CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 410

Martin Parr. We Love Sports

E’ dedicata al grande fotografo inglese e al suo interesse per lo sport la mostra autunnale di “CAMERA”

Fino al 13 febbraio 2022

Non si sa quanto lo pratichi. Ma non c’è dubbio che Martin Parr ami davvero a fondo lo sport, nelle sue molteplici e anche più bizzarre espressioni. Dal calcio all’ippica, fino alle corse dei cavalli sulle spiagge irlandesi o al “Tai Chi” per le strade di Shanghai. Sport del cuore è però, e soprattutto, il tennis, quella pallina rimbalzante da racchetta a racchetta su terra rossa, cui artisticamente ha dedicato e dedica maggiore attenzione, cristallizzata in singolarissime immagini fotografiche realizzate (su commissione del “Gruppo Lavazza” a partire dal 2014) frequentando i quattro tornei del “Grande Slam”, di cui sono godibilissima prova i 40 scatti (dei 150 complessivi) portati in mostra a “CAMERA-Centro Italiano per la fotografia” di Torino: un ampio e divertito e divertente percorso fra le opere di un mito assoluto della fotografia contemporanea, visitabile fino al 13 febbraio, in un anno che vede, fra l’altro, il capoluogo subalpino diventare capitale internazionale del tennis con le “Nitto ATP Finals” . Amore dichiarato per gli eventi sportivi, dunque, ma soprattutto attrazione ed irrefrenabile curiosità per tutto il variopinto estroso ridanciano e, a volte un po’ ridicolo, mondo che li circonda e che meglio non poteva sintetizzarsi nel titolo della mostra – “We Love Sports”– curata da Walter Guadagnini con Monica Poggi e realizzata in collaborazione con “Gruppo Lavazza” e con “Magnum Photos”, di cui l’artista inglese di Epsom (classe ’52) è stato presidente dal 2013 al 2017. Scrive Walter Guadagnini, direttore di “CAMERA”: “Lo sport è un tema catalizzatore delle più diverse emozioni, viene raccontato dal fotografo soprattutto attraverso le divise, le coreografie e le tradizioni dei tifosi e degli spettatori, autentici protagonisti di questo rito collettivo”. E, a ragione, aggiunge Francesca Lavazza, Board Member Lavazza Group: “Come ogni grande artista, Martin usa la macchina fotografica per ritrarre la quotidianità delle persone che percorrono le strade parallele ai grandi eventi e ai grandi personaggi. Sono storie intime e particolari, bellissime nella loro unicità, leggerezza e sincerità”. L’evento sportivo, quindi, come occasione per narrazioni di varia umanità, quella che si accalca sulle tribune o a bordo campo, la tifoseria con le sue rituali coreografie, i gadget vistosi e goliardici, le parrucche colorate in tinta con le divise dei propri beniamini, i travestimenti grotteschi, gli abiti eleganti e un po’ snob di chi assiste alle corse dei cavalli o le parures kitsch che più kitsch non si può sfoggiate con la naturalezza dell’incoscienza fino a  quella piacevole geometria di cappelli bianchi al “Roland-Garros” del 2016. Questo interessa a Parr. Spettatore di spettatori. Più in basso s’intravvedono gioco e giocatori. Protagonisti di secondo piano. Lì quasi per caso, accettati nell’inquadratura come causa scatenante di un gioco delle parti che è teatro di vita reale. Irreale a tratti, a tratti metafisico. “Con un percorso – sottolineano ancora gli organizzatori – che prende avvio da una selezione di opere in bianco e nero, già sintomatiche della capacità di Martin Parr di raccogliere le contraddizioni dell’Inghilterra dell’epoca thatcheriana, é però attraverso l’elezione del colore a elemento distintivo della sua poetica, utilizzato a partire dalla metà degli anni Ottanta, che Parr sposa l’estetica amatoriale in un arguto gioco di critica, consapevole di far lui stesso parte della società che ritrae con spietato cinismo”. Poco bianco e nero, tanto vivido colore, a concludere la mostra è una sezione gustosissima  interamente dedicata alla “vita di spiaggia”, dove i vari hobbies si mescolano con l’ormai meritato riposo.

Le immagini in mostra, e non solo, sono inserite nel volume “Match Point”, edito da “Phaidon”, che include oltre 80 fotografie tratte dal suo lavoro più recente sul tennis, con una selezione di scatti totalmente inediti.

Gianni Milani

“Martin Parr. We Love Sports”

CAMERA-Centro Italiano per la fotografia”, via delle Rosine 18, Torino; tel. 011/0881150 o www.camera.to

Fino al 13 febbraio

Orari: lun. merc. ven. sab. e dom. 11/19 – giov. 11/21. Mart. chiuso

 

Nelle immagini

–         “Roland Garros”, Paris, France 2016, Martin Parr/Magnum Photos

–         “Japan versus South Korea”, Dynasty Cup, Yokohama Stadium, Yokohama, Japan, 1988, Martin Parr/Magnum Photos

Sguardi, esperienze, idee: il ritorno di Paratissima

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Torna Paratissima con la sua 17 edizione. Anche quest’anno, a ospitare l’appuntamento autunnale di Paratissima con l’arte contemporanea sarà l’ARTiglieria Con/temporary Art Center,con due manifestazioni dedicate all’arte emergente: Paratissima Exhibit and Fair e NICE & Fair / Contemporary Visions.

Paratissima Exhibit and Fair

Paratissima, per sua natura, è un luogo di incontro e scambio che condensa e mescola artisti e pubblici, moltissime persone diverse, che si portano dietro pluralità di sguardi, esperienze, idee.

Una manifestazione accogliente, che vede l’arte come una festa e un luogo aperto a tutti, inclusivo. Ciò ne costituisce la ricchezza, e la sfida, ma soprattutto la libertà. Questa nuova edizione è la diciassettesima, che arriva dopo due anni di pandemia, di revisione del mondo e della vita, di transito in un futuro che sarà molto diverso dal passato, anche se ancora imperscrutabile e in scrittura completa. Un’epoca epocale, che segna il prima e il dopo di una comunità globale, che tale si è resa finalmente conto di essere. Il tema naturale è il dibattito e il confronto su quanto stia accadendo, su un’esistenza da ridisegnare e costruire insieme, a livello individuale e collettivo. Un tema che tutti trattiamo, sui giornali, nei film, quando prendiamo il caffè al bar, nelle cene con gli amici…

È il tema perché è la vita, tutta, a essere coinvolta e sconvolta. E riguarda ognuno. Così, Paratissima non si dà un tema per questa edizione, ma si trasforma in un laboratorio che prende la forma di una grande stanza di ascolto. Si mette in ascolto degli artisti che la animano: loro danno il tema, i temi. Loro, che sono avamposti, vibrisse, antenne. Occhi aperti in uno spazio dove non si usa la vista ma la percezione, quella di cui gli artisti hanno il dono. Questo è il ruolo sociale degli artisti, che sono degli sciamani, e tali devono rimanere. Azioni poetiche e politiche sono le opere e le pratiche artistiche, che forniscono scintille ed epifanie su dimensioni parallele, sensibili anche se invisibili, di un cosmo comune non sempre fatto di materia tangibile e razionale. C’è un’opera che incarna perfettamente tutto ciò e che Paratissima ha scelto come immagine2021, Le Ballet Mélancolique, un grande arazzo dell’artista americana Scarlett Rouge, dove una donna cammina in equilibrio nello spazio profondo, tra flussi energetici ed elettricità vibrante che tracciano una teoria di connessioni.

