CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 356

Il giorno di Shakespeare, il grande Bardo

Il 23 aprile è una data che potrebbe definirsi il “giorno del grande Bardo”. In quel giorno del 1564, nacque William Shakespeare e, nel medesimo giorno, cinquantadue anni più tardi, morì ( correva l’anno 1616) lasciandoci eredi di opere indimenticabili che lo immortalarono come uno dei più illustri drammaturghi e poeti d’ogni tempo.

Tutto accadde, l’inizio e la fine della vita del più grande bardo della Gran Bretagna,  nello stesso paese a nord-ovest di Londra, Stratford-upon-Avon. Ad essere sinceri sui suoi dati biografici c’è parecchia incertezza. Addirittura, il periodo successivo al matrimonio con Anne Hathaway (da cui ebbe tre figli: Susannah e due gemelli, Hamnet e Judith) viene definito dagli studiosi con il termine  “lost years”, gli “anni perduti”, per l’assenza di documenti certi sulla sua vita. Resta il fatto che il suo nome cominciò ad essere popolare in ambito teatrale verso la fine del Cinquecento, periodo a cui risalgono anche i primi poemi come  Venere e Adone e Il ratto di Lucrezia, e l’inizio dei Sonetti. La fama che lo ha fatto conoscere in ogni angolo del mondo è legata all’ampia produzione teatrale che conta circa 11 tragedie, 16 commedie e 10 drammi storici, pubblicate tutte nell’arco di un ventennio. Capolavori senza tempo, tradotti in tutte le lingue, assolutamente straordinari e ricchi di fascino al punto da rappresentare una parte fondamentale del repertorio classico universale: dal dramma storico Enrico VI (1588) alla commedia Sogno di una notte di mezza estate (1595), passando per le famose tragedie di Romeo e Giulietta (1594-1596), Amleto (1600-1602) e Otello (1604). Per non parlare poi  del Giulio Cesare o di Macbeth e la Tempesta. Shakespeare  contribuì, con le sue espressioni linguistiche entrate a far parte dell’inglese quotidiano, a innovare la lingua del paese su cui sventola l’Union Jack. Ma, a parte ciò che fece per la sua madrepatria, è il lascito culturale che ha arricchito la storia del mondo la sua enorme eredità che viene rappresentata con le opere in tutti i teatri e nei libri che vengono letti da milioni di appassionati “fans” del grande Bardo.

Marco Travaglini

Al teatro Astra è in scena “La stanza di Remo”

 

Prodotta dai Saveria Project e dal Teatro Piemonte Europa, una riflessione transgenerazionale sulla Resistenza

 

 

Andrà in scena da lunedì 25 a sabato 30 aprile prossimi al teatro Astra uno spettacolo di teatro civile firmato e prodotto dal collettivo artistico Saveria Project, insieme a TPE (Teatro Piemonte Europa), dal titolo “La stanza di Remo – I can’t breathe”. In questo lavoro teatrale, partendo dalle vicende di vita del partigiano Remo, si intreccia un racconto transgenerazionalesui temi della lotta e della Resistenza.

A partire dal lontano ’43 a Bologna e in Emilia Romagna molti giovani e ragazze decisero da quale parte stare, rinnegando l’inconsapevole infanzia da Balilla e entrando nelle fila della Resistenza. Tra loro ci furono anche Remo e le Staffette Lina Tinti e Germana Masi. Remo venne deportato e, come molti altri partigiani, oggi vive in una casa di riposo, un luogo di memorie e dimenticanze, uno spazio che è anche diventato simbolo di un passato che non vogliamo ricordare ma che, per fortuna, resiste alla rimozione .

“La stanza di Remo” diventa così il luogo in cui i ricordi di un partigiano, prigioniero politico nel campo di concentramento di Bolzano, si intrecciano con le esperienze di altre donne e uomini che hanno fatto la Resistenza. Ma si tratta anche di un contenitore di lotte, del passato e del presente, in cui a trovare spazio è il bisogno di giustizia dei ventenni afrodiscendenti, che si battono contro le discriminazioni razziali e di genere, esprimendo una rabbia personale, che diventa anche collettiva.

“Abbiamo  messo in scena – spiega Stefano Moretti, tra i fondatori del collettivo artistico e interprete –  in forma di drammaturgia l’incontro tra generazioni diverse, attuando un’ampia riflessione sulla memoria. Tutto parte dal desiderio di incontrare il partigiano Remo, di andarlo a trovare nella stanza in cui oggi vive, per farsi raccontare che cosa rappresentò  per lui la Resistenza. Non voleva essere semplicemente una commemorazione dei partigiani e della Resistenza ma, partendo dalla loro esperienza, ci siamo interrogati su chi siamo noi oggi. Abbiamo compreso anche alcuni di loro non avevano un’idea politica precisa, ma che aderirono alla Resistenza per seguire un desiderio di libertà, come reazione alle ingiustizie e ai soprusi. Molti di loro sono nati e cresciuti durante il regime, erano indottrinati, ma si sono ribellati. Quindi si può  essere critici e opporsi a ciò che non va bene. L’altro aspetto che ci interessava riguardava l’istruzione negli anni Trenta, durante la guerra in Etiopia, quale punto di partenza per una più  ampia riflessione sul razzismo, che pare endemico nel nostro Paese.

Tra gli attori Luca Carboni, Stefano Moretti, Giulia Valenti e Rebecah Commey, giovane attivista afrodiscendente di “Black Lives Matter Bologna”, che provano a portare questa stanza a teatro. Un rappresentante del pubblico potrà entrare in questoluogo sospeso e, con un dispositivo di realtà  aumentata, abiterà  no spazio che risulta essere non un unico luogo, ma un coacervo di memorie e storie.

