CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 140

Prosegue la dodicesima edizione del censimento “I Luoghi del Cuore”

Programma nazionale promosso dal FAI fino al 10 aprile prossimo per salvare i luoghi del cuore

 

Prosegue la dodicesima edizione del censimento del FAI Fondo per l’Ambiente Italiano Intesa Sanpaolo, dal titolo “I Luoghi del Cuore”. C’è tempo fino al 10 aprile prossimo per partecipare al censimento, e anche coloro che hanno già votato sono invitati a farlo per assicurare un futuro di tutela e valorizzazione dei propri luoghi amati, ma anche ai tanti altri di cui il censimento fa emergere i bisogni. Al momento sono stati raccolti oltre 900 mila voti. Una chiesa affrescata, un antico monastero, un castello disabitato, una borgata di montagna, un pianoro coltivato, un bosco, un sentiero. Molti scorci del nostro Paese sono stati testimoni di un momento della nostra vita, oppure ci hanno meravigliato per la loro straordinaria bellezza e unicità. Non solo uno, il più significativo, ma tutti questi luoghi del cuore possono essere sostenuti per garantire la loro salvaguardia e valorizzazione. Infatti, oltre i primi tre classificati nazionali, che riceveranno rispettivamente 70 mila euro, 60 mila euro e 50 mila euro, i luoghi che raggiungono la soglia dei 2.500 voti possono ambire a un contributo economico candidandosi al bando che il FAI apre dopo ogni censimento, con un progetto di restauro e valorizzazione. Il censimento innesca inoltre effetti virtuosi per i luoghi segnalati che possono godere di positivi impatti economici e sociali, culturali e ambientali grazie alla visibilità ottenuta nei mesi di voto. È importante e prezioso continuare ad aiutare i luoghi del cuore più amati o che più hanno bisogno di intervento sul sito web iluoghidelcuore.it e mediante i moduli cartacei scaricabili dal medesimo: un gesto d’amore e cura semplice, concreto ed efficace verso il patrimonio di arte, storia e natura dell’Italia, proprio perché il censimento è un’iniziativa di impegno civile che vuole stimolare e favorire la partecipazione attiva dei cittadini, si possono votare tutti i luoghi che si desidera senza un limite numerico.

Ecco i luoghi che, per ora, sono ai primi posti nella classifica provvisoria del Piemonte: Chiesa di San Giacomo della Vittoria ad Alessandria, Acqui e l’Acquese ad Acqui Terme, Pian della Mussa a Balme (TO), Santuario di San Costanzo al Monte a Villar San Costanzo (Cuneo), Torre Paleologa a San Salvatore Monferrato (AL), Chiesa del Terizio a Gassino Torinese (TO), Valle Cannobina nel Verbano Cusio Ossola, Chiesa di San Giovanni al Monte a Quarona (VC), Chiesa parrocchiale Basilica di San Dalmazzo a Quargnento (AL), Chiesa di San Nicola da Tolentino a Ivrea (TO).

Dal 2004 Intesa Sanpaolo affianca il FAI nell’iniziativa a tutela delle bellezze artistiche e naturali del Paese, ambito che vede il Gruppo impegnato in prima persona. A questo si aggiunge la capillare diffusione sul territorio italiano che asseconda la presenza ben distribuita della Banca in tutte le regioni italiane. Il censimento è realizzato con il patrocinio del Ministero della Cultura. Anche in occasione della dodicesima edizione de “I Luoghi del Cuore” la Rai conferma l’impegno del servizio pubblico multimediale alla promozione, cura e tutela del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico italiano. Rai è main media partner del FAI e supporta l’edizione del censimento 2025 anche grazie alla collaborazione di Rai per la sostenibilità ESG.

