Mercoledì 25 settembre alle 17.00 – presso il Centro Studi Pannunzio di via Maria Vittoria 35 a Torino – si terrà la presentazione del volume “Ceramica di Castellamonte, eccellenza canavesana trasversale nel tempo passato, moderno, attuale”, scritto da Sandra Baruzzi in collaborazione con Maurizio Bertodatto.
A Costigliole Saluzzo, si rilancia la prestigiosa location di “Palazzo Sarriod de La Tour”, con le sculture di tre artisti di respiro internazionale
Fino al 27 ottobre
Costigliole Saluzzo (Cuneo)
Ecco i nomi: Enzo Bersezio, Toshiro Yamaguchi e Carlo D’Oria. Tre artisti, scultori soprattutto, che da anni s’arrovellano, giocano, faticano e gioiscono rincorrendo, ognuno a modo suo (ma con la tenacia di chi sa di ben conoscere il mestiere) le strade più innovative, e a loro più congeniali, dell’idea di un’arte contemporanea pienamente di casa nell’ambito dei processi indefiniti dell’“astratto-concettuale” o dell’“informale”. Passando per un tema comune a tutti e tre: l’“uomo” nelle sue molteplici implicazioni esistenziali e nel suo relazionarsi con il mondo “altro” e con le leggi spesso inascoltate della natura. In linea con questo comune “fil rouge” , ai tre scultori di cui sopra, Costigliole Saluzzo (il paese dei tre castelli, all’imbocco della Valle Varaita) dedica, fino a domenica 27 ottobre, nelle ampie stanze – dagli stupendi soffitti affrescati – del settecentesco “Palazzo Sarriod de La Tour”, antica residenza dei “Saluzzo – Paesana”, una rassegna curata da Cinzia Tesio e resa possibile grazie all’impegno dell’Associazione giovanile “AttivaMente” con l’aiuto, oltreché della civica amministrazione, di numerosi sponsor pubblici e privati (Orari: sab. 15,30/19, dom. 9,30/12,30 e 15/19)
“La scultura – annotano gli organizzatori – dona un’anima ai materiali”. Ecco il perché del titolo “La leggerezza della scultura contemporanea”, laddove per “leggerezza” s’intende quel concetto di “poetica fascinazione” capace di trasformare la “solidità” delle opere realizzate (con materiale vario, dal legno al ferro all’acciaio alle carte e alle argille) in trasparente “involucro” di sensazioni e liriche emozioni in grado di farci riflettere, senza troppo imbrigliarci in terrene banali “verità”, sui “temi di attualità del quotidiano sociale e dei loro intrecci con il mondo nella sua complessità”.
Gli scultori presenti in mostra “formano – spiega Cinzia Tesio – un gruppo eterogeneo per i personalissimi linguaggi espressivi, ma uniti dalla loro passione per l’arte e la materia che li ha portati ad una produzione di forme uniche e affascinanti. Uno spettacolo da vivere con passione”. Quella “passione” che ci trasmette, per primo, Carlo D’Oria (Torino, 1970), attraverso opere, prevalentemente realizzate in ferro e in acciaio concentrate sul tema per lui nodale dell’“uomo” e di quel peccato di “egolatria” così imperante ed imperversante ai giorni nostri da fargli scegliere di “abrogare il soggetto – com’ è stato scritto – di ‘svuotarlo’ e di renderlo appena una sagoma”. Informe nel suo commisurarsi con altre “creature vive, stanche, gobbe, simili nel loro anonimato e paradossalmente uniche”.
