CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 366

“L’abbraccio”, racconto a due voci di Ernesto Masina

L’abbraccio prolunga e sostanzia l’epilogo di una storia d’amore, attraverso un racconto a due voci in cui i protagonisti – in maniera parallela e quasi speculare – aprono diverse finestre sulla propria intimità, assecondando le direzioni di pensieri, ricordi e suggestioni.

E così che la trama, nel succedersi degli eventi, getta luce su dinamiche di coppia – e ancor prima familiari e socio-culturali – improntate su un maschilismo anacronistico che rivela, pagina dopo pagina, tutta la propria inadeguatezza.

In tale contesto, Masina riesce a dar voce alle istanze del personaggio femminile in maniera non solo realistica, ma anche profondamente empatica. Il risultato è un quadro di vita che racchiude molteplici sfumature, in cui Lui e Lei – le voci narranti senza volto e nome – diventano progressivamente parte del sentire autentico di ciascun lettore.

(da Altervista di Armando Lazzarano)

Euro Christian Music Festival: ecco gli ospiti

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La Diocesi di Torino, la Regione Piemonte e il Comune di Venaria Reale patrocinano la manifestazione musicale internazionale 

Nel Teatro Gospel House a Venaria, l’11 e il 13 maggio, in contemporanea con l’Eurovision Song Festival. 

 Con il Patrocinio della Diocesi di Torino, della Regione Piemonte e del Comune di Venaria Reale, si terrà, l’11 e il 13 maggio, nel Teatro Gospel House a Venaria Reale, alle ore 20.30, la prima Edizione dell’Euro Christian Music Festival, il cui ideatore e Direttore artistico è il cantautore Fabrizio Venturi.

Il Teatro Gospel House dispone di oltre 500 posti ed è situato di fronte al nuovo Juventus Allianz Stadium.  Parteciperanno al Festival anche la Russia e l’Ucraina, che, per scelta del Direttore artistico Fabrizio Venturi, non saranno in gara in segno di disapprovazione nei confronti della guerra, ma si esibiranno insieme per diffondere, a livello mondiale, un messaggio di speranza a favore della pace tra le loro rispettive nazioni, attanagliate da una guerra disastrosa.I Paesi in gara sono l’Italia, l’Argentina, la Svizzera, l’Olanda, il Brasile, l’Inghilterra, il Sud Africa, la Repubblica di Mauritius, la Svezia, lo Stato di Israele e la Repubblica Democratica del Congo.

Particolare interesse riveste la partecipazione di Israele, rappresentato da Nothingless, prete cristiano che vive a Gerusalemme da 13 anni, il quale si esibirà in coppia con la cantante israeliana Nitsan, di fede ebraica ed,  insieme, canteranno, in lingua israeliana,  “Greater love“, inno ad un solo Dio, seppur diverse sono le loro religioni, cristiana ed ebraica.

Di enorme rilievo artistico saranno gli ospiti i quali parteciperanno al Festival internazionale della Christian Music, tra cui il musicista cristiano britannico Noel Hugh Robinson, il cui stile musicale  fonde lo stile della musica cristiana contemporanea e lo stile della musica gospel, Nicola Legrottaglie, ex calciatore della Juventus e della Nazionale, membro dell’Associazione Atleti di Cristo, che si ispira alla religione cristiana evangelica, ideatore del progetto “Missione Paradiso”, il compositore Stefano Rigamonti,  vincitore dello Zecchino d’Oro, Don Carlo Franco, Parroco del Duomo di Torino, Rettore della Chiesa di San Francesco d’Assisi in Torino, Direttore del Museo Diocesano di Torino e Direttore dell’Istituto Diocesano di Musica e Liturgia, il cantautore Fabrizio Venturi, che canterà il brano “Caro Padre”, inno ufficiale della Fondazione Internazionale “Giovanni Paolo II”, il cantautore Gionathan il quale canterà “Tu mi hai amato per primo”, a cui è stato attribuito  il premio “Alberto Testa” al Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2022″, la cantautrice Karen Marra, la quale canterà  “That’s my story”, brano cantato al Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2022, l’artista russa Tania Corti Soka Okoulova, la mandolinista ucraina Olana Kurkina, il chitarrista Mimmo Sparacio, accompagnato dal violinista Walter Matacena. Nella serata finale vi sarà l’esibizione di Noel Robinson, di Fabrizio Venturi e di Gionathan e Karen,  i quali canteranno insieme.

