CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 155

Peppe Servillo legge Marcovaldo

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO) Venerdì 3 novembre, ore 21

 

 

 

Per i 100 anni dalla nascita di Italo Calvino, Peppe Servillo, con le note alla chitarra di Cristiano Califano, legge “Marcovaldo” portando così in scena uno dei personaggi più celebri della letteratura italiana.

Dalla lettura delle fiabe scelte emergono gli aspetti più fiabeschi e ironici del noto personaggio evidenziandone l’assoluta modernità: la complessa vita caotica in città, l’urbanizzazione senza razionalità ed ordine, l’industrializzazione crescente, la povertà delle fasce più basse della popolazione, la difficoltà dei rapporti umani ed interpersonali.

Le storie di Marcovaldo invitano ad affrontare le difficoltà quotidiane con fantasia ed immaginazione: l’eroe tragicomico insegna come in ogni momento della giornata si possano ricercare segni e occasioni per poter essere felici.

 

Venerdì 3 novembre, ore 21

Peppe Servillo legge Marcovaldo

Con Peppe Servillo, voce recitante

E con Cristiano Califano, chitarra

Distribuzione a cura di AidaStudioProduzioni

Coordinamento artistico a cura di Elena Marazzita

Biglietti: intero 18 euro, ridotto 16 euro

Dido’s Brazilian Jazz in Osteria Rabezzana

Mercoledì 1 novembre, ore 21.30

L’appuntamento del Moncalieri Jazz Festival

Il DBJ – Dido’s Brazilian Jazz nasce nel 2014 con la calda voce di Delfina Di Domenico, il pianoforte eclettico di Massimo Rizzuti pronto ad accompagnare e creare ritmiche che ben si miscelano alle percussioni di Giorgio Ricchezza che le alterna al suono di un elegante sax contralto, insieme al maestoso contrabbasso di Pippo Caccamese. Tutti e quattro uniti dalla passione per la musica, spaziano dalle calde sonorità di bossa nova e samba, all’improvvisazione jazz e al blues leggero, passando tra brani famosi della musica italiana anni ’50 e approdando a grandi miti come Mina, Vanoni, Paoli, Conte.

FORMAZIONE

Delfina Di Domenico, voce

Massimo Rizzuti, pianoforte

Giorgio Ricchezza, percussioni

Pippo Caccamese, contrabbasso

Ora di inizio: 21.30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

Torino e i suoi teatri: il Medioevo e i teatri itineranti

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Torino e i suoi teatri

1 Storia del Teatro: il mondo antico
2 Storia del Teatro: il Medioevo e i teatri itineranti
3 Storia del Teatro: dal Rinascimento ai giorni nostri
4 I teatri torinesi: Teatro Gobetti
5 I teatri torinesi :Teatro Carignano
6 I teatri torinesi :Teatro Colosseo
7 I teatri torinesi :Teatro Alfieri
8 I teatri torinesi :Teatro Macario
9 Il fascino dell’Opera lirica
10 Il Teatro Regio.

 

2  Storia del Teatro: il Medioevo e i teatri itineranti

Cari lettori, il caldo e l’afa di questi giorni hanno notevolmente limitato le mie energie, di conseguenza non ho “escamotage” letterari da proporvi per l’abituale introduzione discorsiva che è solita precedere l’argomentazione vera e propria dei miei pezzi. Non mi attarderò dunque oltre, al contrario vi propongo di entrare subito “in medias res”, nel vivo del nostro discorso sulla storia del teatro, iniziato la settimana scorsa con una premessa sulle radici antiche di tale fenomeno rappresentativo.
L’unico augurio che mi preme rivolgervi è che possiate leggere questo mio scritto in un luogo strategico, magari su una panchina ombrosa e leggermente ventilata, oppure a casa, seduti sulla vostra poltroncina preferita, mentre il ventilatore vi fa roteare i pensieri estivi.
Lo ribadisco, la materia che mi sono proposta di trattare è pressoché infinita e alquanto complessa, ma vedrò di proseguire per sommi capi, proponendovi un racconto organico ma non eccessivamente specifico, tale da rispecchiare le caratteristiche delle letture che solitamente si fanno sotto l’ombrellone.
Oggi ci occupiamo delle forme teatrali tipiche dell’epoca medievale, uno dei momenti storici maggiormente estesi e variegati che compongono le vicende dell’Europa.
Solo per rispolverare nozioni che sicuramente già avete e per rendere accetta quell’attitudine da docente che ormai è parte integrante del mio essere, vi ricordo che stiamo prendendo in considerazione quell’esteso periodo di circa mille anni che va dal 476 d.C. (caduta dell’Impero Romano d’Occidente), al 1492 (scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo).
Il termine Medio Evo deriva dal latino “media aetas” o “media tempestas”. Per lungo tempo i dotti hanno considerato tale periodo come un’ epoca “buia”, priva di quegli ideali alti e luminosi tipici dell’Umanesimo e del Rinascimento. Bisognerà attendere l’Ottocento affinché l’atteggiamento degli studiosi cambi, e si inizi a considerare con attenzione i molteplici avvenimenti importanti che si susseguono a partire dalla caduta dell’Impero Romano fino all’inizio dell’epoca moderna.


