CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 233

Algeria 60 anni dopo

Giovedì  23 febbraio 2023 – Ore 16:30 

 

ALGERIA 60 anni dopo 

 

Sala Conferenze, Polo del ‘900

corso Valdocco 4/A – Torino

Saluti di
Cecilia Pennacini (vice presidente di Ancr)
Vincenzo Vita (presidente Aamod)

 

Proiezione di
Les mains libres (Le mani libere) di Ennio Lorenzini

(Algeria 1964, 56’), un film ritrovato e restaurato.

Presentazione del volume
Con le mani libere. Il cinema italiano e la liberazione dell’Algeria

(Effigi Editore)

Interverranno:

Paola Scarnati e Luca Peretti curatori del volume

Diego Guzzi – storico, Unione Culturale Franco Antonicelli

Karim Metref – educatore, scrittore e giornalista indipendente

 

Testimonianza di Emilio Jona

con racconti e canti raccolti durante il viaggio in Algeria del 1951

 

Ingresso libero a tutti

L’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, cineteca che conserva rari e importanti film della Resistenza italiana e della Storia contemporanea, è lieta di ospitare un’iniziativa che coinvolge direttamente l’AAMOD. Sul tema “Algeria 60 anni dopo” si svolgerà infatti a Torino, presso la Sala Conferenze del Polo del ‘900, un evento che includerà il nuovo volume degli ANNALI AAMOD Con le mani libere. Il cinema italiano e la liberazione dell’Algeria e la proiezione del film documentario Les mains libres(Le mani libere) di Ennio Lorenzini, recentemente riscoperto proprio negli archivi AAMOD e restaurato dalla Cineteca di Bologna. Al dibattito sull’argomento, in programma giovedì 23 febbraio a partire dalle ore 16:30, parteciperanno Cecilia Pennacini (vice presidente di Ancr), Vincenzo Vita (presidente Aamod), i curatori del libro Paola Scarnati e Luca Peretti, lo storico Diego Guzzi (Unione Culturale Franco Antonicelli) e Karim Metref (educatore, scrittore e giornalista indipendente). Emilio Jona darà testimonianza del sul viaggio in Algeria compiuto nel 1961 con i Cantacronache (Sergio Liberovici, Michele Straniero) e con Paolo Gobetti, accompagnata da una piccola selezione dei canti raccolti durante il viaggio.

 

Il volume, pubblicato da Effigi editore, indaga sul rapporto tra il cinema italiano e la liberazione dell’Algeria, di cui ricorre il sessantesimo anniversario dell’indipendenza e si concentra in particolare sul film di  Lorenzini. Nella prima parte del libro si racconta infatti la storia del cinema algerino delle origini e del suo rapporto con l’Italia, con un focus particolare sullo specifico contesto politico e culturale di intreccio tra i due Paesi: la lotta per l’indipendenza algerina, la solidarietà internazionalista degli anni Sessanta e le relazioni italo-algerine dell’epoca. In una seconda parte è invece analizzata da diverse prospettive la pellicola “Les mains libres” (titolo originale “Tronc de figuier”) realizzata nel 1965 e prodotta dalla Casbah Fillm, analogamente coinvolta in quel periodo ne “La battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo. Infine, un ritratto dello stesso Lorenzini attraverso la vita e le opere per far conoscere un regista oggi purtroppo dimenticato.

 

“In questo prezioso volume – dichiara Vincenzo Vita nella prefazione  – si testimonia la potenza creativa e non meramente conservatrice degli archivi che, come affermava Zavattini, ci appaiono sempre più come esseri viventi, specialmente nella capacità, oggi attuale come non mai, del loro riuso creativo. Allo stesso tempo, sono meritevoli i numerosi spunti storici che offre per capire non solo il processo di liberazione di un paese della costa accanto, ma per documentare il significato profondo del sommovimento che toccò l’Africa in quel periodo, continente che via via rompeva le catene della cupa e violenta oppressione coloniale evocando l’universalità delle lotte di resistenza e liberazione”.

