CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 234

Chieri, un talent a cielo aperto per gli artisti locali

Mercoledì 21 giugno 2023

Piazza Cavour – ore 17.00

CHIERI SCOUTING FEST – OPEN STAGE

Otto talenti emergenti si esibiscono in piazza Cavour

tramite un totem tecnologico

 

Un vero e proprio talent a cielo aperto che sposa musica e innovazione tecnologica.

Mercoledì 21 giugno, in occasione della Festa Internazionale della Musica, 8 talenti emergenti si esibiscono in piazza Cavour, a Chieri, a partire dalle ore 17, alla presenza di professionisti del mondo musicale delle più importanti case discografiche.

Lo Scouting Fest è un evento speciale organizzato da Open Stage per dare nuove opportunità a giovani artisti del territorio, offrendo loro una modalità innovativa di emersione del talento. L’iscrizione è aperta fino al 9 giugno tramite la compilazione del form online: https://www.comune.chieri.to.it/portale-giovani/call-for-artists-chieri-scouting-fest

Open Stage è un totem tecnologico dotato di diffusori audio, mixer, luci led e sensoristica intelligente che si può prenotare e sbloccare attraverso una App, che consente agli artisti attraverso il loro smartphone di prenotare gratuitamente la loro esibizione in uno spazio pubblico cittadino, in questo caso piazza Cavour.

Un progetto di innovazione culturale e sociale realizzato da Officine Buone e finalizzato a creare una community di artisti, offrendo loro concrete connessioni con il mondo della musica professionale e favorendo la condivisione di cultura, arte e spettacolo.

Le esibizioni inizieranno il 21 giugno alle ore 17, sono previsti 8 slot da circa 30 minuti ciascuno. Saranno presenti esperti musicali di Warner Music Italy e Sugar Music. Sempre il 21 giugno, alle 11, è prevista una writing session con gli artisti selezionati per comporre insieme a dei professionisti i testi delle loro canzoni (sarà anche possibile assistere come spettatori).

Il totem Open Stage rimarrà installato temporaneamente in piazza Cavour anche per le giornate di sabato 24 e domenica 25 al fine di dare la possibilità anche ad altri artisti che si prenoteranno tramite l’App di esibirsi. L’attività si svolge grazie alla collaborazione del servizio di educativa di strada BroOut coordinato dalla Cooperativa Valdocco.

Dichiara l’assessore ai Giovani, Tempo libero e Associazionismo Paolo Rainato: «Chieri Scouting Fest sarà una sorta di talent a cielo aperto, dove la musica si sposerà con una tecnologia innovativa, permettendo ad artisti locali di suonare e cantare in pubblico, facendo conoscere i loro talenti ed entrando in contatto con professionisti del mondo discografico».

Il Comune di Chieri ha stanziato per l’iniziativa un contributo di 7.500,00 euro.

 

L’angolo della poesia: Giorgio Caproni, la vita e le opere

Di Gian Giacomo Della Porta e Mara Martellotta

 

“Ah mia famiglia, / mia famiglia dispersa/ come quella dell’Ebreo/ nel nome del Padre, del Figlio (nel mio nome)/ ah mia casata infranta- mia lacerata/ tenda volata via/con il suo fuoco e il suo Dio”

Giorgio Caproni, poeta, critico letterario, traduttore e scrittore italiano, nacque a Livorno nel 1912 da padre sarto e madre guardia doganale. Si pensa che un suo lontano parente, Bartolomeo Caproni, fosse un “contadino e consulente linguistico” di Giovanni Pascoli.

Ebbe un’infanzia travagliata, soprattutto quella compresa tra il 1915 e il 1921 definita dal poeta come “anni di lacrime e miseria nera” in cui, dopo la chiamata alle armi del padre, ebbe una vita nomade, alla ricerca di una situazione che gli conferisse serenità.

Caproni imparò a leggere da solo a quattro anni sulle pagine del Corriere dei Piccoli. Fu in quegli anni, precisamente durante la seconda elementare che scoprì tra i libri del padre un’antologia dei Poeti delle Origini (i siciliani, i toscani) di cui si appassionò. Seguì la lettura della Commedia dantesca che il padre comprava a dispense in edicola. Risale a quegli anni quello che egli stesso definì  “il baco della letteratura”, ovvero la necessità percepita di lettura e scrittura. Crescendo studiò da violinista, carriera che decise di troncare perché la sentiva lontana dal suo temperamento. Ritornò così alla sua passione originale per la poesia attraverso lo studio dei testi di Ungaretti, Montale, Cardarelli e Sbarbaro.

La prima raccolta intitolata  “Come un’allegoria” risale al 1936, seguita da “Ballo a Fontanigorda” del 1938, entrambe edite dall’editore genovese Emiliano degli Orfini.