Lungi da me propinarvi in questa sede una lezione di storia, sarebbe davvero troppo complesso e non opportuno, quello che posso invece fare è – per semplificare la questione- proporvi di richiamare alla mente immagini simboliche e, se vogliamo, stereotipate, di quei secoli, in modo da immedesimarci il più semplicemente e velocemente possibile in quel “guazzabuglio medievale”.
Vi invito dunque a pensare al capolavoro bergmaniano de “Il settimo sigillo” (1958), in cui il contrastato bianco e nero avvolge le melanconiche vicende dei personaggi, primo fra tutti Antonius Block (Max von Sydow), cavaliere di ritorno dalla Crociate, accompagnato dal fedele servo Jöns. Il film incarna con magistrale maestria la comune visione che si ha dell’epoca medievale: impregnata di religiosità opprimente, in cui la fede nella magia e nell’ultraterreno prendono il sopravvento sul raziocinio e in cui la violenza delle guerre si affianca alla povertà dilagante.
Iconiche e indimenticabili sono le emblematiche scene della processione dei guitti e dei flagellanti e quella finale, in cui le sagome dei protagonisti “danzano solenni allontanandosi dal chiarore dell’alba verso un altro mondo ignoto”. Ed ora che siamo pronti per proseguire, ormai pienamente contestualizzati in questi secoli lontani ma pur sempre affascinanti, prima di tutto occorre dimenticarci del concetto di teatro greco e latino. Con il crollo dell’Impero Romano l’antica istituzione teatrale viene surclassata da un’idea di teatro imprecisa e nebulosa e dai confini decisamente più labili rispetto all’antico. Rientrano infatti nel generale concetto di spettacolo teatrale svariati fenomeni, dai riti liturgici alle feste popolari, dall’esibizione di giullari e saltimbanchi, alle sacre rappresentazioni.
La memoria del teatro classico sopravvive grazie agli amanuensi, come testimonia la monaca Hroswita (935-973), la quale riporta che nei monasteri autori come Terenzio vengono ancora letti e trascritti, tuttavia si tratta appunto di semplici letture e non di rappresentazioni a tutti gli effetti.
In epoca medievale si parla di “teatralità diffusa”, espressione che si riferisce alla nascita e alla diffusione di diverse figure che differenziano i numerosi professionisti dello spettacolo, comunemente chiamati “histriones”. Accanto agli attori comuni, troviamo “joculatores”, “mimi”, “scurrae”, “menestriers” o “troubadours”; tra questi il ruolo più diffuso è sicuramente quello dello “joculator”, ossia “colui che si dedica al gioco”, ma lo “joculator” è anche – in senso lato- il chierico o il monaco incline al vagabondare, – il “gyrovagus”- che è senza fissa dimora e conseguentemente privo di un ruolo stabile all’interno della società.

La figura del teatrante, sia esso un “histrione” o un giullare, è da subito considerata negativamente, tant’è che la storia degli attori può considerarsi parimenti come la storia della loro condanna.
Certo, anche nell’antichità gli attori non godevano di particolari riconoscimenti, ma è proprio in epoca medievale che la situazione si inasprisce.
Se tra voi lettori vi è qualche disneyano convinto, avrà sicuramente presente, ne “Il gobbo di Notre Dame”, il disprezzo che prova il malvagio giudice Frollo nei confronti non solo del popolo gitano, ma degli umili parigini che partecipano alla “Festa dei Folli”. Il cartone del 1996 altro non fa che sottolineare quel lunghissimo conflitto che nasce proprio in epoca medioevale, tra il mondo ecclesiastico e i teatranti. Di tale dissidio oggi chiaramente non si percepisce più nulla, ma fateci caso: quanti tendoni viola avete visto ancora adesso all’interno dei teatri? (il viola è il colore dei paramenti liturgici usati in Quaresima). Per comprendere appieno questo contrasto è opportuno pensare alla rivoluzione culturale attuata dal Cristianesimo, i cui primi scrittori, gli apologisti, pur accogliendo la tecnica letteraria e la retorica della civiltà classica, rifiutano la società pagana e la sua concezione della vita. Della cultura classica in genere il teatro era considerato l’espressione più terrena e diabolica. I giullari e i teatranti sono visti come “instrumenta damnationis” e condannati senza pietà per le turpitudini a loro attribuite. Moltissimi sono i documenti che attestano le accuse mosse contro gli uomini di spettacolo, ma sono proprio tali condanne a essere le migliori fonti a cui attingere per studiare l’attività giullaresca di tale periodo.
Le motivazioni di biasimo sono riducibili a tre termini specifici: l’attore è “gyrovagus”, “turpis” e “vanus”. Con il primo termine si sottolinea il “porsi ai margini” e lo stare al di fuori dell’organizzazione sociale; in seconda istanza l’arte del giullare è priva di contenuto, cioè “vana”, ma ciò che è vano è mondano e ciò che è mondano è diabolico; infine, l’attore è “turpis”, perché è colui che stravolge (“torpet”) l’immagine naturale delle cose, intervenendo e modificando la natura, così come Dio l’ha creata, sublime e perfetta.

