CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 369

Alle ultime battute l’anno #Green della Reggia di Venaria

“#LaVenariaGREEN”

Nelle prossime settimane, nuovi appuntamenti con “Changing Landscape” e la presentazione dell’opera “Tempesta” di Hilario Isola

Venaria Reale (Torino)

Iniziato nella primavera del 2021, è ormai in “zona Cesarini” l’anno #Green della Reggia di Venaria. Un anno culturale in cui la Reggia e i suoi Giardini sono stati teatro di numerose e variegate proposte artistiche, espositive, didattiche e laboratoriali a tema: dalle visite guidate tematiche alle attività di fitness nei Giardini; dalla grande mostra sul paesaggio italiano “Una infinita bellezza” (che riunisce oltre 250 opere provenienti da un centinaio di istituzioni museali e collezioni private) al festival di musica, danza e teatro “Metamorfosi”; dalla rassegna floreale “Corollaria” al mercato di prodotti slow food e infine alle conversazioni sul paesaggio di“Changing Landscape”, con numerosi esperti di evoluzione paesaggistica in dialogo fra loro. Restano ancora due settimane del mese di febbraio per l’ultimo atto del “grande spettacolo”. Ultimo atto che vedrà ancora due appuntamenti della rassegna “Changing Landscape” mercoledì 16 e 23 febbraio – e la presentazione dell’opera “Tempesta” dell’artista torinese Hilario Isola (mercoledì 16 febbraio), che andrà ad arricchire la mostra “Una infinita bellezza”, ospitata nella “Citroniera” juvarriana fino al prossimo 27 febbraio. Dopo l’appuntamento di mercoledì scorso 9 febbraio, con Michele Dalla Palma (fra i  più noti fotoreporter italiani) sul tema “Dal caos perfetto della natura alle imperfette certezze del paesaggio umano”, nell’ambito di “Changing Landscape”, mercoledì 16 febbraio (ore 17), Carlo Tosco, docente al Politecnico di Torino, e Federico Larcher presenteranno, insieme al direttore della Reggia di Venaria, Guido Curto, l’opera “Tempesta” di Hilario Isola, mentre mercoledì 23 febbraio, sempre alle 17, si terrà un incontro dal titolo “Rinascita” con Fernando Caruncho (paesaggista e filosofo spagnolo, famoso per i suoi giardini minimalisti e per l’uso di forme leggere ed organiche), introdotto dal giornalista Alessandro Martini e Maurizio Francesconi, docente allo “IED – Istituto Europeo di Design” di Torino. Di grande interesse sarà certamente la presentazione (mercoledì 16 febbraio, come detto) della nuova opera d’arte “Tempesta” realizzata per l’occasione dal torinese (classe ’76) Hilario Isola e che il direttore Curto ha voluto inserire proprio all’inizio dell’ampio percorso espositivo dedicato a “Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea”.

L’opera di Isola (appartenente alla serie “Rurale”, realizzata negli ultimi due anni come riflessione sulle relazioni fra natura, mondo agricolo e nuove tecnologie) “si rivela fortemente emblematica – sottolinea Guido Curtoper l’esposizione che l’accoglie, essendo la mostra nata con l’intento di portare il pubblico non solo ad apprezzare l’infinita bellezza del paesaggio italiano, ma anche con la volontà di farlo riflettere sui rischi che corre oggi la Natura, aggredita com’è da tante, troppe attività umane, che generano un pericoloso ‘climate change’ dovuto all’inquinamento atmosferico e all’eccesso di cementificazione e industrializzazione. L’intento dell’opera è altresì quello di denunciare le pratiche di certa sedicente agricoltura biologica, che in verità comporta e apporta forti rischi di contaminazione e abbrutimento estetico delle nostre campagne: è proprio questa la denuncia che emerge dai lavori di Isola”. Il tutto attraverso concrete elaborazioni linguistiche che trasformano i nuovi materiali dell’agricoltura contemporanea in strumenti della creatività artistica. “Le reti antigrandine, assemblate a strati, modellate e sovrapposte l’una sull’altra, si sono trasformate in immagini ibride, a metà strada fra incisione, pittura e scultura, leggere e tridimensionali”. Lo stesso principio che ha guidato  l’artista nella realizzazione dei brevi video che introducono all’opera, dove centrali a biogas, serre di ultima generazione e reti plastiche sospese sulle coltivazioni diventano occasione di azioni performative rurali e sperimentazione sonora. “Un lavoro assolutamente etereo, ma dalle pesanti ricadute critiche e politiche”.

Gianni Milani

Ulteriori opere di Hilario Isola sono attualmente in esposizione presso la galleria “Guido Costa Project” in via Mazzini 41 a Torino, con una mostra personale dell’artista in corso fino a marzo.