Un arabesco di fluidi e flussi che tutto abbraccia e innerva. Questa creatura ha il mondo per testa, in testa. Attorno, una galassia di occhi si aprono e scrutano  una notte che è luce e profondità, non buio, una notte come quella di cui parla Alda Merini nella sua poesia dedicata agli artisti, I poeti lavorano di notte. Occhi come gemme, fiori colorati, diversi, stupiti e curiosi. Terzi occhi. Sono vite, spiriti, intuizioni. Questo vorrebbe essere Paratissima con Exhibit and Fair, presentando un gruppo selezionato di artisti, lavorando con loro su ogni aspetto dei singoli progetti, dalla scelta delle opere all’allestimento, alla narrazione e formalizzazione in mostra. Una fiera di mostre, esposizioni personali e collettive che entrano in dialogo negli spazi, con connessioni e familiarità sottili che le legano e si fanno reciprocamente produttive. Insieme, una serie di Premi (tra cui quello che vede la collaborazione con Torino Creativa) e gli Special Projects, che presentano progetti dove l’arte diventa luogo politico e sociale, strumento di formazione e informazione, di un’inclusività che passa attraverso la partecipazione ma anche la bellezza e l’emozione. Si tratta di progetti che dichiarano come, sempre e comunque, qualsiasi gesto della nostra vita sia un atto politico, e l’arte, le opere lo siano a prescindere e naturalmente. “Come scriveva George Orwell, la posizione secondo cui l’arte non dovrebbe avere niente a che fare con la politica è già una posizione politica. Nel senso che non esiste arte, per quanto privata e disimpegnata, che non abbia un valore e un rilievo per la comunità, per la polis” dice Tomaso Montanari.

E gli Special Projects parlano dell’Afghanistan come un mondo lontano ma così vicino, attraverso la presenza del collettivo ArtLords e una loro installazione che fa rivivere nel Galoppatoio alcune dei murales cancellati dai talebani. E poi della sacralità della cultura underground (con un neon del collettivo DMAV nel Cortile dell’Artiglieria che diventa simbolo pulsante), della necessità di un rallentamento e di un ritorno a un tipo di informazione responsabile che ritrovi il concetto di verità e a volte risulti ancora e di nuovo scomoda (con il film Slow News – L’arte del giornalismo prodotto da IK Produzioni di Torino, e la giovanissima redazione della rivista Scomodo), di performance come spazi di partecipazione e presidi di cittadinanza (con Progetto Rescue!), della musica come linguaggio eterico universale (con l’installazione di Davide Dileo), della cultura e dei suoi operatori come ambito a cui vada riconosciuto uno status centrale nella società italiana, e una protezione come bene comune (con il cortometraggio Trucchi del mestiere di Francesca Arri).

Un progetto corale e multidisciplinare che diventa una città dell’arte aperta a tutti, che si rispecchia nel grande staff che lo realizza e cura, che mette in atto una serie di pratiche virtuose di collaborazioni e reti tra realtà e soggetti culturali, enti pubblici e privati. Dall’insieme delle opere, gli artisti ci forniscono visioni e letture, spunti, sensibilità e suggestioni che diventano l’identità della manifestazione, i temi, coinvolgendo il pubblico in maniera empatica e non didascalica, senza proclami. I temi venuti fuori sembrano soprattutto focalizzare la dualità tra una condizione individuale, interiore e una, invece, collettiva, reale. Molte opere si pongono, in maniere personali e diverse, su questo crinale a cavallo tra soggetto e moltitudine. Un altro tema, parla di una sensorialità che va oltre la semplice vista, ma cerca di percepire e restituire l’esperienza del mondo, quello intimo e quello esterno, attraverso altre visioni concrete e fisiche, indicazione che testimonia come la deprivazione sensoriale vissuta durante la pandemia, che permetteva una vita virtuale tutta giocata sulla vista e sull’immagine, abbia lasciato un segno traumatico sulle persone.

È un riconoscimento del valore fondativo dell’arte, della sua funzione nella società, la sua voce, che non va addomesticata né sofisticata, perché essa non prende forme conformi e omologate ma si propone come un’interferenza e un’avanguardia universale. D’altronde, gli avanguardisti erano reparti che precedevano, a scopo di sicurezza, truppe in marcia durante le guerre.

Olga Gambari, Direttrice Artistica di Paratissima

I poeti lavorano di notte

I poeti lavorano di notte

quando il tempo non urge su di loro,

quando tace il rumore della folla

e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio

come falchi notturni od usignoli

dal dolcissimo canto

e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio

fanno ben più rumore

di una dorata cupola di stelle.

Alda Merini

Paratissima Exhibit and Fair – Special Projects

ArtLords

Dalla sua fondazione nel 2014, il collettivo ArtLords ha dipinto più di 2.000 murales in 19 delle 34 province dell’Afghanistan. Il movimento è cresciuto creando una rete di oltre cinquanta artisti e figure legate al progetto. Con l’avvento recente dei talebani, tutti i loro murales sono stati subito completamente cancellati e gli artisti sono dovuti fuggire fuori dall’Afghanistan. Paratissima restituisce voce e immagine al lavoro di questo progetto di arte pubblica, che viveva nelle strade del paese, utilizzando la pratica della street art e il concetto dei muri come bacheche sociali, per parlare di temi comuni, per creare un dibattito, un’informazione, un confronto. Nel grande spazio del Galoppatoio, una suggestiva installazione di wallpaper fa rivivere alcune loro opere in dimensioni naturali, portando scorci di luoghi, persone e azioni a Torino, trasformandole nella quinta naturale di quella che vorrebbe essere una piazza comune nel cuore dell’Artiglieria. Al di là delle parole, che animeranno lo spazio del Galoppatoio in un programma di talk a cui parteciperanno anche tre artisti del collettivo venuti a Torino (Lima Ahmad, Omaid Shrifi, Kabir Mokamel), la potenza dei murales continuerà ad agire e a comunicare, negando la violenza e la censura di un regime che disprezza e teme, al tempo stesso, l’azione e il potere dell’arte. Parallelamente, durante il loro soggiorno, Lima Ahmad, Omaid Shrifi e Kabir Mokamel, daranno vita a un lavoro collettivo e aperto che coinvolgerà artisti torinesi e il pubblico, creando opere che entreranno a far parte della galleria del progetto Spazio Portici, come bandiere di libertà.

Progetto RESCUE!

