CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 145

Al Serenissimo di Cambiano la prima stagione si chiude con “Piccoli crimini condominiali”

Si conclude la prima stagione del teatro Serenissimo di Cambiano sotto la nuova gestione di E20 in Scena, e del direttore artistico Stefano Mascani, con una commedia che sta riscuotendo un notevole successo: “Piccoli crimini condominiali” di Giuseppe della Misericordia, per la regia di Teo Guadalupi. Ussi Alzati e Barbara Bertato sono le due interpreti della commedia. L’improvvisa dipartita di un anziano vicino di casa scatena nelledue cugine il senso di rivalsa che da sempre covano contro lo Stato, contro i vicini e anche contro se stesse. La scelta più giusta per loro sembra quella di far sparire il corpo dell’uomo per continuare a incassare la sua pensione. Le due donne decidono così di prendersi, con cinica leggerezza, quello che pensano di meritare, cercando di costruirsi una vita più felice. Nella loro strategia c’è anche qualche altro vicino da far sparire e altrepensione da incassare…

“In questa commedia viene portato all’esasperazione un sentimento tipicamente italiano, quello di essere ingannati dallo Stato – dichiara l’autore della commedia Giuseppe della Misericordia- Le due protagoniste hanno l’occasione per la prima volta di prendersi una rivincita sullo Stato e ne approfittano in modo grottesco, fino a perdere il controllo o, inevitabilmente, a diventare vittime di se stesse. D’altronde le due donne non sono quasi mai d’accordo tra di loro, e di fronte a ogni decisione tentano comicamente la via del voto, ritrovandosi perennemente con le mani alzate e due voti contrari e inconciliabili”.

Una commedia diretta da Teo Guadalupi, con un ritmo serrato che divertirà moltissimo.

La biglietteria del teatro Serenissimo è aperta sabato 20 aprile dalle ore 15

Info e prenotazioni: E20 in Scena 392 6405385

 

Mara Martellotta

Omaggio a Venezia all’Auditorium Giovanni Agnelli 

 

 

Un omaggio a Venezia, naturale crocevia di popoli e culture che, nei secoli, ha corrisposto la vocazione di essere un ponte tra Oriente e Occidente. Si tratta di un paesaggio sonoro immaginario nel segno della contaminazione fra generi, ispirato alle opere barocche di Antonio Vivaldi.

Il nuovo progetto personalissimo proposto dal violoncellista e compositore Giovanni Sollima, martedì 23 aprile alle ore 20.30, si intitola “Al-Bunduqiyya. Il concerto perduto”. Dopo il fortunato esordio dello scorso anno, l’eclettico e virtuoso siciliano torna a Lingotto Musica in compagnia del violino concertatore di Federico Guglielmo, noto studioso di Tartini e della musica strumentale veneziana, e dell’orchestra il Pomo d’Oro, specialista nella prassi esecutiva storica e già protagonista in stagione nel 2023.

Questo concerto – afferma Sollima – riprende nel titolo l’antico nome di Venezia quale luogo di convivenza, comunità e culture diverse provenienti dal Mediterraneo, dalle terre del Nord e dal levante. Si tratta di uno straordinario lavoro di montaggio di frammenti del passato, della musica classica e popolare, con l’obiettivo di aprire le composizioni a possibilità inedite e regalare alla musica una vita nel tempo attuale dell’esecuzione e dell’ascolto”.

Nel corso del concerto verranno eseguiti, di Vivaldi, il concerto per violino e violoncello RV 547, il concerto per violino e violoncello RV 544 e il recitativo dal concerto per violino RV 208. Di Giuseppe Tartini verrà eseguito il “Lieto ti prendo e poi”, aria del Tasso e gondoliera. Di Giovanni Sollima il Concerto Perduto, Moghul e The Family Three.

