CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 19

Il torinese Giorgio Nieloud ha vinto la seconda edizione del Premio “Ugolino”

Il torinese Giorgio Nieloud ha vinto la seconda edizione del Premio “Ugolino”, domenica pomeriggio, in pieno centro, in via dei Mercanti, al Teatro urbano “Concertino dal Balconcino” con il brano “Ladri di pollo”.

Cantautore e polistrumentista, componente della band ” I tre Luppoli” è stato scelto tra i finalisti del Premio ideato ed organizzato da Daria Spada è Maksim Cristan, dal mitico Guido Lamberti, in arte Ugolino, giudice unico e d’eccezione della manifestazione a lui dedicata.

Cantante dissacrante e autore ironico della scena musicale italiana degli anni ’60 e ’70, lanciato allora dal guru della discografia Detto Mariano con il brano “Ma che bella giornata”.

Igino Macagno

Al via l’ottava stagione di “Vitamine Jazz”

Sta iniziando l’ottava stagione di “Vitamine Jazz”, il concerto n° 467 avverra’ grazie alla collaborazione con il “Moncalieri Jazz Festival”.

Ideata da Raimondo Cesa e realizzata per la Fondazione Medicina a Misura di Donna presieduta dalla Prof.ssa Chiara Benedetto, la rassegna prevede una serie di concerti jazz nei reparti dell’Ospedale Sant’Anna di Torino.

Le vitamine risuonanonel Day Hospital oncologico, al pronto soccorso, nelle sale d’aspetto e in maternità. L’ultimo dei 4 pianoforti donati è arrivato nel reparto maternità.

Martedì 5 Novembre 2024

Il Jazz che Cura

Ottava Stagione Vitamina Jazz N° 467

Ore 10.30: Ospedale Sant’Anna sala 3°Paradiso Il Jazz che Cura

In collaborazione con la Fondazione Medicina a Misura di Donna nell’ambito del progetto di Vitamine Jazz.

Via Ventimiglia, 3 Torino – tel. 011/6408492

B.I.T. Duo”

Danielle Di Majo sax – Manuela Pasqui pianoforte

Danielle e Manuela si esibiscono in duo dal 2019. Fin dall’inizio è nato un legame speciale grazie alla condivisione di obiettivi artistici che hanno ispirato la loro “ricerca musicale”.

Con questa formazione hanno già registrato due album del duo Back-in-Time (B.I.T.) era basato su una nuova interpretazione di repertori classici e canzoni originali. La loro intenzione era quella di costruire un suono e un lirismo personali, oltre a sviluppare un linguaggio musicale comune.

Il loro secondo album è una raccolta di brani originali. Fornisce un terreno fertile alle due strumentiste per approfondire l’espressività melodica e l’arte dell’interazione dialettica tra due strumenti musicali. E’ risultato di una ricerca continua e profonda, sia compositiva che improvvisata.

“Rock Art – il primitivo del sogno”, libro e mostra dell’artista Teresa Maresca

Nella cornice di Diagon Hall, nella giornata di domenica 3 novembre, si sono svolte la presentazione del volume “Il primitivo del sogno” e la mostra intitolata “Rock Art – il primitivo del sogno” della quotata artista Teresa Maresca. L’incontro è stato moderato da Gian Giacomo Della Porta, alla presenza del poeta, traduttore, scrittore e critico teatrale Roberto Mussapi.

La serata, che ha visto la partecipazione di un pubblico attento e appassionato, si è svolta attraverso un dialogo tra Teresa Maresca e Gian Giacomo Della Porta sulle origini dell’uomo e le prime rappresentazioni su roccia, magiche e intrise di una pura religiosità non confessionale poiché prive di fonti o ispirazioni artistiche alla base. Il libro di Teresa Maresca si esprime attraverso un contenuto paradossale: ripercorre le origini per parlare intensamente del presente e del prossimo futuro. Vi è in queste pagine la necessità da parte dell’artista di recuperare un patrimonio di interazione e dialogo tra uomo e natura che nel tempo è andato perdendosi. Il pubblico è stato inviato a riflettere sul momento in cui un albero, un sasso oppure l’acqua hanno smesso di possedere in noi quell’energia che chiamiamo anima, e che ora ci espone all’illusione considerarci padroni della natura e onnipotenti di fronte ad essa. Hanno fatto da cornice alla serata due splendi poesie inerenti al tema scritte e interpretate da Roberto Mussapi, una incentrata sulla figura dell’australopiteco Lucy e l’altra intitolata “Lettera dall’età della pietra”.