 

Gli Annali fanno parte del progetto editoriale ultradecennale che l’AAMOD ha realizzato nel tempo attraverso varie collaborazioni con enti, istituzioni e ricercatori. La pubblicazione, a carattere scientifico, raccoglie i contributi di riflessione scaturiti da seminari, convegni, iniziative di formazione e si pone come obiettivo quello di divulgare le ricerche specialistiche condotte dalla Fondazione sui temi di principale interesse, quali il cinema documentario, il rapporto tra media e storia, l’uso degli audiovisivi nella comunicazione politica, etc. Un indice dei volumi realizzati finora dall’AAMOD è presente sul sito ufficiale all’indirizzo aamod.it/category/pubblicazioni/

 

Per maggiori informazioni sull’incontro: info@ancr.to.it

SEEYOUSOUND a Torino tutto pronto per la 9ª edizione

Manca ormai poco alla 9ª edizione di SEEYOUSOUND International Music Film Festival, che dal 24 febbraio al 2 marzo, propone a Torino 79 film tutti legati alla musica tra i migliori e più recenti a livello internazionale – di cui 5 in anteprima assoluta, 2 prime europee e 26 italiane – e 22 tra concerti, sonorizzazioni e dj set, accompagnati da oltre 60 ospiti da tutto il mondo.

 

Venerdì 24 febbraio SEEYOUSOUND 9 apre con l’anteprima italiana di Tchaikovsky’s Wife di Kirill Serebrennikov, film sulla tumultuosa relazione tra il compositore e la moglie che venne presentato in prima mondiale a Cannes nel 2022, accompagnato dalle dichiarazioni nette del regista – russo di madre ucraina – da sempre oppositore del regime putiniano ed esiliato dallo scorso marzo.

Serebrennikov è protagonista dell’omaggio di quest’anno, che prevede anche la proiezione di un altro suo titolo musicaleSummer (Leto), splendido bianco e nero del 2018, incentrato sul cantante Viktor Tsoï, leader della rock band russa anni ‘80 Kino.

In programma film su grandi nomi come Sinéad O’Connor, i King CrimsonJames Brown e il mitico concerto che tenne a bada le rivolte di Boston dopo l’assassinio di Martin Luther King; la regina della bossa nova Miùchala capoverdiana Cesária Évora protagonista dell’omonimo film che verrà introdotto dalla regista Sofia Fonseca, ma anche The StrokesInterpolLCD Soundsystem… protagonisti di Meet Me In The Bathroom, mostrato in anteprima al Sundance e proiettato a Seeyousound prima del concerto dei torinesi The Wends.

Spiccano documentari unici come What You Could Not Visualize sulla band post-punk Rema-Rema: domenica 26 febbraio per l’anteprima europea saranno ospiti il regista Marco Porsia e due membri della band che si esibiranno per la prima volta dal 1980, insieme ai LarsenTra le molte anteprime italiane, il film sui CAN, storico gruppo krautrock, Can And Me di Michael P. Aust che sarà in sala sabato 25. E i quattro film d’artista della serie The Second Summer Of Love che esplora l’impatto culturale dell’acid house quando nel 1988 la musica elettronica esplore nel Regno Unito, per espandersi in Europa e negli Stati Uniti.

 Prima proiezione in assoluto per il mondo è troppo per me, accurato lavoro su Vittorio Camardese (schivo musicista, inventore del tapping), che verrà presentato lunedì 27 dalla regista Vania Cauzillo e accompagnato dal live di Roberto Angelini (figlio acquisito di Camardese) con Rodrigo D’Erasmo; e Infernòt. Viaggio nella musica folk documentario sulla nascita della musica folk italiana che parte dal FolkClub di Torino per allargarsi al panorama mondiale, in anteprima sabato 25 con in sala il regista Elia Romanelli e seguirà il live di Alessia Tondo e Davide Ambrogio.