Info: Reggia di Venaria, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino); tel. 011/4992300 o www.lavenaria.it

Nelle foto: “Reggia di Venaria con giardini in fiore” (foto di Dario Fusaro) e “Tempesta” di Hilario Isola

Sfumature di donne di scienza, il nuovo spettacolo teatrale di Sara D’Amario

Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze di Scienza

 

SFUMATURE DI DONNE DI SCIENZA

di e con

SARA D’AMARIO

regia, musiche dal vivo e mise en scène

FRANCOIS-XAVIER FRANTZ

 

11 febbraio 2022

ingresso 20.45, spettacolo 21.30

Infini.to – Planetario di Torino

Pino Torinese, Via Osservatorio 30

 

Una storia di donne geniali nel firmamento della storia. Si presenta così Sfumature di Donne di Scienza, il nuovo spettacolo teatrale di Sara D’Amario, anche protagonista, con regia e musiche dal vivo di François-Xavier Frantz, in scena l’11 febbraio alle 21.30 a Infini.to – Planetario Torino a Pino Torinese: una versione inedita, unica, concepita appositamente per il Planetario, per far interagire l’attrice con l’universo…

 

La trama

Lo spettacolo metterà in luce l’attività e la personalità di venti scienziate vissute dal IV secolo a.C. a oggi e attraverso i secoli racconterà la storia delle pioniere nella matematica, nell’astronomia, nella fisica e nell’informatica. Si arriverà così per esempio a Hollywood, con l’attrice e inventrice Hedy Lamarr; a Monte Palomar con l’astronoma Vera Rubin; si scopriranno i segreti delle prime alchimiste-streghe per arrivare ai misteri delle studiose degli affascinanti universi dell’infinitamente piccolo, dall’atomo al Dna.

Sfumature di Donne di Scienza parlerà di donne che hanno saputo imporsi in mondi che troppo spesso le hanno relegate in ruoli da comprimarie; nel passato alcune di loro hanno perfino dovuto cambiare nome e travestirsi da uomo per lavorare e dimostrare il loro valore. Lo spettacolo sarà pertanto un tributo a figure femminili che, anche grazie ai loro papà, alle loro mamme, e a mariti, amanti, colleghi e insegnanti hanno saputo dimostrare valore e tenacia, al di là del loro sesso.

 

Dichiarazione degli autori François-Xavier Frantz & Sara D’Amario

«Sarà un esperimento fantastico abbinare l’immensità delle menti di queste donne d’eccezione, all’infinità dello spazio interstellare che offre un luogo straordinario come la Cupola del Planetario di Settimo Torinese. Abbiamo scelto di non proiettare i volti reali delle donne di cui raccontiamo le peripezie e le scoperte, perché desideriamo che ognuno, ogni donna, giovane, adulta o bambina, possa immaginare se stessa, all’interno di un percorso valorizzante; e che ogni uomo abbia la possibilità di visualizzare donne che conosce o che potrebbe incontrare.

François-Xavier Frantz ha realizzato i ritratti a matita delle scienziate trasformandoli in costellazioni in avvicinamento; Sara D’Amario darà voce e corpo a ognuna di esse in un dialogo divertente tra universo, “artigianato della ricerca” e genialità. Come in una “biblioteca mentale” o in una galleria scintillante, i loro ritratti veleggeranno sopra le nostre teste alla stregua di “star” eteree, affascinanti, fonte infinita di ispirazione».

Sfumature di Donne di Scienza è una produzione dell’Associazione Culturale Ancóra e Constellation Factory con il sostegno e il patrocinio del Comune di Moncalieri, assessorato alla Cultura e alle Pari Opportunità.

 

La messa in scena

L’intelligenza ha un sesso? È da questa semplice domanda, che lo spettacolo sviluppa un viaggio nel tempo alla scoperta di donne che, contro ogni pregiudizio temporale e intellettuale, hanno dato un contributo alla ricerca e alle scoperte dell’umanità. Su questa traccia, la narrazione si svilupperà con umorismo ed energia in un “One-Woman Show” colto e ironico, destinato a un pubblico eterogeneo per formazione ed età.

La rappresentazione si svilupperà con elementi scenici essenziali: rapidi cambi di costume, dialettica divertente e contemporanea, contenuti curiosi, ricchi d’informazioni che rievocheranno sodalizi intellettuali e, perché no, amori e tradimenti.

Parte integrante di Sfumature di Donne di Scienza saranno le originali e avvolgenti scenografie luminose concepite e disegnate dal regista François-Xavier Frantz con la collaborazione tecnica di Marco Brusa. Volti stilizzati delle protagoniste saranno proiettati nella cupola del Planetario e rappresenteranno immaginarie costellazioni della volta celeste: un poetico trionfo della luce e dell’intelligenza, vista come celebrazione di un sogno, inno alla passione capace di sconfiggere l’oscurità del pregiudizio.

 

Critica e obiettivi

Il messaggio principale di cui Sfumature di Donne di Scienza si fa promotore riguarda il pregiudizio che spesso, ancora oggi, etichetta le ragazze come poco dotate o poco interessate a materie scientifiche come la matematica, la fisica, la chimica.

A rivelarlo sono gli studi delle fonti bibliografiche, ma anche le numerose conversazioni con studenti (dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado) che hanno rivelato come questa falsa premessa sia ancora molto radicata, a volte anche nelle convinzioni delle bambine e delle ragazze stesse.

Con questo obiettivo, François-Xavier Frantz e Sara D’Amario hanno voluto evidenziare la necessità e la possibilità di liberarsi da una forma mentale, sbagliata e penalizzante, che non ha natura biologica, ma storica, sociale e culturale. Ed è per questo che lo spettacolo si propone di offrire un momento di arricchimento e condivisione tra generazioni, stimolando ciascuno di noi a riflettere sulla figura della donna nella scienza senza in alcun modo polemizzare nei confronti degli uomini, ma facendosi ambasciatore di un messaggio più ampio e positivo. Perché la differenza tra donne e uomini va vissuta come un valore, non come motivo di scontro, di paura e di rivalità.