 

Mara Martellotta

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

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SOMMARIO: Il giorno della memoria  attraverso il racconto di Guareschi – Paolo Macchi Cacherano di Bricherasio – Lettere

Il giorno della memoria  attraverso il racconto di Guareschi
Lunedì , giorno della memoria,  tra le tante manifestazioni programmate a Torino  c’è una manifestazione speciale: il ricordo degli Imi, gli 800 mila internati  militari italiani  in Germania  tra il 1943 e il 1945.  Ornella Pozzi leggerà  al Centro Pannunzio delle pagine di “Diario clandestino “ di Giovannino Guareschi deportato in Germania come ufficiale fedele al giuramento prestato al Re. Guareschi ci ha lasciato una testimonianza unica. Era un umorista, ma sapeva affrontare le situazioni drammatiche come la sua  prigionia, scrivendo  persino pagine di  delicato lirismo. L’inventore di “Don Camillo” era stato prigioniero dei tedeschi , anche se gli internati non godettero delle garanzie sancite dalla convenzione  in quanto considerati “badogliani” traditori. Alessandro Natta che fu anche lui internato, ha parlato di un’altra Resistenza, sia pure con molto ritardo, perché i comunisti mai avrebbero equiparato gli internati  ai partigiani. Gli internati, oltre che militari, erano  dei veri patrioti, orgogliosi delle  stellette portate con grande  dignità. Il libro dovrebbe essere letto  nelle scuole. Anni fa mi invitarono a parlare  in prefettura a Savona nel giorno della memoria. Il fatto che io avessi  citato Guareschi   e la principessa Mafalda di Savoia non  venne gradito da alcuni antifascisti intolleranti savonesi e non mi invitarono più in quella città  che ha ancora una via intitolata a Stalingrado. Dovetti aspettare il 2024 per tornare a Savona invitato a parlare  dal Comando dell’Esercito Liguria.  Forse quegli antifascisti erano anche  un po’ fascisti, come diceva Flaiano.
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Paolo Macchi Cacherano di Bricherasio
Venerdì sono stato a ricordare il mio amico Paolo Macchi Cacherano di Bricherasio, ultimo erede di una delle più aristocratiche famiglie del vecchio Piemonte che diede alla storia il generale che sconfisse i Francesi all’Assietta e uno dei fondatori della Fiat escluso in modo un po’ banditesco  da Giovanni  Agnelli dalla conduzione dell’azienda a cui aveva dato i suoi capitali all’atto della fondazione. Paolo l’ho ricordato  in più occasioni come un grande amico colto e raffinato che si dedicò  totalmente agli studi filosofici e storici come un un umanista  del Rinascimento. Venerdì mi sono ricordato di un episodio di cui mi ero dimenticato. Nel 1975 tenevo un seminario a Scienze Politiche sui manifesti di Gentile e Croce usciti nel 1925. Lo invitai a parteciparvi, ma quando seppe che il seminario era “fiscalizzato” e dava un 27 garantito senza sostenere l’esame di Storia dei partiti e dei movimenti politici , mi disse che non  si iscriveva perché vedeva il seminario “fiscalizzato” come una furbata sessantottina. Era un po’ indietro in qualche esame perché amava lo studio più che laurearsi in fretta , ma rifiutò quella che riteneva come una facilitazione non dignitosa. Una grande lezione anche umana  in una università preda dei contestatori che volevano anche lo sconto sugli esami, come una volta disse il mio maestro Franco  Venturi che di fronte alla richiesta dei contestatori di ridurre i programmi d’esame rispose beffardamente: sono d’accordo, potete ridurre del 50 per cento i libri, leggendo una pagina si’ e una pagina no. Paolo era un grande uomo di studi severi ed austeri. Ma quando andavamo alla “Posta” di Cavour, non lontana da  Bricherasio dove viveva, mangiavamo, bevevamo  e ridevamo di gusto, come diceva il Verri del Caffè. Era nipote di Edoardo Calleri di Sala primo presidente della Regione Piemonte e mio collega in Comune. Non mi parlò mai  dello zio durante tutto il periodo in cui fu presidente. Anche con Edo nacque un’amicizia rigorosamente fuori dalla politica. Questo era lo stile di una famiglia di grandi piemontesi, anzi di grandi italiani.
