CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 30

MiTo per la città”: un quintetto di ottoni all’ospedale Mauriziano

MiTo per la città”: un quintetto di ottoni all’ospedale Mauriziano Martedì 10 settembre, dalle ore 14,30, l’Atrio Turati dell’ospedale sarà l’insolita sede del tradizionale concerto destinato ad operatori e pazienti Martedì 10 settembre 2024, nell’ambito di “MiTo per la città”, dalle ore 14,30 l’Atrio Turati dell’ospedale Mauriziano di Torino ospiterà il quintetto di ottoni Aeris Taurinensis, che si esibirà in concerto per operatori e pazienti dell’ospedale. Anche quest’anno l’ospedale Mauriziano di Torino sostiene MiTo, il Festival Internazionale della musica che anima per tutto il mese le città di Torino e Milano. Aeris Taurinensis è un quintetto di ottoni figlio della Scuola di musica d’assieme per fiati di Guido Campana ed è formato da Igor Cessario e Giuseppe Ulloa (trombe), Stefanbo Carleo, Michele Cetino e Luca Loliva (tromboni). Il quintetto eseguirà musiche di Johann Sebastian Bach, Johann Cristoph Pezel, John Williams e Jeremiah Clarke. Gli eventi realizzati da MiTo nelle strutture sanitarie sono realizzati con l’obiettivo di integrare gli ospedali nel tessuto urbano e dare la possibilità a chi si trova nella struttura ospedaliera di partecipare alla vita culturale della città, sentendosi parte della collettività anche in momenti particolari della propria vita.

“La donna serpente”, Noseda dirige a MiTo

Concerti martedì 10 settembre MITO

 

Alle ore 20 di martedì 10 settembre, all’Auditorium RAI Arturo Toscanini, Gianandrea Noseda torna a dirigere la Filarmonica TRT, con la musica di Alfredo Casella per “La donna serpente”, uno dei titoli più significativi della sua esperienza alla guida musicale del Teatro Regio di Torino. I frammenti sinfonici, nell’opera di Casella, vengono rappresentati fra i lamenti dell’americano George Walker, dedicato alla nonna Melvina King, testimone di un’epoca in cui la schiavitù ancora vigeva negli Stati Uniti. A completamento del concerto, la Settima Sinfonia in la maggiore op.92 di Beethoven, definita da un illustre estimatore come Richard Wagner come “una danza delle sfere a misura d’uomo”.

La Settima Sinfonia fu composta da Beethoven tra il 1811 e il 1812. Con la nuova concezione del ritmo che domina tutta la composizione e un nuovo, inedito equilibrio formale, la Settima si presenta come un’innovazione straordinaria nell’ambito della Sinfonia beethoveniana, e pone le basi di una vicenda musicale che porterà alla Nona, aprendo da quel momento le porte a tutta la sinfonia romantica. La prima esecuzione pubblica fu organizzata l’8 dicembre 1813 nella Sala dell’Università di Vienna in una serata a beneficio dei soldati austriaci e bavaresi feriti nella battaglia di Hanau dell’ottobre precedente. Da quella prima esecuzione, il secondo movimento della Settima, il celebre Allegretto, ottenne un successo strepitoso, e se ne dovette dare il bis, circostanza che si sarebbe ripetuta in ogni esecuzione dell’opera mentre il compositore era ancora in vita.