Progetto RESCUE! è attivo nelle arti performative, tratta temi di rilevanza sociale con particolare attenzione al riscatto, all’immigrazione e al viaggio, con un approccio transdisciplinare e collaborativo. Nel 2019 fonda l’Associazione Culturale Progetto RESCUE! che nasce come rete di sostegno tra artisti extracomunitari a Torino. Il gruppo crea performance e spettacoli, luoghi nei quali ognuno possa trovare valore per sé stesso e per la comunità. Nel 2020 nasce l’Iniziativa solidale CANTA OLTRE concerti senza fissa dimora. Nel 2021 il progetto crea la Pratica Partecipativa: studio sull’incontro autentico e sull’apertura di spazi di libertà in contesti di chiusura ed emarginazione. Il Gruppo è composto da giovani under 30, provenienti da Guinea- Conakry, Costa d’Avorio, Ghana, Libia e Italia, in continuo mutamento. Performance e interventi che si nutrono dei racconti, delle canzoni e dei pensieri di chi ha fatto un viaggio e di chi ogni giorno lavora come collezionista al mercato.

Slow News – L’arte del Giornalismo

Viviamo nell’epoca dell’infodemia. Ogni 60 secondi, condividiamo milioni di post su Facebook, guardiamo milioni di video su YouTube, scriviamo miliardi di tweet. Falsi giornali con bufale perfette e veri giornali pieni di false notizie. Le persone credono a tutto e a niente, allo stesso tempo. A Milano, quattro giornalisti freelance, ispirati dal professore americano Peter Laufer, hanno creato Slow News, un progetto editoriale che si fonda sulla comunità dei lettori ed esplora nuovi linguaggi. Lo slow journalism diventerà un movimento culturale globale? Slow News è un film, un progetto editoriale e una speranza per il futuro. Insieme, un altro giornalismo è possibile.

E può cambiare il mondo. Il film è diretto da Alberto Puliafito; prodotto da Fulvio Nebbia; scritto da Andrea Coccia, Fulvio Nebbia, Alberto Puliafito; fotografia e montaggio di Fulvio Nebbia; musica composta, arrangiata ed eseguita da Alessandro Zangrossi e Antonio Sernia; suono di Marco Montano; con Peter Laufer, Helen Boaden, Mark Thompson, Lea Korsgaard, Frédéric Martel, Julia Cagè, Craig Silverman, Irene Smit, Giovanni De Mauro, Arianna Ciccone, Rob Wijnberg, Jennifer Rauch, Rob Orchard, Camilla Mortensen, Ermes Maiolica, Alison T. Smith, Daniele Nalbone.

Dmav – Social Art Ensamble

Il nuovo progetto di luci d’artista del collettivo DMAV – che si inserisce nella serie di opere create per gli spazi pubblici (Doublin’ a Trieste, Innumera ad Aquileia, Living Bodies a Udine) – è un atto d’amore verso il mondo variegato delle culture underground. Il contatto con le radici, la sensazione del peso dei nostri passi sulla nuda terra ma anche la libertà assoluta e rischiosa nel seguire le nostre inclinazioni, alla ricerca di un sacro che è radicato in questo mondo. Ed è la natura dell’underground, in questi tempi di accelerazioni e confini che saltano, quella di accompagnare la moltiplicazione dei suoni e dei segni come se fosse una possibilità sempre da attualizzare. Ritrovando il rapporto con le tradizioni sotterranee delle culture alternative, DMAV ha creato una pulsazione di luce rossa e sanguigna: le parole under | sacred | ground si alternano creando un messaggio di luce e vetro che si inserisce nel paesaggio.

Scarlett Rouge

Scarlett Rouge è un’artista in ascolto del mondo, quello esterno a lei e quello interiore. La realtà e l’anima sono dimensioni che condividono tracce comuni, in una lettura cosmica di appartenenza, che va oltre l’apparenza. Californiana, ma di formazione anche europea, figlia d’arte con una visione in cui ambiti diversi appartengono a un discorso creativo unico, dalla musica alla moda, la sua iconografia evoca miti primitivi di una natura femminile ancestrale dove gli opposti rientrano in un quadro armonico. Il suo segno può essere lineare e minimalista, sembra voler scavare l’idea pura come concetto e forma, per restituirla nella sua essenzialità ascetica, più che astratta. Insieme, il suo immaginario si scioglie anche in composizioni figurative rutilanti che corrono libere in universi paralleli di sagome, colori, energie. Movimento narrativo vitale, arazzi, dipinti e sculture improntate a un surrealismo contemporaneo, con echi classici, che esprimono una femminilità antica e archetipa, avvolti da una sacralità oscura che si incarnain storie simboliche, senza tempo. Opere magiche. Le ballet Mélancolique diventa icona di Paratissima – Exhibit and Fair 2021, con un cielo/spazio che accoglie una cosmogonia aperta e in divenire, animando un arabesco di occhi e flussi energetici. Una rappresentazione metaforica ed empatica, rilucente di elementi e significati sparsi come enigmi. Immagine perfetta dell’arte, degli artisti, del loro potere sciamanico che si esprime oltre ai criteri della razionalità, e per questo universale.

Davide Dileo – Ultima Ri/composizione per pianoforte a 24 mani

Il pianoforte vive la vita degli altri. Ogni casa che lo accoglie ne incide un solco e ne modifica il suono tra legno e corde: suoni, odori, vite, amori, delusioni, invenzioni, sogni ( realizzati e inceneriti), generazioni di umanità assorbite e custodite. I sei pianoforti di questa installazione hanno servito, per più di un secolo, “l’Essere Umano” e stavano passando i loro giorni di decadenza in un magazzino. A Ottobre sono tornati protagonisti, tra le mura del Castello Sforzesco di Milano, Sono stati suonati, ancora una volta, da sei Maestri, manipolati nella loro forma ed essenza da sei allievi d’arte, e si sono trasformati. Hanno partecipato al progetto: Jack Freckleton Sturla, Emma Dotti, Alessandra Barni, Mattia Ozzy Bellato, Yingfei Cai ex Erika Godino. La selezione dei progetti è stata curata dal Prof. Antonio Cioffi. Scomodo – Presente Futura

Per districare la complessità del contemporaneo, occorre avere una metodologia che ci aiuti a leggere le connessioni. La decodificazione del nostro tempo necessita approfondimenti verticali e il dibattito come esercizio di democrazia. L’algoritmo ci lascia intrappolati nelle nostre convinzioni e la polarizzazione del pensiero si compie. Buoni o cattivi, giusto o sbagliato: vanno abbandonate sterili congetture divisive, per far emergere concezioni libere. Difficile in un paese in cui i media sono fortemente politicizzati e corruttibili e in cui l’autocensura, dettata dalla totale adesione alla classe sociale d’appartenenza, diventa più pericolosa della censura stessa. La redazione di Scomodo (la rivista under 25 più grande d’Italia, con 1000 ragazze e ragazzi coinvolti) propone modalità di approfondimento inedite e trasversali, con azioni che invitano alla cittadinanza attiva. Vengono presentati due talk: il primo relativo al volume “Presente”, una pubblicazione annuale che cerca di superare la narrazione secondo la quale “il futuro è dei giovani”, ma che paradossalmente li taglia fuori dal presente e dalle decisioni che lo andranno a tracciare. Quest’anno, per la quinta edizione, la redazione si è confrontata con il concetto di periferia e la sua evoluzione negli ultimi decenni. Una riflessione nata dall’esperienza diretta di una redazione con sedi a Milano, Napoli, Roma e Torino. A ciò si collega il secondo intervento: un focus su casi studio e reportage riguardanti la nostra città. Il progetto di Scomodo a Paratissima è curato da Francesca Disconzi, co-fondatrice di Osservatorio Futura.