Il concerto in si bemolle maggiore RV 547 vede in evidenza la partecipazione del violino e del violoncello, dopo una breve introduzione lenta a carattere recitativo, gioiello risalente agli anni Venti del Settecento e scritto per soliste di spicco fra le trovatelle dell’Ospedale della Pietà. Esuberanza di fantasia inventiva e eccezionale sensibilità timbrica sono alla base della musica di Vivaldi, sempre caratterizzata dalla nettezza di disegno melodico, da una vivacità di fraseggio e di contrasti ritmici. La sua scrittura musicale è sempre chiara e trasparente sia nei tempi lenti che in quelli allegri, e certi adagi dei suoi concerti rivelano una sorprendente concentrazione emotiva e una efficace essenzialità espressiva, così da raggiungere una maniera di composizione nuova. Chiude la prima parte un altro brano popolare di impronta esotica, il canto abanese “Moje Bokura”, conosciuto a Venezia dalla fine del Seicento, dopo l’annessione del Peloponneso da parte della Serenissima. Nella seconda parte si ascolteranno anche due brani di Sollima, “Moghul” del 2018, che riecheggia suoni del lontano Oriente, e “The Family Three” del 2007, ispirato a riflessioni sull’ambiente e sul cambiamento climatico. Chiudono la serata due composizione del Prete Rosso, il concerto in fa maggiore “Proteo-ossia il mondo al rovescio” e il Recitativo dal concerto in re maggiore “Grosso Mogul”, che ricorda certe struggenti melodie zingare.

Fondato nel 2012, il Pomo d’Oro ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra i quali l’Opus Classic, il Premio Abbiati, il Diapason d’Or e lo Choc de classica. Giovanni Sollima è il compositore italiano più eseguito nel mondo, collabora con artisti di fama mondiale come Riccardo Muti, Yo –Yo Ma, Patti Smith, Stefano Bollani e Paolo Fresu. Per il cinema, la televisione e la danza ha scritto e interpretato musiche per Peter Greenway, Bob Wilson, Carlos Saura, Peter Stein e Caroline Carlson.

Il concerto sarà preceduto dalla presentazione del volume “Vivaldi – il buio e la luce” di Orlando Perera, alla presenza, insieme all’autore, di Nicola Gallino, Sala Madrid, ore 18.30

 

Mara Martellotta

 

Il “Certame Pareysoniano”

A Cuneo, due studenti di Bologna e Torino si aggiudicano la seconda edizione. Menzione d’onore per una studentessa cuneese

Cuneo

Undici gli studenti finalisti, provenienti da nove diversi Licei di tutta Italia. Si è chiusa, a Cuneo, con numeri decisamente incoraggianti la seconda edizione del “Certame Pareysoniano” (tema di quest’anno “Arte e Natura”), il “Concorso  Nazionale di Filosofia” per studentesse e studenti delle Scuole Superiori, dedicato al “grande” Luigi Pareyson(Piasco, Cuneo 1918 – Milano, 1991), fra i maggiori filosofi italiani del Novecento e “padre” riconosciuto della cosiddetta “Scuola di Torino”, insieme, fra i massimi esponenti, a Gianni Vattimo e ad Umberto Eco, suoi allievi ai corsi di “Etica” (“Filosofia Morale”) ed “Estetica” – creata appositamente per lui – all’Ateneo torinese.

Organizzato dal “Centro Studi Filosofico-religiosi Luigi Pareyson” (con il contributo di “Fondazione CRC”, “Fondazione CRT” e “Otto per Mille Chiesa Valdese – Unione delle Chiese metodiste e valdesi”), in collaborazione con il Liceo classico e scientifico “S. Pellico -G. Peano”, l’evento ha visto aggiudicarsi, nei giorni scorsi, al locale “Rondò dei Talenti”, il primo posto ex aequo e gli 800 euro a persona in “borsa di studio” a Giulia Gavioli (“Liceo Minghetti” di Bologna) e al “nostro” Federico Naretto(“Liceo D’Azeglio” di Torino); terzo posto e “borsa di studio” da 400 euro per Emma Sgobba (“Liceo Berchet” di Milano). “Menzioni d’onore” per Giulia Donadio (“Liceo Pellico-Peano” di Cuneo) e Alessandra Comandé (“Liceo Campanella” di Reggio Calabria).