Molti anche i film di finzione come Country Gold, commedia weird frutto del prolifico regista indie Mickey Reece, che inscena il surreale incontro tra due leggende del country stravolgendo l’immaginario del genere; Zillion di Robin Pront, ospite per l’anteprima italiana di sabato 25, che racconta la storia (vera) di Frank Verstraeten, imprenditore-criminale che nel ‘97 con il re del porno belga Dennis Black Magic l’omonima mega discoteca, una parabola techno che incarna lo spirito degli anni ’90; e Sonnecoming of age dall’estetica digital sulle note di Losing My Religion dei R.E.M. diretto dalla giovane regista curdo-austriaca Kurdwin Ayub, premiata alla Berlinale 2022.

Quest’anno il festival torna a riappropriarsi completamente della sua dimensione live con 22 concerti, sonorizzazioni e dj set tra cui anche le performance multimediali Ever.ravE di Gianluca Iadema Perceive Reality A/V di KHOMPA feat. Akasha; l’exhibition con le opere di Rebecca Salvadori; lo spettacolo transmediale Rageen Vol. 1 del collettivo OKIEES con la straordinaria partecipazione di Pippo Delbono, i concerti dopo-festival al Café des Arts, al Porto Urbano e le serate a Magazzino sul Po e Spazio Musa, e le proiezioni a 360° del DANCE VR CORNER in collaborazione con COORPI nella Mole Antonelliana.

Seeyousound International Music Film Festival è organizzato da Associazione Seeyousound con la collaborazione di Museo Nazionale del Cinema, il patrocinio di MiC – Ministero della Cultura, Regione Piemonte e Città di Torino, e il contributo di Fondazione CRT. Main sponsor Diplomático – RUM. Sponsor BTM Banca Territori Del Monviso e Lentini Immobili Real Estate.

BIGLIETTERIA bit.ly/SYS9_Tickets e Cinema Massimo | INFO www.seeyousound.org

Lezioni feline di pedagogia alla Libreria Borgopo’

Sabato 25 febbraio

la

LIBRERIA BORGOPO’

presenta

IL DIARIO DI DAISY.

Lezioni feline di pedagogia

 

Il libro ispirato alla

International Daisy Primary School

 

La prima scuola elementare d’Italia

ad adottare il metodo educativo finlandese*

Via Luigi Ornato 10

Ore 18.30

 

Esistono gatti speciali che posseggono la rara e preziosa capacità di “leggere” gli umani e di percepirne la profondità, quasi come se riuscissero a comprenderli empaticamente.

 

Come Daisy, «gatta tricolore dal musetto appuntito e dagli occhi furbetti» che suggerisce alla propria padrona quali libri leggere facendoli cadere dagli scaffali e, soprattutto, impartisce acute lezioni di pedagogia agli altri gatti di casa, come una maestra che ha a cuore la natura unica e ineguagliabile di ciascuno di essi.

 

E sono proprio Daisy e gli altri micetti, che con lei condividono divani, mensole e cucce, i protagonisti del nuovo libro di Nicoletta CoppoIl diario di Daisy. Lezioni feline di pedagogia, pubblicato dalla Daisy S.r.l., arricchito dalle illustrazioni di Monica Ferri e disponibile in tutte le librerie fisiche e digitali a partire dal 28 novembre 2022.

 

Il volume sarà presentato sabato 25 febbraio presso la Libreria Borgopo’ di via Luigi Ornato 10 a partire dalle ore 18.30, alla presenza dell’autrice e dell’illustratrice. A moderare l’incontro, Erica Comoglio, la quale dialogherà con Nicoletta Coppo e condurrà il pubblico alla scoperta dei dettagli della raccolta, tra i suggestivi disegni dell’artista Monica Ferri e la particolare “didattica” messa a punto dalla gattina Daisy. A impreziosire l’incontro, anche la lettura ad alta voce di alcuni brani tratti dal testo, al fine di rendere tangibili gli argomenti affrontati nel corso della conversazione e trarre da essi lo spunto per parlare del metodo educativo finlandese, di cui le storie sono degli emblemi narrativi.

