CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 19

“Granda in Rivolta” allarga i suoi orizzonti… culturali e geografici

Il prossimo ospite della rassegna letteraria fossanese sarà infatti lo scrittore irlandese, italiano d’adozione, William Wall

Lunedì 7 ottobre

Fossano (Cuneo)

Continua a crescere il prestigio degli autori ospitati a Fossano per la seconda edizione di “Granda in Rivolta”, la rassegna letteraria che lodevolmente si propone di “scuotere la provincia cuneese con la poesia”, intento scritto nero su bianco, in un “Manifesto” in versi, dagli stessi organizzatori, i poeti piemontesi Elisa Audino e Romano Vola, che condividono la direzione artistica della rassegna insieme a Maurizio Regis, titolare dello storico pub fossanese il “Vitriol” , al civico 7 di via Ancina, dove si tengono gli incontri.

 


Dopo l’appuntamento di domenica 8 settembre, incentrato sulla “poesia in musica” e che ha visto l’esibizione, assai gradita, dei due cantautori di origine e adozione fossanese, Mattia Calvo e Matteo Castellano, l’attesa è ora per il prossimo lunedì 7 ottobre (ore 21,15) allorché in via Ancina arriverà un ospite di caratura davvero internazionale e particolarmente “agognato” dagli organizzatori. Parliamo di William Wall, irlandese (nato a Cork nel 1955), scrittore, poeta, traduttore dall’italiano e docente di “scrittura creativa”. Irlandese, ma anche un bel po’ italiano, poiché Wall vive oggi tra Cork e Camogli, in Liguria, città a cui è particolarmente legato, così come all’Italia in genere, dove torna spesso anche nell’ambientazione dei suoi lavori, tanto da aver pubblicato gli ultimi suoi due romanzi, “La ballata del letto vuoto”(Nutrimenti, 2021) e “Ti ricordi Mattie Lantry?”(Guanda, 2024) prima qui che in Irlanda.

Nel 2005 Wall è stato selezionato per il “Man Booker Prize”, nel 2011 ha vinto il “Virginia Faulkner Award” e nel 2017 è stato il primo europeo a vincere il “Drue Heinz Literature Prize”, con la raccolta di racconti “The Islands”. Nel 2019 la Casa Editrice milanese “Crocetti” (dal 2020, di proprietà di “IF- Idee Editoriali Feltrinelli”) dedica a “Le notizie sono”, una parziale selezione delle sue poesie, con un articolo di ben quattordici pagine. Le sue opere sono tradotte in molte lingue, tra cui italiano, cinese, tedesco, portoghese, serbo, catalano, lettone e macedone.

Nella serata fossanese William Wall parlerà sicuramente del suo ultimo libro “Ti ricordi Mattie Lantry?”, un noir (la traduzione è di Stefano Tettamanti) scritto da un poeta “con un profondo senso civico-politico-umano”. Al centro della storia, una vecchia e irrisolta storia di omicidio che riemerge nella vita del protagonista in modo inusuale e che getta più di un’ombra. Lui, un autore conosciuto che decide di offrire un corso di scrittura in modo anonimo a cinque aspiranti e altrettanto anonimi autori. La vittima, un suo ex compagno di scuola, una sorta di genio ribelle. Gli indiziati: gli stessi compagni, che forse si celano in uno degli aspiranti autori del corso. L’epoca dell’omicidio: 1980. Oggi: 2020, il Covid. A far da sfondo l’Irlanda, l’Oceano, l’andare in mare, l’abbandono di una periferia territoriale, la violenza – fascino incluso – della legge del più forte, la crudeltà del capitalismo e del privilegio economico. Pagine in cui “la poesia emerge ovunque, dalla figura del nonno, un vecchio soldato, della vittima, che si è preso sempre cura di lui, fino all’Oceano”. E un libro, ancora una volta, in cui c’è molta Italia.