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LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Il nuovo centro
Ho letto un post di Marco Calgaro sul nuovo “centro” di del Rio e Marini. Giustamente Calgaro che è stato vicesindaco di Torino e deputato, solleva qualche perplessità. Anch’io credo sia un progetto velleitario, peggio di quello di Renzi. Cosa ne pensa?  Gino Raiterio
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Anch’ io ho perplessità. Il pensiero di Calgaro per me è un punto di riferimento da quando era vicesindaco e dialogavamo  al Lions ospiti dell’avv. Tosetto, un vero presidente del Lions come il senatore Cravero. Oggi tutto è decaduto. Il centro nelle mani di Del Rio, quello che ha abolito le Province, fa sorridere. Non suscita neppure il riso o il pianto. E’  il nulla. Renzi al confronto un piccolo statista.
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3 gennaio 1925
Mussolini il 3 gennaio 1925 tenne un discorso che viene considerato l’inizio della dittatura . Lei da storico cosa ne pensa? Maria Pia Stella
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Mussolini tenne un discorso in cui si assunse le sue responsabilità , sfidando la  Camera a  porlo in stato d’accusa  per il delitto Matteotti ai sensi dell’articolo 47 dello Statuto e quindi processato dall’alta corte di giustizia. La Camera e il Senato non raccolsero la sfida . Rimasero a “cercare  farfalle sotto l’arco di Tito” per dirla con Mussolini che cito’ Carducci. L’opposizione antifascista dopo il sacrificio di Matteotti fu vile e velleitaria.  Più che resistere fuggi’ sull’Aventino a commemorare Matteotti, ma fu incapace di raccoglierne il testimone. Durante il discorso del 3 gennaio tacquero e dopo incominciarono a pensare di andare all’estero.  I combattenti antifascisti  militanti  furono quasi esclusivamente i comunisti, pochi socialisti  pochi cattolici, pochi liberali. Il discorso di Mussolini l’ho riletto storicamente di recente. E’ una sfida a cui gli antifascisti non seppero rispondere in modo adeguato. Questa purtroppo  è la verità storica. Filippo Turati disse, quando era già  esule in Francia, che erano stati loro a consegnare l’Italia al fascismo. Molti storici alla De Luna e Barbero dovrebbero rifletterci su invece di replicare la solita vulgata, come se non fossero passati cento anni. Un secolo.
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Caccia alla poltrona
Balza evidente da una cronaca del “Corriere della sera” l’operazione in atto  al   c i r c o l o  dei lettori e al Polo del 900 per collocare ai vertici persone di fiducia, ma non si parla di   B i i n o presidente del Circolo e del presidente Sinigaglia al Polo. Hanno anche età  da pensione, ma saranno  forse destinati a restare a vita? Questa lotta per il posto è mortificante. I risparmi del bilancio regionale c’è da sperare che riguardino anche questi due enti. C’è un direttore che scalpita per andare al circolo. Era di estrema sinistra  e scriveva di terroristi rossi suoi parenti, adesso è passato all’altra sponda. Voleva anche la direzione del Salone del libro.
C u l i c c h i a   non cessa mai di stupire.        U. A.
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Forse la deludo, ma questi personalismi da basso sottogoverno doroteo non mi interessano. La cultura deve volare alto. Io ho sempre contestato i due leviatani (Circolo e Polo) nel loro insieme come produttori di conformismo. Essi hanno distrutto l’associazionismo culturale torinese  dal circolo degli artisti al circolo della Stampa, privilegiando i servili di turno.