Di seguito i nomi degli artitsti e delle canzoni in gara:

Olanda – Artista: BlackRockStar (Rivelino Ridges) Brano: You give me reason

Argentina – Artista: Mikaela Sabrina Brano: Poesia

Sud Africa – Artista: SaulCity Brano: Silence

Brasile – Artista: Fra Vinicius (vincitore Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2022) Brano: Vale la pena (in portoghese)

Svizzera – Artista: Melissa Lischer Brano: Always after you

Inghilterra – Artista: Josephine Eaton Brano: Free

Repubblica Democratica del Congo – Artista: Don Alfred Imonda Iloko Brano: Uniti si può (cantata in congolese)

Israele – Artista: Nothingless  & Nitsan (duo) Brano: Greater love

Italia – Artista: Shoek & Stella Sorrentino (duo) Brano: Mi arrendo Ti arrendi

Repubblica di Mauritius – Artista: Brian Galchoolah Brano: The crack

Svezia – Artista: Daali Brano: When the stars begins to fall

 

Il direttore Rai: “Eurovision, cresce l’interesse”

Abbiamo chiesto al Direttore di RAI 1 Stefano Coletta, presente all’Eurovision, se l’Italia ha risposto con entusiasmo alla rassegna internazionale:

“Non so ancora rispondere a questa domanda. Ma penso che  ci sarà maggiore attenzione anche grazie a ciò che è successo a Sanremo.  Vedremo a conti fatti cosa succederà. È la prima volta che tutte e tre le serate andranno su Rai uno. Scelta che ho voluto fortemente. Di certo l’interesse è destinato a crescere”.

Loredana Barozzino

L’isola del libro

Rubrica settinamale a cura di Laura Goria

Delphine De Vigan “Tutto per i bambini” -Einaudi- euro 19,00
Possiamo leggerlo anche come romanzo-denuncia l’ultimo riuscitissimo libro della scrittrice francese Delphine De Vigan, che mette a nudo il dorato, ma difficile, mondo dei baby influencer. Giovani stelle del web, sommerse da popolarità, soldi e giocattoli, e la cui vita viene costantemente ripresa e data in pasto ai fans.
“Tutto per i bambini” è una sorta di indagine investigativa e sociologica; analizza la deriva odierna che corre veloce sui social e su vite sfalsate da filtri. La parola d’ordine è “condividere”. Si vive per essere visti, altrimenti non si esiste.

La trama è quella di un thriller assai realistico.
Scompare Kimmy Diore, influencer di 6 anni, star del canale YouTube “Happy Récré”, in cui sono caricati continuamente video della quotidianità della bimba e del fratello maggiore Sammy.
Dietro a questo business c’è la madre dei piccoli, Mélanie, che in passato aveva cercato, ma senza successo, la notorietà nel mondo dei reality.
Poi con l’avvento dei social ha trasformato completamente la vita dei suoi rampolli. Li ha collocati al centro di un mondo virtuale, e trasformato soprattutto Kim in una baby star.
Mélanie ha aperto un canale You Tube che ha conquistato 5 milioni di iscritti e obbliga i figli a dire e fare cose precise. Li riprende in continuazione negli infiniti banali e comuni momenti della giornata, oppure li incita ad eseguire precisi format; come l’”unboxing” che implica scartare pacchi pieni di giochi, fiera del consumismo dedicato ai più piccoli.

L’autrice è abilissima nel condurre i lettori all’interno di una realtà intrisa di ostentazione ed esibizionismo, e lo fa mettendo in campo un personaggio femminile totalmente diverso da Mélanie.
E’ l’investigatrice dell’anticrimine Clara, single che si accontenta di poche cose per viaggiare più leggera nella vita, decisamente refrattaria alla pseudo- realtà di Mèlanie.
Per Clara, quello dei Dore è un mondo in cui tutto è merce e governato dal culto dell’ego, dove conta soprattutto essere visti da una pletora di follower che vivono di riflesso e per procura.

