CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 140

Blu di Prussia. Voci di dentro: L’esplorazione dell’universo femminile

Salone del libro 2024 ai blocchi di partenza: alla scoperta di nuovi autori

Mancano ormai pochi giorni al via alla XXXVI edizione del Salone del Libro 2024 che dal 9 al 13 maggio terrà viva e in fermento l’intera città. Il tema scelto per la prima edizione a cura della nuova Direttrice Creativa Annalena Benini è quello della “vita immaginaria” intesa come la capacità di muovere le “vita creativa e ad anticipare e indovinare le vicende della vita reale”.

Il Salone del Libro, oltre ad essere il luogo di incontro dei grandi nomi del panorama culturale e intellettuale nazionale e internazionale, diventa anche un’importante vetrina per scrittori meno conosciuti.

Un modo diretto e più veritiero per conoscere e scoprire nuove firme della letteratura italiana. Tra queste quella di Roberta C. La Guardia, attrice, produttrice e giornalista che porterà al Salone 2024 il suo ultimo lavoro “Blu di Prussia. Voci di dentro”.

Edito da Monetti Editore, lo scritto è una raccolta di 52 componimenti e un poemetto finale dedicato all’esplorazione dell’universo femminile e al viaggio esistenziale volto alla ricerca di sé stesse che ogni donna compie nel corso della sua vita. L’autrice, originaria della Basilicata, è in grado di parlare con una voce intima e leggere dei sentimenti umani- dal dolore alle emozioni più intime e profonde- mettendo in luce un universo di sensazioni facilmente condivisibili e vicine al pubblico. Un mondo raccontato “senza rabbia, ma con eleganza e candore e persino nobiltà”. Il testo è il frutto dell’esperienza ultradecennale dell’autrice nel campo della recitazione e nella regia, esperienza che le ha permesso di avvicinarsi alla letteratura con una visione profonda e innovativa. La Casa Editrice Salvatore Monetti ha scelto di mirare le sue scelte editoriali su autori emergenti che hanno molto da raccontare e da riscoprire.

Potrete conoscerla e approfondire il suo libro presso lo stand della Monetti Edizioni per l’intera giornata di sabato 10 maggio 2024.

Valeria Rombolà

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Gabriel García Márquez “Ci vediamo in agosto” -Mondadori- euro 17,50

A 10 anni dalla morte del grande scrittore colombiano –Premio Nobel con “Cent’anni di solitudine”- ora i figli Rodrigo e Gonzalo hanno deciso di pubblicare l’inedito che lui avrebbe voluto distruggere.

Romanzo breve, più che altro un racconto, nel meraviglioso e inconfondibile stile Marquez, che iniziò a scriverlo nel 1999 e poi lo accantonò e riprese ripetutamente. Al centro di 99 pagine c’è Anna Magdalena, donna vicina alla cinquantina, che ogni anno, il 16 agosto, onora un rituale preciso e consolidato.

Prende il traghetto per un’isola dei Caraibi dove è sepolta la madre, che ha scelto come luogo di tumulazione un affascinante piccolo cimitero in cima a un’altura che domina un panorama mozzafiato.

Ogni volta che Anna Magdalena sbarca sull’isola, prende il solito sgangherato taxi, alloggia in un alberghetto e porta un mazzo di gladioli sulla tomba della genitrice. Un pellegrinaggio solitario che la mette in profondo contatto con la figura materna e le permette di riflettere sul mondo e su se stessa, meditando dalla cima del camposanto che regala una vista straordinaria.

Poi c’è una svolta inattesa, quando Anna incontra uno sconosciuto nel bar dell’hotel e con lui passa la notte in un impeto di trasgressione; che però diventa frustrazione quando al risveglio trova una banconota sul comodino e l’avvolge un profondo senso di svilimento.

Di lì in poi è l’inizio di un’attesa dell’estate successiva, foriera di nuovi incontri con uomini ogni volta diversi, l’avvio di una nuova consuetudine trasgressiva e segreta che si incastona nella sua solita vita. L’isola diventa la sua oasi di libertà, amori fugaci ed un senso di emancipazione.

 

 

Benjamin Stevenson “Tutti su questo treno sono sospetti” -Feltrinelli- euro 19,00

L’autore 35enne di Sidney torna al suo alter ego Ernest Cunningham (dell’enorme successo del precedente “Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno”), scrittore e detective suo malgrado.

