Con la riscoperta delle piazze per i concerti, come piazza San Carlo a Torino
L’edizione di Mito Settembre Musica 2023 si estenderà per sedici giorni, con meno appuntamenti rispetto alle scorse edizioni, a causa del budget ridotto messo a disposizione, ma riporterà le note nella centrale piazza San Carlo a Torino.
Le location cittadine scelte saranno tredici, tra cui il Conservatorio, l’Auditorium, teatri, ma anche il Tempio Valdese, la Scuola Holden e il ritorno di piazza San Carlo, sabato 9 settembre con Stefano Bollani e l’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino in concerto.
Milano e Torino saranno unite nei luoghi simbolo della loro storia, l’inaugurazione alla Scala con l’Orchestra del Teatro Regio e la chiusura all’Auditorium del Lingotto con la Filarmonica della Scala.
Mito 2023 si svilupperà dal 7 al 23 settembre prossimi, con la configurazione della ripetizione di tutti i concerti torinesi a Milano e viceversa. Il Conservatorio ospiterà un quarto degli eventi.L’inaugurazione è doppia, con replica a Torino all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto, l’8 settembre prossimo, con la proposta del musical di Leonard Bernstein “Wonderful Town”. Il brano, presentato in forma di concerto, narra di due sorelle originarie dell’Ohio giunte a New York per cercare fortuna.
Sarà eseguito sotto forma di concerto dall’Orchestra e Coro delTeatro Regio. Le musiche di Clyne, Gershwin e Dvorakillumineranno di magia piazza San Carlo, con l’orchestra Nazionale della RAI condotta da Juraj Valcuha e Stefano Bollanial pianoforte. Risuoneranno in piazza San Carlo le note della Rapsodia in Blu di Gershwin e quelle della Sinfonia del NuovoMondo di Dvorak, costituendo un momento davvero emozionante per gli spettatori.
Nel programma sono presenti conferme quali i recital per pianoforte, la presenza di importanti orchestre e solisti quali Ivo Pogorelich e Alexandre Tharaud.
Vivranno molte capitali in musica, come la Buenos Aires del tango e di Piazzolla, con Richard Galliano impegnato al bandoneon, la Russia di Tchaikovsky e Dvorak, con la RoyalPhilarmonic Orchestra diretta da Vasily Petrenko e Julia Fischer al violino ; la Praga nella sua versione popolare di Smetana e Dvorak, con la Filarmonica della Scala, una Parigi reinventata dal concerto per due pianoforti e Orchestra scritto da Bryce Dessner e eseguito dalle sorelle Labeque.
La chiusura sarà affidata venerdì 22 settembre all’Auditorium RAI del Lingotto, con la Filarmonica della Scala guidata da Andres Orozco Estrada e al partecipazione del grande virtuoso del violoncello Mario Brunello in un programma di serata, tutta praghese, sarà rappresentato da due brani di Dvorak, il Concerto per violoncello e orchestra e la Settima Sinfonia.
È “Città” il tema di questa edizione del Festival Mito Settembre Musica, in programma dal 7 al 22 settembre prossimi. Sarà un viaggio musicale che si apre al mondo grazie a musica di eccellenza, coinvolgendo il pubblico in una fruizione sempre più condivisa.
“La musica classica – spiega il direttore artistico Nicola Campogrande, al suo ultimo mandato – appartiene al mondo. I compositori la inventano in qualche luogo, il pianoforte, il tavolo da lavoro, in capitali quali Vienna o Parigi, Mosca o Napoli, Praga o New York.
Gli interpreti viaggiano e fanno conoscere i brani, diffondendoli, e talora capita che l’origine di una partitura, la sua storia e la città in cui è nata vengano messe in secondo piano. Quest’anno Mito Settembre Musica si muove idealmente raggiungendo molte altre città del mondo, costruendo percorsi, lanciando sfide in cui la bellezza deve sempre essere goduta dal vivo, partecipi e coinvolti, emozionati nel segno dell’eccellenza, della qualità e dell’immaginazione”.