Decisamente più rilassanti gli universi plastici del giapponese Toshiro Yamaguchi (Okayama, 1956), che a Costigliole espone una scenografica e originalissima installazione dal titolo “Infinite Butterfly”. La sua produzione, fatta di lavori essenziali e “minimal”, vogliono evocare l’idea del giardino, l’immagine rasserenante di un mondo naturale cromaticamente interpretato attraverso la contaminazione delle antiche monocromatiche “tradizioni zen”, a lui tramandate dagli antichi maestri del Sol Levante, con “mosaici di pietra” dai vividi colori mediterranei maturati nel corso degli ultimi anni, dopo il suo trasferimento in Spagna, a Madrid. Il risultato è un amalgama perfetto di segni e colori di immediata comprensione e di una regolarità compositiva che qualcuno , forse un po’ troppo avventatamente, ha inteso accostare al “neoplasticismo” (“De Stijl”) mondriano.
Allievo alla torinese “Accademia Albertina di Belle Arti” di Torino del grande Sandro Cherchi e lui stesso docente di “Discipline Plastiche” al “Liceo Artistico Statale” della città, Enzo Bersezio (Lesegno – Cuneo, 1943) si muove ancora oggi in una landa operativa non del tutto sgravata dalle lezioni di quell’ “Arte Povera” al cui interno ebbe a muovere i primi passi e che il critico Germano Celant (storico “guru” del movimento) dichiarava manifestarsi essenzialmente “nel ridurre ai minimi termini, nell’impoverire i segni per ridurli ai loro archetipi”. E proprio su questa strada si muovono tuttora, pur seguendo linee compositive del tutto personali, le “installazioni” prevalentemente lignee di Bersezio (che bello quell’“Occhio dei Ciclopi” del 2010!), incentrate anch’esse su diafani giochi di forme arcaiche ed essenziali, “corpi plastici mistilinei … leggeri, aerei e snelli nel loro disporsi nello spazio che li circonda”.
La mostra sarà accompagnata da una serie di eventi collaterali (musica, incontri, teatro) tesi a promuovere il territorio e le sue eccellenze. Comprese quelle, non poche e di assoluto pregio, di carattere enogastronomico.
Gianni Milani
Per info: Palazzo “Sarriod de La Tour”, via Vittorio Emanuele 103, Costigliole Saluzzo (Cuneo); tel. 0175/230121, info attivamente12024@gmail.com
Nelle foto: “Palazzo Sarriod de La Tour”; Carlo D’Oria “Interferenze misurabili”, acciaio; Toshiro Yamaguchi “Infinite Butterfly”, carte; Enzo Bersezio “L’occhio dei Ciclopi”, legno trattato, 2010
Nel comune piemontese di Guarene, in provincia di Cuneo, che ospita la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, quella del 21 settembre è stata una giornata all’insegna dell’arte, con l’inaugurazione di due mostre, entrambe aperte fino al 10 novembre, e il disvelamento di una nuova opera per il Parco d’arte “Sulla collina di San Licerio”. Alle ore 17 del 21 settembre si è tenuto un laboratorio per famiglie al palazzo Re Rebaudengo curato dal dipartimento educativo della Fondazione e seguito dalla mostra collettiva “Truly rural”, curata da Bernardo Follini, che interroga gli immaginari connessi al mondo rurale da una prospettiva storica e contemporanea. Concepita a partire dalle ambientazioni di palazzo Re Rebaudengo, sulle colline del Roero, la mostra propone un dialogo tra opere della collezione Sandretto Re Rebaudengo e alcuni contributi di artisti e artiste di differenti generazioni. I protagonisti dell’esposizione sono Noor Abed, Massimo Bartolini, Sarah Ciraci, Mario Giacomelli, Helena Hladilová, Mauro Ledru, Marko Lehanka, Jumana Manna, Carol Rama, Athi-Pathra Ruga, Eoghan Ryan e Wilhelm von Gloeden.