A dialogare con William Wall ci saranno la poetessa e scrittrice Elisa Audino e l’editrice Cristina Daglio. L’incontro sarà preceduto da un momento open-mic del poeta cuneese Luca Isoardo.
Come sempre accade negli appuntamenti di “Granda in Rivolta”, gli autori e gli organizzatori saranno già al “Vitriol” a partire dalle 19,30 per una chiacchierata e una cena conviviale e per entrare nel clima di condivisione tipico della rassegna.
Tutte le informazioni su “Granda in Rivolta”sono disponibili sui canali social della rassegna (Facebook, Instagram, Threads, Youtube e canale WhatsApp). Per prenotare 333.4915524.

 

g. m.

 

Nelle foto: William Wall e Cover “Ti ricordi Mattie Lantry?”, Guanda, 2024

 

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Emilia Hart “Sirene” -Fazi Editore- euro 20,00

E’ il secondo romanzo della scrittrice anglo-australiana Emilia Hart, dopo il successo dell’esordio con “Weyward”.

Ancora una volta la narrazione è declinata a cavallo dei secoli: riannoda legami di sorellanza che travalicano i tempi, parla di mistero, magia, ed ogni pagina è cosparsa del potere evocativo del mare.

Due epoche e due luoghi diversi.  Nell’Irlanda del 1800 le sorelle 16enni Eliza e Mary subiscono un’ingiusta condanna alla deportazione oltreoceano. Separate dal padre, vengono ammassate insieme ad altre 80 donne, nell’angusta e soffocante stiva di una nave diretta nella lontanissima Australia; nel Nuovo Galles del Sud dove le attende un destino incerto e difficile.

Australia 2019, Lucy, giovane studentessa di giornalismo si sveglia da un episodio di sonnambulismo con le mani strette intorno al collo di un ragazzo che l’ha usata e bullizzata. L’unica che forse potrebbe aiutarla è la sorella Jess, più grande di 18 anni, pittrice affermata che si è ritirata in una casetta a Comber Bay, a picco su una scogliera. Luogo affascinante e legato ad un passato tragico.

Di qui parte una storia intrigante che riavvolge i destini di 4 donne separate dal tempo; ma legate in un modo intricato, che infine diventerà chiaro al lettore.

 

 

Natahan Hill “Wellness” -Rizzoli- euro 22,00

Nathan Hill è uno degli scrittori americani oggi maggiormente quotati; il suo esordio è stato nel 2016 con “Il Nix”, accolto come caso letterario dell’anno e di strepitoso successo a livello mondiale.

Lo scrittore (nato nell’Iowa nel 1978, vissuto in vari Stati americani) oggi risiede con la famiglia a Naples in Florida, e la sua ultima opera è il monumentale romanzo “Wellness”; oltre 700 pagine da divorare una dopo l’altra.

E’ la cronaca dell’amore tra il fotografo e docente di arte a contratto Jack Baker e la psicologa Elizabeth Augustine che gestisce un’azienda di farmaci placebo.

La storia inizia negli anni Novanta, quando i due sono giovanissimi. Lei proviene da una famiglia di ricchi magnati del Connecticut che hanno costruito la loro fortuna nel corso dei secoli non sempre in modo limpido.

Jack, invece, è cresciuto in una fattoria del Kansas, in mezzo alla natura e all’ombra della brillante sorella maggiore Evelyn. E’ stato un bambino di salute cagionevole, calamita delle frustrazioni dei genitori.

Elizabeth e Jack nel 1993 hanno vent’anni e si sono trasferiti a Chicago per studiare all’università. Sono in fuga dalle famiglie oppressive e in cerca del loro futuro.

Il caso vuole che affittino due appartamentini malconci le cui finestre affacciano sullo stesso angusto vicolo. Iniziano a spiarsi al buio reciprocamente. Lei sembra il tipo colto e sofisticato che fa sognare Jack.

Quando si incontrano per caso una sera in un bar, l’attrazione esplode e nasce una storia d’amore.

Li ritroviamo più di 20 anni dopo, nel 2014, sposati e con un figlio di 8 anni alquanto problematico; soggetto a violente crisi rabbiose verso la madre, e con la tendenza ad isolarsi dai coetanei.

