CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 381

Biblioteca di Moncalieri, un tuffo nel Settecento

Al via il corso per volontari dei Beni Culturali

Duemila anni di storia alle spalle, un patrimonio artistico invidiabile, un Castello Sabaudo riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco, un centro storico di impianto medievale: Moncalieri sorprende chi percorre le vie del suo nucleo più antico per l’eleganza, la compostezza, la ricchezza di testimonianze storiche e scorci tutti da scoprire.

Il Castello è già apprezzata meta di visitatori ma l’intero centro storico è ancora tutto da scoprire. L’Assessorato alla Cultura, in collaborazione con l’associazione Progetto Cultura e Turismo di Carignano, propone un corso volto a formare volontari dei beni culturali, con l’obiettivo di tenere aperti alle visite alcuni monumenti civili e sacri del centro storico, e di condurre residenti e visitatori che volessero approfondire la conoscenza della Città. Il corso si terrà presso la Biblioteca Arduino, in Via Cavour 31 e sarà articolato in quattro lezioni frontali con esperti del territorio, storici dell’arte e dell’architettura, e con la possibilità di collegamenti in videoconferenza con restauratori e storici (tra questi, il dott. Simone Baiocco, conservatore del Museo di Palazzo Madama a Torino, che racconterà del nesso tra una tela di Antoine de Lonhy e la Collegiata). Le lezioni si terranno il 9 e 16 febbraio, il 2 e il 16 marzo. Il corso si chiuderà idealmente a fine marzo-inizio aprile con due uscite didattiche, che avranno lo scopo di ammirare “dal vivo” le architetture e le arti narrate nel corso.

La partecipazione al corso è libera e gratuita, con iscrizione obbligatoria. E’ obbligatorio presentare all’ingresso il certificato verde rafforzato e utilizzare la mascherina FFP2 durante tutta la durata delle lezioni. Al termine del corso sarà consegnato un attestato di partecipazione. Chi dei partecipanti se la sentirà potrà, infine, mettere a disposizione il proprio tempo per accompagnare i turisti durante gli eventi organizzati dalla Città di Moncalieri.

“Stiamo lavorando intensamente, con entusiasmo e ottimi riscontri, per riannodare i fili del rapporto tra la comunità residente e il patrimonio storico-culturale così unico di Moncalieri – commenta l’assessore Laura Pompeo – L’iniziativa del corso per volontari dei Beni Culturali si inserisce in un programma più ampio di promozione e definizione dell’immagine di Moncalieri percepita dal visitatore esterno. I futuri volontari, adeguatamente valorizzati, saranno una risorsa preziosa perché questo lavoro metta radici. La carta vincente del progetto è la declinazione specifica di questi assi tematici nel senso del Barocco e delle sue eredità: senza dubbio l’epoca che più di tutte ha lasciato la sua affascinante firma sull’aspetto del nostro centro storico, e su cui si focalizza buona parte dei contenuti del corso”. Il corso è realizzato con la preziosa collaborazione della Biblioteca Civica di Moncalieri e del Centro Studi Piemontesi: per iscriversi, occorre inviare una mail a carignanoturismo@gmail.com, lasciando i propri dati, oppure telefonare ai nn. 3485479607 o 3381452945. Per accedere alla Sala Riunioni della Biblioteca, occorrerà esibire il “certificato verde rafforzato” e utilizzare la mascherina FFP2 per tutta la durata della lezione.

Il Festival di Sanremo accende la Mole e annuncia Eurovision Song Contest

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Stasera, dal palcoscenico del Festival di Sanremo, ospite il Sindaco Stefano Lo Russo, Eurovision Song Contest ha annunciato ufficialmente i 3 conduttori dell’edizione 2022 che si svolgerà a Torino il 10, 12 e 14 maggio.

Gli artisti che presenteranno la rassegna musicale internazionale, una delle più importanti al mondo seguita in 41 paesi con una audience di 200 milioni di spettatori, sono Laura Pausini, Alessandro Cattelan e Mika.

Dal Festival, insieme ad Amadeus e in collegamento con Torino, i tre hanno dato il via al countdown, proiettato sulla Mole Antonelliana, che segnerà i 100 giorni dalla partenza dell’evento.

 

Torino è pronta ad accogliere tutto il pubblico dell’Eurovision Song Contest – dichiara il Sindaco di Torino, Stefano Lo Russo -. Siamo felici di far vedere a tutto il mondo la nostra meravigliosa città. Essere al Festival di Sanremo – continua Lo Russo – è poi una grande emozione. Dopo la Liguria sarà Torino e il Piemonte il palcoscenico della musica internazionale. E da stasera conosciamo anche i tre conduttori: artisti straordinari e amati dal pubblico. L’Eurovision Song Contest oltre a essere una grande vetrina riporta anche al centro il messaggio di un’Europa unita, coesa e inclusiva. Mancano esattamente cento giorni alla partenza, questa notte dalla cupola della Mole Antonelliana parte il conto alla rovescia del più grande evento musicale europeo”.

