CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 323

“Torneranno i prati”, la Grande guerra raccontata da Ermanno Olmi

 

La vicenda si svolge nell’arco di una sola nottata, sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. I soldati, la cui postazione è sommersa dalle neve, sono spaventati e ormai privi di speranza: il prossimo attimo potrebbe essere il loro mentre i bombardamenti si susseguono senza tregua

 

Credo che la celebrazione del centenario della Prima Guerra Mondiale non abbia alcun senso se non chiediamo scusa per il tradimento di cui siamo stati colpevoli nei confronti dei giovani e dei milioni di morti in quel conflitto”.  Ermanno Olmi , classe 1931, usa parole dure parlando del suo “Torneranno i prati”. Un film che non è sulla guerra, ma su dolore della guerra. Ermanno Olmi, il grande regista bergamasco, classe 1931, che ha fatto la storia del cinema italiano con film come «Il posto» (1961) e «L’albero degli zoccoli» (1978) ha scelto di raccontare gli orrori della Prima guerra mondiale nella sua ultima pellicola. Il film è dedicato al padre («che quand’ero bambino mi raccontava della guerra dov’era stato soldato») e si basa proprio sui ricordi di quest’ultimo, come dichiarato dallo stesso Olmi.  La vicenda si svolge nell’arco di una sola nottata, sul fronte Nord-Est, dopo gli ultimi sanguinosi scontri del 1917 sugli Altipiani. I soldati, la cui postazione è sommersa dalle neve, sono spaventati e ormai privi di speranza: il prossimo attimo potrebbe essere il loro mentre i bombardamenti si susseguono senza tregua. Il senso dell’attesa, la paura di quanto potrà accadere da un momento all’altro, rende la pellicola ancor più straziante e drammatica: il nemico non ha volto, ma la minaccia è palpabile e incombente dal primo all’ultimo minuto.

In mezzo a spari, feriti e morti, rimane la bellezza del paesaggio montano circostante, la cui pace si pone in evidente contrasto con la guerra che la sta attraversando. Girato sull’Altopiano di Asiago, «Torneranno i prati» è un lungometraggio per non dimenticare coloro che sono caduti durante il conflitto: una pellicola in cui il regista mostra la terribile fine di quei soldati di cui si è persa, colpevolmente, memoria.  La fotografia, dalle tonalità seppia, trasmette al meglio la sensazione di un prodotto storicamente credibile, approfondito e curato in ogni dettaglio. Gli stessi suoni sono evocativi: quello dei campanelli sul filo spinato, il rumore assordante delle bombe, lo scandire delle vite attraverso il continuo e inesorabile rimbombo delle esplosioni in lontananza. La Storia, quella vera e sofferta, è fatta anche di ricordi materiali e non solo emotivi (quelli che invadono lo spettatore quando uno e più protagonisti fissano lo schermo in avanti, squarciando l’inquadratura, fissando la sala, come a urlare la loro “ingombrante” presenza nel ricordo di tutta la storia della nazione). Il maestro Olmi, con questa opera d’arte cinematografica, offre uno strumento di memoria e ricordo perenne dell’orrore della guerra.

 

Marco Travaglini

Una docufiction racconterà Vittorio Emanuele II e il Proclama di Moncalieri

Il Proclama di Moncalieri”

format: docufiction

durata: 30′ ca

conduttore: Bruno Gambarotta

regia e sceneggiatura: Lorenzo Gambarotta

Laura Pompeo, Assessore alla Cultura del Comune di Moncalieri, nell’intento di valorizzare il Castello, ha voluto e promosso, tramite la locale Pro Loco, un progetto che andasse oltre alla semplice e benemerita visita guidata, per raccontare la storia di alcuni dei personaggi che hanno abitato il Castello.

Vittorio Emanuele II (interpretato da Mario Bois) fece del Castello la sua dimora prediletta fin dalla sua infanzia e da qui emanò il Proclama di Moncalieri primo e drammatico atto di un regno che approderà all’Unità d’Italia.

La docufiction racconta la complessa e affascinante storia pre risorgimentale che, a partire dalla parabola di Carlo Alberto (interpretato da Paolo Tibaldi), attraverso i moti rivoluzionari, l’esilio a Firenze, gli intrighi di palazzo, arriva all’atto finale: la consegna, in seguito alla sconfitta di Novara, della corona al figlio Vittorio Emanuele.

In questi giorni sono in corso le riprese relative al periodo di formazione di Vittorio Emanuele e del fratello Ferdinando al Castello di Moncalieri.

I due giovani Principi (Tommaso Martino e Federico Robaldo) rispettivamente dai 10 e 12 anni fino ai 19, per volere del Re Carlo Felice furono sottoposti a un’educazione ferrea, affidata ad uno stuolo di precettori interpretati da Carlo Panero (Cesare Saluzzo), Paolo Corvo (André Charvaz) Giorgio Armando (padre Isnardi), Walter Lunetti (Ettore de Sonnaz) e governanti (Mascia Penna, Chiara Cuniato, Marta Chioatero).

Oltre a Carlo Alberto e ai suoi figli Vittorio Emanuele e Ferdinando, la docufiction farà rivivere molti altri affascinanti personaggi. Maria Adelaide, Maria Teresa, il Cancelliere Metternich, il Feldmaresciallo Radetzky, il Conte della Rocca, sono solo alcune delle figure che danno vita alle vicende che portarono all’emanazione del “Proclama di Moncalieri”.

La realizzazione della docufiction è resa possibile anche dalla virtuosa collaborazione di alcune associazioni di rievocazione (Gli Amici del Parco della Battaglia, La Bela Rosina et Soa Gent, etc) e del Museo Risorgimentale di Novara diretto dallo storico Paolo Cirri, che hanno permesso le riprese della battaglia di Novara.