Hot spots: Martin Parr in the American South

Proiezione del film Giovedì 10 febbraio, ore 18.30, Gymnasium di CAMERA

In occasione della mostra Martin Parr. We Love Sports, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia propone, giovedì 10 febbraio alle ore 18.30, la proiezione del documentario Hot spots: Martin Parr in the American South (USA, 2013, 30’), un’approfondita testimonianza sul lavoro del fotografo inglese, alla sua prima commissione da parte dell’High Museum of Art di Atlanta.
Il regista del film Neal Broffman ha seguito Martin Parr per sei mesi in un viaggio alla scoperta della variegata umanità della città di Atlanta: il film inizia al Car Wash Cactus, dove Parr fotografa le persone che freneticamente lavano, asciugano e lucidano le proprie automobili. Dal primo scatto all’autolavaggio fino all’Atlanta Steeplechase, sei mesi più tardi, Parr si muove attraverso il vivace paesaggio della città e dei suoi abitanti, che osserva con uno sguardo unico e personale, mettendo a nudo vizi e abitudini, peculiarità e stranezze.
Guidato sempre dall’istinto e dall’umorismo che lo contraddistinguono, Martin Parr realizza il ritratto di tutta una città e di una cultura – quella del sud degli Stati Uniti – osservandola attraverso una lente umoristica, capace tuttavia di rivelare particolari verità sulla società e sulle persone.
Produttrice esecutiva del film è Elisa Gambino che è anche produttrice esecutiva del film candidato agli Oscar nel 2020 A Love Song for Latasha.

Neal Broffman è un filmmaker documentarista, direttore della fotografia e produttore con sede ad Atlanta. Dal 1990 al 1999 ha lavorato per la CNN International, realizzando film e riprese di momenti cruciali della storia di più di 40 paesi, dalla Guerra del Golfo del 1990 alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, dalle prime elezioni democratiche in Sud Africa alla guerra in Bosnia. Ha viaggiato in Europa, Asia, Medio Oriente e Africa, sviluppando un forte interesse per le diverse modalità di interazione umana nel mondo. Ha trascorso molto tempo in Somalia durante l’intervento delle Nazioni Unite, dove ha documentato la fine del coinvolgimento militare statunitense sul territorio.

L’incontro ha un costo di 3,00 €.
È consigliato prenotare l’incontro sul sito di CAMERA (www.camera.to).

La cultura del territorio e il classico mistery nel romanzo di Laura Graziano

“Saverio Grave- Delitto sulla Terra Rossa” 

La cultura del territorio e il classico mistery, in una rilettura moderna, si sposano perfettamente nel nuovo romanzo della scrittrice Laura Graziano, dal titolo “Saverio Grave-Delitto sulla Terra Rossa”. Si tratta del primo di una serie di gialli ambientati nelle Langhe, patrimonio UNESCO e territorio amato in tutto il mondo, da noti scrittori del Novecento quali Pavese e Fenoglio, e da tanti turisti stranieri che vi si sono insidiati. La trama del romanzo si svolge a Saliceto, piccolo paese medievale di confine dalla grande memoria storica.
“Ho deciso di ambientare il libro a Saliceto – spiega la scrittrice Laura Graziano – perché esso rappresenta il mio luogo del cuore, vi sono, infatti, molto affezionata perché vi trascorrevo le vacanze estive con i nonni. Ho descritto nel libro luoghi reali, ma trasposti agli anni della mia infanzia”.
Nel romanzo il paese risulta scosso da un efferato omicidio, nelle cui indagini si troverà, suo malgrado, coinvolto il protagonista, Saverio Grave, uomo schivo e enigmatico, che vive in compagnia di un altrettanto enigmatico domestico. Affiancherà il commissario di polizia Trespoli, dal cuore buono ma dalla poca esperienza, su insistenza dello stesso questore”.
“I personaggi principali – aggiunge l’autrice Laura Graziano – saranno presenti anche nei prossimi romanzi della serie, non sono personalità assolutamente statiche, ma affronteranno dei cambiamenti psicologici, raggiungendo anche una certa maturità emotiva e affettiva, venendo a svelare, pian piano, al lettore il proprio passato. Non si tratta di un romanzo corale; la personalità ingombrante di Saverio Grave rappresenta il fil rouge del romanzo e sarà il lettore stesso a decidere se riterrà il protagonista simpatico o meno, egoista o gentile. Secondo me in ognuno di noi, nella nostra anima, è presente un po’ di Saverio, che rappresenta la nostra modalità di porci nei confronti del nostro prossimo, quando siamo meno propensi a socializzare o quando ci sentiamo incompresi”.