A eseguire il concerto sarà la Filarmonica TRT diretta da Gianandrea Noseda. Fondata nel 2003 su iniziativa dei professori d’orchestra del Teatro Regio di Torino, la Filarmonica TRT ha consolidato la propria posizione tra le migliori orchestre del panorama europeo, riconosciuta come istituzione di riferimento per la versatilità con cui sperimenta l’incontro tra la musica “colta” e altri generi quali il jazz, le colonne sonore e la musica popolare. Dal 2004, insieme al Teatro Regio di Torino, realizza la stagione sinfonica de “I Concerti”, inserendosi nella programmazione con proposte inerenti al proprio eclettismo musicale. Il 2024 segna una tappa importante nella storia dell’Orchestra, che festeggia i primi vent’anni di attività. Infatti il primo marzo 2024 la Filarmonica 900, in seguito divenuta Filarmonica TRT, debuttava con il suo primo concerto sul palco del Teatro Regio di Torino. Numerose le attività che la vedono protagonista neii festival internazionali, quali MITO Settembre Musica, il Berlioz di Côtes Saint André, il Programma Basf, lo Stresa Festival e il Ravello Festival. Preziose le collaborazioni con Yutaka Sado, con il quale è stato portato avanti l’importante lavoro di esecuzione dell’intero corpus di Šostakovič, del quale sono state eseguite due sinfonie: Ocenas e Under the Trees Voices, e con Gianandrea Noseda, che è stato direttore musicale dal 2015 al 2019, recentemente nominato Direttore Emerito. In campo didattico l’orchestra realizza “Obiettivo Orchestra”, master in collaborazione con la scuola APM di Saluzzo con classi strumentali e di direzione d’orchestra, e il progetto “Esperienza Orchestra” dedicato al perfezionamento della formazione di giovani musicisti selezionati attraverso audizioni, all’interno della Filarmonica TRT e sotto la guida di tutor orchestrali. Noseda è riconosciuto come uno dei più importanti direttori d’orchestra della sua generazione, tanto che nel 2023 una giuria di critici musicali tedeschi gli ha attribuito il prestigioso “Oper! Award” come miglior direttore d’orchestra. Egli vanta un rapporto storico con Torino, avendo esordito con la sua prima produzione lirica come direttore nell’ottobre 2007, dirigendo il Falstaff, e poi inaugurando la stagione del Teatro Regio con il Requiem di Verdi.

Per quanto riguarda la Sezione MITO per la città, al Teatro Vittoria, alle ore 18, verrà eseguito “L’incanto musicale di Orfeo”, musiche del Cinquecento, e “L’humana fragilità” da parte del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Il Conservatorio Guido Cantelli di Novara, con Jyura Okawa al pianoforte, eseguirà musiche di Franz Liszt, Sergej Rachmaninov e di Maurice Ravel.

Presso The Heat Garden, alle ore 18, promosso da Iren, si terrà un concerto su musiche di Bach e di Marin Marais con Roberto Bevilacqua alla viola da gamba e Silvia Musso all’arpa.

Gli ultimi biglietti numerati per il concerto di Noseda sono disponibili al prezzo di 15 Euro.

 

Mara Martellotta

A Bardonecchia la Corale CorOulx con il concerto “Ritratti ”

Al Palazzo delle Feste nell’ambito dei festeggiamenti per i 70 anni della Pasticceria Ugetti

Tra gli appuntamenti di fine estate a Bardonecchia, sul prestigioso palco del Teatro al Palazzo delle Feste, si è esibita sabato sera in questo fine settimana appena trascorso la Corale CorOulx, nota realtà canora dell’Alta Val di Susa, con un concerto dal titolo “ Ritratti “ sotto la direzione artistica del Maestro Davide Motta Frè, evento questo presente nell’ambito dei festeggiamenti per il settantesimo anniversario della nascita della famosa Pasticceria Ugetti. Un’imperdibile serata, quando già l’autunno ha iniziato il suo percorso, con i suoi cieli che perdono di intensità ed il profumo di sottobosco che si fa più intenso: è questa l’atmosfera che si vive a Bardonecchia in questi giorni.

” Ritratti ” è una carrellata di musiche di famosi compositori, scelte ed armonizzate dal Maestro Motta Frè, una serie di brani famosi che ha fatto compiere un salto indietro nel tempo al numeroso pubblico intervenuto, divertito ed entusiasta e trasportato in un viaggio a ritroso tra i cantautori più noti con personaggi realmente esistiti ed altri di fantasia raccontati in musica e parole. Da Bartali di Paolo Conte a Peter Pan di Enrico Ruggeri, da Caruso di Lucio Dalla ad Alice, personaggio di fantasia di Francesco De Gregori senza dimenticare Cerutti Gino di Giorgio Gaber per poi ricordare anche i Beatles con Eleanor Rigby e naturalmente Fabrizio De Andrè con Geordie e altri ancora, tutti virtualmente presenti in una serata di grande successo. Il Coro, che annovera un ricco repertorio di musica leggera, dal pop al rock, al gospel è nato nel 2019 a Oulx da un piccolo nucleo gospel originario e sotto la direzione artistica del Maestro Davide Motta Frè, alla guida di ben cinque cori in Piemonte, ha preso vita e si è sviluppato ed oggi si compone di ben trentatré elementi, tutti dilettanti, simpatici, bravissimi e generosi della loro voce, con la passione comune per la musica ed il canto. Come ha sottolineato il Direttore artistico nella presentazione della serata si tratta di un gruppo di appassionati con all’attivo già vari concerti con più repertori da lui curati e ciò che li contraddistingue rendendo unico questo Coro, è il legame di profonda amicizia instaurato tra di loro sia nell’ambito artistico che nella vita e ciò fa la differenza anche nei risultati sul palco.