Questa volta è invitato al Festival Australiano del Giallo che riunisce 6 autori -7 se contiamo anche la sua fidanzata- più una nutrita schiera di editori, agenti letterari, aspiranti scrittori e altri personaggi vari. Tutti viaggiano sul “Ghan”, il mitico treno che in 4 giorni attraversa l’Australia da Darwin ad Adelaide.

Poi ci scappa il morto e la trama si fa interessante con un parterre di improvvisati detective, ovvero i passeggeri giallisti che si sguinzagliano in variegate teorie per risolvere il delitto.

Il romanzo è una potente satira del mondo letterario e ci regala pagine divertenti, piene di ironia, acume e uno sguardo disincantato.

 

Sara Mesa “La famiglia” -La Nuova Frontiera- euro 17,50

La scrittrice spagnola (nata a Madrid nel 1976) imbastisce un romanzo in cui mette a nudo un gigantesco malinteso iniziale. Al centro c’è una coppia normale, frutto dell’incontro di due personalità che non si capiscono e non hanno possibilità di farlo.

Il capofamiglia è il rigido Damian, guidato da regole ferree che applica con una certa dose di eccesso e nevrosi. La moglie è una depressa che ha rinunciato a se stessa nella convinzione di ottenere sicurezza sposandolo.

Poi ci sono 3 figli naturali e una adottata che cercano di cavarsela come possono in un’atmosfera familiare soffocante che di fatto è un buco nero.

Malintesi, nevrosi, assurdità, false certezze e ipocrisie serpeggiano nelle pagine di questo libro che, senza voler dare giudizi, mette comunque a nudo il gorgo di rapporti che muovono i membri della famiglia madrilena.

 

 

 

Eleanor Perry “Pagine azzurre” -Big Sur-

Euro 18,00

E’ il romanzo autobiografico di Eleanor Perry, sceneggiatrice, narratrice ed attivista (nata nel 1914 e morta nel 1981) moglie del regista di successo Frank Perry. Insieme hanno formato una coppia creativa d’oro che per circa un decennio è stata una stella del firmamento hollywoodiano, vincitrice di 2 Emmy Awards e in lizza per l’Oscar.

Poi il sodalizio si rompe ed Eleanor lotta per far riconoscere il suo talento personale, scontrandosi contro il maschilismo imperante.

La protagonista del romanzo è il suo alter ego, si chiama Lucia Wade e la sua storia ricalca quella della Perry.

In quasi 400 pagine ripercorriamo le varie tappe di Lucia; tra amori infelici e finiti male, successi professionali e delusioni brucianti. Ma di fatto il romanzo è un irriverente, spietato, sottile e acuto affresco dell’eclettico jet set hollywoodiano degli anni Sessanta e Settanta.

 

Rock Jazz e dintorni a Torino: Vasco Brondi e i Baustelle

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Al Lambic si esibisce Marco Carena. All’Alfieri tributo a De Andrè da parte della Pfm.

Martedì. Al Blah Blah viene sonorizzato “Stereo” di David Cronenberg a cura di Propaganda 1904 e Swanz. All’Hiroshima Mon Amour “sold out” per Vasco Brondi.

Mercoledì. Al Magazzino sul Po è di scena Scarda. Al Blah Blah suonano i The Fuzillis

Giovedì. Al Magazzino sul Po si esibiscono i The Oddzilla mentre al Blah Blah sono di scena i The Spell of Ducks. Al Bunker per “Pagella non solo rock” sono di scena Ensi e Mastafive. All’Hiroshima si esibisce Enrico Nigiotti.

Venerdì. Al Peocio di Trofarello suona il chitarrista Neil Zaza. Al Colosseo arrivano i Baustelle. Al Folk Club suona il quartetto Jin Jim. Alla Cascina Falchera sono di scena i Tiromancino. Al Blah Blah si esibiscono i Riviera. Al Capolinea 8 suona la Blues Gang di Dario Lombardo. All’Hiroshima si esibisce Piotta. Allo Spazio 211 sono di scena i Cripple Bastards. A Piazza dei Mestieri suona il sestetto di Luigi Tessarollo. Al Capodoglio si esibisce Bassolino mentre al Bunker c’é Luca Morino con il progetto “De West”.

Sabato. Al Circolo Sud suona il quintetto del clarinettista Vadim Turanosoff. Al Magazzino sul Po si esibisce Paolo Spaccamonti. Alla Cascina Falchera è di scena Dov’è Liana. Al Blah Blah suonano i Mr. Bison. Allo Ziggy si esibiscono i Syk.