 

Il conformismo ci sta travolgendo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Le polemiche, prendendo a pretesto un manifesto forse non proprio  felice, ma che certo non è una “vergogna”, come dice l’ANPI, sul Giorno del ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo Giuliano- Dalmata, si ripetono per il secondo anno di fila dopo l’uscita lo scorso anno di un fazioso libello giustificazionista del dramma del confine orientale dal 1943 al 1945.

C’è stato chi ha detto che quel manifesto della Regione Piemonte e del Circolo dei lettori (che ha fatto una scelta coraggiosa) evocava il clima del 1948 e addirittura della propaganda nazista. Il manifesto in maniera molto dura evoca ciò che accadde in Istria e in Dalmazia con l’uccisione di 15mila italiani e la cacciata di oltre 300mila nostri  compatrioti dalle loro terre. Fu una pulizia etnica, lo ha detto anche il Presidente della Repubblica Mattarella  E’ strano questo arretramento di giudizio da parte di persone note per la loro onestà intellettuale che ora negano che fu pulizia etnica. Si può discutere se il manifesto sia esteticamente bello o brutto, ma certo rispecchia efficacemente, direi brutalmente  il dramma  reale dell’epoca e per questo da’ fastidio a tutti i negazionisti e i giustificazionisti delle foibe. E’ una vicenda atroce  come quella della cacciata degli Italiani. non credo sia materia di discussione per gli esteti, ma semmai per gli storici. Vedremo cosa accadrà il 10 febbraio. Fin d’ora mi schiero senza incertezze con l’ANVGD con cui collaboro da tanti anni. Ma l’ondata di conformismo non si ferma al 10 febbraio e  travolge anche il festival di Sanremo dove Ornella Muti pubblicizza la legalizzazione della canapa indiana e Roberto Saviano ricorderà davvero da par suo  i giudici Falcone e Borsellino “a titolo gratuito“. Il festival dovrebbe essere motivo di svago e non di propaganda politica.  Almeno così era in passato. E non può essere tribuna privilegiata  per i demagoghi. Anche la Polizia è oggetto di una campagna di stampa delegittimante per aver usato il manganello per contenere una protesta di studenti e di centri sociali che pretendeva di fare un corteo non autorizzato dalle disposizioni sanitarie. E una parte di studenti parla di repressione ( parola già usata nel 1968 e nel 1977), forse non sapendo neppure cosa significhi e i soliti giornalisti soffiano sul fuoco, elogiando l’occupazione del liceo Gioberti di Torino. Finalmente la ministra dell’ interno si è svegliata dal torpore dopo troppo lassismo che ha fatto moltiplicare il contagio e adesso fioccano contro di lei le interrogazioni e le interpellanze parlamentari  da parte di gente faziosa ed irresponsabile. Voglio dirlo chiaramente: io sto senza esitazioni dalla parte del Prefetto e del Questore di Torino.

Alda Besso.“Balda” in arte… e di fatto

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In mostra  al “Collegio San Giuseppe” di Torino, i saggi d’Accademia realizzati dall’artista nei primi decenni del Novecento

Fino al 12 febbraio

Gli anni vanno dal 1923 al 1928. Sono gli anni della formazione artistica, severa ed organica, di Alda Besso (Genova, 1906 – Torre Pellice, 1992) pittrice di prim’ordine, ma anche colta e intuitiva designer, nonché progettatrice d’arredi e raffinata maestra di grafica.

Anni di studio alla torinese Accademia di Belle Arti, quando la Besso non era ancora ufficiamente “Balda”, anche se in taluni disegni della metà degli anni Venti già amava firmarsi con quella simpatica crasi di cognome e nome B(esso) Alda, che si ritroverà anche più avanti nella sua carriera artistica e professionale. E neppure era ancora “Giò” come “gioia”, come “gioventù”, com’era solito chiamarla il grande Eugenio Colmo, in arte “Golia” (soprannome simpaticamente affibbiatogli, per la sua notevole statura, da Guido Gozzano negli anni trascorsi al liceo “Cavour”), genio dell’arte del design, che la Besso conobbe negli anni di attività alla gloriosa “Gazzetta del Popolo” e con cui condivise vita e lavoro dal 1942 al 1967, anno della scomparsa di “Golia”.

Anni di fervente comune attività, nello studio “GoBes” al civico 101 di corso Regina Margherita a Torino, in cui giungevano (eccome!) voci, suoni e gesti delle nascenti Avanguardie (dal Secondo Futurismo torinese – illuminante per la Besso l’Esposizione del ’28 – alla Scuola Casoratiana, così come alla straniante magia dell’arte surrealista), annusate e avvicinate e manipolate dalla pittrice con interesse e felici risultati, senza mai dimenticare però le solide basi scolastiche apprese nei cinque anni trascorsi all’Accademia.