Sottolinea Maurizio Pagano, presidente del “Centro Studi Filosofico-religiosi Luigi Pareyson”: “La seconda edizione del ‘Certame’ ci ha dato grandi soddisfazioni già nella fase preliminare, perché è aumentato il numero dei partecipanti, 53 rispetto ai 41 della prima edizione, e anche il numero delle regioni di provenienza (7 rispetto alle 3 raggiunte in precedenza). Anche il livello generale dei testi è stato decisamente buono, gli interventi orali degli studenti sono stati tutti interessanti e tutti hanno mostrato uno sguardo attento ed articolato al fenomeno preso in esame, cioè la bellezza nell’arte e nella natura … Quella del ‘Certame’ si conferma dunque come un’ottima idea, da promuovere sicuramente con convinzione ed entusiasmo negli anni futuri”.

Al “Rondò dei Talenti”, prima dei saluti finali, gli organizzatori hanno comunicato il tema dell’edizione 2025 del “Certame Pareysoniano” che sarà: “Libertà e Tecnica”.

Dal prossimo mese di settembre, su www.centrostudipareyson.it, sarà possibile visionare il bando di partecipazione.

g. m.

Nelle foto:

–       Luigi Pareyson

–       Vincitori: Giulia Gavioli (Liceo “Minghetti” di Bologna) e Federico Naretto (Liceo “D’Azeglio” di Torino)

–       Menzione d’onore a: Giulia Donadio (Liceo “Pellico-Peano” di Cuneo)

La solitudine. Parliamone al Circo

In arrivo a Cavallermaggiore, nel Cuneese, il Circo “Madera” con lo spettacolo “Canto Ergo Sum”

Giovedì 18 aprile, ore 20,30

Cavallermaggiore (Cuneo)

Anteprima del Festival di Circo “Istantanea 2024”, organizzato dall’Associazione torinese “Cordata FOR” (in collaborazione con “Piemonte dal Vivo” ed il sostegno del “Ministero della Cultura”) che sbarcherà con le sue due “arene” a Cavallermaggiore, in piazza Baden Powell, da venerdì 3 a domenica 5 maggio, “Canto Ergo Sum” di “Circo Madera” approderà al “Salone Teatro San Giorgio” (via Turcotto, 1) della storica cittadina cuneese, giovedì 18 aprile, alle 20,30.

Sul palco, attrice e regista, Silvia Laniado, cantante comica, attrice e docente di vocalità, oltreché direttrice artistica, con Martina Soragna, del Festival Internazionale “Pagliacce” che, proprio quest’anno, toccherà la sua terza edizione e che, negli ultimi due anni, ha portato a Torino, le migliori artiste internazionali della comicità, di professione clown. Al centro dello spettacolo, un tema di grandissima attualità e su cui, in verità, c’è ben poco da ridere, ma che nelle mani nei gesti e nella voce della Laniado si trasforma mirabilmente in ghiotta occasione per indurre attrice e pubblico alla comicità e alla risata. Come al circo, del resto, si conviene. Quale tema? La “solitudine”! Ohibò… e che ci sarà mai da ridere? Eppure … Provare per credere!

Quello di Silvia Laniado è un personaggio bizzarro, irriverente e disordinato. Stanco di una quotidianità in cui non si sente compreso, chiude i contatti con la Terra e parte per un viaggio solitario in esplorazione dell’universo. E allora, a bordo della sua navicella, ci trasporta nel suo mondo interiore con una comicità che diverte ed emoziona, facendo ragionare, attraverso la risata.

Vera protagonista di questa storia è la “voce”.