 

Il libro raccoglie, infatti, dodici “racconti felini”, dedicati ciascuno a un gatto di casa Coppo: da Spadino a Gina Carapelli, da Cleo a Cesarino, fino al Conte Lackoskj e a Ciro Maradò, tutti i personaggi delle narrazioni riportate dalla scrittrice sono osservati nel loro carattere peculiare e unico, nei confronti del quale Daisy funge da “guida” e supporto non giudicante.

 

Lo stesso approccio del metodo educativo finlandese da cui Il diario di Daisy prende, appunto, ispirazione, e che contraddistinguerà, per la prima volta in Italia, l’International Daisy Primary School*: la scuola elementare che aprirà le sue porte a settembre 2023, negli spazi della scuola Sant’Anna di piazza Mazzini a Chieri.

 

Promossa dall’Istituto Pascal – di cui l’autrice del libro, Nicoletta Coppo, è Dirigente scolastica –, la scuola elementare Daisy si renderà fautrice dei modelli di insegnamento del Nord Europa, favorendo, così, la condivisione, l’inclusività, l’aiuto reciproco, il rispetto e l’empatia tra insegnanti e discenti.

 

L’obiettivo è, appunto, quello di crescere bambini curiosi, dinamici e liberi, capaci di sviluppare un pensiero critico autonomo e di collaborare gli uni con gli altri. Proprio come i protagonisti delle dodici storie nate dalla penna di Coppo, che ha qui convogliato i cardini educativi del metodo finlandese facendoli vivere, sperimentare e mettere in pratica dalla gatta emblema del metodo stesso: Daisy, felino «onnisciente e onnipresente» che, tra un passo di Rodari e una citazione di Rousseau, è in grado di riconoscere e incanalare le caratteristiche proprie degli altri gatti in ciò che è in grado di renderli davvero liberi e in equilibrio con se stessi.

 

«I racconti raccolti nel Diario di Daisy sono storie reali – precisa Nicoletta Coppo – e, in quanto tali, sono ispirate ai miei gatti di casa. Sono una gattara convinta, e sono da sempre affascinata dalla vita dei felini, cui ho dedicato romanzi, racconti e storie di tutti i giorni. Nello specifico, le narrazioni riunite nel volume sono nate un paio di estati fa in Sicilia, per sfuggire alla calura stagionale: in quel contesto, ho compreso quanto la natura sia la nostra prima maestra di vita e, al contempo, quanto il mondo animale abbia da insegnarci. Proprio come l’universo infantile, con cui quello felino è qui messo in correlazione, per la sagacia degli insegnamenti impartiti da Daisy e l’estrema libertà con cui quest’ultima lascia esprimere a ciascun gatto di casa il carattere autentico e spontaneo che lo caratterizza».

 

Il diario di Daisy è disponibile su tutte le piattaforme online e in tutte le librerie fisiche ed è rivolto a grandi e piccini, i quali potranno, così, riconoscere tratti di se stessi e imparare i valori della condivisione, dell’autonomia e della libertà attraverso le storie buffe, tenere e divertenti dei gatti di “casa Daisy”.

 

*In fase di accreditamento da parte del Ministero dell’Educazione finlandese, ma con l’approvazione del Console Onorario di Finlandia a Torino Giovanni Dionisio.

Informazioni

 

L’incontro letterario inizierà alle ore 18.30 e sarà a ingresso gratuito. Per informazioni e prenotazioni, contattare il numero 011 4147510 o scrivere alla mail alberta@libreriaborgopo.com.

Cinema a Volpiano, un percorso con quattro proiezioni


“Linguaggio cinematografico 2023”, a partire da sabato 25 febbraio

Il Comune di Volpiano organizza, in collaborazione con Aiace Sottodiciotto Film Festival, il percorso di approfondimento «Linguaggio cinematografico 2023», a partire da sabato 25 febbraio nella Sala Polivalente (via Trieste 1), condotto da  Fabio Bertolotto, studioso di Cinema e laureato al Dams (Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo); ingresso libero, consigliata la prenotazione (posta elettronica scuole@comune.volpiano.to.it, telefono 011.9954567).