Trucchi del Mestiere – Francesca Arri

I lavoratori dello spettacolo, dagli artisti alle maestranze, hanno ricevuto un duro colpo dalla pandemia perdendo il lavoro e privati della dignità professionale. Una situazione precaria pregressa che è esplosa, mal gestita dal governo, più attento alle esigenze di settori come quelli del calcio. C’è interesse che questo paese rimanga nell’ignoranza o è solo un’incapacità dovuta all’ignoranza stessa e a un sistema clientelare, dal sapore mafioso e feudale tutto italiano? Per rispondere a queste domande Francesca Arri partecipa al progetto Game Over di Villam e della rivista Arshake realizzando il suo primo cortometraggio, completamente a costo zero grazie a una rete di collaborazioni, negli spazi dell’Artiglieria di Paratissima. Il cortometraggio è un atto politico, un’ operazione educativa che parte dalle scuole per arrivare ai professionisti proponendo un modello lavorativo etico e virtuoso, che sostiene la collaborazione e si oppone all’atavica piaga italiana del lavoro culturale non pagato.

La narrazione è una pièce metaforica e insieme dissacrante (sviluppata da un personaggio misterioso la cui identità si costruirà nel corso dell’opera), una denuncia collettiva e intima, di un settore fondamentale per il suo ruolo sociale.

Premio Torino Creativa per Paratissima

La Città di Torino e Paratissima hanno sottoscritto un Protocollo d’intesa che avvia una collaborazione stabile tra i due enti. La mission di entrambe le parti è quella di dare sostegno ai/ alle giovani artistə nell’ottica di affermazione della loro professionalità. La collaborazione che si instaura con il presente atto fa riferimento a tutte le attività e ai programmi nell’ambito della promozione della creatività giovanile con l’obiettivo di creare occasioni e opportunità di visibilità per i/le giovani creativə. Una visione che si concretizza nell’ambito dell’edizione di quest’anno di Paratissima che ospita il corner Torino Creativa. L’Hub della Creatività con la sua sede al Cortile del Maglio ha ospitato le residenze d’artista di questa prima edizione, la curatela delle esposizioni è stata curata da due giovani curatrici vincitrici del progetto NICE di Paratissima: Margaret Sgarra e Paola Curci. Vincitori del Premio: Greta Guiotto, HPV Film, Chiara Borgaro. Premiati di Art Station 2020 Nella sezione premiati di Paratissima Exhibit and Fair, vengono ospitati i talenti di Paratissima Art Station, riconosciuti dalla Direzione Artistica. Tra loro: Chiara Chittano, Machina Imaginess e David Delruelle.

Nice & Fair / Contemporary Visions

Paratissima, sulla scorta del grande successo riscontrato negli anni scorsi, presenta la VIII edizione di N.I.C.E.: New Independent Curatorial Experience, un corso per curatori che si è dimostrato sia occasione formativa che luogo di esperienza pratica. Il corso ha trattato tutti gli aspetti della complessa professione del curatore coinvolgendo come formatori sia docenti esterni che i giovani professionisti dello staff di Paratissima.

Questi hanno condiviso con passione il know how acquisito in anni di esperienza. Partendo dall’ideazione e costruzione del progetto curatoriale, sono stati affrontati argomenti di fondamentale importanza come fundraising, comunicazione e allestimento. È dall’esperienza didattica che nasce la manifestazione Nice & Fair / Contemporary Visions. Nice & Fair / Contemporary Visions è il format di evento dedicato alle nuove proposte dell’arte contemporanea di oggi, sia da un punto di vista artistico che curatoriale. La stretta collaborazione tra i talenti emergenti in entrambi gli ambiti dà vita a sei progetti espositivi volti a indagare tematiche e argomenti di stringente attualità, legati al presente. Ogni mostra collettiva è l’esito di un confronto tra curatori agli esordi e giovani artisti, per dare spazio e voce a chi si trova a intraprendere oggi il proprio percorso artistico in modo professionale. Il board curatoriale coinvolge i 17 curatori che nel 2021 hanno affrontato il percorso formativo di NICE – New Independent Curatorial Experience. Sei sono i progetti espositivi che saranno ospitati dall’ARTiglieria Con/temporary Art Center dal 28 ottobre al 12 dicembre Nice & Fair / Contemporary Visions è un’occasione di confronto, una piattaforma espositiva reale e digitale, al contempo una mostra e una fiera che consentirà agli artisti di proporre le proprie opere in un contesto professionale adeguato, volto sia alla presentazione del proprio lavoro che alla vendita. Il progetto di formazione di N.I.C.E, giunto alla sua ottava edizione, nasce nel 2014 da un’idea di Francesca Canfora, che ne cura a tutt’oggi la direzione sia del corso che dell’evento omonimo. La mostra è curata da Francesca Canfora e Laura Tota.

Per l’VIII edizione di N.I.C.E.: New Independent Curatorial Experience, Paratissima presenta 6 mostre curate dai giovani curatori.

Liquid Reality – Nuovi immaginari nell’era dell’Antropocene

a cura di Eleni Kosmidou, Benedetta Nassini e Jennifer Regalia

Il premio nobel Paul J. Crutzen indica con il termine Antropocene l’era geologica contemporanea, un’epoca in cui i cambiamenti causati dall’azione incurante dell’Uomo hanno portato a gravi conseguenze ambientali e climatiche, conducendo a un mondo inesorabilmente sempre più stanco e privo di risorse. La situazione, non più sostenibile, è occasione per ricercare una nuova armonia tra l’Uomo e la Natura, riconoscendo tutte le forme di vita come interconnesse ed egualmente importanti. Ingegno tecnologico e mutate sensibilità si uniscono, quindi, per immaginare una realtà liquida, meno definita e più ibrida, in cui coesistano soggettività organiche e artificiali, umane e virtuali, in grado di creare nuove intersezioni e prospettive per uno sviluppo reciproco e consapevole capace di salvaguardare la vita sulla Terra.

Sanatorium” a cura di Maria Carmela D’Angelo e Sara Maietta

Il genere umano, con le sue ossessioni, la rabbia, il fallimento o il timore di fallire, esorcizza il dolore mediante il processo creativo e la condivisione. Il rimedio e la cura passano attraverso la costruzione di immagini e oggetti dalla funzione catartica, capaci di esibire una realtà interiore non facile da raccontare o metabolizzare. Il disagio del singolo diventa, così, universale e l’esperienza dell’altro si rispecchia in quella della collettività, posta di fronte a un nemico invisibile, ma familiare. La condivisione diventa così più efficace della cura stessa: non guarigione, ma accettazione e rielaborazione del disagio. Decostruire il malessere permette di indagare nuove prospettive, verso un processo di riconciliazione con sé stessi che si attua proprio tramite lo scambio con il prossimo.

Para//el” a cura di Caterina Bocchi, Nadine Bajek e Vanessa Caraglio

Due linee parallele nella geometria euclidea non si incontrano mai, come in una tragica storia d’amore: prossime per sempre, faccia a faccia, costantemente vicine ma mai in grado di sfiorarsi. È questa la cruda realtà o è solo apparenza? Le moderne teorie della geometria non euclidea, contraddicendo il V postulato, ipotizzano infatti l’intersezione delle rette parallele all’infinito, fondendosi come gli amanti in un’entità sola.

