

Inaugurazione venerdì 9 maggio 2025
Ore 18.30 Bookshop Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Via Modane 16 – Torino
Dodici mesi di festeggiamenti che culminano con un ricco programma al XXXVII Salone Internazionale del Libro (15- 9 maggio) tra feste, presentazioni, incontri e la Premiazione della XX edizione.
L’anniversario è un’occasione per celebrare le oltre 10.000 autrici che hanno partecipato con i loro racconti e le loro fotografie. Nasce così la mostra fotografica Radici in movimento. Sguardi di donne non più straniere (10-18 maggio 2025) con l’esposizione di tutte le immagini delle vincitrici per ricordare la collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che accompagna da 15 anni il progetto con il Premio Speciale dedicato alla fotografia.
Ideato nel 2005 da Daniela Finocchi, il Concorso Lingua Madre è un progetto permanente della Regione Piemonte e del Salone Internazionale del Libro di Torino, diretto a tutte le donne migranti, alle loro figlie e a tutte coloro che si riconoscono in appartenenze multiple, con anche una sezione per le donne italiane che, pur non avendo origini straniere, vogliano raccontare l’incontro con l’Altra. Un luogo autentico di espressione e riconoscimento; un’occasione di relazione, conoscenza, rappresentanza.
20 antologie, 15 mostre fotografiche, 30 volumi di approfondimento curati dal Gruppo di Studio, 1 rivista telematica, oltre 2.000 presentazioni in tutta Italia, 30 convegni, più di 50 laboratori e progetti scolastici, 8 borse di studio attivate, 5 programmi video originali, 5 spettacoli teatrali tratti dai racconti, 1 podcast su Spotify, 1 webserie su Prime Video. Tutto questo è il Concorso Lingua Madre, nato per ascoltare la voce di coloro a cui spesso non viene offerta questa opportunità, ma hanno molto da dire: in quanto donne e in quanto migranti.
PREMIO LETTERARIO E FOTOGRAFICO
Al Concorso si possono inviare racconti e/o fotografie e si può partecipare a qualsiasi età e in qualsiasi condizione, da sole, in coppia o in gruppo, se necessario con l’aiuto di un’altra donna nello spirito della valorizzazione dell’intreccio culturale che è prima di tutto intreccio relazionale. I premi sono in denaro. Tutti i racconti selezionati sono raccolti nelle antologie Lingua Madre. Racconti di donne non più straniere in Italia (Edizioni Seb27), mentre le immagini sono esposte ogni anno in una mostra a cura di Filippo Maggia della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Sono partner del Concorso con premi speciali: Slow Food – Terra Madre, Torino Film Festival, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Il Concorso opera sotto gli auspici del Centro per il libro e la lettura e si avvale del patrocinio di: Ministero della Cultura, We-Women for Expo, Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Fondazione Pubblicità Progresso. Ha ricevuto nel 2015 il Premio Targa del Presidente della Repubblica, mentre nel 2024 Daniela Finocchi è stata nominata Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana” per l’attività svolta con il progetto.
EVENTI, INCONTRI, PRESENTAZIONI
Oltre 100 eventi in presenza e online su tutto il territorio nazionale ogni anno con laboratori, convegni, partecipazioni a festival, mostre e spettacoli teatrali tratti dai racconti. Un progetto in divenire, che ha saputo evolversi e aggiornarsi costantemente, come testimonia il sottotitolo diventato Racconti di donne non più straniere. Molte anche le collaborazioni a riviste letterarie, oltre a quella propria del Concorso. Infatti, dal 2023 il sito www.concorsolinguamadre.it è diventato una testata giornalistica online: un vero e proprio progetto editoriale che unisce articoli, rubriche tematiche, un podcast e una sezione audioracconti.
ATTIVITÀ DI RICERCA
Le testimonianze delle autrici raccolte in questi vent’anni mostrano con chiarezza la necessità imprescindibile di uno sguardo sessuato alle migrazioni contemporanee: perché le donne ne sono protagoniste e anche migrando cambiano il mondo. Per questo l’attività di ricerca, condotta anche in collaborazione con le università, in Italia e all’estero, costituisce un altro aspetto fondamentale del progetto. Il Gruppo di Studio, composto da docenti di diverse nazionalità, indaga e approfondisce i temi connessi alla letteratura e alla migrazione femminile e realizza convegni, pubblicazioni, saggi, come il più recente volume dedicato alla risoluzione dei confitti, Pagine di pace. Pensieri, scritti, pratiche di donne (Iacobelli), che sarà presentato quest’anno al Salone del Libro.