Anticipa il debutto torinese dello spettacolo “Odio gli indifferenti- I can’t breathe”, l’installazione in realtà  aumentata, sempre curata dai Saveria Project, che sarà fruibile da sabato 23 aprile a venerdì  6 maggio prossimo dalle 14 alle 19.30 presso la Sala ‘900 del Polo del Novecento, in via del Carmine 14, con ingresso gratuito in occasione dell’anniversario della Liberazione, lunedì  25 aprile, dalle 9.30 alle 19.30.

La stanza del partigiano Remo, deportato nel ’45 nel campo di concentramento di Bolzano, diventa, così,  oggetto di una mostra interattiva in cui, attraverso l’ausilio di un tablet, oggetti, fotografie, libri, televisori e altri elementi si animano per narrare la vita quotidiana. Il visitatore che entra nella stanza potrà vedere comparire una realtà aumentata di altre immagini, ascoltando voci di donne e uomini che, come Remo, sono cresciuti sotto il fascismo e hanno lottato per la libertà.

La stanza raccoglie anche le testimonianze di chi ha vissuto il G8 di Genova e di chi oggi ha vent’anni ed è  nato in Italia da genitori immigrati.

L’installazione è presentata in collaborazione con il Polo del Novecento e il Museo Diffuso della Resistenza,  della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e delle Liberta, con il sostegno Comitato della Regione Piemonte.

MARA MARTELLOTTA

 

Teatro Astra

Orario spettacoli : ore 21.

Mercoledì ore 19

Info e biglietti www.fondazionetpe.it

Biglietteria Teatro Astra, Via Rosolino Pilo

Tel 011/5634352

Leggere al futuro. Il Maggio dei Libri 2022

A Ivrea, “Capitale italiana del libro 2022”, inaugurazione della XII edizione

Sabato 23 aprile, ore 11

Dove mai, se non a Ivrea, dal 16 febbraio scorso “Capitale italiana del libro 2022”, poteva tenersi la “prima” della Giornata Mondiale Unesco del libro e del diritto d’autore? Domanda retorica. E, infatti, sabato 23 aprile, alle ore 11, al “Teatro Giacosa” (piazza Teatro, 1) di Ivrea, prende ufficialmente il via la XII edizione de “Il Maggio dei Libri”, la campagna del “CEPELL – Centro per il libro e la lettura” (Istituto autonomo del Ministero della Cultura dipendente dalla Direzione Generale Biblioteche e diritto d’autore) che, fino al 31 maggio, invita gli appassionati di libri e lettura ad organizzare iniziative in presenza e in digitale ispirate al tema istituzionale “ContemporaneaMente. Leggere per comprendere”. Particolarmente soddisfatta, Costanza Casali, assessore eporediese alla Cultura: “La partenza del ‘Maggio dei libri’ da Ivrea è un segnale importante per la Città e segna una tappa importante dell’anno da Capitale. Vogliamo coinvolgere il ‘Cepell’ nella costruzione del ‘Manifesto per il futuro del libro’, il nostro grande obiettivo. L’avvio dei lavori coinciderà con il ‘Salone del Libro’, dove saremo presenti e faremo il passaggio di consegne con l’attuale Capitale, Vibo Valentia”.

Particolarmente allettante e ricco di grandi aspettative è il titolo che porterà sul palco al “Giacosa” di Ivrea, l’evento inaugurale di quest’anno: “Leggere al futuro”. Titolo che ben esprime “lo spirito – dicono gli organizzatori – di una campagna che oggi, come da oltre un decennio, semina e insieme raccoglie passione e buone pratiche nel nome della promozione della lettura”. E proprio guardando all’avvenire si apre questo appuntamento, con l’esibizione del “Coro dei bambini del Circolo Didattico di Zafferana Etnea”, diretto dal maestro Ata Pappalardo (in collegamento da remoto). Dopo i saluti di Stefano Sertoli, Sindaco del Comune di Ivrea, e Costanza Casali, Assessore alla Cultura, sono attesi gli interventi di Marino Sinibaldi, presidente del “Centro per il libro e la lettura”, Paolo Verri, coordinatore di “Ivrea 2022”, Gaetano Di Tondo, presidente dell’“Associazione Archivio Storico Olivetti” (in collegamento da remoto), e degli scrittori Alessandro Perissinotto e Donatella Di Pietrantonio (in collegamento, sempre, da remoto). A loro il compito di presentare i contenuti di questa edizione della campagna e il rapporto speciale con la “Capitale italiana del libro 2022”, nonché di offrire un incipit letterario attraverso la testimonianza di un’importante autrice del panorama narrativo contemporaneo. In chiusura, l’attrice e regista Laura Curino darà voce alla figura poliedrica di Adriano Olivetti: nella lettura di passi da sue memorie e scritti, in collaborazione con l’omonima “Fondazione”, rivivranno l’entusiasmo e l’energia progettuale di un imprenditore illuminato che il futuro seppe non solo sognarlo ma anche crearlo. E farlo vivere nel tempo. Attraverso esempi e prassi singolari, oggi purtroppo lasciate cadere, non di rado, nell’oblio.

g.m.

Nelle foto:

–       Ivrea, piazza Ottinetti

–       Costanza Casali, assessore alla Cultura Città di Ivrea

Poesia: parole due – divertissement sotto voce

L’ANGOLO DELLA POESIA

***

parole due divertissement sotto voce 

17 dicembre 1995passato a Sarzana

tornando da Tellaro, dopo il concerto di N. M. T.

vi pranziamo è un giorno di fine autunno,

inverno ormai prossimo, giornate corte

c’è altro oltre il brivido che il freddo

giornata chiara: suoni, profumi, bagliori

riuniti alla corte della brutta stagione

incipiente, potente prepotente davvero.