Il libro è edito da Lisinthus editore e si può trovare anche in edicola

Mara Martellotta

Scuola e novelli sessantottini: sia reso onore alla preside dell’Istituto Levi di Torino

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IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Di fronte alle occupazioni di alcuni licei ed istituti torinesi da parte di gruppi di studenti, occupazione che in piena pandemia  appare una vera follia, c’è stata una benevola complicità da parte di autorità e giornali

Solo la dirigente scolastica dell’Istituto Levi di Torino ha ricordato che occupare le scuole è fatto penalmente rilevante, configurandosi anche il reato d’interruzione di pubblico servizio. Quella preside, la professoressa Anna Rosaria Toma, merita di essere citata per il suo coraggioso senso del dovere. La preside ha fatto sgombrare l’istituto senza dover ricorrere alle Forze dell’Ordine che pure aveva allertato,  trattandosi l’occupazione di un reato. Possiamo comprendere il disagio che vive la scuola italiana durante la pandemia anche a causa di interventi non sempre adeguati, a partire da quelli della ministra Azzolina. Per la Dad pochissimi erano preparati e certo non è stata e non è entusiasmante. Rifiuto invece la critica ingenerosa e infondata  verso i docenti che nella stragrande maggioranza ha dato il meglio di se’, come la maggioranza dei presidi che si sono trovati a fronteggiare un’emergenza gravissima senza precedenti. Anche la maggioranza degli studenti e delle famiglie si sono rivelate all’altezza di una situazione davvero molto difficile perché l’azione delinquenziale di molti no vax ha aggravato problemi gravissimi. Se una protesta di massa fosse consentita, io scenderei in piazza contro i no vax, una vera jattura sociale. Che oggi, malgrado la pandemia, gruppi di  studenti abbiano deciso irresponsabilmente di occupare le loro scuole, bloccando la didattica già così incerta, rappresenta un fatto  grave di irresponsabilità. Protestano per il disagio provocato dalla pandemia, quasi i non giovani avessero  vissuto l’emergenza in modo lieve e spensierato. Non si vede perché i giovani dovevano essere esentati dal disagio di tutti i cittadini e dal senso di responsabilità che deve accomunare tutti in uno sforzo solidale. Ma ad esacerbare gli animi degli studenti sarebbe anche il ripristino delle prove scritte agli esami di maturità, quasi la pandemia esimesse dall’uso della lingua scritta. Per due anni detti esami sono stati una burla ,era indispensabile ripristinare un po’ di serietà. Cosa vogliono ottenere occupando le scuole? Certi studenti politicizzati si illudono di essere dei nuovi sessantottini. Creare confusione in questi frangenti è anche moralmente deprecabile. Nel 1968 non c’era la pandemia. Forse è il caso di rammentarlo  a chi non ricorda o non sa.

Gianna Sassone, la prima majorette. Una storia appassionante 

Come le grandi showgirls dello spettacolo, Gianna Sassone (1953-2020) realizzò i propri sogni con passione, sacrificio, coraggio e intuito.

Infatti aveva dentro di sé una carica musicale in fermento che spiccava con l’originale modo di ballare durante i pomeriggi festivi nelle discoteche casalesi. Nel 1966 a soli 13 anni restò affascinata da una sfilata americana di ragazze trasmessa in Tv. Convinse il padre Giulio trombettista nella banda musicale casalese “la Mounfrin’a” a portarla nel proprio gruppo
per esibirsi con la mazza del maestro Fassio. L’idea fu accolta con entusiasmo dalla dirigenza della banda.
Così al carnevale del 1967 nasceva a Casale Monferrato il 1°gruppo assoluto in Italia di majorettes con 6 ragazze e Gianna come capitana. Il debutto non fu senza difficoltà sia per le coreografie necessarie che per la creazione delle divise nonostante la sua giovane età. Trovò il sostegno necessario in Ettore Berardi, cavaliere di gran croce della Repubblica italiana e sarto  casalese di fama nazionale detto ” la forbice d’oro” con ateliers a Casale e Torino, amico di Alberto Lupo, Enzo Tortora, Claudio Villa, Vittorio de Sica, Mike Bongiorno e Gianluigi Marianini.Nel 1968 mentre in Italia radio 2 trasmetteva Bandiera Gialla con Arbore e Boncompagni e si svolgeva il Cantagiro con Caterina Caselli e Gianni Morandi, prodigiosamente da Pippo Baudo a Settevoci si presentò Gianna con 24 ragazze.Sul 1° canale Rai quella domenica fu subito successo e per Gianna e le majorettes fu l’inizio di una brillante carriera.
Tra molti dubbi e qualche curiosità le majorettes portarono a Casale una ventata di movimento e risveglio musicale che non aveva precedenti. Le loro sfilate hanno aperto per diversi anni il famoso torneo internazionale giovanile di calcio Umberto Caligaris.Sull’onda del successo Gianna contattò l’ Anbima, associazione che affiliava numerose bande musicali.Si trovò così a preparare le formazioni delle majorettes per le bande del territorio nazionale come “le figlie del Po” di S.Mauro Torinese,di Settimo Torinese, Carrù, Occimiano, Oleggio, Monterotondo (Roma), Samassi (Cagliari) e molti altri gruppi.Il progetto innovativo di Gianna prendeva corpo.Nel 1970 frequentò a Marsiglia dei corsi di formazione tecnica twirling, disciplina agonistica con attrezzo sotto la guida del famoso insegnante Pier Bel.Acquisì anche nuove tecniche con le campionesse di Francia Cristine Bel, Maria- Ange Brillette e Chantal Cardonnet.
In qualità di campionessa italiana partecipò nel 1971 al campionato europeo di Blois (Parigi) organizzato dalle federazioni Fnms e Nbta, ottenendo un meraviglioso 3° posto con la medaglia di bronzo.Dai propri successi nacque così la Fim, prima federazione italiana majorettes poi diventata Fist,dove nel 1975 acquisì i diplomi di insegnante federale twirling e di giudice federale.Per 15 anni ottenne in Europa molti consensi intervenendo con numerosi gruppi a raduni, festivals e manifestazioni artistico-sportive.Dopo le affermazioni di Gianna,  Casale ospitò nel 1976 il 3° campionato nazionale con la partecipazione di 10 gruppi con 1500 majorettes e 15 bande musicali, presente il presidente nazionale Fist Maurizio Chizzoli.Per i propri 50 anni di carriera Gianna e la sorella Bruna organizzarono nel 2016 un raduno regionale sfilando per le vie cittadine.Erano presenti le “Vintagettes”di Casale,le “Azzurre” di Occimiano con la celebre filarmonica,le “Old”di Gattinara,le “Stelle Azzurre” di Settimo Torinese,le “Scarlet” di Peveragno (Cuneo),le “Panta Rei” di Robbio Lomellina, le “Majorettes” di Santhià, le “Senior figlie del Po” di S.Mauro Torinese,le “Cherry Twirl” di Cereseto e le “Reunion” di S.Felice al Panaro (Modena).
Oggi le associazioni svolgono attività didattiche, folcloristiche e agonistiche selezionando atlete per la nazionale che parteciperà a competizioni europee e mondiali.Sabato 8-2-2020 Gianna si spegneva; il giorno successivo in suo onore il gruppo di S.Mauro Torinese partecipava comunque alla sfilata di Oleggio con una rosa gialla sulle divise , proprio come avrebbe voluto lei . Avendo vissuto tra Casale, Torino e Cereseto fu un punto di riferimento per i gruppi e con la propria allegria contagiosa e sempre operativa entrò nella storia delle majorettes italiane.
Armano Luigi Gozzano