Il progetto è finanziato dal Comune di Moncalieri e dalla Presidenza della Fondazione della Cassa di Risparmio di Torino (Giovanni Quaglia)

Aggiungerei anche che siamo molto orgogliosi di questo lavoro di Bruno e Lorenzo Gambarotta: si colloca lungo la linea della valorizzazione della storia e dell’identità del nostro territorio, nostra priorità.

“Le vicende del Proclama di Moncalieri meritavano senz’altro un approfondimento in forma di docufiction, per raggiungere un pubblico vasto e rendere giustizia alle scelte nel complesso lungimiranti prese da re Vittorio Emanuele II in un momento delicatissimo – sintetizza soddisfatta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – Il tutto sviluppato e girato, in una marcata condivisione di intenti con Fondazione Crt che ha concesso un finanziamento corposo, nei luoghi originali in cui si dipanarono le vicende. Vicende che portarono il re a firmare proprio qui, nel Castello di Moncalieri, il Proclama il 20 novembre 1849. Si tratta di una pagina di storia cui si guarda ancora oggi come un punto di svolta. Disponendo lo scioglimento della Camera dei Deputati e la convocazione di nuove elezioni, Vittorio Emanuele II aprì la strada alla successiva ratifica del trattato di pace con l’Austria e favorì l’imporsi di uno Stato nuovo, con un gruppo dirigente capace e una politica liberale solida. Va rilevato l’intento di Vittorio Emanuele di salvare un ancora fragile sistema costituzionale. La stagione che ne seguì portò in un decennio il re e il gruppo dirigente del piccolo Regno di Sardegna alla ribalta della storia nazionale, con l’unificazione dell’Italia nel 1861. Siamo molto orgogliosi di questo lavoro di Bruno e Lorenzo Gambarotta: si colloca lungo la linea della valorizzazione della storia e dell’identità del nostro territorio, nostra priorità”.

Le origini piemontesi di Fernandel 

Fernandel, il grande attore, cantante e regista francese che interpretò Don Camillo nei film tratti dalle opere di Giovannino Guareschi, nacque a Marsiglia l’8 maggio del 1903 da genitori piemontesi, originari di Perosa Argentina in Val Chisone.

Joseph Countandin e Désirée Bédouin, padre e madre di Fernand Joseph Désiré Contandin erano emigrati oltralpe in cerca di fortuna. Il suo cognome esatto era Coutandin, di origine occitana e abbastanza diffuso in quelle zone come in tutte le valli addossate alle Alpi italo-francesi. All’anagrafe però venne trascritto in modo errato, diventando Countandin. Come ricordava Aldo Molino su “Piemonte Parchi” nel marzo del 2014, in un articolo intitolato sul tema “risalendo da Pinerolo la valle percorsa dal torrente Chisone, oltrepassata Perosa poco oltre la rupe sulla quale svettano le poche rovine di un cupo maniero (il Bec Dauphin che sino al 1713 segnava in confine tra Savoia e Francia), un cartello stradale invita ad una digressione sulla sinistra informandoci che proprio da questi luoghi era originario il celebre attore francese Fernadel“. Per molto tempo, a ricordare le radici perosine del grande attore c’era solo un cartello stradale piuttosto originale: “Borgata Countandin – Maison des Parents de Fernandel”.Recentemente all’illustre valligiano sono state dedicate alcune iniziative (“Un certain sourire”, con due mostre – una dedicata al cinema e l’altra alla musica – dove sono raccolti documenti sulla vita artistica e personale di Fernandel) e sui resti della casa della famiglia Countandin,nell’omonima borgata di Perosa, è stata posta una targa commemorativa. Fernand Joseph Désiré Countandin salì per la prima volta sul palcoscenico a cinque anni, accanto al padre, un impiegato con la passione per il varietà che si esibiva nei teatri di rivista della Provenza.

Imparò così l’arte della vaudeville ma da giovane fece anche altri lavori per poter vivere. Fernandel agli inizi della carriera calcò le scene come cantante e caratterista nei caffé-concerto marsigliesi e nizzardi. Nell’aprile del 1925 si sposò e si narra che in quel giorno nacque anche il suo nome d’arte, quando la suocera esclamò, presentando il marito della figlia: “Voilà le Fernand d’Elle!”. Il debutto cinematografico risale al 1931 ma la vera svolta avvenne vent’anni dopo, nel 1951 , grazie alla serie di film incentrati sulla figura di Don Camillo, l’irascibile e sanguigno sacerdote della bassa parmense costantemente in lotta con il sindaco comunista Giuseppe Bottazzi (Peppone), interpretato da Gino Cervi. Fernandel si spense a sessantotto anni a Parigi, il 26 febbraio 1971. E’ sepolto nel piccolo cimitero Passynel XVI arrondissement, al margine ovest della capitale francese, sulla rive droite della Senna.

Marco Travaglini

Festival d’ Estate il 22 -23 e 24 luglio a Rivoli

Terminano gli appuntamenti dell’ estate in città.

E’ in programma, a chiusura del ricco calendario di appuntamenti che hanno regalato a rivolesi e visitatori giornate animate (tra cultura, divertimento e promozione del territorio), nei due mesi passati, un lungo week-end organizzato dalla Pro Loco.

“Abbiamo presentato un ampio programma alla Città fatto di musica, teatro, arte, sport e ogni anno cercheremo di ampliarlo sempre di più. La città di Rivoli è stata valorizzata per il suo patrimonio artistico e culturale nelle varie zone del territorio cittadino, penso ai tanti appuntamenti creati insieme alla Biennale d’arte moderna e contemporanea del Piemonte e all’Istituto Musicale Città di Rivoli Giorgio Balmas nei giardini di Palazzo Piozzo di Rosignano, ai vari percorsi turistici creati dal Consorzio TurismOvest. – afferma il Vice Sindaco Laura Adduce – Chiudiamo il calendario di quest’ Estate rivolese con una fantastica Mongolfiera in Piazza Aldo Moro e con tante altre attrazioni insieme agli amici della ProLoco sperando come sempre di rendere Rivoli una meta turistica.”