Ricordo i passi tutti, paiono in cresta,

il pasto, la trattoria, la ciotola di farro

al vento l’indicazione di Byron oscilla

Ancora lamica parla, dice, racconta

accento pistoiese e voce di soprano barocco

poca poesia in bocca, ma sui cartelli il poeta

poco ricordo altrimenti che per il liceo

la pagina di letteratura inglese e, intrigante,

una sua immagine in vesti d’Oriente, nullaltro!

Figura possente, tra muggiti di vento

onde infrante, e si fan salse le labbra

ma con il Lord-Poeta io che mai ho a fare?

i primi versi distanti, tanto senza scrivere sto

intermittente da sempre, imprevedibile, assente

ritrovato vicino, mio quel passato

tra fatti e misfatti qua è meglio tacere

poco Lord Byron ne sa … ma nel tempo

lontano, quanto? almeno mille anni!

dona antenati normanni a entrambi qua e!

Ma a Chillon nel sonetto George Noel Gordon

evoca il Cinquecento ma ben un secolo prima

Pierre Burdet l’antre, est en Savoie chatelain

altro più qui non dico ora mi taccio ... ma no?

non ritorno a Sarzana ora che l’estate avvampa

divampa a colori intensi il cielo che in mare si scioglie

blandisce le rocce e i cespugli del sentiero sottratto

da chi questa costa cavò piatta e alta ma certo no

no come? ma dove? e fermarsi? non dire? e perché?

se tra radici recenti c’è l’arsenale di Spezia e ci sono

tra loro distanti i parenti materni debaixo do Cruzeiro do Sul?

ché del bisavo brasiliano la cugina portò ai Federicimarchesi

di sangue un legame Gozzano? ma Gozzano chi? di Guido

una nonna d’Albaro, e i cugini di Genova .

Ora che tanto son stanco e troppo mi pesa viaggiare,

i croquis, scritti nell’anno in cui Mamma mo, se cari

per suoni, parole, e colori, almeno un poco li avrete

le mani battete con me, e grazie non poche ma tante da me!

                                        Carlo A. M. Burdet

START/Storia e ARTe a Saluzzo

La VI edizione dell’evento che mette insieme le diverse anime culturali di uno dei Borghi più belli d’Italia

Dal 22 aprile al 12 giugno

Saluzzo (Cuneo)

L’Arte contemporanea, l’Artigianato, l’Antiquariato. Il contemporaneo e l’antico insieme per mettere in mostra le multiformi sfaccettature artistico-culturali che sono anima viva, da sempre, della capitale dell’antico Marchesato (XII – XVI secolo) cui Saluzzo diede il nome. E dove ritorna con i profumi e i colori della primavera, “START/Storia e ARTe”, sesta edizione e manifestazione unica nel suo genere, in cui si proporranno al pubblico ( o, meglio, ai vari pubblici), per oltre un mese, la 45^ “Mostra Nazionale dell’Antiquariato”, l’84^ “Mostra Nazionale dell’Artigianato”, la 27^ “Mostra di Arte Contemporanea –  Saluzzo by PARATISSIMA” e la 44^ edizione del “Premio Matteo Olivero per l’Arte Contemporanea”. Tema di questa sesta edizione: “Ri-ABITARE”. Dicono gli organizzatori di “Fondazione Amleto Bertoni” e “Comune di Saluzzo” (direttore artistico Stefano Raimondi): “ Negli ultimi due anni, più che negli ultimi venti, tutti ci siamo trovati a fare e disfare le nostre case e le nostre vite, a costruire per poi ricostruire. Con la fine della pandemia sembra che sia ora di rendere tutto circolare, di fermare il tempo. Soprattutto, di imparare a riutilizzare l’immateriale che ci circonda”. Di scoprire eccellenze del passato e del presente, per lanciare uno sguardo più consapevole verso il futuro. Cuore vivo di “START” è, anche quest’anno, l’84^ edizione della “Mostra Nazionale dell’Artigianato” dal 22 aprile all’8 maggio. Oltre quaranta saranno gli artigiani e le ditte (dal centro di Saluzzo alle terre e valli del Monviso) che hanno deciso di raccontarsi a “START 2022” popolando con le loro migliori creazioni gli spazi aulici di Casa Cavassa (la “Casa dell’Artigianato”), il Porticato dell’Antico Palazzo Comunale e l’ex Convento delle Orsoline. Tantissimi i laboratori creativi per adulti e bambini, in particolar modo quelli sul feltro e per la valorizzazione dell’arte del “filare a mano” con il sostegno a donne e famiglie immigrate. “START” sarà anche occasione per dare visibilità alla formazione professionale svolta all’interno dell’istituto penitenziario “Rodolfo Morandi” di Saluzzo con uno spazio dedicato.  Infine, ritorna l’opera “partecipata”, una sorpresa ideata da “Casa di Carità” tutta da scoprire.

Importante novità per l’edizione 2022 sarà la curatela di “Paratissima per la 27^ edizione della Mostra di Arte Contemporanea – Saluzzo Arte”, dal 30 aprile al 22 maggio negli spazi restaurati, “ri-abitati” e restituiti alla collettività, de “IL QUARTIERE – Ex Caserma Musso” di Saluzzo. Antiche scuderie e cortili nati per ospitare soldati, dopo oltre 15 anni di lavori, si presentano per l’occasione come “polo socioculturale”, dove ospitare il lavoro di una trentina di giovani emergenti, ma anche di artisti più noti tra cui Davide Dileo, il Boosta storico fondatore della band dei “Subsonica”, che esporrà un’installazione sonora appositamente realizzata per “START”.