Mara Martellotta

 

 

Anniversari, Quaglieni: “Non ci sto, andava ricordato anche Luciano Perelli!”

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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Nel 1994 morì Luciano Perelli, storico  preside del liceo “Gioberti” ma il suo anniversario è stato ignorato. È  stata invece intitolata la biblioteca del liceo, enclave della sinistra  torinese, a Lidia de Federicis  docente  di Lettere italiane e soprattutto coautrice del “Materiale e l’immaginario”.  Una rivoluzionaria antologia, concepita con Remo Ceserani, che avrebbe dovuto cambiare il modo di insegnare e  studiare la letteratura in una dimensione  interdisciplinare e internazionale. Tanti sono ancora oggi gli ammiratori della professoressa dal carattere impossibile e dal modo di scrivere spesso riservato a pochi addetti. La de Federicis proveniva dal PSI  lombardiano,  ma il  suo punto di arrivo non fu certo il partito socialista. Era una professoressa molto  politicizzata e divisiva, sempre pronta a stizzirsi e a polemizzare. Su altri versanti disciplinari simile a lei fu Carlo Ottino del liceo “Alfieri”, uomo polemico all’eccesso, un dottrinario laicista che non voleva la laicità della scuola, ma l’ateismo di Stato, anzi la libertà per tutti salvo che per i cattolici.
Un po’ come le due sorelle “passionarie” Bovero. Ebbi l’ ingenuità di accettare di  essere fra i fondatori del Comitato per la laicità della scuola, per me una laicità intesa come apertura ad un metodo critico valido anche a prendere le distanze dalle credenze ideologiche piu’ o meno “cadaveriche”  che Bobbio cercò di smascherare. Dopo poco tempo dovetti andarmene dal Comitato perché esso era formato da fanatici che vedevano nelle religioni tutto il male possibile dell’umanità e volevano discriminare i credenti quasi la scuola pubblica e laica non dovesse accoglierli, ma ghettizzarli. Ovviamente il Comitato in questione andò a braccetto con il Cogidas, l’associazione, ormai estinta dei genitori antifascisti, di cui Ottino era il leader maximo. In quell’ambiente conobbi la de  Federicis che mi apparve molto faziosa, assai distante da Frida Malan laica e valdese, partigiana combattente, ma non irrigidita su dogmatismi  ideologici.   Quando presi in esame il volumone capolavoro della de Federicis, compresi da docente che esso era uno strumento non adatto per la maggioranza degli studenti: era un vero e proprio labirinto in cui mancava il filo di Arianna per orientarsi. E questo al di là dalle riserve di ordine ideologico assai facili da cogliere.
Non voglio tuttavia sottovalutare la professoressa a cui è stata dedicata la biblioteca di via Sant’Ottavio. Voglio invece  denunciare come quel liceo abbia ignorato Luciano Perelli, preside del liceo e docente universitario di chiara fama, autore di saggi scientifici e testi scolastici tra i più adottati. Perelli non aveva lo stesso orientamento della de  Federicis e quei professori forse non conoscono neppure Perelli  che era stato anche perseguitato dal fascismo a livello personale e famigliare, ma non ne menava vanto e non chiese mai  riconoscimenti per il suo passato. Forse  tuttavia neppure questo titolo è oggi riconosciuto dagli antifascisti ovviamente tutti, per motivi generazionali, a costo zero, ma  simili a  quelli che Flaiano considerava una sottospecie dei fascisti per il loro settarismo. Poteva  sicuramente essere onorata la de Federicis, ma non doveva essere ignorata la figura, più importante di quel liceo, che non è solo la scuola dove studiò Gobetti. Perelli morì nel 1994, amareggiato  e offeso da un vile attacco di  un giornale. Si tratta di un  anniversario dimenticato  o neppure conosciuto dal “piccolo soviet” del “Gioberti” . Uno studiato silenzio messo in risalto dalle Messe cantate celebrate in quell’istituto per la “compagna” Lidia.