Le pagine scorrono tra fasi dell’inchiesta, dramma familiare, e con una domanda in prima linea: fin dove è lecito che un genitore possa spingersi nel gestire la vita dei figli? Che parte di colpa ha l’attuale sistema consumistico frenetico, dominato dai brand e dalle piattaforme prive di regolamentazione? Quanto c’è di sbagliato nel messaggio di cui sono portatori i baby influencer, che sembra dicano ai loro coetanei «più oggetti possiedi, più sei felice»?

Un libro magnifico che si chiude con un balzo in avanti, nel 2031: Kim e Sammy ormai sono maggiorenni che hanno tagliato il cordone ombelicale con Melanie, e cercato con immensa fatica di costruirsi una vita a loro misura…..
Pagine che inducono a riflettere più a fondo sulla deriva odierna che fa degli influencer i nuovi miti e modelli da imitare.

 

Ginevra Bompiani “La penultima illusione” -Feltrinelli- euro 19,00
L’autrice è figlia di uno dei più importanti editori italiani, Valentino Bompiani che, dopo essere stato segretario generale di Arnoldo Mondadori, ha fondato una sua casa editrice nel 1929, con una scuderia di scrittori italiani e stranieri di altissimo livello.
Ginevra in questo diario intimo racconta stralci della sua formazione: l’infanzia solitaria, la fuga dalla casa editrice paterna, l’esperienza del femminismo e gli incontri con il Gotha degli scrittori di mezzo mondo.
Il tono delle sue pagine è all’insegna dell’aplomb e dell’ironia con cui guarda al suo lontano passato, narrandoci le ferite peggiori, che però l’hanno forgiata.
Ripercorre gli anni infantili e il legame fortissimo con la sua istitutrice Stella, l’esperienza traumatica ad alto tasso di infelicità dei due anni di collegio, seguiti da una brutta depressione.
A salvarle la vita sono stati gli studi di psicologia, gli amori, la vita a Parigi per un periodo, il matrimonio a Londra con il filosofo Giorgio Agamben e il lavoro nella casa editrice paterna.

Fin da giovane si muove ai massimi livelli del mondo intellettuale internazionale, non solo a contatto di Umberto Eco (approdato quasi insieme a lei nella casa editrice Bompiani come autore e funzionario), ma anche insieme alla vedova di George Orwell, Sonia, regina incontrastata della società letteraria londinese.
Quella di Ginevra è una vita al cospetto di grandi incontri e ardue sfide, come la creazione di nuove collane Bompiani; fino alla creazione di una sua casa editrice, “nottetempo” (con la lettera iniziale rigorosamente minuscola).

Nelle pagine di questo libro la vita dell’autrice incrocia quella di N, profuga somala che le viene data in affido da quando aveva 17 anni. “La penultima illusione” vede correre in parallelo i ricordi della Bompiani e quelli di N; promessa sposa di un guerrigliero del gruppo estremista Al-Shabaab, fuggita a 13 anni a bordo di un camion per arrivare a Mogadiscio. La sua è una vita tragica che passa anche attraverso l’inferno della Libia; e mentre lei riesce a sbarcare in Sicilia, gli uomini dell’Islam si vendicano sulla madre alla quale spaccano i denti a suon di bastonate e poi le sparano alle gambe.

Il lettore viene condotto tra pagine che narrano l’impegno di Ginevra a volere il bene per chi ne ha bisogno, «per il suo bene e non per il proprio»; in questo caso quello di N, che però non trova pace neanche a casa della donna che l’ha accolta e che si è avvicinata con empatia al difficilissimo mondo dell’emigrazione.