Dal 7 al 15 maggio, “Villa Belvedere ospiterà una dovuta retrospettiva dedicata al pittore saluzzese Nino Parola, a cent’anni dalla nascita, mentre il 25 maggio, nell’ambito della 44^ edizione del “Premio Matteo Olivero” (dedicato alla grande arte contemporanea), verrà presentata l’opera vincitrice di quest’anno “Dance First, Think Later” (da Samuel Beckett: “Balla prima, pensa dopo”) realizzata dalla salernitana Marinella Senatore e progetto – combinante senza limiti cinema e illuminazione, danza e partecipazione – che andrà a rendere unico il foyer del Cinema Teatro “Magda Olivero”.

Dal 13 al 20 maggio si terrà la 45^ “Mostra Nazionale dell’Antiquariato”. Curata da Franco Brancaccio l’esposizione, per la quarta edizione nella sede della “Castiglia Castello” dei Marchesi di Saluzzo, propone quest’anno anche uno sguardo all’antiquariato da giardino e la costruzione di uno spazio nel bellissimo cortile della Castiglia, i cui allestimenti saranno firmati dal grande architetto del paesaggio Paolo Pejrone.

Non mancheranno, infine, come da tradizione, dal 27 aprile al 16 maggio, le occasioni di confronto e sfida fra studenti del territorio, professori ed esperti sul tema dell’artigianato e dell’innovazione presso l’antico “Porticato dell’Annunziata”, negli spazi de “Il Quartiere” e dell’Esposizione Permanente dell’Istituto presso “La Castiglia”.

Da non perdere, infine, le tantissime iniziative programmate per meglio scoprire le Terre del Monviso: dall’esposizione en plein air di centinaia di “spaventapasseri” (un “ciciu” realizzato con i materiali più disparati) che animeranno, dall’1 all’8 maggio, il piccolo borgo di Castellar fino ai “Percorsi delle facciate dipinte: le ‘grisailles’ di Saluzzo” organizzati al “Monastero della Stella” (4 e 5 giugno) dalla “Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo”.

Calendario e programma completo su: www.startsaluzzo.it

g.m.

 

La Piccina Commedia Dante e i ragazzi tra educazione e ricreazione

MUSLI – Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia. Palazzo Barolo – Via Corte d’Appello 20/C -29 aprile – 26 giugno 2022

(Inaugurazione venerdì 29 aprile alle 17.30)

Piccolina, ma pur sempre “Divina”, la Commedia dantesca continua a far parlare di sé nell’anno che segue il “Dante 700” che ha celebrato i sette secoli dalla sua scomparsa. Lo fa con la mostra “Piccina Commedia – Dante e i ragazzi tra educazione e ricreazione”, progetto di ricerca sviluppato nel corso del 2021 dalla Fondazione Tancredi di Barolo in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e visitabile presso il MUSLI, Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia di via Corte d’Appello 20/C a Torino dal 29 aprile al 26 giugno 2022.

L’esposizione si propone di documentare la presenza di Dante e della sua opera nella produzione editoriale italiana destinata ai giovani nel periodo tra il 1850 e il 1950, sia nei libri di letteratura per ragazzi che nei testi scolastici.

4 passi nell’universo dantesco

La prima sezione del percorso è riservata a “Dante e la Divina Commedia in 100 anni di libri e periodici illustrati per ragazzi in Italia”. Il visitatore vi potrà esplorare quella suggestiva zona di confine tra letteratura popolare e per l’infanzia in cui convivono approcci divulgativi, educativi, didascalici e di colto intrattenimento, consistenti in traduzioni, adattamenti, versioni parodiche o umoristiche, testimonieranno anche l’esistenza di opere più o meno note al grande pubblico ma sempre dotate di spiccata intelligenza e creatività.

Sarà proposta una vasta e variegata iconografia utilizzata per avvicinare i giovani lettori al fascino del personaggio e della sua opera, soprattutto in epoche più recenti.

“Dante in Classe” è il titolo della seconda sezione della mostra; allestita in un’aula storica del MUSLI, presenta un’ampia selezione di libri, quaderni e materiale didattico di ogni genere che intende documentare la presenza del sommo Poeta nella scuola italiana del secolo scorso, un ambito specifico ancora poco conosciuto e frequentato. In questa selezione, spiccano la splendida litografia a colori di un manifesto didattico stampato da Paravia negli anni ’40 che raffigura uno spaccato dell’Inferno e rari pennini e inchiostri dedicati a Dante raccolti dal collezionista ed esperto calamofilo Stefano Lenti. Un ulteriore approfondimento tematico è dedicato alla presenza nella scuola della “Società Dante Alighieri” detta “la Dante”.

 

Dante, tra classicismo e contemporaneità

Il percorso, sospeso tra la tradizione iconografica dell’800 e del primo Novecento fino alla realtà aumentata, porrà in evidenza un approccio a Dante originale e capace di dialogare tra culture classiche e postmoderne: dalle illustrazioni del passato alle tavole contemporanee, fino alle creazioni tridimensionali rappresentate dalle “fotosculture” di Umberto Mastroianni, i pop-up di Massimo Missiroli e le visioni fantasy di Alfredo Podestà. A questi, si aggiungeranno alcuni progetti di libri animati destinati a grandi e piccini, realizzati nell’anno scolastico 2020/2021 dagli studenti dell’indirizzo “Design del Libro” del Liceo Artistico Passoni di Torino.

Tra gli artisti più significativi, spesso influenzati dalle archetipiche illustrazioni che Gustave Doré realizzò per la Divina Commedia nel 1861, vi sono Enrico Mazzanti, Antonio Maria Nardi, Piero Bernardini, Giovanni Battista Galizzi, Gustavino (Gustavo Rosso), Mario Zampini, Manfredo Manfredini, Tancredi Scarpelli e Corrado Sarri. Riguardo all’interpretazione moderna e contemporanea dell’universo dantesco, saranno protagonisti “Topolino all’Inferno”, con le celebri tavole realizzate da Guido Martina e Angelo Bioletto, rispettivamente sceneggiatore e disegnatore della celebre parodia disneyana, e un inusuale “Pinocchio” in viaggio nei gironi infernali, frutto della vivace immaginazione di Marco Corona.

