L’anteprima tanto attesa del film dedicato a Enzo Ferrari è stata presentata a Torino nello storico cinema ora multisala Reposi di via XX Settembre.
Presentato da Film Commission all 80ima edizione del Festival del Cinema di Venezia, sarà nelle sale di tutta Italia dal 14 dicembre p.v.
Il film è stato in parte girato nella provincia di Torino, grazie alla coesione e collaborazione di alcuni comuni della città metropolitana e del basso Monferrato, due province coinvolte, Torino e Alessandria per ricostruire i circuiti degli anni 50/60 dove la Casa di Maranello conquistava il mondo delle corse. Il film diretto da Mann è stato interpretato da attori stranieri, bravi ma distanti dalla sensibilità e dalla genuinità del personaggio. Il periodo della vita del Grande Enzo è decisamente limitato nel tempo, più gossip sulla sua vita privata che sulla carriera imprenditoriale e sportiva, un film che lascia un po’ di amaro in bocca.
GD
Vannacci e i Lions
IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Il generale Vannacci ha diritto a presentare il suo libro dappertutto e il presidente di una periferica circoscrizione torinese che glielo vorrebbe impedire, si rivela come sempre fazioso, vietando in un luogo pubblico di presentare un libro solo perché non piace al presidente. La cosa che stupisce è che il Lions o meglio il Lions Taurasia (mai sentito) organizzi la presentazione e anche la cena per festeggiare il generale. I valori del Lions non sono proprio quelli espressi dal libro del generale. Il Lions è dedito a services di aiuto sociale e trascura da anni la cultura. La cultura al Lions non interessa? L’attuale governatore non si premura neppure di prendere contatto con i pochi soci rimasti che occupino una posizione intellettuale. Essi danno fastidio? Il governatore in carica si è fissato con la gentilezza e ha ideato persino un biscotto che si
richiama alla gentilezza, parola poco marziale. I Lions frequentano conventi religiosi e sono da tempo estranei alla vita culturale. Aprire gli occhi alla cultura di fronte alle pagine da caserma del generale non appare edificante. Molto ha messo di suo il Ministro – gigante alla Difesa nel decretare il successo a Vannacci che forse dice anche qualcosa di vero perché il culturalmente corretto è sempre più indigesto. Ma che il Lions promuova Vannacci appare quanto meno poco “gentile “… Fatto a Natale poi appare proprio fuori posto. I miei amici Lions Romolo Tosetto e Dario Cravero forse si rigirano nella tomba.
“Strappami la testa dalle nuvole…”
Music Tales, la rubrica musicale
“Strappami la testa dalle nuvole
Poi nascondimi
Pregami
Buttami
Accendimi
Ascoltami
Arrenditi
Eliminami
Ma ricorda che l’Aurelia è troppo fredda quando è sera
Non si può fare come ti pare
Tra un po’ non avrai più vent’anni
E la vita diventa un mestiere”
Fulminacci, pseudonimo di Filippo Uttinacci, classe 1997, è un cantautore italiano, vincitore della targa Tenco come miglior Opera Prima e del premio MEI come miglior giovane dell’anno.
Di lui non si trova molto se si indaga sul web, se non una partecipazione al Festival di Sanremo giovani nel febbraio 2021 nella sezione “Campioni” con il brano Santa Marinella che si classifica in sedicesima posizione alla fine della competizione canora.
Il successivo 12 marzo 2021 viene pubblicato il suo secondo album in studio “Tante care cose” che viene presentato nel tour estivo 2021 Tante care cose Tour, annunciato a fine maggio 2021.
Il 10 marzo 2022 il disco viene ripubblicato con il titolo “Tante care cose e altri successi” e contiene 4 inediti: Brutte compagnie, Chitarre blu, Sembra quasi e Aglio e olio con Willie Peyote.
Ma a me ha fatto innamorare “una sera” e ve la vorrei far ascoltare.
“Una sera” è un ritorno a casa, dal centro alla periferia, quello che ha fatto per 5 anni di liceo sul suo motorino.
Parla di alberi e asfalto, di qualcosa che è finito ma è anche un brindisi al futuro.
“Mi piace il futuro perché lì possiamo essere forti e delicati e pieni di sogni e di vento in faccia.
E ci sono strade mai viste e fiori colorati e stagioni che soffiano giorni nuovi e polvere di stelle che si deposita sulle mani.”