Tale condanna riguarda tutti i tipi di travestimenti, attività specifiche anche di altri contesti, quali la festa popolare e la grande festa carnevalesca.
Non di meno i giullari sono un elemento costante della vita quotidiana, come ben dimostrano le arti figurative: essi compaiono numerosi, raffigurati con sembianze animalesche e bestiali in particolar modo nei codici miniati e nei capitelli delle chiese. La figura del giullare è tuttavia molto complessa e ricopre diversi ruoli. Uno degli incarichi a lui affidabili, ad esempio, è quello di diffamare determinati individui, di qui la “satira contro il villano”, – il contadino è sempre il bersaglio più gettonato – particolarmente diffusa dall’anno Mille nelle “chouches” aristocratiche e borghesi. Egli è però anche un narratore, un cantastorie, autore sia delle amate “Chansons de geste”, sia di favolette o “fabliaux”, brevi storie in cui i protagonisti si muovono nella sfera del quotidiano, avvicinandosi alla “farsa”. L’acerrimo dissidio tra Chiesa e Teatro non si esaurisce nel solo svilire e condannare la figura dell’attore, vi è anche un altro aspetto da tenere in considerazione: il rito purificatore e spirituale che si contrappone alla festa mondana.
Il rito cattolico è in effetti ricco di elementi spettacolari e trova il suo culmine nella Santa Messa, in quanto rappresentazione simbolica di un avvenimento: “Fate questo in memoria di me”. Nell’assistere al rito, inoltre, il fedele non si limita alla mera contemplazione del mistero che lo trascende ma partecipa attivamente al rituale che lo coinvolge.
Rimanendo in ambito religioso, si diffonde nel Medioevo il “tropo”, una particolare cerimonia ottimamente esemplificata dal “Quem quaeritis?”, le cui battute sono tratte direttamente dai testi evangelici. In questo caso specifico la vicenda rappresentata descrive la visita delle pie donne al sepolcro di Gesù, esse lo trovano vuoto e subito assistono alla discesa di un angelo che annuncia loro l’avvenuta resurrezione.

Dal “tropo” si sviluppa il dramma liturgico, che può svolgersi in una piccola parte della chiesa o investirla totalmente, avvalendosi in questa circostanza di allestimenti scenici ben determinati e con precisi valori simbolici. Nel dramma liturgico troviamo per la prima volta l’idea della scena “simultanea”, caratteristica prima dei “misteri”. Si tratta di particolari sacre rappresentazioni allestite fuori dalle mura delle chiese e prive di connessioni con il cerimoniale liturgico ma dirette da chierici o preti, la rappresentazione era solitamente accompagnata da didascalie in latino, vero e proprio elemento che fa da “trait d’union” con il recinto sacrale. Uno dei “misteri” più tipici e apprezzati è lo “Jeu d’Adam” – spettacolo composto da un autore normanno, e particolarmente diffuso nel XII – secolo in cui per la prima volta vengono allestiti dei “luoghi deputati”, atti a rappresentare la globalità dell’Universo, costituito da Terra, Paradiso e Inferno.
I luoghi deputati, anche chiamati “mansiones” (case), sono costruzioni in legno e tela che delimitano zone circoscritte in cui avviene una determinata azione.
Tali spettacoli – dramma liturgico e “misteri”- vengono realizzati e allestiti da laici, ma appartengono nondimeno alle diverse forme di teatro cristiano, poiché il tutto è incentrato sulla visione, semplificata e drammatizzata, delle Sacre Scritture e della vita dei Santi, o in altre parole, sull’eterna lotta tra Bene e Male.
Vi sono poi i “grandi misteri”, che si svolgono in più giornate ma che non differiscono di molto dalle rappresentazioni più semplici.
Queste manifestazioni sono essenziali per il credente, poiché rappresentano e sintetizzano con semplicità tutto ciò che il buon cristiano deve sapere, la funzione culturale dei “misteri” non differisce poi molto da quella della “Biblia pauperum”, ossia la “Bibbia dei poveri”, una raccolta di immagini che rappresentano scene della vita di Gesù e le figure e le vicende dell’antica storia di Israele.

Siamo dunque arrivati al termine, vi ho grossomodo raccontato delle principali manifestazioni teatrali che fioriscono in epoca medioevale; esse nascono in quei secoli lontani ma perdurano nel tempo, soprattutto laddove gli spettacoli assumono cadenza annuale e finiscono per tramutarsi in ricorrenze tradizionali.
Sottolineo ancora che gli spettacoli religiosi non sono altro che il rovescio cristiano degli antichi riti carnevaleschi e pagani della fecondità, tanto che a volte si fondono con essi.
Ancora una volta spero di avervi invogliato ad approfondire l’argomento, magari cercando qualche festività o ricorrenza tradizionale a cui partecipare. Il teatro ha molti volti, dall’aspetto tradizionale dello spettacolo in prosa fino alla festa popolare, tale sua peculiare natura ci offre l’opportunità di scegliere quale tipologia di stupore vogliamo vivere, qualcosa di più intimo o un’esperienza condivisa con la comunità, sta a noi decidere che maschera indossare.