Seguirono anni di silenzio dovuti al servizio militare e alla guerra che lo vide al fronte con il 42esimo reggimento fanteria di stanza a Sanremo.

La raccolta successiva, dal titolo “Il passaggio di Enea”, viene pubblicata nel 1956 e riflette la sua esperienza di combattente durante la seconda guerra mondiale e la Resistenza, oltre a una selezione di poesie appartenenti alle precedenti raccolte.

Nella sua poetica tratta temi ricorrenti quali la città natale, la presenza della madre, il viaggio e il linguaggio.

Non di rado Caproni utilizza assonanze per creare giochi di parole, ad esempio nel verso “Non si prega perché Dio esiste, ma perché Dio esista”.

Unisce una raffinata perizia metrico stilistica a un’immediatezza e chiarezza dei sentimenti.

Nel corso della sua produzione si concentra maggiormente sulla forma metrica spezzata e sul sonetto, utilizzando rime interne con enjambements (consiste nell’alterazione tra l’unità del verso e l’unità sintattica, ovvero è una figura retorica di sintassi o sintagma causata dall’interruzione del verso, la quale introduce un prolungamento del periodo logico oltre la pausa ritmica).

L’ultima fase della sua poesia insiste sul tema del linguaggio come strumento incompleto a rappresentare la realtà.

“Concessione / Buttate pure via/ ogni opera in versi o in prosa./ Nessuno è  mai riuscito a dire/ cosa è, nella sua essenza, una rosa”.

I segreti della Sindone nel libro di Paolo Antinucci

“Vedere la Sindone”, autore Paolo Antinucci, è il titolo del volume che verrà presentato al Circolo dei Lettori lunedì 12 giugno prossimo, presso la Sala della Musica

 

Lunedì 12 giugno prossimo, alle 18, al Circolo dei Lettori, si terrà la presentazione del volume “Vedere la Sindone” JouvenceMimemis Edizioni. Il sottotitolo è “Indagini sul suo vero autore”.

Il volume è  a firma di Paolo Antinucci, studioso di Estetica e di Ermeneutica, autore di studi sui linguaggi artistici e gnoseologici, curatore di mostre e convegni. Con l’autore dialogheranno Andrea Nicolotti e Rodrigo Boggero.

La Sindone è da sempre stata oggetto di mistero.  Ciò appare all’autore incontestabile e, anzi, la maggior parte di coloro che la studiano ne alimentano ancor più il mistero. Si sono tramandate e dette molte falsità sulla Sindone. L’autore si chiede perché l’uomo continui a guardare la Sindone e cosa cogliamo quando la guardiamo.

Oltre un secolo di speculazioni sulla sua autenticità ne hanno disinnescato il reale potere e la vera funzione. Demolendo e svelando queste argomentazioni storiche e scientifiche, o pseudoscientifiche, l’autore ne elabora una concenzione nuova, ben lontana da uno sterile scetticismo, per la quale la Sindone ha valore proprio perché  falsa. Ha un potere in sé e per sé, in quanto oggetto artistico e non reliquia. Il suo fascino è potentissimo, il suo magnetismo forte e innegabile e l’assurdità della sua stessa concezione risiedono nella sua artisticità e non autenticità. Secondo Paolo Antinucci la Sindone è  un oggetto estetico per eccellenza, un artefatto, non una frode.

L’autore si interroga su chi possa esserne stato il misterioso creatore di cui si vagheggia già a partire dai documenti più antichi. Dall’indagine emerge prepotentemente un nome che getta una luce nuova sul Medio Evo.

MARA MARTELLOTTA

I giovani protagonisti dell’Unione Musicale

Presentata la nuova Stagione dell’Unione Musicale 2023/2024. La principale novità di questa nuova edizione è quella di far esibire in maniera massiccia musicisti under 35 per l’esattezza 135. Il direttore artistico Antonio Valentino, si è mostrato entusiasta di questa scelta innovativa. Ad inaugurare la Stagione l’11 ottobre, sarà l’immenso Quartetto Emerson, impegnato nel suo ultimo tour europeo con quasi 50 anni di attività. Gli appuntamenti dedicati a violino e pianoforte da non perdere saranno la coppia Gil Shaham (violino) e Gerhard Oppitz (pianoforte), Gianluca Cascioli con la violinista Sayaka Shoji, il duo Kit Armstrong (pianoforte) e Fabrizio von Arx (violino), Patricia Kopatchinskaja (violino), e Polina Leschenko (pianoforte). Nutrito anche il numero dei pianisti a cominciare dal mitico Grigory Sokolov (concerto in collaborazione con Lingotto Musica), Alexander Gadijev, Filippo Gamba, Igor Levit, Gabriele Carcano, Pietro De Maria (che chiude il ciclo delle sonate di Beethoven  con l’op 106). Una nuova serie (Green Notes), riservata agli under 35 dove, “ci piacerebbe  che venisse un pubblico che non ha mai assistito a un concerto di musica classica” ha detto il direttore artistico Valentino. Il concerto durerà 45 minuti eseguito da giovani musicisti. Dopo ci sarà un aperitivo analcolico e la possibilità di chiacchierare,  confrontarsi, far domande agli artisti e si spera in un pubblico minorenne. Tra gli ospiti del Teatro Vittoria  ci saranno la violinista Letizia Gullino e il pianista Luca Troncarelli il violoncellista Jaemin Han e il pianista Claudio Berra , il Faccini Piano Duo, il Trio Pantoum, l’arpista Claudia Lucia Lamanna. Riconfermati “L’altro Suono”, “Solo per le tue orecchie”, “Didomenica”. Importanti anche i concerti Discovery dedicati alla World Music.

