CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 288

Giorgio Lupano maturo protagonista della “favola” di Scott Fitzgerald

Sino a oggi le repliche all’Erba di “La vita al contrario – Il curioso caso di Benjamin Button”

La prima traccia, certo la più celebre dopo che ebbe glorie cinematografiche con il film di David Fincher (2008), interpreti Brad Pitt e Cate Blanchett, tre meritatissimi premi Oscar, è quella seguita da Francis Scott Fitzgerald con il racconto “The Curious Case of Benjamin Button”, edito nel 1922 nella rivista “Collier’s” e poi inserito nei “Racconti dell’età del jazz”. Ma non la sola. Non soltanto gli appunti dell’inglese Samuel Butler, ma soprattutto i legami con il torinese Giulio Gianelli, poeta crepuscolare, che undici anni prima del “curious case” scrisse ”Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino”: il tutto sotto l’intelligente arguzia di Mark Twain, se Fitzgerald ebbe un giorno a confermare: “Questo racconto fu ispirato da un’osservazione di Mark Twain: cioè, che era un peccato che la parte migliore della nostra vita venisse all’inizio e la peggiore alla fine. Io ho tentato di dimostrare la sua tesi, facendo un esperimento con un uomo inserito in un ambiente perfettamente normale.”

Nulla vieta che una storia dai contorni così dilatabili prenda la strada di casa nostra, intravedendo vicende ed epoca a noi più vicine. Della stessa storia, con un tour de force affatto trascurabile, si deve essere innamorato Giorgio Lupano, classe 1969, borgo natìo quel di Trofarello alle porte del capoluogo piemontese, alle spalle la scuola dello Stabile torinese diretta da Ronconi e un passato teatral/cinematografico e soprattutto televisivo capace di renderlo uno degli attori più apprezzati. Nell’elaborazione teatrale dovuta allo spirito dinamicissimo di Pino Tierno, capace di costruire i circa 90’ dell’ampio monologo (visto l’altra sera sul palcoscenico dell’Erba, ultima replica domenica 29 alle ore 16) come una sorta di fuochi d’artificio che invadono l’intera vicenda (dall’Unità sino alla metà dello scorso secolo), in un discontinuo imperativo spazio/temporale e in un continuo susseguirsi di piccoli drammi e di leggero divertimento, ogni cosa immersa in un liquido grottesco estremamente ristoratore, Lupano rende totalmente suo il personaggio. Nulla importa che in luogo di Button ci ritroviamo le peripezie di Nino Cotone, sin dalla culla virgulto italianissimo e umanamente tragicomico.

Sotto il continuo ticchettìo del tempo, nello sgranarsi di canzonette d’epoca e numeri di danza (eseguiti con grazia da Greta Arditi), a fianco la vecchia valigia da cui estrarre il bastone d’appoggio e i diversi abiti e infantili campanellini come le pagine del diario che va scrivendo, pagine che a poco a poco invadono la scena in una cascata di ricordi, Nino inizia con il guardare la propria culla, la pelle grinzosa della vecchiaia, affronta sin dai primi attimi e snocciola il significato della vita: “Capita a tutti di sentirsi diversi in un modo o nell’altro, ma andiamo tutti nello stesso posto, solo che per arrivarci prendiamo strade diverse”. Un lungo percorso ad attraversare una vita intera, Nino che affronta l’infanzia come se fosse un anziano e la vecchiaia come se fosse un bambino, “la vita al contrario” con i genitori sbigottiti a nascondere al mondo la creatura, la giovinezza e le amicizie, la diversità durante il servizio militare sotto l’occhio dei superiori, il matrimonio con Elisabetta e la nascita del figlio, il rapporto con quest’ultimo che è un diverso gioco delle parti.

Con la attenta regia di Ferdinando Ceriani, in una interpretazione dove esprimere tutta la propria bravura e una invidiabile quanto autentica maturità, Lupano si divide, oltre che nella lucidità del suo protagonista, nel fregolismo dei tanti personaggi, maschili e femminili, di più o meno lunga come di fulminea ampiezza, ben articolati nelle differenti movenze e nel gioco delle voci, acute e profonde, dialettali, rotonde e difettose, sussurrate e imponenti, in un eccellente panorama di caratterizzazioni. Una serata di vero successo, colma la sala dell’Erba di un pubblico che certo non ha lesinato gli applausi. Una trasposizione che poteva portarsi appresso ogni rischio ma che al contrario dimostra tutta la sua riuscita.