 

Il progetto del Maestro è ambizioso e punta a raggiungere i cinquanta elementi e per questo ricorda che sono aperte le iscrizioni a CorOulx di cui oggi è attiva anche la pagina Facebook. Il 2024 è un anno speciale per la Pasticceria Ugetti, un’eccellenza che da Bardonecchia ha saputo farsi conoscere ben oltre i confini della Val di Susa, raggiungendo i palati più esigenti e l’apprezzamento dei tantissimi affezionati clienti presenti in tutto il mondo grazie alla grande passione, al talento e alla creatività del Maestro del Gusto Franco Ugetti che, affiancato dalla moglie Marina e dai figli Davide e Andrea, ha saputo portare avanti una tradizione di famiglia che prese le mosse nel lontano 1954 da Papà Terenzio, a sua volta già figlio d’arte, e da Mamma Luciana. Nel cuore della Perla delle Alpi, nella centralissima Via Medail ha sede il famosissimo laboratorio e relativo negozio, una dolce e amata boutique del gusto, dove la famiglia Ugetti continua a mettersi in gioco con sempre nuove proposte e golose idee per quanti ne hanno ormai fatto una meta abituale e imprescindibile. E’ questo l’anno che li vede impegnati nei festeggiamenti per i primi settant’anni di vita di questo marchio d’eccellenza, fiore all’occhiello del made in Italy nell’Olimpo della pasticceria. Festeggiamenti che la famiglia Ugetti ha inteso offrire e condividere  con i tantissimi clienti, amici, estimatori, appassionati che li seguono da sempre con affetto e stima. Molti gli eventi in programma nell’arco dell’anno che culmineranno nel periodo natalizio.

Tra gli appuntamenti più attesi, fortemente voluto da Franco Ugetti e su suo invito, il concerto “ Ritratti ”, da poco concluso, della Corale CorOulx di cui fa anch’egli parte e che lo vede impegnato nei momenti di divertimento e di condivisione in quelle ore di pausa lontane dalla quotidianità lavorativa. Sul palco a presentare la serata, accanto al Maestro Motta Frè, che ha duettato simpaticamente con loro in uno scambio di divertenti battute, anche Franco Ugetti e suo figlio Davide, due noti figli d’arte nel tempio dell’arte bardonecchiese, lo storico Palazzo delle Feste.

” La pasticceria e la musica hanno molto in comune”, ha detto Franco Ugetti con il suo abituale sorriso rivolto al Maestro Motta Frè e al pubblico in sala. “ Sia il direttore d’orchestra che il pasticciere, ha concluso, hanno in comune il tempo che scandisce il loro lavoro. Entrambi ci muoviamo in questa dimensione, con tempi di attesa, momenti di pausa scanditi in differenti movimenti. Il pasticciere è quindi il direttore d’orchestra dei sapori “.

Patrizia Foresto

I concerti di Iren a MiTo

Al via MITO Settembre Musica 2024: il Gruppo Iren, sponsor della rassegna, ospita due concerti gratuiti martedì 10 e mercoledì 18 settembre, che si terranno all’interno di The Heat Garden, il progetto architettonico dalla forte impronta green che ospita un sistema di accumulo del calore nel quartiere di San Salvario. Gli eventi sono realizzati all’interno del programma MITO per la città e vedranno ognuno come protagonista uno strumento musicale diverso. L’appuntamento del 10 settembre sarà dedicato all’arpa: a eseguire i brani di Bach e Marais sarà l’arpista Silvia Musso accompagnata dalla viola da gamba di Roberto Bevilacqua. Il 18 settembre il focus sarà, invece, sulla fisarmonica. L’ensemble I Mantici, composto da tre allievi della scuola di fisarmonica del Conservatorio di Torino, eseguirà musiche, tra le altre, di Ennio Morricone, Astor Piazzolla, Dmitrij Sostakovič e Cornell Smelser. In entrambe le occasioni i partecipanti avranno la possibilità di visitare l’impianto facendo esperienza di una contaminazione tra musica, architettura e tecnologia. Iren, oltre a promuovere gli eventi presso The Heat Garden a ingresso gratuito previa prenotazione, sostiene MITO Settembre Musica 2024 quale segno concreto di vicinanza del gruppo alle iniziative culturali e di promozione del territorio avviate dalla città di Torino. L’evento si colloca in un ampio calendario culturale a cui Iren assicura supporto nell’ottica di valorizzare gli eventi offerti dal territorio. Si tratta di una strategia che traduce la volontà di Iren nella realizzazione di un futuro sostenibile nei propri territori contribuendo a creare valore per le comunità attraverso le passioni che le animano, con un interesse particolare per gli eventi capaci di mettere in moto le persone e le città.