Pier Luigi Fuggetta

Torino che spettacolo! Che bella estate: più di 300 appuntamenti tra teatro, musica, danza e cinema

Con l’estate torna la voglia di stare all’aperto e di partecipare a occasioni di svago e socialità. Un desiderio cui la Città di Torino risponde con più di 300 appuntamenti tra giugno e settembre.

Anche per il 2023 tornano i 12 progetti organizzati da altrettante associazioni e dislocati in diversi punti della città che, per tre mesi, offriranno a cittadini e turisti un ricco programma di intrattenimento. Selezionati attraverso un bando biennale dall’assessorato alla Cultura attraverso la Fondazione per la Cultura Torino e grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, i Punti Estivi animeranno il capoluogo subalpino con un cartellone variegato di proposte rivolte a tutte le fasce d’età e che sapranno incuriosire, coinvolgere e soddisfare gli interessi più diversi. In programma ci sono spettacoli teatrali, musica, danza, cinema, laboratori per bambini e giovani, attività a contatto con la natura, talk e seminari in cortili, parchi e giardini.

L’offerta culturale sarà ancora più ricca grazie al palinsesto di attività ed eventi diffusi nell’ambito dell’iniziativa La cultura dietro l’angolo, promossa dalla Fondazione Compagnia di San Paolo in collaborazione con la Città e che, tra maggio e dicembre, animerà le circoscrizioni torinesi con concerti, spettacoli teatrali, performance artistiche, visite ai musei, giochi, appuntamenti di divulgazione scientifica e molto altro ancora. L’idea è di portare la cultura vicino alle case dei cittadini, ovunque si abiti, creando nuove occasioni di relazione, condivisione, aggregazione e partecipazione negli spazi pubblici. Il programma completo è disponibile su www.laculturadietrolangolo.it

Non solo eventi e spettacolo, ma anche cinema per l’estate torinese: dal 15 giugno al 6 agosto alla Cavallerizza Reale (cortile della Manica del Mosca) verrà allestita l’Arena del Museo Nazionale del Cinema, uno spazio che prosegue idealmente l’attività della sala tre del Cinema Massimo che, nei mesi estivi, chiuderà temporaneamente per consentire lavori di efficientamento. Una programmazione senza soluzione di continuità, dunque, rispetto alla sala tradizionale, per non interrompere l’offerta di cinema destinata a cinefili e appassionati torinesi, ma pensando anche ai turisti che potranno godere dei film in versione originale con sottotitoli in italiano. L’Arena del Museo Nazionale del Cinema è realizzata con il contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo e Cassa Depositi e Prestiti e con il supporto organizzativo di Paratissima. Il programma completo è disponibile su www.museocinema.it

Siamo orgogliosi di poter offrire attraverso i punti estivi e gli eventi diffusi un cartellone di appuntamenti di qualità, capaci di animare i quartieri della città durante l’estate. – spiega l’assessora alla Cultura Rosanna Purchia – Spettacoli teatrali, musica, danza, laboratori, seminari e cinema offriranno l’opportunità di godersi una serata all’aperto in alcuni dei più bei luoghi di Torino. Quest’anno, inoltre, accogliamo con entusiasmo l’iniziativa di una realtà prestigiosa come il Museo Nazionale del Cinema che, con l’arena estiva alla Cavallerizza Reale, arricchirà ulteriormente l’offerta culturale dell’estate torinese”.