E su questo vuole proprio porre l’accento la mostra oggi, e fino al 12 febbraio, dedicata dal “Collegio San Giuseppe” di via San Francesco da Paola, ormai fra i più significativi centri di cultura della città, agli anni di studi formativi di Alda Besso. Curata da Francesco De CariaDonatella Taverna e Fratel Alfredo  Centra (direttore dell’Istituto) e corredata da un quaderno – catalogo con contributi dei curatori e di Pino Mantovani, la rassegna espone una quarantina abbondante di opere, materiali d’Accademia degli anni a cavallo dei decenni Venti e Trenta, pervenuti alla morte della Besso alla “Raccolta d’Arte De Caria Taverna”.

Si tratta di disegni a matita da protomi in gesso classiche e rinascimentali (di cui l’Accademia vanta una ricca collezione) o da elementi di ornato e architettonici con relative proiezioni, non meno che tratti dalla statuaria classico-ellenistica e rinascimentale. Perfetto nel segno già maturo e nei contrasti di luci e ombre il disegno di “Gastone di Foix”, dal “Monumento funebre” del generale francese realizzato (fra il 1515 e il 1523) dal lomabardo Agostino Busti, detto il “Bambaia”. Non mancano, datati negli ultimi anni di studio, alcuni oli (esemplare nella libertà formale coniugata pur sempre alla lezione classico-accademica, la composizione con “torso di Venere”) e tempere. E poi ritratti, che paiono ambire a personali e singolari, ma pur sempre tenute a freno, libertà gestuali, come quello notevole di “Michelangelo Monti” del ’26, visionato e firmato da Luigi Onetti, docente di disegno, ornato e pittura.

E infine paesaggi, in cui s’avvertono, nell’essenzialità linguistica e nelle campiture nette e geometriche dei colori e degli sfumati gli echi accesi di quel “Secondo Futurismo”, che forte presa ebbe sulla Besso, così da indurla nel ’32 a dipingere proprio, e in modo esplicito, una significativa “Natura morta futurista”. Sottolinea Francesco De Caria: “Il materiale artistico e documentale che proponiamo al pubblico consente di seguire – attraverso l’esperienza di Alda Besso – le tappe del percorso di formazione artistica all’‘Albertina’ di Torino, dalle prime prove al diploma superiore, in un periodo – gli anni Venti – in cui all’Accademia torinese insegnavano personalità di altissimo livello. Molti di loro – Giacomo Grosso, Cesare Ferro, Giulio Casanova, Luigi Onetti, Edoardo Rubino e altri – fanno parte del panorama artistico torinese e nazionale e le loro firme, apposte sui saggi della Besso, compaiono in vari documenti esposti, tra altre firme purtroppo non decifrabili”. Firme di illustri artisti e docenti a comprovare la visione di compiti  in aula, con tanto di sigilli in ceralacca a retro, in cui scorrono progressi o tentennammenti o “pericoli” di fuga in avanti, dov’è facile riconoscere la “baldanza” della giovane Besso. Ma anche la positiva forza di insegnamenti mai dimenticati e che saranno, negli anni, scuola-guida del suo lavoro d’artista. Pur libera e vera.

Gianni Milani

“La formazione dell’artista nei primi decenni del Novecento: saggi d’Accademia di Alda Besso”

Collegio “San Giuseppe”, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250

Fino al 12 febbraio

Orari: lun. – ven. 10,30/12,30; 16/18,30; sab. 10,30/12

Nelle foto:

–         Disegno da protome di Gastone di Foix, 1924

–         Ritratto di Michelangelo Monti, 1926

–         Composizione con torso classico di Venere, 1928

–         Disegno da gesso di testa muliebre

Febbraio al Circolo dei lettori è un mese intenso

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Febbraio al Circolo dei lettori è un mese intenso, tanti gli ospiti invitati a raccontare, riflettere e dialogare, a trasmettere cultura e passione.

 

Si parte con Fabio Geda in dialogo (1/2) con il co-fondatore di people Stefano Catone per presentare Il mondo salvato dagli ingenui: un confronto sui liberi e incondizionati pensatori. Titti Marrone (2/2), nell’ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria, racconta con Elena Loewenthal Se solo il mio cuore fosse pietra (Feltrinelli) l’incredibile storia vera di una grande villa di campagna diventata una residenza per i piccoli reduci dai campi di sterminio. Alessandro Forgione (3/2) dopo Napoli mon amour e Giovanissimi (candidato al premio Strega 2020), torna con un folgorante romanzo di fallimenti e conquiste, in dialogo con Marta Barone. Antonio Manzini e Tullio Sorrentino (3/2) daranno voce al nuovo racconto inedito dell’autore di Rocco Schiavone, Le ossa parlano (Sellerio). L’America è un esperimento (La nave di Teseo) è l’analisi dell’autore e giornalista Enrico Rotelli (4/2) che ne parla con Francesca Pellas.