Voce capace di farsi “virtuosismo, strumento musicale, narrazione”. Musiche, rumori e suoni sono realizzati unicamente dall’interprete. Che si tuffa, con eccelsa abilità, in citazioni di brani classici e contemporanei dando vita ad una storia “raccAntata”, in cui l’attrice sfrutta la “loop station” per registrare dal vivo diversi suoni e sovrapporli l’uno all’altro fino a creare una sorta di “orchestra vocale”.

“Canto Ergo Sum”, nel segno dello spirito del Festival di Circo “Istantanea” è adatto a tutti, a un pubblico dagli otto anni in su e sa ben parlare tanto ai bambini quanto agli adulti.

Per info e prenotazioni: tel. 351/5488100 o istantanea@cordatafor.com

g. m.

Nelle foto: Silvia Laniado in due momenti di “Canto Ergo Sum”

Via dell’Arcivescovado, da Gramsci a Einaudi

In questo palazzo ebbe sede la redazione del giornale di Gramsci e degli altri futuri fondatori del Pcd’i, come prima l’aveva avuta l’edizione piemontese de “L’Avanti!” e, in seguito, si sarebbe insediata, il 15 novembre del 1933 e per qualche tempo, la casa editrice Einaudi

In via dell’Arcivescovado, a Torino, quasi all’angolo con via XX Settembre, su uno dei muri dell’ex convento che oggi ospita una banca, il 27 aprile del 1949 è stata posta una lapide da «Torino memore » dove si ricorda che lì «La forte volontà/ e la mente luminosa/ di Antonio Gramsci/ stretti attorno a lui/ gli operai torinesi/ contro la barbarie/ fascista prorompente/ “L’Ordine Nuovo”/ stendardo di libertà/ qui nella bufera/levarono e tennero fermo».

In questo palazzo ebbe sede la redazione del giornale di Gramsci e degli altri futuri fondatori del Pcd’i, come prima l’aveva avuta l’edizione piemontese de “L’Avanti!” e, in seguito, si sarebbe insediata, il 15 novembre del 1933 e per qualche tempo, la casa editrice Einaudi. In via dell’Arcivescovado nei «due grandi cameroni, in cui lavoravano tutti i redattori e i cronisti», come ricordava Palmiro Togliatti, nacque, visse e morì “L’Ordine Nuovo” di Gramsci. In via dell’Arcivescovado  ci passa tanta gente, tutti i giorni. Chissà quanti alzando gli occhi, magari casualmente, si soffermano a leggere quella lapide. E quanti impegneranno almeno qualche attimo soffermandosi a pensare a quell’insieme di uomini e di cultura, immaginando il fervore delle idee, delle passioni, dei progetti che si addensarono in quelle stanze luogo. Probabilmente pochi. E per i più varrà quell’indifferenza che Gramsci condannò con veemenza in uno dei suoi scritti più noti, “Odio gli indifferenti”.  Lo scrisse per La città futura, numero unico pubblicato nel febbraio del 1917 a cura della Federazione giovanile piemontese del Partito Socialista.

Scriveva, tra l’altro, Gramsci: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti..L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza…Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti…”.

Marco Travaglini

 

“A tarda notte mentre dormi, Poison Ivy arriva strisciante in giro”

Music Tales, la rubrica musicale

“Avrai bisogno di un oceano,

Di lozione alla calamina.

Ti gratterai come un cane,

Nel momento in cui inizi a fare casino!

Poison Ivy,

Poison Ivy,

A tarda notte mentre dormi,

Poison Ivy arriva strisciante in giro.”

Poison Ivy è una canzone Doo-wop del 1959 del gruppo musicale statunitense dei The Coasters.

Successivamente la canzone è stata reinterpretata in diverse chiavi musicali da gruppi come The Rolling Stones, Manfred Mann, The Hollies, The Lambrettas e Giuliano Palma & the Bluebeaters.

Per coloro che non ne sono a conoscenza il doo-wop, scritto anche doowop o doo wop, è un genere di musica del rhythm and blues che ha avuto origine nelle comunità afroamericane durante gli anni ’40, principalmente nelle grandi città degli Stati Uniti, tra cui New York, Filadelfia, Pittsburgh, Chicago, Baltimora, Newark, Detroit, Washington DC e Los Angeles.