Il programma di iniziative che animerà la città è consultabile su http://www.comune.torino.it/eventi/ e sui siti dei singoli punti estivi

PUNTI ESTIVI:
Associazione Tedacà
EVERGREEN FEST 2023
Parco della Tesoriera, corso Francia 186-192, Torino
www.evergreenfest.it – www.tedaca.it

Hiroshima MonAmour
HIROSHIMA SOUND GARDEN
Via Carlo Bossoli 83, Torino
https://hiroshimamonamour.org/

l’ARTeficIO APS
ESTATE IN CIRCOLO
Giardino dell’Anagrafe Centrale, via Carlo Ignazio Giulio 14/A, Torino
www.larteficio.com

Associazione sPAZImUSICALI- sPAZIO211
SUN OF A BEACH Vol. V
SPAZIO211, via Cigna 211, Torino
www.spazio211.com

Agenzia per lo sviluppo locale di San Salvarioonlus
ESTATE SENZA CONFINI
Casa del Quartiere San Salvario, via Morgari 14, Torino
www.casadelquartiere.it

Associazione Museo Nazionale del Cinema
BARRIERA A CIELO APERTO 2023
Bagni pubblici, via Aglié 9, Torino
Laboratori di Barriera, via Baltea 3, Torino
Arena Monterosa, via Brandizzo 65, Torino
Agrobarriera, Orto urbano del Boschetto, via Petrella 28, Torino
Centro Interculturale, corso Taranto 160, Torino
www.amnc.it

Fondazione della Comunità di Mirafiori Onlus
ESTATE A SUD 2023
Casa nel Parco, via Panetti 1, Torino
CPG, Strada delle cacce 36, Torino
www.casanelparco.it – www.fondazionemirafiori.it

Associazione Culturale Goodness
IL GIARDINO DI OFF TOPIC
OFF TOPIC Via Pallavicino 35, Torino
www.offtopictorino.it

 Associazione Nessuno
IL CORTILE DELLA FELICITÀ
Via Lombroso 16, Torino
www.lombroso16.it

Assemblea Teatro
“CHIAMALE, SE VUOI, EMOZIONI” Pagine di libri da raccontare
MAUSOLEO DELLA BELA ROSIN, strada Castello di Mirafiori 148/7, Torino
CASCINA ROCCAFRANCA, via Rubino 45, Torino
Spazio ARENA TEATRAZIONE, via Artom 23, Torino
www.assembleateatro.com

Stalker Teatro Soc. Coop.
IL CORAGGIO DI ESSERE FELICI
Cortile officine CAOS, piazza Montale 14/A, Torino
www.officinecaos.net – www.stalkerteatro.net

Banda Larga
IMBARCHINO ESTATE OF MIND
Imbarchino, viale Umberto Cagni 37, Parco del Valentino, Torino
https://rbl.media/it/

Al Bunker “creativeAfrica. Altri Occidenti”

Torna il Festival promosso da “Renken”, guardando all’Ovest dell’Africa

Da giovedì 8 a domenica 11 giugno

“Una finestra aperta sulle culture africane”: proposte con sguardo libero sulle arti di scena, la letteratura, il cinema, l’arte e il design di questo grande continente, osservato speciale, per questa edizione 2023, guardando ad Ovest. “Altri Occidenti” è infatti il sottotitolo di “creativeAfrica”, il Festival promosso da “Renken” (dal 2006 Associazione volta a promuovere in Torino “dialogo, solidarietà e cooperazione” fra Italia e Senegal) insieme ad altre Associazioni e Collettivi del territorio. Perché l’obiettivo puntato ad Ovest? “Solitamente – dicono gli organizzatori – si è soliti far riferimento all’Occidente come sinonimo di bianchezza, di Europa e di Stati Uniti d’America: ma in questo momento storico di crisi e di riattivazione delle polarità internazionali, quale fermento culturale, politico e sociale caratterizza i paesi dell’Africa Occidentale? Quali sguardi, quali voci, quali atelier popolano gli altri occidenti? Quali correnti afrodiscendenti e afrofuturiste rinnovano e  rigenerano i tessuti culturali occidentali?” Ecco la risposta: “La creatività e le culture dell’Africa dell’Ovest e afrodiscententi acquistano nel nuovo millennio un’indipendenza e una polarità originale e interessante, capace di contaminare il globo e l’universo culturale contemporaneo: a questo si vuole dunque fare riferimento con il Festival 2023. Con il manifesto obiettivo di interrogarsi sul ruolo dell’arte e della cultura nelle dinamiche socio-politiche nazionali e internazionali, ribaltando immaginari coloniali e lanciando nuove visioni per un futuro di pace”.

L’appuntamento è a Torino per quattro giorni, da giovedì 8 a domenica 11 giugno, presso il Circolo Culturale “Jigeenyi”, nello spazio creativo del “Bunker” in via Paganini 0/200, a Torino.