 

Mara Martellotta

Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio

Oltre Torino: storie miti e leggende del Torinese dimenticato

È luomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nellarte. 

Lespressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo luomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché  sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare.

Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo.  Non furono da meno gli  autoridelle Avanguardie del Novecento  che, con i propri lavori disperati, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto Secolo Breve.

Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di ricreare la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i ghirigori del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa ledera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di unarte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che larte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso. (ac)

Torino Liberty

1.  Il Liberty: la linea che invase l’Europa
2.  Torino, capitale italiana del Liberty
3.  Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
4.  Liberty misterioso: Villa Scott
5.  Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
6.  Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
7.  Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
8.  La Venaria Reale ospita il Liberty:  Mucha  e  Grasset
9.  La linea che veglia su chi è stato:  Il Liberty al Cimitero Monumentale
10.  Quando il Liberty va in vacanza: Villa  Grock

Articolo 3. Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio

Con lEsposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna del 1902, Torino assume il ruolo di  polo di riferimento per il Liberty italiano. LEsposizione del 1902 è un evento di grandissimo successo, e numerosi sono gli architetti che offrono il proprio contributo, ma il protagonista indiscusso di questa stagione èPietro Fenoglio, il geniale ingegnere-architetto torinese, che abitònella palazzina di Corso Galileo Ferraris, 55.

Allinizio del Novecento, Torino vede in particolare il quartiere di Cit Turin al centro della propria trasformazione. A partire da Piazza Statuto si dirama il grande Corso Francia che, con le sue vie limitrofe, costituisce in questa zona un quartiere ricco di architetture in stile Art Nouveau unico nel suo genere. Un tratto urbanistico in cui sono presenti numerose testimonianze dellopera di Fenoglio, riconoscibile dai caratteristici colori pastello, dalle decorazioni che alternano soggetti floreali a elementi geometrici e dallaudace utilizzo del vetro e del ferro. 

Personalità artistica di estremo rilievo, Pietro Fenoglio contribuisce in modo particolare a rimodellare Torino secondo il gusto Liberty. Nato a Torino nel 1865, larchitetto-ingegnere orienta il suo campo dinteresse nelledilizia residenziale e nellarchitettura industriale. Nato da una famiglia di costruttori edili, frequenta la Regia Scuola di Applicazione per ingegneri di Torino; subito dopo la laurea, conseguita nel 1889, inizia unintensa attività lavorativa, raggiungendo ottimi risultati in ambito architettonico. Partecipa, nel 1902, allOrganizzazione internazionale di Arte Decorativa Moderna di Torino e in questoccasione approfondisce la conoscenza dello stile liberty, riuscendo poi a concretizzare quanto appreso nei numerosi interventi edilizi di carattere residenziale, ancora oggi visibili nel territorio cittadino. La sua attività di progettista si estende anche al campo dellarchitettura industriale, come testimoniano la Conceria Fiorio (1900 – Via Durandi, 11) o la Manifattura Gilardini (1904 – Lungo Dora Firenze, 19). Nel 1912, Pietro entra a far parte del Consiglio di Amministrazione della Banca Commerciale Italiana ed è tra i promotori della SocietàIdroelettrica Piemonte. Colto da morte improvvisa, Pietro Fenoglio muore il 22 agosto 1927, a soli 62 anni, nella grande casa di famiglia a Corio Canavese.