Sono loro gli artisti selezionati da Bernardo Follini, che prende le mosse dall’idea romantica di paesaggio e dal concetto di autenticità per riflettere sull’idea di rurale nel senso comune e sulle sue origini. Il titolo della mostra nasce dalla videoinstallazione del 2019 ‘Truly rural” dell’artista irlandese Eoghan Ryan (1987). Posta all’inizio del percorso espositivo, è costituita da sedute in fieno e da un video che descrive la tradizione trasgressiva del carnevale in una località rurale tedesca. Esplorando i diversi fattori che costituiscono l’ecosistema agricolo (agricoltura, allevamento, vita comunitaria e turismo) , le opere si propongono di far luce sulle infrastrutture visibili e invisibili, sulle attività sociali e sui sistemi di produzione realizzati su determinati valori e economie. Attraverso i lavori esposti, la mostra offre un’analisi dei fenomeni sociopolitici che influenzano la campagna e il comportamento collettivo degli abitanti, indagando la relazione tra comunità, discendenza e appartenenza, e facendo anche emergere delle inquietudini private. Sempre a palazzo Re Rebaudengo è presente un secondo percorso espositivo, la personale di Tin Ayala (1998) dal titolo “There is no conquist without celebration”, a cura di Follini. Questa mostra segna il dodicesimo anno di collaborazione della Fondazione con Ensba Lion, l’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts della città francese. Tin Ayala é artista originario delle ande equatoriane, ha partecipato all’edizione nel 2023 del programma “Post diplôme”, aperto ogni anno a cinque artisti. Ayala prende come punto di partenza del suo lavoro l’identità Cholo, termine di origine indigena che designava, nel periodo della colonizzazione andina, i discendenti degli indigeni spagnoli. Per l’artista questa identità postcoloniale è in grado di ridefinire le nozioni di razza attraverso un potenziale generativo transculturale. Il suo lavoro è concepito come un collage scenografico che integra immagini precoloniali, rappresentazioni contemporanee, simboli indigeni e personaggi della cultura pop. Ayala, contemporaneamente, realizza azioni dirette in collaborazionorigini collettivi locali delle Ande intorno all’identità Cholo.
La mostra a Guarene rappresenta un’ulteriore tappa del progetto di ricerca Cholonizacion, con cui da due anni l’artista vuole definire il potenziale delle produzioni Cholo-Andine, creando uno spazio ibrido in cui possono coesistere elementi di una cultura egemonica internazionale e sopravvivere dinamiche culturali locali legate a gruppi sociali storicamente oppressi. Il Parco d’Arte della Fondazione Re Rebaudengo è stato il secondo scenario della giornata di inaugurazioni, con un attraversamento della città dal palazzo della Fondazione, insieme a un concerto itinerante di Bandakadraba. È stato presentato nel Parco d’Arte il mosaico rurale dell’artista statunitense Tauba Auerbach, che si aggiungerà alle sculture presenti sul luogo. Si tratta di un mosaico che nasce da una serie di dipinti con lo stesso titolo e si basa su fotografie microscopiche della schiuma, rappresentate da migliaia di puntini dipinti a mano. La schiuma, ingrandita nei punti d’incontro con le bolle, si rivela una rete, un intreccio che emerge da un campo di particelle. Collaborando con un team di artigiani con sede in Italia e un programmatore per creare software, Auerbach ha adattato la serie dipinta a un mosaico murale all’aperto in un’opera lunga undici metri, dal titolo “Foam”.
Mara Martellotta
Venerdì 27 settembre alle ore 17,30 a Torino
Nel decennale della sua scomparsa, l’omaggio ad un’importante artista, Donna di cultura e del vino della terra di Langa
Sono ormai trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Claudia Ferraresi, giornalista e critico d’arte, pittrice, scrittrice, Donna di cultura e Donna del vino. Eclettica imprenditrice, infaticabile e creativa, dal cuore grande e generoso, realizzatrice di tanti progetti finalizzati alla valorizzazione della sua amata terra di Langa, dal 2014 patrimonio dell’Unesco.