Domenica. All’Off Topic canta Gabriella Martinelli. Al Combo è di scena la produttrice e dj Octo Octa. All’Inalpi Arena si esibisce Flor Bertotti.

Pier Luigi Fuggetta

Castello di Saffarone, il maniero riservato di Torino

Da cascina agricola a dimora aristocratica.

A Torino, cosi’ come nel Piemonte intero, lo scenario  e’arricchito da splendidi castelli e proprieta’ gentilizie che ne fanno un luogo unico e prezioso. Oltre ai piu’ famosi manieri siti in citta’ e appena fuori come Il Valentino o il Castello di Rivoli, ve ne sono altri meno conosciuti, ma di ragguardevole bellezza e importanza storica. Uno di questi e’ Il Castello di Saffarone che nel tempo ha cambiato vestito, passando da tenuta agricola a residenza elegante e signorile, e che nonostante il suo cospetto schivo e ritirato contribuisce romanticamente a valorizzare il patrimonio architettonico dell’area torinese.

Appartenuto ai principi Dal Pozzo della Cisterna titolari di incarichi pubblici e benefici ecclesiastici, il Castello di Saffarone in passato era una parte della proprieta’, all’interno della tenuta omonima, insieme alle cascine di Cravetta, Cassinotta e Artrucco.Ereditato dal barone Giovanni Piero Saffarone nel 1865, a cui deve il suo nome, è composto da quattro torrette ed un corpo centrale, due cortili interni ed un bel parco. La prima traccia che riporta all’esistenza dei Saffarone e’ del 1580 e riconduce a“Messer Marco Zaffarone”  che risultava essere il possessore delcomplesso sito tra Torino, Grugliasco e Collegno composto da due edifici e una torre colombaia, una cascina agricola con annessa casa padronale all’interno di uno scenario rurale fatto di pascoli, boschi e campi coltivati. Nel ‘600 il casolare rurale comincio’ la sua trasformazione in dimora con decorazioni, cappella, un muro di recinzione e diverse stalle, la prima versione di un Castello dal sapore rustico con dei tratti che cominciano ad ingentilire. La vera trasformazione avvenne, tuttavia, quando la proprieta’ passo’, nel 1729, ad Anna Maria Litta, sposata con Giacomo Dal Pozzo Cisterna, che volle convertirla in una elegante residenza con tenuta agricola d’eccellenza per sfoggiare il  rango e le ricchezze della casata;  pare che i lavori di restauro furono affidati a Benedetto Alfieri (cugino di Vittorio) uno dei massimi architetti del tempo. Il periodo di splendore termino’nel 1833 con la fine della discendenza Dal Pozzo Cisterna e il maniero ando’ prima ai Marchesi Della Torre e poi ai Valperga di Masino che lo ridestinarono quasi tutto ad attivita’ agricole.

Ancora oggi si puo’ ammirare il salone ovale con il suo soffitto a cupola (che viene utilizzato come proprieta’ privata, per eventi come matrimoni e convegni) le decorazioni e l’arredo antico.

Ubicato a Via Regina Margherita 497, la sua presenza in citta’ e’molto riservata, quasi nascosta, ma il suo fascino e’ indiscutibile agli occhi di chi lo puo’ ammirare partecipando ad eventi privati organizzati al suo interno.

MARIA LA BARBERA

Augusto Daolio, uno sguardo libero

In occasione della mostra dedicata alla figura e alle opere di Augusto Daolio, fondatore e leader di Nomadi, un fitto programma di appuntamenti e approfondimenti.
Martedì 7 maggio alle 17 allo Spazio Musa (Via della Consolata 11, ingresso gratuito) l’appuntamento è con Rosanna Fantuzzi in un incontro con il cantante e autore Luca Morino, Vito Vita e la giornalista Marinella Venegoni. Nell’occasione l’attrice Laura Curino leggerà alcuni testi di Augusto Daolio. Ma non solo: verrà proiettato il documentario “I migliori anni della vostra vita” di Armando Ceste (1987, 30′), dedicato al ventennale dell’occupazione studentesca di Palazzo Campana, a cura dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Venerdì 10 maggio l’appuntamento è nei suggestivi spazi del Circolino di Flah Back Habitat (corso Lanza 76) alle 21.30 con il concerto degli Aironi Neri.
Il finissage della mostra, sabato 11 maggio, è in collaborazione con il Salone OFF e e/o. Nel salone di Spazio Musa alle 18 si terrà un interessante incontro con lo scrittore Sacha Naspini in occasione della pubblicazione di “Errore 404”. In un dialogo con Rosanna Fantuzzi e con gli interventi musicali di Alessio Marchiani Naspini, appassionato della musica di Daolio e dei Nomadi, racconta la storia del suo protagonista, dotato di uno straordinario super potere.