Nell’ambito del Salone del Libro OFF, domenica 18 maggio alle ore 17 il suo ultimo romanzo edito da Mondadori
Il libro “Penultime parole”(Mondadori, 2025) di Cristò Chiapparino verrà presentato in unica sede domenica 18 maggio alle ore 17 presso la Libreria Belgravia di via Vicoforte 14, a Torino, nell’ambito degli eventi del Salone del Libro OFF. L’incontro sarà moderato dal poeta Gian Giacomo Della Porta.
A margine del libro, abbiamo incontrato il suo autore, che ci ha svelato alcuni aspetti della sua esperienza professionale e umana.
“Ho fatto il libraio per più di vent’anni ma, da circa un anno, ho deciso di concentrarmi maggiormente su tutto ciò che riguarda più direttamente la scrittura – ha dichiarato Cristò- Quindi, principalmente, leggo, scrivo e cerco di portare l’esperienza maturata in questi anni di pubblicazioni in corsi di lettura e scrittura, due attività per me indivisibili, per ragazzi e per adulti”.
“In me è presente anche l’amore per la musica, che nasce contemporaneamente a quello per la scrittura – continua Cristò – La composizione musicale e la letteratura sono due linguaggi diversi che sicuramente possono influenzarsi a vicenda, persino compenetrarsi, ma che tengo in qualche modo separati. Non è un caso, forse, se tendo a scrivere musica senza parole, non canzoni, ma brani strumentali. Sin da bambino ho amato molto la lettura e iniziato i miei primi esperimenti di scrittura con brevi racconti. Poi, crescendo, è arrivata la consapevolezza che per scrivere cose belle come quelle che amavo leggere, sarebbero stati necessari studio e metodo. È stato, quindi, nel periodo degli ultimi anni di liceo che ho iniziato a fare sul serio”.
“Penso che ogni scrittore abbia due temi principali, gli stessi per tutti: l’amore e la morte – sostiene Cristò – Credo sinceramente che qualsiasi romanzo, poesia, pagina di diario o lista della spesa, in fondo, sia un tentativo di risolvere questi due temi. Non ho ancora trovato un testo che smentisca questa mia convinzione”.
“La mia ultima fatica letteraria, ‘Penultime parole’, edito da Mondadori, parte principalmente da una riflessione personale sul cosiddetto rapporto tra uomo e natura. Credo che in realtà questo rapporto non esista se non sottoforma di rapporto di appartenenza: l’essere umano è una delle specie animali che popolano il pianeta e pertanto fa parte della natura. Parlare di un rapporto, invece, implicherebbe una supposta superiorità dataci dall’uso che facciamo del linguaggio. In ‘Penultime parole’ ho provato a smontare l’illusione di questa di differenza”.
“Quest’anno vengo al Salone del Libro OFF, presso la Libreria Belgravia di Torino, a presentare il libro in un’unica data – conclude l’autore – Frequento il Salone del Libro regolarmente da più di vent’anni. Ne ho visto tutte le trasformazioni e ho imparato a conoscerne i riti. Ormai per me è un appuntamento imperdibile anche solo per il fatto che mi consente di incontrare molti amici sparsi per l’Italia e che amano le stesse cose che amo io”.
Mara Martellotta
Tra questi Carlo Conti, Gad Lerner, Aldo Cazzullo e Stefano De Martino
Il cuore culturale per eccellenza delle Langhe, Dogliani, tornerà ad animarsi dal 23 al 25 maggio prossimo con un evento che, per il quattordicesimo anno, porterà il gotha del panorama artistico e televisivo internazionale in questa località in occasione del Festival della TV.