Si è sempre impegnata a farla conoscere e a proteggerla con cura proprio come quelle rose profumate e belle che si incontrano all’inizio dei filari delle viti e che, con la loro costante presenza, sono amiche e sentinelle attente alla salute e al benessere dei preziosi vitigni. Ha saputo precorrere i tempi con il suo intuito creativo ed imprenditoriale quando il marchio Langhe e Roero era ancora di là da venire, con un’attenzione crescente al territorio nei suoi molteplici valori. In lei, testimonial e ambasciatrice per oltre quarant’anni, un grande sogno dal profumo che sa di terra, tutto da realizzare stava giorno per giorno prendendo forma e partendo dalle grandi potenzialità che aveva già intravisto in tempi di tanta speranza, di progetti, di scommesse e di realizzazioni a lungo immaginate.
Questa è stata Claudia Ferraresi che in questi giorni il Comune di La Morra con la sua famiglia Locatelli e le Cantine Rocche Costamagna, l’Associazione Agorà e La Morra Eventi e Turismo oltre al Club Unesco e alla Biblioteca Civica Don Rubino hanno voluto commemorare con un convegno dedicato alla sua figura di imprenditrice e di artista e con una mostra aperta sino al 29 Settembre dal titolo “ Mia unica collina “ con alcuni suoi dipinti che raccontano le sue terre dai contorni sfumati e intimi. Ci parlano di lei, figlia d’arte, alcuni suoi acquerelli delicati ed al tempo stesso forti , accanto a tele della madre pittrice, musicista e cantante lirica Valeria Costamagna, nella piccola chiesa sconsacrata di S. Sebastiano, gioiello del barocco langarolo, molto amato dalla Ferraresi che ne fece un luogo elettivo per i tanti eventi da lei realizzati in questo suo angolo di terra, una cresta di Langa da cui mai avrebbe potuto allontanarsi, scrigno dei suoi sentimenti più privati e profondi. “ Le mie colline delle Langhe – sono sue parole – sono diventate la mia unica collina, dentro la quale cercare amore e pace.
Tentare di interpretarle per vivere è stata la mia salvezza umana “. Nata a Santena da un’antica famiglia piemontese, privata giovanissima dei genitori a causa di un grave incidente, ciò che causò in lei una ferita difficile da rimarginare, si trasferì da Torino a La Morra nel 1972 nella casa di famiglia dove scelse di vivere pienamente quelle colline con i loro vigneti, i loro sapori e tradizioni, le loro nebbie e le loro albe e quel loro tempo scandito dalla stagionalità della vita, dai rintocchi delle campane nella valle e degli antichi Morbier, le pendole di casa. La nota azienda vitivinicola lamorrese Rocche Costamagna da lei ereditata come prezioso bene di famiglia ed oggi gestita dal figlio, l’imprenditore Alessandro Locatelli, entrato in azienda negli anni Ottanta al suo fianco, cui ha passato il testimone, ha visto la nascita di molte sue attività.
Un fiore all’occhiello è stata in quei suoi primi anni la valorizzazione della coltivazione e della raccolta delle uve del Barolo, re dei re dei vini, oggi conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo e da loro prodotto a partire dal 1841. Nel 1976 creò “ La cà dj’ amis “, un’Associazione culturale con cui ha inteso offrire i suoi spazi e le sue conoscenze territoriali per parlare di cultura locale e tradizioni, di colture agricole e di enogastronomia. Erano tanti in quegli anni i personaggi che invitava nella sua casa – museo accanto alle famose cantine, da Piero Angela a Luigi Firpo, Primo Levi, Ottavio Missoni, Giovanni Arpino e tanti altri che omaggiava della simbolica chiave con cui entrare virtualmente nel cuore delle Langhe in incontri che culminavano in un evento annuale, un premio sempre molto atteso che battezzò “ la ciau d’la cà”. Era un’occasione unica che sfociava in sempre nuovi progetti per la valorizzazione e lo sviluppo di una lettura del Piemonte cosciente e lungimirante che puntasse al recupero delle eccellenze culturali ed enogastronomiche da salvaguardare e tramandare, premiando quanti tra i personaggi della cultura, dell’arte e delle scienze avevano collaborato con fattivi contributi culturali a puntare l’attenzione su queste terre langarole. Dagli anni Ottanta dette vita a “ Le tavole della cultura “ con vari eventi ed iniziative a tema che facevano da sfondo a “ Libri da gustare”, altra sua creazione con un’ importante raccolta di testi enogastronomici, una rassegna letteraria con premiazione degli autori eccellenti che culminava all’annuale Salone del Libro di Torino.