Il percorso comprende quattro proiezioni, con inizio alle 21sabato 25 febbraio «Lady Bird» (Golden Globe 2018 come miglior commedia, Saoirse Ronan migliore attrice), sabato 11 marzo «Persepolis» (Premio della Giuria al Festival di Cannes del 2007), sabato 25 marzo «Hugo Cabret» (Premio Oscar 2012 alla fotografia, alla scenografia, al sonoro, al montaggio sonoro e agli effetti speciali), e sabato primo aprile «Gagarine – Proteggi ciò che ami», film del 2020 ambientato nella periferia di Parigi. Tra coloro che completeranno il percorso assistendo a tutte le proiezioni, verranno estratti sei abbonamenti validi per i seguenti cinema di Torino: Centrale d’Essai, Due Giardini, Eliseo, Fratelli Marx, Massimo, Nazionale, Romano.

Commenta Barbara Sapino, assessora alla Cultura del Comune di Volpiano: «A Volpiano manca il cinema ma forse in generale si è persa l’abitudine di condividere le emozioni del grande schermo in compagnia. Come amministrazione abbiamo pensato di dare l’opportunità ai giovani (e non solo) di imparare a conoscere il mondo del cinema attraverso i suoi linguaggi, a sviluppare un senso critico e a condividerne le emozioni in compagnia. Grazie alla collaborazione con Aiace e Sottodiciotto Film Festival sono stati scelti i quattro film in programma che oltre al contenuto di qualità uniscono l’attrattiva di una storia avvincente e interessante».

Osteria Rabezzana, Metti una sera al cinema

Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 22 febbraio, ore 21.30

Lo spettacolo-concerto che omaggia i più grandi compositori con l’Orchestra formata da un terzetto d’archi, oboe, percussionista, piano e voce di Tiberio Ferracane

“Metti una sera al cinema” è uno spettacolo-concerto che omaggia i più grandi compositori di musica da film: Ennio Morricone, Nino Rota, Bacalov, Nicola Piovani. Ma anche coloro che sono stati presi in prestito, scelti da grandi registi, come Luigi Tenco, Charles Aznavour, Pino Daniele, Paolo Conte, Astor Piazzolla.

Ad omaggiare i grandi compositori, i grandi Maestri che formano l’Orchestra: un terzetto d’archi, un oboe, un percussionista, un pianoforte e una voce, il tutto coadiuvato da una regia che si occupa di far scorrere le immagini sullo schermo.

La musica da film è un genere musicale che mette d’accordo tutti, perché fa magicamente convivere la musica colta e quella pop. Ammalia il pubblico, perché le poche parole scelte con cura rievocano profumi e immagini che intanto scorrono sullo schermo.

Formazione

Tiberio Ferracane, voce e piano

Pietro Paolo Marino, oboe

Paola Bettella, violino

Magdalena Vasilescu, viola e violino

Massimo Barrera, violoncello

Gianfabio Cappello, percussioni

Stefania Piccolo, regia e montaggio

Ora di inizio: 21,30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

Quaglieni rieletto alla guida del “Centro Pannunzio”

OLTRE 50 ANNI DI PRESTIGIOSA ATTIVITÀ CULTURALE 
Lo storico Pier Franco Quaglieni è stato rieletto alla guida del Centro Pannunzio di cui è presidente fondatore
.
Una riconferma che testimonia un lavoro intellettuale  e organizzativo di  oltre mezzo secolo nel solco della cultura liberale e laica. Sicuramente  un record  nell’ambito della cultura italiana e piemontese, paragonabile solo con Franco Antonicelli e Alda Croce.
Il prof. Quaglieni, autore di libri importanti e conferenziere apprezzato in tutta Italia e all’estero, e’ uno degli esponenti più autorevoli della cultura liberale italiana di oggi. E’ cavaliere di Gran Croce ed è stato decorato della medaglia d’oro di benemerito della cultura. Riferendosi alla sede storica del Centro che è a Torino in via Maria Vittoria 35 H,  scherzosamente il prof.  Quaglieni ha dichiarato : “Con questa rielezione mi hanno  condannato al 35 H, che comunque è  sempre molto  meglio del 41 bis,  ma è anche assai  faticoso. Io sto lavorando da tempo ad una mia successione e mi affianchero’ nell’immediato di un comitato  collegiale di direzione. Più che soddisfatto di ciò che ho fatto, sono stanco di un impegno sempre più avvolgente. Tra gli eletti nel nuovo direttivo del Centro ci sarà sicuramente il mio o la mia  successore/a. Il mio desiderio è quello di andare a coltivare il mio giardino in Liguria  come il Candide di  Voltaire.”