“Lo schema del Festival – spiega la presidente Anna Gastel – rimane lo stesso delle passate edizioni, con concerti a Milano e Torino con prime esecuzioni e brani più conosciuti; artisti nazionali e internazionali, che hanno creato un vero e proprio Festival nel Festival”.


Al centro del Santuario una lapide pavimentale ricorda che lì sotto, un tempo lontano, venivano seppelliti i defunti ma quello era anche un passaggio segreto, una sorta di galleria che, secondo la tradizione popolare, collegava il tempio alla chiesa parrocchiale di San Bartolomeo e al cinquecentesco castello della famiglia Della Rovere. È il Santuario di San Desiderio, primo patrono di Vinovo, posto all’interno del cimitero. Ed è per questo motivo che non è facile trovarlo aperto e per vederlo bisogna approfittare di alcune ricorrenze religiose come la festa patronale alla fine di agosto o di qualche evento particolare. Con un po’ di fortuna è anche possibile contattare il custode che aprirà il portone. Comunque sia, anche se fa parte del cimitero ed è sovente chiuso, è un santuario molto caro ai vinovesi. Le notizie più antiche si trovano nei documenti dei Conti della Rovere e risalgono al Duecento anche se a quell’epoca la chiesa era molto più piccola ed era la sede della parrocchia di Vinovo. Ma c’è anche un’altra leggenda che aleggia intorno al santuario ed è quella che ricorda che sull’antica strada che da Moncalieri portava a Piobesi sorgeva un pilone votivo dedicato alla Madonna Addolorata. Per la rabbia di aver perso al gioco, un ragazzo, transitando da quelle parti, lanciò una pietra contro l’immagine della Madonna dipinta sul pilonetto e un rivolo di sangue cominciò ad uscire dal suo viso. La notizia fece velocemente il giro del paese e centinaia di vinovesi accorsero sul luogo del “miracolo” e da allora il ritratto della Madonna continua ad essere venerato. San Desiderio fa bella
mostra di sé in mezzo a due angeli nella lunetta in ceramica sul portale della chiesa. Un altro “miracolo” si può considerare il fatto che il Santuario e la cittadina furono risparmiate dai pesanti bombardamenti della II guerra mondiale e la stessa Vinovo fu posta sotto la protezione della Madonna Addolorata. Una ricca collezione di ex voto, tra cui uno che ricorda il passaggio intimidatorio dei bombardieri sopra Vinovo, è conservata in chiesa. L’edificio religioso fu costruito nel Settecento sulle rovine della cappella originaria di San Desiderio eretta attorno al pilone votivo per conservare l’immagine della Madonna. La cappella era molto diversa dal santuario che vediamo oggi, molto più piccola, non ancora circondata dal cimitero e isolata in mezzo alla campagna. Nel Quattrocento la sede parrocchiale fu trasferita da San Desiderio alla chiesa di San Bartolomeo, patrono di Vinovo. San Desiderio fu ristrutturato più volte nel Settecento e nel 1820 fu edificato il cimitero attorno alla chiesa. Filippo Re





Le Case è un borgo sperduto della Maremma toscana, lontano da tutto ma non dalla guerra che nel ‘43 imperversa sull’Italia e sul mondo intero. Il freddo assoluto di quell’inverno, la solitudine e la generale diffidenza degli abitanti di questo posto, fanno da sfondo al seminario estivo del vescovo che
Finire a raccogliere le rape. Questa la minaccia (sarà poi una minaccia davvero?) che incombe sulla vita di Alice, e che in qualche modo fa da sfondo a tutti i passi, cadute, decisioni che colorano questo romanzo, sgargiante nei contenuti come nella copertina targata Edizioni e/o, casa editrice da sempre particolarmente attenta ad autrici e personaggi femminili. Sembrano scorrere in un lampo gli anni che si snodano, quasi inconsapevolmente, e accompagnanoquesta ragazza che deve fare la rivoluzionaria, in un contesto, quello degli anni ’70, in cui di rivoluzione parla ogni cosa. E allora Alice si divincola, viaggia, si riavvicina e pian piano capisce cose, mostrando a sé e a noi le sue piccole trasformazioni.