Dal 22 al 24 luglio questi gli appuntamenti in cartellone per il “Festival d’ Estate” organizzato dalla Pro Loco di Rivoli in collaborazione con Cuochi Master in piazza Aldo Moro.

Da venerdì 22 luglio, in piazza Aldo Moro, per tre giorni, ci saranno i gazebo di Cuochi Master per proporre ai visitatori Quality Street Food (cucine dal mondo e dalle regioni d’ Italia), le giostrine ed i gonfiabili per i bambini, le bancarelle degli artigiani e spettacoli.

Venerdì 22 alle 21 ci sarà lo spettacolo delle fontane danzanti e luminose.

La sera di sabato 23 luglio, la musica sarà protagonista con una Tribute band a Laura Pausini.

Sabato 23 e domenica 24 luglio sarà possibile salire sulla Mongolfiera e la sera della domenica un altro concerto con Tribute Band a Zucchero.

Il programma del San Gaudenzio Book Festival

A Ivrea a partire da oggi

venerdì 22 luglio

I Ore 10:15 Apertura e presentazione Festival, saluti istituzionali.
I Ore 10:30 – 12:00 Letture per disabili con la partecipazione di Gianpiero Perlasco e Anna Mattiello (curatrice e regista teatrale) tratte dal libro: “Gli affacendati in teatro…” edito da The Tree Factory della Cooperativa Pollicino. Il superamento del disagio e l’isolamento emotivo si possono affrontare con la gioia di entrare nella storia di un libro testimonianza. Osservando il mondo, da una prospettiva diversa da quella immediatamente visiva. Presentazione di libri tattili. (laboratorio sensitivo).
I Ore 16:00 Giovanni Cordero già docente Università “La Sapienza” di Roma – Università di Torino e critico d’arte, presenta: “Luminosa polvere d’oro”. Nel caos delle emozioni che dipingono la sua vita, il protagonista ci accompagna all’interno del riformatorio Beccaria e del manicomio di Collegno. Nel contesto sono raccontati i luoghi di clausura, i rituali assurdi, l’obbedienza cieca e la bieca disciplina.
I Ore 17:00 Dino Valle giornalista e blogger torinese presenta: “Brigate rosse. Colpirne uno per educarne 100”. Documenti, lettere e storia degli anni del terrorismo. Una ricostruzione asettica e non politica degli “anni di piombo”.
I Ore 18:00 Alfredo Bider autore e Paolo Trivero docente presso l’Università del Piemonte Orientale-Vercelli, presentano il romanzo storico vincitore del premio nazionale Images: “Aimone di Challant un Vescovo Eretico”. La fondazione del Santuario di Oropa attraversa la Città di Ivrea, il Canavese, il Biellese e la Valle d’Aosta.

I Ore 21:00 Ezia Bovo presenta: il dramma di Giuseppe Giacosa – “Una partita a scacchi” la celebre rappresentazione teatrale tratta dalla “Chanson de geste” francese. Parti di lettura verranno eseguite in abito medievale, a cura del Gruppo Storico Medievale del Canavese lj Ruset.

sabato 23 luglio
I Ore 10:45 La Libreria Garda e la Editrice Baima Ronchetti propongono il libro “Le fiabe di Guido Gozzano”. Presenta la curatrice prof. Rosanna Tappero. (Letture per ragazzi).
I Ore 15:00 Il direttore editoriale della Edizioni Pedrini, con Paolo Marengo illustratore e vignettista di satira, presentano: “Sospesi da Covid” Le storie di 22 uomini e donne sospesi dal posto di lavoro per Covid, che si raccontano, nelle proprie vicissitudini personali.
I Ore 16:00 Piero Abrate noto giornalista torinese, presenta: “Guida Piemonte: le grandi bellezze” il giornalista e scrittore torinese illustra in 15 itinerari, un Piemonte di grande bellezze: da Torino al biellese, dall’astigiano sino al Canavese. Una guida turistica aggiornata a colori e piena di fotografie, dove non mancano sorprese e luoghi “nascosti” da scoprire.
I Ore 17:00 L’autrice eporediese Marianna Giglio Tos presenta il romanzo storico “L’antica fiamma”. Misteri e complotti nascosti tra vecchie pagine e antichi affreschi, ci conducono nel primo Cinquecento, in un mondo ancora assoggettato alle credenze e alla religione.
I Ore 18:00 L’autrice Luciana Banchelli presenta: “Antologia di Salvator Gotta”. Nel libro sul grande autore canavesano del ‘900, una selezionata e ricercata serie di testi che descrivono magistralmente Ivrea e il Canavese.
I Ore 20:45 L’autrice Alessandra Ferraro, caporedattrice Tgr della Valle d’Aosta presenta: “Quel filo che ci unisce – Un padre e una figlia”. Un filo che si snoda e si riannoda, s’interseca, si ricongiunge, si rincorre lungo il cammino della vita. Un filo che neanche la morte può spezzare.