Il romanzo racconta la crisi che avvolge la coppia intorno alla mezza età. Una battuta d’arresto della storia d’amore e del matrimonio. Hill indaga i meccanismi di incomprensione che scattano quando si guarda con eccessiva sicurezza alle proprie vite, e mette abilmente in scena dubbi e tentennamenti dei protagonisti.

 

Robert Greenfield “True West. La vita, il lavoro e i tempi di Sam Shepard” – Jimenez- euro 24,00

Impossibile definire in modo esaustivo Sam Shepard, uno degli uomini più complessi e affascinanti del panorama culturale, cinematografico e teatrale americano. Nato a Forth Sheridan il 5 novembre 1943; morto nella sua casa del Kentuky il 27 luglio 2017, a 73 anni, per le complicanze della sclerosi laterale amiotrofica con cui combatteva da tempo.

E’ stato drammaturgo, attore, sceneggiatore, scrittore, regista e percussionista. Artista prolifico, personalità poliedrica alle prese con una vita intensa, fatta di alti e bassi. “True West” (titolo di una sua celebre opera teatrale) è la quarta biografia scritta su di lui, la prima dopo la sua morte.

Figlio unico di un padre alcolizzato con cui i rapporti sono problematici, ha spiccato presto il volo e sviluppato i suoi molteplici talenti. I primi difficili passi li fa esibendosi sui palchi di quartiere a Lower Manhattan, in locali della scena jazz del Village Gate negli anni 60/70. Fino al teatro off di Londra negli anni 70, e il leggendario tour “Rolling Thunder” di Bob Dylan.

Poi diventa non solo attore tra i più intensi e intriganti del cinema americano, ma anche drammaturgo di fama mondiale. Tra le sue opere più amate “Buried child” (“Il bambino sepolto”) che gli valse il premio Pulitzer nel 1979.

Nella biografia Greenfield analizza anche i rapporti di questo genio complicato e tormentato con personaggi del calibro di Patty Smith, Bob Dylan, Joni Mitchell. L’autore mette a nudo la complessità, i tormenti, le idee, le maschere e il genio di Shepard, entrando negli anfratti della sua vita privata

Incluse le batoste, come l’arresto nel 2009 per guida in stato di ebbrezza e la condanna a 24 mesi di libertà vigilata. Poi, la sua battaglia per disintossicarsi dall’abuso di alcool. Il libro racchiude 38 interviste ad amanti, amici e collaboratori, tra i quali Diane Keaton, Patti Smith, Wim Wenders e Keith Richards.

Complessa anche la sua vita sentimentale. E’ stato sposato con l’attrice O-Lan Jones dal 1969 al 1984, dalla quale ha avuto il figlio Jesse. In mezzo c’è la relazione extraconiugale con Patti Smith nel 1971. Poi il lungo legame con l’attrice Jessica Lange, dal 1982 al 2009, dalla quale sono nati Hannah e Samuel. Mentre dal 2014 ha avuto accanto l’attrice Mia Kirshner.

 

 

The Book” -Marsilio- euro 95,00

Questo libro è un capolavoro, a un prezzo tutto sommato accessibile. Volume da collezione e raffinato manuale che ripercorre e racconta la storia della civiltà attraverso le sue scoperte, invenzioni e i manufatti della storia dell’uomo. Insomma chi eravamo e cosa siamo stati capaci di fare. Una guida alla ricostruzione della civiltà dagli albori, testimonianza per generazioni future.

L’idea è nata dal team di creativi, artisti e designer internazionali del collettivo Hungry Minds che nel 2020 ha lanciato una campagna di raccolta fondi per finanziare il progetto. “The book” è stato realizzato da scienziati, docenti universitari, esperti di varie discipline, copywriter, editori, redattori, disegnatori e illustratori.

E’ stampato su una carta che rimanda a preziose ed antiche pergamene; in più di 700 illustrazioni -minuziosamente curate- ci sono le varie tappe della conoscenza e del genio umano. Ogni immagine è frutto di un lungo processo artigianale; dai bozzetti disegnati a matita a quelli in china, poi completati dai colori.