 

Benedetta Craveri “La contessa” -Adelphi- euro 24,00
Virginia era solo il primo di ben 7 nomi della Contessa di Castiglione, nata a Firenze il 22 marzo 1837, figlia del marchese Filippo Oldoini e della marchesa Isabella Lamporecchi. Con il matrimonio diventò Virginia Verasis di Castiglione, l’italiana che nell’800 fu una celebrità a Parigi e conosciuta in tutta Europa.
Personaggio di spicco e parecchio controverso, ritenuta «La più bella donna del secolo».

Benedetta Craveri ci conduce nei meandri della vita di questa donna, sulla scorta di approfondite ricerche d’archivio e delle 2000 lettere che segnarono la corrispondenza tra la Castiglione e uno dei suoi alleati principali, il principe Giuseppe Poniatowski, nipote dell’ultimo re di Polonia. Musicista e già amante della madre di Virginia. Il principe fu forse il solo a contare davvero per la nobildonna, certamente l’unico con cui poteva essere pienamente se stessa.

Ed ecco la biografia romanzata della vita di Virginia.
A 15 anni è già consapevole della sua bellezza e dell’uso strategico che può farne. Sa anche cosa vuole: andare a Parigi dove la vita è più interessante e le conoscenze altolocate sono a portata di mano di tanta beltà e fascino.
La sua è una personalità da narcisista estrema: cinica, scaltra, enigmatica e sfuggente, stravagante e imprevedibile.
Dimostrò un notevole fiuto politico che le permise un’innegabile ascesa. Seppe usare la seduzione, collezionò una pletora di amanti e, su istruzioni del cugino, il conte Camillo Benso di Cavour, conquistò in un attimo Napoleone III, e si fece strada presso la corte del Secondo Impero.
Le nozze erano state il trampolino di lancio e, oltre agli intrighi politici, sfruttò gli amanti anche per concludere affari lucrosi.

Aveva capito in fretta che mettere le sue capacità di seduzione e la sua intelligenza al servizio della politica e del Paese, le avrebbe consentito l’affrancamento dalle rigide convenzioni sociali.
Quando i conti di Castiglione giungono a Parigi nel 1856, Virginia -18enne al massimo del suo splendore- irrompe con successo nella società e nelle feste spettacolari del Secondo Impero.
In un mese avrà ai suoi piedi l’imperatore, la corte e la stampa. Cavour dietro le quinte l’aveva arruolata nelle fila della diplomazia e indicato le conquiste che avrebbero aiutato il suo paese.
Tra le trovate geniali della Contessa c’è l’uso sapiente della fotografia; intuì subito la portata delle immagini come mezzo ideale per valorizzare la propria persona e diffonderne il prestigio e l’importanza.
Affidandosi a Pierre –Louis Pierson, diede una svolta al genere fotografico del ritratto, inventando l’autobiografia fotografica come mezzo accattivante per narrare la sua vita incentrata sulla sua bellezza.

 

Eduard von Keyserling “La sera sulle case” -L’orma editore- euro 18,00

Torna ora in libreria questo romanzo pubblicato per la prima volta nel 1914, racconto raffinato della decadenza delle famiglie di sangue blu e proprietarie terriere. Stirpe alla quale apparteneva l’autore, il tedesco Eduard von Keyserling, nato nel 1855 e morto nel 1918, uno dei maestri del primo Novecento.
In questo romanzo il tema centrale è lo scontro generazionale; da un lato gli anziani che perpetuano regole e riti obsoleti, dall’altro lo spirito di ribellione dei giovani.
La trama gira intorno ad un fidanzamento e a un adulterio, usati per rappresentare il dramma di una generazione che cerca di sfuggire all’aria opprimente dei castelli di famiglia.
La baronessa Fastrade von der Wharte torna al castello di Paduren, e rientra nella schiera della generazioni dei figli dell’aristocrazia terriera della Curlandia (l’antica regione baltica dei cavalieri teutonici che corrisponde all’attuale Lettonia).
Keiserling descrive l’esistenza opaca e lenta degli anziani possidenti, che trascorrono le giornate tra scambi di visite, passeggiate, gite e battute di caccia. Dall’altro lato i giovani vorrebbero ribellarsi e anelano alla libertà.
Di fatto entrambi falliscono. I giovani protagonisti del romanzo detestano il passato e le tradizioni, ma nessuno di loro riesce davvero ad allontanarsi. Oppure tenta di prendere le distanze, ma poi viene massacrato dalla vita.