Vi invito all’ascolto ed attendo le vostre impressioni sul brano:
Buon ascolto
Fulminacci – Una sera (youtube.com)
CHIARA DE CARLO
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Nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale, a Torino, in via Verdi 9, nell’ambito di “Icona Callas” si terrà martedì 12 dicembre la masterclass sulla storia del rapporto speciale tra le due donne
Martedì 12 dicembre alle ore 11:00, presso l’Aula Magna della Cavallerizza Reale in via Verdi 9, a Torino, si terrà una masterclass che fa parte di una serie di lezioni magistrali che fino al 14 dicembre indagheranno la figura di Maria Callas secondo una prospettiva transmediale e multidisciplinare.
La masterclass del 12 dicembre fa parte del programma “Icona Callas” e narra la storia del rapporto speciale tra il soprano greco e la stilista Elvira Leonardi Bouyeure, in arte Biki, conosciuta come la sarta della Callas. La masterclass prevede il dialogo tra Simona Segre-Reinach, docente di Cultura della Moda all’Università di Bologna e la Prorettrice dell’Università di Torino Giulia Carluccio.
Simona Segre-Reinach è autrice del volume “Biki-visioni francesi per una moda italiana” che ricostruisce il rapporto speciale tra Maria Callas e Biki, nata nel 1906 e scomparsa nel 1999. Si tratta della storia di un sodalizio, ma anche di una figura pionieristica della moda italiana e internazionale, il cui contributo fu fondamentale nella creazione dell’immagine iconica della Callas. Biki, insieme al genero e couturier Alain Reinaud, disegnarono gran parte del guardaroba del soprano, dai primi abiti per la nuova silhouette, ottenuta con grandi sacrifici, fino alle mise più grandiose per gli intensi anni vissuti accanto ad Aristotele Onassis.
Mara Martellotta
“Ostinato rigore” alla galleria Fogliato, sino al 13 gennaio 2024
Non è di certo tra quelli che “gettino la spugna”, Xavier de Maistre, per dirla con un’espressione con cui il critico Paolo Levi, presentando l’opera dell’artista, la raffinatezza delle sue incisioni, scriveva della scelta di molti suoi colleghi a rinunciare, alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, ad un giusto proseguimento, causa “il tracollo del mercato, causato in parte dall’inflazione produttiva collegata ai nuovi processi di riproduzione fotografica”. C’era, è vero, anche la diseducazione del pubblico ad apprezzare la grandezza dell’incisione tradizionale, c’era la scelta di quegli stessi artisti a indirizzare il proprio lavoro verso l’olio, la tecnica mista o l’acquerello. Si andava perdendo una tradizione, si andava verso la rinuncia alla ricerca e all’amore verso una forma artistica che aveva visto nei secoli i nomi di Dürer e Piranesi, di Delacroix e Daumier, di Bonnard e Picasso.
Xavier de Maistre ha continuato a seguire negli anni il proprio “ostinato rigore” – questo il titolo della mostra che lo vede ospite negli spazi della galleria Fogliato (via Mazzini 9, tel. 011 887733) sino al 13 gennaio 2024 -, una cinquantina di acqueforti, un rigoroso bianco e nero alleggerito da spruzzate di colore in alcune parti (la penna di una ghiandaia, un’acciuga fluttuante nell’acqua, una farfalla e uno stemma), un variopinto panorama di dimore (per tutte, l’eccezionalità del castello francese di Puiseux e di quello di Sayn, in Germania), alberi ed animali (la ferocia del lupo, i camosci tra i fiocchi di neve, quel capolavoro che è l’istrice, nei suoi chiaroscuri, nella punteggiatura ricamata degli aculei, di questo ventaglio filiforme che si stacca dalla piccola massa del corpo per richiamare maggiormente l’attenzione di chi guarda, sbalordito), uccelli in primo luogo, la beccaccia e il beccaccino, la civetta dallo sguardo acutissimo, l’upupa con il suo becco fuoriuscente dal cerchio che la delimita, il lungo filamento piumato della pavoncella e la cinciarella, le pernici bianche e il martin pescatore con la sua preda chiusa nel becco, la lotta dell’astore e del fagiano. Alberi, anche dicevamo: i tratti della vecchia quercia, la distesa quasi parcellizzata del bosco, il cedro posato sulla collina torinese o la neve adagiata sulla magnolia, la magia degli intrecci – il sovrapporsi di rami piccoli e grandi, un altro ricamo in bianco e nero – dei nidi ospitati.