Ripartono i concerti dell’Accademia Corale Stefano Tempia

Ripartono i concerti dell’Accademia Corale Stefano Tempia di Torino.Il primo appuntamento avrà luogo sabato 25 febbraio, alle  17, presso l’Oratorio di San Filippo Neri, in via Maria Vittoria 5, a Torino. L’“Ensemble AES”, composto da Antonino Mollica (sassofono soprano), Enea Tonetti (sassofono baritono), e Andrea Tedesco (pianoforte) proporrà il concerto dal titolo “Rebus musicali per saxofoni e pianoforte”.

L’amore e il dolore nei versi di Izet Sarajlić

Durante l’assedio più lungo del Novecento, nella Sarajevo dei primi anni ‘90, i cittadini andavano alle serate di poesia nel buio di una città senza corrente elettrica.

In questo modo “sperimentavano che in una guerra solo i versi sono capaci di correggere a forza di sillabe miracolose il tempo sincopato dei singhiozzi, il ragtime delle granate, l’occhio di un mirino addosso”. Così scriveva Erri De Luca, nella prefazione di “Chi ha fatto il turno di notte”, straordinaria silloge di Izet Sarajlić. Quando Einaudi la pubblicò dieci anni fa, nel 2012, il grande filosofo e poeta bosniaco era già morto da anni. Celebrarlo con una raccolta che ripercorreva, in ordine cronologico, quasi cinquant’anni (dal 1950 al 1998) della sua produzione poetica era un buon modo per far conoscere la forza e la profondità dei suoi versi. “Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti”, scriveva Sarajlić. La biblioteca bombardata e incendiata con i suoi libri, memorie e percorsi degli altri. L’artiglieria degli assedianti centrava monumenti, cimiteri, moschee per cancellare dal suolo l’ombra e la radice della parte avversa. Le parole erano emigrate dai libri e giravano alla cieca nell’aria. In quel tempo di granate che esplodevano a casaccio, Sarajlić scriveva: “In una notte come questa, malgrado tutto, pensi a quante notti d’amore ti siano rimaste”. Era la dimostrazione della forza, della potenza della poesia e del cuore di chi non aveva mai saputo odiare né maledire. Il poeta  non abbandonò la sua gente né rinnegò la sua città; nemmeno quando, a più riprese nel tempo, Sarajevo divenne sinonimo di morte e devastazione, perdita degli affetti più cari: “Qui, se chiamo persino i pioppi, miei concittadini,/ anch’essi sapranno ciò che mi fa soffrire./ Perché questa è la città dove forse non sono stato/ troppo felice,/ ma dove tuttavia anche la pioggia quando cade non è/ solo pioggia”. Sarajevo è dunque “la Città”, il luogo che porta con sé il senso dell’intera esistenza del poeta, del suo dolore come della sua gioia, di un legame viscerale che, per quanto sofferto, è impossibile recidere. I suoi versi sono stati la passione civile che si fa poesia. A testimoniarlo la poesia semplicemente intitolata “Sarajevo”: “E adesso dormano pure tutti i nostri cari e immortali. Sotto il ponte presso il II liceo femminile scorre gonfia la Miljacka. Domani è domenica. Prendete il primo tram per Ilidža. Naturalmente, posto che non cada la pioggia. La noiosa, lunga pioggia di Sarajevo. Chissà come si sentiva senza di lei Čabrinović in carcere! Noi la malediciamo, le bestemmiamo contro, e tuttavia mentre cade fissiamo gli appuntamenti d’amore come fossimo nel cuore di maggio. Noi la malediciamo, le bestemmiamo contro, sapendo che essa non potrà mai far diventare la Miljacka né il Guadalquivir né la Senna. E con ciò? Forse per questo ti amerò di meno e ti farò soffrire meno nella sventura? Forse per questo sarà minore la mia fame di te e minore il mio amaro diritto di non dormire quando il mondo è minacciato dalla peste o dalla guerra e quando le uniche parole rimaste sono “non dimenticare” e “addio”? Del resto, può darsi che questa non sia neppure la città in cui morirò, ma in ogni caso essa sarebbe stata degna di un me incomparabilmente più sereno, questa città dove, a dire il vero, non ho sempre avuto molta fortuna ma dove ogni cosa è mia e dove posso sempre trovare almeno uno di voi che amo e dirvi che sono disperatamente solo. A Mosca potrei fare lo stesso, ma Esenjin è morto e Evtušenko è certamente in giro da qualche parte della Georgia. A Parigi come potrei chiamare il pronto soccorso se non ha risposto neppure agli appelli di Villon? Qui, se chiamo, persino i pioppi, che sono miei concittadini, sapranno ciò che mi fa soffrire. Perché questa è la città dove, a dire il vero, non ho avuto molta fortuna ma dove tuttavia anche la pioggia, quando cade, non è solo pioggia”.