Un esempio è il destino della figlia del barone Port, Gertrud, che si trasferisce a Dresda con il sogno di diventare cantante, salvo poi rinunciare alle ambizioni artistiche e tornare sotto l’ala paterna.
Un altro casso è quello di Dietz che, anelando la ribellione, riesce solo a dilapidare al gioco il patrimonio di famiglia. Oppure Fastrade che se ne va per fare l’infermiera, poi rientra per prendersi cura del padre sul viale
del tramonto. Ma nessuno di questi giovani è capace di opporre una valida alternativa ai valori a cui vivono ancorati gli avi. Ed ogni personaggio sembra prigioniero di un preciso copione dal quale non riesce a fuggire.

Normanni, da Hastings a Torino. La saga dei Burdet

Nel 1066 alla battaglia di Hastings, immortalata nel celebre arazzo di Bayeux, tra i soldati del duca di Normandia Guglielmo che diventerà Guglielmo il Conquistatore, re d’Inghilterra, combattevano anche Hugo Burdet e suo padre Robert I Burdet di Rabodanges.
A Torino vive un discendente di quei Burdet vissuti quasi mille anni fa. Si chiama Carlo Alfonso Maria Burdet. Architetto, appassionato ricercatore storico, ha svolto studi e ricerche in molti archivi esteri, in Francia, Italia, Portogallo, in Vaticano e in Sud America. “Burdet, genti di Normandia, in Savoia tra XIV e XV secolo” è il suo ultimo lavoro riguardante l’antica dinastia normanna alla quale appartiene il suo casato. Nell’undicesimo secolo importanti famiglie normanne lasciarono i Paesi nordici per stabilirsi in altre regioni europee e tra queste dinastie vi era anche quella a cui appartiene Carlo Burdet. Per la verità già nel Mille scopriamo la patria dei Burdet in Normandia per trovare, nei secoli successivi, testimonianze sulla presenza di vari esponenti di questa famiglia in altri Paesi dell’Europa occidentale. Alcuni di loro erano impegnati nell’amministrazione della giustizia e nel notariato mentre altri si occupavano della riscossione dei tributi. Il cognome Burdet si trova nei primi documenti di storia anglo-normanna. Nel 1066, i Burdet, come detto, erano presenti nella battaglia di Hastings contro re Harold II e due anni più tardi Robert Burdet viene nominato Lord di Lowesby.
Questi eventi di novecento anni fa si svolgono in un contesto storico particolare in cui i normanni sono molto attivi non solo nel nord d’Europa ma anche nella nostra penisola e si mescolano con gli italici nelle terre meridionali dando vita a una lunga convivenza. È l’epoca, per esempio, in cui la contessa piemontese Adelaide del Vasto sposa il conte normanno Ruggero I di Sicilia sigillando un’alleanza tra aleramici e normanni. Gli Aleramici, famiglia feudale di origine franca, si è nel tempo molto ramificata creando numerose dinastie come i marchesi del Monferrato, i marchesi di Saluzzo e i marchesi di Savona. Un personaggio rilevante è Adelaide del Vasto, nata in Piemonte nel 1074, figlia dell’aleramico Manfredi II, fratello di Bonifacio del Vasto, marchese di Savona e della Liguria occidentale. Adelaide sposerà Ruggero I di Sicilia e sarà la madre di Ruggero II, re di Sicilia. Non solo i Normanni si recarono in Sicilia ma nella grande migrazione verso sud dell’XI secolo c’erano anche bretoni, fiamminghi, provenzali e appunto gli aleramici dell’Italia del nord. Una presenza confermata dagli studi sui cognomi siciliani e sulla toponomastica e fu proprio la contessa Adelaide ad incoraggiare questa immigrazione da nord a sud. Morto improvvisamente Manfredi, il fratello Bonifacio invia nel meridione d’Italia, appena conquistato dai normanni, i figli di Manfredi, tra cui Adelaide. A sancire l’alleanza tra aleramici e normanni fu proprio il matrimonio tra Adelaide e il granconte normanno Ruggero I d’Altavilla di Sicilia celebrato nel 1087 a Mileto in Calabria. L’effetto immediato di questa unione fu la fondazione di molti paesi e città in Sicilia con migliaia di persone provenienti da Piemonte e Liguria. La popolazione della parte centro-settentrionale dell’isola parla ancora oggi un dialetto simile al piemontese e quindi molto diverso dal siciliano. Ma torniamo allo studio di Carlo Burdet perché le notizie sulla sua famiglia non si fermano certo qui. Nel 1118 un altro Robert Burdet viene nominato conte di Tarragona da papa Onorio II mentre nel 1151 un William Burdet, fondatore del priorato di Aucote, torna dalla Terra Santa dove forse ha combattuto come crociato. Nel 1618 Thomas Burdet di Bramcote diventa Baronetto.
La presenza dei primi discendenti del casato negli stati transalpini è testimoniata dalle carte e nel 1403 Pierre Burdet viene nominato tesoriere generale del conte di Savoia in Piemonte mentre assistiamo al passaggio nelle terre lemaniche dei primi Burdet. “Fin dagli inizi del tredicesimo secolo il cognome Burdet potè comparire tra le Alpi e il Rodano nelle terre dei Savoia, signori già allora imparentati con gli anglo-normanni per via dei re d Borgogna. Le prime presenze dei Burdet in quest’area europea trarrebbero motivo proprio dagli spostamenti che i Conti di Savoia andavano facendo, non solo in Terra Santa al seguito delle Crociate, ma in Inghilterra dove mantennero contatti e spesso furono anche presenti di persona”.
Filippo Re
Le didascalie:
1 Carlo A.M.Burdet
2 Arme di antiche casate anglo-normanne
3 Vista del Castello di Chillon (Montreux) sul Lago di Ginevra
4 Pierre Burdet conti per la Castellania di Chillon (1415-16)