 

La poesia di Franco Arminio (4/2) è protagonista con Studi sull’amore(Einaudi): una voce in versi nuova per indagare il coraggio di essere fragili. Torna Piergiorgio Odifreddi (7/2) questa volta a raccontarci storie straordinarie di animali, scrittori e scienziati descritte in Sorella scimmia, fratello verme (Rizzoli). La mitica Enrica Tesio (8/2) è la voce del suo diario, quello di chi, per riposarsi, si deve concentrare: lo racconta a Torino e in Tutta la stanchezza del mondo(Bompiani).

 

Parte il 9 febbraio “Tutta la vita è lontano. Riscoprire Carlo Levi a 120 anni dalla nascita”. Il progetto della Fondazione Circolo dei lettori realizzato con GAM, Camera e Museo del Cinema che prevede incontri, lezioni, dialoghi, mostre e proiezioni con: Francesco Piccolo, Claudia Durastanti, Filippo La Porta, Mario Desiati, Nicola Lagioia e tanti altri interventi cruciali per studiare la vita di questo straordinario protagonista del Novecento.

 

Si prosegue con una nuova avventura di Maurizio de Giovanni (15/2), una narrazione sul dolore e sull’umanità approfondita in L’equazione del cuore(Mondadori). Alberto Melloni (18/2) ragiona con Enzo Bianchi, Luca Ferracci, Sergio Mainoldi e Letizia Tomassone su L’unità dei cristiani (il Mulino). Il prof di filosofia di BarbaSophia, Matteo Saudino (18/2) ci accompagna a scoprire con i grandi filosofi il coraggio di pensare. Il dialogo tra Gianni Oliva e il giornalista Fausto Biloslavo (21/2) è incentrato sul tema dell’esodo istriano e del suo rapporto con la nostra memoria.

 

È con Giorgio Cuscito, Fabrizio Maronta e Lorenzo Pregliascol’appuntamento mensile con LIMES (23/2): si analizzano gli impatti geopolitici dei nuovi steccati alzati dal Covid-19 tra e negli Stati. Il romanzo di Nina Zilli (24/2) L’ultimo di sette (Rizzoli), è una storia fuori tempo d’amore e passione. Costanza DiQuattro (24/2) invita a sfogliare un nuovo album di famiglia descritto in Giuditta e il monsù (Baldini+Castoldi).

 

Torna la rassegna stampa del Post (26/2): i giornali, spiegati bene da Francesco Costa e Luca Stofri. È a cura dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte il progetto “Zone cieche e punti di luce”, un itinerario fra romanzi e saggi alla scoperta di origini, difficoltà e promesse dell’atto creativo. Si parte con Il grembo paterno(Feltrinelli) di Chiara Gamberale (28/2) in dialogo con Riccardo Bernardini e con le letture di Elettra Mallaby, si prosegue a marzo con Emanuele Trevi e i suoi Viaggi iniziatici (UTET).

 

Febbraio chiude con l’intrigante segreto di quattro ex detenuti fuggiti dalla Francia descritto da Enrico Pandiani (28/2) in Fuoco (Rizzoli): un passato che irrompe nel presente trascinando i protagonisti in una storia pericolosissima.

 

L’ingresso agli incontri al Circolo dei lettori è libero con prenotazione obbligatoria scrivendo a info@circololettori.it, con la Carta Plus è possibile prenotare il posto nelle prime file dedicate.

Too short to wait: torna in sala la rassegna del corto piemontese

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anteprima Spazio Piemonte  21° GLOCAL FILM FESTIVAL 4 – 6 febbraio 2022  Cineteatro Baretti, Torino

50 CORTOMETRAGGI PER RACCONTARE IL CINEMA IN PIEMONTE

Torna in sala TOO SHORT TO WAIT – anteprima Spazio Piemonte, rassegna dedicata ai cortometraggi piemontesi che segna la prima fase della 21ª edizione del GLOCAL FILM FESTIVAL, diretto da Gabriele Diverio e in programma dal 10 al 14 marzo 2022 al Cinema Massimo MNC di Torino.

In attesa del festival, da venerdì 4 a domenica 6 febbraio, i 50 corti che hanno risposto alla call della storica sezione competitiva del Glocal “SPAZIO PIEMONTE” si mostreranno al Cineteatro Baretti (Via Baretti 4, Torino) suddivisi in 10 appuntamenti: venerdì e sabato alle ore 19.00, 20.30 e 22.00, mentre le proiezioni domenicali saranno alle 16.30, 18.30, 20.30 e 22.30 (ingresso 5 euro, ridotto 3 euro).