domenica 24 luglio
I Ore 10:45 Elisabetta Signetto presenta: “Storia e mito del Canavese a fumetti” con l’illustrazione delle tavole dedicate a San Gaudenzio, realizzate in collaborazione con gli studenti del Liceo Faccio di Castellamonte. (Consigliato ai ragazzi).
I Ore 17:00 Presentazione ufficiale del libro: “Ivrea e Il Castello del Conte Verde – La prima vita di un protagonista silenzioso e della sua Città” autrice: Silvia F. Battistello con la partecipazione dello storico dott. Fabrizio Dassano. Modera l’incontro il caporedattore della Sentinella del Canavese Claudio Cuccurullo. Nel contesto della presentazione sono invitati ad illustrare il progetto di recupero del Castello di Ivrea: Elisabetta Piccoli vice sindaco con delega al Patrimonio, l’Ass. ai Lavori Pubblici Michele Cafarelli, e il progettista Arch. Ezio Ravera. La presentazione verrà trasmessa in diretta streaming. Durante la presentazione sarà omaggiata la cartolina ricordo.
I Ore 18:15 Pier Franco Quaglieni direttore del Centro Studi Pannunzio di Torino, presenta il volume: “Doveri dell’Uomo” Omaggio a Giuseppe Mazzini nel 150 anniversario della sua scomparsa. Nel corso della presentazione sarà omaggiata ai presenti, la cartolina ricordo del 150 anniversario.
I Ore 20:45 Oreste Valente il noto attore piemontese presenta: “Innamoratamente O-Restando Dante – Performance casuale”. A teatro in San Gaudenzio. (tratto dal libro autobiografico, che ha ottenuto l’alto Patrocinio della “Società Dante Alighieri”.

I videogiochi “decima forma d’arte”

La Venaria Reale organizza una grande mostra che indaga i videogiochi come “decima forma d’arte” praticata da 3 miliardi di persone nel mondo, riconoscendo i profondi impatti nella società contemporanea di un comparto creativo ancora spesso percepito come un mondo di evasione ludica e mero passatempo. Ma è davvero così?

I videogiochi rappresentano un avamposto creativodove nascono idee e visioni, una meta forma d’arte in cui architettura, pittura, scultura, musica, arti performative, poesia, cinema, fumetto convivono dando vita a stratificati mondi collettivi.

Lungo le dodici sale del percorso espositivo delle Sale delle Arti, le tele digitali dei grandi maestri dei videogiochi entrano in dialogo con celebri capolavori del passato e del presente invitandoci a riflettere sulle nuove estetiche, culture, linguaggi, politiche ed economie del XXI secolo.

Per la prima volta al mondo si potranno ammirare le influenze dei grandi maestri del passato – come De Chirico, Hokusai, Calder, Dorè, Savinio, Piranesi, Kandinsky, Warhol ma anche vasi ellenistici del VI sec. a.C. – sulle estetiche di videogiochi come Ico, Monument Valley, Rez Infinite, Okami, Apotheon.

La convergenza tra immagine statica, immagine in movimento ed immagine interattiva è al centro dello spazio PlayArt che porta il visitatore a relazionarsi con artisti viventi come Bill Viola, Banski, Invaders, Cao Fai, Jago, Tabor Robak, il collettivo AES+F, Federico Clapis, che hanno attinto al linguaggio del (video)gioco per dar vita ad alcune delle loro opere materiche e digitali


La mostra è curata da Fabio Viola, game designer, docente, saggista e fondatore del collettivo artistico
Internazionale TuoMuseo, e da Guido Curto, direttore del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude.

DOVE
Sale delle Arti, II piano
QUANDO
da Venerdì, 22 Luglio 2022 a Domenica, 15 Gennaio 2023
COME

Ingresso:
biglietto per la mostra e biglietto “Tutto in una Reggia” .
Fino al 21 luglio è valida la promozione con biglietto a 5 euro (utilizzabile anche dai possessori della cartolina ricevuta allo stand della Reggia di Venaria presso il Torino Comics).

Consigliata la prenotazione on line.

 Per informazioni: tel. +39 011 4992333

CONSULTA LE MODALITÀ DI ACCESSO

Mitoraj a Ivrea. Mito e letteratura

Collocate nella centrale piazza Ottinetti ad Ivrea, due monumentali sculture dell’artista franco-polacco, innamorato dell’Italia

Fino al 27 novembre

Due giganti. Due giganti di superba, straordinaria bellezza. Incute perfino una sorta di reverenziale rispetto la coppia di sculture in bronzo, di imponente monumentalità (in cui la suggestione del mito si intreccia a cifre narrative di marcata impronta letteraria), che da giovedì 21 luglio e fino a martedì 27 novembre stazionano – suggestivo il colpo d’occhio – in piazza Ottinetti ad Ivrea. A realizzarle (una nel 2001, l’altra nel 2010) il grande Igor Mitoraj, nato nel 1944 a Oederan (poco lontano da Dresda) e scomparso a Parigi nel 2014, ma sepolto, per suo espresso desiderio, a Pietrasanta, la sua “Piccola Atene”, dove Mitoraj arrivò (dopo un irrequieto girovagare fra Parigi, New York, Messico e Grecia) nel 1979, innamorandosene a tal punto da stabilirvisi nel 1983, scegliendo come abitazione e atelier un vecchio laboratorio di marmo in disuso, che ristrutturò e che oggi rappresenta la sede di riferimento per la gestione e conservazione del suo immenso patrimonio artistico: l’“Atelier Mitoraj”, cui appartengono le due opere esposte oggi ad Ivrea, in occasione delle celebrazioni di “Ivrea 2022. Capitale Italiana del Libro”. Curata da Costanza Casali (assessore eporediese alla Cultura) e da Luca Pizzi (componente dell’ “Atelier Mitoraj”), l’esposizione, dal titolo emblematico di “Mitoraj a Ivrea. Mito e letteratura” mette in luce, sottolineano i curatori,  “il mito, punto di incontro tra la letteratura e l’arte, campo privilegiato del lavoro di Mitoraj. Il suo lavoro infatti affonda le radici nella tradizione classica e nel mito greco: una forma di resistenza, di difesa, di attaccamento ‘al bello’ che oggi rappresenta più che mai un messaggio di speranza”. Senza tuttavia escludere le voci, a lui più consone e vicine, della contemporaneità, di quell’arte post-moderna che in Mitoraj si concretizza attraverso l’interruzione, brutale ma voluta e ben studiata, di un singolarissimo lavoro plastico (busti maschili, soprattutto) in cui la figura si appalesa con arti e teste troncate: fratture che per l’artista alludono al mistero dell’antico che arriva a noi per frammenti, allusioni ed evocazioni. D’altronde, raccontava lo stesso Mitoraj, “un’opera d’arte non è mai finita”“La creazione – aggiungeva – è come il viaggio di Ulisse verso Itaca. La cosa più importante è quello che succede durante. Perché Itaca da sola non può dare molto”. La meta da sola non può dare molto. In mezzo c’è la sofferenza, i mille dubbi, il lavoro incessante. Fare arte, per lui, era come “costruire una muraglia cinese: mattone dopo mattone”. E sentenziava deciso: “Se un artista può sopportare tre giorni senza creare, significa che non è la sua strada. Se qualcuno non è convinto del suo cammino non è felice”.

