Constellation Factory con il sostegno e il patrocinio del Comune di Moncalieri, assessorato alla Cultura e alle Pari Opportunità.
La messa in scena
L’intelligenza ha un sesso? È da questa semplice domanda, che lo spettacolo sviluppa un viaggio nel tempo alla scoperta di donne che, contro ogni pregiudizio temporale e intellettuale, hanno dato un contributo alla ricerca e alle scoperte dell’umanità. Su questa traccia, la narrazione si svilupperà con umorismo ed energia in un “One-Woman Show” colto e ironico, destinato a un pubblico eterogeneo per formazione ed età.
La rappresentazione si svilupperà con elementi scenici essenziali: rapidi cambi di costume, dialettica divertente e contemporanea, contenuti curiosi, ricchi d’informazioni che rievocheranno sodalizi intellettuali e, perché no, amori e tradimenti.
Parte integrante di Sfumature di Donne di Scienza saranno le originali e avvolgenti scenografie luminose concepite e disegnate dal regista François-Xavier Frantz con la collaborazione tecnica di Marco Brusa. Volti stilizzati delle protagoniste saranno proiettati nella cupola del Planetario e rappresenteranno immaginarie costellazioni della volta celeste: un poetico trionfo della luce e dell’intelligenza, vista come celebrazione di un sogno, inno alla passione capace di sconfiggere l’oscurità del pregiudizio.
Critica e obiettivi
Il messaggio principale di cui Sfumature di Donne di Scienza si fa promotore riguarda il pregiudizio che spesso, ancora oggi, etichetta le ragazze come poco dotate o poco interessate a materie scientifiche come la matematica, la fisica, la chimica.
A rivelarlo sono gli studi delle fonti bibliografiche, ma anche le numerose conversazioni con studenti (dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado) che hanno rivelato come questa falsa premessa sia ancora molto radicata, a volte anche nelle convinzioni delle bambine e delle ragazze stesse.
Con questo obiettivo, François-Xavier Frantz e Sara D’Amario hanno voluto evidenziare la necessità e la possibilità di liberarsi da una forma mentale, sbagliata e penalizzante, che non ha natura biologica, ma storica, sociale e culturale. Ed è per questo che lo spettacolo si propone di offrire un momento di arricchimento e condivisione tra generazioni, stimolando ciascuno di noi a riflettere sulla figura della donna nella scienza senza in alcun modo polemizzare nei confronti degli uomini, ma facendosi ambasciatore di un messaggio più ampio e positivo. Perché la differenza tra donne e uomini va vissuta come un valore, non come motivo di scontro, di paura e di rivalità.
Proiezione del film Giovedì 10 febbraio, ore 18.30, Gymnasium di CAMERA
In occasione della mostra Martin Parr. We Love Sports, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia propone, giovedì 10 febbraio alle ore 18.30, la proiezione del documentario Hot spots: Martin Parr in the American South (USA, 2013, 30’), un’approfondita testimonianza sul lavoro del fotografo inglese, alla sua prima commissione da parte dell’High Museum of Art di Atlanta.
Il regista del film Neal Broffman ha seguito Martin Parr per sei mesi in un viaggio alla scoperta della variegata umanità della città di Atlanta: il film inizia al Car Wash Cactus, dove Parr fotografa le persone che freneticamente lavano, asciugano e lucidano le proprie automobili. Dal primo scatto all’autolavaggio fino all’Atlanta Steeplechase, sei mesi più tardi, Parr si muove attraverso il vivace paesaggio della città e dei suoi abitanti, che osserva con uno sguardo unico e personale, mettendo a nudo vizi e abitudini, peculiarità e stranezze.
Guidato sempre dall’istinto e dall’umorismo che lo contraddistinguono, Martin Parr realizza il ritratto di tutta una città e di una cultura – quella del sud degli Stati Uniti – osservandola attraverso una lente umoristica, capace tuttavia di rivelare particolari verità sulla società e sulle persone.
Produttrice esecutiva del film è Elisa Gambino che è anche produttrice esecutiva del film candidato agli Oscar nel 2020 A Love Song for Latasha.
Neal Broffman è un filmmaker documentarista, direttore della fotografia e produttore con sede ad Atlanta. Dal 1990 al 1999 ha lavorato per la CNN International, realizzando film e riprese di momenti cruciali della storia di più di 40 paesi, dalla Guerra del Golfo del 1990 alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, dalle prime elezioni democratiche in Sud Africa alla guerra in Bosnia. Ha viaggiato in Europa, Asia, Medio Oriente e Africa, sviluppando un forte interesse per le diverse modalità di interazione umana nel mondo. Ha trascorso molto tempo in Somalia durante l’intervento delle Nazioni Unite, dove ha documentato la fine del coinvolgimento militare statunitense sul territorio.
L’incontro ha un costo di 3,00 €.
È consigliato prenotare l’incontro sul sito di CAMERA (www.camera.to).
“Saverio Grave- Delitto sulla Terra Rossa”
La cultura del territorio e il classico mistery, in una rilettura moderna, si sposano perfettamente nel nuovo romanzo della scrittrice Laura Graziano, dal titolo “Saverio Grave-Delitto sulla Terra Rossa”. Si tratta del primo di una serie di gialli ambientati nelle Langhe, patrimonio UNESCO e territorio amato in tutto il mondo, da noti scrittori del Novecento quali Pavese e Fenoglio, e da tanti turisti stranieri che vi si sono insidiati. La trama del romanzo si svolge a Saliceto, piccolo paese medievale di confine dalla grande memoria storica.
“Ho deciso di ambientare il libro a Saliceto – spiega la scrittrice Laura Graziano – perché esso rappresenta il mio luogo del cuore, vi sono, infatti, molto affezionata perché vi trascorrevo le vacanze estive con i nonni. Ho descritto nel libro luoghi reali, ma trasposti agli anni della mia infanzia”.
Nel romanzo il paese risulta scosso da un efferato omicidio, nelle cui indagini si troverà, suo malgrado, coinvolto il protagonista, Saverio Grave, uomo schivo e enigmatico, che vive in compagnia di un altrettanto enigmatico domestico. Affiancherà il commissario di polizia Trespoli, dal cuore buono ma dalla poca esperienza, su insistenza dello stesso questore”.
“I personaggi principali – aggiunge l’autrice Laura Graziano – saranno presenti anche nei prossimi romanzi della serie, non sono personalità assolutamente statiche, ma affronteranno dei cambiamenti psicologici, raggiungendo anche una certa maturità emotiva e affettiva, venendo a svelare, pian piano, al lettore il proprio passato. Non si tratta di un romanzo corale; la personalità ingombrante di Saverio Grave rappresenta il fil rouge del romanzo e sarà il lettore stesso a decidere se riterrà il protagonista simpatico o meno, egoista o gentile. Secondo me in ognuno di noi, nella nostra anima, è presente un po’ di Saverio, che rappresenta la nostra modalità di porci nei confronti del nostro prossimo, quando siamo meno propensi a socializzare o quando ci sentiamo incompresi”.
Il libro è edito da Lisinthus editore e si può trovare anche in edicola
Mara Martellotta
Di fronte alle occupazioni di alcuni licei ed istituti torinesi da parte di gruppi di studenti, occupazione che in piena pandemia appare una vera follia, c’è stata una benevola complicità da parte di autorità e giornali

Come le grandi showgirls dello spettacolo, Gianna Sassone (1953-2020) realizzò i propri sogni con passione, sacrificio, coraggio e intuito.