Fondati nel 1955 dalle ceneri dei Robins, che avevano firmato per la Spark Records l’anno precedente, i The Coasters collaboravano con il duo di produttori Leiber e Stoller, i quali decisero di lasciare l’etichetta per entrare nel roster dell’Atlantic Records.

Quando questi ultimi proposero alla band di recidere il contratto con la loro casa discografica ed entrare nelle file dell’Atlantic, solo Carl Gardner e Bobby Nunn accettarono. Poco più tardi, alla formazione si aggiunsero Leon Hughes e Billy Guy. Tra le hit più importanti dei Coasters vi sono Charlie Brown, Along Came Jones, Little Egypt, Yakety Yak, Young Blood e Searchin’. Nel 1999 vennero inseriti nella Vocal Group Hall of Fame.

Ho scelto questo brano perchè sono una amante del doo wop e mi fa stare leggera.

Coverizzata inverosimilmente questa canzone è un tributo umoristico, si può dire.

La canzone parla di una ragazza conosciuta come “Poison Ivy”. Viene paragonata al morbillo, alla parotite, alla varicella, al comune raffreddore e alla pertosse, ma è considerata peggiore, perché “l’edera velenosa, Signore, ti farà prudere”.

Secondo il paroliere Jerry Leiber, “Pura e semplice, ‘Poison Ivy’ è una metafora di una malattia sessualmente trasmissibile”. La canzone fa anche riferimento ad altri fiori come una rosa e una margherita.

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

 

 

 

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=lbrtRlAtNys

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Dantone sul podio dell’Auditorium Rai. Solista il giovanissimo violinista Vikram Francesco Sedona

Giovedì 18 e venerdì 19 aprile

 

Torna per la seconda settimana consecutiva, sul podio dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Ottavio Dantone, uno degli interpreti più apprezzati di musica antica. Il concerto è in programma giovedì 18 aprile all’Auditorium Rai “Arturo Toscanini” di Torino, ed è trasmesso in live streaming su raicultura.it e registrato da Radio 3, che lo proporrà in differita. Replica venerdì 19 aprile, alle ore 20.

Nato musicalmente come clavicembalista, è poi salito sui podi più prestigiosi del mondo, dalla Scala al Festival di Salisburgo, passando per il Proms di Londra. Dantone propone in apertura di serata l’Ouverture della Vestale, la tegédie lyrique di Gaspare Spontini, rappresentata per la prima volta a Parigi il 15 dicembre 1807 con grande successo all’Académie Impériale de Musique, con François Lays. Fu dedicata all’Imperatrice Giuseppina. Il suo successo fu tale da fare del suo autore l’interprete ufficiale del grandeur napoleonico imperiale.

Più che una semplice opera di propaganda, la Vestale si impone, grazie alla partitura di Spontini, come uno dei traits d’union che collegano la tragedia lirica dell’ ancien régime al genere della Grand Opera. La disposizione dei grandi numeri e il trattamento movimentato delle scene, attestano un addensamento dell’azione scenica che è propria degli eredi di Gluck all’Opera di Parigi. Molto incentrata sul personaggio di Giulia, l’opera richiede che sia un soprano d’eccezione a interpretarla. Fu Caroline Branchu (la tragedia lirica impersonificata, secondo Berlioz), che rimase a lungo nella memoria dei suoi contemporanei quale prima interprete dì questo ruolo, prima di Maria Callas.

A seguire sarà il Concerto n.22 in la minore per violino e orchestra di Giambattista Viotti, forse il più popolare dei 29 concerti per violino del compositore vissuto tra il 1700 e il 1800, e considerato uno dei più alti virtuosi dello strumento ad arco. A interpretarlo è chiamato Vikram Francesco Sedona, giovanissimo violinista pluripremiato nei più prestigiosi concorsi internazionali. Nato a Treviso, Sedona ha suonato in importanti festival internazionali come quello della Radio France Occitanie Montpellier e il festival “George Enescu” di Bucarest, al NOSPR di Katowiche, al Corum di Montpellier e alle Sale Apollinee del Grande Teatro La Fenice. Nel 2022 ha suonato al teatro Vittorio Emanuele II di Messina con l’orchestra del teatro della Scala, alla presenza del Presidente Sergio Mattarella.