Le linee parallele rappresentano in modo metaforicamente perfetto le persone di oggi, distanti ma unite in un presente dominato dalla tecnologia. Parte della vita sembra ora svolgersi in un universo collaterale, equivalente e simultaneo, in cui la socialità si fa danza limitata alle connessioni on-line. Dove può trovarsi dunque ora l’infinito, unico luogo possibile di incontro per l’umanità? Nella realtà tangibile, oppure on-line, in un cosmo fantastico e del tutto digitale?

Family Portrait” a cura di Elisa Angelini, Beatrice Timillero e Margherita Verzocchi

La famiglia lascia inevitabilmente un’impronta in ogni essere vivente, contribuendo alla costruzione dell’Io. Crescendo, il vissuto personale si traspone in relazione con il Mondo esterno, irrimediabilmente influenzato e viziato dal legame familiare . Atmosfere lontane, luoghi familiari e volti, nostalgia di tempi che furono: una pulsione primitiva induce a immagazzinare quanti più dati possibili per non perdere il contatto con le proprie radici. I tempi odierni, caratterizzati da una forzata distanza, hanno evidenziato l’importanza dei legami familiari, e della loro tutela attraverso i ricordi, che da privati possono divenire traccia di una Storia collettiva. Proprio nell’incalzante smaterializzazione fisica in favore di labili archivi digitali è fondamentale chiedersi come garantire la trasmissione di una necessaria memoria futura alle prossime generazioni.

My body is (not) a cage” a cura di Angela Calderan, Flavia Rovetta e Susanna Tavella

Da esibire o rinnegare, da idolatrare o biasimare: il corpo femminile è spesso ridotto a oggetto con una destinazione d’uso. È quindi facile che cada vittima di stereotipi e miti di plastica, limitandosi a essere uno sterile involucro per l’identità. Se difettoso o non corrispondente ai canoni imperanti, può perfino diventare una prigione in cui si resta irrimediabilmente costrette e relegate. Tuttavia, a questa prospettiva soffocante se ne contrappone un’altra: imperfezioni e incongruenze, accettate come contingenze della vita, non sono più limiti ma opportunità di esplorazione e trasformazione. Camuffato o semplicemente esposto nella sua essenziale nudità, il corpo diviene mezzo di espressione e ribellione. La pelle si espande oltre i propri confini e si rivela lo strumento per spogliarsi della gabbia, disegnando nuovi territori d’azione.

Music for airports – Armonie per un tempo sospeso

a cura di Chiara Badde, Erica

Massaccesi, Lara Spagnolli

Assenza, isolamento e introspezione. Quanti stati d’animo sono racchiusi in ogni attesa?

L’incertezza dilata i minuti e il silenzio diventa assordante, interrotto solo da un tic nervoso che muove la gamba a ritmo impaziente. L’apparente calma cela in realtà sovente il tumulto soffocato dell’ansia. L’eco della stessa inquietudine ha fatto risuonare le piazze vuote e afone delle città, quando solo gli sguardi filtravano dalle finestre, desiderosi di un nuovo abbraccio, unico antidoto alla malinconia. Tuttavia, in questo tempo sospeso e incerto, si è arrivati ad apprezzare l’armonia della solitudine, incline a mutare una condizione statica in dinamico impulso creativo. La frenesia cede il passo a un ritmo dolce e silenzioso, terreno fertile e linfa vitale per riuscire ad ascoltare le proprie melodie interiori e comporre così nuovi spartiti di vita inediti.

Oltre alle 6 mostre, si inserisce in NICE & Fair / Contemporary Visions, il progetto speciale

ABISSI a cura di Simonetta Pavanello.

Gianni Depaoli e Marco Fiaschi riflettono sul concetto di trascendenza e sacralità, materia e spirito, servendosi di componenti organici riciclati e superfici nere specchianti, caratteri alfanumerici e schiuse di ovature, simboli che rimandano a un mondo virtuale a uno anche troppo realistico, obbligando lo spettatore a porsi il dubbio di come preservare in futuro la natura, l’uomo e il suo spirito.

Info, orari e biglietti al link https://paratissima.it/paratissima/

Boosta dei Subsonica protagonista a Paratissima

A Paratissima Exhibit and Fair protagonista, presso ARTglieria Con/temporale Art Center Davide Dileo dei Subsonica e la sua “Ultima Ri/composizione per pianoforte a 24 mani”

 

A Paratissima Exhibit and Fair, presso ARTglieria Con/temporaryArt Center, in via Verdi 5, rivive il progetto di Davide Dileo dal titolo Ultima Ri/composizione per pianoforte a 24 mani”, nell’ambito degli Special Projects, per la curatela di Olga Gambari.

Davide Dileo, Boosta dei Subsonica, compositore e Co-fondatore della celebre band torinese elettronica, è già diventato un artista visivo, aprendo a Torino una galleria-atelier, rappresentata dalla galleria Raffaella De Chirico, dove ‘egli dà corpo ai suoni”.

La sua performance che è proposta a Paratissima  è rappresentata da un’installazione costituita da sei pianoforti che hanno servito, per più di un secolo, l’essere umano, e si sono poi trovati a trascorrere i loro giorni in decadenza in un magazzino. A ottobre sono tornati protagonisti tra le mura del Castello Sforzesco di Milano e sono stati suonati da sei maestri, manipolati nella loro essenza e forma da sei allievi d’arte, trasformandosi e riprendendo così vita.

Hanno partecipato al progetto Jack Freckleton Sturla, Emma Dotti, Alessandra Barni, Mattia Ozzy Bellato, Yingfei Cai e Erika Godino; la selezione dei progetti è stata curata dal professor Antonio Cioffi.

Mara Martellotta

Il senso di Laura Pompeo per la musica

L’assessore alla cultura di Moncalieri ha presentato la XXIV edizione del Moncalieri Jazz Festival che partirà il 30 ottobre con un impatto green.

“Platone diceva che la musica è per l’anima ciò che la ginnastica e per il corpo”.
“Credo che in questo periodo di attenzione a ciò che ci fa star bene ne abbiamo  messa più che in passato. Mi fa particolarmente piacere che il Moncalieri Jazz Festival tocchi anche luoghi nuovi per questa manifestazione, luoghi però in cui lavoriamo e che sono segni della rinascita post Covid.  In primis il parco Le Vallere e il Giardino delle Rose del Castello Reale, dove abbiamo realizzato due seguitissime rassegne estive.
Apprezzo particolarmente il fatto che il festival abbracci il tema del verde e si connetta così al nostro grande progetto “Moncalieri città nel verde”, nato nel 2015, in tempi “non sospetti”.
Tutto questo non può che farci star bene, non può che creare benessere. Ogni cellula ha corde che possono essere messe in risonanza dalla musica che è bellezza, armonia, equilibrio, salute. Eventi come questo ci aiutano a riposizionarci, a scoprire parti di noi, a stare meglio, a riportare valore alla musica  che ci aiuta a sognare e a creare il nostro sogno. Buon sogno a tutti!”