Elio Rabbione

Prorogato il bando Premio InediTO – Colline di Torino

 2023 – 22° edizione

E’ arrivata la notizia dal direttore artistico Valerio Vigliaturo del prolungamento della scadenza del bando della 22° edizione del PREMIO INEDITO – COLLINE DI TORINO, si tratta di pochi giorni, giusto per dare ancora una possibilità ad eventuali ritardatari di far pervenire i loro elaborati. Si avrà tempo fino a sabato 4 febbraio. E’ l’Associazione Il Camaleonte, presieduta dallo scrittore Valerio Vigliaturo, a condurre da tantissimi anni tutta l’organizzazione del Premio. E desideriamo ricordare che da diverso tempo PREMIO INEDITO – COLLINE DI TORINO “respira” aria internazionale, con le varie partecipazioni da tutta la Comunità Europea, Australia e Asia. Nel Comitato d’onore si sono accomodati personaggi del calibro di Morgan, Umberto Piersanti, Paola Mastrocola e Cristiano Godano, solo per menzionare alcuni nomi, che sicuramente non necessitano di tante presentazioni.

Il premio è inserito da diverse edizioni nella manifestazione Il Maggio dei libri promossa dal Centro per il Libro e la Lettura, ha ottenuto in passato il contributo e l’alto patrocinato del MIBACT, e nella scorsa edizione il contributo di Regione Piemonte, Consiglio Regionale del Piemonte, Città di Chieri e Città di Moncalieri, il patrocinio e contributo in servizi della Città di Torino, il patrocinio di Città Metropolitana di Torino e Città di Chivasso, il sostegno di Fondazione CRTCamera di commercio di TorinoAmiat Gruppo Iren e la sponsorizzazione di  Aurora Penne. I partner sono Film Commission Torino Piemonte, Premio Lunezia, Festival Internazionale di Poesia “Parole Spalancate” di Genova, Biblioteche Civiche Torinesi, SBAM (Sistema Bibliotecario dell’Area Metropolitana di Torino), Officina della Scrittura, Indyca Film, l’agenzia L’Altoparlante, e da questa edizione il Glocal Film Festival di Torino e la compagnia teatrale l’Accademia dei Folli. 

Per il bando completo consultare il sito: WWW.PREMIOINEDITO.IT

Per info: info@premioinedito.it, cell. 3336063633

Gonzaga-Gozzano-Alliana: legami di sangue tra tre generali d’inizio Novecento

Sulle figure dei tre militari si percepisce la presenza immanente di una Torino, non più capitale del Regno, ma ancora sede di quella scuola militare alla quale, secondo antica tradizione, si formavano tanti uomini provenienti da luoghi anche lontani. Qui abbiamo tre esponenti piemontesi di nascita:

Gozzano canavesano, Gonzaga torinese e Alliana albese. Tre coetanei che cameratescamente condivisero nella nostra città i primi passi delle loro carriere militari:
immaginiamo di vederli a passeggio sotto i portici,per le vie del centro…. infatti Torino, ancora a quell’epoca, manteneva vive tutte le qualità aggregative che contribuivano a fare della sua classe dirigente una delle migliori d’Europa.(Carlo A.M.Burdet)
A.L.Gozzano con la propria curiosità ricostruisce questa inedita ed inaspettata parentela tramite la pubblicazione di Carlo A.M.Burdet del ramo romano dei Gozzano di Agliè “The importance of being Earnest” (L’Escalina 2012) titolo mutuato dalla commedia di O.Wilde;dai documenti  dell’archivio Gonzaga di Roma del genealogista Giuseppe Costanzo; con il collegamento tra il comune (Patrizia Deabate) e l’archivio diocesano del Duomo di Alba (Marina Destefanis) per la ricostruzione genealogica degli Alliana.
Fondamentale per l’avvio della ricerca il bollettino parrocchiale di Agliè del 6-7-1928,
L’Amico di tutti, dando notizia della “Morte del generale medico Francesco Gozzano:
presenziano ai funerali il cognato generale Alliana,il direttore di Sanità del C.A.di Torino,il direttore dell’ospedale militare di Torino,il nostro Podestà,il fascio locale,le Piccole Italiane,i Balilla,i bambini dell’asilo e inviarono condoglianze il Duca Adalberto di Bergamo,S.A.R.il Duca Tommaso di Genova,il Duca e la Duchessa di Pistoia, l’on.Conte di Mirafiori,il Capo del Governo S.E. l’on. Mussolini e il cognato generale Principe Gonzaga.” La famiglia Alliana di Alba,senza blasone ma molto benestante, risiedeva nella bellissima casa padronale situata accanto alla chiesa di S.Domenico ,oggi adibita ad auditorium, raffigurata su un antico disegno del 1837.Con origini risalenti al 1770 con il nonno Giuseppe viene ricordata come una famiglia di generali già con il nipote Cav.Dott.Pietro (*1825), generale maggiore medico Armata Lombardia, sposato con Teresa Rocca di Gaetano, dalla quale ebbe quattro figli:Cleonice (*1859), Ernesto, generale (*1860), Angiolina (*1862),Ester(*1873).Il cugino Comm. Pietro (*1860) generale di divisione Cavalleria Ordine Savoia si trasferì a Villanova Monferrato sposandosi con Felicita Giachino,dalla quale due figlie: la Cav. Dott. Prof. Maddalena Alliana era preside dell’istituto Magistrale Lanza di Casale,e Giuseppina,la cui nipote Maria Signorini era maestra del Coro Cattedrale della nostra città. Angiolina nel 1883 sposò il generale Don Maurizio Ferrante Gonzaga (1861-1938),Principe S.R.I., Patrizio Veneto, Senatore del Regno d’Italia nel 1922,primo Marchese del Vodice con Regio decreto del 1932 con qualifica S.A.S., Cavaliere di Gran Croce dell’ Ordine Mauriziano. Per aver tenuto il Vodice, a lui giustamente attribuito, nel corso delle battaglie dell’Isonzo e poi, nonostante fosse gravemente ferito,sbarrando la via al nemico durante la rotta di Caporetto al comando della 53esima divisione, gli vennero conferite due medaglie d’oro al valore, insignito da S.M. Re Vittorio Emanuele terzo.La sorella Ester sposò nel 1894 il generale maggiore medico Dott. Pietro Ernesto Luigi Gozzano (1849-1928), direttore di Sanità del quarto C.A.di Genova e del primo C.A.di Torino.Laureato in medicina nel 1872 fu direttore degli ospedali di Savigliano e poi di Torino. Partecipò alla campagna d’Africa nel 1896-97.Era cugino del poeta crepuscolare Guido Gozzano, discendenti da Antonino da Luzzogno e Margarita Henrietto da Vialfrè, linea primordiale di Agliè di fine 1500.
Il figlio di Don Maurizio,Don Ferrante Gonzaga (1889-1943) era laureato in ingegneria all’università di Torino, Principe S.R.I., Marchese di Vescovato nel 1938,secondo Marchese di Vodice e Patrizio Veneto.Nel 1936 era al comando del primo reggimento Artiglieria Cacciatori delle Alpi a Foligno (PG),la cui caserma è stata a lui intitolata.Era sede della prestigiosa SAUSA,
scuola allievi ufficiali e sottufficiali artiglieria frequentata nel 1970-71 da Armano Luigi (29esimo corso).Con incredibile coraggio il giorno dell’armistizio (8-9-1943),Don Maurizio, generale di divisione costiera a Salerno non cedette all’illusione della pace,e ordinò ai suoi reparti di non consegnare le armi e di resistere.Accerchiato dai tedeschi in un osservatorio dotato di poca scorta,
rifiutò con indignazione di arrendersi e davanti al nemico, pistola in pugno,gridò ai suoi uomini “un Gonzaga non si arrende mai”,per cui fu trucidato lo stesso giorno a Buccoli di Eboli.Scrisse il Monelli in Roma ’43(1963):”Se un capo come il generale Gonzaga si fosse trovato a Roma,la storia d’Italia avrebbe preso un altro corso.”Era sposato a Piacenza dal 1937 con la Principessa Luisa Anguissola Scotti.Suo cugino,il Prof.Mario Gozzano (1898-1986) figlio del generale Francesco,era laureato in medicina nel 1922, neuropsichiatra docente a Napoli, Cagliari,Pisa, Bologna e Roma,pubblicò “Trattato delle malattie nervose” e “Compendio di psichiatria”. Sposato con Walburga Bollendorf di Norimberga ebbe tre figli: Renato (*1940) fotografo,Franco (*1941) pittore, Elisabetta (*1945) neuropsichiatra.Mario fu testimone di Cresima di Don Maurizio Gonzaga celebrata da S.S.Pio 12esimo il 16-7-1949 in Vaticano.
Scrittore di importanti romanzi per ragazzi e articoli sul teatro era Matteo Umberto, fratello di Mario, sposato con Natalia Labroca, sorella del famoso musicista Mario direttore della Scala di Milano.Il figlio Francesco era giornalista ed osservatore internazionale, accompagnatore del Presidente Saragat negli anni ’60,e direttore dell’Avanti all’epoca di tangentopoli.Scrisse “Europa e America: egemonia o partnership?” temi diventati attuali all’epoca della guerra USA-IRAQ.La loro sorellastra Carlotta era moglie del Dott.Don Pasquale Sorgente, importante fondatore dell’ospedale infantile Triburtino di Roma a sue spese.Era allievo insieme alla nota educatrice Dott.Maria Montessori del famoso pediatra Prof. Luigi Concetti, fondatore della Società Italiana Pediatria.Le loro due figlie Ippolita e Nicoletta erano molto conosciute in RAI come Chicca e Lola.
Il generale Vincenzo Gonzaga ebbe tre figli :
Don Corrado Alessandro (1941-2021), N.D.Isabella (*1942),Don Maurizio Ferrante (*1938), Principe S.R.I.,15esimo  Marchese di Vescovato,terzo Marchese di Vodice, Patrizio Veneto.Laureato in giurisprudenza, si  occupava in passato di volontariato presso il tribunale dei minori e istituti penali rieducativi di Roma.Ha scritto i romanzi  “Assalto al castello”e “Fiori nel deserto”. Mantiene rapporti con ricercatori storici ed è molto legato al nostro Monferrato.
La linea principesca di Vescovato discende da Giovanni (1474-1525) terzo figlio di Federico primo Gonzaga di Mantova e Margherita di Baviera. Acquistò nel 1519 una parte del feudo imperiale di Vescovato, signorìa confermata nel 1521 dall’imperatore Carlo quinto.Altra importante relazione gonzaghesca ,oltre alla linea di Agliè, riemerge 400 anni or sono con la Marchesa
Maria Antonia Gozzani di San Giorgio, nipote della famosa Camilla Faà di Bruno, sposata in gran segreto da Ferdinando Gonzaga, sesto Duca di Mantova e quarto Duca del Monferrato.
Giuliana Romano Bussola