Tra tutte le sue realizzazioni spicca lopera più bella e più nota per la ricchezza degli ornati: Casa Fenoglio-La Fleur (1902), considerata unanimemente il più significativo esempio di stile Liberty in Italia. Progettata in ogni più piccolo particolare da Pietro Fenoglio per la sua famiglia, la palazzina di Corso Francia, angolo Via Principi dAcaja, trae ispirazione certamente dallArt Nouveau belga e francese, ma lobiettivo dellIngegnere è di dar vita al modello Liberty. La costruzione si articola su due corpi di fabbrica disposti ad elle, raccordati, nella parte angolare, da una straordinaria torre – bovindo più alta di un piano, in corrispondenza del soggiorno. Manifesto estetico di Fenoglio, ledificio – tre piani fuori terra, più il piano mansardato –  riflette lestro creativo dellarchitetto, che riesce a coniugare la rassicurante imponenza della parte muraria e le sue articolazioni funzionali, con la plasticità tipicamente Art Nouveau, che ne permea lesito complessivo. Meravigliosa, e di fortissimo impatto scenico, è la torre angolare, che vede convergere verso di sé le due ali della costruzione e su cui spicca il bovindo con i grandi vetri colorati che si aprono a sinuosi e animosi intrecci in ferro battuto. Unedicola di coronamento sovrasta lelegante terrazzino che sporge sopra le spettacolari vetrate.  Sulle facciate, infissi dalle linee tondeggianti, intrecci di alghe: un ricchissimo apparato ornamentale, che risponde a pieno allautentico Liberty. Gli stilemi fitomorfi trovano completa realizzazione, in particolare negli elementi del rosone superiore e nel modulo angolare. Altrettanto affascinanti per la loro eleganza sono landrone e il corpo scala a pianta esagonale. Si rimane davvero estasiati di fronte a quelle scale così belle, eleganti, raffinate, uniche. Straordinarie anche le porte in legno di noce, le vetrate, i mancorrenti, e le maniglie dottone che ripropongono lintreccio di germogli di fiori. 

La palazzina non è mai stata abitata dalla famiglia Fenoglio, e fu venduta, due anni dopo lultimazione, a Giorgio La Fleur, imprenditore del settore automobilistico, il quale volle aggiungere il proprio nome allimmobile, come testimonia una targa apposta nel settore angolare della struttura. Limprenditore vi abitò fino alla morte. Dopo un lungo periodo di decadenza,  la palazzina venne frazionata e ceduta a privati che negli anni Novanta si sono occupati del suo restauro conservativo.

Alessia Cagnotto

Rock Jazz e dintorni a Torino. L’omaggio della PFM a De Andrè

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Allo Ziggy suonano i Twin Tribes.

Mercoledì. Al teatro Alfieri la PFM rende omaggio a De Andrè. All’Osteria Rabezzana si esibiscono Erene Mastrangelo e Becca Stabile.

Giovedì. Al Sound Garden dell’Hiroshima Mon Amour, Hip Hop con Rancore. Al Cafè Neruda si esibisce il quartetto della cantante Sonia Schiavone per un tributo a Wayne Shorter.

Venedì. Allo Ziggy suonano gli Space Paranoids preceduti dai Blue Lies. Al Blah Blah sono di scena i Kairoskiller e i The Black Armadillos.

Sabato. Al Sound Garden dell’Hiroshima si esibiscono i Mon-Key’s. Al Blah Blah suonano i Mr Sleazy.

Pier Luigi Fuggetta

Gianni Amelio “sbanda” tra i bianchi letti del “suo” ospedale

Sugli schermi “Campo di battaglia”, in concorso a Venezia

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Sono lontane le trincee, è lontana la guerra delle decimazioni e degli assalti alla baionetta, dei gas mortiferi, la Grande Guerra – siamo avvertiti: è il 1918, l’anno della vittoria -, soltanto nella scena iniziale la macchina da presa si libera a indugiare, supponiamo al termine di una battaglia cruenta, su un mucchio di cadaveri mentre un soldato li circonda per rubare una moneta o un tozzo di pane, quello che tenevano in tasca nel loro ultimo istante: mentre all’improvviso la mano di un vivo s’alza a urlare la propria vita che continua a resistere.