La mostra in sintesi

Il Progetto di ricerca, sviluppato nell’arco del 2021 nell’ambito di Dante 700 Unito è stato realizzato dalla Fondazione Tancredi di Barolo. La mostra, allestita al MUSLI come integrazione del Percorso libro e del Percorso scuola, è curata da Pompeo Vagliani ed è corredata da una pubblicazione che raccoglie l’intero progetto di ricerca con saggi del curatore e di Luciana Pasino.

La mostra sarà visitabile negli orari di apertura del MUSLI (sabato e domenica ore 14.00-19.00) ed è inclusa nel costo del biglietto: intero 8,00 euro (gratuito per abbonamento musei, minori di 11 anni e ridotto 5,00 euro per possessori di Piemonte card).

Nel corso della mostra sono previsti eventi e attività laboratoriali di cui sarà disponibile a breve un calendario dettagliato.

Il MUSLI

Il Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia, è la principale emanazione della Fondazione Tancredi di Barolo. L’ente museale si propone di coniugare l’attenzione alle radici storiche “locali” con la storia dell’educazione e dell’editoria per l’infanzia della nostra Regione, senza perdere di vista la dimensione internazionale.

Arte a 33 giri: la cultura pop in 150 vinili in un nuovo esclusivo spazio espositivo, Musa

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Dal 15 aprile all’11 settembre lo Spazio Musa a Torino ospita una mostra dedicata ai vinili d’autore, Arte a 33 giri

Un viaggio nella storia della musica e nei capolavori dell’iconografia pop del Novecento che hanno rivoluzionato il concetto di disco come oggetto del desiderio. Miró, Warhol, Koons, Bausquiat, Haring, gli italiani Clemente, Paladino, Lodola, Pistoletto, Nereo Rotelli, D’Angelo, Zorio, e grandi fotografi come Araki, Mapplethorpe, Ghirri, illustratori quali Crepax, Manara e tanti altri uniti nel segno della musica. Curata da Vincenzo e Giorgia Sanfo, con la collaborazione di Alessandra Mammì, Red Ronnie, Sergio Secondiano Sacchi, l’esposizione raccoglie 156 vinili, sculture, dipinti, grafiche e documenti di un mondo ancora in buona parte sconosciuto al grande pubblico.
A fare da apri pista al filone delle Art cover spicca l’artista pop per eccellenza, Andy Warhol, che con l’iconica copertina realizzata per i Velvet Underground nel 1967 stravolse la concezione del contenitore del disco, regalandogli quell’allure totemica che ancora oggi cattura i collezionisti di vinili. Warhol iniziò fin dagli anni Quaranta il suo rapporto con la grafica dei dischi, per lo più di musica jazz e classica e nella mostra sono presenti quasi tutte le sue creazioni per la musica, per questo il percorso espositivo è godibile anche come viaggio nelle tappe evolutive della rivoluzione pop dell’artista. C’è anche la copertina di Loredana Berté “Made in Italy”, ritratto in bianco e nero della cantante, che viene accreditata a Warhol nel 1981, anche se si tratta del lavoro del fotografo Christopher Markos, che Andy accettò di firmare perché aveva conosciuto Loredana nel negozio Fiorucci di New York di cui era testimonial.
Alcune opere di Toulouse-Lautrec, antesignano degli artisti dediti alle illustrazioni musicali, aprono la mostra che si snoda in un percorso che dagli anni 30 arriva sino ai nostri giorni attraversando stili e movimenti dei più grandi protagonisti dell’arte, spaziando da Dalí a Saville, da Vasarely, ad Ai Wei Wei; George, Magritte, Schnabel. Tantissime le chicche, si passa dall’inconfondibile tratto di Banksy per “Think Tank” dei Blur al singolo “Without You” di David Bowie disegnato da Keith Haring, dalla Lady Gaga di “ArtPop” di Jeff Koons al ritratto di Elton John realizzato da Julian Schnabel per “The Big Picture”. Anche i grandi fumettisti si sono lasciati catturare ben volentieri dal mondo della musica: Andrea Pazienza per Roberto Vecchioni, Milo Manara per Lucio Dalla, Hugo Pratt per paolo Conte.
Diversi i documenti che ci trasportano nel cuore di progetti creativi che hanno stimolato gli artisti nel realizzare veri e propri capolavori come ad esempio la cover componibile pensata per l’album dei Talking Heads “Speaking in Tongues” realizzata da Robert Rauchenberg.
E ancora le importanti collaborazioni intercorse tra artisti e interpreti come ad esempio quella tra Rolling Stone e Andy Warhol o ancora tra Bruce Springsteen e Annie Leibovitz, gli incontri come quello tra Mario Schifano e Andy Warhol sino ad artisti come Ugo Nespolo, Enzo Cucchi o Joseph Beuys che hanno utilizzato il vinile come mezzo di divulgazione delle proprie riflessioni.
Una raccolta degna dei più grandi musei internazionali e con opere che raccontano, non solo l’aspetto figurativo, ma anche il lato creativo del mondo della musica con tutte le sue provocazioni e bizzarie in uno spazio espositivo unico. Lo Spazio Musa, situato in via della Consolata, a pochi passi dal Santuario della Consolata, è uno spazio culturale nato negli ultimi due anni, frutto di un’intelligente opera di restauro che ha consentito di rimettere in luce parti delle antiche vestigia della città. È una mostra che ha un doppio valore: non è solo un viaggio nell’arte pop musicale e figurativa, ma è anche un tuffo nelle architetture e nei segreti percorsi sotterranei di una città come Torino che non smette mai di sorprendere con le sue bellezze e i suoi tesori.