Il programma dal 7 al 12 maggio

Martedì 7 maggio
Spazio Musa – ore 18
Incontro con Rosanna Fantuzzi, Luca Morino, Marinella Venegoni, Vito Vita
Laura Curino legge testi di Augusto Daolio

Venerdì 10 maggio
Spazio Musa – ore 17
Incontro con ospiti presenti al Salone del Libro
Circolino Flash Back Habitat – ore 21.30
Concerto della Cover band dei Nomadi “Aironi neri”

Sabato 11 maggio – ore 17.3’.00
Spazio Musa – ore 18
Finissage della mostra con Rosanna Fantuzzi in dialogo con Sacha Naspini, con interventi musicali di Alessio Marchiani.
In collaborazione con Salone OFF

La mostra, gli incontri e i concerti sono promossi da
ICS Innovazione Cultura Società – Spazio Gerra
Associazione Augusto per la Vita

Con il patrocinio di
Città di Torino
Regione Piemonte

In collaborazione con
Salone internazionale del libro di Torino
Associazione Fan club I Vagabondi della Mole
Il Circolo dei cantautori di Torino

Con il sostegno di
Banca BTM Torino Uno
Broker Insieme
Domenico Clerico
Guido Gobino
Osteria Rabezzana        

Si ringrazia Antonella Fassio Noto per ili generoso sostegno alla mostra in ricordo di Bob

Orario della mostra
Martedì – venerdì 15.00 – 21.00
Sabato – domenica e festivi 16.00 – 21.00
Lunedì chiuso

Spazio Musa, Via della Consolata 11/E – Torino

L’Ingresso a offerta libera a favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. 

The Phair, conclusa la V edizione della fiera dedicata alla fotografia

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Si è conclusa oggi la quinta edizione di The Phair | Photo Art Fair con grande partecipazione di pubblico da tutta Italia. Da venerdì 3 a domenica 5 maggio, gallerie italiane e internazionali hanno animato la Sala Fucine delle OGR Torino, portando oltre 100 artisti italiani e internazionali. Dalla Germania, Francia, Montenegro, Svizzera e Principato di Monaco e da tutta Italia, le gallerie che hanno partecipato a The Phair hanno proposto una ricca e raffinata selezione di progetti.Grande successo hanno riscosso le novità di questa edizione, prima tra tutte il cambio di location che ha visto coinvolta per la prima volta la Sala Fucine di OGR, area iconica delle ex Officine per la riparazione dei treni.

Particolare interesse ha suscitato il progetto Orizzonti Urbani. Visioni e prospettive di otto artiste del territorio, con cui The Phair ha voluto mettere al centro otto artiste donne che lavorano sul video e sull’immagine sul territorio: Maura Banfo, Roberta Bruno, Monica Carocci, Eva Frapiccini, Marzia Migliora, Marilena Noro, Elisa Sighicelli e Grazia Toderi.

Uno spazio di riflessione sulla fotografia è stato creato grazie agli incontri organizzati in collaborazione con La Stampa, incentrati sulle rivoluzioni e innovazioni che il mezzo fotografico ha portato in quattro diversi ambiti: cronaca giudiziariamodaarchitettura e turismo.

Sostenitrice della fiera sin dagli esordi, per la prima volta la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha acquistato un’opera nel corso della quinta edizione di The Phair. Si tratta di un’opera di Vincenzo Agnetti dal titolo Photo-graffia, 1980, della Galleria Montrasio Arte (Monza, Milano, Piacenza), selezionata dalla direttrice della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino Chiara Bertola.
Oltre alla nuova acquisizione, la Fondazione è stata promotrice del Guest Program organizzato da The Phair in sinergia con TAG – Torino Art Galleries, grazie al quale sono state realizzate visite guidate riservate ai Guest alle gallerie associate di TAG – Torino Art Galleries che hanno partecipato a The Phair tenute dalla PresidenteElisabetta Chiono.