Dopo la versione online dello scorso anno, nella sua 10a edizione TOO SHORT TO WAIT porta nuovamente sul grande schermo il cinema breve prodotto nel 2021, restituendo l’espressione della creatività della settima arte regionale, grazie alla presenza in programma di corti da tutte le 8 province del Piemonte.

Dei 50 corti proiettati in questa 3 giorni, per la prima volta tutta incentrata sul formato breve di fiction, solo 15 accederanno alla fase finale del festival di marzo, attraverso il voto del pubblico e la selezione dei curatori Chiara Pellegrini, Roberta Pozza e Dario Cerbone, con la collaborazione di Ottavia Isaia.

In palio il PREMIO TORÈT Miglior Cortometraggio (1.500 €), il Premio ODS – Miglior Attore, il Premio ODS – Miglior Attrice e il Premio Pantaleon – Miglior Corto d’Animazione assegnati dalla giuria composta da Daniela Scattolin (attrice, protagonista della serie Netflix Zero), Claudio Di Biagio (regista tv, cinema e web, autore e speaker radiofonico e youtuber) e Matevž Jerman (responsabile della programmazione del festival sloveno FeKK Ljubljana short film festival), oltre ai premi speciali dei partner Machiavelli Music – Miglior Colonna Sonora e Scuola Holden – Miglior Sceneggiatura, e il Premio del Pubblico – Santa Clelia.  

I 665 minuti di proiezione – frutto del lavoro di 67 registi e registe – affrontano un ampio spettro di tematiche. Non manca l’apertura alla leggerezza con commedie, satira e l’esplorazione del genere horror che da sempre contraddistingue molti corti della rassegna, ma il contesto attuale lascia inevitabilmente traccia in molti dei lavori in programma, dove la pandemia si insinua nelle vite di personaggi che si muovono in rapporti di coppia complicati, contesti famigliari tossici, violenza di genere e relazioni generazionali complesse.

Anche quest’anno il pubblico di TOO SHORT TO WAIT potrà riconoscere alcuni volti noti del cinema e della comicità, come quello di Hal Yamanouchi – protagonista di Dharma Bums di Francesco Catarinolo – attore e doppiatore giapponese naturalizzato italiano che conta nella sua filmografia 61 titoli girati in Italia e all’estero e che ha dato la voce a Ken Watanabe in L’ultimo samuraiBatman BeginsInceptionGodzillaPokémon: Detective PikachuGodzilla II Massimiliano Loizzi attore, scrittore e stand-up comedian – volto del Terzo Segreto di Satira – protagonista di Cadde la notte su di me di Riccardo Menicatti e Bruno Ugioli.

Anche il territorio si fa protagonista di alcune storie, come ne La Vera Storia della Partita di Nascondino Più Grande del Mondo di Paolo Bonfadini, Irene Cotroneo e Davide Morando, mockumentary ambientato a Serravalle Langhe, in cui i luoghi nascondiglio dei concorrenti rimandano ai rifugi dei partigiani; Colli Novesi di Riccardo Bruno, con le colline di Novi Ligure a fare da sfondo a una gara ciclistica organizzata da Costante Girardengo; Il Tesoro di Monticchio di Giuseppe Varlotta, che segue la graduale scoperta del territorio locale da parte del protagonista; La Leggenda di Stinky-Puzzone di Carlo Ghioni, immerso tra i boschi di Mayne Island, British Columbia, in Canada; Il filo della vita di Maurizio Pellegrini, in cui una giovane si immerge nel territorio biellese di Miagliano tra magia e tradizione.

Tra i 50 corti in programma 18 sono in anteprima assoluta, mentre altri hanno avuto modo di partecipare a importanti festival, come Lui di Federico Mottica che ha debuttato ad Alice nella città – sezione parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni; Damua – La solitudine ai tempi del virus di Marzio Bartolucci e Washing Heart di Pietro Pedrazzoli presentati la prima volta al Paris Lift-Off Film FestivalI miei occhi di Tommaso Acquarone al Festival Européen du Film Court de BrestCortinametraggio e al Corto Dorico Film Festival.

Anche in questa 10ª edizione di Too Short To Wait è presente il cinema d’animazione con 8 titoliUn corpo di Milena Tipaldo; Promised Land di Andrea Pierri; Favole dal Mondo Nuovo di Fulvio Nebbia; Qualcuno ha detto mostro? di Francesco Forti e 4 corti degli studenti del CSC Animazione, Il granaio di Arianna Binaghi, Gabriele Bollassa, Irene Frizzera e Gaia Rizzi; Princess di Lorenzo Bosi, Gabriele Scudiero, Alessandra Piras e Andrea Filippetti; Underwater Love di Veronica Martiradonna, Andrea Falzone e Cristina Fiore; Lucerna di Giorgia Ubaldi, Alessandra Quaroni, Luca Passafaro e Alessandro Spedicato.