Alessia Cagnotto

Chiara Bertola è la nuova direttrice della Gam

Il Consiglio Direttivo della Fondazione Torino Musei annuncia la nomina di Chiara Bertola a Direttrice della GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.

A seguito della manifestazione di interesse per la raccolta delle candidature, scaduta lo scorso 12 settembre, il Consiglio Direttivo della Fondazione ha deliberato la nomina della Commissione valutatrice esterna, i cui membri sono stati scelti tra profili di assoluta e comprovata competenza, indipendenza e caratura internazionale. Tutti i commissari, di seguito indicati, sono riconosciuti e apprezzati nel mondo dell’arte moderna e contemporanea e vantano esperienze con le principali istituzioni museali nazionali e internazionali.

Sylvain Bellenger, Direttore Generale del Museo e Real Bosco di Capodimonte
Elena Filipovic, Direttrice della Kunstmuseum Basel
Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC di Bergamo
Chiara Parisi, Direttrice del Centre Pompidou-Metz
Alberto Salvadori, Magazzino Italian Art New York e Direttore ICA Milano

La Commissione ha esaminato tutti i curricula e i progetti elaborati dai partecipanti alla selezione in possesso dei requisitirichiesti e sentito a colloquio una rosa di candidati i cui profili sono stati ritenuti maggiormente in linea con i requisiti richiesti dall’avviso. A seguito delle valutazioni e delle audizioni effettuate la Commissione ha quindi concluso i propri lavori e restituito alla Fondazione i nominativi dei profili ritenuti idonei alla carica e quindi sottoposti al Consiglio Direttivo.

Sulla base delle risultanze delle valutazioni e delle motivazioni indicate dalla Commissione, il Consiglio Direttivo, con consenso convinto ed unanime, ha nominato Chiara Bertola, rilevando nel profilo una solida esperienza nella gestione di istituzioni museali e una profonda comprensione delle specificità del Museo e delle sue esigenze.

Esprimo piena soddisfazione per la nomina di Chiara Bertola alla direzione della GAMdichiara Massimo Broccio Presidente della Fondazione Torino Musei. Ringrazio la qualificata commissione per il prezioso lavoro svolto che ha consentito al Consiglio direttivo l’individuazione di una professionalità con una solida esperienza nella gestione di istituzioni museali e all’altezza di garantire il cambiamento necessario ad affrontare le future sfide della GAM.

Conservazione, tutela e ricerca rimangono chiaramente la missione centrale del museo ma da sole queste attribuzioni non sono sufficienti ad interpretare le nuove funzioni di una istituzione museale nel XXI secolo.

Il museo deve essere un soggetto attivo, strumentale alla evoluzione e al progresso sociale e culturale delle persone, con una vocazione di ascolto e di interazione con l’attualità e con il presente. Un organismo sapiente, complesso e vivo; un luogo di incontro e di confronto che guarda al futuro in modo attivo.

Nel suo progetto Chiara Bertola ha dimostrato una profonda comprensione della specificità della nostra istituzione e di queste esigenze.

Sono particolarmente lieto che sia lei a raccogliere la sfida di scrivere una nuova ed importante pagina della storia della prima Galleria civica d’Arte nata in Italia

Desidero ringraziare la Fondazione Torino Musei della fiducia accordatami nell’avermi voluta come nuova Direttrice della GAMdichiara la neoeletta Direttrice Chiara Bertolaun’istituzione che rappresenta un’eredità culturale importante da sottolineare, accendere e riattivare con vitalità e uno sguardo rivolto al futuro, facendo emergere interpretazioni insolite.

Assumo questo incarico consapevole della responsabilità del ruolo e onorata di portare avanti la storia della GAM e il lavoro di chi mi ha preceduto.

Il Consiglio Direttivo sentitamente ringrazia Riccardo Passoni per la serietà ed il rigore del lavoro svolto in questi anni a beneficio del Museo.

Biografia Chiara Bertola

Nata a Torino nel 1961 – vive e lavora a Venezia. E’ curatrice del progetto di arte contemporanea “Conservare il futuro” alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia dal 1999 a oggi. Dal 2014 e’ socia fondatrice della Venice Gardens Foudation di Venezia con il compito di restaurare giardini e farvi crescere l’arte. Ideatrice e curatrice del Premio FURLA per giovani artisti italiani dal 2000 al 2015. E’ stata direttrice artistica dell’Hangar Bicocca di Milano dal 2009 al 2012 dove ha ideato e curato il progetto sperimentale Terre Vulnerabili a growing exhibition, una mostra lungo un anno in 4 tappe di crescita. Dal 1996 a 1998 è stata Presidente della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Tra i curatori fondatori del Progetto Ars Aevi per la costituzione del Nuovo Museo di Arte Contemporanea di Sarajevo. E’ stata curatrice del “Padiglione Venezia” della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia e della XV Quadriennale di Roma. Ha curato diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero tra cui quelle di Marisa Merz, Giovanni Anselmo, Michelangelo Pistoletto, Elisabetta Di Maggio, Mona Hatoum, Haris Epaminonda, Giulio Paolini, Lothar Baumgarten, Joseph Kosuth, Roman Opalka, Maria Teresa Sartori, Paolo Icaro, Christian Boltansky, Hans Peter Feldmann, Ilya&Emilia Kabakov, Georges Adeagbo, Remo Salvadori, Kiki Smith, Maria Morganti, Jimmie Durham. Ha pubblicato il libro Curare l’arte dedicato alla figura del curatore (2008); Conservare il futuro, 25 anni di arte contemporanea alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia (2022).    