“Tre modi per non morire”, Servillo al Carignano

Tre modi per non morire” attraverso gli scritti di Baudelaire, Dante e i Greci, scritto da Giuseppe Montesano e interpretato da Toni Servillo 

Debutterà  martedì 5 novembre, alle ore 19.30, al teatro Carignano “Tre modi per non morire”, scritto da Giuseppe Montesano e interpretato da Toni Servillo.

Lo spettacolo individua in Charles Baudelaire, Dante e nei classici greci gli autori che hanno messo in pratica, e tuttora ci insegnano, l’arte di non morire.

“Tre modi di non morire” è  prodotto dal Piccolo Teatro di Milano, teatro d’Europa e rimarrà in scena al Carignano  fino a domenica 10 novembre 2024. La replica di giovedì 7 novembre si terrà  alle ore 21, anziché alle 18.30.

Lo spettacolo si apre con “Monsieur Baudelaire quando finirà la notte?” , che racconta come la bellezza combatta la depressione  e l’ingiustizia; prosegue con le “Voci di Dante”, dove i celebri personaggi della Commedia ci appaiono legati tra di loro da un racconto che li illumina a partire dal presente, approdando, infine, al “Fuoco sapiente”, in cui poesia e filosofia degli antichi Greci accendono una visione capace di immaginare il futuro.

Il teatro di “Tre modi per non morire” rappresenta una via per ritrovare quelle parole che un attore dice con tutto il suo corpo, la sua mente,  per nutrire la sua e la nostra interiorità. 

Siamo inquieti, impoveriti, spaventati e tutti sentiamo che ci manca qualcosa di cui avremmo un disperato bisogno; ci manca l’amore, ci manca la vita  e non ci resta nient’altro da fare che cercare di diventare vivi.

Giuseppe Montesano e Toni Servillo coniugano teatro e letteratura in un viaggio in tre tappe, un rimedio alla paralisi del pensiero che nutre la nostra interiorità.  Forti di un’amicizia ventennale e di numerose collaborazioni, lo scrittore e l’interprete propongono un antidoto al pessimismo e all’analfabetismo emotivo e mentale, offrendo parole di senso e bellezza, alimentando la fiamma che un verso di Dante o di Baudelaire, un frammento di Eraclito o l’eros secondo Platone fanno divampare, un cambiamento a portata di mano perché già dentro di noi. Attraverso la voce di Servillo, alcuni tra i più grandi autori di ogni tempo ci insegnano a ritrovare l’Incanto vitale, allontanando la depressione, l’ingiustizia, la violenza e accendendo una visione capace di immaginare il futuro.

Teatro Carignano. 

Tre modi per non morire.

Baudelaire, Dante, i Greci di Giuseppe Montesano con Toni Servillo

Luci Claudio De PPacem

Mara Martellotta 

Vittorio Bersezio, il papà di Monsù Travet Ricordato al Gobetti

Lunedì 4 novembre verrà ricordato in uno spettacolo al teatro Gobetti Vittorio Bersezio, il papà di Monsù Travet,  a cura di Giulio Graglia

Lunedì  4 novembre si terrà  al teatro Gobetti una serata  organizzata dal Centro Studi del Teatro Stabile di Torino e dedicata a Vittorio Bersezio, giornalista, drammaturgo e scrittore piemontese, ideata e condotta dal regista Giulio Graglia. La serata prevede interventi di Mario Brusa, attore, doppiatore e direttore di doppiaggio, Bruno Quaranta, scrittore e giornalista, Pietro Crivellaro, giornalista e responsabile del Centro Studi del TST dal 1981 al 2017 e letture da Le miserie ‘d Monsù Travet, con Mario Brusa, Danilo Bruni, Rosalba Bongiovanni, Mario Zucca e Roberto Gho. 