Negli occhi di Luca Beatrice una luce che resterà nel cuore

Di Irma Ciaramella

Avevo visto Luca, giovedì, come non mai entusiasta, divertito, pieno di energia. Il suo approccio appassionato e visionario al mondo dell’arte si faceva materia prendeva finalmente forma grazie alla ‘sua’ quadriennale di Roma.

Era stato chiamato dal Ministro Sangiuliano a presiedere la mostra, e aveva voluto intitolarla ‘fantastica’, tanto aggettivo, quanto verbo, un monito a usare l’immaginazione che è poi il primo passo della creazione, il prodromo dell’azione…
Che la sua mostra sarebbe stata bellissima l’aveva detto chiaramente lui stesso, raccontandoci di voler non solo un grande evento espositivo, ma un progetto culturale, coinvolgente, inclusivo ed articolato, un’esperienza culturale totale, capace di coniugare contemporaneità e storia, un fil rouge tra passato e presente tra contemporaneità (tutti gli artisti viventi molti alla loro prima quadriennale un inno alla contemporaneità) e passato, con la rievocazione, in una sezione della mostra, della grande quadriennale del 1935.

Un progetto plurale e corale “io credo in una visione plurale sono scettico sull’uomo solo al comando che sia uomo o donna preferisco una visione plurale’. Di qui l’idea di affidarla a cinque curatori diversi per esperienza, per formazione, per area geografica. Questo aveva detto giovedì scorso alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo , ospiti di Patrizia Sandretto per antonomasia l’arte contemporanea a Torino e in Italia, in occasione della prima tappa di un road show di presentazione della sua quadriennale di Roma, che aveva voluto principiare proprio nella sua Torino.

‘Questa quadriennale ha tanto di Torino’ aveva detto, dall’approccio rigoroso torinese a cominciare dalla puntualità, alla disciplina, l’attenzione e rispetto del lavoro del team di grandi professionisti già presenti nella struttura, ai tanti da Walter Guadagnini a Luca Massimo Barbero Francesco Bonami, prima di tutto amici con i quali avere un dialogo costante.

E poi due curatrici di formazione e di respiro internazionale quali Emanuela Mazzonis e Alessandra Troncone, che dimostrano, aveva detto, come le donne giovani siano più brave degli uomini (si proprio cosi’ …)

E la cura , la passione e l’attenzione scrupolosa non solo verso la storia della quadriennale, l’aspetto artistico, ma anche verso l’allestimento, il design, la comunicazione al pubblico la narrazione, lo storytelling.

‘Di tanto in tanto mi telefona qualcuno e mi dice vengo a vedere la quadriennale. Ed io rispondo allora vieni a vedere un ufficio, perché noi siamo un bel ufficio in Villa Carpegna, a Roma Nord, ma non siamo un museo, facciamo una mostra ogni quattro anni. E quindi bisogna raccontare queste cose, bisogna spiegarle, vuol dire che è necessario comunicarle. E l’idea di comunicare passa anche attraverso un allestimento che sarà molto particolare’.

E infine anche un occhio attento alla geografia del nostro Paese, fatto non solo di grandi città, ma anche di province e di periferie, un riguardo alla complessita’ del Paese e anche all’internazionalità dell’evento,
ci danno la misura di quanto valore Luca Beatrice avesse immesso in questa sua Presidenza, in questa sua creatura.

Questo era anzi e’ il suo grande progetto, il suo viatico, l’apice di una carriera luminosa. E la luce negli occhi di Luca nel presentarlo per la prima volta davanti ad una platea gremita di tanti amici, tutto il mondo dell’arte contemporanea e della cultura torinese, mi rimaranno nel cuore.

Non potremo non onorare il suo invito di andare tutti Roma a vedere la sua Fantastica Quadriennale.

‘Venite tutti quanti a Roma e spero che vi divertiate’.

Verremo, ci divertiremo, non potremo fare a meno di pensare quanto di te ci sia in ogni cosa e faremo tesoro del tuo lascito.

Torino, piazza San Carlo: gli affreschi dedicati alla Sindone

Due opere per celebrare uno dei simboli della città 

La Sacra Sindone rappresenta molto per Torino. Il suo  fascino misterioso e senza tempo racconta, attraverso un telo di lino bianco in uso nella cultura ebraica per la sepoltura dei morti, la Passione di Cristo. Emblema del confronto tra Chiesa e scienza, rimane la reliqua piu’ famosa disempre, capace di far peregrinare milioni di persone devote ad ogni sua sontuosa ostensione, un evento molto sentito e solenne. Questo lenzuolo, carico di storia, ma anche di miti e leggende, appare nella storia nel 1353 quando Goffredo di Charny, cavaliere e scrittore medievale francese, lo   porto’ dalla Terra Santa nella cittadina francese di Lirey dove fececostruire una chiesetta per custodirlo. Successivamente fu venduto al Ducato di Savoia,che aveva il suo capoluogo a Chambery, dove fu conservato fino al 1532 nella Sainte-Chapelle duSaint-Suaire quando un incendio, che fortunatamente non lo distrusse completamente,  gli provoco’ degli evidenti segni di bruciatura.