Chieri ricorda San Giovanni Bosco con una “visita teatrale”

“Discovery Don Bosco” nei luoghi della presenza salesiana in Città

Domenica 29 gennaio

Chieri (Torino)

1831 -1841: dieci anni trascorsi a Chieri che ebbero un ruolo fondamentale nella vita del più celebre fra i “Santi Sociali” torinesi. Dieci anni, come si è scritto, “che gli valsero una vita”. Giovanni Melchiorre Bosco, San Giovanni Bosco (fondatore delle “Congregazioni dei Salesiani” e delle “Figlie di Maria Ausiliatrice”, canonizzato da Papa Pio IX nel 1934), trascorse proprio a Chieri l’adolescenza e gli anni della formazione, vivendo a pensione presso la casa di Lucia Matta, districandosi nei più svariati mestieri (da garzone al “Caffè Pianta” fino al lavoro di stalliere) e studiando contemporaneamente al “Seminario di San Filippo Neri”, che ancora custodisce la “Stanza del Sogno”, fra i tanti “profetici” a lui attribuiti in vita. Il giovane Don Bosco arrivava a Chieri (dove fondò anche, con altri ragazzi “di buona fede”, la “Società dell’Allegria”)  dai Becchi di Castelnuovo d’Asti, dov’era nato il 16 agostodel 1815. Morirà a Torino il 31 gennaio del 1888. Ma Chieri resterà sempre il luogo del cuore. E della più profonda spiritualità. Dove il giovane chierico decise fermamente (forte delle parole dell’amico seminarista scomparso giovanissimo, Luigi Comollo, e apparsogli nottetempo come intensa luce recitante “Bosco! Bosco! Bosco! Io sono salvo!”) di “mettere la salvezza eterna al di sopra di tutto, a considerarla come l’unica cosa veramente importante”. Un intenso legame, ripagato negli anni da Chieri che tradizionalmente celebra il Santo, organizzando eventi connessi ai luoghi più significativi della sua vita, diventati parte importante del patrimonio storico-culturale della Città. Su questa linea si inserisce la “visita teatrale” guidata e organizzata (da Comune, “Istituto Salesiano San Luigi” ed “Istituto Santa Teresa”) per tutto il pomeriggio di domenica 29 gennaio, grazie ai “volontari salesiani”. Gli attori de “I Fabbricanti di Giocherie” proporranno un’esperienza “innovativa e immersiva” tra le strade e le piazze del centro storico, narrando aneddoti e rievocando persone e personaggi importanti per la storia di Chieri. “Siamo lieti, nel giorno della Festa del fondatore dei Salesiani e in collaborazione con la rete delle istituzioni salesiane – sottolinea l’assessore alla Cultura, Antonella Giordano – di proporre anche quest’anno ‘Discovery Don Bosco’, un itinerario in alcuni dei luoghi più importanti della presenza salesiana a Chieria cominciare dal ‘Centro Visite Don Bosco’, museo e luogo di documentazione gestito dal Comune, ubicato all’interno dell’edificio che nell’Ottocento ospitava il ‘Seminario di San Filippo Neri’. Come amministrazione crediamo nella promozione della città e del suo territorio anche attraverso la valorizzazione dei suoi personaggi illustri, a cominciare dai Santi Giovanni Bosco e Giuseppe Benedetto Cottolengo.