Infine nel 1990 è la volta di un’altra sua realizzazione, “ I Ristoranti della tavolozza ”, con la presenza di ristoratori d’eccellenza con un occhio attento alla cultura enogastronomica e all’educazione al cibo. E’ giusto e doveroso che tutto del mondo di Claudia Ferraresi riviva in chi l’ha conosciuta ed oltre, nei suoi luoghi ed oltre perché nulla di lei, della sua vita, del suo operato, della sua ricca eredità culturale e spirituale, nessuno dei tanti semi da lei piantati e fioriti, vada perso.
Patrizia Foresto
Mostra “ Mia unica collina”
Chiesa di S. Sebastiano
Via Umberto 22/30
La Morra ( Cn)
ore 10/ 13 e 15/18
Laura Rossi converserà con Aldo Timossi e Dionigi Roggero durante la presentazione del libro il 24 settembre ore 18, Accademia Filarmonica, Casale Monferrato
L’Orchestra Filarmonica di Torino propone la sua nuova stagione che si svilupperà da ottobre 2024 a giugno 2025 sotto la dicitura “One way together”, in quanto, secondo il Presidente e direttore artistico di OFT, Michele Mo, il viaggio che l’Orchestra sta per intraprendere sarà ancora più speciale e coinvolgente. Non si tratterà di un viaggio solitario, ma di una festosa carovana in cui l’Orchestra si farà accompagnare da giovanissimi solisti che stanno rapidamente conquistando la ribalta di palcoscenici internazionali. Primo appuntamento della stagione sarà il 29 ottobre alle 21, al Conservatorio Giuseppe Verdi, con il concerto “Il sole incendia Brahms”, direttore sarà Giampaolo Pretto, solista Ahmed El Saedi. Il concerto fa parte degli appuntamenti “Incanto egizio”, scoperte musicali e sonore del passato per i duecento anni del Museo Egizio di Torino. Secondo appuntamento sarà il 26 novembre 2024, alle 21, sempre al Conservatorio, intitolato “La luce oltre le sbarre”, con gli arche dell’OFT e il Maestro concertatore Sergio Lamberto. Il programma sarà piuttosto vario:dall’”Adagio per archi” di Samuel Barber allo “Studio per archi” di Pavel Haas, dalla “Suite all’Arlesienne” di Georges Bizet, al quartetquan.12 in fa maggiore op.96 Americano di Antonin Dvořák.
Tutti gli otto appuntamenti si terranno al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino fino al giugno 2025, e saranno preceduti dalla prova generale del lunedì al Teatro Vittoria. Ad affiancarne il viaggio di Giampaolo Pretto e Sergio Lamberto, Maestro e concertatore degli archi, saranno I giovani solisti Clarissa Bevilacqua, Mario Bruno, Eva Geborgyan, Ettore Pagano e un professionista di esperienza come Diego Di Mario.
Mara Martellotta
L’isola del libro
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Carla Madeira “L’amore è un fiume” -Fazi- Euro 18,50
In Brasile è un caso editoriale il romanzo di esordio di Carla Madeira (nata a Belo Horizonte nel 1964, docente di Scrittura pubblicitaria), diventato un best seller grazie al passa parola che l’ha trasformata nella scrittrice più venduta in patria.
E’ la storia dell’amore totalizzante tra Venâncio e Dalva; ma anche della prostituta Lucy e della sua ossessione per Venâncio che non sarà priva di conseguenze.