Conclude la serata la Sinfonia n.8 in fa maggiore op.93 di Beethoven, composta tra il 1811 e il 1812 ed eseguita per la prima volta pubblicamente nella Sala del Ridotto del Burg Theater di Vienna il 27 febbraio del 1814, sotto la direzione dello stesso Beethoven. Fu tenuta privatamente nell’aprile 1813, nella residenza dell’Arciduca Rodolfo. Beethoven cominciò a lavorare all’ottava sinfonia nel 1811, ma tra ripensamenti e ritocchi vari la completò nel 1812, durante i soggiorni nelle stazioni termali di Tepliz, in cui avvenne il celebre incontro con Goethe, tanto ammirato dal musicista. L’ottava sinfonia, all’inizio, non fu apprezzata adeguatamente, come riferì Czerny, e dovette aspettare diversi anni prima di essere compresa nel suo elegante e misurato classicismo. Il ritorno inaspettato del musicista ai modi haydniani e mozartiani, mise in serio imbarazzo i primi commentatori dell’opera beethoveniana, che non sapevano spiegare per quale motivo l’autore, in questa sinfonia, dopo tante imprese innovatrici, avesse fatto dei passi indietro con il ripristino del minuetto nella forma classica. A parte certi richiami formali al passato, e la restrizione architettonica della durata, in tutto 26 minuti, non si può negare che l’ottava sia un’opera della maturità del compositore, per la preziosità della fattura strumentalmente e per la novità di alcuni sviluppi seducenti del gioco armonico. La sua leggerezza scherzosa e il suo gusto ritmato e molto misurato piacquero tanto a Stravinskij, e convinsero il musicologo Paul Bekker a sentire nella sinfonia la liberazione da ogni peso terrestre, l’assoluto superamento della materia verso una forma di saggezza speculativa.

Biglietteria presso l’Auditorium Rai e online sul sito dell’OSN.

Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, piazza Rossaro, Torino

Tel: 011 8104996

 

Mara Martellotta

 

Premio Lattes Grinzane, XIV Edizione

Comunicata la “cinquina” finalista. “Premio speciale” ad Alessandro Baricco

Annuncio vincitore il 12 ottobre

Monforte d’Alba (Cuneo)

Fra i cinque vincitori dell’edizione 2024, la XIV, nessun italiano. Troviamo invece una georgiana, un cileno, due messicane ed uno statunitense. Ecco i nomi e le relative opere: Nino Haratischwili con “La luce che manca” (Marsilio, traduzione di Fabio Cremonesi), Benjamín Labatut con “Maniac” (Adelphi, traduzione di Norman Gobetti), Federica Manzon con “Alma” (Feltrinelli), Guadalupe Nettel con “La vita altrove” (La Nuova Frontiera, traduzione di Federica Niola) e Sandra Newman con “Gli uomini” (Ponte alle Grazie, traduzione di Claudia Durastanti). Sono loro i “finalisti” del “Premio Lattes Grinzane 2024”, riconoscimento internazionale intitolato a Mario Lattes (scrittore, pittore ed editore, fra i massimi intellettuali del secolo scorso) e organizzato dal 2011 dalla “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba, presieduta da Caterina Bottari Lattes. Giunto alla sua XIV edizione, il “Premio” vede concorrere insieme autori italiani e stranieri ed è dedicato ai migliori libri di narrativa pubblicati nell’ultimo anno. Il prossimo sabato 12 ottobre ad Alba verrà annunciato il romanzo vincitore.