Le sezioni riguardano i materiali, la meccanica, la medicina, la musica; e scoprirete infiniti dettagli raccontati da strepitose immagini e brevi testi esplicativi. In 405 spettacolari pagine rivivrete i passaggi più significativi nella storia dell’umanità.

Scoprirete come funzionano le macchine a vapore, i mulini e le macchine fotografiche, come aggiustare ossa fratturate, accendere un fuoco, fare il gesso, la colla e la penicillina partendo da zero, e come allevare bachi da seta.

Un compendio della genialità del cervello umano per ottenere risultati con il minimo sforzo; è questo che ha spinto l’umanità a inventare meccanismi che svolgessero il lavoro al posto suo. Non vi resta che sfogliare il libro e ammirarlo in tutta la sua bellezza.

 

Rock Jazz e dintorni a Torino. Umberto Tozzi e Les Negresses Vertes

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Peocio di Trofarello suona il chitarrista Greg Howe.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana si esibiscono i Son Machito. Al Jazz Club “ The Chicago Blues Jam”.

Giovedì. Alla Divina Commedia suona il trio di Max Gallo con Andrea Scagliarini. Al Cafè Neruda è di scena Alberto Marsico &Organ Logistics. Al Circolo della Musica di Rivoli, reading di Eugenio Finardi. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce il duo Zero Assoluto. Al Magazzino sul Po è di scena Filippo Dallinferno .

Venerdì. Allo Ziggy suonano i Rublood. Allo Spazio 211  si esibiscono i Joshua Idehen. Al Folk Club è di scena Eric Andersen e Steve Addabbo. Al Blah Blah si esibiscono i BRX!T.

Sabato. All’Inalpi Arena arriva Umberto Tozzi. Allo Ziggy si esibisce Elisa Over And The Leaves.  Al Blah Blah suonano gli Hard-Ons. Al Magazzino sul Po è di scena la rapper nigeriana Aunty Rayzor.  Alla Suoneria di Settimo sono di scena Les Negresses Vertes.

Domenica. Al Blah Blah suonano i Quiet Confusion.

Pier Luigi Fuggetta

“SuperFantaRobot”. La Fantascienza a fumetti in mostra al Forte di Bard

Fino a lunedì 6 gennaio 2025

Bard (Aosta)

Terrifici Dragoni, straordinari giganteschi Robot e “Agenti speciali”, in lotta perenne contro il crimine, hanno osato violare le possenti mura del sabaudo complesso fortificato di Bard, sulla rocca che sovrasta quello che é il più piccolo Borgo valdostano, per “raccontarsi” in una mostra, decisamente suggestiva e di alto richiamo per gli appassionati di “fumettistica” fantascientifica, capace di tenere insieme – perfettamente integrati – il passato della location con il presente, quello meno rassicurante, il futuro e il futuribile più improbabile e remoto. Curata dal novarese Bruno Testa, “fumettista per passione e art director per professione”, e promossa dall’ “Associazione Forte di Bard”“SuperFantaRobot, la Fantascienza a fumetti” è una “rassegna – viaggio” nell’universo fantascientico, nel linguaggio del fumetto e dell’illustrazione, ospitata, fino a lunedì 6 gennaio dell’anno prossimo, nelle Sale dell’“Opera Mortai” del Forte. Guida d’eccezione, Nathan Never, l’eroe del futuro (“L’avventura del futuro, il futuro dell’avventura”, lo slogan del fumetto) della serie ideata da Michele MeddaAntonio Serra e Bepi Vigna (“la banda dei sardi”) per la “Sergio Bonelli Editore”.