 

Dopo vari spostamenti il  sacro lino fu portato da San Carlo Borromeo, particolarmente devoto, da Milano a Torino per ordine di Emanuele Filiberto di Savoia, “testa di ferro”. Lo spostamento fu un vero e proprio pellegrinaggio che duro’ 4 giorni, con intervalli di meditazione spirituale ed esercizi di pieta’,  percorso a piedi scalzi e  accompagnato da un gruppo  di quattordici persone. Appena arrivato a Torino  fu subito onorato con una ostensione pubblica a cui parteciparono numerosissimi fedeli.

A piazza san Carlo, cosi’ nominata in memoriadel viaggio del Santo con il famoso lenzuolo, ci sono due affreschi, di piccole dimensioni e poco conosciuti, che narrano i fatti accaduti quell’ottobre  del 1578 quando la Sacra Sindone arrivo’ a Torino con la promessa scritta di Emanuele Filiberto, mai mantenuta, di riportarla a Chambery in breve tempo. Questi dipinti murali commemorativi, dall’autore ignoto e che un tempo erano ben 4, si trovano all’estremita’ della piazza, il primo, che raffigura la Madonna con Emanuele Filiberto e San Carlo Borromeo,nell’angolo con via Alfieri e l’altro, dove si riconosce ancora la Vergine Maria, questa volta con San Francesco D’Assisi e un frate, e’ sito all’angolo con via Santa Teresa. Gli altri due dipinti sono purtroppo andati perduti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Nella Chiesa di San Carlo Borromeo, inoltre,  si possono ammirare due affreschi che celebranol’arrivo a piedi di San Carlo a Torino e  il Santoin adorazione del piu’ famoso telo.

MARIA LA BARBERA 

A teatro Stolpersteine, pietre d’inciampo

Lunedì 27 gennaio, ore 21

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

 

 

 

“Stolpersteine, pietre d’inciampo” di Pasquale Savarese è uno spettacolo divulgativo a forte impatto emotivo concentrato sui protagonisti e gli eventi legati al periodo storico della Shoah. Nel Giorno della Memoria quattro giornalisti affrontano un interminabile viaggio in treno da Milano ad Auschwitz, facendo metaforicamente tappa in alcuni degli episodi più emblematici della Shoah e soffermandosi sulla cronaca degli eventi con la formula del racconto interpretato dagli stessi protagonisti.

Gli attori sono prima cronisti, poi nazisti aguzzini, ebrei deportati, fino a restare imprigionati nelle storie che documentano. Termineranno il loro viaggio sulla banchina di Auschwitz e con un salto temporale si ritroveranno nel campo di sterminio pronti ad entrare all’inferno.

Info

Teatro della Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Lunedì 27 gennaio, ore 21

Stolpersteine, pietre d’inciampo

Scritto e diretto da Pasquale Savarese

Con Andrea Bonati, Pasquale Savarese, Valeria Scaglia, Micaela Turrisi

Luci e suoni Michele Celentano

Produzione e scenografie Creadiva Human Attitude Lab

Biglietti: intero 13 euro + ridotto 10 euro

www.teatrodellaconcordia.it

011 4241124 – info@teatrodellaconcordia.it

 

Allo “Spazio Kairòs” di Torino, si ride e si riflette con l’ “elogio alla stranezza e alla diversità”

A teatro con famiglia

Domenica 26 gennaio, ore 16,30

Già il titolo la dice lunga. Quanto di più “strano” e “diverso” di “Sgambe Sghembe”? Questo il titolo dello spettacolo teatrale portato in scena, domenica prossima 26 gennaio (ore 16,30) dalla “Compagnia Enrico Lombardi / Quinta Parete di Modena” sul palco di “Spazio Kairòs” – Circolo Arci – ex fabbrica di colla riadattata a luogo di cultura e sano intrattenimento (nonché “casa” della locale Compagnia teatrale “Onda Larsen”) al confine fra Barriera di Milano, Regio Parco e Aurora, area urbana non proprio fra le più “vip” della città (e meno male!), ma ricca di fervore e grandi potenzialità umane, in via Mottalciata 7, a Torino. Lo spettacolo proposto fa del “gran bene” a tutti. L’invito degli organizzatori è quello di assistervi con tutta la famiglia. Mamme, papà, bimbi e nonni … d’ogni età! Cinquanta minuti, tanto dura la storia, per “elogiare il sottosopra”. Alla base, una domanda che si pongono gli attori… pardon, l’attrice (una sola!): “E se camminare all’indietro fosse la normalità? Se i pantaloni si indossassero nelle braccia? Se si potesse avere per amica una lampada?”. Belle domande. Sacrileghe bestemmie, se prese in senso più ampio, per tanti incalliti autocrati nostrani e non! E che rispondere, se non con risposte altrettanto bislacche quanto le domande? Quelle che ci arrivano dal palco da Alessandra Crotti(diplomata presso il “Lab Accademy” di Reggio Emilia), l’attrice- performer “sola” di cui sopra. E non solo attrice e unica interprete, ma anche sceneggiatrice e regista. Una figura “sola”, che si incarta – sottolinea – si sorprende, si reinventa continuamente. Che cerca di dar voce al desiderio profondo di mettere in luce tutto quello che è contrario, differenza, diversità, stranezza, insolito”.