Parole che trovano giusto e pieno riscontro nelle due sculture ospitate ad Ivrea: “Ikaria grande” (2001) ed “Hermanos” (2010), entrambe in bronzo. La prima, opera imponente di oltre sei metri d’altezza, si riferisce a uno dei miti che più hanno appassionato l’artista, quello del volo, che Mitoraj ha esplorato lungo tutto il suo percorso di ricerca: il volo di Icaro che è il volo negato all’uomo, con la surrealtà di quella mano, sbucata non si sa da dove né appartenente a chi, stretta alla caviglia del figlio di Dedalo e Naucrate, per impedirgli inutilmente di compiere il “folle volo”. “Hermanos”, invece, affronta il tema dei gemelli, “diversi e uguali, desti e sognanti, separati ma comunque per sempre uniti”. Ad Ivrea, alla sera dell’inaugurazione, è stato anche ricordato, attraverso l’esecuzione di famose arie d’opera, da parte di un pianista e di un tenore, il grande lavoro compiuto in ambito teatrale da Igor Mitoraj che curò le scenografie e i costumi di varie opere liriche, dalla “Manon Lescaut” “Tosca” per i teatri della “Fondazione Puccini” all’“Aida” e alla “Messa da Requiem” di Verdi per i “Giardini di Boboli” a Firenze e, nel 2013, per il Centenario della “Fondazione dell’Arena di Verona”. La scelta di Ivrea per questa mostra e per un artista ospitato in spazi immensi come la “Valle dei Templi” ad Agrigento o la “Piazza dei Miracoli” a Pisa o ancora, nella retrospettiva del 2016, nel sito archeologico di Pompei,  “è motivata – sottolinea Luca Pizzi dell’‘Atelier Mitoraj’ – dal forte legame del Maestro con il mito e il mondo classico, che è alla base della letteratura. Riflettere su questo aspetto, in quest’anno in cui Ivrea è ‘Capitale Italiana del Libro’ è sicuramente importante, così come lo è porre in dialogo l’arte e la letteratura, due ‘mondi’ della cultura strettamente legati tra loro”.

Per ulteriori info: www.ivreacapitaledellibro.it

Gianni Milani

Nelle foto di Luisa Morussi:

–       “Ikaria grande” e “Hermanos” collocate in piazza Ottinetti

–       “Ikaria grande”, bronzo, 2001

–        “Hermanos”, bronzo, 2010

Torino e i suoi musei. Palazzo Madama

/

Con questa serie di articoli voglio prendere in esame alcuni musei torinesi, approfondirne le caratteristiche e “viverne” i contenuti attraverso le testimonianze culturali di cui essi stessi sono portatori. Quello che desidero proporre sono delle passeggiate museali attraverso le sale dei “luoghi delle Muse”, dove l’arte e la storia si raccontano al pubblico attraverso un rapporto diretto con il visitatore, il quale può a sua volta stare al gioco e perdersi in un’atmosfera di conoscenza e di piacere.

1 Museo Egizio
2 Palazzo Reale-Galleria Sabauda
3 Palazzo Madama
4 Storia di Torino-Museo Antichità
5 Museo del Cinema (Mole Antonelliana)
6 GAM (Galleria d’Arte Moderna)
7 Castello di Rivoli
8 MAO (Museo d’Arte Orientale)
9 Museo Lombroso- Antropologia Criminale
10 Museo della Juventus

 

3 Palazzo Madama

Ci si vede “al Cavallo”. Negli anni più alternativi della mia adolescenza, uno dei luoghi di ritrovo più gettonati per gente “strana” era proprio sotto il massiccio cavaliere a dorso del suo fiero destriero, parte del ben più ampio monumento memoriale, dedicato al Generale Emanuele Filiberto e ai caduti della prima guerra mondiale, che si innalza dietro Palazzo Madama.
Ecco, facciamo conto di esserci dati appuntamento lì, ora dirigiamoci verso la meta di oggi: una rilassante passeggiata all’interno e all’esterno del peculiare edificio di Palazzo Madama.
Siamo nel cuore pulsante di Torino e la regale costruzione è una perfetta sintesi architettonica di duemila anni di storia della città. Le origini dell’edificio risalgono all’età romana, nel I sec. d.C., la costruzione sorge infatti sulle fondamenta delle porte di accesso alla città , in corrispondenza del decumano maximo di Augusta Taurinorum. Due torri incorniciavano quattro grandi aperture ad arco, destinate all’entrata e all’uscita dall’urbe, verso est e verso Roma.  Nel corso del Medioevo la porta fu trasformata in fortilizio e adibita a funzioni difensive, fino alla ristrutturazione promossa da Filippo d’Acaia nei primi decenni del XIV sec., quando l’edificio prese le forme di un vero e proprio castello, con due nuove torri addossate a quelle romane e un cortile interno porticato.
Incorporata nella costruzione è la Porta Decumana, risalente al I sec. d.C. e inizialmente formata da due torri di sedici lati che delimitavano quattro ingressi ad arco: due centrali per i carri e due laterali per i pedoni.