Al “nostro” Alessandro Baricco verrà conferito il “Premio Speciale Lattes Grinzane”, attribuito ogni anno a un’autrice o a un autore internazionale di “fama riconosciuta a livello mondiale e che nel corso del tempo abbia ricevuto un condiviso apprezzamento di critica e di pubblico”. Il “Premio Speciale” così come l’individuazione dei cinque romanzi finalisti, sono il risultato della competente selezione di una “Giuria Tecnica”, presieduta da Loredana Lipperini, scrittrice, giornalista e conduttrice radiofonica.

Ora toccherà ai 400 studenti e studentesse facenti parte delle “Giurie Scolastiche” (sono 25 le scuole coinvolte in tutt’Italia, compresa una ad Atene), leggere, giudicare e selezionare il vincitore di quest’anno. In occasione della cerimonia di premiazione al “Teatro Sociale Busca” di Alba, Alessandro Baricco terrà una “lectio magistralis” su un tema a propria scelta e sarà insignito del riconoscimento. Nella mattina della stessa giornata, i finalisti incontreranno gli studenti e le studentesse delle scuole in Giuria al “Castello di Grinzane Cavour”. L’appuntamento del 12 ottobre sarà trasmesso in “diretta streaming” sul sito e sui “canali social” della “Fondazione Bottari Lattes”.

La “Giuria Tecnica” ha inoltre deciso di attribuire, in accordo con “Fanucci Editore”, una “menzione speciale” a Alan Moore, autore britannico tra i “maghi” delle storie “a fumetti”, con opere quali “From Hell”, “V per Vendetta”“Watchmen” e “La lega degli Straordinari Gentlemen”.

Spiega Loredana Lipperini, a nome della “Giuria Tecnica”: “ Quella del 2024 è una ‘cinquina’ che esprime compiutamente la varietà di scritture e visioni dei nostri anni, sia geograficamente sia come scelta narrativa che tocca i generi e li trascende. La menzione speciale ad Alan Moore e il riconoscimento ad Alessandro Baricco testimoniano quanto sia vitale il mondo delle storie e quanto debba continuare a esserci caro”.

Domenica 13 ottobre, proprio all’indomani della cerimonia di premiazione, uno degli autori finalisti sarà ospite della rassegna “Cervo in Blu d’inchiostro”. Con questo incontro si inaugura una nuova collaborazione tra la “Fondazione” di Monforte d’Alba e l’appuntamento che dal 2012 porta i grandi protagonisti della Letteratura Contemporanea nello splendido borgo di Cervo Ligure, prezioso “borgo medievale” ( fra i più belli d’Italia) dell’Imperiese.

Per info: “Fondazione Bottari Lattes”, via Guglielmo Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it

Gianni Milani

Nelle foto: cover cinque romanzi finalisti e “Premio Speciale”, Alessandro Baricco; Caterina Bottari Lattes

Al MAO incanti e misteri di Al-Ula e dell’Arabia Saudita

PETRA D’ARABIA

Conferenza di Sherif El Sebaie alla scoperta del sito di Alula

Mercoledi 17 aprile 2024 ore 18
MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

 

Mercoledi 17 aprile il MAO è felice di ospitare una conferenza di Sherif El Sebaie – consulente scientifico in fase di allestimento museale della galleria dei Paesi Islamici del MAO – di ritorno da un lungo periodo di permanenza in Arabia Saudita, in qualità di Coordinatore Organizzativo e Supervisore Logistico della prima missione di formazione per giovani restauratori sauditi guidata dal Centro di Conservazione e Restauro della Venaria Reale.

Sherif El Sebaie svelerà i segreti di Alula, crocevia geografico e culturale, luogo di incontro e di scambi lungo le antiche rotte commerciali dell’incenso e del pellegrinaggio islamico. Capitale degli antichi regni di Dadan e Liyhan, poi ultimo avamposto del Regno dei Nabatei prima della conquista romana, Alula è un museo a cielo aperto che culmina a Hegra, primo sito in Arabia Saudita dichiarato Patrimonio mondiale dell’Umanità dall’Unesco, dove monumentali tombe ben conservate, scavate negli affioramenti di arenaria, testimoniano il prestigio e i legami internazionali dei suoi antichi abitanti.