Vittorio Bersezio, nato a Peveragno nel 1928 e deceduto a Torino nel 1900, fu avviato dal padre alla carriera forense, ma il corso di baccalaureat a Torino, sotto la guida del professore di retorica G. D’Andrea, ne confermò le inclinazioni letterarie e Bersezio avrebbe continuato a coltivare interessi letterari anche durante la pratica avvocatistica. Dopo un periodo trascorso a  Parigi alla fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento, ritornò  a Torino e fu direttore, fino al 1865, della parte letteraria della Gazzetta ufficiale piemontese e poi del giornale La Provincia

La serata costituirà  un viaggio nella Torino ottocentesca, attraverso lo sguardo acuto e ironico di Bersezio, che ha saputo descrivere con maestria la vita quotidiana e le sfide di una classe media spesso dimenticata. Monsù Travet, umile impiegato che combatte le ingiustizie della burocrazia con tenacia e rassegnazione,  è il simbolo di un’epoca e di una condizione sociale ben precise, che ancora oggi trovano un’eco nella nostra contemporaneità. 

Sul palco del Gobetti ospiti illustri si alterneranno per raccontare l’eredità culturale dell’autore, offrendo al pubblico delle riflessioni sull’attualità del personaggio e sulla capacità dell’autore di tratteggiare figure universali. La lettura di brani selezionati da Le miserie di Monsù Travet sarà  al centro della serata, e diventerà un modo per scoprire e approfondire una drammaturgia e una realtà sociale solo apparentemente distante da noi. Le voci degli attori daranno corpo alle disavventure di questo personaggio indimenticabile, tra momenti  di comicità e spunti di riflessione più profondi. L’umorismo pungente e la critica sociale dell’opera confermeranno l’attualità di Bersezio nel raccontare la condizione umana.

Teatro Gobetti Serata Travet a cura di Giulio Graglia e Centro Studi del Teatro Stabile di Torino

Mara Martellotta 

L’isola del Libro. Dai libri allo schermo

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Renée Knight  “La vita perfetta”  -Pickwick-  PIEMME-  euro 9,90

E’ il romanzo di esordio di Renée Knight, 55enne inglese che, prima di dedicarsi alla narrativa, è stata regista di documentari soprattutto sul mondo dell’arte. Oggi vive a Londra con il marito e i figli.  Circa 12 anni fa ha messo in pausa il lavoro per dedicarsi alla famiglia e alla narrativa, ha scritto sceneggiature per film e si è concentrata sul genere giallo definito “suburban” o “domestic noir”.

La trama del romanzo (che ha qualche riferimento autobiografico) ha affascinato il regista doppio Premio Oscar Alfonso Cuarón. Sono nati così i 7 episodi della serie “Disclaimer” in onda su Apple Tv, e presentata alla Mostra del cinema di Venezia. Interpretata dal Premio Oscar Cate Blanchett, ha anche portato alla ribalta -l’ingiustamente dimenticato- Kevin Kline.

La protagonista Catherine Ravenscroft (Blanchet) è una documentarista di successo con la vita quasi perfetta: una bella casa in cui ha appena traslocato, il marito Robert ancora innamorato di lei, la passione per il suo lavoro. Unica nota dolente è il rapporto difficile con l’unico figlio ormai grande Nicholas che con lei non comunica. 

A sparigliare le carte è il libro “Un perfetto sconosciuto” che qualcuno invia a Catherine, in cui è narrato un avvenimento del suo passato che ha tenuto rigorosamente nascosto.  

Per lei è sconvolgente riconoscersi nelle pagine. 

Ma chi le ha scritte, perché gliele ha mandate e dove vuole arrivare? Da quel momento in poi la paura si impadronisce di Catherine, che vive nel terrore di essere smascherata e vedere andare in mille pezzi matrimonio, carriera, vita.

Un romanzo scritto benissimo e una serie intrigante. Sullo schermo prende ancora più vita grazie anche allo straordinario Kevin Kline; nei panni di un professore vedovo, solo e amareggiato dalla perdita del figlio Jonathan anni prima. “Disclaimer” è un avvertimento e la storia parla di segreti, ricordi ingannevoli, verità nascoste, sottile vendetta, rancore, manipolazione, desiderio e piacere.