Il mondo di Banksy in mostra a Porta Nuova

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Dopo Milano Centrale, le opere di Banksy conquistano la stazione di Torino Porta Nuova

The World of Banksy – The Immersive Experience

 

Dal 25 febbraio al 29 maggio 2022

presso Torino Porta Nuova – Sala degli Stemmi

Corso Vittorio Emanuele II, 58 – Torino

 

Di stazione in stazione viaggia l’arte di Banksy, con l’obiettivo di arrivare in tutta Italia per portare il suo messaggio attraverso le sue opere, che regalano un tocco d’arte e uno spunto di riflessione. Così l’artista di Bristol conquista questa volta la stazione di Torino Porta Nuova che ospita dal 25 febbraio al 29 maggio 2022 presso la Sala degli Stemmi la mostra The World of Banksy – The Immersive Experience.

 

Dopo il successo dell’esposizione alla stazione di Milano Centrale e al Teatro Nuovo di Milano, che hanno fatto seguito alle edizioni di Parigi, Barcellona, Praga, Bruxelles e Dubai, l’arte di Banksy fa tappa a Torino Porta Nuova, una delle principali stazioni d’Italia che ogni giorno accoglie visitatori e viaggiatori offrendo sempre nuove esperienze.

 

Il percorso presenta oltre 90 opere di cui 30 murales a grandezza naturale realizzati da giovani street artist internazionali che raccontano il mondo del misterioso artista britannico, famoso per affrontare con ironia temi politici e di denuncia sociale. Vicino ai più iconici capolavori “Flower Thrower” e “Girl with Balloon” che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, trova spazio anche una speciale sezione video che ripercorre la storia e il messaggio sociale dei murales realizzati da Banksy in strade, muri e ponti di tutto il mondo.

 

Le opere esposte, eccentriche e incisive, danno modo allo spettatore di riflettere sul sistema e sulla società in cui viviamo; sono un simbolo di lotta e di protesta in un mondo in cui spesso gli interessi economici prevalgono su quello che dovrebbe essere il bene delle collettività. L’obiettivo di Banksy è quello di far emergere attraverso la sua arte i problemi che affliggono la società contemporanea e di sensibilizzare il pubblico sui temi del consumismo, della guerra e del potere attraverso l’utilizzo di immagini metaforiche, divertenti, provocatorie e di immediato impatto visivo.

 

Siamo orgogliosi di essere stati i primi a proporre una mostra all’interno di una stazione come Milano Centrale e di averla portata ora a Torino Porta Nuova, location molto in linea con l’ideologia dell’artista e accessibile a tutti. Come tutti sapete Banksy non autorizza mostre che non siano organizzate da lui stesso ma allo stesso tempo non le impedisce. L’artista incoraggia chiunque voglia copiare o prendere in prestito il suo lavoro: il messaggio di Banksy rimane lo stesso, semplicemente viene trasmesso in modo diverso” afferma Manu De Ros, curatore della mostra The World of Banksy – The Immersive Experience.

 

“Il nostro impegno per la stazione di Torino Porta Nuova continua. A dicembre è stato inaugurato il Terrazzo, la nuova food lounge, con installazioni artistiche di Paratissima. Ora apre al pubblico la mostra The World of Banksy” dichiara Alberto Baldan, Amministratore Delegato di Grandi Stazioni Retail.Nella splendida Sala degli Stemmi, chiusa da anni e sconosciuta ai più, trovano spazio le opere di uno degli artisti contemporanei più apprezzati al mondo. Siamo sicuri che la stazione offrirà uno stimolo in più e una nuova occasione di rigenerazione, conoscenza e cultura per il quartiere e per la Città tutta”.