Altra significativa novità di questa edizione è stata l’assegnazione del Premio Spada Partners, che nasce quest’anno dall’iniziativa esclusiva, promossa dallo Studio Spada Partners in collaborazione con The Phair, volta a sostenere un artista – senza limiti di nazionalità o età – attraverso l’acquisizione di un’opera che fornisca la più interessante e completa fotografia dei tempi in cui viviamo. La giuria, riconoscendo la qualità della selezione dei lavori proposti dalle gallerie di The Phair, ha deciso di premiare due sguardi differenti: Francesco Impellizzeri (1958), con l’opera Ombra Sonora (2012) presentata dalla galleria JUS Museum di Napoli,  e Erika Pellicci (1992) con l’opera When the Party is over (2023), presentata dalla galleria ME Vannucci di Pistoia.

Sono stati oltre 2 milioni gli account raggiunti tramite i canali social, Facebook e Instagram, di The Phair, con una percentuale del 43% di utenti tra i 18 e i 24 anni e del 27% tra i 25 e i 34 anni, confermandosi dunque una fiera di grande richiamo anche per le generazioni più giovani.

FOTO PAOLO SBALZER

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Nuovi storici – Matteotti, Buozzi, Berlinguer – Pichetto, “rasa nostrana” – Lettere

Nuovi storici

È spuntato un nuovo storico – scrittore nella persona di Carlo Greppi: scuola Holden, Rai storia, Giovanni De Luna.  Ha esordito con un discorsino il 24 aprile in piazza Castello che non merita attenzione rispetto ai famosi discorsi di Pajetta ed Amendola, che almeno erano stati in carcere durante il ventennio. Carlo  Greppi è anche prolifico scrittore a cui vorremmo consigliare di copiare Scurati che su M si è fatto una fortuna. In epoca passata alcuni grandi storici avevano una qualche esitazione a scrivere sui giornali per non minare la serietà accademica. Oggi tutto questo è passato remoto… sono i romanzieri e fare gli storici e viceversa  con dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Galli della Loggia e Dell’Erba hanno pubblicato i numerosi errori nei libri di Scurati.

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Matteotti, Buozzi, Berlinguer

La tessera del Pd della segretaria  Schlein con la faccia di  Berlinguer rivela una scelta  che non sa guardare  avanti ma all’amarcord del Pci e a non ai partiti nati  dopo o a qualche simbolo alto  e nobile come Matteotti o Buozzi.

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Pichetto, “rasa nostrana”

Gilberto Pichetto

Il governo ha fatto poco o nulla a causa delle figure poco rappresentative che ne fanno parte. Gilberto Pichetto Fratin è oggi l’ unico ministro di statura nazionale e internazionale. I grandi risultati dei lavori del G7 lo stanno a dimostrare. E’ uno che viene dal nostro migliore Piemonte, la “rasa nostrana” di Nino Costa.  Biellese è erede di quegli stastiti  che hanno fatto l’Italia e una delle figure importanti  dell’attuale  governo.

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quaglieni penna scritturaLETTERE scrivere a quaglieni @gnail.com 

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Luxemburg
Ho letto che il deputato radicale Pezzana,  grande esponente dei diritti civili, intende dissociarsi dalla sua libreria, Luxemburg, rimanendo proprietario dei muri che intende affittare. I gestori della libreria  si trovano in mutande. È giusto?   Lotito Ferro
Libri BookdealerHo cercato una risposta ragionevole,  ma non l’ho trovata. Credo che i dipendenti della Luxemburg abbiano ragione,  ma ci sarà la Christillin,  stia certo, a salvare anche questa volta magari con Chiambretti. Certo che se il proprietario ricordasse le origini di  socialista rivoluzionaria di Rosa Luxemburg, forse terrebbe piu’ a conto quell’icona libraria sventagliata per decine di anni.

Exposed Gam, i tanti volti della fotografia

 

 

La Gam, Galleria Civica d’arte Moderna e Contemporanea di Torino, presenta l’esposizione curata da Paola Volpato, dedicata ad alcuni fotografi che hanno saputo restituire i molteplici aspetti dell’arte e ritrarre nel senso più ampio i suoi paesaggi composti di opere e architetture, del volto degli artisti e dei loro momenti di lavoro nello studio e nel paesaggio naturale.

Grazie al sostegno di Strategia Fotografia 2023, promosso dalla Direzione Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, la Gam ha potuto rinnovare il proprio I pegno collezionistico acquisendo 22 fotografie di Gianfranco Gorgoni, realizzate tra il 1970 e il 1974. Le foto sono dedicate alle diverse fase di realizzazione dell’opera Spiritual Jetty di Robert Smithson, di opere di Michael Haizer, oltre che di alcuni ritratti di artisti come Bruce Neuman, Dan Flavin, Agnese Martin ed Elisworth Kelly.