Oltre ai 50 corti di fiction, altri 25 lavori sono arrivati dagli istituti scolastici della regione e al festival di marzo uno tra questi riceverà il Premio Miglior Corto Scuole; mentre i 24 film di durata inferiore ai 30’ in forma di documentario iscritti al festival, concorreranno nella nuova categoria DOC SHORTS del concorso Panoramica Doc per il Premio Cinemaitaliano.info – Miglior Corto Documentario, che cresce e si rafforza grazie al gemellaggio con il Toscana Filmmaker Festival, offrendo al corto vincitore e al suo autore o autrice la partecipazione anche dal festival toscano, in programma a Prato a giugno.

Ognuna delle proiezioni domenicali si aprirà con un episodio della mini-serie POST SCRIPTUM – UNO SGUARDO OTTIMISTA DALLA FINE DEL MONDO diretta dal duo torinese Elena Beatrice e Daniele Lince.

La docu-serie – presentata fuori concorso e per la prima volta integralmente in sala – mescola atmosfere sci-fi al racconto di quattro storie attuali raccontate da un futuro immaginario: sfide quotidiane, individuali e collettive, di persone che hanno vissuto una situazione unica tra pandemia e lockdown, e ne sono uscite rafforzate, con una nuova visione orientata al futuro. Protagonista è il “divulgatore del web” Barbascura X, che in Post Scriptum veste i panni di Alex, archeologo del futuro in missione per cambiare il mondo, che ci racconterà il 2020 con uno sguardo ottimista e con la sensibilità tipica di uno dei più brillanti YouTuber in circolazione, che unisce comedy e divulgazione. Il progetto è prodotto dalla torinese Grey Ladder Productions insieme a Infinity Lab, e distribuito in esclusiva da Infinity+.

TSTW – Glocal Film Festival è organizzato da Associazione Piemonte Movie in sinergia con Film Commission Torino Piemonte, Museo Nazionale del Cinema, Torino Film Festival, con il contributo di Regione Piemonte e di Fondazione CRT, con il patrocinio di Città di Torino e Città Metropolitana di Torino. Main Partner ODS. Main Sponsor Compagnia dei Caraibi. 

TOO SHORT TO WAIT :: anteprima Spazio Piemonte :: Glocal Film Festival  

4 – 6 febbraio 2022 :: CineTeatro Baretti, Torino :: Ingresso 5 euro, ridotto 3 euro.

INFO: www.piemontemovie.com – info@piemontemovie.com – 328.845.82.81 

www.facebook.com/PiemonteMovieGlocalNetwork / www.instagram.com/piemontemovie

Luigi Fassi nuovo direttore di Artissima

Il Consiglio Direttivo della Fondazione Torino Musei, in merito alla call internazionale lanciata per la nomina del nuovo direttore artistico di Artissima Fiera Internazionale di Arte Contemporanea, dopo attenta analisi delle candidature pervenute ha deciso di nominare Luigi Fassi nuovo Direttore della Fiera per il triennio 2022-2024.

 

Il Consiglio Direttivo della Fondazione Torino Musei ha individuato nel profilo di Luigi Fassi il candidato adatto a guidare le prossime edizioni di Artissima, sia sotto l’aspetto professionale sia per il progetto presentato – dichiara Maurizio Cibrario, Presidente della Fondazione Torino Musei – sono certo che questa figura contribuirà sostanzialmente a sviluppare il ruolo della Fiera a livello internazionale. Ringrazio Ilaria Bonacossa per aver condotto con professionalità la fiera in questi 5 anni ed essere riuscita a coinvolgere i molteplici interessi presenti nella Città di Torino, in una rete di relazioni proficua e apprezzata.

 

Desidero ringraziare la Fondazione Torino Musei e la Città di Torino della fiducia accordatami nell’avermi voluto come nuovo direttore di Artissima, un’istituzione che rappresenta uno spirito di vitalità, innovazione e sguardo rivolto al futuro a cui mi sono sempre ispirato. Entro in questo incarico consapevole della responsabilità del ruolo e con la forza dell’entusiasmo di portare avanti la storia di Artissima e il lavoro di chi mi ha preceduto – dichiara Luigi Fassi.

 

Dopo cinque anni, non posso che ritenermi soddisfatta dei successi e delle innumerevoli sfide superate e condivise con un team che tutto il mondo dell’arte ci invidia. Ringrazio la Fondazione Torino Musei e tutti gli stakeholder con cui abbiamo lavorato in queste edizioni per il sostegno e la fiducia – dichiara Ilaria Bonacossa. Sono convinta che il nuovo direttore Luigi Fassi, con la sua esperienza curatoriale e gestionale in istituzioni pubbliche, garantirà una continuità importante per la crescita della fiera. Torino e l’arte contemporanea sono una diade inscindibile e strategica per il futuro della Città e della Regione.