Karen Russell è la vincitrice del Premio Bottari Lattes Grinzane

La scrittrice americana Karen Russell vince il Premio Bottari Lattes Grinzane 2023 con la sua seconda opera, “I donatori di sonno” (Edizioni Sur).  In gara anche Marco Missiroli con “Avere tutto”,  Zeruya Shalev con “Stupore”, Mircea Cartarescu con “Melancolia” e Giosué Calaciuro con “Una notte”. È la prima volta nella storia dell’iniziativa che il riconoscimento viene assegnato a un’opera di carattere distopico.

La menzione d’onore è invece andata a Jonathan Safran Foer, autore di “Ogni cosa è illuminata” e “Molto forte, incredibilmente vicino”. La sua lectio magistralis su letteratura e tecnologia ha concluso la cerimonia, svoltasi presso il Teatro Sociale Giorgio Busca di Alba.

Karen Russel e i Donatori di sonno

Karen Russel nel suo “I donatori di sonno” ci regala una trama visionaria, in cui gli Stati Uniti sono stati letteralmente invasi da una misteriosa pandemia di insonnia. Trish è una delle prime testimoni del misterioso morbo: sua sorella infatti muore dopo una lenta agonia, in un momento in cui nessuno è ancora in grado di identificare la portata della malattia.

A rappresentare una speranza sono le trasfusioni di sonno, che purtroppo però non rappresentano una risoluzione. Infatti in alcuni frangenti risultano salvifiche, in altri vengono rigettate dai pazienti. Dalla parte dei donatori invece i rischi non risultano chiari, soprattutto sul lungo termine. Vengono così a galla così paure e interrogativi morali, soprattutto quando a essere esposti al pericolo sono i più indifesi della società. La donna si troverà dilaniata da un dilemma morale quando si dovrà mettere a confronto con il padre di una neonata -chiamata semplicemente piccola A- , il cui riposo costante sembra poter limitare gli effetti di questo disastro.

Qual è la bussola morale da tenere durante uno stato di emergenza ? Chi “merita” di essere curato? Ma soprattutto: “che cosa in determinati frangenti rappresenta il male minore?”. A sollevare questi dubbi è un libro che ha il merito di essere precursore dei tempi, essendo uscito in America quasi dieci anni prima del Coronavirus.

Karen Russell presentazione

Lo svolgimento della cerimonia di premiazione

Karen Russell ha vinto grazie al giudizio della giuria scolastica, composta da liceali di tutta Italia. Sono stati loro infatti a leggere, valutare e votare i testi proposti. Proprio per questo motivo alcuni ragazzi hanno avuto occasione di presentare gli autori e instaurare un dialogo con loro. In questo modo si tenta di coinvolgere i giovani nel panorama culturale, avvicinandoli alla lettura e alla molteplicità delle voci contemporanee.

Invece a fare rientrare la vincitrice nella cinquina iniziale è stata una commissione tecnica, diretta da Loredana Lipperini. A introdurre la premiazione è infatti stato un suo discorso sulla letteratura fantastica e sull’importanza di immaginare storie, soprattutto in tempi in cui l’autofiction e il racconto di sé sembrano avere la meglio sulla scena letteraria italiana e internazionale. A condurre è invece stato lo scrittore Alessandro Mari, in passato finalista del premio con “Gli alberi non hanno il tuo nome”.

Francesca Pozzo

Rivoluzione al Museo del Risorgimento?

Caro direttore,

povero Umberto Levra che vivevi per il Museo del Risorgimento! Chi ti  ha sostituito, venuto da san Damiano d’ Asti, è resistito tre anni. Hanno fatto la “rivoluzione” al Museo, scrive un giornale. Hanno messo nel consiglio anche il direttore del Museo Egizio (!), sperando che gli ceda un po’ di visitatori. Strano che non abbiano messo  anche la neo  cav. gr. croce Christillin!
C’è un altro cavaliere di gran Croce e grande studioso del Risorgimento, allievo di Galante Garrone, noto autore di libri su Cavour e Mazzini, che  i nuovi padroni del museo non hanno invitato nel consiglio: è il prof. Pier Franco Quaglieni, amico di Levra. Hanno messo un egittologo e non Quaglieni. Incredibile. Cirio non sa cosa sia la vera cultura come i leghisti. Il museo con questi  congiurati da operetta morirà. Complimenti Cirio! Il voto per fortuna è vicino!
 Vincenzo Ferreri

“Il Bar Delle Ombre”, anteprima nazionale all’Astra

Debutto martedì 31 ottobre alle 21. Un dramma psicologico per raccontare lo scontro interiore tra bene e male: come nascono i compromessi che caratterizzano la condizione umana?