Never, nome in codice “Agente Speciale Alfa” – detective di una delle tante Agenzie private di Investigazioni che affiancano la polizia nella lotta al crimine, in una megalopoli indicata come “Città Est”, sulla costa orientale degli States – è presente in mostra con le tavole originali di Romeo Toffanetti (argentino di origini, ma oggi residente in Italia) che fanno conoscere il personaggio ai visitatori, accompagnandoli in un percorso teso a raccontare come “fantastico” e “scienza”, nella letteratura “fantascientifica”, siano sempre e in concreto elementi in cammino per strade convergenti. Fino ad incrociare quella poetica del futuro dei “Canti di Gadalas”, opera unica nel suo genere, scritta da Bepi Vigna ed illustrata da Romeo Toffanetti, una “raccolta di poesie che vengono … dal futuro”, i cui versi sono pervasi da riferimenti alla fantascienza cinematografica, fumettistica e letteraria, in particolare della corrente “cyberpunk”, in grado di trasportare il lettore “in una nuova, seducente realtà spazio-temporale”.

A confermarlo, un’intera Sala riservata agli incontri fumettistici tra Nathan Never e l’astronauta in forza “Esa – Agenzia Spaziale Europea”, Luca Parmitano (primo italiano ad avere effettuato un’attività extraveicolare, il 9 luglio del 2013, con 6 ore e 7 minuti di passeggiata spaziale), che, in occasione della mostra a Bard, ha appositamente realizzato un video in cui racconta della sua grande passione per la Fantascienza. Attraverso una fitta carrellata di oltre cento fra illustrazioni e disegni, l’iter espositivo ci guida dagli acquerelli originali in stile “Pop art” di personaggi entrati nella memoria collettiva, tra fumetto e cinema, dell’artista Rita Carlini, alle parodie disneyane di Fantascienza “paperizzata” nei disegni originali del fumettista Sergio Cabella per “Walt Disney”, fino alle costellazioni in “stile fantasy” (che si trasformano in Draghi spettacolari) delle rappresentazioni di “StarDragons” dell’illustratore Paolo Barbieri con commento dello stesso autore e di Marina Costa, astrofila dell’“Osservatorio Astronomico del Righi” di Genova. Esposte anche le riproduzioni dei fumetti e le illustrazioni de “Il Dottor Oss” di Jules Verne, realizzate da due grandi autori per ragazzi Grazia Nidasio e Mino Milani, accanto all’indimenticabile generazione di “Super Robot” e le incredibili tecno-illustrazioni di “Robot Madness” di Daniele Rudoni e Riccardo Pieruccini. E infine, il “sogno di volare” all’“Iron Man”, affiancato al tema della scoperta dei materiali di nuova generazione e robotica: a raccontarli Luca Fois e Andrea Bonarini (“Dipartimento del design” e di “Elettronica e Informazione” del Politecnico di Milano).

Nel percorso espositivo sarà presente anche uno spazio interattivo per disegnare astronavi e alieni, colorare, indossare la propria “maschera-robot” da portarsi a casa come ricordo.

Nell’ambito dell’esposizione, inoltre, venerdì 9 agostoalle 17, è in programma nell’Auditorium dell’“Opera Mortai”, un incontro dedicato al mondo di “Nathan Never” con il fumettista Romeo Toffanetti, seguito da una visita in mostra con l’autore.

Gianni Milani

“SuperFantaRobot, la Fantascienza a fumetti”

“Forte di Bard”, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 6 gennaio 2025

Orari: mart. – ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19. Ad agosto aperta tutti i giorni

Nelle foto:

–       Credit “Lo Scarabeo” – Paolo Barbieri “Andromeda”

–       Credit Frank Godwin – “Connie” di Rita Carlini

–       Credit Riccardo Pieruccini – Daniele Rudoni: “ Robot Madness”

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: 7 ottobre – La targa per Bobbio – Lettere