All’inizio del XIII sec. la Porta Decumana fu inglobata in una struttura difensiva addossata esternamente al muro romano, chiudendo le arcate di attraversamento. La nuova porta per il passaggio pubblico, Porta Fibellona, è ancora oggi visibile lungo la scala che porta al piano fossato. È l’unica porta medievale di Torino sopravvissuta agli ampliamenti della città. È costituita da un arcone a doppia ghiera laterizia, impostato su sostegni in pietra di recupero. L’arco a tutto sesto imita il modello della vicina porta romana inserendosi in un contesto di rinascita e riutilizzo dell’antico.
Alla fine del XIII sec. il castello di Porta Fibellona passa al ramo dei Savoia d’Acaia. Nel 1317 Filippo I d’Acaja avvia un radicale intervento di ricostruzione del vecchio edificio ridimensionando la funzione militare a vantaggio di quella di rappresentanza. Fa innalzare due nuove torri di pianta quadrata accanto a quelle romane e realizza una struttura porticale intorno al cortile centrale. Giacomo d’Acaja fa abbattere le abitazioni di alcuni privati che confinavano con l’edificio verso la città, ampliando la piazza davanti al castello.
Tra il 1402 e il 1418 il principe Ludovico d’Acaja raddoppia i volumi del castello di porta Fibellona, e associando alle antiche funzioni di difesa quelle di residenza cortese. Si costruiscono nuove torri verso levante collegate al piano terra dall’ampia «sala magna bassa» (sala Acaia) ritmata da quattro pilastri centrali di sostegno. Nella corte trecentesca viene tamponato il porticato verso nord per ricavare una nuova sala ( sala Staffarda).Il capomastro piemontese Giacomo da Santhià realizza una torre ottagonale con scala a chiocciola elicoidale (viretum) che serviva per collegare i diversi piani del castello.

Nel 1638 Cristina di Francia, diviene reggente dello Stato a seguito della morte del marito Vittorio Amedeo I di Savoia ed elegge il vecchio castello Acaia a sua stabile residenza di rappresentanza. Elemento cardine della campagna di lavori da lei promossa fu la copertura dell’antica corte medievale a cielo aperto. Questo spazio viene trasformato in un salone voltato su pilastri di pietra di Chianocco, e viene ricavata una grande sala per le cerimonie al piano nobile. In seguito progetta il riallestimento e la decorazione delle stanze del suo appartamento con affaccio privilegiato verso piazza castello. La grande balconata diviene lo scenario per assistere alle feste e alle pubbliche cerimonie promosse dalla corte, tra cui l’Ostensione della Sindone.
Il castello divenuto palazzo fu l’oggetto di protagonismo della seconda Madama Reale: Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Nel 1688 inizia il rinnovamento della decorazione degli interni e tra il 1718 e il 1721 l’architetto Filippo Juvarra porta a termine la nuova facciata e lo scalone. Si tratta di esigenze di nuove funzionalità cerimoniali: l’angusta scala a chiocciola situata nella torre sud dell’antico castello Acaia era inadeguata alle nuove necessità e non all’altezza di un apparato di accoglienza degno della duchessa. L’interno dello scalone viene ideato da Juvarra come una scenografia costruita in un unico grande spazio aperto e permeabile alla luce.

Dopo questa lunga spiegazione si è fatta l’ora di entrare. A questo punto ci si imbatte nel celebre e scenografico scalone, definito uno dei capolavori dell’architettura europea, realizzato tra il 1718 e il 1721 per volere di Maria Giovanna Batista di Savoia-Nemours da Filippo Juvarra, (Messina, 7 marzo 1678 – Madrid, 31 gennaio 1736), architetto e scenografo italiano, uno dei principali esponenti del Barocco, che operò per lunghi anni a Torino sotto le direttive di casa Savoia.
Impossibile non immaginarsi regali e sfarzose sfilate su e giù per quei gradini antichi ed eleganti, abiti ingombranti, guanti leggeri che si appoggiano al mancorrente marmoreo, un continuo cicaleggio che non si discosta poi molto dall’odierno brusio insistente di turisti e visitatori. Mentre sono così sognante, una maschera gentilmente mi ricorda le mie origini plebee, e mi indica la biglietteria sulla sinistra, lontana dallo storico ingresse regale, da sempre precluso alla gente comune.

All’interno, la collezione è divisa in Arti decorative, (sala delle maioliche e delle porcellane, la Sala Atelier, la Sala Vetri); Barocco, (percorso cronologico e stilistico delle collezioni tra Sei e Settecento presentato negli antichi appartamenti delle Madame Reali); Gotico e Rinascimento, (sculture, dipinti e oggetti preziosi realizzati tra XIII e XVI sec. Quattro secoli di cultura figurativa piemontese dall’arte gotica al Rinascimento); Medioevo, (percorso cronologico sullo sviluppo stilistico e iconografico della scultura piemontese in pietra dal dodicesimo al tredicesimo secolo).
Una volta entrata, mi rendo subito conto che la meraviglia va ricercata nei lussuosi ambienti, più che negli oggetti esposti, seppur preziosi e particolari.
Degni di nota sono gli stalli lignei del coro provenienti dall’Abbazia di Staffarda (Cuneo), mirabilmente intagliati ma maestri artigiani purtroppo ignoti. A colpirmi sono le bislacche creature che si sporgono dagli stipiti e si affacciano minacciosi verso i visitatori; si tratta di creature fuoriuscite dalle pagine dei “Bestiari”, testi particolarmente diffusi in epoca medievale, contenenti brevi descrizioni di animali (reali e immaginari), accompagnate da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia. L’origine remota di questi libri, che oggi hanno importanza più che altro storica, è da ricercarsi, per il mondo occidentale, in antichi volumi, come l’opera greca “Il Fisiologo” (cioè “lo studioso della natura”) che offriva l’interpretazione degli animali e delle loro caratteristiche in chiave simbolica e religiosa (quindi, per esempio, il leone, re degli animali, è associato a Cristo).