Marco Travaglini

“Uscire con l’abito nero, sciccherie”

Music Tales, la rubrica musicale

“Uscire con l’abito nero, sciccherie

Mentre metto cose per sembrare come quelle un po’ più fighe

Però mando un bacio a quelli che

Mi davano i bacini ma senza volere me”

Madame è una giovanissima ragazza di appena 19 anni diventata famosa grazie alla canzone “Sciccherie”, che ha spopolato su tutte le piattaforme di musica.

Quest’anno ha partecipato al Festival di Sanremo con un brano che ho trovato particolarmente bello. Stamane ho voluto conoscerla un po’ di più, attraverso un’intervista che mi ha scossa e positivamente, e negativamente.

Un’intervista che mi ha fatto ripercorrere disagi, situazioni e momenti che forse, per certi versi, appartengono anche al mio bagaglio personale; forse non solo al mio.

Classe 2002 una musicalità di quelle che non si sentivano da tempo e talento da vendere. Questa è Madame, una liceale di 19 anni con la passione per la lingua italiana, i vari dialetti e la loro storia, e che ha deciso di prendere la strada del rap. Il suo vero nome è Francesca ed è di Vicenza: i suoi singoli sono prodotti da Eiemgei per Arcade Army Records e presentano tutti una particolarità fuori dal comune: i testi.

Parole volutamente strascicate e “mangiate”, inflessioni dialettali e figure retoriche, li rendono di difficile comprensione a un pubblico più largo. E questo si riflette soprattutto in “Sciccherie”, prima canzone di Madame che, nonostante sia piaciuta tantissimo, è stata anche criticata perché – parole dei fan – “non si capiva nulla”.

E così la ragazza non solo ha deciso di pubblicare il testo su tutti i siti e sulle Instagram Stories, ma ha anche spiegato in un video con gli Arcade Boyz il significato di “Sciccherie”.

“Sciccherie” non è in realtà in dialetto: l’unica parola che può essere definita dialettale, infatti, è “ficcatine”, non ce ne sono altre. È un neologismo inventato da Madame e rappresenta la classica “one night stand” di classica memoria, mentre le altre parole che sembrano incomprensibili sono solo state volutamente pronunciate con accenti diversi dal normale per adattarle meglio alla base musicale.

Cosa sono le “Sciccherie”? Tutte quelle cose che possono essere superflue – l’oro, un bel vestito – ma che ci creano dipendenza. Sono le cose più astratte come le cose reali. Come anche le dipendenze affettive, di cui a un certo punto Madame parla nella canzone: e lì le parole volano come in un flusso, come pensieri gettati alla rinfusa attraverso la bocca come se fosse in un sogno. “Sciccherie” è una canzone profonda, che vede Francesca mettersi in gioco in prima persona raccontando dello sforzo per stare al passo con le altre ragazze (“metto cose per sembrare come quelle un po’ più fighe”), della sofferenza per sentirsi a volte un po’ un pesce fuor d’acqua, e dell’amore per un ragazzo con il quale vorrebbe fare a meno delle “sciccherie”, ossia i litigi inutili. Quella di Madame è una canzone che andrebbe ascoltata più e più volte, andando oltre l’apparenza e facendo davvero attenzione al testo.