Questo nel dettaglio il programma. Si inizia alle ore 11, con la Santa Messa solenne all’“Istituto Salesiano San Luigi” (via Vittorio Emanuele II, 80) presieduta dal Rettor Maggiore Don Ángel Fernández Artime.

Nel pomeriggio dalle ore 15,30 “visita teatrale” guidata. In agenda: l’“Istituto San Luigi”, la “Chiesa di San Domenico”, il “Ghetto Ebraico”, la “Chiesa di San Filippo”, il “Centro visite Don Bosco – Seminario”, il “Duomo – Collegiata di Santa Maria della Scala” (al cui interno si trova una statua lignea della “Madonna delle Grazie” di fronte alla quale ogni giorno il giovane Giovanni si fermava a pregare), il “Caffè Pianta” (dove Giovanni ed i suoi amici fondarono la “Società dell’Allegria”) e l’“Istituto Santa Teresa” dove sarà offerto un rinfresco in “stile salesiano”.

L’iniziativa è gratuita. È consigliata la prenotazione: 011/79347503406983636 oIfabbricantidigiocherie@gmail.com

g.m.

Nelle foto:

–       San Giovanni Bosco

–       Il Duomo – Collegiata di Santa Maria della Scala

“A cielo aperto” a Pollenzo

 

Inaugurata  la quarta opera scultorea a firma dell’artista nigeriana Otobong Nkanga

Pollenzo (Cuneo)

Nei giorni scorsi, la cerimonia di inaugurazione. Oggi l’opera domina, imponente, a pochi chilometri dal centro di Bra, in piazza Vittorio Emanuele II, il prato antistante l’“Università di Scienze Gastronomiche” di Pollenzo, a pochi passi dalla locale “Agenzia CRC” e dalla “Banca del Vino”. Formata da una serie di sedute in marmo, tubi in metallo e fioriere che ospitano piante aromatiche locali e stagionali (suggerite da Alberto Arossa di “Slow Food Italia”), la rocciosa scultura è un’installazione ambientale site-specific opera dell’artista nigeriana Otobong Nkanga (Kano, 1974, residente ed operante oggi ad Anversa in Belgio), dal titolo molto esplicativo “Of Grounds, Guts and Stones / Sulle terre, le trippe e le pietre”. Dietro alla realizzazione e alla collocazione ci stanno il supporto scientifico dell’“Università” di Pollenzo” (Rettore dal 2021 il professor Bartolomeo Biolatti), di “Slow Food” e la curatela di Carolyn Christov – Bakargiev, direttrice del “Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea”. La scultura della Nkanga – tesa ad esaltare nelle sue immagini plastiche “il valore dell’orticoltura come pratica di rigenerazione in cui la mescolanza fra piante autoctone diventa metafora di felice coabitazione fra i viventi, sia umani sia vegetali, all’insegna di un mondo più equo e sostenibile” – rappresenta il  quarto e ultimo appuntamento di “A cielo aperto”, il progetto di “arte pubblica” promosso dalla “Fondazione CRC” per celebrare il suo 30° compleanno e segue le istallazioni delle opere “A Song A Part” dell’artista scozzese Susan Philipsz a Mondovì, de “Il Terzo Paradiso dei Talenti” di Michelangelo Pistoletto a Cuneo e di “The presence of absence pavilion” del danese Olafur Eliasson al “Castello di Grinzane Cavour”, susseguitesi nel corso del 2022.

“Con l’inaugurazione della quarta e ultima tappa del progetto ‘A cielo aperto’ – dichiara Ezio Raviola, presidente della ‘Fondazione CRC’ – si conclude un’iniziativa culturale unica, che ha lasciato un segno tangibile e di grande valore sul territorio provinciale, grazie al posizionamento delle opere di quattro artisti particolarmente significativi della scena internazionale”. Parole cui fanno eco quelle di Edward Mukiibi, presidente di “Slow Food”: “Le enormi sfide che caratterizzano la nostra epoca toccano ogni singola entità vivente sul Pianeta e chiamano a un’azione di collaborazione. Anche l’arte contemporanea è chiamata a fare la sua parte, mettendo a disposizione la straordinaria capacità degli artisti come Otobong Nkanga di leggere i tempi che viviamo, immaginare il futuro e trasformare pensieri e visioni in forme espressive di forte impatto. La rigenerazione di cui parla ‘Slow Food’ trova una grande spinta nell’opera degli artisti contemporanei e gli artisti camminano a fianco delle comunità di ‘Terra Madre’”.