Venâncio e Dalva si amano fin dal primo casuale sguardo, poi diventano una coppia legata da un rapporto totalizzante di amore assoluto. Si completano in una felicità che esclude il resto del mondo, cementata da una straripante passione.
Ma un rapporto così esclusivo ha sempre anche il rovescio della medaglia. La gelosia esagerata e soffocante porta Venâncio a perdere il controllo, perché si sente escluso dall’amore che la moglie riversa sul loro bambino nato da poco. E’ questa la causa scatenante dalla quale deriva la tragedia che apre una voragine tra i due.
Dalva erige un muro invalicabile tra lei e il marito, colpevole della peggiore delle azioni. Ogni giorno lei scompare per ore, nessuno sa dove vada, però quotidianamente passa davanti al bordello cittadino. E qui si innesta la storia di Lucy, prostituta per libera scelta, con un passato difficile di orfana precoce, poi diventata una sorta di cenerentola in casa di parenti.
Lucy non è solo bella, è anche sensuale e irresistibile, consapevole di esercitare una sorta di malia nei confronti del genere maschile; a partire dallo zio libidinoso, stregato dalla sua femminilità. E’ la più gettonata del casino in cui lavora, tutti la vogliono.
Peccato lei sia ossessionata da Venâncio, l’unico maschio che desidera in modo struggente, l’unico che invece la respinge.
Il romanzo entra negli anfratti dei sentimenti dei personaggi e racconta sviluppi imprevedibili, svolte inimmaginabili che sorprendono il lettore. Tutto scritto con una maestria che ci proietta dritti nel nucleo delle vite interiori dei protagonisti.
Guillame Musso “Qualcun altro” -La nave di Teseo- euro 20,00
Credo sia uno dei romanzi migliori dello scrittore Guillame Musso (nato ad Antibes nel 1974), con una trama incredibile e accattivante; continue sventagliate di colpi di scena, personaggi intriganti e una maestria di scrittura che assembla magnificamente il tutto.
L’inizio è di quelli decisi, che invogliano una lettura vorace. Su uno yacht miliardario, al largo della Costa Azzurra, la bellissima e potente proprietaria viene aggredita e selvaggiamente colpita alla nuca con un attizzatoio di metallo, da un’ombra nera mimetizzata in una tuta da sub.
Lei è Oriana Di Pietro, editrice e ricchissima erede di una delle famiglie milanesi più in vista. A soccorrerla agonizzante sono due studentesse, per puro caso. La donna morirà in ospedale dopo 10 giorni di coma. Sulla vicenda indaga la detective Justine; donna volitiva e preparata, che nel privato fa i conti con il doloroso abbandono del marito, per una ragazza più giovane.
Per un anno la polizia gira a vuoto, fino a quando viene trovata l’arma del delitto in una rimessa per barche. I sospetti ricadono sul marito della vittima, il pianista jazz di successo Adriene; lui però si professa innocente e mal tollera l’invasione della privacy sua e dei figli ancora piccoli.
Musso sa bene come catturare l’attenzione dei lettori e anche stavolta semina le pagine di indizi e smentite, segreti e doppie verità. Ripercorre la vita di Oriana, ne evidenzia il carattere deciso, la determinazione, l’intelligenza e la mania di controllo.
Più verità vengono a galla e con retroscena ambigui.
Nella rosa dei personaggi fa capolino anche la giovane Adele; Oriana l’aveva coinvolta in un piano machiavellico che poi le era scoppiato tra le mani.
La soluzione sembra essere sempre ad un passo. Invece scopriamo che, a seconda dell’angolatura da cui si guarda, tutto cambia e viene rimesso in discussione. Nessuno sta mentendo, ma i fatti oggettivi sono caleidoscopici e il rebus trova soluzione solo alla fine.
Claire Dederer “Mostri” -Iperborea- euro 20,00
Claire Dederer (nota giornalista collaboratrice di prestigiose testate, tra le quali il “New York Times”) in questo libro cerca di rispondere alla domanda: «Dobbiamo continuare ad amare i grandi personaggi che nella vita privata si sono rivelati dei mostri, mentre le loro opere restano delle pietre miliari?».