7 ottobre
Quanto è accaduto il 7 ottobre 2023  con il massacro efferato da parte di Hamas a danno di  Israele ci costringe a ricordare dopo un anno l’aggressione subita dagli israeliani uccisi o  diventati ostaggi.  I rapporti tra Palestinesi e Israele sono stati sempre difficili. Ma ad un anno di distanza io resto più che mai vicino ad  Israele in coerenza con la mia storia anche personale. L’antisemitismo internazionale e quello  nostrano e’ l’erede di Hitler e anche di Stalin. Questa e’ la verità che può dare fastidio ad alcuni, ma  resta storicamente l’unica lettura  possibile di una pagina drammatica della nostra storia.  Essere  oggi filo palestinesi appare, nella migliore delle ipotesi, il frutto di una  crassa ignoranza  e di una faziosità grossolana. Gli unici olocausti sono  stati quelli di cui furono vittime gli Ebrei e gli Armeni. Chi parla di un olocausto palestinese dice una menzogna priva di ogni fondamento. E’ indispensabile infine denunciare la totale assenza  dell’Unione Europea in questa vicenda che è molto più vicina a noi di quanto si possa pensare. E’ un’Europa impotente ed impaurita  che si barcamena e non sa decidere.
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La targa per Bobbio
Verrà inaugurata una lapide sulla casa di via Sacchi 66 abitata da Norberto Bobbio. Un’ottima e anche una doverosa idea per onorare un grande del ‘900.  A pochi torinesi è stato riconosciuto questo onore  e Bobbio lo merita sicuramente. Ma leggere sugli inviti, insieme al Comune di Torino, anche il Centro Gobetti con il nome del suo presidente Revelli  costituisce un precedente inedito e anomalo  perché mai nessuna associazione è stata inserita con questa ufficialità. E poi avrei dei dubbi sul fatto di identificare Bobbio col Centro Gobetti di cui  il filosofo solo negli ultimi tempi è stato presidente. Il Centro Gobetti è stato da sempre filo- comunista in modo esasperato. Ricordo l’estremismo di Carla Gobetti che fu molto intollerante. Bobbio per anni non fu un gobettiano. I suoi riferimenti culturali erano più complessi e raffinati rispetto all’acerbo pensiero in nuce del  pur geniale ed eroico giovane antifascista. Doveva semmai essere associata nell’iniziativa l’Università di Torino di cui Bobbio fu uno dei maestri più significativi. Ma vorrei anche aggiungere che anche Rita Levi Montalcini, Nobel e senatrice a vita come Bobbio meriterebbe una lapide sulla casa natale e non certo per motivi di quote rosa. Bisognerebbe anche parlare di un mega convegno di tre giorni  su Bobbio, ma mi astengo per evitare l’uso di parole troppo severe. Le messe cantate e i tridui con i soliti e   stantii officianti non si addicono a Bobbio, ma a quelli che immeritatamente si considerano allievi e addirittura continuatori di Bobbio. 
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Lettere  scrivere a quaglieni@gmail.com
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Moncalieri
Cosa pensa del sindaco di Moncalieri rag. Montagna il cui autoritarismo ha provocato l’assenza, per protesta, dell’intera opposizione dall’ultimo consiglio comunale?    Eugenio Clerici
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In più occasioni ho denunciato gli atteggiamenti un po’ “duceschi”  di quel sindaco che resterà in carica ancora per pochi mesi perché non potrà ricandidarsi dopo 10 anni  di un  mandato molto discusso. Saranno in pochi a rimpiangerlo. 
 
Stellantis  in ginocchio
Ben brutta fine quella di Stellantis che vive una crisi che puo’ anche provocarne la morte . Gli Elkann saranno fieri del disastro anche se , come di diceva a Torino un tempo, non hanno certo freddo ai piedi.      Tilde Gianna Empoli
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Sarà un ulteriore disastro soprattutto per Torino perché la crisi non toccherà certo gli Elkann. La Fiat sta finendo molto male. Anzi è un nome che non esiste più da anni.  La cosa comica in questa tragedia è la preghiera dei sindacati di andare avanti ancora fino a novembre con la produzione della 500 ibrida. Sono gli stessi sindacati che per anni  sabotarono la produzione Fiat, minacciando l’occupazione con l’appoggio di Berlinguer. Oggi anche i sindacati sono molto mal messi  e non sanno più cosa fare. E chi invoca un’ industria cinese a Torino per riempire il vuoto lasciato da Stellantis dice delle cose che solo chi è già finito nel burrone può pensare. Che tristezza. I tempi di Agnelli e di Lama erano molto diversi.
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Alan Friedman
Cosa pensa del suo amico Alan Friedman, il giornalista americano che vive da decine di anni in Italia e non ha ancora imparato a parlare l’Italiano, e che va a ballare con le stelle in Tv? A me sembra uno che ha trovato l’America in Italia. Negli USA non era affatto considerato. Umberto Finetti
Foto facebook
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Sono stato amico di Friedman per parecchi anni, non do’ giudizi sulla sua partecipazione a “Ballando con le stelle”, posso dirle che il noto giornalista umanamente non è un gran che e le aggiungo che le sue idee sono spesso abbastanza settarie per un forte pregiudizio – favorevole o contrario – nei confronti della sinistra e della destra. Per questi motivi i nostri rapporti si sono molto raffreddati. Per poter ballare in Tv si è messo persino a dieta, perdendo 15 chili. Un bel sacrificio che gli ha restituito una linea quasi invidiabile.