Non è quello il campo di battaglia che interessa a Gianni Amelio nel film presentato in concorso a Venezia e ora sugli schermi (film decisamente imperfetto ma comunque da vedere, nato dalle pagine della “Sfida” di Carlo Patriarca, sceneggiato dal regista con Alberto Taraglio, tra i produttori Marco Bellocchio), il suo “Campo di battaglia” è il claustrofobico reparto d’un ospedale, dove su lettini bianchi ben allineati si dibattono feriti gravi e quanti stanno per morire. Vi sono anche quegli autolesionisti che si sono feriti ad esempio a un piede – il trucco c’era, non rimaneva che smascherarlo – pur di non tornare a combattere tra le montagne, “vigliacchi” contro cui combatte Stefano, ufficiale medico, rampollo di una abbiente famiglia alto borghese, patriottismo calato nel sangue, un padre che dispone dall’oggi al domani tra le alte gerarchie militari, una casa elegante e una divisa impeccabile, principi di estrema obbedienza e di valori affermati, quasi un investigatore chiamato a indagare senza nessuna pietà. Valori riconquistati anche con la pena di morte, fucilazione al petto davanti a tutti i compagni schierati.

Opera anche tra quei letti bianchi Giulio, amico sin dall’infanzia di Stefano, guarda a quei malati, a tutti i malati, con occhio assai più benevolo, corpi malati nel fisico e nello spirito, li osserva con comprensione e con compassione, vorrebbe trovare per essi un aiuto (“qui non muore nessuno”). S’è ricavato un piccolo ambulatorio in una soffitta dell’ospedale, lì ha modo di riaffermare il suo amore per la biologia. C’è anche Anna, una crocerossina che fa tanto “Addio alle armi”, compagna di studi di entrambi, un’eccellenza ma non accettata, in tutta la chiusura di un’epoca, dai rappresentanti maschili ad esercitare come medico. È lei la prima ad accorgersi che qualcuno la notte agisce sullo stato di alcuni malati, lo manipola, ci si aggrava e si tende allo stesso tempo al miglioramento, si rischia di tornare a combattere e si invoca anche l’amputazione di una mano pur di poter tornare a casa.

Amelio guarda a questa umanità, in questa prima parte, a questi orrori di una guerra – di tutte le guerre – con mano estremamente sicura, piccoli frammenti che vengono a comporre una tragedia intera, la macchina da presa che fruga tra visi e corpi, tra ferite e bende sporche di sangue, costruisce un altro “campo” che tuttavia ci riporta con la memoria, allo stesso modo, al cinema potente di Rosi e di Avati, persino a quello insuperato, tragicissimo nei suoi risvolti che tutti abbiamo ammirato, del Monicelli della “Grande Guerra”. Una prima parte serrata, carica di punti a cui guardare, su cui pensare. Però a questo punto il film sbanda su una scrittura innanzitutto per nulla convincente, allorché un morbo cattura non soltanto i militari ma altresì centinaia e centinaia di civili tra questi piccoli paesi sperduti su al nord. La spagnola (circolano le mascherine: passato e presente ci mettono poco a mescolarsi) mostra i suoi primi effetti: ma viene a indebolire e a pasticciare di parecchio quanto di solido si è in precedenza costruito e portato avanti per più di un’ora di racconto: pecche non da poco, non ultima la morte troppo teatrale tanto da suonare falsa di Giulio, non ultime le parole, “qui non muore nessuno”, di cui Anna si impadronisce, mentre tranquillizza un povero ragazzino terrorizzato da quanto gli sta succedendo intorno. Un corpo estraneo, un qualche cosa di posticcio, quasi un’altra storia. Posticcio come quel pranzo di fidanzamento in casa di Stefano, che ci poteva proprio essere risparmiato.

Alla prima parte, ai propri aspetti più che positivi, appartiene la gran babele dei dialetti che circola tra quei feriti, alle loro storie, ai loro desideri di fuga, alle paure, al loro non essere comprensibili, un disperato tentativo di trincerarsi davanti al potere dei maggiori, appartengono i disegni e le interpretazioni di Alessandro Borghi (Giulio) e Gabriel Montesi (Stefano), forse questi ancor più bravo del suo collega, un militare d’altro tempo ancorato alle tradizioni e alle leggi, un muoversi e un agire esattissimi, un attore che ci auguriamo di vedere di più sul grande schermo. Appartiene la rappresentazione muta di quella guerra che sentiamo ma che rimane tragicamente “fuori”.