Assolutamente ricco e variegato il programma, integrato ed innovativo, fra cene, laboratori – da quello di cucina africana a quello di serigrafia, entrambi in programma nella giornata inaugurale di giovedì 8 – talk,presentazioni di libri, dj set (per muoversi sulle note afro) a musica. Soprattutto, tanta musica. Con un nome su tutti, quello di Sona Jobarteh, nome di punta dell’edizione 2023, che con il suo concerto apre la prima serata del festival. Gli altri protagonisti musicali sono Belam Babacar (sempre la sera dell’8 giugno), Bakh Yaye Family e Avex, il vincitore di “Afrovision 2023” (entrambi venerdì 9), l’Orchestra Jigeen Ni e Kora Beat (sabato 10).  Interessante anche il momento letterario, con la presentazione di quattro autori: Francesca Ekwuyasi che parlerà de “Il primo pensiero del mattino”, Anna Maria Gehnyei(Karima 2g) con “Il Corpo nero,  Ayesha Harruna Attah che presenterà “Zainab va a New York” mentre Abdou M. Diouf parlerà de  “Il pianista della teranga”. Non mancheranno anche proposte dedicate ai bambini. Fra tutte, domenica mattina, lo spettacolo “La fabbrica delle bolle” di ClowIdà, seguito dal brunch per famiglie.

CreativAfrica 2023– sottolinea Giulia Gozzelino di ‘Renken’ – sta accogliendo interesse e partecipazione: arrivati all’ottava edizione, per noi è importante non solo arricchire l’offerta culturale della città con stimoli e grandi artisti e artiste africani ma anche continuare a creare momenti di dialogo, di scambio e di inclusione. Quest’anno, per esempio, è grande l’energia delle persone di origine gambiana in città per il concerto di Sona Jobarteh e sono queste emozioni a costituire la forza del festival”.

Per info e programma in dettaglio: “Renken”,via Quittengo 41, Torino; tel. 338/1416296 o www.renken.it

g.m.

Nelle foto:

–       Sona Jobarteh

–       Chef Mareme Cisse

–       Belam Babacar

‘Il comandante restò sulla collina’, un avvincente “romanzo verità”

Il 4 maggio del 1949 l’aereo FIAT G.212 che riporta in Patria il Torino si schianta sul colle di Superga. L’urto è terribile e nessuno verrà risparmiato dalla Grande Mietitrice, né i giocatori, né i dirigenti, i tecnici e gli accompagnatori, né i componenti dell’equipaggio. Ai comandi dell’aereo c’è Pierluigi Meroni, ufficiale pilota con alle spalle moltissime ore di volo, pluridecorato di guerra e istruttore di volo cieco nell’Aeronautica Militare, secondo pilota è Cesare Bianciardi (per una singolare coincidenza in precedenza, in guerra, era stato superiore di Meroni), il motorista Cesare D’Incà e il radiotelegrafista Antonio Pangrazzi. Da quel dramma il Grande Torino entra nella leggenda ed è ancora oggi vivo nel ricordo collettivo. Sul comandante Meroni e sull’equipaggio, invece, è calato quasi un velo di obblio che si è ispessito nel corso degli anni. E quando di parla di Meroni per gli sportivi la mente corre a Gigi Meroni calciatore del Torino e della Nazionale, morto investito da un’auto mentre attraversava la strada. A squarciare questo velo di obblio arriva un bel libro di Luigi Troiani, ‘Il comandante restò sulla collina’, edito per i tipi di Morrone Editore. In quasi 270 pagine l’autore ricostruisce, sotto forma di romanzo (anche se in realtà di romanzato c’è ben poco) la vita e la carriera di Pierluigi Meroni e della sua famiglia, in particolare nei ricordi di Giancarlo, il primogenito, che quando perse il padre aveva nove anni e due fratelli più piccoli. Non si aspetti il lettore di trovare un libro tutto incentrato su quanto accadde a Superga. Certamente l’autore, che è amico da sempre di Giancarlo Meroni, ne parla nell’ultima parte facendo anche alcune considerazioni sull’aereo che ‘rimase sulla collina’ (dei 12 esemplari costruiti ne risultano caduti almeno 6), viene descritto il rito funebre alla presenza della moglie e dei figli, ma il racconto si sviluppa attraverso la storia della famiglia Meroni avendo sullo sfondo l’affresco di un’Italia che non c’è più, quella dell’anteguerra, della guerra e del dopo guerra, che nel corso dei decenni ha letteralmente ‘cambiato pelle’. E’ un libro dove di storia e di umanità ce ne sono tante, che rimette al giusto posto nella storia figure come quella di Meroni e del suo equipaggio che tanto diedero in guerra ed in pace. ‘Un avvincente e convincente romanzo-verità’ l’ha descritto il critico letterario ed ex presidente Rai Walter Pedullà.