 

La mostra monografica The World of Banksy – The Immersive Experience a Torino Porta Nuova è un’esperienza unica: la stazione è uno dei luoghi che più rappresenta la street art e il linguaggio universale di Banksy, in grado di arrivare al cuore, ai pensieri e all’anima di tutte le persone nel mondo. Questa iniziativa è si inserisce in armonia nel progetto di rinascita della stazione di Torino Porta Nuova che, grazie anche alla sua posizione strategica, ha visto di recente la nascita di uno spazio gastronomico in cui le persone possono incontrarsi e stare insieme, contribuendo a migliorare e sviluppare il tessuto urbano. In questa nuova ottica la stazione dà quindi la possibilità non soltanto di viaggiare e vivere nuove esperienze ma anche di arricchire il proprio bagaglio culturale e di guardare al nuovo. La seconda tappa di un lungo viaggio per le opere di Banksy che viaggiano tra le stazioni italiane.

 

I biglietti sono acquistabili sul sito ufficiale della mostra theworldofbanksy.it o su www.happyticket.it www.ticketone.it e  www.vivaticket.com

All’ingresso sarà necessario esibire il Green Pass. Il flusso di visitatori sarà contingentato secondo le misure anti Covid19.

 

Date e orari

TORINO PORTA NUOVA

Presso Sala degli Stemmi

Corso Vittorio Emanuele II, 58 – Torino

Dal 25 febbraio al 29 maggio 2022

 

da Martedì a Venerdì: dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18)

Sabato e Domenica: dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18)

Chiuso il Lunedì

 

Aperture straordinarie: Lunedì 18 aprile 2022 (Pasquetta), Lunedì 25 aprile 2022 (Liberazione)

 

Prezzo

Da Martedì a Venerdì: 14.50€ – ridotto da 7€ a 10€ – minori di 6 anni ingresso gratuito

Sabato, Domenica e Festivi: 16.50€ – ridotto da 8€ a 12€ – minori di 6 anni ingresso gratuito

 

Info e prenotazioni

Email: banksytorino@gmail.com

Telefono: +39 333 99 69 060

Premiato a Piacenza il trombettista torinese Mecca

La finale al Milestone ha decretato i due vincitori

 

Il flautista Di Caterino miglior solista alla finale del “Bettinardi”

 

Nella prima finale Solisti premiati anche il trombettista Cesare Mecca e il saxofonista Pietro Mirabassi

 

Il vincitore della categoria Solisti del Concorso Nazionale “Chicco Bettinardi” per giovani talenti del Jazz italiano è il flautista Aldo Davide Di Caterino della provincia barese (24 anni), al secondo posto il saxofonista Pietro Mirabassi, di Perugia (coetaneo 24enne). Il premio del pubblico è andato invece al trombettista Cesare Mecca (25 anni), originario della provincia di Torino. La prima delle finali per questa edizione 2022 del Concorso, la diciannovesima, ha visto confrontarsi i cinque solisti selezionati sulla base del materiale audio inviato al momento dell’iscrizione. Le altre sezioni, quelle relative ai gruppi e ai cantanti si svolgeranno i prossimi sabati e, più precisamente, 12 e 19 febbraio sempre alle ore 21.30 presso il Milestone Live Club di via Emilia Parmense 27. A organizzare il Concorso è il Piacenza Jazz Club, con il sostegno determinante della Fondazione di Piacenza e Vigevano, il supporto di Yamaha Music Europe GmbH – Branch Italy e, da quest’anno, del Comune di Piacenza.

 

I nomi dei due primi classificati, Di Caterino e Mirabassi, sono stati annunciati sabato sera dal presidente del Piacenza Jazz Club Gianni Azzali al termine di una finale con esecuzioni di grande livello tecnico e di grande sensibilità musicale, come avviene sempre più spesso con questi giovanissimi talenti del jazz italiano. Ad apprezzarne le capacità vi era una Giuria di musicisti ed esperti del settore, presieduta dal maestro Giuseppe Parmigiani, saxofonista, compositore ed arrangiatore. Insieme a lui tre musicisti di grande esperienza che hanno accompagnato i finalisti nel corso delle loro esibizioni: Roberto Cipelli al pianoforte, Attilio Zanchi al contrabbasso e Massimo Manzi alla batteria. Gli altri componenti erano Fabio Bianchi del quotidiano “Libertà”, il critico musicale della rivista “Musica Jazz” Giancarlo Spezia e Giuseppe “Jody” Borea, esperto di musica afroamericana e docente della Milestone School of Music.

 

Al primo classificato è andato un assegno del valore di 1.200,00 euro più un ingaggio nel cartellone del Piacenza Jazz Fest 2023, al secondo un assegno di 600,00 euro.

Nel corso della finale è stato assegnato inoltre un premio ambito seppur simbolico: il Premio del Pubblico, sulla base dei voti degli spettatori presenti, che ha scelto la tromba di Cesare Mecca.
Le performance dei finalisti saranno visibili tra alcuni giorni sul canale YouTube del Piacenza Jazz Club.

L’organizzazione si complimenta con tutti i finalisti per l’alto livello di preparazione dimostrato.

 

L’appuntamento è per sabato prossimo alle ore 21.30 per la finale della Sezione Gruppi.