In piazza San Carlo le note di Ludovico Einaudi risuonano per MiTo

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Le note di Ludovico Einaudi risuoneranno in piazza San Carlo domenica 8 settembre per Mito Settembre Musica

Sabato 7 settembre al teatro Carignano alle ore 17 si è tenuto per Mito Settembre Musica “Drink Jazz Suite, una mitologia alcoolicaMartini & Rossi, di e con Stefano Massini, accompagnato da Emanuele Cisi al sassofono, Eleonora Strino  alla chitarra, Marco Micheli al contrabbasso e Enzo Zirilli alle percussioni. Stefano Massini, scrittore, drammaturgo e narratore,  è l’unico autore italiano ad aver vinto un Tony Award, premio Oscar del teatro americano. i suoi testi sono tradotti in più  di trenta lingue e sono messi in scena dalla Cina alla Corea, dal Sud Africa al Cile, l’Iran, l’Austria. Lo spettatore italiano lo ha scoperto in TV a Piazzapulita e in altri programmi televisivi come Ricomincio daRai tre, che ha condotto  per due stagioni sulla RAI. Emanuele Cisi, nato a Torino nel 1994, è stato al primo posto nella categoria “Nuovi talenti” nella top Jazz di Musica Jazz, Eleonora Strino è membro dei quartetti di Dado Moroni e Emanuele Cisi, del trio di Greg Cohen e del gruppo The Great Guitarist con Ulf Wakenius e Martin Taylor. Mentre Marco Micheli si è diplomato in contrabbasso al Conservatorio di Lucca, Enzo Zirilli, nato a Torino, studia pianoforte e percussioni nel conservatorio subalpino, ma il suo percorso inizia  con il jazzofonista Larry Nocella.

Importante appuntamento domenica sera, alle ore 21, in piazza San Carlo, con “ In a time reimagened” con Ludovico Einaudi al pianoforte.

“Ho pensato in a Time Lapse – spiega Ludovico Einaudi- un po’ per il decennale1994ena festeggiato e un po’ perché credo sia un progetto ancora molto attuale, con diversi brani diventati miei classici, come “Experience” che suono spesso. A seconda dell’organico con cui scelgo di suonare, lo ricucio e lo reinventoogni volta “ afferma il compositore.

Suonare in piazza San Carlo assumerà un  significato particolare per Ludovico Einaudi perché questa piazza fa parte della storia del suo rapporto con Torino. È una delle sue piazze preferite per quanto riguarda l’architettura pulita e lo stile. Ludovico Einaudi è  un artista fra i più pop di Mito Settembre Musica,  ma ha sempre mantenuto ottimi rapporti con la musica classica, in particolare barocca e non è  da escludere che un suo prossimo progetto sia quello di suonare lungo le rive del Po.

Mara Martellotta

Panorama Monferrato tra vigneti e castelli

Panorama Monferrato è  una mostra diffusa curata da Carlo Falciani, che rappresenta il quarto appuntamento di un progetto culturale ideato da Italics, una rete istituzionale costituita da 74 autorevoli gallerie, rassegna che si dipana tra vigneti, castelli, pievi nei paesi di Camagna, Vignale, Montemagno e  Castagnole, in Piemonte.

Storico dell’arte e curatore indipendente, tra i massimi studiosi di pittura Toscana del Cinquecento, Carlo Falciani  succede a Vincenzo De Bellis, che ha curato le edizioni di Procida e Monopoli rispettivamente nel 2021 e 2022, e Cristiana Perrella, che è stata curatrice dell’edizione a L’Aquila nel 2023, con il compito di creare un dialogo sorprendente e fecondo tra arte, patrimonio culturale e paesaggio.

Questa edizione di Panorama, la quarta, che vanta un giorno in più delle precedenti, propone un dialogo trasversale tra moderno e contemporaneo e tra architettura e paesaggio. La mostra trova ispirazione nei principi de ‘La civil conversazione’, opera scritta dal diplomatico monferrino Stefano Guazzo, pubblicata nel 1574 e tradotta in cinque lingue. Viene proposta da questa edizione di Panorama l’idea di una civiltà del dialogo, nata in Monferrato e divenuta fondamentale per l’Europa tra Cinque e Seicento. La civil conversation parla di un uomo malato di malinconia e recluso a causa di una pandemia, che riceve le visite del medico e inizia un dialogo con lui su cui si fonda l’etica della comunità.