Luigi Troiani, l’autore, è docente di relazioni internazionali, conferenziere, opinionista (America Oggi, La Voce di New York), poeta e, amico da sempre di Giancarlo Meroni.

Il testo è stato presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino 2023.

Mi permetto in coda a questa breve nota su ‘Il comandante restò sulla collina’. Come viene ricordato nel testo, la famiglia Meroni abitava a Milano in via Carpi. Qui abitava anche un’altra famiglia, i Gindari. Dopo la tragedia di Superga, Francesco Gindari acquistò dalla signora Meroni la lambretta del Comandante. Il caso della vita vuole che la figlia di Francesco, Marisa, sposò Marco Iaretti nel 1972, rimasto vedovo di Lucia nel 1969, con due figli, che Marisa crebbe come suoi e che la considerarono sempre una seconda Mamma senza se e senza ma. E ai figli raccontò, senza aggiungere molto d’altro di quella lambretta. Uno dei figli scrisse un articolo tre anni fa su iltorinese.it ‘Superga, il comandante Meroni e quella Lambretta in via Carpi’ dicendo che gli sarebbe piaciuti incontrare, parlare con i figli o i nipoti del comandante. Ed è rimasto letteramente di stucco quando ha ricevuto una mail del professor Troiani in cui ha appreso del libro e del contatto. E’ proprio vero che la vita è una sorpresa continua.

Massimo Iaretti

Tassisto a Moncalvo: vita e arte, un continuo rapporto di emozioni

LA MOSTRA E’ IN CORSO AL MUSEO CIVICO

La mostra dedicata a Mario Tassisto vuole riportare alla memoria uno dei più singolari artisti  monferrini del 900 affinché non si disperda il ricordo del suo grande talento.

Nato a Casale Monferrato nel 1919, egli  respirò fin da giovane il clima culturale di una città orgogliosa di aver dato i natali ad artisti famosi quali, tra i tanti, Martino Spanzotti, Pietro Francesco Guala e, ancora vivente, Leonardo Bistolfi.

Formatosi presso Gino Mazzoli, virtuoso ritrattista allievo di Giacomo Grosso, frequentò poi l’Accademia Albertina, abbandonata quando fu chiamato alle armi durante la Seconda Guerra Mondiale,  ma non volle sottostare a regole accademiche, senza peraltro cedere a lusinghe di avanguardia, accolte più tardi per alcuni anni.

Piuttosto si nota, nel periodo giovanile, una affinità elettiva con Felice Casorati nel convenire che i valori autentici dell’arte figurativa non dovessero perdersi se portati avanti con stile innovativo.

Le opere giovanili, intorno agli anni trenta, sono trattate secondo la poetica del quotidiano, silenti paesaggi collinari del Monferrato, ritratti di persone solitarie, nature morte con oggetti semplici, frutta e verdura colte nell’orto sotto casa.

Particolarmente interessante il “Piatto bianco con uova” di influsso casoratiano, con purezza volumetrica ed essenzialità spaziale vista secondo la prospettiva dal basso in alto.

Uno stile più personale si delineò dal 1946 quando, tra i pochi superstiti dell’eccidio di Cefalonia e della prigionia in Germania, ritornò a Casale segnato dolorosamente nel corpo e nello spirito.

La tragica esperienza si ripercosse non solo nel suo carattere di per sè scontroso ma anche nella sua arte sostituendo alla visione naturalistica una visione interiore rivestita di ansiosa inquietudine.

A mio parere, contrariamente a quanti hanno considerato migliore il successivo periodo aniconico, è questa la fase più bella e sincera in cui mette a nudo con forza espressiva la propria anima, consegnata alle opere come una accorata confessione.

Sempre più solitario e scostante, si rifugiò in casa dedicandosi quasi completamente alla pittura degli interni in una atmosfera di travolgente espressionismo.

Ora in preda all’horror vacui dipingendo una ridondanza di mobili e oggetti di famiglia di alto valore  simbolico, quasi volesse riappropriarsi della vita precedente,  ora assalito da una stato claustrofobico espresso attraverso l’oppressiva violenza del colore non semplice complemento ma esso stesso forma.

E’ questo uno dei tanti casi in cui la conoscenza della vita di un artista è illuminante ed eloquente per la comprensione delle opere in cui si conciliano personalità umana ed energia creatrice.

Le varie fasi del percorso artistico diventano ricostruzione del conflitto con la realtà che lo spinge all’isolamento mentre l’istinto di sopravvivenza lo incita a gettarsi in una nuova sperimentazione,

Sono gli anni tra il 1957 e il 1962 in cui abbandona i temi dolorosi e strazianti come le crocifissioni, usando non più colori plumbei ma più vivaci e accostandosi all’arte gestuale istintiva.