 

Anteprima nazionale martedì 31 ottobre alle 21 al Teatro Astra di Torino,in via Rosolino Pilo 6,  per “Il Bar Delle Ombre“, un testo di Andrea Zuliani (che firma anche la regia) che vuole essere una riflessione sul dualismo e sulla condizione umana attraverso il linguaggio del dramma.

 

Tutto è perennemente in lotta: bene e maleYin e Yang, giorno e notte, luce e buio, cielo e terra, corpo e psiche. Quanti sono i principi inconciliabili tra di loro ma indissolubilmente uniti? Zuliani -attingendo a Platone e Freud, mettendo insieme il taoismo e la filosofia, oltre a riflessioni personali- racconta la condizione umana intrisa da questo conflitto interiore: come viene effettuata una scelta? Ma soprattutto come nasce un compromesso?

 

Una produzione Areté Teatro con, sul palco, tre attori: Annalisa Platania, nei panni della barista, Simone Valentino alias Black e Andrea Zuliani ovvero White.

 

Peculiarità dello spettacolo sono le musiche, tutte originali, composte da Stefano Lori, musicista e compositore che ha lavorato per importanti spettacoli e musical nazionali (come “A Christmas Carol” o “Il Principe Ranocchio” e per realtà come Mediaset ,Radio Montecarlo, Sonics.

Protagonisti due esseri, depositari rispettivamente del bene e del male: dall’inizio del tempo si trovano costretti a vivere insieme in un bar, isolati in un luogo e in uno spazio indefiniti. Tutto, per loro, è infinita noia e ripetizione ma possono agire nei confronti dell’umanità solo se – nonostante l’inconciliabilità della loro natura – operano insieme e seguono le regole dettate dal “Libro”.

 

Non hanno, dunque, alternativa se non la collaborazione: per poter utilizzare il “Libro” e compiere miracoli devono essere entrambi d’accordo, timbrare quanto scritto, attenendosi a delle regole: altrimenti, entrambi vanno a morte certa.

Questo stare insieme li ha portati paradossalmente a contaminarsi.
Dove li condurrà l’ennesimo scontro? Perché scommesse, ricatti, e lotte portano lentamente le posizioni di entrambi a mescolarsi ed essere invase dal principio alla base di qualunque scelta: il compromesso.

 

***

«Quante volte abbiamo sentito parlare di tao, di Yin e Yang, di giorno e notte, luce e buio, bene e male, azione e stasi, cielo e terra, corpo e psiche: principi inconciliabili tra di loro tuttavia uniti indissolubilmente. E quante volte siamo rimasti affascinati dal pensiero che da due opposti che diventano uno possa scaturire ogni forma di vita, di movimento, di cambiamento. È proprio questo fascino che mi ha spinto ad approfondire la natura del dualismo: un termine usato per definire ogni dottrina che si riferisca in qualsiasi campo di indagine a due essenze contrapposte tra loro. Gli esempi sono molteplici ed esistono centinaia di campi di studi, ma in questo caso specifico il mio interesse si è indirizzato ad una ricerca di carattere antropologico. Ad esempio, in filosofia, il concetto è antico e ampiamente trattato sin dai tempi di Platone, con la definizione dell’uomo come una realtà duale composta da anima e corpo. In psicologia, la troviamo nell’indissolubile unione di “es” e “super-io” elaborata da Froid, un conflitto eterno al centro del quale troviamo “l’io”. La teosofia considera la forma e la vita, la materia e lo spirito, come radici unite indissolubili del “sé”. Molte religioni, in primis il Taoismo, fanno di questo concetto base la propria identità.

Il filo conduttore dagli approfondimenti fatti in questi ambiti mi ha condotto alla necessità di rappresentare tale dualità, attraverso una metafora che rappresenti la stessa condizione umana. Un eterno conflitto interiore che genera una scintilla in grado di indirizzare verso una scelta, prendere una decisione, agendo nel rispetto delle regole che la nostra stessa natura impone.

Come e perché viene effettuata una scelta? Come vengono soppesate le variabili che portano le due parti dentro di noi ad accettare il compromesso che ci permette di agire? È difficile giudicare le azioni altrui proprio a causa dell’impossibilità di conoscere quali pesi e quale bilancia si utilizzino.

“Il Bar delle ombre” non vuole essere un pretenzioso tentativo di dare una risposta a domande tanto complesse, bensì, attraverso il linguaggio del dramma, una spinta alla riflessione sull’uomo, sul libero arbitrio e su come le regole che governano questo mondo siano la cristallizzazione di quello che si potrebbe definire “dio”».