Da segnalare, infine, in occasione dell’installazione di “Of Grounds, Guts and Stones” e, nell’ambito del progetto “Famiglie al museo”, la bella iniziativa del “Museo Civico” di Palazzo Traversa a Bra (via Craveri, 15) che, in collaborazione con l’ Associazione Culturale “ArteMidì”, propone  i laboratori“Trame e legami: fili che uniscono”, dedicati ai bambini dai 6 ai 12 anni, sabato 28 e domenica 29 gennaio, dalle 15 alle 18, e a quelli dai 10 ai 14 anni, solo domenica 29 gennaio dalle 10 alle 12,30.

Per info e prenotazioni: tel. 0172/423880 o traversa@comune.bra.cn.it

g.m.

Nelle foto (credits Lavezzo studios):

–       Otobong Nkanga

–       Otobong Nkanga: “Of Grounds, Guts and Stones”, 2022-2023

 

Campioni nella Memoria. Lo sport e le leggi razziali

Alla “Soms” di Racconigi, un recital per raccontare le storie degli atleti perseguitati e uccisi a causa delle leggi razziali

Sabato 28 gennaio, ore 20,45

Racconigi (Cuneo)

L’iniziativa, promossa dall’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi” in collaborazione con il racconigese “IIS Arimondi Eula”, si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per il “Giorno della Memoria” e propone il recital, che andrà in scena a Racconigi  presso la “Soms” (ex Società Operaia di Mutuo Soccorso) di via Costa 23, dal titolo “Campioni della memoria. Lo sport e le leggi razziali”. Il testo è tratto da una puntata del podcast “Fuoriclasse” del “Salone Internazionale del Libro” di Torino, ideato e realizzato da Marco Pautasso (vicedirettore dello stesso “Salone”, nonché presidente di “Progetto Cantoregi”) e da Federico Vergari e disponibile sulle principali piattaforme di streaming gratuite. Sul palco lo stesso Pautasso, che darà voce alle storie di varie figure dello sport internazionale la cui vita venne stravolta, se non annullata, a causa della persecuzione antisemita, nazista e fascista. Ad affiancarlo alcune studentesse e alcuni studenti dell’“Istituto Arimondi Eula” di Racconigi.

“A seguito dell’approvazione delle leggi razziali – sottolinea Marco Pautasso – gli ebrei furono esclusi dalla società, da qualsiasi tipo di servizio o attività pubblica. Tra le tante limitazioni imposte, ci furono anche quelle riguardanti lo sport, dal quale vennero allontanati tutti gli atleti di razza ebraica, al fine di ‘bonificare’, come si disse, il mondo dello sport. Giovani promesse o stelle affermate, ex campioni, di tutte le età, allenatori, intere generazioni di uomini e di donne, che avevano dedicato la propria vita allo sport, portando anche lustro alla propria nazione di appartenenza, furono perseguitate e annientate dalle leggi razziali”.

A queste donne e a questi uomini, atleti ma prima di tutto esseri umani emarginati e sterminati dall’odio razziale, il recital renderà onore e memoria, attraverso riferimenti musicali, servizi di cronaca dell’epoca ed interviste di repertorio che serviranno a far emergere dal buio dell’oblio toccanti vicende umane e sportive. Orrori. Terribili, inaccettabili ingiustizie e crudeltà, cristallizzate in storie “particolari”, selezionate nell’indefinita moltitudine di tantissime altre che hanno segnato anni tremendi, da non “mai dimenticare” nella storia dell’umanità. Il palco diventa quindi pietoso “sudario” su cui scorrono e si svelano i volti e i corpi martoriati di Arpad Weisz, giocatore e allenatore del Bologna, morto ad Auschwitz a 47 anni o di Julius Hirsh, calciatore tedesco, primo ebreo in Nazionale, arrestato dallo Gestapo e anche lui ucciso ad Auschwitz o ancora di Carlo Castellani, calciatore simbolo dell'”Empoli”, morto a Mauthausen o di Eddie Hamel, calciatore dell’Ajax, internato ad Auschwitz dove morì nel 1940. Tante storie, tanti nomi: da Ernst Egri Erbstein, che, scampato alle persecuzioni e ai campi di sterminio, morì con la squadra del “Grande Torino” nella tragedia di Superga del 1949 a Jeno KonradWilmas WilhemEmerich Hermann e Gyula Feldmann, soprannominati gli allenatori “danubiani”, fino a Renato Sacerdoti, presidente della “Roma”, a Renato Jaffe, presidente del “Casale” e a Giorgio Ascarelli, presidente del “Napoli”. Senza dimenticare Leone Efrati, pugile, Ferdinando Valletti, calciatore del “Milan”, i fratelli Cervellati, ciclisti e contadini, la schermitrice tedesca Helene Mayer, la squadra calcistica austriaca “Sport Klub Hakoah” e le Ginnaste ebree olandesi, medaglia d’oro all’ Olimpiade del 1928.