Così l’assessore alla cultura di Moncalieri, Laura Pompeo, apre la conferenza stampa dedicata al Moncalieri Jazz Festival.

Dal Green Jazz Day a Fred Buscaglione, da Astor Piazzolla a Dante e Beatrice gli omaggi della nuova edizione diretta da Ugo Viola che celebra il jazz dei grandi artisti in un cartellone con varie proposte e cornici musicali.
La XXIV edizione del Moncalieri Jazz Festival si svolgerà dal 30 ottobre al 14 novembre, con il sostegno della Città di Moncalieri, della Regione Piemonte, della Fondazione CRT e con  il Patrocinio del Consolato d’Italia di Basilea e il Comites di Basilea. Come di consueto la manifestazione si svilupperà su due filoni principali: Aspettando Il Festival e il Festival vero e proprio. Non sarà più La Notte Nera del Jazz a dare inizio a questa edizione, bensì il “Green Jazz Day” con un concerto ad impatto “ZERO” che utilizzerà tecnologie d’avanguardia. Questa giornata iniziale si terrà sabato 30 ottobre presso la Cascina Le Vallere, dove il gruppo  Magasin Du Cafè si esibirà in un concerto denominato “Concerto a Pedali”, ovvero autoalimentato dall’energia prodotta da un componente del gruppo, il quale pedalerà per tutta la durata del concerto, dando l’energia sufficiente ad alimentare l’audio e le luci per tutto il gruppo musicale. Domenica 31 ottobre il nostro festival è inserito all’interno della manifestazione “Fiorile” al Giardino delle Rose del Castello Reale di Moncalieri, dove si terrà un concerto aperitivo con i Rhythm and Bones e alle ore 18 si concluderà la giornata al Teatro Matteotti di Moncalieri con il Concerto di Gegè Telesforo 4tet in collaborazione con il Torino Jazz festival Piemonte. A proposito di Green, da quest’anno il MJF inizierà una collaborazione con l’Otium Pea Club all’interno del Green Pea, un grande spazio dove uno dei punti fondamentali è trasferire il valore del Rispetto dal senso del dovere a quello del piacere, sempre con libertà e leggerezza, dando energia ai tuoi pensieri. In questa location, saranno inseriti due concerti, il primo con il quartetto Doctor Jazz e il secondo con il Denitto/Conti duo. Questa collaborazione continuerà anche dopo il Festival, dando così origine ad una stagione di Concerti settimanali denominata Jazz on the Roof, che vedrà protagonista uno strumento diverso ogni mese, partendo con il Saxofono nel mese di Novembre.

Saranno questi concerti a dare il via agli appuntamenti musicali, mentre Il Festival vero e proprio, nelle serate conclusive vedrà avvicendarsi grandi nomi del jazz nazionale ed internazionale.

Questa edizione festeggerà i ventiquattro anni del Festival, traguardo che proietta il festival nel terzo decennio della manifestazione. Anche quest’anno continuerà, come nelle precedenti 23 edizioni, a stimolare, a consolidare e a sviluppare nella comunità cittadina, la conoscenza culturale e musicale. Come sempre il Moncalieri Jazz Festival si vuole contraddistinguere per la sua anima anticipatrice ed innovatrice.

Ci saranno altre 2 serate dedicate a due centenari di spicco:
“Fred Buscaglione” (nato a Torino) non solo cantante ma un musicista a 360 gradi.

“Astor Piazzolla” (figlio di emigranti italiani in Argentina), l’uomo che diede origine al “Nuevo Tango”

Per il concerto dedicato a Buscaglione con la serata “Che Notte Questa Notte!!!” saranno coinvolti Fred Chiosso e gli “AsterVjas”, gruppo musicale più rappresentativo ad interpretare il repertorio dell’artista.
Il concerto dedicato ad Astor Piazzolla invece, vedrà coinvolti tantissimi artisti, per primo il fisarmonicista Ugo Viola (nonché il Direttore Artistico del MJF), il quale, per festeggiare anche i suoi 60 anni, ha voluto invitare artisti a lui legati a vario titolo.

Il MJF 2021, oltre ai Concerti che si terranno all’Auditorium Rai di Torino, alle Fonderie Teatrali Limone, al Giardino delle Rose del Castello Reale di Moncalieri, arriverà anche in altri luoghi di interesse storico della città e nelle sedi delle associazioni che operano sul territorio comunale.

Acquisto on-line con carta di credito www.ticket.it/moncalieri
Sito ufficiale:
www.moncalierijazz.com

“In scena la materia che prende vita”

“In scena la materia che prende vita”, in mostra l’artistaMassimiliano Gissi e lo scultore Francesco Sciacca alla galleria d’arte torinese Malinpensa by Telaccia

 

Massimiliano Gissi e Francesco Sciacca sono i due artisti protagonisti della mostra ospitata fino al 31 ottobre prossimo presso la galleria d’arte Malinpensa by Telaccia,  dal titolo “In scena la materia che prende vita”.

La pittura di Massimiliano Gissi è improntata a un registro assolutamente originale e caratterizzata dall’intervento di vari materiali riciclati, quali passamaneria, stoffe, bottoni e metalli. L’artista lo fa senza alcun timore, ponendosi al di fuori di mode e schemi precisi, spinto dalla sua impronta artistica assolutamente originale e dal sentimento. Ne nascono creazioni giocose che si liberano nel loro iter, ricche di vibranti cromatismi, di simboli incisivi e di significati evidenti frutto di una realizzazione ricca di vitalità.  Il mondo artistico di Massimiliano Gissi crea opere in chiave moderna da cui sprigiona un significato sia narrativo sia stilistico. In esso la struttura prospettica, i contrasti tra l’intervento scenico e la forza descrittiva, sono capaci di fondersi perfettamente con la resa tecnica e la costante ricerca dei materiali. È  instancabile la fantasia con cui Gissi riesce a far rivivere i suoi personaggi, utilizzando un lavoro manuale autonomo estremamente originale.

Il secondo artista in mostra, Francesco Sciacca, realizza, invece,opere di forte impatto visivo, capaci di mostrare nuove prospettive condotte lungo un percorso in cui il valore della materia si libera in una dimensione interpretativa estremamente originale. Anch’egli fa uso di materiali riciclati e usati, tra cui il legno delle barche, il ferro arrugginito, che traducono la sua manualità evidente, in cui la contrapposizione stessa della materia risulta in grado di creare un effetto tridimensionale molto suggestivo. Il recupero antico dei materiali segna il tempo e la storia dell’uomo, unendo in un perfetto equilibrio innovazione, stile e talento. Francesco Sciacca riesce a dar vita con le proprie opere ad un linguaggio scultoreo in cui all’abile dinamica dei volumi si accompagna un costante sviluppo strutturale. Le sequenze dei volti umani da lui scolpiti, sagomate e assemblate con intensa emotività, dimostrano il raggiungimento di un risultato di sicura padronanza tecnica ed essenza creativa.

Mara Martellotta 

Galleria d’arte Malinpensa by Telaccia , corso Inghilterra 51

Tel 0115628220

Orario galleria 10.30-12.30;16-19; chiusura lunedì e festivi

 

Gli inverni delle favole

Visitare la bellissima mostra dedicata a Francesco Tabusso, curata da Veronica Cavallaro e Daniela Magnetti, ospitata nelle sale juvarriane dell’Archivio di Stato di Torino, fa venire alla mente i versi di Dino Buzzati: “Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.”