 Andrea Zuliani

 


Biglietto unico 17 euro. Acquisto direttamente in teatro (anche nei giorni precedenti).
Online su https://www.vivaticket.com/it/ticket/il-bar-delle-ombre/216824

 

 

Testo e regia:
Andrea Zuliani

Musiche originali:
Stefano Lori

Scenografie e costumi:
Inverno Workshop

Coreografie:
Antonino Montalbano

 

IL CAST

Annalisa Platania – “La barista”

Simone Valentino – “Black”

Andrea Zuliani – “White”

Areté Teatro
Areté è una compagnia teatrale professionale di Torino che, dal 2018, si  occupa di produzione e allestimento di spettacoli teatrali e di didattica, con più di 130 allievi attivi nei suoi corsi nel solo anno scolastico 2023/24. Lo spettacolo con il quale Areté debutta a novembre 2018 è “Più vera del vero” di Martial Courcier. A maggio 2019 è una delle compagnie gestrici del Torino Fringe Festival, coordinando le attività artistiche nella suggestiva location del Magazzino sul Po. A dicembre 2019 porta in scena, nella rassegna “Animali da palco e dove trovarli” organizzata da Onda Larsen Teatro, lo spettacolo “Il Cadavere”, produzione originale Areté, scritto da Simone Valentino. Da ottobre 2019, grazie agli spazi inizialmente forniti da realtà quali Casa Garibaldi e il Circolo Arci Machito, si occupa di didattica per adulti e bambini. Nel 2021 prende vita la prima edizione della rassegna “(non)RASSEGNAmoci”, curata interamente da Areté negli spazi del teatro Q77. Nel 2021 Areté trova casa a Moncalieri, in via Monte Bianco 29, centralizzando tutte le sue attività: spazi che sono andati, via via, crescendo arrivando agli attuali 200 metri quadri, utilizzati da sale prove, luoghi di insegnamento, aggregazione, polo culturale.

“Perché io preferirei essere senza me che stare senza di te”

Music Tales, la rubrica musicale 

“Prego di poter essere abbastanza coraggioso

per mostrarti quanto facilmente cado a pezzi

Non posso farti sapere

Che non posso darlo a vedere

Perché io preferirei essere senza me che stare senza di te”

Giovanni Edgar Charles Galletto Savoretti, noto come Jack Savoretti (Londra, 10 ottobre 1983), è un cantante britannico con cittadinanza italiana.

Jack è di origini anglo-italiane; suo padre Guido, un mediatore marittimo, lasciò Genova, trasferendosi in Inghilterra, per evitare ritorsioni dopo essere stato testimone di una rapina; nella metà degli anni 70 prese parte a due film di Duccio Tessari: Zorro e La madama.

Sua madre, Ingrid Hepner, è un’ex modella di origini tedesche, ebree e polacche, attiva nel jet set londinese degli anni 60/70.

Suo nonno paterno, il medico Giovanni Savoretti (da cui prende il nome), fu uno dei partigiani firmatari che partecipò alla liberazione di Genova dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale (gli è stata dedicata una via nel comune di Lavagna, e a Genova, una targa su cui è inciso il suo nome è situata in Via XX Settembre).

Jack nasce a Londra, ma passa parte della sua adolescenza a Carona (Lugano),dove frequenta la TASIS (The American School in Svizzera), per poi spostarsi in America e infine stabilirsi nuovamente in Inghilterra.

 Nonostante la sua abilità con la chitarra, fino all’età di 16 anni non ne aveva mai toccato una.

Neil McCormick del Daily Telegraph ha descritto la sua voce come “ruvida, profonda e nostalgica”. Mi trova daccordo.

Forse non tutti sanno che ha aperto un concerto di Bruce Springsteen all’Hard Rock Calling Festival di Londra; nel 2016 si è esibito a Portofino per tributare un omaggio ai luoghi di origine della sua famiglia.

 Di se stesso, dichiara di rifarsi al cantautorato di artisti come Bob Dylan, Paul McCartney, Simon & Garfunkel, Serge Gainsbourg, Lucio Battisti e Fabrizio De André.

Abbiamo a che fare quindi con un uomo che ascolta ancora musica buona e ne fa tesoro regalandoci brani come “Without”.

“Non siamo mai così indifesi verso la sofferenza, come nel momento in cui amiamo.”

Vi invito all’ascolto ed attendo le vostre impressioni sul brano:

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

 

 

 

 

 

(13) Jack Savoretti – Without (Unplugged) – YouTube

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco gli eventi da non perdere:

Note di Classica. Grigory Sokolov e Daniel Lozakovich le “stelle” di novembre

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI

Giovedì 2 alle 20.30 e venerdì 3 alle 20.00 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Robert Trevino eseguirà musiche di Ives e Mahler. Lunedì 6 alle 20 al teatro Vittoria, “Concerto dè Cavalieri con musiche di Couperin, Corelli, Marais, Bach e Telemann. Per Polincontri Musica alle 18,nell’aula magna del politecnico il Duo InContra eseguirà musiche di Barriere, Schnittke, Corelli, Colombo Taccani, Ballario Rossini. Mercoledì 8 alle 20.30 all’Auditorium Agnelli per lingottomusica, in collaborazione con l’Unione Musicale il pianista Grigory Sokolov eseguirà nella prima parte musiche di Mozart. Seconda parte da definire. Sempre mercoledì 8 alle 18 per la stagione lirica del teatro Regio, debutto de “La Rondine” di Giacomo Puccini. Commedia lirica in 3 atti. L’Orchestra del Regio sarà diretta da Francesco Lanzillotta. Repliche fino a domenica 26.