La rassegna dei libri più commentati del mese

I libri più amati dalla community de Il Passaparola dei Libri nel mese di settembre 2024: impossibile non discutere di Alma, il romanzo di Federica Manzon (Feltrinelli, 2024) recente vincitrice del Premio Campiello.

Altro testo discusso Non Si Uccide Il Primo Che Passa, di Christian Frascella, che conferma come l’interesse intorno al “giallo italiano” sia sempre alto.

Infine si dimostra sempre in grado di appassionare Paolo di Paolo con il suo Romanzo Senza Umani (Feltrinelli, 2024) un viaggio nel tempo della memoria personale e nel tempo storico di grande impatto emotivo.

 

Incontri con gli autori

 

Questo mese abbiamo incontrato Elena Magnani autrice di Mare Avvelenato (Giunti, 2024) una saga familiare ambientata a Messina all’inizio del secolo scorso.

Edorado Orlandi e Eugenio Nocciolini ripropongono in versione romanzata la triste epopea del Mostro di Firenze nel loro libro Nessuno (Giunti). Li abbiamo intervistati.

Abbiamo incontrato Valentina Santini, l’autrice di Mosche (Voland, 2024), la storia di un antieroe dei nostri giorni.

 

 

 

Per questo mese è tutto: vi ricordiamo che se volete partecipare ai nostri confronti, potete venire a trovarci su FB e se volete rimanere aggiornati sulle novità in libreria e gli eventi legati al mondo dei libri e della lettura, visitate il nostro sito ufficiale all’indirizzo www.unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

 

Torino, piazza San Carlo: gli affreschi dedicati alla Sindone

Due opere per celebrare uno dei simboli della città 

La Sacra Sindone rappresenta molto per Torino. Il suo  fascino misterioso e senza tempo racconta, attraverso un telo di lino bianco in uso nella cultura ebraica per la sepoltura dei morti, la Passione di Cristo. Emblema del confronto tra Chiesa e scienza, rimane la reliqua piu’ famosa disempre, capace di far peregrinare milioni di persone devote ad ogni sua sontuosa ostensione, un evento molto sentito e solenne. Questo lenzuolo, carico di storia, ma anche di miti e leggende, appare nella storia nel 1353 quando Goffredo di Charny, cavaliere e scrittore medievale francese, lo   porto’ dalla Terra Santa nella cittadina francese di Lirey dove fececostruire una chiesetta per custodirlo. Successivamente fu venduto al Ducato di Savoia,che aveva il suo capoluogo a Chambery, dove fu conservato fino al 1532 nella Sainte-Chapelle duSaint-Suaire quando un incendio, che fortunatamente non lo distrusse completamente,  gli provoco’ degli evidenti segni di bruciatura.

 

Dopo vari spostamenti il  sacro lino fu portato da San Carlo Borromeo, particolarmente devoto, da Milano a Torino per ordine di Emanuele Filiberto di Savoia, “testa di ferro”. Lo spostamento fu un vero e proprio pellegrinaggio che duro’ 4 giorni, con intervalli di meditazione spirituale ed esercizi di pieta’,  percorso a piedi scalzi e  accompagnato da un gruppo  di quattordici persone. Appena arrivato a Torino  fu subito onorato con una ostensione pubblica a cui parteciparono numerosissimi fedeli.