Nato su basi clownistiche nell’intento di proporre la tematica della “diversità” attraverso un contesto personalissimo di banale rintracciabile quotidianità, “Sgambe Sghembe” vive senza parole e senza un vero e proprio testo. Soltanto nel finale, compare una breve lettura liberamente rielaborata sui racconti di Gianni Rodari “Il giovane gambero” (che voleva imparare “a camminare in avanti, come le rane, e mi caschi la coda se non ci riesco”) e “La strada che non andava in nessun posto”. Magnifici racconti che parlano di coraggio, di determinazione e positiva cocciutaggine nel voler cambiare, per il meglio, le cose. Dal palco – dove l’obiettivo “è soprattutto dare rilievo alle immagini e al corpo – una stupenda lezione agli spettatori, ai più piccoli soprattutto. Per i quali, è anche prevista una gustosa merenda e, al termine dello spettacolo, la possibilità di irrompere sulla scena, conoscere la protagonista e giocare sul palco.

La rassegna è realizzata da “Onda Larsen”con il contributo di “Eppela + risorse’’, di “Fondazione CRT”, “Compagnia di Sanpaolo” e “Regione Piemonte”.

Per info: “Spazio Kairòs”, via Mottalciata 7, Torino; tel. 351/4607575 o www.ondalarsen.org

Gianni Milani

Nelle foto: Immagini di scena

24 gennaio, San Francesco di Sales, patrono di giornalisti e scrittori

“Non parlare di Dio a chi non te lo chiede ma vivi in modo tale che prima o poi te lo chieda”. San Francesco di Sales scriveva e affiggeva sui muri delle case foglietti volanti per diffondere la fede cattolica invitando la gente a leggerli, si rivolgeva principalmente ai giovani e alle donne testimoniando un infinito amore verso Dio e verso l’umanità. Per questo motivo è diventato il patrono dei giornalisti e degli scrittori, un po’ di tutti noi che scriviamo assiduamente sul Torinese. Nato in Savoia nel 1567 Francesco studiò teologia ad Annecy e divenne vescovo di Ginevra. Morì a Lione a soli 55 anni nel 1622. In occasione dell’anniversario il Museo Casa don Bosco ha allestito un percorso espositivo che narra la vita, la fede e la spiritualità del patrono dei Salesiani di don Bosco. Una rassegna che vuole celebrare il Santo di cui i salesiani portano il nome. Nei saloni del Teatro Grande di Valdocco in via Maria Ausiliatrice 32 si vedono gli scritti liturgici del Santo, lettere olografe, documenti sulle vite dei Santi, croci argentate e un paramento di fine Cinquecento indossato da Francesco di Sales durante una messa al Santuario della Consolata di Torino. È possibile ammirare un ritratto di San Francesco di Sales del 1618, una lettera autografa del 1608, stampe, dipinti, libri e oggetti particolari come un medaglione in osso di manifattura piemontese su cui è raffigurata l’ostensione della Sindone del 4 maggio 1613 in piazza Castello in cui compare anche Francesco di Sales. L’opera più importante scritta dal Santo è La Filotea, brevi scritti che Francesco inviava alla cugina Louise du Chastel diventata sua figlia spirituale. Imitando San Luca che nel suo Vangelo si rivolge a Teòfilo (amico di Dio) san Francesco di Sales si rivolge a Filotea (amica di Dio), cioè ad ogni persona che vuole amare Dio sopra ogni cosa. La mostra è anche l’occasione per visitare i numerosi spazi espositivi che compongono il nuovo Museo Casa don Bosco aperto due anni fa. A fine gennaio la Basilica di Maria Ausiliatrice festeggerà come ogni anno don Bosco.                Filippo Re