 

Renée Knight  “La segretaria”  -Pickwick-  PIEMME-  euro 9,90

Se amate la scrittura della Knight e vi appassionano le sue trame allora il suggerimento è quello di leggere anche l’altro suo romanzo tradotto in italiano.

Storia intrigante. Protagonista è Christine  Butcher, di professione segretaria; ma di fatto molto di più. Dedica tutte le energie all’inseguimento della perfezione, ed ambisce lavorare a stretto contatto con la manager dell’azienda in cui è impiegata. La temibile Mina Appleton, erede di un impero miliardario di supermercati, che sta per sostituire il padre al vertice.

Christine è efficientissima, discreta e affidabile, totalmente votata 

a Mina, della quale diventa  il braccio destro. 

La spregiudicata manager finisce per considerare la preziosa assistente come una di famiglia. La questione a questo punto è: quanti segreti Christine conosce minuziosamente quando  

-silenziosa e semi invisibile- ascolta tutto?

A raccontare è Christine in prima persona; parte dal presente e finisce per ripercorrere 18 anni di carriera e vita privata. E’ un romanzo psicologico in cui si indagano i complessi meccanismi della mente umana. Vengono messi a fuoco: il limite tra realtà e finzione, lealtà e sudditanza, il prezzo da pagare per una totale dedizione, e quanto ci si può fidare di un’altra persona. 

Alla fine chissà se Christine è davvero quella che sembra, oppure è stata pericolosamente sottovalutata…..

 

Elin Hildebrand   “La coppia perfetta”   -Fanucci Editore. Time Crime-    euro 16,90

Esistono coppie e famiglie perfette? Questo il tema del libro scritto dall’australiana Elin Hildebrand, trasposto brillantemente sullo schermo nell’omonima serie andata in onda su Netflix, interpretata da un cast stellare.

La Hildebrand -autrice di best seller con 30 romanzi al suo attivo-è madre di tre figli ed è sopravvissuta a un cancro al seno. “The perfect couple” del 2018 ha avuto notevole successo ed è stato a lungo tra i best seller del “New York Times”.

Il libro giallo, carico di suspense, segreti e tradimenti, ha ispirato la mini serie di 6 episodi, resa magnetica dall’interpretazione degli attori e dalla location spettacolare.

Siamo a Nantucket, nel Massachusetts, luogo rinomato per l’alto tasso di ricchezza e glamour, nella magnifica villa sul mare dei Winbury. 

Padrona di casa è la bellissima Greer (Nicole Kidman), scrittrice di gialli baciata dal successo, moglie dell’affascinante Tag (Liev Schreiber). Sono la coppia perfetta da 29 anni, ed hanno messo al mondo tre rampolli.

La stagione si preannuncia ricca di eventi mondani. Da festeggiare ci sono: il 4 luglio (giorno dell’indipendenza), il lancio del nuovo libro di Greer, soprattutto sta per essere celebrato il matrimonio di uno dei figli della coppia. 

E’ Benji, promesso sposo della giovane zoologa Amelia Sachs, (che Greer guarda dall’alto della sua superiore classe sociale). A scompigliare i piani festaioli è il ritrovamento del cadavere di una giovane donna emerso dall’acqua.

E’ quello della damigella d’onore della sposa, l’intraprendente influencer Merrit, che in realtà è molto di più…..
La sontuosa occasione di festa vira in tragedia. 

La morte della donna è il grimaldello che finisce per scardinare la cassaforte dei Winbury fatta di: apparenza, simulata felicità, tradimenti, intrighi e falsità. Un castello di carte che nel giro di poche ore crolla e diventa anche potente satira sociale. 