Le immagini di Gorgoni, la sua forza ipnotica dei suoi scatti in volo sopra lo Spiral Jetty, entrando a far parte della collezione, hanno permesso, come in un virtuoso spin off, di rileggere lo sguardo fotografico sull’arte attraverso la continua emersione di un desiderio di vertigine. Un desiderio presente fin dai primi scatti fatti dai fotografi, come Nadar, e poco più tardi Mario Gabinio, salendo su palloni aeronautici per catturare dall’alto la bellezza della loro città e accogliere all’interno della griglia prospettica la vitale deformazione della convessità del mondo e tutte le rappresentazioni del mondo in una volta sola.

La più vertiginosa immagine della storia della fotografia è uno scatto dell’immaginario di uno dei più importanti fotografi del Novecento, Luigi Ghirri, davanti a una delle prime immagini della Terra vista dalla Luna, scorgendo al suo interno tutte le immagini della sua storia artistica, una dentro l’altra, telescopicamente inabissate, graffiti, affreschi, dipinti, scritture, fotografie, libri e film-scrisse- contemporaneamente la rappresentazione del mondo e tutte le rappresentazioni del mondo in una volta sola.

Mentre Gorgoni occupa il centro dell’esposizione, in un continuo motore circolare di avvitamento nello spazio, le opere di Ghirri sono dislocate in diversi momenti, assegnando i molteplici aspetti della vertigine che la fotografia crea ponendosi in relazione con l’arte e facendosi rappresentazione delle rappresentazioni artistiche. Ogniqualvolta la fotografia colloca il proprio cavalletto di fronte all’arte, la fotografia è vertigine del doppio, perché è visione che fronteggia una visione. Non si tratta del combattimento per un’immagine, ma del raddoppiamento del suo potere, dell’abbraccio di uno sguardo che si pone di fronte allo spazio di interminati significati contenuto nell’opera d’arte e, producendo una rappresentazione, si fa infinito lui stesso.

Le opere in mostra sono tutte parte di una lunga storia collezionistica che, nel corso dei tempi, ha arricchito le opere del museo, tra i vari pezzi il dagherrotipo della Chiesa della Gran Madre di Dio realizzato da Federico Enrico Jesi nel 1839 e pezzi provenienti dall’Archivio Fotografico della Fondazione Torino Musei, da cui provengono le stampe di Mario Gabinio, prodotte tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento. Le raccolte della Gam si accrebbero intorno agli anni Duemila, sotto la direzione di Pier Giovanni Castagnoli e grazie ai fondi della Città di Torino, con i quali il museo poté anche commissionare un’ampia ricognizione e reinterpretazione dei valori paesistici della Città, tra cui in mostra alcuni scatti di Gabriele Basilico, Olivo Barbieri e Armin Linke. Negli stessi anni le collezioni di fotografia hanno conosciuto un’importante addizione grazie alla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. Tra queste, in esposizione, oltre alle opere di Ghirri, numerose fotografie di Ugo Mulas, Mimmo Jodice, Aurelio Amendola e Claudio Abate.

 

Mara Martellotta

 

Fear eats the soul” il messaggio della bandiera di Tiravanija

Esposta al MAO fino al primo settembre 2024

 

Sulla facciata del MAO sventola dal 2 maggio al 1 settembre 2024una bandiera bianca che non è un segno di resa o simbolo di rassegnazione, ma è una bandiera opera dell’artista di origini thailandesi Rirkit Tiravanija, nato a Buenos Aires nel 1961. Si tratta di un manifesto e di una dichiarazione di intenti che lancia un messaggio chiaro e inequivocabile. La frase “Fear eats the soul” è scritta a caratteri cubitali neri su tessuto immacolato, e invita al coraggio, la presa di posizione, alla reazione di fronte alla paralisi causata dal terrore che corrode l’anima. Rirkit Tiravanija è noto per le sue opere che coinvolgono lo spettatore, stimolando una riflessione intorno a dinamiche sociali e politiche della contemporaneità e per la sua pratica artistica che pone al centro le relazioni umane e lo scambio culturale. Egli ha fatto della bandiera un oggetto feticcio, un simbolo che ritorna con grande frequenza nella sua ricerca sin dagli anni Novanta. “Fear eats the soul” esposta al MAO dal 2 maggio al primo settembre, è ispirata al film di Rainer Werner Fassbinder “La paura mangia l’anima” del 1973 e, come altre opere dell’artista, veicola l’attenzione sulle situazioni di conflitto e di guerra, su episodi di razzismo e xenofobia, sulla mancanza dell’accettazione dell’altro e della diversità, creando un clima di paura e reciproca diffidenza.