Il cartellone del Festival è ormai completo, Carlo Conti e Gad Lerner chiuderanno la lista degli oltre 130 ospiti che contraddistingueranno i tre giorni ricchi di talk e spettacoli previsti nella cittadina langarola. Tra il 23 e il 25 maggio oltre 50 eventi comporranno il palinsesto ideale sotto la direzione artistica di Federica Mariani. Alle 19.30 del primo giorno, Carlo Conti, intervistato dalla giornalista Alessandra Comazzi, rivelerà i retroscena dell’ultima edizione del Festival di Sanremo di cui è stato direttore. La serata d’esordio sarà dedicata al confronto tra Gad Lerner e la cantante israeliana Noa su temi quali la musica, l’arte e il linguaggio, ma anche il conflitto israelo- palestinese. Nel Festival della TV verranno affrontati anche argomenti seri con profondità, ricercando il dialogo. Secondo la direttrice artistica è importante, infatti, a proposito della situazione della Palestina, ascoltare più voci.
Il Festival vede inoltre la partecipazione in prima fila di grandi volti della televisione italiana, dai veterani alle nuove promesse, da Mara Venier, che ripercorrerà la sua lunga carriera nel piccolo schermo, a Stefano De Martino, passando per Enrico Mentana. Apriranno le porta al mondo del web e della carta stampata, il 23 maggio, l’editore di Rcs Mediagroup Urbano Cairo e il direttore di Chora Media Mario Calabresi, che parleranno del futuro del giornalismo. Il tema dell’informazione sarà anche affrontato in relazione a una tematica altrettanto delicata come quella della democrazia, in un confronto tra Corrado Formigli, conduttore di Piazza Pulita, Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, Antonio Padellaro, giornalista de Il Fatto Quotidiano e Mia Ceran, conduttrice Rai e autrice di Will Media. Alle 16.30 di sabato 24 maggio si terrà un talk sul futuro dell’informazione incentrato sul ciclone Trump, in cui prenderanno la parola Michele Brambilla del Secolo XIX, Emiliano Fittipaldi di Domani, Giuseppe De Bellis di Sky Tg24, Luciano Fontana del Corriere della Sera, Andrea Malaguti del La Stampa e Mario Sechi di Libero.
Tra gli ospiti presenti al Festival spicca il noto giornalista Aldo Cazzullo, che intervisterà il pianista Ludovico Einaudi e presenterà anche un reading sulla Bibbia e un talk di economia con Annalisa Bruchi. Il Festival della TV di Dogliani si aprirà venerdì 23 maggio alle 10.30 in piazza Umberto I e le altre location principali della manifestazione sono piazza Carlo Alberto e piazza Belvedere. Venerdì 23 maggio, alle 10.30 si terrà l’anteprima della nuova stagione de “Le ricette di Arturo e Kiwi 5”, produzione di Rai Kids, un appuntamento riservato alle scuole di Dogliani, mentre il pomeriggio sarà caratterizzato dalla presenza di Ornella Muti, Carlo Conti e Noa. La novità di quest’anno sarà la prima Dogliani TV Run, una gara podistica non competitiva di 10 km e una corsa camminata di 6 in programma sabato 24 maggio. Il Festival assegnerà tre premi alla sostenibilità e leggerezza, che sarà conferito a Francesca Fialdini, all’innovazione del linguaggio, che sarà conferito ad Aldo Cazzullo e all’ambiente, che andrà a Donatella Bianchi.
MARA MARTELLOTTA
VENERDÌ 9 MAGGIO ALLE ORE 17,30
Al Centro Pannunzio Giovanni QUAGLIA, Giampiero LEO e Pier Franco QUAGLIENI parleranno sul tema:
“L’EREDITÀ DI PAPA FRANCESCO,
IL SUPERAMENTO DEL CLERICALISMO”
Introdurrà Edoardo Massimo FIAMMOTTO
Nel 2013, agli inizi del pontificato di Papa Francesco, insieme al Circolo della Stampa, il Centro “Pannunzio” organizzò un dibattito sulla novità che il Papa rappresentava. Che cosa è stato il Papa? Che cosa rappresenterà storicamente?
È un Papa che ha contenuto il clericalismo della Chiesa ma ha imposto un superamento graduale dell’anticlericalismo. È stato un Papa che ha insegnato a molti “perché non possiamo non dirci cristiani”, come diceva Croce. Ha anche suscitato tante polemiche che la morte non ha sopito.