 

Holly Ringland  “Ascolta i fiori dimenticati”  -Garzanti-    euro  13,00

Holly Ringland è una brillante scrittrice 44enne nata in Australia, paese in cui ha anche ambientato il romanzo. E forse ancora più esplicativa è la serie andata in onda su Prime Video, che ha reso visibile la vicenda narrata. Interpretata da un’eccezionale Sigourney  Weaver nei panni della nonna della protagonista; personaggio all’inizio spigoloso e durissimo,  all’apparenza freddo e distante emotivamente ….poi invece emergerà in tutta la sua grandezza.

La storia è di quelle che restano impresse. Al centro c’è la piccola Alice Hart che a 9 anni vive con i genitori in una casa isolata nel New South Wales australiano. In principio lei, la madre Agnes e il padre Clem sembrano avviluppati in un bozzolo di felicità perfetta. Poco dopo si scopre che in realtà l’uomo è l’aguzzino che le vessa quotidianamente con soprusi psicologici e violenza cieca, soprattutto su Agnes che, tra l’altro, è incinta.

Tutto cambia quando Alice è l’unica superstite del misterioso incendio che carbonizza la sua vita. In una fiammata perde: la casa, il padre, la madre e la creatura che portava in grembo. Un trauma che non solo brucia la pelle, ma piaga anche l’anima.

A soccorrerla in un primo tempo è la direttrice della biblioteca che intuisce la sua vita grama. Ma Alice è contesa anche dalla nonna paterna -della quale ignorava l’esistenza- ed è a lei che infine viene affidata. Però dopo un’esperienza infantile così traumatica, il dolore tende a segnare per sempre, e finisce per condizionare scelte personali e futuro.  

Nonna June la ospita nella sua casa immersa in un meraviglioso giardino dove prospera l’azienda familiare di floricoltura; che è anche -se non soprattutto- il rifugio per donne vittime di violenza domestica che lì hanno trovato protezione. 

E’ in questo mondo al femminile che Alice viene catapultata dal destino, dapprima muta e ferita. 

Poi, poco a poco, June e le sue collaboratrici insegnano alla piccola il linguaggio dei fiori, i loro significati, l’effetto lenitivo e terapeutico che esercitano sull’anima più dolente.

La storia, ovviamente, non si esaurisce così. Il passato viene lentamente a galla e si svelano i segreti che hanno pesato sulla famiglia e sulla granitica nonna June…..

 

Alasdair Gray   “Povere creature”   -Safara- euro 22,00

Tutto è nato dalla penna di Alasdair Gray: scrittore, grafico, poeta, drammaturgo, pittore e accademico scozzese, nato nel 1934 a Glasgow e morto nel 2019. Il romanzo di esordio fu “Lanark” pubblicato nel 1981 dopo una gestazione durata quasi 30 anni, e oggi considerato un classico scozzese.

“Povere creature” è del 1992 ed è un caleidoscopio dei tratti principali dell’arte di Gray: surrealismo, fantascienza e distopia, erotismo, low fantasy.  Al romanzo si è ispirato il regista greco, maestro dell’umorismo oscuro, il visionario Yorgos Lanthimos, che con questa commedia dal sapore gotico ha vinto il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia 2023.

Protagonista è Bella Baxter (interpretata da Emma Stone che con questo ruolo ha vinto il Golden Globe come migliore attrice). Bella si era suicidata per scampare alla violenza del padre. In perfetto stile Frankenstein, viene riportata in vita dal dottor  Godwin Baxter, scienziato un po’ folle (a cui ha dato vita l’attore William Dafoe). 

Bella ritorna con il cervello da bambina, una sorta di bambola zombie: occhi sgranati, misteriose cicatrici, impulsiva, infantile. Seguiamo la sua crescita da bambina a ragazza scoordinata, fino alla maturazione come donna. 

Non è addomesticabile questa creatura che va alla scoperta delle proprie ambizioni e dei desideri, esplorando il piacere della sessualità sullo sfondo della rigida epoca storica vittoriana. Un testo in cui Bella Baxter  è la versione  più esilarante del mostro Frankestein. Non ci resta che seguirla nelle sue peripezie…..