 

Collisioni annuncia il concerto di Blanco ad Alba

Evento straordinario

Collisioni annuncia il concerto di Blanco ad Alba sabato 9 luglio 2022 in piazza Medford. A due giorni dalla vittoria della 72° edizione del Festival di Sanremo “Brividi” è il brano più ascoltato di sempre in un giorno su Spotify Italia ed è il più alto debutto di sempre di una canzone italiana al 5° posto della classifica Global Spotify.In estate Blanco sarà protagonista del festival Agri-rock Collisioni per l’unica data in Piemonte del “Blu Celeste Tour”, nell’ambito della tradizionale Giornata Giovani di Collisioni che vedrà numerosi altri artisti in cartellone.Ricordiamo che il festival Agri-rock Collisioni è
un appuntamento imperdibile e prestigioso, grazie al suo cartellone artistico che negli anni ha visto ospiti nomi come: Salman Rushdie, Paul Auster, il regista Premio Oscar Michael Cimino, Don DeLillo, e tanti altri personaggi famosi in tutti gli ambiti possibili ed immaginabili.

Enzo Grassano

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Amor Towles “Lincoln Highway” -Neri Pozza- euro 19,00
Per gli americani il viaggio non è la meta da raggiungere, ma piuttosto quello che accade lungo la strada; è questo l’assioma dell’ultimo romanzo dello scrittore americano Amor Towles in cui racconta una storia che attraversa il cuore e la sconfinata America.
Protagonista è il 18enne Emmet Watson, appena uscito dal riformatorio (dove era stato confinato per una serie di sfortunati eventi), il padre è morto, la fattoria di famiglia è stata pignorata e a lui restano solo più una macchina, un piccolo gruzzolo di soldi e il fratellino Billy di 8 anni e geniale. Che fare con questo bagaglio? Emmet decide di andare alla ricerca della madre che li aveva abbandonati dopo la nascita del secondo figlio.
Siamo nel Nebraska del 1954, anno importante per gli States perché iniziavano le battaglie per i diritti civili, la rivoluzione sessuale e di lì a poco sarebbe stato pubblicato il libro cult di Jack Kerouac “On the road”.
E’ proprio sulla strada che si mettono i due orfanelli, a bordo di una Studebaker azzurra del 48, che era parcheggiata nel fienile. Percorrono la Lincoln Highway che collega le due coste opposte degli Stati Uniti, (della quale oggi il 95% degli americani non sa nulla, ma che è stata la prima a collegare nel 1910 New York a San Francisco), diretti a ovest verso San Francisco, dove Emmet è convinto si sia trasferita la loro madre.
Nel corso del viaggio la loro traiettoria interseca quella di altri due personaggi di rilievo, i coetanei Duchessa e Wolly, che li trascinano lontano dalla meta iniziale e saranno determinanti per l’avventura narrata da Towles. 10 straordinari giorni di viaggio, scanditi nel conto alla rovescia dei vari capitoli. Quattro viaggiatori e 4 odissee diverse che scoprirete man mano che scorrono le pagine.
Un altro interessante romanzo dello scrittore 57 nato a Boston, che ora vive a New York con la moglie e i 2 figli. Amor Towles è un grande appassionato di storia dell’arte –in particolare la pittura di inizio Novecento- e cultore della musica jazz.

Questa è l’occasione per leggere anche il suo libro di esordio “La buona società” -Neri Pozza- euro 17,50, strepitoso successo che nel 2011 gli permise di lasciarsi alle spalle il lavoro di investitore finanziario per dedicarsi totalmente alla letteratura e dare alle stampe nel 2016 “Un gentiluomo a Mosca”.
“La buona società” è una sorta di full immersion nella New York degli Anni Trenta con tutto il glamour di quell’epoca. La narrazione parte dall’incontro – la notte di capodanno del 1937, in un night club del Greenwich Village- tra due ragazze che arrivano dalla provincia americana e il fascinoso Tinker Gray. Le fanciulle sono Evelyn Ross e Katey Kontent.
La prima è la tipica bellezza bionda del midwest che ha lasciato il nido paterno per avventurarsi spavalda nella metropoli alla ricerca di futuro e puntando molto sulla sua avvenenza.
Anche Katey è attraente, colta, e si mantiene sbrigando la corrispondenza di uno studio legale. Le due restano incantate dall’arrivo di un giovane dall’aria tenebrosa e affascinante: fisico spettacolare alto, bello e dall’aria danarosa. E’ Theodore Grey, detto Tinker, ricco banchiere della City con appartamento cool in Central Park West, Mercedes coupé e conoscenze altolocate.
Per le due ragazze un colpo di fortuna perché Tinker oltre a essere un rampollo vincente di Wall Street ha anche una relazione con la sua madrina Anne Grandyn, regina della mondanità newyorkese di quegli anni. Per Evelyn e Katey è la porta che si apre sulla buona società che conta e l’inizio di un’amicizia che poi prenderà altre pieghe.
A ripercorrere quella fase della sua vita è Katey anni dopo. Nel 1966 visita la mostra al Museo di Arte Moderna di New York del fotografo Walker Evans, dove sono esposti i suoi ritratti scattati nella metropolitana negli anni Trenta, e si imbatte in una foto che immortala il suo vecchio amico Tinker Gray.
E’ l’occasione per ripercorrere a ritroso gli anni in cui la sua vita ruotava intorno al giovane e all’amica Eve, al percorso inaspettato dei loro destini e ad altri personaggi che l’avevano accompagnata in quel tratto di vita.
Il libro di esordio di Towles è un incredibile tuffo in una New York al suo apogeo.