Fu una scelta forse non tanto per forte convinzione quanto per scacciare l’oppressione dei ricordi tormentosi attraverso il radicale cambiamento di vita e di stile.

Si susseguirono apprezzate mostre in importanti gallerie all’estero e in Italia, in particolare ad Albisola nel 1962 insieme a Lucio Fontana,  Giuseppe Capogrossi, Emilio Scanavino ed altri famosi artisti.

Sicuramente Tassisto fu contagiato ed appagato dal frenetico clima della cittadina ligure dove gravitavano maestri ceramisti, futuristi, astrattisti, informali, spazialisti, e dove avevano casa Wifredo Lam, Tullio Mazzotti, Asger Jorn e il mitico gallerista Carlo Cardazzo che, con Milena Milani, aveva contribuito a lanciarli.

Nonostante si fosse inserito tra di loro, che lo avrebbero voluto ancora in altre occasioni, fu colpito nuovamente da una nuova crisi esistenziale che lo spinse a ritornare nel guscio protettivo della sua città natale lontano dal clamore.

Fu una sorta di crisi di coscienza, quasi incolpandosi di aver abbandonato l’ arte figurativa per l’aniconica sacrificando l’oggetto a favore della sola idea.

Il ritorno non fu più però in versione naturalistica del reale bensì come espressione del proprio sentire interiore.

Ogni tonalismo viene eliminato, le nature morte assumono bagliori cromatici azzardati, ne fa testo la stupenda “Zucca” antropomorfa simile ad un tragico volto, le figure umane hanno aspetto sofferente, i fiori scaturiscono come visioni apparse all’improvviso dal nulla, le maschere disumanizzate urlanti d’angoscia e gli autoritratti dallo sguardo sperduto sono specchio di malessere spirituale.

Il rapporto emozionale tra la vita e l’arte confermano Tassisto grande esponente del movimento espressionista novecentesco a cui hanno dato voce non solo pittori, scultori, incisori ma anche filosofi, letterati, musicisti.

Una esistenza, la sua, dedicata all’arte volta con stile personalissimo, senza per questo ignorare suggestioni di altri artisti che, essendo uomo di intelligenza e cultura, seppe cogliere e ricreare.

Lo si nota nello stupendo fregio materico, nell’atrio di un palazzo di Casale, in cui si sente l’eco del danese Asger Jorn nel risvegliare la concezione animistica del divenire del Cosmo a cui partecipa la creazione dell’artista, oltre allo slancio vitale bergsoniano come forza spirituale che gli permette di dominare la materia liberandone la potenzialità con forte carica espressiva.

Giuliana Romano Bussola

“Nodo Chieri – Firenze”, la “Notte degli Archivi”

In mostra l’incontro fra due eccellenze della manifattura tessile

Venerdì 9 giugno

Chieri (Torino)

Esito della sinergia avviata nel 2021 con la “Fondazione Arte della Seta Lisio” di Firenze, il Progetto “Nodo Chieri – Firenze”sarà protagonista a Chieri nella “Notte degli Archivi”, in agenda per “Archivissima”, che vede anche quest’anno l’adesione della “Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile”. L’appuntamento è per venerdì 9 giugno, dalle 18 alle 21, presso la Sala – Studio dell’“Archivio Storico Chierese” (in via Giovanni De Maria, 10) che verrà aperta liberamente al pubblico per la visione di un “disegno particolare” del Fondo “Serra e Carli” e dei “campioni di velluto” che ne restituiscono il motivo in forma di tessuto grazie al sapiente lavoro della prestigiosa manifattura fiorentina.

Un disegno a tempera dal Fondo Chierese“Serra e Carli” del Novecento è stato infatti studiato nella storica manifattura fiorentina per realizzarne la versione in trama e ordito. Il progetto “Nodo Chieri-Firenze” si è articolato in elaborazione del disegno tecnico per la tessitura del motivo originale su telaio jacquard, previa foratura e legatura e montaggio dei cartoni, inserimento dei ferri a telaio e infine tessitura e cimatura. Il risultato – vedere per credere! – è uno splendido velluto tagliato, prodotto in tre varianti colore blu, rosso, verde.

“Coniugando – spiega Melanie Zefferino, presidente della ‘Fondazione Chierese Museo del Tessile’ – le diverse tradizioni di due eccellenze manifatturiere, quella di Chieri più orientata al cotone e quella della ricca Firenze, più focalizzata su lana e seta, si è completato il percorso creativo appena abbozzato in un disegno del XX secolo che era rimasto solo rappresentazione grafica di una ‘idea per stoffa’. La sua realizzazione contemporanea oltre Chieri, infonde nuova linfa vitale all’ ‘Archivio Storico’ dell’Ente fondato nel 1997 da Armando Brunetti (1934-2015) con l’intento di preservare la cultura del tessile per le generazioni a venire”.