L’ingresso alla “Soms” è gratuito. Info: tel. 349/2459042 o info@progettocantoregi.it

g. m.

Nelle foto:

–       Sul palco della “Soms”

–       Marco Pautasso e Federico Vergari

“I dimenticati dalla Storia”: testimoni di Geova vittime della persecuzione nazista

Riceviamo e pubblichiamo

Il 27 gennaio in tutto il mondo si celebrerà il Giorno della Memoria, una data simbolica per ricordare le vittime del nazismo. Il brutale terrore nazista prese di mira milioni di persone a motivo della loro razza, nazionalità o ideologia politica. Ma pochi sanno che tra le vittime dei nazisti ci furono migliaia di testimoni di Geova, che furono perseguitati per la loro fede cristiana.

I Testimoni di Geova, allora conosciuti come Studenti Biblici, furono “gli unici sotto il Terzo Reich a essere perseguitati unicamente sulla base delle loro convinzioni religiose”, dice il professor Robert Gerwarth. Per motivi religiosi i Testimoni, che erano politicamente neutrali, si rifiutavano di fare il saluto “Heil Hitler”, di prendere parte ad azioni razziste e violente o di arruolarsi nell’esercito tedesco. Emma Bauer, sopravvissuta alla persecuzione nazista contro i Testimoni di Geova e tra le protagoniste del documentario di Giorgio Treves “La Croce e la Svastica”, presentato alla scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma, ha detto a proposito di questa immane tragedia: “Ricordare queste vittime è un dovere. I Testimoni di Geova con una sola firma potevano essere liberati”. Sottolineando il valore di questo sacrificio, ha aggiunto: “La dignità vale più della vita”.

I nazisti cercarono di infrangere le convinzioni religiose dei Testimoni offrendo loro la libertà in cambio di una promessa di obbedienza. A nessun altro fu data questa possibilità. La dichiarazione di abiura (offerta loro a partire dal 1938) richiedeva di rinunciare alla propria fede, denunciare altri Testimoni alla polizia, sottomettersi completamente al governo nazista e difendere la “Patria” con le armi in mano. I funzionari delle prigioni e dei campi spesso usavano la tortura e le privazioni per indurre i Testimoni a firmare. Secondo Garbe, “un numero estremamente basso” di Testimoni abiurò la propria fede.

I Testimoni furono tra i primi ad essere mandati nei campi di concentramento, dove portavano un simbolo sull’uniforme: il triangolo viola. Dei circa 35.000 Testimoni presenti nell’Europa occupata dai nazisti, più di un terzo subì una persecuzione diretta. La maggior parte fu arrestata e imprigionata. Centinaia dei loro figli furono affidati a famiglie naziste o mandati nei riformatori. Circa 4.200 Testimoni finirono nei campi di concentramento nazisti. Uno dei massimi esperti dell’Olocausto, lo storico Detlef Garbe, ha scritto: “L’intenzione dichiarata delle autorità NS [naziste] era di eliminare completamente gli Studenti Biblici dalla storia tedesca”. Si stima che morirono 1.600 Testimoni, di cui 370 per esecuzione.

Nel campo di Buchenwald fu internata con il falso nome di Frau von Weber anche Mafalda di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele III, arrestata a Roma il 23 settembre 1943. Come scrive Cristina Siccardi, nel suo libro Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald, le SS assegnarono alla principessa un’aiutante, Maria Ruhnau, una testimone di Geova imprigionata a motivo della sua fede. Sapendo che la donna era guidata da elevati princìpi morali e che per questo diceva sempre la verità, le SS speravano di raccogliere informazioni confidenziali sulla famiglia reale. Maria Ruhnau si dimostrò per Mafalda più che una badante. Fu la sarta che le adattò i vestiti recuperati nel campo e che le cedette le sue scarpe. La principessa le si affezionò così tanto che prima di morire, il 28 agosto 1944, lasciò in dono all’amica Testimone l’orologio che aveva al polso.

In questo periodo critico della storia per i diritti umani, la resistenza nonviolenta di gente comune di fronte al razzismo, al nazionalismo estremo e alla violenza merita una profonda riflessione in occasione del Giorno della Memoria.

Ulteriori informazioni sui Testimoni di Geova nel periodo dell’Olocausto si trovano sul sito jw.org

 

Musica e immagini: Seeyousound nona edizione

Torna dal 24 febbraio al 2 marzo al cinema Massimo Seeyousound. Il festival in cui si fondono musica e immagini, giunge alla nona edizione.

https://www.seeyousound.org/

I numeri prevedono 79 film con cinque sezioni in concorso,  tra documentari, lungometraggi, videoclip e corti. Due sezioni fuori concorso( Into the Groove e Rising Sound). Il film che inaugurerà la rassegna venerdì 24 febbraio sarà “Tchaikovsky’Wife” del dissidente russo Kirill Serebrennikov sulla moglie del compositore russo. Da segnalare sabato 25 “Cesària Evora” di Ana Sofia Fonseca sulla grande cantante portoghese. Lunedì 27 “Il mondo è troppo per me” di Vania Cauzillo. Domenica 25 “Miucha, The voice of Bossa Nova” regina della bossa nova brasiliana.