Burkinabé, l’Africa nel cuore

 

Burkinabé, l’ultimo libro del critico d’arte omegnese Giulio Martinoli, è un diario di viaggio alla scoperta del Burkina Faso (l’ex Alto Volta, un tempo colonia francese) nell’africa occidentale, uno dei paesi più poveri del mondo. Privo di sbocchi sul mare, il paese stretto tra Mali, Niger, Benin, Togo, Ghana e Costa d’Avorio venne visitato dall’autore poco più di vent’anni fa nel corso di una missione umanitaria per conto di una ONG. I Burkinabé, le donne e gli uomini del Burkina Faso incontrati e raccontati, vengono descritti mettendo in rilievo abitudini e realtà di una terra dove convivono povertà e sorrisi, semplicità e condivisione, mostrando la grande diversità mentale tra la nostra realtà di paesi europei e l’Africa, con il crescente cinismo e individualismo da un lato, il calore e l’accoglienza dall’altro.

 

Spesso il nostro gusto per l’esotico si nutre di una mal celata e narcisistica superiorità che questo libro di Giulio Martinoli smonta pezzo per pezzo attraverso l’attenta e mai superficiale descrizione delle persone incontrate nel corso del suo viaggio, capaci di vivere ogni momento della quotidianità nella ricchezza di un presente divenuto ormai estraneo alla nostra visione del mondo. Nel libro corredato da foto e disegni, Giulio Martinoli esplora le identità culturali, le abitudini delle varie etnie partendo dai Mossi, la più diffusa tra le quasi sessanta che vivono nel Burkina Faso. Un’esplorazione del paesaggio geografico e umano che coinvolge il lettore pagina dopo pagina attraverso la vita, la musica, le vicissitudini di persone che vivono in un ambiente umano e sociale in cui il senso del limite (di ciò che è possibile e di ciò che non lo è) si percepisce ad ogni momento sulla pelle. La lettura di Burkinabé ci fa intuire come a quelle latitudini il viaggio diventa davvero incontro con altre realtà, confermando quanto sosteneva Marcel Proust: “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.

Marco Travaglini

Onde di Terra conquista il Cinema Massimo

Supera gli 8 mila spettatori nella Granda

 

Onde di Terra, film con una distribuzione indipendente, supera gli ottomila spettatori nella Granda e conquista il pubblico al Cinema Massimo di Torino. La pellicola sui matrimoni combinati nella Langa degli anni Settanta, scritta e diretta da Andrea Icardi, ha ottenuto numerosi premi a livello italiano e internazionale e continua a registrare sold out ogni sera.

La prima proiezione torinese al noto cinema Massimo ha rappresentato un evento memorabile. La sala gremita ha accolto con entusiasmo il regista, il cast e il visionario imprenditore Renato Sevega, che ha investito nel progetto. Proprio durante un confronto post produzione tra il cast e il pubblico Sevega, CEO di Siscom, azienda leader nella produzione di software per la pubblica amministrazione, ha sottolineato quanto fosse importante raccontare, attraverso questa pellicola, le tradizioni di una società e di una terra che gli hanno dato tanto.

“Siamo partiti da un soggetto che riguardava la pallapugno. Andrea Icardi me lo ha portato e io per tre settimane non sono riuscito ad andare avanti nella lettura, non mi convinceva – ha raccontato l’imprenditore di Cervere- Allora Andrea ha cambiato la prospettiva, puntando la storia su un fenomeno singolare degli anni Settanta. Il 36% della popolazione era andato via dalle colline e i pochi uomini rimasti non trovavano donne con cui formare delle famiglie. Fu il periodo dei bacialé, i sensali di matrimoni, che mettevano in contatto gli uomini di Langa con donne del Meridione. Fu un periodo di incontri di culture diverse, di solitudini e di nuove visioni per quella terra. Finii di leggere la sceneggiatura in neanche due sere e dissi “Cominciamo!”.