Giuliana Prestipino

 

 

Spazio Musa | Via della Consolata 11 / E

Orari mostra
dal martedì al venerdì e domenica 10:30-20:00
sabato 11:00- 21:00
chiusa il giorno di Pasqua
Ingresso € 10,00
Ridotto € 7,00
Ridotto Abbonamento Musei e AICS € 5,00
Per info/accoglienza/prenotazioni
spaziomusa.welcome@gmail.com

Armenia, terra senza pace, convegno e mostra al Polo del ‘900

Armenia, terra senza pace a est dell’alba” è il tema di un incontro organizzato dal Centro Federico Peirone di studi sull’islam che si terrà venerdì 22 aprile al Polo del Novecento in corso Valdocco 4/A alle 17,30.
L’Armenia è l’unica regione dell’area mediorientale-caucasica in cui il cristianesimo ha da millenni una presenza dominante. Una realtà che tuttavia l’ha sempre esposta a una difficile coesistenza con le aree confinanti a maggioranza musulmana. I conflitti che di tanto in tanto divampano con il vicino Azerbaigian ne sono un chiaro esempio. Ai problemi di convivenza religiosa e culturale si sono aggiunti quelli di natura geopolitica come nella recente guerra nel Nagorno Karabakh, piccola enclave armena cristiana, sostenuta dalla Repubblica armena, all’interno dell’Azerbaigian islamico. Il convegno intende evidenziare i problemi e le criticità ma anche indagare la storia, la cultura e le prospettive di una possibile convivenza pacifica con i vicini di quello che può essere considerato un avamposto europeo verso l’Asia caucasica. Ex Repubblica sovietica, l’Armenia è una nazione indipendente dal 1991, situata nel Caucaso meridionale, a cavallo tra Asia ed Europa. È una delle prime civiltà cristiane e ospita diversi luoghi di culto, tra i quali il tempio greco-romano di Garni, la cattedrale di Echmiadzin del IV secolo, sede della Chiesa armena e il monastero di Khor Virap, luogo di pellegrinaggio nei pressi del monte Ararat e vicino al confine con la Turchia. All’incontro interverranno docenti di storia, lingua e letteratura armena, turcologi, il console d’Armenia in Italia Pietro Kuciukian, il priore del monastero Mechitarista di San Lazzaro a Venezia, padre Hamazasp, e il responsabile per la chiesa armena d’Italia, archimandrita Tirayr Hakobyan. Introduce il dibattito Augusto Tino Negri, presidente del Centro Federico Peirone, che organizza il convegno insieme alla Fondazione Carlo Donat-Cattin. Al termine dell’evento verrà inaugurata la mostra fotografica “Armenia oggi, fra passato e futuro”, visitabile fino al 15 maggio con orario 10-18                                               fr

Io sono un jazzista ed altre storie

Si chiama ‘Io sono un jazzista ed altre storie’, edito per i tipi dei Melville di Siena ed è l’ultimo, ma soltanto per adesso, lavoro di Guido Michelone, ormai prossimo all’uscita in tutta Italia

E’ un romanzo, il sesto nato dalla penna di questo scrittore vercellese, laureato in Lettere a Torino, con una specializzazione in Scienze dello spettacolo all’Università Cattolica di Milano, dove è stato poi assistente volontario e docente a contratto. Attualmente insegna Storia della Musica Afroamericana al Master in Comunicazione Musicale sempre presso la Cattolica, che insieme ad altri ha fondato e Storia ed Estetica del Jazz al Conservatorio Vivaldi di Alessandria. Michelone non è però soltanto un autore di romanzi, anzi, oltre a numerosi saggi su jazz e cinema, vanta diversi testi tra cui monografie su Vasco Rossi, Fabrizio De Andrè, Zucchero, Enzo Jannacci, i Beatles, Miles Davis e una recente opera ‘Il Jazz e i Mondi’ di cui parleremo tra poco. Lo abbiamo incontrato recentemente a Vercelli per parlare della sua attività di scrittore, giornalista, saggista e romanziere.

Professore, partendo dalla fine, qual è la trama di ‘Io sono un jazzista’ ?

E’ un romanzo con sfumature comiche ambientato nella Milano dei primi anni Cinquanta, protagonista un giovane sassofonista, squattrinato, donnaiolo. Questo come gli altri non è rivolto ad una letteratura di consumo ma cerco di mettere nelle storie che raccolto qualcosa di nuovo a mio rischio e pericolo. Ci sono sovente dei ricordi del passato, dei ‘bei tempi andati’ come si dice, anche se qui non c’è niente di autobiografico.

 

Quanto c’è di Vercelli nei suoi romanzi ?

Le faccio un esempio. In un altro lavoro, ‘Parigi a Vercelli’ c’è la storia di una celebre regista francese che per poter lavorare tranquillo sceglie di arrivare in un posto dove non sia conosciuto ed approda a Vercelli. Qui, però, viene riconosciuto da una ragazza e nasce una storia d’amore … In questo ho citato ristoranti, caffè, locali cittadini per rendere omaggio alla mia città.

 

Dove lei vive …

Si vivo a Vercelli dove sono nato, ho studiato a Torino, lavoro da 40 anni a Milano.

 

Dove verrà presentato il suo libro ?

C’è un evento importante alla Casa Museo Alda Merini a Milano insieme ad una conferenza sulle canzoni della Merini il 12 maggio, poi ci saranno altre occasioni in Italia e in Piemonte, a Borgomanero, Santhià, in Valcerrina con LibrInValle.