Al contempo, l’iniziativa congiunta presentata ad “Archivissima 2023” è un arricchimento, senza alcun dubbio, anche per la “Fondazione” fiorentina che deve la sua esistenza a Fidalma Lisio (1910-2001), la quale ha voluto salvaguardare e trasmettere l’“Arte della Seta” trasformando la “Manifattura” di Giuseppe Lisio in “Fondazione” nel 1971 portandola nel nuovo millennio.

Il “nodo” che lega l’“Archivio di Chieri” alla “Tessitura di Firenze” è frutto di una collaborazione che può esser vista “come un ‘viaggio’ fra due città a forte vocazione tessile ma anche fra due realtà che coniugano memoria storica e sviluppi contemporanei”. In quest’ottica, il Progetto ben si inserisce nel quadro tematico “Carnet de voyage” di “Archivissima”, dove “il viaggio è esplorazione … un andare – sottolineano ancora gli organizzatori – che non esisterebbe senza il racconto di ciò che è stato”. Così le trame immaginate in un disegno e tessute a telaio sono divenute “segni vivi, in cui risuonano emozioni, senza cui tutto resterebbe segno muto”.

g.m.

Ingresso libero

Per info: Fondazione Chierese per il Tessile e per il Museo del Tessile”, via Giovanni De Maria 10, Chieri (To), tel. 329/4780542 o www.fmtessilchieri.org

A Piossasco, a Casa Lajolo

Quando si varca il cancello della villa la vista è mozzafiato. Camminando nelle tranquille viuzze del borgo, all’esterno della dimora, non si penserebbe certo di vedere uno spettacolo simile. Nascosta dal muro di recinzione c’è una villa di campagna di metà Settecento che conserva intatto il suo antico fascino. Ma è il giardino che rapisce gli sguardi. Si resta ammirati dall’eleganza di quel piccolo parco più che dalla villa. Siamo a Casa Lajolo, residenza nobiliare nell’antico borgo di San Vito, sulla collina di Piossasco, alle pendici del Monte San Giorgio. Entriamo con i volontari di “Dimore storiche italiane”, l’associazione nazionale che, d’intesa con i proprietari, apre le porte al pubblico di palazzi, ville, castelli e tenute agricole, tutte proprietà private e abitate, consentendo di scoprirne la storia e le bellezze artistiche e di passeggiare in giardini incantati e parchi storici ammirando alberi secolari, piante poco conosciute e specie esotiche. Qui a Piossasco, insieme ai responsabili dell’associazione c’è il conte Lajolo, il proprietario, è lui che apre le porte di questa meraviglia, da aprile a ottobre. Davanti a noi un giardino all’italiana, tra ortensie, iris, agrumi, fiori perenni e annuali, poi un’alta siepe di tassi che custodisce un giardino all’inglese, poi ancora un orto-giardino in cui perdersi tra colori e profumi. Una dimora da visitare per trascorrere una giornata di relax. Appartenuta nel Settecento alla famiglia Ambrosio conti di Chialamberto, la proprietà fu ereditata dai cugini nella metà dell’Ottocento, i conti Lajolo di Cossano, antica famiglia astigiana, tuttora proprietaria della dimora. Oggi l’obiettivo della Fondazione Casa Lajolo è quello di conservare e valorizzare un patrimonio di notevole valore artistico e storico. Le visite si svolgono, su prenotazione, da aprile a fine ottobre, contattando l’Associazione “Dimore storiche italiane”. È possibile vedere il piano terreno della casa padronale, il giardino e l’orto botanico, con visite guidate da giovani botanici che ci fanno conoscere, tra l’altro, la pianta del cappero e una pianta di canfora, ci presentano una piccola coltivazione di alberi da frutto, una ricca varietà di ulivi, un noce americano e una pawlonia. In villa si tengono concerti di musica contemporanea, mostre d’arte, laboratori per bambini e concorsi fotografici. Tra i prossimi appuntamenti, sabato 17 giugno, una giornata dedicata agli amanti di orti e giardini per imparare le basi del giardinaggio e della cura dell’orto. Dal 25 giugno fino all’8 ottobre sarà invece la volta di “Bellezza tra le righe, maneggiare con cura, incontri e letture per mettersi in salvo” con autori e libri nei giardini storici di alcune dimore del pinerolese, Casa Lajolo, Castello di Miradolo e Palazzo Bricherasio. Le visite guidate si svolgono ogni ultima domenica del mese e partono ogni 30′, dalle 10 alle 13 e dalle 14,30 alle 18. Si può prenotare la visita contattando il sito di Casa Lajolo o telefonando al 333-3270586.                                               Filippo Re