“Equilibrio spirituale tra luci e forme”, Rabarama alla galleria Malinpensa by La Telaccia

Dall’8 al 23 novembre prossimi, curata da Monia Malinpensa

L’artista, ricca di un’energia instancabile e di un lessico formale decisamente personale, è capace di trasmettere all’osservatore una tematica di forte valenza simbolica, sociale e psicologica altamente rappresentativa. Ogni personaggio vive attraverso una dinamicità spaziale di originale interpretazione che travalica l’aspetto estetico. È un linguaggio di straordinaria energia vitale che si evolve, impreziosito costantemente da una profonda interiorità che conquista lo spettatore dal di dentro, perché da esso si libera un incredibile senso della vita umana. L’essere umano acquista una profonda intensità dello sguardo e una notevole luce spirituale, diventa pura espressione di sensazioni e stati d’animo.

Rabarama conduce una ricerca assoluta in cui il processo emotivo e quello concettuale sono dominanti nel suo iter creativo, tanto da trasformare la materia in pura emozione. Le sue sculture bronzee, nate da un’interpretazione di indiscutibile impegno progettuale, sono l’evidente risultato di un grande valore artistico, culturale, e di un significato esistenziale ricco di studi e contenuti. Rabarama plasma la materia e colma gli spazi interiori dell’uomo con una ricchezza d’animo autentica. È un’artista capace di dar vita alle sue opere, non dimenticando mai i veri valori della vita.

Rabarama, alias Paola Epifani, nata a Roma nel 1969, vive e lavora a Padova, ha seguito l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove si è diplomata con il massimo dei voti.

Crea sculture con donne, uomini e figure ibride, la cui pelle è sempre decorata di simboli, lettere, geroglifici e altre figure in una varietà di forme.

La membrana, il mantello che sembra avvolgere queste figure muta costantemente, arricchendosi di nuovi segni, simboli e metafore. L’alfabeto indica il limite interno presente nel linguaggio e indica il nostro essere entità singolari e plurali; geroglifici, puzzle e nidi d’ape sono la visualizzazione del genoma, le infinite combinazioni e varietà possibili insite nell’umanità e visualizzate nei labirinti mentali in cui è materializzatala multiforme complessità dell’Io. Spesso le mostre delle opere di Rabarama sono presentate in collaborazione con altri artisti, interpreti della pittura del corpo, della danza e delle acrobazie, e sono arricchiti da proiezioni di video e audio. Il suo lavoro è considerato suggestivo e emozionante, descrive tutti i dolori e le gioie degli esseri umani, dalla schiavitù alla libertà.

“L’arte di Rabarama è spesso molto aggressiva, non solo per lo spettatore ma anche per il creatore – ha affermato George S. Bolge, direttore esecutivo del Museum of Art di Boca Raton, a Miami, negli USA, commentando le opere dell’artista – questo lungo percorso costellato di successi l’ha portata a essere presente al 54⁰ Biennale di Venezia con l’opera monumentale “Abbandono”, realizzata interamente in marmo di Carrara. Oltre a questo fondamentale riconoscimento, le sue opere sono state esposte nelle più grandi capitali della scena artistica, come Parigi, Cannes, Firenze e Shangai. Numerose e importanti sono le acquisizioni  delle sue opere da parte di istituzioni pubbliche e private, come il Museo d’Arte della Biennale di Pechino, lo Scultures Space di Shangai e il Copelouzos Museum di Atene, senza dimenticare le tre opere monumentali acquistate dal Comune di Reggio Calabria ed esposte presso il lungomare Falcomatà”.

 

Galleria Malinpensa by La Telaccia, corso Inghilterra 51, Torino

Ingresso libero – orari: 10.30/12.30 – 16/19, chiuso lunedì e festivi

Tel. 011 5628220

 

Mara Martellotta

 

“Che fine ha fatto Dio o l’eminenza spaziale?”

Music Tales, la rubrica musicale

Che fine ha fatto Dio o l’eminenza spaziale?

Forse sta dietro alla luna e resta lì a guardare

Che ormai non sa più che fare, ormai non sa più che farne

di noi”

Diodato ha 38 anni, è nato ad Aosta, ma è cresciuto a Taranto.