 

Luigi Fassi è stato dal 2018 al 2022 direttore artistico del MAN Museo d’arte della Provincia di Nuoro. Visual Art Curator presso lo Steirischer Herbst Festival di Graz, Austria, dal 2012 al 2017, dal 2009 al 2012 è stato direttore artistico del Kunstverein ar/ge kunst di Bolzano. Helena Rubinstein Curatorial Fellow al Whitney Museum ISP di New York nel 2008-09, ha organizzato mostre per diverse istituzioni internazionalmente. Dal 2010 al 2017 è stato curatore e coordinatore della sezione Present Future ad Artissima, Torino. Nel 2016 è stato fellow dell’Artis Research Trip Programme a Tel Aviv in Israele, co-curatore del Festival Curated_by a Vienna in Austria e della XVI edizione della Quadriennale d’Arte di Roma. È stato membro del comitato di selezione della fiera d’arte contemporanea Artorama di Marsiglia (2019-2022) e curatore del progetto Tomorrow/Todays presso la Cape Town Art Fair in Sud Africa (2019-2022). Autore di numerosi libri e pubblicazioni monografiche, suoi articoli e testi sono apparsi su Artforum, Mousse, Flash Art, Camera Austria, Site e Domus.

 

“Il tempo sospeso”, quando scrittura e pittura si fondono

Al Centro Pannunzio, in via Maria Vittoria 35/h, a Torino, e’ stato presentato il libro  “Il tempo sospeso”, scritto dalla giornalista torinese Mara Martellotta insieme all’artista fiorentino Andrea Granchi. Con l’autrice sono intervenuti il giornalista Andrea Donna e l’editore Gian Giacomo della Porta

L’arte pittorica e la scrittura, un binomio che potrebbe sembrare apparentemente lontano, mostrano, invece, un sottile fil rouge nel potere salvifico che entrambe possiedono di fronte ad eventi epocali come è stata ed è la pandemia da Covid 19. Alla luce di ciò, il volume intitolato “Il Tempo Sospeso”, edito da Gian Giacomo Della Porta Editore, accosta le riflessioni elaborate in questi due ultimi anni dalla giornalista Mara Martellotta alle opere pittoriche dell’artista fiorentino Andrea Granchi, nato a Firenze nel ’47, già docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze, vincitore del premio Stibbert per la pittura nel ‘71 e proveniente da una famiglia di antica tradizione artistica e nel campo del restauro.

La contemporaneità dei temi trattati, quali il cambiamento della società e dei rapporti interpersonali, la comparsa di nuove angosce e dubbi, hanno trovato un perfetto parallelismo sia nella scrittura dell’autrice, sia nella pittura di Andrea Granchi, indicando e tracciando una possibile via di ancoraggio e salvezza, in questo “tempo sospeso”, nell’arte.

“Agli scritti di Mara Martellotta – spiega il professor Pier Franco Quaglieni, che ha scritto la prefazione del libro  – ci rivelano che nel grande naufragio c’è gente che ha salvato la sua anima attraverso la cultura, l’arte e la fiducia in una vita animata da valori che sembrano appannati. Questi scritti sono destinati a testimoniare il coraggio e l’intelligenza di chi ha saputo passare attraverso il fuoco senza bruciarsi, come diceva il mio amico Mario Soldati”

Max Casacci presenta Head ‘n’ Groove

I Giovedì in CAMERA
 

Presentazione del libro fotografico con la partecipazione di Max Casacci e Rossano Ronci

Giovedì 3 febbraio, ore 18.30, Gymnasium di CAMERA

Giovedì 3 febbraio, alle ore 18.30, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ospita la presentazione del libro fotografico Max Casacci. Head ‘n’ Groove (edito da Silvana Editoriale)un ritratto dell’eclettico musicista dei Subsonica, attraverso le immagini evocative del fotografo Rossano Ronci.
 
In queste pagine, Ronci racconta gli istanti salienti delle tournée di Max Casacci con uno sguardo inedito che sa cogliere l’uomo oltre al musicista famoso, e la fitta rete di connessioni culturali ed emotive, che interessano il fondatore dei Subsonica e la sua più grande passione.
 
Seguendo la band in concerto, Rossano Ronci racconta le storie invisibili sopra e dietro il palco, le tensioni e le attese, andando oltre il classico reportage on stage e di backstage.
 