Tirature che ondeggiano tra i trenta e i cinquanta esemplari, opere più o meno recenti, la narrazione del tempo impiegato, la forzata fatica e la ferma pazienza che è maestra di ogni incisione, il ricordo degli insegnamenti accademici di Mario Calandri e Francesco Franco, la scelta di un eremitaggio che de Maistre coltiva nella casa dei suoi avi, quell’abbraccio di colonnato che porta al suo studio, un ordine e un caos allo stesso tempo, un ordine di materiali e di strumenti e un caos di idee, di progetti, di prove, di sguardi posati sulla campagna che circonda la villa di Borgo Cornalese, fitta di memorie, dove ancora ti pare di incrociare la prigionia, gli arresti domiciliari del suo omonimo da cui nacque i 42 capitoli del “Voyage autour de ma chambre” o gli scritti post-rivoluzionari di Joseph, da cui l’artista discende, filosofo e politico, giurista e ambasciatore di Vittorio Emanuele I a San Pietroburgo ad inizio Ottocento. È un mondo virtuosistico, poetico, estremamente suggestivo, antico quello dell’artista, ma attuale, vivo e vivace, sognato e realissimo, personale e dedito all’appassionato che sappia comprendere appieno la grazia che nasce da quei fogli. Un mondo di costruzioni eleganti e di omaggi alla natura, un habitat di razionalità dettata dalle morsure dell’acido nitrico che danno vita agli “effetti cromatici e volumetrici”. Scriveva ancora Levi: “De Maistre sembra voglia soprattutto raffigurare l’anello che non tiene, ovvero l’inafferrabile leggerezza dell’indicibile, dove i segni innumerevoli applicati alla lastra si coniugano come un alfabeto misteriosamente esplicito nel loro insieme, ma impossibile da tradurre in significati correnti”.
La mostra “L’acquaforte: OSTINATO RIGORE” è visitabile dal martedì al sabato (orario 10,30 – 12,30 / 16 – 19) con apertura anche nelle domeniche 17 e 24 dicembre.
Elio Rabbione
Nelle immagini, alcune delle opere di Xavier de Maistre: “Capriolo”, acquaforte, fto carta 220×320 mm; “Cedro sulla collina di Torino”, acquaforte, fto carta 380×380 mm; “Ritratto di civetta”, acquaforte, fto carta 265×265 mm; “Villa Rossi”, Venaria”, acquaforte, fto 690×490 mm.
L’isola del libro
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
Marco Meier “Ingemaus” -Feltrinelli- euro 22,00
Marco Meier ci racconta i primi 29 anni di questa donna straordinaria, morta a 87 anni, il 20 settembre 2018, della quale molto sappiamo nelle sue vesti di editrice lungimirante. Ma in queste pagine conosciamo la sua vita antecedente l’incontro con Giangiacomo Feltrinelli.
Era nata con il cognome Schöntal in Germania, a Essen, il 24 novembre 1930, da padre ebreo e madre luterana. In famiglia la chiamavano Ingemaus (topolina), e di fatto risultava una mezzosangue perseguitata dai nazisti; istruzione scolastica negata e rischio di essere deportata. Il padre Siegfried riuscì a mettersi in salvo perigliosamente e grazie al coraggio della moglie; ma oltreoceano si rifece una vita senza tornare più indietro.
Inge cresce con la madre Trudel, donna dalla tempra d’acciaio, che unisce il suo destino a quello di un ufficiale delle cavalleria tedesca, Otto. Uomo per bene che diventa un patrigno amorevole e riesce a proteggere la sua nuova famiglia per un certo tempo tra le mura della caserma di Gottinga. Ma con la fine della guerra perde tutto e la famiglia precipita verso la fame, tanto più che sono nati i fratellastri di Ingemaus, Maren e Olaf.
Nel libro scorrono l’infanzia di Inge, le amicizie, gli studi; poi finita la guerra, nel 1950, carica la sua bici gialla su un furgone, e parte in direzione Amburgo verso un futuro tutto da costruire.
Ci riuscirà benissimo. Gli inizi sono come assistente della fotografa Rosemarie Pierer. Inge dorme in uno stanzino, ma impara tutto il possibile sull’arte della fotografia. E’ minuta, bellissima, intrepida, impertinente, intuitiva, spavalda e anche fortunata; temeraria e capace di affrontare mille difficoltà, superandole, finisce quasi sempre per trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
Decide di voler diventare una fotoreporter e nulla più la fermerà. Inizia a lavorare per la popolare rivista femminile “Constanze” e ben presto si distingue come una delle fotoreporter tedesche più ricercate. Inizia a girare il mondo e inanella un reportage di successo dopo l’altro.