 

Giovedì 2 marzo “In The Court Of The Crimson King: King Crimson at 50” sulla mitica band progressive. Vi sarà anche parecchia musica dal vivo con Gnu Quartet, The Wends, Rodrigo D’Erasmo e Roberto Angelini. Festa finale allo Spazio Musa giovedì 2 marzo.

Pier Luigi Fuggetta

Per il Giorno della Memoria “8 passi tra il fumo dei campi“

Venerdì 27 gennaio alle ore 21:00 va in scena al Teatro Le Serre di Grugliasco lo spettacolo 8 passi tra il fumo dei campi, il lavoro teatrale tratto dal delicato e intenso testo di Alfonso Cipolla, realizzato per la Giornata della Memoria e che unisce sullo stesso palco le maestranze di Viartisti 2.0 Camaleonte, Associazione Musica Insieme, Compagnia Mixit e Istituto per i beni marionettistici e il teatro popolare. L’evento è a ingresso gratuito.

Nasce a Torino la prima rassegna di “OFF TOPIC” dedicata a libri e “podcast”

“Senti chi parla”

Da giovedì 26 gennaio

“Ideare, valorizzare, educare, diffondere e connettere”: questi i principi, non pochi, su cui si fonda “OFF TOPIC”, l’“hub culturale”(progetto del “Torino Youth Centre”), riconosciuto dal Comune di Torino come “Centro di Protagonismo Giovanile” e sede di attività formative (corsi, workshop, conferenze) e co-working, nonché di residenze artistiche, musica live, teatro, proiezioni, attività sociali e di promozione del territorio e quant’altro. Tanta progettazione e intenso impegno. Su questa linea nasce e si muove, da giovedì 26 gennaio (ore 19,30), anche “Senti chi parla”, la prima rassegna dedicata interamente alle presentazioni di libri e podcast, nata con il patrocinio del “Salone OFF” del “Salone del Libro”, che ogni giovedì porterà un nuovo ospite sul palco del “Bistrò” di via Giorgio Pallavicino 35, a Torino.

Il primo appuntamento è con Martino Gozzi per la presentazione de Il libro della Pioggia, edito da “Bompiani”. Nato a Ferrara nel 1981, scrittore e traduttore nonché amministratore delegato della “Scuola Holden” di Torino, Gozzi scrive un “memoir” che racconta il congedo lento ed eroico di Simone, “un giovane uomo con il dono di saper e farsi amare”. La carriera di Martino Gozzi inizia nel 2004, con la pubblicazione del suo primo romanzo, “Una volta Mia” edito da “PeQuod”. Con “Feltrinelli” ha in seguito pubblicato “Giovani promesse” (2009) e “Mille volte mi ha portato sulle spalle” (2013).

“Il libro della Pioggia” racconta di Martino e Simone. Un’amicizia epica la loro, tenuta insieme dalla musica e dalla giovinezza. Simone suona il basso mancino come Paul McCartney, ha una band e scrive musica. Se ne va troppo presto. Martino, voce di questo romanzo-mémoir, racconta la loro storia e la traccia che Simone ha lasciato nella vita di chi lo ha amato. “Simone – sottolinea Gozzi – è la pietra di paragone, il punto di riferimento, l’irrinunciabile metro rispetto a cui misurare col passo pacato della maturità le tappe di una vita: Ferrara, Torino, la scrittura, il matrimonio, la paternit- à, la musica, i cambiamenti”.

Quando abbiamo pensato di creare ad ‘OFF TOPIC’ una rassegna di presentazione di libri e podcast – dichiara da parte sua il Direttivo dell’‘Hub culturale’ – non potevamo non includere il ‘Salone del Libro’ con la sua rassegna ‘OFF’. Come sempre il nostro Hub tende reti alla città e alle sue eccellenze nella ferma convinzione che la Cultura debba essere ponte per unire teste e contenuti, per moltiplicare, per creare il senso di ‘civitas’ imprescindibile all’identità di una comunità sempre più multiforme. Non è del resto questo il significato più denso della parola ‘città’ ?”.

Prenotazione per cena consigliata, scrivendo a: #Bistrò di OFF TOPIC, su WhatsApp al 338/4463855

g.m.

 

Nelle foto:

–       Cover “Il libro della pioggia”

–       Martino Gozzi, Photo credits Paolo Properzi