Testo che più chiaro di così non può davvero essere.

Prima di linkarvi il brano vorrei vi prendeste tempo per ascoltare la sua intervista che la mette a nudo rendendo pubblica una fragilità che odora di veridicità.

L’ho ascoltata e mi ha fatta riflettere, soprattutto nella parte finale.

https://www.youtube.com/watch?v=bIDJWcuqhDE&ab_channel=NoiseyItalia

“Nulla al mondo può prendere il posto della perseveranza.

Non il talento, nulla è più comune di uomini di talento falliti.

Non il genio; il genio incompreso è ormai un luogo comune.

Non l’istruzione; il mondo è pieno di derelitti istruiti.

Solo la perseveranza e la determinazione sono onnipotenti.”

CALVIN COOLIDGE

Buon ascolto, attendo vostre impressioni

Chiara De Carlo

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

La Telaccia by Malinpensa, Paola Arrigoni: “I colori delle emozioni” In mostra fino al 25 febbraio

Paola Arrigoni è protagonista della mostra personale in corso alla galleria d’arte Malinpensa by la Telaccia a Torino.

Autodidatta, i suoi quadri sono di impianto astrattistico, materico e sono realizzati con l’uso della resina e acrilico su tela o legno. Si dedica anche alle sculture e utilizza materiali riciclati per attenuare la sofferenza nell’osservare il degrado ambientale. La sua ricerca coinvolge lo spessore morale e risulta vissuta con profondo rispetto per la vita e l’ambiente, nella speranza di trasmettere sentimenti, pensieri, riflessioni, suscitando un’interazione con chi guarda le sue opere.

La ricerca nel recupero dei materiali riciclati e poi riutilizzati da parte dell’artista rivela un operare che sviluppa una dimensione altamente suggestiva di contemplazione. La fusione armonica dei colori e l’equilibrio materico si trasformano in un puro estro creativo, che mostra una carica di lirismo notevole, capace di sviluppare una dimensione di contemplazione.

La carica costruttiva, di pulsione onirico-fantastica, si avvia verso un’elaborazione della materia altamente scenografica e a contatto con il fruitore. L’arte di Paola Arrigoni rivela una particolare intensità coloristica di pura e autentica sensibilità, all’insegna di una ricca inventiva, di un linguaggio originale e di una realizzazione della materia di particolare aspetto, sia estetico sia contenutistico. Le doti di colorista sono evidenti nella sua attività artistica. Le emozioni, gestite dal colore vibrante, si vestono di libertà interiori e di spiritualità in cui l’artista Paola Arrigoni cerca di dare, attraverso le sue opere, il senso della vita, in piena  vigoria di accensioni cromatiche. Queste opere fanno riflettere perché stabiliscono legami, significati ambientali, umani e sociali intensi, ma anche metafore ironiche.

Diverse le opere in mostra, tra cui una scultura. Tra i titoli sono presenti “Settembre”, “Nascere non basta”, “Fluidità”, “La ballerina”, “L’opulenza”, “Loro siamo tutte noi”, “Amori tossici”, “Mordi la mela”, “Incantesimo”, “Il Dodo rivive”, “Aperta mente”.

È  stata già protagonista di una mostra collettiva presso la galleria d’arte Malinpensa by la Telaccia a Torino, dal 18 al 29 maggio del 2021.

“Si tratta di un’artista nel più profondo del cuore ed è lì che risiede il suo essere con la sua forza creatrice”.

MARA MARTELLOTTA

Malinpensa Galleria d’Arte by La Telaccia, Corso Inghilterra 51 Torino. In mostra fino al 25 febbraio 2023