Decisivi per il salto di carriera lo scoop della foto che coglie la diva Greta Garbo per strada, e le apre la porta di “Life” ovvero l’Olimpo dei fotografi; quando arrivi su quelle pagine sei in vetta. Poi varca le porte dei maggiori fotografi, spesso senza neanche un appuntamento. Semplicemente e arditamente si presenta e conquista con la sua personalità pezzi da novanta come Avedon, Rawlings, Blumenfeld.
Tra gli incontri e gli scatti più importanti Anna Magnani, Billy Wilder, Haudrey Hepburn, ma anche Churchill e Kenndey. I colpi maestri sono Picasso ed Hemingway che la ospita a Cuba per tre settimane e lei ritrae con il famoso Marlin appena pescato.
E’ una fotoreporter di conclamato successo quando incontra a una festa il giovane editore italiano Giangiacomo Feltrinelli, i due si innamorano e si sposano. Inizia così la seconda vita di Inge, il cui ingresso in casa editrice si rivelerà strategico, soprattutto per la sua abilità nel tenere i contatti con gli scrittori internazionali.
E sarà lei a salvare la Feltrinelli dal disastro dopo che il marito si lega ai gruppi armati di estrema sinistra, e muore il 15 marzo 1972, ufficialmente dilaniato dalla bomba che stava per far detonare ai piedi di un traliccio dell’alta tensione a Segrate.
Cathleeen Shine “Qui tutto è possibile” -Mondadori-
Euro 20,00
La Shine, nata a Westport in Connecticut nel 1953, diventata famosa con “La lettera d’amore” nel 1996, questa volta ci avvolge con una storia che ne racchiude tante altre – dal nazismo a Hollywood- e ruota intorno a una protagonista strepitosa.
Solomea (Mamie) Künstler è un’arzilla splendida signora di 93 anni -capelli rossi, orgoglio di razza e tempra di acciaio- che vive in una villa di Venice con un cane San Bernardo e l’amica-domestica-braccio destro Agatha, che è pure mezza sorda.
Durante il lockdown ospita il nipote Julian, 24enne intelligente che non sa ancora bene cosa fare da grande; forse lo sceneggiatore, e per il momento è ben felice di fare da chaperon alla nonna che si è rotta il polso e vive vicino a Hollywood.
Julian è alla ricerca di ispirazione e non potrebbe trovare di meglio della storia di quella nonna incredibile che gli racconta la sua lunga vita, degna di un romanzo.
Mamie, di famiglia ebrea, aveva 11 anni nel 1939, quando insieme ai genitori artisti e al nonno, era fuggita da Vienna invasa dai nazisti e, a bordo del transatlantico Ȋles de France, aveva raggiunto l’America, terra di nuove opportunità.
La famiglia si era poi stabilita in una villetta sul litorale di Santa Monica, a due passi da Hollywood, che in quegli anni divenne avamposto della Mitteleuropa dando lavoro a rifugiati di ingegno e talento.
I Künstler si trovarono così a gravitare proprio nel glamour hollywoodiano: tra lavoro, party, émigré esponenti del mondo del teatro (noti alla madre) e della musica (che conoscevano il padre). Una sorta di colonia europea che annoverava personaggi del calibro di Thomas Mann, Bertolt Brecht, il regista, attore, sceneggiatore e produttore cinematografico Ernst Lubitsch, tedesco naturalizzato statunitense. E ancora, Scönberg e Stravinsky, ma soprattutto la divina Greta Garbo.
Ed è intorno all’attrice che il racconto della nonna si fa ancora più intrigante. Perché tra i tanti capitoli del passato c’è anche la relazione romantica….e forse non solo…tra la giovanissima Mami e la diva che insieme scompaiono per un periodo. Ma tra gli aneddoti e i ricordi di una vita lunga quasi un secolo ci sarà molto di più …
Pierre Adrian “I giorni del mare” -Atlantide- euro 22,00
Non per caso si tende a tornare spesso in uno stesso luogo per le vacanze; e non per caso il giovane protagonista 30enne Andrea fa ritorno nella casa di famiglia in Bretagna, a Brest. Luogo avito e magico in cui ha trascorso innumerevoli estati che l’hanno formato.