Prima di perdermi tra le belle sale ai piani superiori mi imbatto in quella che forse è l’opera più nota contenuta all’interno del Palazzo: “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina, databile al 1476, opera di cui colpisce l’acutezza psicologica dello sguardo, l’ironica bocca sorridente e il realismo dei dettagli anatomici.
Proseguo per il mio percorso e decido di perdermi tra le sale riccamente adornate, come la Sala delle Feste o quella delle Quattro Stagioni e con grande forza d’animo mi costringo a non toccare i preziosi broccati che ricoprono le pareti. La residenza è senza dubbio un gioiello architettonico, prezioso e minuziosamente decorato, come dimostrano tutte le aree che lo costituiscono: la luminosa veranda e il Gabinetto Rotondo, chiamato anche “Stanza dei Fiori”, alle cui pareti sono appesi i ritratti della famiglia reale.
Numerose sono le mobilie che mi accompagnano nella passeggiata museale, firmate Piffetti, genio ebanista parigino, abilissimo nell’utilizzare materiali assai complessi da lavorare, come l’avorio. Eppure tra le molte realizzazioni del maestro artigiano, una mi colpisce profondamente, si tratta del modellino di un planetario, realizzato tra il 1740 e il 1750, detto anche “orrery”, dall’inglese Charles Boyle, che fece realizzare il primo strumento di questo genere nel 1704. Si tratta di un modello meccanico che riproduce la configurazione del sistema solare come era conosciuto all’epoca e i moti dei pianeti e dei loro satelliti intorno al Sole. Il cerchio esterno è articolato in tre registri, di cui due sono divisi in 360 parti con i dodici simboli dello zodiaco e uno centrale che scandisce i 365 giorni dell’anno.

Nel prezioso oggetto la scienza si mescola alla superstizione e alla magia, quasi una graziosa provocazione che invita i visitatori a riflettere sull’impossibilità di dividere nettamente realtà e misticismo.Ed è proprio con questo pensiero che mi avvio a concludere la visita, ma prima di uscire “a riveder le stelle” mi accingo a prendere l’ascensore panoramico, che porta fino ad una delle torri: da qui mi affaccio sulla bella Torino, vedo l’elegante collina e le montagne che si sfumano all’orizzonte, Palazzo Reale è illuminato dal sole che al tramonto si tinge di rosso, le persone passeggiano, corrono, si aggirano frettolose. Forse, come me, stanno per tornare a casa e, dopotutto, “la casa di ogni torinese è il suo castello.”

Alessia Cagnotto

Continua l’estate dei Musei Reali

/

 Conferenze, laboratori, aperture speciali e concerti ai Musei Reali: tante occasioni per trascorrere momenti di approfondimento culturale e svago tra Giardini Reali e Teatro Romano.

 

Giovedì 21 luglio alle ore 17, nuovo appuntamento con il ciclo di conferenze “Chiamata alle ArtiVite parallele. Storie di uomini e animali”. Tema dell’incontro Esporre l’esotico. Dal serraglio dei Giardini Reali al Museo di Scienze Naturali, a cura di Luca Ghiraldi, referente delle collezioni ornitologiche del Museo Regionale di Scienze Naturali, in dialogo con Elisa Panero, curatrice archeologa dei Musei Reali.

Per informazioni: Chiamata alle Arti – Vite parallele. Storie di uomini e animali – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Venerdì 22 luglio, dalle 19.30 alle 23.30, apertura straordinaria del Museo di Antichità – Galleria Archeologica e Teatro Romano – e della Galleria Sabauda, Sezione Maestri del Rinascimento in Piemonte (ultimo ingresso ore 22.45). Tariffa di ingresso speciale a 5 Euro. Alle ore 19.30 visita tematica “Roma a Torino” curata da CoopCulture; ingresso+visita: 10 Euro. 

Per la rassegna Torino. Crocevia di sonorità, alle ore 21, nel Teatro Romano suoneranno i Reeds Sax Quartet del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. Ingresso riservato ai visitatori dei Musei Reali, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Per informazioni: Aperture serali e concerti estivi ai Musei Reali. Torino Crocevia di Sonorità – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Sabato 23 luglio, Palazzo Reale sarà la cornice della celebrazione dei 200 anni della Scuola Allievi Carabinieri di Torino della Caserma Cernaia a cui parteciperà anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dalle  8.30, da via Cernaia prenderà il via la parata degli Allievi Carabinieri che, dopo aver percorso via Pietro Micca, si raduneranno in piazza Castello. Nella piazza, dopo l’intrattenimento musicale della Banda dell’Arma, alle 11 avrà inizio la cerimonia di giuramento solenne degli Allievi del 140° corso formativo.