A piazza san Carlo, cosi’ nominata in memoriadel viaggio del Santo con il famoso lenzuolo, ci sono due affreschi, di piccole dimensioni e poco conosciuti, che narrano i fatti accaduti quell’ottobre  del 1578 quando la Sacra Sindone arrivo’ a Torino con la promessa scritta di Emanuele Filiberto, mai mantenuta, di riportarla a Chambery in breve tempo. Questi dipinti murali commemorativi, dall’autore ignoto e che un tempo erano ben 4, si trovano all’estremita’ della piazza, il primo, che raffigura la Madonna con Emanuele Filiberto e San Carlo Borromeo,nell’angolo con via Alfieri e l’altro, dove si riconosce ancora la Vergine Maria, questa volta con San Francesco D’Assisi e un frate, e’ sito all’angolo con via Santa Teresa. Gli altri due dipinti sono purtroppo andati perduti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Nella Chiesa di San Carlo Borromeo, inoltre,  si possono ammirare due affreschi che celebranol’arrivo a piedi di San Carlo a Torino e  il Santoin adorazione del piu’ famoso telo.

MARIA LA BARBERA 

In libreria “Gengis Khan – Un’apoteosi drammatica” di Marco Isidori

L’autore è capocomico della nota compagnia teatrale torinese Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa

 

Marco Isidori, capocomico della compagnia teatrale Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, è uscito in libreria con il suo nuovo lavoro poetico-teatrale dal titolo “Gengis Khan – Un’apoteosi drammatica”, edito da Algra Editore. Si tratta di un testo che evidenzia intensamente la cifra stilistica dei Marcido, un mondo in cui il teatro viene messo al servizio della poesia, o viceversa. L’arte che i Marcido rappresentano, attraverso la primaria funzione della voce e della musicalità ritmata nel suo utilizzo, entra in armonia con l’estro delle drammaturgie di Marco Isidori, anche quando riprese e riadattate da testi classici. Il suono e le vocalità portate in scena dalla compagnia rimandano agli aspetti originari della poesia, sulla cui onda è possibile incontrare il mistero (sempre rivolto al lettore e allo spettatore attento) del concetto universale.

Il Gengis Khan di Isidori non dismette questa dinamica Marcido, semmai la rafforza. Leggendo il testo emerge proprio il mistero di un personaggio storico famosissimo, quel sovrano e condottiero Mongolo che con ferocia si definiva “la punizione di Dio. Il castigatore di ogni peccato”, ma considerato parimenti uno statista saggio e illuminato, che favorì la tolleranza religiosa, unificò tribù e decretò l’adozione della scrittura uigura come sistema di scrittura dell’Impero, tanto che i Mongoli attuali lo considerano il padre fondatore della Mongolia. Un’interpretazione che sento di poter conferire al testo è puramente sociale: GengisKhan è una figura che ben rappresenta, nei suoi aspetti deteriori, violenti, invasivi, culturali, giocosamente inquietanti e poetici, il mondo che stiamo vivendo. Da una parte il violento condottiero castigatore, dall’altra quella forza unificante che oggi è un’utopia, ma l’intensità artistica e l’evocazione poetica servono proprio a “creare mondo”, a generare ciò che ancora non trova spazio nella realtà. Attraverso il canto, come ci racconta Bruce Chatwin ne “Le Vie dei Canti”, gli aborigeni australiani diedero forma al loro mondo. Tutti i personaggi del Gengis Khan di Marco Isidori si muovono come all’interno di un gioco, in una sorta di apoteosi da saltimbanchi  in cui la poesia, la visione teatrale e il teatro stesso prendono forma. Marco Isidori, come riportato nella sua biografia, vive quello scontro, mai risolto, mai evitato, tra la parola poetica e la voce cantante.

 

Gian Giacomo Della Porta