Centro “Pannunzio”, Via Maria Vittoria 35 H, Torino Ingresso libero
L’ultimo progetto della filmmaker e artista visiva torinese sarà presentato al “Bellaria Film Festival” di Igea Marina
Sabato 10 maggio, ore 21
Bellaria – Igea Marina (Rimini)
“Un omaggio a una visione libera e artigiana dell’arte”, di cui il “Bellaria Film Festival”, storico Festival di “cinema indipendente” – fondato nel 1983 da Enrico Ghezzi e ora diretto da Daniela Persico – è, da sempre, custode. Questo, soprattutto, vuole essere “Murmur”, l’ultimo progetto filmico della regista torinese Irene Dionisio (nomina ai “David di Donatello” e “Nastro d’Argento per la Migliore Sceneggiatura” nel 2017 con “Le ultime cose”, oltre che dal 2017 al 2019 direttore del “Festival LGBTQI – Lovers” sotto il “Museo Nazionale del Cinema”) che verrà presentato, sabato 10 maggio, alle 21, presso il “Cinema Astra – Sala Hera”, proprio all’interno della 43^ edizione del “Bellaria”, in occasione del talk con l’attrice e regista palermitana, Isabella Ragonese, voce di “Murmur”, che, insieme alla Dionisio (e moderata da Daniela Persico) ripercorrerà per l’occasione il suo prolifico percorso cinematografico (ultima prova in ordine di tempo, nel 2022, il ruolo della fotografa Letizia Battaglia nella miniserie “Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa”) a partire da spunti e riflessioni desunti da Anton Čechov.
Corto inedito d’archivio, il film di Irene Dionisio (prodotto da “Fondazione Home Movies” con “I Cammelli”, in collaborazione con “8emezzo – Archivio di Livorno”) segue “il volo reale e metaforico di un gabbiano, attraverso lo sguardo di una figura femminile – sospesa in un tempo indefinito- che ne indaga le meccaniche fisiche e divine”. Ed è proprio Isabella Ragonese a dare voce agli interrogativi che animano il corto, a partire dalla libera rielaborazione del celebre monologo di Nina de “Il gabbiano” di Anton Čechov:
Dove sei? Leggero, buffo ed epico. Se gli orizzonti non fossero così vicini che folate seguiresti? E’ un desiderio quello che ti solleva, un dolore che ti sospinge, una follia quella che ti porta a fondo. Dove vai ora? Il vento come note a margine, sussurri e applausi. Questo soffio è un sospiro all’unisono.
Frasi smorzate. Di forte impatto emotivo. E visivo. Squarci profondi dell’anima, interpretati da un “altro” che può regalare il volo alle tue parole, ai tuoi sogni, alle tue speranze. E non fa nulla “chi sia” o “perché lui?” o “perché?”. L’importante è il suo “esserci”. Il suo “guidarci”. Solo questo … e nulla più.
Sottolinea la curatrice del progetto, Giulia Simi: “Irene Dionisio ci apre a uno sguardo dell’attenzione, del respiro, della cura. Dai corpi minuti ai vasti paesaggi, ‘Murmur’ è un’elegia per la libertà del cinema e dell’arte che può – e forse deve – ripartire dalle immagini della memoria, dai ritrovamenti d’archivio, dalla capacità del passato di farsi presenza. Dispiegare le ali come i gabbiani per ritrovare l’incanto dell’immagine e della vita”.
E la stessa Irene Dionisio (che di recente ha scritto anche il volume “Lo sguardo del regista – Gli innovatori del cinema italiano”), sul senso del progetto filmico, spiega: “Da sempre il ‘Bellaria’ è stato custode di un cinema artigiano, di ricerca e di cesura. Un cinema che preserva la biodiversità degli sguardi registici e l’intelligenza di quella degli spettatori. E’ stato naturale e spontaneo arrivare alla creazione di questo piccolo omaggio”.
Omaggio che bene torna a sottolineare e a ricordarci le “antiche” parole di Enrico Ghezzi sul “Che cos’è il cinema indipendente?”. Diceva, anni fa (ma il tempo, in questo caso, non pare passato) il celebre critico cinematografico, bergamasco di Lovere: “Il cinema indipendente è quello fatto di opere capaci di farci dimenticare come, dove e perché sono nate, e poi capaci di farci interrogare”. Lezione ben appresa e custodita, con lodevole passione, dalla nostra Dionisio.