Anche il centro della città di Torino sarà coinvolto nel progetto dell’artista. Dal 2 al 31 maggio, 14 banner, con altrettante frasi di Tiravanija, saranno esposte sotto i portici di via Po, liberamente accessibili alla cittadinanza “Freedom cannot be simulated, Less or more courage, I do not know what are we yelling about, Tomorrow is the question”. Gli stendardi invitano a porsi domande sulle questioni attuali, quali la crisi ambientale, il ruolo del lavoro nella nostra società, il conflitto fra individui, la violenza esercitata dai più forti sui più deboli e in generale sul futuro che ci attende. In un momento storico così turbolento, in cui i conflitti aprono questioni etiche fondamentali, con queste installazioni il MAO sceglie di dare un segnale che va in direzione opposta a quella delle dinamiche delle contrapposizioni duali per favorire invece il dialogo.

Sempre dal 2 maggio, anche la pinacoteca Agnelli ospita un’altra opera di Rirkit Tiravanija, l’installazione “Untitled” (Tomorrow is the question). Il progetto invita le persone a giocare a ping pong sul terrazzino sud della Pista 500. I quattro tavoli riportano la frase “Domani è la domanda” nelle lingue delle maggiori comunità diasporiche presenti a Torino, le comunità rumena, marocchina, cinese e peruviana. Il gioco diventa un’occasione per sperimentare nuove forme di socialità, sfidando il concetto di appartenenza nazionale. L’installazione di Tiravanija riattiva un progetto presentato dall’artista slovacco Julius Koller “JK Ping Pong Club”, presentato a Bratislava nel 1970, in una dichiarazione contro la svolta conservatrice in seguito alla repressione della “Primavera di Praga” nel 1968. Invitando a seguire o meno le regole del fair play del gioco, si apriva uno spazio che incoraggiava alla partecipazione le persone. Allo stesso modo Tiravanija chiede al pubblico di diventare parte attiva, ponendo le relazioni umane e l’interazione al centro del futuro.

 

Mara Martellotta

Liberty misterioso: Villa Scott

Oltre Torino: storie miti e leggende del torinese dimenticato

È luomo a costruire il tempo e il tempo quando si specchia, si riflette nellarte 

Lespressione artistica si fa portavoce estetica del sentire e degli ideali dei differenti periodi storici, aiutandoci a comprendere le motivazioni, le cause e gli effetti di determinati accadimenti e, soprattutto, di specifiche reazioni o comportamenti. Già agli albori del tempo luomo si mise a creare dei graffiti nelle grotte non solo per indicare come si andava a caccia o si partecipava ad un rituale magico, ma perché  sentì forte la necessità di esprimersi e di comunicare.

Così in età moderna – se mi è consentito questo salto temporale – anche i grandi artisti rinascimentali si apprestarono a realizzare le loro indimenticabili opere, spinti da quella fiamma interiore che si eternò sulla tela o sul marmo.  Non furono da meno gli  autori delle Avanguardie del Novecento  che, con i propri lavori disperati, diedero forma visibile al dissidio interiore che li animava nel periodo tanto travagliato del cosiddetto Secolo Breve.

Negli anni che precedettero il primo conflitto mondiale nacque un movimento seducente ingenuo e ottimista, che sognava di ricreare la natura traendo da essa motivi di ispirazione per modellare il ferro e i metalli, nella piena convinzione di dar vita a fiori in vetro e lapislazzuli che non sarebbero mai appassiti: gli elementi decorativi, i ghirigori del Liberty, si diramarono in tutta Europa proprio come fa ledera nei boschi. Le linee rotonde e i dettagli giocosi ed elaborati incarnarono quella leggerezza che caratterizzò i primissimi anni del Novecento, e ad oggi sono ancora visibili anche nella nostra Torino, a testimonianza di unarte raffinatissima, che ha reso la città sabauda capitale del Liberty, e a prova che larte e gli ideali sopravvivono a qualsiasi avversità e al tempo impietoso. (ac)