Giovedì 9 alle 20.30 e venerdì 10 alle 20 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Robert Trevino eseguirà musiche di Mahler. Sabato 11 alle 18 al teatro Vittoria “Frau Musika” (il contrappunto) ottavo episodio con David Irimescu pianoforte e Antonio Valentino. Domenica 12 alle 16.30 al teatro Vittoria per l’Unione Musicale, Laurie Smukler violino, Darrett Adkins violoncello e Roberto Plano pianoforte, eseguiranno musiche di Rachmaninov. Lunedì 13 alle 18 per Polincontri Musica, Daniele Petralia pianoforte eseguirà musiche di Scarlatti, Liszt, Rachmaninov, Prokofiev. Mercoledì 15 alle 20.30 al conservatorio per l’Unione Musicale, il Trio Boccherini eseguirà musiche Mozart-Bach, Schnittke e Mozart. Sabato 18 alle 20 al teatro Vittoria Jaemin Han violoncello e Claudio Berra pianoforte eseguiranno musiche di Duparc, Poulenc e Chopin. Lunedì 20 alle 18 per Polincontri Musica, il pianista Enrico Stellini eseguirà musiche di Clementi, Schubert e Schumann. Martedì 21 alle 20 per l’Unine Musicale, (preceduto alle 19.30 da aperitivo) al teatro Vittoria, Rebel Bit “Come” con musiche di Rebel Bit, Fabi, Meta, Cristicchi, Coldplay, Dalla , Sting. Giovedì 23 alle 20.30 e venerdì 24 alle 20.00 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Kazuki Yamada e con Daniel Lozakovich al violino, eseguirà musiche di Berlioz, Saint-Saens e Elgar. Lunedì 27 alle 18 per Polincontri Musica, il Trio Joahnnes eseguirà musiche di Beethoven e Dvorak. Mercoledì 29 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, Anastasia Kobekina violoncello e Jean-Sèlim Abdelmoula pianoforte, eseguiranno musiche di Falla , Faurè, Lysenko, Rachmaninov. Giovedì 30 alle 20.30 e venerdì primo dicembre alle 20.00 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da James Conlon, eseguirà musiche di Schubert e Wagner.

Pier Luigi Fuggetta

Grafica ed ex libris al Castello dei Paleologi

DAL PIEMONTE / Mostra Internazionale Biennale XV  edizione  “GRAFICA ED EX LIBRIS”  CASALE   MONFERRATO  

21 Ottobre 19 Novembre 2023

                                   

Il “Gruppo Arte Casale” comunica che la XV edizione della Mostra Collettiva Biennale Internazionale “GRAFICA ED EX LIBRIS” si tiene presso il Castello dei Paleologi a Casale Monferrato (AL) dal 21 Ottobre al 19 Novembre 2023, con il Patrocinio del Comune, della Regione Piemonte e dell’A.I.E.

Questa edizione è realizzata grazie alla volontà del Sindaco Federico Riboldi e dell’Assessore alla Cultura Gigliola Fracchia.

Hanno aderito 91 artisti incisori provenienti da varie nazioni con 500 opere.

A documentazione della mostra è stato stampato un catalogo di 120 pagine bilingue con testi e immagini delle opere e relativa biografia degli artisti ( visitabile sul sito www.graficaedexlibris.it).

 

L’esposizione illustrerà le varie tecniche grafiche tradizionali quali xilografia, acquaforte, acquatinta, puntasecca, maniera nera, litografia, linoleografia, oltre a nuove sperimentazioni quali l’incisione su plexiglass, la fotografia, l’elaborazione al computer.La mostra verrà visitata da parecchie persone appassionate di grafica, artisti, critici, collezionisti e alunni delle scuole cittadine primarie e secondarie. Saranno esposti anche libri di grafica incisa, cataloghi, documenti, foto. 

Verrà allestita anche una vetrina con l’esposizione degli strumenti da lavoro dell’incisore e stampatore: matrici lignee e calcografiche, pietre litografiche, bulini e sgorbie, inchiostri, rulli, caratteri da stampa.

La mostra vuole far conoscere la stampa e soprattutto l’ex libris, ovvero quel piccolo foglietto che identifica la personalità e il mondo poetico del proprietario del libro. I collezionisti possono mettersi in contatto con gli artisti e scambiare o ordinare l’esecuzione di ex libris dando indicazione su cosa raffigurare per essere al meglio rappresentati.

 

Le edizioni passate sono state dedicate ai grandi maestri dell’incisione: 1993 Tranquillo Marangoni, 1995 Bruno da Osimo, 1997 Benvenuto Disertori, 1999 Bruno Colorio, 2001 Remo Wolf, 2003 Italo Zetti, 2005 Publio Morbiducci, 2007 Pietro Parigi, 2009 Ercole Dogliani, 

2011 Antonello Moroni, 2013 Luigi Servolini, 2015 Adolfo De Carolis, 2017 Emilio Mantelli

2021 Rivista Xilografia

 

Per maggiori notizie sulla mostra  contattare il Gruppo Arte Casale, Organizzatori responsabili: Antonio Barbato, Pio Carlo Barola e Gianpaolo Cavalli.

cell. 348.7629167, barolapio@libero.it  www.graficaedexlibris.it