Gianni Milani
Nelle foto: “Still Frames_Murmur”, Irene Dionisio, Isabella Ragonese (Ph. Nicola De Rosa)
|
|
Nel pieno centro della nostra meravigliosa città si trova un bel palazzo seicentesco originariamente progettato per ospitare un collegio gesuitico e trasformato, in seguito, nella prestigiosa sede dell’Accademia delle Scienze.
Sebbene tra le carte ufficiali non ve ne sia traccia, la paternità di questo edificio è stata a lungo attribuita a Guarino Guarini. A supporto di questa tesi, o che Guarini ebbe un coinvolgimento nei lavori quantomeno parziale, vi è la certezza che l’architetto in quel periodo fu impegnato nel cantiere di Palazzo Carignano che si trova proprio a due passi dall’Accademia; sono visibili, inoltre, chiari influssi dello stile di cui Guarini era uno dei massimi esponenti, il barocco piemontese, che si possono osservare in diverse parti dell’edificio, ma soprattutto ammirando il magnifico scalone.La prima pietra fu posata nel 1679 da Maria Giovanna di Savoia di Nemours, l’idea di costruire il palazzo fu del gesuita Carlo Vota mentre l’urbanista Michele Garove diresse i lavori. Nel 1773 l’ordine dei gesuiti venne abolito e, dopo che la proprietà del palazzo diventò sabauda, il palazzo fu concesso alla neo costituita Accademia delle Scienze.
L’entrata è arricchita da due figure allegoriche femminili: Veritas, rappresentata da una donna appoggiata sul globo, e Utilitas, ritratta con cornucopia e il bastone alato con due serpenti, le statue sono divise tra loro dallo stemma coronato dei Savoia.
Sono diversi i tesori custoditi all’interno di questo luogo prezioso, ma certamente i più importanti e unici si trovano nel cuore dell’edificio, il piano nobile, nella Sala dei Mappamondi che prende il nome, appunto, dai due straordinari globi realizzati dal cartografo veneziano Vincenzo Maria Coronelli. Entrambi hanno un diametro di 110 cm e rappresentano, il primo, la cartografia terrestre e l’altro quella celeste. Le decorazioni della sala, realizzate nel 1787, sono di Giovannino Galliari.
I particolari da non lasciarsi sfuggire negli angoli della volta sono davvero molti tra cui una bussola, un astrolabio un compasso, un coccodrillo e un termometro, mentre il timpano riporta le iniziali di Re Vittorio Amedeo III che istituì l’Accademia. Sopra la porta che conduce alla Sala lettura troviamo i ritratti di Euclide e Pitagora mentre all’interno di questo spazio, colmo di edizioni prestigiose accolte all’interno di ricche librerie, spiccano immagini ornitologiche e tondi con suggestive figure di animali. L’ultima sala, dalla forma stretta e lunga, ospita gli schedari storici, le pubblicazioni periodiche dell’Accademia e i repertori bibliografici per agevolare la consultazione delle opere.
Un’altra ricchezza torinese, un altro pezzo di storia che conferma quanto il patrimonio culturale di questa città, sede di memorie ed eredità culturali, sia di straordinario valore.
MARIA LA BARBERA
Per richieste di informazioni generiche su eventi e iniziative: info@accademiadellescienze.it
Fonte:
“A quasi quindici anni dalla mia prima personale – spiega il maestro Enzo Forgione – sento la necessità di documentare il mio percorso artistico e l’evoluzione della ricerca pittorica che si è sviluppata negli anni. Il mio lavoro è articolato su diverse serie ed è essenzialmente incentrato su oggetti botanici e floreali. Le serie ne mostrano chiaramente l’evoluzione sia nella padronanza delle tecniche pittoriche, sia nel mettere a fuoco e trattare tematiche e interessi a me cari, come la botanica e la percezione visiva, che sono riuscito a coniugare e esprimere a pieno nella serie che ho chiamato ‘Narciso’. Sono sempre stato affascinato dagli aspetti della percezione visiva focalizzati sui ‘pattern’: insieme di linee, forme e strutture, che sono ovunque intorno a noi, sia nelle geometrie del nostro urbano quotidiano, sia soprattutto nell’apparente disordine della natura.