Torino Liberty

1.  Il Liberty: la linea che invase l’Europa
2.  Torino, capitale italiana del Liberty
3.  Il cuore del Liberty nel cuore di Torino: Casa Fenoglio
4.  Liberty misterioso: Villa Scott
5.  Inseguendo il Liberty: consigli “di viaggio” per torinesi amanti del Liberty e curiosi turisti
6.  Inseguendo il Liberty: altri consigli per chi va a spasso per la città
7.  Storia di un cocktail: il Vermouth, dal bicchiere alla pubblicità
8.  La Venaria Reale ospita il Liberty:  Mucha  e  Grasset
9.  La linea che veglia su chi è stato:  Il Liberty al Cimitero Monumentale
10.  Quando il Liberty va in vacanza: Villa  Grock

Articolo 4. Liberty misterioso: Villa Scott

Talvolta il cinema va in cerca di luoghi suggestivi e unici, per rendere la pellicola ancora più indimenticabile. Uno di questi ambienti da cellulosa si trova nella collina torineseuna villa silenziosaNascosta in un elegante “vedo non vedo” tra il verde degli alberil’abitazione si affaccia indifferente sul panorama torinese che si prostra poco più in  delle sue fondamenta. È Villa Scott, situata in Corso Giovanni Lanza 57, uno dei più fulgidi esempi dello stile floreale a livello nazionale. Il committente, Alfonso Scott, consigliere delegato della Società Torinese Automobili Rapid, nel 1901 acquista un appezzamento di terreno precollinare affidando l’incarico di costruire una villa per la propria famiglia all’ingegnere Fenoglioche allora aveva 36 anni

Fenoglio si impegna nella costruzionedando al  progetto caratteristiche architettoniche di alto pregio, con una chiara apertura al Liberty, e con prospetti caratterizzati da decorazioni floreali in litocemento e in ferro battutoAlla morte di Alfonso Scott, la villa passa alle Suore della Redenzioneche la utilizzano per ospitare un collegio femminilenoto con il nome di Villa Fatima. Fenoglioche lavora al progetto di Villa Scott in collaborazione con il collega Gottardo Gussonirisolve le difficoltà di realizzazione – dato che vi è un dislivello di ben 24 metri tra la villa e il cancello d’ingresso – con una scalinata e con l’inserimento di diversi corpi di fabbricaaccanto al complesso principale lievemente curvilineo della villa. Il volume della costruzione è arricchito da un apparato decorativo che trae vita anche dalla scala esternaL’edificio viene completato nel 1902, anno in cui Fenoglio si dedica anche alla palazzina Fenoglio-La Fleur di corso Francia angolo via Principi d’AcajaNel contesto dell’ampio spazio verde in cui è ubicata Villa Scott, si stagliano netti i due corpi laterali a torrettauno su quattro livelliun altro sutre, ma con un bovindo quadratocollegati da una veranda vetrata sormontata da una terrazza.  La pianta di Villa Scott è amabilmente articolata in un gioco di loggebovindivetrategli elementi litocementizi di finitura murariaripieni e turgidi con misura, quasi rinviano all’ultimo barocco, con radiosi richiami ecletticiLa fantasmagoria floreale, la fitta lavorazione del terrazzinogli ariosi loggia-ti laterali, la decorazione a stucchi e boiseries di color crema e oroil tutto perfettamente in armoniacon l’arredo interno, un mobilio apertamente ispirato a un fioritoLuigi XVI, ne fanno una dimora elegante e raffinata, e piuttosto suggestivatanto che il regista Dario Argento vi ha ambientato uno dei più celebri gialli italianiProfondo rosso, del 1975.

Villa Scott viene infatti scelta per essere la villa del bambino urlante e gioca un ruolo essenziale per lo svolgimento della trama: è tra queste mura che si trova la soluzione del mistero. Tra gli appassionatialcuni indentificano la sfarzosa e terribile residenza del film giallo-horror con l’altrettanto celebre Villa Capriglioanch’essa situata in collina e nascosta tra la vegetazionesede inquietante di vicende 

orrorifichepurtroppo più veritiere rispetto a quelle altrettanto spaventose ma irreali di Villa Scott. 

Occorre ricordare che all’epoca delle riprese la villa era utilizzata come collegio femminile e abitata da suore e fanciulle che ovviamente non potevano rimanere  mentre veniva girato il film. La produzione dovette allora trovare un escamotagepoiché non si poteva abbandonare quella location così perfettamente suggestiva! Si decise dunque di offrire un periodo di villeggiatura a Rimini alle suore e a tutte le ragazze del collegio, le quali non opposero alcuna obiezione e con la loro vacanza inaspettata contribuirono alla realizzazione di una delle pellicole horror più conosciute. Dopo un breve periodo di abbandono, la villa è stata  restaurata e adibita a residenza privata.

Alessia Cagnotto