 

Rebecca West “Un matrimonio non premeditato” -Fazi- euro 18,50
Protagonista è la giovane americana di origini francesi Isabelle, bella, ricca e afflitta dalla recente scomparsa del marito Roy, spericolato aviatore. Per riprendersi dal dolore della vedovanza vola a Parigi e si immerge nel bel mondo che è il suo habitat naturale. Sono i favolosi anni 20 del Novecento e Isabelle non fatica certo a trovare spasimanti, ma che poi nascano relazioni appaganti non è per niente scontato.
Nella Parigi dell’epoca si muove un’alta società annoiata e narcisista, alla continua ricerca del piacere e, attraverso la voce della protagonista, la West lancia strali sottili verso quel mondo dorato e pieno di privilegi al quale apparteneva, ma di cui sapeva vedere bene le lacune.
Isabelle si dibatte tra i corteggiatori e, per ripicca verso un uomo che credeva di amare, decide di sposare l’industriale dell’automobile Marc Sallafranque. I due in comune hanno poco nulla e il loro si rivelerà un rapporto basato sulla noia e altamente tossico.
Ma il vero centro del romanzo sta nelle relazioni di quell’ambiente dove a comandare sono il denaro, i pettegolezzi, le relazioni in cui gli uomini tendono ad accumulare le conquiste femminili come fanno con i soldi. Le donne invece si prestano a legami che -all’occhio attento e critico della West- si rivelano prossimi a una velata prostituzione per migliorare la propria condizione economica, in forme socialmente accettate.
Intorno a Isabelle, che si danna alla costante ricerca di spiegazioni razionali dietro i comportamenti delle persone, si muovono impenitenti donnaioli come André de Verviers, convinto di potersi permettere qualsiasi cosa in virtù della sua ricchezza e del suo fascino, e col quale Isabelle ha avuto una relazione.
Una pletora di donne pronte a concedersi al miglior offerente, come l’inglese Petina dall’animo volgare in perfetta sintonia con le altre lady del suo squallido entourage.
Poi c’è la rappresentazione dell’incolmabile divario sociale, come nel caso della principessa russa Luba
Couranoff scampata alla rivoluzione bolscevica e rifugiatasi a Parigi. Lì annaspa senza mezzi di sostentamento, nostalgica del mondo privilegiato perduto, e sopravvive solo perché mantenuta dall’amante di turno.

Tutti loro si dibattono sullo sfondo di una società che sta volgendo al tramonto, superficiale, annoiata e dedita agli stessi vuoti riti in Costa Azzurra come nei salotti parigini.
A sparigliare le carte sarà il crollo della Borsa nel 29, che sgretolerà immense fortune; mentre a salire nella scala sociale ecco la nuova schiera dei self made man. Degno rappresentate di questi nuovi ricchi senza retaggio sociale sarà il funzionario governativo Monsieur Campofiore mosso da un profondo livore verso chi ha avuto tutto senza aver mosso un dito per meritarlo.

 

Alessia Gazzola “La ragazza del collegio” -Longanesi- euro 18,60

Ha fatto molta strada Alessia Gazzola dal 1911, anno in cui pubblicò la prima avventura della sua eroina Alice Allevi: dottoranda in medicina legale che tendeva a sconfinare facilmente nel ruolo di investigatrice, giovane donna anche un po’ maldestra e a volte pasticciona. Un personaggio adorabile che ha subito raccolto successo a piene mani. Da allora abbiamo seguito la sua vita tra carriera, ostacoli, vita privata e amori non sempre corrisposti o facili.
Anche Alessia Gazzola da allora ha fatto altrettanta strada mettendo al mondo la seconda figlia, trasferendosi a Verona, esplorando i mondi di altri personaggi e creando 3 nuove eroine diverse tra loro. Mentre lei si avventurava in romanzi lontani da Alice, in compenso, la sua prima creatura ha ispirato la fiction tv con Alessandra Mastronardi, ovviamente campionessa di share.
Ora “La ragazza del collegio” è un romanzo che riannoda i fili della vita privata di Alice; non è più precaria né sul fronte professionale e tantomeno su quello sentimentale, ormai è la compagna stabile di CC aka l’affascinante Dottor Carlo Conforti. I due sono reduci da un felice periodo di 2 anni a Chicago che ha rafforzato il loro legame e le loro carriere.
Troviamo Alice cresciuta, più sicura di sé e con nuovi obiettivi, tra i quali la maternità che sta inseguendo con scarso successo.
Per CC è un momento importante perché l’arcigna Wally è a un passo dalla pensione e lui sembra essere il candidato migliore alla successione come direttore dell’Istituto.

Poi ovviamente ci sono i casi da risolvere con il primo morto: la 23enne Francesca, la ragazza del collegio, piena di ideali e progetti, la cui vita invece è travolta da un’auto pirata. Sopralluogo e autopsia toccano ad Alice che non si limita certo al solo ruolo professionale. Come al solito parte in quarta calandosi anche nei panni di investigatrice.
A complicare le cose c’è poi un misterioso bambino che non sembra in grado di parlare; nessuno sa quanti anni potrebbe avere, né da dove venga e dove siano i genitori. Un caso nuovo da sbrogliare in cui non c’è il morto, ma molto mistero da chiarire.
Alice non può restare indifferente alle sorti del trovatello che urlano al suo desiderio di maternità e così procede sul fronte di 2 indagini, che non mancheranno di catturare la vostra attenzione, as usual.