Il Dj di Manfredonia Carlo Zerulo rende omaggio a Gigi D’Agostino

 

Il Dj di Manfredonia Carlo Zerulo  rende omaggio a Gigi D’Agostino remixando uno dei suoi più grandi successi (Bla Bla Bla) singolo pubblicato sulla piattaforma YouTube. Dopo l’annuncio di Gigi D’Agostino della sua malattia, moltissimi fan e personaggi del mondo dello spettacolo hanno espresso la loro vicinanza, seppur virtuale, al noto artista. Non è tardata ad arrivare anche la solidarietà  della Puglia,  in particolare dal Dj manfredoniano Carlo Zerulo che dedica proprio al grande Gigi il suo remix.

Karma B, protagoniste della giornata di Eurovillage

Oggi al  Media Center Casa Italia di Eurovision 2022, nei saloni di Palazzo Madama, sono intervenute  le Karma B, protagoniste della giornata di  Eurovillage dedicata ai diritti Lgbtq+.

E’ il duo di drag queen più noto d’Italia. Si tratta di Mauro Leonardi e Carmelo Pappalardo, di origini siciliane.

(foto G. Prestipino)

Ivrea, una città in tasca

IvreaIntasca. Questo il titolo del progetto che ha coinvolto alcuni studenti delle classi terze e quarte degli indirizzi Turistico e Servizi Culturali e dello Spettacolo dell’I.I.S. “G.Cena” di Ivrea, di cui è Dirigente Scolastico il Prof.Ing.Enrico Bruno.

Gli studenti, dopo la fase di preparazione in aula curata dai progettisti della Street Art della cittadina eporediese e dall’ l”archeologa Lorenza Boni, hanno visitato i luoghi/monumenti della città cimentandosi come guide turistiche e come fotografi professionisti alla ricerca di angoli ricchi di storia e di arte più o meno noti. Gli obiettivi finali riguarderanno: la realizzazione di una mappa interattiva della città e la creazione di QRCode per uso educativo integrando così l’apprendimento in presenza e online; la realizzazione di brevi video in cui gli studenti dell’indirizzo turistico possono cimentarsi come guide turistiche. Ai QRCode saranno associati i video o l’immagine dei luoghi/monumenti visitati. I docenti responsabili dell’iniziativa sono: Marica De Giorgi, Silvia Causone, Giovanna Falbo, Chiara Broglia, Nicoletta Bonaccini, Lucia Martinet, Babuska Zarlottin.