L’incontro, organizzato a margine della mostra Tradu/izioni d’Eurasia e reso possibile grazie alla collaborazione con la Royal Commission for Al-Ula e al sostegno di Assointerpreti – Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria nell’ambito delle celebrazioni del cinquantenario dell’Associazione Nazionale Interpreti di Conferenza, è anche l’occasione per interrogarsi su fenomeni quali la circolazione delle idee, delle lingue, degli stili e delle tecniche artistiche e artigianali avvenute fra paesi, popoli ed epoche diversi e di come, al variare del contesto, i significati si trasformino e si adattino. Il polo archeologico di Alula, esempio concreto di questa circolazione, di questi continui scambi, testimonia della fragilità del concetto di altro da sé ed evidenzia legami dove si ipotizzava ci fossero confini, in un gioco di prossimità e fascinazione reciproca.

 

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

 

A Castellamonte la mostra “Carlos Carlè-Fuoco, Materia e Forma”

Il 27 aprile, a Castellamonte, riapre i suoi spazi, recentemente e sapientemente ristrutturati, il centro ceramico Museo Fornace Pagliero 1814, in frazione Spineto 61, a Castellamonte. Verrà proposta la mostra “Carlos Carlè-Fuoco, Materia e Forma”, un’antologica di circa 70 opere a cura di Antonella Gulli, della Gulli Arte di Savona, che collabora all’evento. La mostra sarà presentata sabato 27 aprile alle ore 11, e aprirà al pubblico domenica 28 aprile alle ore 10, per proseguire fino a domenica 30 giugno prossimo.

Carlos Carlè, nato in Argentina nel 1928, è mancato nel 2015 a Savona, città in cui a lungo ha vissuto ed è stato molto amato. Di lui, il critico Matteo Fochesati ha scritto: ”Tutta l’opera di Carlè pare ispirata dal complesso e articolato confronto con le mutevoli forme del concetto di tempo, a iniziare dalle opere del suo esordio artistico, improntato a modelli espressivi e iconografici delle culture primitive, per giungere agli sviluppi più tardi della sua produzione scultorea che, già a partire dalla fine degli anni Settanta, è stata contraddistinta da una dimensione monumentale, che ha trovato sfogo in strutture classiche, maestose e arcaiche, accompagnate da titoli evocanti remote delle civiltà del passato, come Colonna, Totem, Dolmen, Megalito, Pietra miliare. L’attenzione alle dinamiche del flusso temporale si può inoltre riscontrare all’interno del suo processo creativo sin dalla metà degli Anni Sessanta quando, in occasione della sua cruciale svolta artistica, cominciò ad avvicinarsi a dinamiche estetiche di matrice informale, impostando una personale attitudine a investigare le trasformazioni della materia. Tra le personalità con cui si confrontò, è importante citare Lucio Fontana: le geniali tracce dei suoi concetti spaziali sembrano riaffermare nell’impianto strutturale delle Bocce e delle Sfere che, tuttavia, attraversate da profonde incisioni, sembravano sgretolarsi per dare maggiore rilievo alle trasformazioni organiche della materia. Tangente alla pratica informale di Antoni Tàpies i Puig, marchese di Tapies, Carlè si distaccò dall’artista spagnolo per il suo rigore analitico nel controllo dei mutamenti materici e degli effetti determinati dagli interventi segnici e gestuali. La sua ricerca artistica va comunque principalmente interpretata alla luce della sua specifica scelta operativa: la ceramica, e in particolare il grès, con la sua solida e suggestiva carica espressiva”.

L’allestimento sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.

Ingresso gratuito per i possessori dell’abbonamento Torino Musei

Per informazioni, telefonare al numero 377 4390604 – 0124 582642

Mara Martellotta