Nella casa bretone dell’infanzia si ritrovavano ad agosto nonni, zii e cugini, anno dopo anno tutti amorevolmente insieme, secondo i soliti ritmi consolidati e diventati certezze.
Il breve romanzo del francese Pierre Adrian, giovane talentuoso, nato nel 1991, è un tenerissimo tuffo all’indietro nel passato che si trasforma ora in dolce malinconia. Andrea scandisce capitoli che riproducono quei ritmi lenti, vacanzieri, di giochi, scorribande e nuotate insieme alla pletora di cugini.
Un ritmo pacato in cui si affacciano personaggi memorabili, a partire dalla nonna quasi centenaria, scenari meravigliosi come le spiagge bretoni con alte e basse maree a rendere indimenticabile l’aurea del luogo. Ritornano alla mente di Andrea le estati fatte di momenti infiniti, le colazioni tutti insieme sotto il portico, i bagni di mare e le pigre serate nei letti pieni di sabbia. Poi gli incontri con nuovi amici, come Anna, conosciuta quando era bambino e di cui aveva perso i contatti; e uno su tutti il cuginetto Jean che rimane nel cuore.
Francesca Sgorbati Bosi “Nobili contraddizioni” -Sellerio- euro 20,00
In questo accurato saggio, la studiosa del Diciottesimo secolo in Francia e Gran Bretagna, racconta come in quel tempo in Inghilterra fu messo a punto un nuovo codice di comportamento con lo scopo di differenziarsi dai detestati francesi.
Con l’ambizione di creare una nazione di eroi in grado di conquistare il mondo, elaborarono un modello preciso di donne e uomini inglesi al quale bene o male il paese si adattò.
Alcune contraddizioni però non vennero sanate da questo galateo. Per esempio, il gentiluomo inglese doveva avere il massimo self control, ma nella realtà la violenza serpeggiava anche nelle scuole. Tra gli altri ideali c’erano: onestà e lealtà (ma adulteri e scandali imperavano); razionalità (ma si perdevano fortune al gioco d’azzardo); buon gusto e sobrietà (ma andavano pazzi per le feroci lotte tra animali che invece scandalizzavano gli stranieri). E tra i numerosi dictat anche l’essere cosmopoliti (eppure giravano per il mondo pieni di pregiudizi inscalfibili) e andare fieri della libertà inglese (ma le donne non ne usufruivano).
Molte contraddizioni non si risolsero, ma insieme al galateo elaborato nel Settecento, crearono il British Style che, nel bene e nel male, tutt’ora conosciamo.
L’autrice riesce a raccontare tutto questo in modo documentato, ma anche divertente e facilmente accessibile. Sottolinea come gli inglesi, a differenza di francesi e italiani, impressero al loro galateo un forte significato nazionalistico che li identificava.
Mettendo a punto una sorta di politeness dettagliata ci si ispirò al comportamento degli aristocratici, e si sostenne che per essere considerati dei veri gentleman occorreva comportarsi esattamente come loro.
Gli appuntamenti musicali della settimana
Lunedì. Al teatro Carignano prosegue fino a domenica “Fred!”, tributo a Buscaglione, di e con Matthias Martelli, le musiche live del sestetto di Fabio Bosso e la regia di Arturo Brachetti. Al Le Roi recital di Don Backy.
Martedì. Al Pala Alpitour tutto esaurito per Tedua e la sua originale versione rap de “La Divina Commedia”. In scena al Blah Blah, tributo al Bowie berlinese da parte del trio composto da Fabio Bosco, Luca Swanz Andriolo e Onyricon. All’Osteria Rabezzana una serata di musiche da film con l’Ensemble di Marco Nieloud. Al Circolo della Musica di Rivoli luci puntate sul gospel dell’americano di Cleveland, Pastor Ron. Allo Spazio Varco di Cuneo microfoni per François Camburzat.
Mercoledì. Al Pala Alpitour gran serata per Giorgia, anche lei ad un passo dal sold out. Al Cap10100 il pop elettronico del duo scandinavo Lust for Youth.
Giovedì. Ancora al Pala Alpitour, arriva il tour di Irama e Rkomi. Al Barrio, dalla scena punk di New York, luci su The Casualties. All’Hiroshima Mon Amour il cantautore salernitano Napoleone; all’Off Topic la musica di Narratore Urbano. Al Cafè Neruda il jazz del quartetto di Sandro Gibellini e Riccardo Zegna. Al Bunker, per quattro serate di seguito, Carlo Roncaglia è il protagonista di “Canzoni delle osterie di fuori porta”, spettacolo omaggio all’arte di Guccini. I 99 Posse suonano al Cinema Vekkio di Corneliano d’Alba; Elio e le Storie Tese si esibiscono allo Splendor di Aosta.