Risposte lei non ne dà. Piuttosto ripercorre le loro biografie, scava a fondo nei difetti, rivela scheletri nell’armadio, alcuni eclatanti.
Il primo capitolo è sul controverso regista Roman Polanski, vittima di tragedie pesantissime. La madre morta ad Auschwitz e il brutale assassinio della bellissima moglie Sharon Tate incinta, squartata da alcuni membri dalla satanica famiglia Manson.
Eventi che sicuramente hanno inciso nell’anima dell’artista, ma che non giustificano affatto le sue azioni. Polanski è stato accusato di aver drogato e sodomizzato una tredicenne.
La Dederer analizza a fondo questa figura contemporanea in cui alberga il difficile equilibrio tra due forze contrastanti: una mostruosità assoluta e un genio altrettanto supremo.
Nelle pagine poi ripercorre i lati oscuri di altri artisti famosi, tra i quali Woody Allen, Picasso, Michael Jackson, Doris Lessing e Virginia Woolf.
Di ognuno la Dederer analizza anfratti di vita privata e derive caratteriali, che non necessariamente inficiano la grandezza della loro genialità e delle loro opere.
Alcuni si sono macchiati di veri crimini, altri hanno esposto idee inaccettabili, altri ancora, più semplicemente, manifestato difetti e contraddizioni macroscopici.
Alla luce delle gravi rivelazioni le loro opere possono continuare ad essere accettate, ammirate o dileggiate? Risposta univoca non c’è.
“The book of Printed Fabrics” -Taschen- euro 150
Il titolo precisa che i due monumentali volumi (per un totale di 880 pagine) tracciano la storia dei tessuti dall’inizio nel 1600 fino ad oggi. L’opera nasce dalla collezione del Musée de l’Impression sur Etoffes che si trova a Mulhouse (cittadina della Francia Alsaziana, quasi al confine con la Svizzera) dove ha sede il più importante museo di tessuti stampati al mondo.
Una messe di stoffe, colori, disegni, tessiture da capogiro; dal crêpe de chine Kensington al raso di seta, transitando per le romantiche fioriture e bouquet trompe-l’œil tipici del Liberty. Negli schedari degli immensi archivi di Liberty britannici ci sono più di 45mila stampati, da perderci la testa.
Il nome viene dal commerciante di stoffe che aprì l’emporio londinese nel 1875, Arthur Lasenby Liberty, ed è diventato sinonimo di uno stile intramontabile e subito riconoscibile.
Tornando a Mulhouse e alla storia del museo, vale la pena ricordare che la zona si era data lo statuto di repubblica neutrale
e indipendente rispetto alle leggi francesi e il loro monopolio delle manifatture reali.
Dal 1586 al 1798, durante la rivoluzione industriale la piccola cittadina Alsaziana era l’unica a poter produrre liberamente le “indiennes”, cosiddette “indiane” copiate dalle tele stampate provenienti dall’India, che arrivavano nelle stive delle navi e avevano conquistato l’Europa.
Nei secoli di storia dei tessuti arte e moda si sono incrociati e i due volumi raccontano il gusto europeo e la passione per le stoffe esotiche. Da lì il via a una florida industria tessile , anche a dispetto del proibizionismo promulgato, per esempio, in Francia nel 1686, quando il sovrano vietò l’importazione di tessuti indiani per di proteggere la produzione nazionale di sete.
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Martedì. A Piazza dei Mestieri si esibiscono i Trelilu. Il Blah Blah compie dieci anni. Per il compleanno suoneranno i The Stems.
Mercoledì. A Piazza dei Mestieri suona il trio del pianista Antonio Faraò. All’Osteria Rabezzana è di scena l’Orchestra Terra Madre. Al Blah Blah si esibiscono i Fratelli di Soledad. Al Teatro Colosseo è di scena Michele Bravi.