Diodato, infatti, tra un progetto da cantante e l’altro, è anche, insieme a Michele Riondino e Roy Paci, il direttore artistico del concerto del Primo Maggio di Taranto, un evento che ogni anno (da 7 anni a questa parte) vuole sensibilizzare sulla situazione che vive la città. Quando ha vinto a Sanremo 2020 il suo pensiero e il suo desiderio è andato dritto lì “Vorrei poter aiutare il Primo Maggio di Taranto, coinvolgendo altri artisti per aiutare una città che vive una situazione inaccettabile, oltre che insostenibile”.

Un atto di rivoluzione” di Diodato è un brano che si distingue per la sua produzione raffinata e la sua interpretazione emotiva. La produzione del singolo è stata curata da Diodato stesso insieme a Tommaso Colliva ed è stata registrata in uno studio di Milano, dove l’autore ha potuto provare i migliori strumenti e arrangiamenti per ottenere il suono desiderato. “Un atto di rivoluzione” è caratterizzato da una melodia avvolgente e una struttura orchestrale che combina elementi di pop e rock con influenze classiche, la canzone si sviluppa gradualmente, partendo da un’introduzione delicata per poi crescere in intensità fino a raggiungere un climax emotivo.

Diodato interpreta il brano con la sua voce potente e carica e riesce a trasmettere il senso di urgenza e la passione che dovrebbero contraddistinguere ognuno di noi in questo periodo. Diodato, attraverso un crecendo e diminuendo vocale, ha descritto un atto di rivoluzione come una canzone che vuole essere un inno alla capacità di emozionarsi e di condividere le proprie emozioni, tema che si riflette nella sua interpretazione intensa e nella ricca orchestrazione del brano.

Si domanda “ che fine ha fatto Dio” quasi a far intendere che anche Lui, come noi, oramai è sfinito al punto da quasi non riuscire più a salvarci.

Fa tremare, almeno me, questo brano, che é solo il continuo di altri brani meravigliosi e potenti.

Noi siamo come farfalle che battono le ali per un giorno pensando che sia l’eternità.”

Spero vi piaccia, un buon ascolto

https://www.youtube.com/watch?v=DTyIftZg1EM

CHIARA DE CARLO

Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!

 

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Rock Jazz e dintorni a Torino: Steve Hackett e Edoardo Bennato

Gli appuntamenti musicali della settimana

Martedì. Allo Ziggy si esibiscono gli Hyper Gal. Al Blah Blah suonano i Hackedepicciotto. Al Jazz Club suona il Lucil Acoustic Duo. Al Teatro Colosseo arriva Steve Hackett (ex Genesis).

Mercoledì. Al Jazz Club The Chicago Blues Jam!. All’Osteria Rabezzana si esibisce il B.I.T Duo. Al Teatro Colosseo le colonne sonore di Hans Zimmer eseguite dall’Orchestra Sinfonica di Kiev Lords Of Thr Sounds.

Giovedì. Al Magazzino sul Po suonano i Tanz Akademie. Allo Spazio 211 si esibiscono gli Starsailor. Al Blah Blah sono di scena i Proliferhate. Al Jazz Club suonano i Beat In 2. All’Osteria Rabezzana blues con i Blancos. Al Cafè Neruda si esibisce Maria Luisa Malafarina. Alla Divina Commedia è di scena la House Band. Al Centro Commerciale Moncalieri omaggio a Fred Buscaglione con i “Noi Duri “2.0”.

Venerdì. Al Jazz Club suonano gli Zero Infinito. Al Capolinea si esibisce la Not Very Blues. Al Magazzino sul Po sono di scena i Sabbia. Al Blah Blah suonano gli Scat. Al Folk Club si esibisce Egberto Gismonti.

Sabato. Al Capolinea 8 suona il Michele Bozza Hammond Quartet. Al Teatro Colosseo arriva Edoardo Bennato. Al Magazzino sul Po suonano gli Electric Circus + Best Before. Allo Spazio 211 è di scena la cantautrice Marta Del Grandi.

Domenica. Al Jazz Club suona il RRB Trio. Alla Divina Commedia è di scena il Girinsoliti Trio.

Pier Luigi Fuggetta