Con Eugenio Allegri scompare prematuramente un attore di teatro di grande carisma

Era unico nella sua tenerezza

Una notizia che ha sicuramente profondamente rattristato e colto di sorpresa il mondo del teatro torinese e non solo è stata quella della scomparsa dell’attore e regista Eugenio Allegri a seguito di un malore improvviso, alla sola età di 66 anni.

Nato a Collegno e diplomatosi nel 1979 alla Scuola Galante Garrone di Bologna, Eugenio Allegri è stato attore e regista di riconosciuto talento e ha lavorato, tra gli altri, con artisti del calibro di Leo De Bernardinis, Dario Fo, Gabriele Vacis, Vittorio Franceschi e Leo Muscato. Il suo volto e la sua voce rimangono indissolubilmente legati all’interpretazione di “Novecento” di Alessandro Baricco, che ha portato in scena per oltre vent’anni sui palcoscenici italiani e europei.

Ma Eugenio Allegri non è soltanto legato al personaggio di Novecento, ma è  anche stato noto come Zio Vanja nell’omonimo dramma di Anton Cechov, su direzione di Gabriele Vacis. E fu proprio Gabriele  Vacis a sceglierlo anche per l’interpretazione dei Rustughi di Carlo Goldoni. Ha anche segnato profondamente l’esperienza del Teatro Settimo, interpretando il padre Capuleti di Romeo e Giulietta fino a quello di Fulgenzio di Goldoni e, oltre al personaggio di Novecento, anche quello di Cyrano, segnandone profondamente l’esperienza del teatro Settimo.

Il 2016 fu l’anno in cui Eugenio Allegri accettò la sfida di Dario Fo, per dirigere il giovane Matthias Martelli in una nuova apprezzata versione de “Il mistero buffo”, prodotta dal teatro Stabile di Torino. Nel 2017 fu tra gli interpreti  principali anche dell’adattamento teatrale de “Il nome della rosa” di Umberto Eco, su direzione di Leo Muscato.

Nel corso della sua brillante carriera è  stato riconosciuto unanimamente come l’erede della commedia dell’arte, che ha saputo sapientemente tramandare alle nuove generazioni, attraverso seminari, laboratori e entrando a far parte del corpo docente della Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino.

Ma Eugenio Allegri non è stato soltanto legato alla città di Torino. È  stato direttore artistico del Teatro Fonderia Leopolda a Follonica, la cui amministrazione comunale ricorda come un uomo gentile e pacato, capace, da sempre, di mettere a disposizione con generosità  il suo grande talento e la sua professionalità.  A Follonica ha contribuito all’affermazione del teatro Fonderia , facendolo rinascere.

“Un talento straordinario, professionista appassionato e acclamato – lo ricordano il Presidente del Teatro Stabile Lamberto Vallarino Gancia e il direttore Filippo Fonsatti”.

La sua è  stata una carriera lunga e fortunata, attraverso la quale è  stato  capace di esportare all’estero il nome del teatro Stabile, conquistando un pubblico internazionale, da Londra a Pechino e Shangai.

Eugenio Allegri è  stato, sicuramente, l’erede di un modo di recitare che aveva in sé caratteristiche derivanti da tanti film di Chaplin, quando questi interpretava Charlot e si ritrovava al centro dell’attenzione per qualche accidente. La sua qualità  peculiare era la grazia, che gli ha permesso di amare i clown e la commedia dell’arte, di saperli fare apprezzare al pubblico anche più giovane, è stato un maestro e esperto attore di teatro, che univa al carisma dei grandi personaggi la tenerezza di un personaggio, il suo, capace davvero di renderlo unico.

MARA MARTELLOTTA