Definisco la mia pittura di oggi figurativa di stile ‘realista’; durante gli anni ho voluto fortemente allontanarmi dagli stilemi del ‘freddo’ iperrealismo, che caratterizzavano le mie prime opere, per avvicinarmi a una pittura più calda e coinvolgente e credo di essere riuscito nel mio intento. Lavoro prevalentemente a olio su tela, lino o su carta. La tecnica che uso ricorda quella detta ‘alla prima’, un approccio pittorico consistente nell’ottenere tutti gli effetti tonali e cromatici quando il colore è ancora fresco, con la differenza che il dipinto non viene completato in una singola sessione di lavoro”.
Il tempo, lo spazio, la natura, il progresso, la società, il dinamismo dell’esistenza e tutta l’esperienza della vita vibra nelle opere di Tommaso Vitale, maestro eclettico che, nel corso della sua carriera, ha sperimentato tecniche, materiali, stili, in una coerenza di linguaggio ed espressione mirabile e affascinante. Pittura, scultura, fotografia, installazioni rappresentano la sua palestra creativa in cui allenare genialità e personalità, raggiungendo risultati importanti nel mondo dell’arte contemporanea internazionale. Il Museo MIIT è quindi orgoglioso di presentare questa sua personale dal titolo ‘Remake’, una sorta d rivisitazione del suo percorso, quasi un riassunto essenziale, esistenziale ed estetico dell’anima dell’artista. Maurizio Vitale trascorre gran parte della sua giovinezza con Tommaso, nonno paterno, il quale gli trasmette la passione per l’arte e l’architettura. Altra figura sempre presente e fondamentale per la crescita artistica del giovane è nonno Pietro, tipografo amante dell’arte e collezionista. La sua passione artistica è sempre stata molto forte anche negli anni di studi all’istituto tecnico; a conferma di questo, gli ottimi voti e la volontà di seguire nel pomeriggio lezioni di storia dell’arte. Molto forte anche l’amore per i viaggi: spesso viaggia insieme a papà Benito per lavoro, sostando a Roma, il cui fervore storico-artistico ha sempre affascinato molto il giovane Tommaso. Negli anni ’80 si iscrive alla facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Bari (che abbandona dopo non molto tempo), frequentando autonomamente lezioni in lingua inglese. Informato sul panorama artistico locale, partecipa a numerosi vernissage di mostre d’arte, dove conosce Graziella, insegnante calabrese che sposa nel 1991. Insieme adottano Alexandra, una bimba bielorussa. Lavorando nel settore della viabilità come geometra statale, non ha mai abbandonato il suo amore per l’arte e per i viaggi. Dalla fine degli anni ’90 partecipa attivamente a mostre d’arte, concorsi e fiere, vendendo opere e vincendo premi.
La mostra di Luigia Rinaldi si articola su varie serie pittoriche e fotografiche. Dalla serie dei Capperai ai dipinti ispirati ai muretti a secco della Liguria e agli ulivi secolari, fino ai vari personaggi politici e della società contemporanea che sono saliti alla ribalta delle cronache per le loro vicende spesso drammatiche. Volti di isolani e maltrattati dalla storia costituiscono il tema di questa esposizione che unisce le varie anime di Luigia Rinaldi. Il lavoro dell’artista è caratterizzato da una pittura di intensa espressività e ritmo tonale, dopo aver iniziato, negli anni Settanta, dalla sperimentazione fotografica, a sottolineare una volta di più il rapporto stretto, complice, e talvolta oppositivo tra due tecniche che nascono con l’obiettivo di rappresentare la realtà. In un’epoca di ridefinizione dei generi la pittura mantiene la sua centralità riuscendo, nei casi migliori, a rinnovarsi da un punto di vista iconografico, quindi conservando quella caratteristica che le è propria, implicita nel concetto di “teknè”, di tirocinio artigianale visto in una dimensione di sublimazione dell’agire artistico, con modalità attente e riflessive, abbinando a questa antica vocazione la capacità di osservare con occhio partecipe, e disincantato al tempo stesso, l’esistente, decontestualizzandolo dalla sua effimera contingenza materiale, per dargli forma nella dimensione del simbolo.
Museo MIIT Italia Arte di Guido Folco – Corso Cairoli 4, Torino
Telefono: 011 8129776
Mara Martellotta