Per informazioni in merito agli accessi e alle modifiche della viabilità consultare il sito ORGANIZZA LA TUA VISITA – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

I Giardini della Cavallerizza Reale sono nuovamente aperti al pubblico. Il patrimonio verde del museo ritorna completamente accessibile grazie a iniziative e attività gratuite, rivolte a bambini e famiglie, realizzate in collaborazione con Xké? ZeroTredici, società consortile vincitrice della manifestazione d’interesse per l’assegnazione del servizio di valorizzazione dei Giardini della Cavallerizza. Le modalità di accesso e il programma degli appuntamenti sono pubblicati sul sito dei Musei Reali al link Racconti Reali. Un’estate per giocare con la cultura nei Giardini della Cavallerizza – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Le attività con CoopCulture

Sabato 23 e domenica 24 luglio alle ore 11 e alle 15.30, appuntamento con Benvenuto a Palazzo. Le guide e gli storici dell’arte CoopCulture vi aspettano per condurvi in una visita guidata alla scoperta delle sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un itinerario per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia.

Costo dell’attività: 7 Euro oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (13 Euro ordinario, 2 Euro da 18 a 25 anni, gratuito under 18). Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

È possibile prenotare una visita ai percorsi speciali dei Musei Reali:

– venerdì 22 e domenica 24 luglio alle ore 16, visita all’appartamento della regina Maria Teresa, al Gabinetto del Segreto Maneggio e alle Cucine Reali;

– sabato 23 luglio alle ore 16, visita al secondo piano di Palazzo Reale.

Costo delle visite speciali: 20 Euro ordinario (13 Euro per Abbonamento Musei).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Le mostre in corso ai Musei Reali

 

Fantasmi e altri misteri – Fumetti in mostra. Fino a domenica 11 settembre, nello Spazio Scoperte al secondo piano della Galleria Sabauda, è visitabile la mostra Fantasmi e altri misteri – Fumetti in mostra. L’iniziativa del Ministero della cultura Fumetti nei Musei, in collaborazione con Coconino Press-Fandango, è stata realizzata per avvicinare i ragazzi al patrimonio artistico italiano. Le tavole originali della graphic novel “Io più fanciullo non sono” della fumettista e vignettista Lorena Canottiere, ispirata alla figura del Principe Eugenio di Savoia-Soissons, sono presentate con alcune opere dei Musei Reali legate al condottiero collezionista, con una selezione di lavori dei fumettisti che hanno partecipato al progetto e si sono confrontati con il tema del mistero e dei fantasmi. L’ingresso alla mostra è compreso nel biglietto dei Musei Reali. 

Informazioni: Fantasmi e altri misteri. Fumetti in mostra – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali, curata da Stefania Dassi e Carla Testore, è la proposta con cui fino al 16 ottobre i Musei Reali intendono creare un percorso di visita innovativo nel quale le tecniche e i linguaggi dell’arte contemporanea dialogano con la cornice dell’antica residenza. Il percorso si snoda in parte nei Giardini Reali, elemento fondante dell’identità del museo, nonché prezioso luogo d’incontro e di socialità per cittadini e turisti. Le opere popolano non solo l’esterno, ma anche alcune sale di Palazzo Reale, Armeria e Galleria Sabauda per stabilire rimandi e connessioni tra le sculture e gli animali raffigurati nelle opere che costituiscono il patrimonio dei musei. Gli artisti in mostra sono Paolo Albertelli e Mariagrazia Abbaldo, Maura Banfo, Nazareno Biondo, Nicola Bolla, Stefano Bombardieri. Jessica Carroll, Fabrizio Corneli, Cracking Art, Diego Dutto, Ezio Gribaudo, Michele Guaschino, Luigi Mainolfi, Gino Marotta, Mario Merz, Pino Pascali e Velasco Vitali.

L’ingresso alla sezione della mostra nelle sale dei Musei Reali è compreso nel biglietto ordinario. Accesso gratuito per la sezione ospitata nei Giardini Reali. Informazioni: Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Le novità digitali

Tra le novità che accompagnano la visita ai Musei Reali, l’inedita applicazione di gamification MRT Play è disponibile gratuitamente sui principali store. Ideata dai Musei Reali in collaborazione con Visivalab SL e il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito del bando SWITCH_Strategie e strumenti per la digital transformation nella cultura, l’applicazione di realtà aumentata offre una nuova esperienza di fruizione innovativa e accattivante, per approfondire la conoscenza delle opere della Galleria Sabauda attraverso giochi e indovinelli, in compagnia di personaggi storici e professionisti della cultura.

 

Per visitare Palazzo Reale, la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità con curiosi personaggi pronti a raccontare le loro coinvolgenti storie è disponibile l’Audioguida Kidsrealizzata dai Servizi Educativi dei Musei Reali in collaborazione con CoopCulture. Lungo il percorso sono presenti dei QR-code da scansionare per ascoltare gratuitamente le tracce audio pensate per i giovanissimi visitatori, per un’esperienza di visita coinvolgente e divertente (età consigliata: 5/12 anni).

 

La Biblioteca Reale

La Sala Lettura della Biblioteca Reale è aperta il lunedì, dalle 8.30 alle 18.30, da martedì a venerdì dalle 8.30 alle 15.15 e il sabato dalle 8.30 alle 13.30: le consultazioni devono essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it e indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta. Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina Orari e modalità di apertura della Biblioteca Reale – Musei Reali Torino (beniculturali.it).

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

Ogni venerdì di luglio, il Caffè Reale resterà aperto anche dalle 19.30 alle 23 in occasione della rassegna Torino. Crocevia di sonorità.

 

Museum Shop

Per rimanere sempre aggiornati sulle pubblicazioni dei Musei Reali e per dedicarvi un pensiero, il Museum Shop è aperto.

È disponibile anche online Musei Reali (shopculture.it).

 

Dal 1° aprile 2022 per l’accesso ai percorsi museali non è più richiesto il Green Pass (D.L. 24/03/2022 n. 24, art. 7).

La mascherina chirurgica è raccomandata lungo i percorsi di visita, mentre il dispositivo di protezione FFP2 resta obbligatorio per partecipare agli eventi in luoghi chiusi.