 

Questo, però, non è l’unico suo libro uscito quest’anno ?

Due mesi fa, con Arcana, è uscito ‘Il Jazz e i Mondi’ legato alla diffusione del jazz in America, Africa, Asia e Oceania. E in autunno uscirà ‘Il Jazz e l’Europa’ dedicato al nostro continente. Dovevano essere un libro unico ma si è preferito sdoppiarlo perché è frutto, piuttosto voluminoso, di un lavoro di ricerca durato vent’anni i cui frutti sono pubblicati oggi.

Quindi un lavoro con un ampio spettro sulle nazioni del mondo intero …..

Ha toccato una sessantina di Paesi, in alcuni dei quali non si penserebbe mai che ci sia o ci sia stata una tradizione di jazz. Per fare alcuni esempi nell’Iran prima dell’avvento della rivoluzione khomeinista si suonava, nell’Afghanistan degli anni Sessanta vi suonò Duke Ellington, in Australia si suona jazz dalla notte dei tempi, in Africa dopo la decolonizzazione si è sviluppata una discografia autoctona più svincolata dalla tradizione afroamericana, il Giappone è un Paese di grandi collezionisti, il Festival più ricco è oggi in Cina a Shangai.

 

Anche il prossimo volume sul Jazz in Europa riserverà delle sorprese ?

Qui ho toccato quasi tutti gli Stati compresi Malta e città del Vaticano. La Chiesa Cattolica nel tempo ha aperto anche allo spiritual afro-americano.

 

Ha in cantiere altre pubblicazioni ?

Come romanzi per il momento no. Sotto l’aspetto della saggistica tornerò a scrivere un libro insieme al pianista jazz milanese Gaetano Liguori con il quale nel 1999 avevamo realizzato ‘Una storia del jazz’ che per la prima volta vedeva la collaborazione nella scrittura di un critico e di un musicista.

Adesso l’obiettivo è un libro che si occupi dei 200 dischi fondamentali di tutta la storia del jazz. Ci siamo divisi i compiti: Liguori si occuperà di quelli dalle origini sino al 1990, io di tutta la produzione contemporanea.

Da vercellese si è mai occupato delle bianche casacche della Pro Vercelli ?

Si in ‘La Mitica ProVercelli – Racconti di sport cultura bellezza’ un libro che ha una storia particolare, edito nel 2017 con la Banksville di Londra e realizzato a Charleston nel South Carolina, E’ un testo che parla in parte della Pro Vercelli e del calcio del Piemonte nell’epoca mitica, e in parte del calcio in generale e della storia delle maglie delle squadre.

 

Anche quest’ultimo argomento la vede piuttosto ferrato ….

E’ una passione. Qualche anno fa volevo partecipare proprio come esperto in maglie delle formazioni calcistiche al ‘Rischiatutto’, non a quello di Mike Buongiorno ma al remake condotto da Fabio Fazio nel 2016. Mandai la domanda, partecipai alle selezioni e non fu una passeggiata perché su 10mila aspiranti ne erano stati ammessi un 200 circa. Poi, però, la trasmissione che non aveva avuto un gradimento di pubblico come la serie originale degli anni Settanta, non proseguì e non se ne fece nulla.

 

Massimo Iaretti

Un quartetto per la Resistenza

Con Sara D’Amario Regia e musica dal vivo di François-Xavier Frantz

Teatro Silvio Pellico

Via Guglielmo Marconi, 1 – Bagnolo Piemonte (CN)

venerdì 22 aprile 2022, ore 21

Teatro Fonderie Limone

Via Pastrengo, 88 – Moncalieri

Domenica 24 aprile 2022, ore 18

Anfiteatro Beppe Fenoglio

Via Vinovo, 1 – La Loggia (TO)

venerdì 29 aprile 2022, ore 21

L’incasso della serata sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro Onlus

Due donne, due uomini, una sola protagonista. Sara D’Amario è l’interprete di Un quartetto per la Resistenza, monologo per la regia di François-Xavier Frantz. La storia, ambientata negli anni della Resistenza, inizia tra le montagne tra Barge e Bagnolo, passa per Moncalieri, per arrivare a Torino nei giorni della Liberazione.

Mattatrice assoluta è la torinese Sara D’Amario che qui si cimenta in 4 ruoli diversi.

La storia

In Un quartetto per la Resistenza, Sara D’Amario veste i panni di Maria Rovano, nome di battaglia Camilla, e di Leletta Oreglia d’Isola, due donne apparentemente agli antipodi per cultura e formazione politica. La prima è comunista e incarna il pragmatismo di una donna del popolo, la seconda è di famiglia nobile ed è cattolica, poetica e luminosa. In comune hanno il fuoco della libertà, sono testimoni della Resistenza e le loro voci, diverse ma complementari, compongono l’asse portante principale della rappresentazione. Le altre due presenze evocate da Sara D’Amario sono due uomini, anche loro molto diversi: Pompeo Colajanni, il comandante Barbato, e Aimaro Isola.

Il primo adulto, siciliano, carismatico, trascinatore, preparato dal punto di vista militare e strategico. L’altro è un adolescente, fratello minore di Leletta, che osserva tutto con sensibilità, profondità e passione; qualità che lo porteranno a scrivere Paesaggi Partigiani, a dare voce alla natura in modo poetico, pensandola come un essere dotato di una memoria propria e concreta, oltre a farlo diventare uno degli architetti più celebri d’Italia.

Aimaro Isola ha letto e registrato, proprio per lo spettacolo, diversi passaggi, battute significative, poetiche, struggenti.

Lo spettacolo sarà preceduto dalla proiezione del video della durata di 5 minuti dal titolo “I Dormienti”, sull’opera di Hilario Isola dedicata a Maria Rovano, Camilla e al comandante Barbato.