Il primo punto da cui si parte per questa mostra è  la cittadina di Camagna, con il tema “Lavoro e radici”. Nell’ex Cottolengo compaiono le grandi fotografie di Moira Ricci (1977), che sono composizioni rigorose di case contadine della Maremma che evocano la durezza di una vita rurale; sono presenti le grandi installazioni di terra e capelli di Binta Diaw, artista degli anni Novanta italo senegalese, ma attiva a Milano, che si interroga sulle sue origini.

La seconda tappa è  a Vignale con ‘Ritratto e identità’.  Ritrarre è un tema centrale nella storia dell’arte ma non sempre significa riprodurre le fattezze di un soggetto. Accanto ai ritratti di gentiluomini e dame della metà  del Settecento di Carlo Amalfi, ne compaiono altri moderni. Un esempio inconsueto è  rappresentato dal ritratto allegorico di giovane realizzato da Mirabello Cavallori, dove questi viene dipinto a grandezza naturale,  con il cuore aperto e la scritta latina “lontano vicino”, nella veste l’iscrizione “nella vita e nella morte”. L’opera dialoga con i light box della cubana Susanna Pilar (1984) e le fotografie di lei, la mamma, la zia vestite da sposa, persone provenienti da una famiglia di schiavi e per le quali il matrimonio rappresentava un’uscita da uno stato di costrizione.

Gli ultimi due paesi connessi sono Montemagno e Castagnole. Il primo con “Caducità e morte” prelude alla precarietà.  È poi presente il video di Thomas Gates che riproduce un coro gospel all’interno di una chiesa distrutta e che dialoga  con la statua lignea del Maestro della Santa Caterina Gualino, di linea gotica e completamente rovinata dai tarli.

A Castagnole, nella “Casa della Maestra” troviamo un ambiente trasfigurato delle memorie, su cui dominano la statua di Fausto Melotti ( 1901-1986) ‘Contrappunto Piano’, un quadro di fiori in via di appassimento di Giorgio Morandi (1890-1964), un’opera di Claudio Parmiggiani (1943) che altro non è  se non l’impronta di una vasta libreria.

MARA MARTELLOTTA

“Sdeng”, ovvero Meccanismi Sonori

“SDENG – Meccanismi Sonori” in scena dal 6 all’8 settembre dalle 18 alle 24 presso Palazzo Atelier, a San Raffaele Cimena Alto

 

A San Raffaele Cimena dal 6 all’8 settembre si tiene una performance dal titolo “Sdeng Meccanismi sonori” con la partecipazione di Andrea Bartolone e Paolo Valgrande. “Sdeng”, ovvero Meccanismi Sonori, vedrà impegnati i due artisti in un’installazione sonora interattiva, un’opera d’arte multidimensionale, dove oggetti e materiali di varia natura, spesso frutto di ritrovamenti fortuiti, si incontrano e prendono forma nel processo creativo per raccontare storie e visioni. Si tratta di un’esposizione acustica nella quale i visitato potranno vivere stimolanti esperienze sonore. Sdeng avrà luogo il 6/7/8 settembre dalle 18 alle 24 a Palazzo Atelier, a San Raffaele Cimena Alto.

Le competenze di Paolo Valgrande si sviluppano inizialmente nella lavorazione dei metalli preziosi. In seguito l’interesse artistico si focalizza sull’acciaio, l’alluminio, il rame e l’ottone, oltre a oggetti di varia natura, spesso oggetto di ritrovamenti. I materiali nel processo creativo diventano un’installazione dove suono e movimento dialogano con lo spazio e il tempo. Le sue creazioni vivono attraverso l’unione di materiali e tecnologie, provenienti da epoche e storie diverse.

Andrea Bartolone, disegnatore e fumettista, è nativo di Monza, classe 1975, dopo aver frequentato lo studio artistico del Professor Enzo Sciabolino per l’apprendistato alla scultura, seguì molti corsi di grafica e di fumetto, diplomandosi al liceo artistico nella città di Torino. È inoltre autore di un libro intitolato “L’ombra della parola”, che tratta una storia composta da tante piccole storie in cui si raccontano i personaggi. Il testo è accompagnato da disegni e illustrazioni che, spesso, travalicano il fumetto. Propone una mescolanza di tecniche e di idee che si accompagnano ai sentimenti di un artista, spesso autobiografici, anche se ambientati in altri tempi.

 

Mara Martellotta