Venerdì. All’Hiroshima Mon Amour i Casino Royale; al Folk Club l’Elastic Trio di Riccardo Tesi; allo Spazio 211 i Sick Tamburo. Il duo veneziano Queen of Saba è on stage all’Off Topic e la milanese Caro Wow suona al Capodoglio. L’Imbarchino ospita i livornesi Weekend Martyr e i bolognesi Di Notte. Il dj statunitense Seth Troxler è sotto i riflettori dell’Audiodrome di Moncalieri e l’ex frontman degli Iron Maiden, Paul Di’Anno, è ai microfoni del Civico 25 di Casellette.
Sabato. Al Pala Alpitour ancora un sold out, questa volta per lo show di Calcutta. All’Auditorium del Lingotto suona per beneficenza Stefano Bollani; James Walsh, degli inglesi Starsailor, si esibisce in solo al Folk Club. Allo Spazio 211 il rap di Radical; allo Ziggy il metal dei Plakkaggio. Al Magazzino sul Po palcoscenico per il toscano Andrea Guerrini, in arte Arco, a seguire i siciliani Basiliscus. Allo Zac di Ivrea live show degli X-Mary; al Palco 19 di Asti luci accese per i Folkstone.
Domenica. Al Blah Blah la musica di Surfer Joe e della sua band. Per Novara Jazz, al Piccolo Coccia (alle 11,30) tocca al tributo “The Jazz Side of Bacharach”: suonano il Wally Allifranchini Quartet e Fabrizio Bosso.
Pier Luigi Fuggetta
L’università ricorda Giorgio Cavallo
VENERDÌ 15 DICEMBRE ALLE ORE 17 nell’Aula Magna “Giorgio Cavallo” dell’ Università di Torino, Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche (Via Santena 9), avrà luogo un convegno dedicato al “RICORDO di GIORGIO CAVALLO a 100 ANNI DALLA NASCITA”.
Interverranno:
Prof. Stefano GEUNA, Rettore Università di Torino
Prof. Alessandro NEGRO PONZI, Microbiologo
Prof. Giovanni BUSSOLATI, Accademico dei Lincei
Prof. Guido FORNI, Accademico dei Lincei
Prof. Piero CAPPUCCINELLI, Accademico dei Lincei
Prof. Pier Franco QUAGLIENI, Direttore Centro “Pannunzio”
Dott. Carlo DI GIAMBATTISTA, Presidente della Famiglia Abruzzese e Molisana.
Il 14 dicembre, dalle mani del Prefetto Loredana Furno riceverà l’ onorificenza per una vita dedicata alla danza, dopo aver portato l ‘arte di Tersicore in tutto il mondo e formato migliaia di danzatori, tra cui Roberto Bolle.
Grande artista, danzatrice dal temperamento drammatico, imprenditrice di successo ha portato il talento torinese in tutto il mondo con la sua compagnia Teatro di Torino
All’età di nove anni muoveva i suoi primi passi nella scuola del Teatro Regio di Torino.
Scuola che allora era gratuita. Era diretta fra l’altro da Grazioso Cecchetti appartenente alla celebre famiglia. Dopo di lui subentrarono il figlio Riccardo e poi Regina Doria.
Entrò con audizione nella scuola di Susanna Egri, i primi lavori in Rai,
Collaboratrice di Massimo Mila all’ Unità, arrivò al Teatro Alla Scala sotto la direzione di Luciana Novaro. Lavorò molto per affinare la sua tecnica, fino ad arrivare ad assumere il ruolo di prima ballerina, prima a Milano e poi al Teatro Regio di Torino dove rimase per quindici anni. Ha lavorato con la compagnia di Carla Fracci con ruoli importanti fino al 1976 quando dopo anni di tournée decise di tornare a Torino a gestire la scuola di danza del Teatro Nuovo con la figlia del sovrintendente del Teatro Regio, Germana Erba.
Un anno dopo venne costituito il Collettivo di Danza fino al 1983 data di fine sodalizio con i Mesturino e trasformazione della Compagnia in Balletto Teatro di Torino, che tutt’ora esporta danza e coreografie sotto la guida della figlia Viola Scaglione.
GABRIELLA DAGHERO