La protagonista Erica Landolfi, visibilmente emozionata, ha dichiarato “ Questo film mi ha permesso di riscoprire, approfondire e ri-amare due autori fondamentali della terra di Langa, Beppe Fenoglio e Cesare Pavese. È stato un viaggio personale e artistico che mi ha arricchito profondamente”. L’attore Paolo Tibaldi ha anche elogiato l’attenzione al dettaglio nel processo creativo: “ Abbiamo svolto un lavoro filologico intenso per ricreare i dialoghi, utilizzando modi di dire e parole dell’epoca. È stata una sfida che ci ha permesso di restituire autenticità al racconto.

Il fotografo Lorenzo Gambarotta, che ha curato la fotografia ricercando in modo maniacale le ottiche degli anni Settanta, sottolinea: “Abbiamo cercato di ricreare quelle atmosfere, quelle luci, il ritmo della storia. 41giorni di riprese sono state condensate prima in 2 ore e mezza e poi nella versione definitiva di 1ora e 40 minuti.

Determinante per la narrazione e la dimensione poetica del film è stato il supporto della colonna sonora, composta dal maestro Enrico Sabena che, attraverso la scrittura e l’impiego degli strumenti, ha accompagnato l’evoluzione del film dalla dimensione intima iniziale, con l’utilizzo del solo pianoforte, al respiro corale e sociale della trama, con il coinvolgimento dell’Orchestra Sinfonica della Romania per l’esecuzione di alcune partiture. Una maestria riconosciuta anche dalla prestigiosa classifica della rivista Colonnesonore, che ha inserito quella di Onde di Terra tra le 100 migliori colonne sonore del 2024.

Il regista Andrea Icardi ha espresso gratitudine per tutti coloro che hanno reso possibile questa opera affermando:” Un grazie di cuore al cast, ai collaboratori e agli abitanti dei paesi in cui abbiamo girato. Senza il loro supporto sarebbe stato impossibile. Voglio menzionare un episodio che sintetizza bene questo spirito. Un abitante di Langa, inizialmente ritroso a farci girare nel suo campo, ha letteralmente ribaltato il suo trattore per aiutarci a girare in sicurezza una scena drammatica, e con costi esegui. È stata una dimostrazione straordinaria di generosità e dedizione”.

 

Mara Martellotta

 

Il romanzo della Bibbia con Aldo Cazzullo e Moni Ovadia

Sabato 25 gennaio, ore 21 Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

 

Con Aldo Cazzullo e Moni Ovadia il racconto teatrale che ripercorre gli episodi più significativi dell’Antico Testamento

 

 

“Il romanzo della Bibbia” è una storia narrata a due voci: Aldo Cazzullo racconta e Moni Ovadia lo accompagna con letture, interventi e canti e le musiche dal vivo, che spaziano dal sacro al contemporaneo, di Giovanna Famulari.

Il racconto tocca alcuni degli episodi e dei personaggi più noti dell’Antico Testamento: dalla Creazione a Sodoma e Gomorra, da Adamo ed Eva all’Arca di Noè, da Abramo fino alla profezia di Isaia che preannuncia e lascia intravedere l’arrivo del Messia. C’è una cosa che rimane sempre uguale: la trama. Il sugo di tutta la storia. Il romanzo della Bibbia. La grande vicenda degli uomini vissuti sotto lo sguardo di Dio, da Adamo fino ai nostri padri, le origini della nostra cultura. Sullo sfondo le spettacolari testimonianze che queste storie hanno lasciato nelle arti visive, vere fonti di ispirazione nei secoli dei più grandi artisti.

Info

Teatro della Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO)

Sabato 25 gennaio, ore 21

Aldo Cazzullo & Moni Ovadia

Il romanzo della Bibbia

Di Aldo Cazzullo e Moni Ovadia

Con le musiche dal vivo di Giovanna Famulari

Video: Elisa Savi

Disegni sulla sabbia: Gabriella Compagnone

Audio e luci: Stefano Dellepiane e Andrea Garibaldi

Biglietti: intero 22 euro, ridotto 20 euro

In collaborazione con Associazione Revejo

www.teatrodellaconcordia.it

011 4241124 – info@teatrodellaconcordia.it