“Mi rendo conto che non c’è uno strumento migliore della fotografia per costruire il racconto di quello che altrimenti passerebbe inosservato. Il pubblico vede tutto ciò che è frontale, noi ricordiamo i flash, gli stati intensi. Ma guardando queste immagini realizzo, per la prima volta, anche quello che succede un attimo dopo e un attimo prima. Quando per esempio la chitarra resta a terra e tu cammini verso lo star-gate che ti riporterà giù. Per un momento sei completamente svuotato. Non me l’aveva mai mostrato nessuno. Ci voleva la fotografia. Ci voleva Rossano Ronci.”
Max Casacci
 
A fine l’incontro, si svolgerà il book signing con l’autore del libro.
 
Intervengono:
Max Casacci, musicista
Rossano Ronci, fotografo
Gabriele Ferraris, giornalista
Walter Guadagnini, direttore di CAMERA
 
Massimiliano Casacci (Torino, 1963)
Meglio noto come Max Casacci, è un chitarrista italiano, produttore e fondatore dei Subsonica. È compositore e autore della maggior parte dei testi del gruppo, produttore musicale, tecnico del suono e direttore del Traffic – Torino Free Festival.
 
Rossano Ronci (Rimini, 1970)
Fotografo autodidatta, ha realizzato progetti editoriali sulla fotografia di ritratto, lavorando con personaggi dello spettacolo come Fiorello, Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, e con grandi campioni dello sport, tra i quali Valentino Rossi, Dino Zoff, Francesco Totti e Gigi Buffon. Si occupa inoltre di fotografia d’architettura, realizzando immagini per importanti architetti italiani e internazionali.
 
 
È consigliato prenotare l’incontro sul sito di CAMERA (qui).
Il biglietto d’ingresso ha un costo di 3 euro.
 
 immagini © Rossano Ronci

La società di oggi e il labirinto vertiginoso di Borges

La società  come si presenta oggi, a due anni di distanza dall’inizio della pandemia, richiama alla mente l’immagine di un edificio intricato e complesso, sotto questo aspetto piuttosto simile a quel “labirinto” di cui il noto scrittore argentino Jorge Luis Borges parlava in alcune sue opere.

Un labirinto inteso quale un “edificio costruito per confondere gli uomini”, la cui tortuosità dei percorsi rinvia, in maniera simbolica,  alla stessa insufficienza dello sguardo esclusivamente razionale sul reale, che ne impedisce la comprensione completa. Se l’immagine del labirinto risulta centrale nella poetica di Borges, costituendo un’allegoria della complessità del mondo, la società  odierna, che si è  dovuta confrontare con un percorso di pandemia durato due anni, appare complessa proprio come un labirinto. Le sue componenti, spesso, sono entrate in crisi e in conflittualità nel rapporto di dialogo reciproco, come quello tra i più giovani e gli adulti che, da sempre, rappresenta un aspetto complesso della vita comunitaria. Se la pandemia ha dovuto necessariamente allontanare fisicamente gli esseri umani tra loro, per evitare il contagio, questo allontanamento si è spesso tradotto in un distanziamento anche psicologico e, in diversi casi, in un disinteresse verso il prossimo. A aggravare questo fenomeno sono intervenuti meccanismi inevitabili cui si è  fatto ricorso, quali lo smartworking e la Dad per gli studenti, che ha provocato delle ferite e dei disagi psicologici non da poco tra i componenti più giovani della società. In Borges il labirinto è assurto a simbolo e metafora per esprimere la sua riflessione su alcuni temi universali, quali il tempo, la morte, il dolore, la personalità umana, il suo sdoppiamento e la pazzia, fusi nel sentimento drammatico dell’unicità dell’esperienza individuale e, appunto,  in quel labirinto inestricabile di immaginazione e esperienza, svolti  stilisticamente sulla base di una classicità e di un’eleganza che, in questo scrittore, risultano davvero unici. Il labirinto è  stato il protagonista, infatti, di uno dei racconti più affascinanti di Borges, dal titolo “Il giardino dei sentieri che si  biforcano”, in cui l’antenato del protagonista mostra tutte le possibili conseguenze di un evento temporale, la trama delle infinite varianti temporali e le biforcazione che ne possono scaturire. In fondo non soltanto la società  appare oggi un labirinto, ma forse anche la vita stessa dell’uomo si può  richiamare a questa medesima immagine. Quasi ogni giorno, come in un labirinto,  siamo chiamati, infatti, a scegliere un percorso di fronte a un bivio. Ma, come affermava il filosofo e pensatore Norberto Bobbio, “di fronte al cammino storico dell’umanità, sappiamo che esiste una via d’uscita.  Tutta la storia umana si può  considerare un insieme di tentativi  quasi sempre disperati, di uscire dal labirinto […] Conosciamo  le vie bloccate, le vie già tentate e esaurite, e che non dovremmo avere la tentazione di ripercorrere”. All’uscita del labirinto non si può  sapere se si sarà migliori, ma sicuramente un fatto è certo. Si risulterà  diversi e cambiati.

Mara Martellotta 

Pannunzio Magazine