Promossa dall’Archivio Francesco Tabusso e dalla Direzione Artistica di Banca Patrimoni Sella & C., alla vigilia del decennale della morte dell’artista, la mostra ripercorre gli oltre sessant’anni di attività di un pittore che ha sempre esplorato strade solitarie, al di là delle mode e dei movimenti, conquistando non solo l’apprezzamento della critica ma anche dei non addetti ai lavori.

Il titolo della mostra, “Le favole della pittura”, non avrebbe potuto descrivere meglio il percorso spirituale e visivo dello spettatore.

Il pittore guardava il mondo con gli occhi puri di un bambino ed osservando i suoi dipinti riacquistiamo anche noi quella capacità, anche se solo per qualche istante.

Perché (come si legge nel “Piccolo Principe”): “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano”.

Luca Martina 

Il viaggio “dalla semina al raccolto del grano duro Barilla” raccontato da 11 illustratori

“Grani D’Autore”. In Palazzo Madama a Torino. Dal 28 ottobre al primo novembre

Ospite di casa, la talentuosa illustratrice Elisa Seitzinger, che da anni vive e lavora a Torino e le cui immagini appaiono fortemente ispirate all’arte classica, in un mix di segni e colori di assoluta e rigorosa perfezione linguistica, che richiamano a gran voce anche le icone russe così come i mosaici bizantini. E’ lei, con il suo nitido disegno in cui la filiera agricola è immaginata come una divina figura femminile “che fa maturare con amore e passione il grano attraverso molteplici azioni”, a fare, in certo senso, gli onori di casa ad altri dieci colleghi, illustratrici ed illustratori provenienti da varie regioni italiane,  che hanno voluto raccontare per “Barilla” il faticoso ma nobile percorso fra i valori e l’arte della pasta fatta con grano duro selezionato e tutto italiano. Dunque, 11 illustratori per un’ode all’italica verace pasta. E le loro opere si presentano in Palazzo Madama,  da giovedì 28 ottobre a lunedì primo novembre, con un titolo che migliore non poteva essere: “Grani D’Autore”. Dopo il successo dell’esordio milanese, con la doppia esposizione alla “Biblioteca degli Alberi” e in “Triennale Milano” e dopo la versione en plein air ospitata a Parma nel mese di settembre, approda per cinque giorni sotto la Mole l’originale mostra “Grani D’Autore: dalla semina al raccolto del grano duro Barilla”, inserendosi all’interno della manifestazione “Buonissima 2021”– che intreccia gastronomia, cultura e creatività – con il   sostegno del “Mipaaf” (il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali) e la curatela della giovane critica d’arte Maria Vittoria Baravelli. La mostra, vera e  propria rassegna esperienziale e immersiva, “vuole essere – dicono gli organizzatori – un dono artistico alla città di Torino, ai suoi abitanti e a tutta l’Italia e omaggiare al contempo un prodotto iconico, divenuto sinonimo della cucina italiana nel mondo: la pasta, in particolare la pasta ‘Grano Duro 100% Italiano’”. Punto di partenza e ispirazione del progetto artistico è l’innovativa visione di prodotto e di filiera riassunta nel cosiddetto “Manifesto del Grano Duro”, un prospetto in dieci punti che contiene gli impegni dell’azienda, e i suoi valori guida. “Manifesto” cui hanno fatto riferimento, a loro modo e con i loro strumenti del mestiere, 11 artisti italiani, professionisti di calibro internazionale e talenti emergenti, che ne hanno raccontato in illustrazioni uniche e originali la loro visione, attraverso l’utilizzo di linee, forme, simboli e colori ispirati alla nuova pasta. “E sono proprio i colori caldi, dell’azzurro, del giallo e del rosso, ad essere il fil rouge che collega tutte le illustrazioni. I colori del sole che fa maturare il grano, del cielo azzurro d’Italia sotto cui è nata la nuova pasta, e della passione degli oltre 8000 agricoltori e delle numerose persone che rendono possibile produrre la pasta Barilla classica fatta con grano duro 100% italiano”. Capofila, come detto, la torinese Elisa Seitzinger. Con lei, la romana Irene Rinaldi, la palermitana Giulia Conoscenti e la napoletana Andrea Boatta, per continuare con Celina Elmi da Firenze, Emiliano Ponzi da Ferrara, Cristian Grossi (fra i fondatori del laboratorio creativo “Kreativehouse”) da Parma, Ale Giorgini da Vicenza (autore di illustrazioni che cavalcano fumettistica e neofuturismo in chiave pop anni ’80 e ’90) e Massimiliano di Lauro da Lecce, oltre al lirico e talentuoso Alessandro Baronciani da Pesaro e al milanese Francesco Poroli. Ciascuno degli 11 ha rappresentato un punto del “Manifesto” ed i valori che ne stanno alla base: dalla sostenibilità al territorio, dalla sicurezza alla condivisione, e ancora innovazione, tradizione, filiera, responsabilità, collaborazione e molto altro ancora. La mostra potrà essere visitata anche in versione digitale, sul sito Barilla, per offrire agli utenti, ovunque si trovino, una fruizione virtuale e aumentata del progetto: oltre alle opere, online è possibile scoprire le storie degli artisti, il loro pensiero, i grandi temi che stanno dietro al “Manifesto Artistico”. Il sito offre inoltre la possibilità di partecipare a un “tour guidato” virtuale e di scaricare i “wallpaper” delle opere per stampa e riproduzione: www.barilla.it/granidautore

Gianni Milani

“Grani D’Autore”

Palazzo Madama, piazza Castello, Torino; tel. 011/4433501 o www.palazzomadamatorino.it

Dal 28 ottobre al 1° novembre

Orari: giov. 13/21 – ven. sab. dom. e lun. 10/18

 

Nelle immagini, illustrazioni di:

–         Elisa Seitzinger

–         Ale Giorgini

–         Alessandro Baronciani

“Fiati all’opera”, la stagione della De Sono

Interamente riservato agli strumenti a fiato il concerto inaugurale della trentatreeesima stagione della De Sono

 

Il concerto inaugurale della stagione De Sono è  interamente riservato agli strumenti a fiato e reca il titolo “Fiati all’opera”, in programma giovedì 28 ottobre prossimo alle 20.30 al teatrotorinese Vittoria, in via Gramsci 4.

Protagonisti un gruppo di strumentisti dell’Associazione, chiamati a interpretare trascrizioni per fiati di celebri pagine operistiche e pezzi originali di Mozart, Francaix,  Bizet, Poulenc e Gershwin.

Il concerto nasce da una proposta di una ex borsista della De Sono, ora primo fagotto all’Orchestra de Chambre de  Paris, Fany Maselli, che ha desiderato dare rilievo ai fiati e creare un’occasione per far emergere le qualità espressive, l’abilità tecnica e il virtuosismo di chi suona questi strumenti.