Giovedì. Al Blah Blah suonano gli Extrema. All’Hiroshima Mon Amour sono di scena i La Crus. Al Magazzino sul Po suonano gli Indianizer.
Venerdì. Al Blah Blah si esibiscono i The Hormonauts.
Sabato. Al Blah Blah suonano i The Peawees. Al Magazzino sul Po sono di scena i Fusaifusa.
Pier Luigi Fuggetta
A partire da mercoledì 16 ottobre si terrà un seminario per giovani poeti under 25 a cura di Roberto Mussapi, in collaborazione con Gian Giacomo Della Porta, che ne ha curato l’organizzazione.
Da metà ottobre, presso lo Studio Maresca, a Milano, in via Luigi Calamatta 7, si terrà il seminario di poesia “Lettere a un giovane poeta”, destinato a poeti under 25. Si tratta di cinque incontri con cadenza quindicinale che accompagneranno i giovani partecipanti in un viaggio dalle origini della poesia fino ai giorni nostri. Il seminario, a cura di Roberto Mussapi, poeta, traduttore, editorialista e critico teatrale del quotidiano Avvenire.
Il seminario è pensato per tutti quei ragazzi e ragazze che sentono l’urgenza di imparare e confrontarsi, che desiderano intraprendere un percorso che conduce all’amore per la poesia e alla consapevolezza e all’importanza della parola.
“Il nostro seminario si rivolge ai giovani – spiega Roberto Mussapi – perché conservano un’ingenuità di fondo che può salvarli, e sono più disponibili ad accogliere il mistero”.
Un’iniziativa che si pone in ascolto delle nuove generazioni, come emerge anche dal titolo scelto: “Lettere a un giovane poeta”, fitto scambio epistolare avvenuto tra il 1903 e il 1908 tra i RainerMaria Rilke, poeta all’epoca già molto affermato, e Franz Kappus, aspirante poeta ventenne in cerca di consigli, un sincero e affettuoso dialogo tra due generazioni di poeti a cui il seminario intende ispirarsi.
Il seminario non si configura come un corso di poesia, ma piuttosto come un viaggio verso la consapevolezza, alla scoperta della propria vocazione. Un percorso per imparare a rendere un’emozione “universale” condivisa tanto da chi scrive quanto da chi legge.
“La poesia non è un’evasione, ma un viaggio, un’avventura – chiarisce Roberto Mussapi – e come tale richiede preparazione, disciplina e sacrificio, un gioioso sacrificio. Non troverai il tesoro se la nave non è stata attrezzata e la rotta studiata”.
I partecipanti del seminario, affiancati da un Maestro come Mussapi, affronteranno l’escursione tra alcuni dei maggiori poeti internazionali, alcuni dei quali tradotti dallo stesso Mussapi, fra cui Rilke, Yeats, Eliot, Luzi, Bonnefoy, Heaney, Walcott e Soyinka.
È possibile candidarsi fino all’11 ottobre con allegato il proprio curriculum e, possibilmente, cinque poesie autografe. In alternativa i candidati potranno indicare le proprie necessità, cosa cercano e cosa si aspettano dal seminario. Potranno accedere al massimo cinque candidati, ma gli esclusi saranno tenuti in considerazione per futuri appuntamenti. Il costo complessivo è di 450 Euro. Il materiale potrà essere inviato all’indirizzo email: r.mussapi@libero.it
Roberto Mussapi, nato nel 1952, vive a Milano. Poeta e drammaturgo, è anche autore di saggi, traduzioni di autori classici e contemporanei e di opere narrative. La sua opera poetica è raccolta nel volume “Le poesie” (Ponte alle Grazie, 2014) a cura di Francesco Napoli, per la prefazione di Wole Soyinka e il saggio introduttivo di Yves Bonnefoy. Ha scritto e pubblicato volumi di poesia per le più importanti case editrici, quali Mondadori, Feltrinelli e Guanda.
Mara Martellotta