La lettura

Il senso allegorico di Un quartetto per la Resistenza è ben chiaro. François-Xavier Frantz e Sara D’Amario mettono in risalto che, in una particolare condizione storica, persone con sensibilità, cultura, provenienza radicalmente diverse e posizionate ai poli opposti della società italiana di allora, hanno saputo unirsi in nome di una causa fondamentale, vitale per tutti, lasciando un messaggio di speranza univoco e potente.

Ecco perché le loro parole delineano differenti modi per lottare per la pace, ma riescono a intendersi in termini di consapevolezza e di impegno in un momento di confusione storica. In altre parole, le voci di Camilla, di Leletta, di Barbato e di Aimaro offrono un messaggio dal valore inestimabile, senza barriere, senza limiti, vitale per tutte e tutti, in modo duraturo, fino a noi, fino ad oggi.

Gli Interpreti

Sara D’Amario è nata a Moncalieri e nel 1993 si è diplomata presso la Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, fondata e diretta da Luca Ronconi.

Si è perfezionata a New York con Susan Batson e Elizabeth Kemp; ha conseguito la laurea in Lettere Moderne, specializzandosi in drammaturgia presso l’Università degli Studi di Torino e a teatro è stata diretta, tra gli altri, da Luca Ronconi, Krzysztof Zanussi, Nanni Garella e Luca Zingaretti.

Per il cinema ha recitato in diversi film, tra cui Il ricco, il povero e il maggiordomo, La banda dei Babbi Natale, Il cosmo sul comò (con Aldo Giovanni e Giacomo), Caos calmo (con Nanni Moretti), Solo un padre (Luca Lucini), Colpo d’occhio (di Sergio Rubini), Assassini dei giorni di festa (di Damiano Damiani), La ragazza del lago (con Toni Servillo), Casomai (di Alessandro D’Alatri), Come diventare grandi nonostante i genitori (di Luca Lucini).

In televisione ha partecipato a molti sceneggiati, tra cui Le stagioni del cuore, Il commissario Nardone (nel ruolo di Rina Fort), Le tre rose di Eva (nel ruolo di Angela Corti), Non smettere di sognare, Distretto di polizia 8, Io ci sono (la storia vera di Lucia Annibali), L’onore e il rispetto, Sacrificio d’amore, I Topi, “Fratelli Caputo” di cui è la protagonista femminile accanto a Nino Frassica e Cesare Bocci, oltre alle soap opera Vivere e Centovetrine.

È in tournée con 4 One Woman Show: (XXn) SFUMATURE DI DONNE DI SCIENZA ( un monologo su 20 scienziate che hanno rivoluzionato il mondo), STORIE DI DONNE DI FUOCO E DI LUCE ( in cui racconta di alcune donne che hanno cambiato il loro destino e hanno acceso luci che non si sono mai spente nelle menti e nei cuori di tante persone), GREENMINDS (un viaggio intorno alla terra tentando di schivare le fake news), UN QUARTETTO PER LA RESISTENZA (la storia di 20 mesi di due donne e due uomini emblematici per la Storia del nostro Paese) e una commedia feroce NEGLI OCCHI DI MIA MADRE – IL MAMMONE sul trio più famoso del mondo: Mamma, Moglie e Mammone, tutti per la regia di François- Xavier Frantz.

È autrice di quattro romanzi: NITRO (Baldini Castoldi Dalai editore, 2009); UN CUORE XXL (Fanucci Editore, 2013) vincitore del Premio Sirmione per la Letteratura per Ragazzi; KIKKA (Fanucci Editore, 2014); MAGNETIC (Leggereditore, 2018) semifinalista Premio Bancarellino 2019.

 

François-Xavier Frantz è regista, attore e drammaturgo francese e vive in Italia da diversi anni.

Si è diplomato nel 1983 alla Scuola per Attori Le Cours Simon di Parigi e nel 1988 si è diplomato con lode in Arti Plastiche all’Accademia di Belle Arti di Metz (Francia). Nel 1993 ha partecipato a un seminario intensivo di regia condotto da Luca Ronconi, presso il Teatro Stabile di Torino.

Tra il 1983 e il 2004 ha lavorato come attore, regista teatrale, drammaturgo con alcuni grandi maestri, tra cui Anatoli Vassiliev (Russia), Jerzy Grotowski (Pontedera), Michelle Kokosowski – Académie Expérimentale des Théâtres (Francia).

Ha collaborato con Daisy Amias alla prima creazione mondiale di Phaedra (Seneca), Andromaca (Jean Racine) in lingua coreana a Seoul – Corea del Sud, e sull’adattamento di Nadja di André Breton; in seguito ha collaborato con Isabelle Janier sulla messinscena di diversi testi di Marivaux.

Tra le sue regie teatrali spiccano varie opere di Pasolini, Fassbinder, Georges Ribemont-Dessaignes, Tennessee Williams, Werner Schwab, Jean Genet, Edouard Dujardin.

Ha realizzato alcuni cortometraggi di fiction in lingua francese e italiana.

Tra il 2004 e il 2011 ha lavorato come produttore di lungometraggi per il cinema a livello internazionale presso Love Streams agnès b. Productions, Parigi. Dal 2011 lavora come attore, autore, regista e script doctor indipendente anche in Italia.

Partners e sponsor

Un quartetto per la Resistenza è una produzione dell’associazione Ancóra con il sostegno del Comune di Barge, del Comitato Resistenza e Costituzione, del Consiglio Regionale, della Fondazione CRT, in collaborazione con Constellation Factory, Polo del ‘900 e Istituto della Resistenza di Cuneo, l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, Comune di Moncalieri, Proloco di Moncalieri.