Con questa musicista, di estrazione torinese, ma attualmente residente a Parigi, dove è docente al Conservatorio dal 2008, sarà presente un ensemble costituito da borsisti e ex borsisti della De Sono, a partire da Niccolò  usanna, che ha perfezionato lo studio del flauto con Giampaolo Pretto presso l’Associazione “Dentro il suono”, insieme all’oboista Matteo Forla, al corno Stefano Fracchia, al clarinetto Gabriele Mercandelli e alla pianista Michela Sara De Nuccio, vincitrice di vari premi in diversi concorsi e che, con il sostegno dell’Associazione, ha frequentato il Master di secondo livello presso il Koninklijk ConservatoriumBrussel e che ora segue il Master in repertorio liederistico alla Kunstuniversitat di Graz.

Di Wolfang Amadeus Mozart verrà  eseguita l’Ouverture da “Die  Zauberflote”, Il Flauto Magico, nella trascrizione  di Linckelmann, di Jean Francaix il brano intitolato “Quatuor a vent”, di Georges Bizet la Suite dall’opera Carmen, di Francis Poulenc “Sextuor”, il Sestetto per fiati e pianoforte, e di George Gershwin “An American in Paris”, nella trascrizione per fiati di F. Sibold  celeberrimo brano che, attraverso un incontro estremamente originale di stile rapsodico e sonorità  jazzistica, raffigura, meglio di qualsiasi fotografia, il fascino contraddittorio della cultura newyorkese degli anni Trenta.

Mara Martellotta 

 

La prenotazione è  obbligatoria al link di Evenbrite

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-fiati-allopera-191105801597

 

Ingresso libero su prenotazione obbligatoria.

 

Stupor Mundi a Jesi

Piazza Federico II a Jesi domenica mattina è deserta e silenziosa.

Non ci sono bar o ristoranti, il portone della cattedrale è aperto per accogliere più tardi i fedeli, i palazzi antichi che si affacciano sulla piazza sono chiusi e dall’aspetto decadente ma ricco di fascino come la storia che stiamo per raccontare. C’è una grande tenda bianca in piazza, si scorgono ombre all’interno e si sentono le voci concitate di donne cortigiane che aiutano Costanza d’Altavilla a mettere al mondo suo figlio, Federico II, che secondo la tradizione nacque nella piazza centrale di Jesi, nella parte più alta della cittadina marchigiana circondata da mura medioevali. È il 26 dicembre 1194. Jesi esulta ma chi è nato davvero in quella fredda giornata, si domanda il popolo jesino. Il figlio di un macellaio, il figlio del diavolo, l’anticristo annunciato dalla Bibbia o forse più saggiamente lo Stupor Mundi che muterà il corso della storia. Lo svevo, imperatore e re, ma soprattutto uomo di pace come campeggia nella targa celebrativa che i cittadini di Jesi gli hanno dedicato nella piazza a lui intitolata. Ancora oggi Federico e la sua piazza fanno discutere. Si parla, si litiga, si spostano fontane, leoni, obelischi e monumenti. Guelfi contro ghibellini, filo-papali e filo-imperiali, come una volta. Si fanno perfino referendum come quello sulla statua del sovrano. A suo tempo collocata all’esterno della cinta muraria jesina la statua è stata oggetto di un voto referendario per sistemarla in un altro luogo della città e alla fine è stato deciso di spostarla dentro le mura, davanti al museo. La statua di Federico II ora si trova al suo posto, in piazza di fronte al Museo Federico II Stupor Mundi inaugurato tre anni fa per raccontare la vita, la dinastia e le imprese dell’imperatore siculo-germanico. Il Federico II è il primo museo a rievocare il meraviglioso mondo del sovrano attraverso un lungo viaggio nel tempo tra i comuni italiani, il Papato, il regno di Sicilia e la Terrasanta, attraverso installazioni interattive e sofisticate tecnologie di animazione, filmati e documentari, ricostruzioni sceniche e architettoniche, dipinti, disegni, miniature, codici e mappe.
Il visitatore si immerge nelle atmosfere del Duecento accompagnato da mari tempestosi, galee stipate di uomini armati e pellegrini, battaglie, passioni e musiche medioevali. In 16 sale sembra di vivere in prima persona ogni istante dell’esistenza dell’imperatore, partecipare alle spedizioni militari e alla vita di corte nonché entrare nei suoi castelli disseminati in gran parte della penisola. La penultima sala ripercorre le fasi della sua vita privata con i suoi matrimoni, le sue donne e le tragiche vicende dei suoi eredi. Sul destriero un cavaliere teutonico fa buona guardia, sullo sfondo la stretta di mano tra l’imperatore cristiano e il sultano. Il sovrano è Federico II di Svevia, il sultano d’Egitto e Siria è al-Malik al-Kamil, lo stesso che incontrò Francesco d’Assisi in terra egiziana. Mentre i crociati andavano a combattere in Terra Santa per liberare i luoghi santi Federico II cercava la pace con i nemici musulmani e la stessa cosa fece Francesco con Al Kamil. Il coraggioso francescano non risolse nulla ma dimostrò che con gli altri, così diversi da noi, si poteva dialogare senza usare le armi mentre Federico firmò la pace con il sultano che fece tornare i cristiani a Gerusalemme. Pace per almeno dieci anni. Nell’ultima sala, come recita la didascalia che pone fine al viaggio virtuale, “i visitatori scopriranno le due opposte definizioni con cui Federico è entrato nella storia: Stupor Mundi e Anticristo. Entrambe portarono alla nascita del mito della sua straordinaria figura”. Federico II è amato e stimato in Italia. I fiori freschi non mancano mai ai piedi del suo sarcofago nella cattedrale di Palermo. Il Museo, ospitato nel Palazzo Ghislieri in piazza Federico II, è aperto tutti i giorni, lunedì è chiuso. Per visitarlo si può telefonare ai seguenti numeri: 0731 084470 – 348 775 7859                  Filippo Re

Le “Lettere dal fronte” di Dino Ferrero

“Lettere dal fronte” è un progetto multimediale basato sulla corrispondenza di Bernardino “Dino” Ferrero artigliere dell’esercito italiano, dall’11 marzo 1940, tre mesi prima della dichiarazione di guerra alla Francia, fino alla fine della seconda guerra mondiale.

La documentazione comprende circa 150 tra lettere e cartoline inviate dall’Italia, dalla Francia, dall’Albania, dalla Grecia e dalla Germania; un centinaio di fotografie; documenti militari (attestati, onorificenze, foglio matricolare, tessere, ecc.); alcuni quotidiani dell’epoca; tre lettere dai campi di prigionia in Germania, prima come IMI e poi come prigioniero di un campo KZ.

Nelle lettere vengono citati molti luoghi, persone e avvenimenti dell’epoca: 98 persone (alcune famose come attori, politici o sportivi), 119 luoghi (città, paesi, vie, monumenti), 15 corpi militari, 5 giornali diversi, 17 film, 6 canzoni, 24 marchi commerciali.

L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio di importanti istituzioni, città ed associazioni italiani e stranieri, tra i quali l’alto patrocinio del Parlamento europeo e della Camera dei Deputati.

Tutto il progetto, sviluppatosi da marzo 2020 a ottobre 2021, è no profit ed i costi sono interamente a carico dell’autore Enrico “Ico” Ferrero.
La prima esposizione pubblica del materiale avverrà a Venaria.