Viene inaugurata sabato 15 marzo, alle 15.30, la mostra “Un lunghissimo Ottocento – esperienze estetiche, poetiche e tematiche tra collezionismo e decorazione prima e dopo il divisionismo di Angelo Mombelli”, un’esposizione che attraversa un secolo di evoluzioni artistiche e culturali.
Organizzata dal Comune di Rosignano Monferrato, in collaborazione con Emanuele Cardellino, esperto d’arte e titolare della galleria L’ Estampe di Torino, e con Francesca Boi alla direzione artistica e al progetto curatoriale. La mostra è allestita presso i Saloni Arnaldo Morano, attraversa e percorre il lunghissimo Ottocento, un secolo eccezionalmente intenso, costituito da grande evoluzione economico culturale, nel quale correnti più strettamente positiviste si alternarono ad altre spiritualiste, nella cultura elitaria come nel sentimento comune, dando origine a figurazioni artistiche nelle quali dall’alternanza rifletteva l’indagine, più o meno consapevole, che gli artisti e gli intellettuali erano chiamati ad approfondire. Nel percorso espositivo appariranno oltre 30 opere di grandi artisti dell’Ottocento e del primo Novecento italiano che ebbero una straordinaria fortuna collezionistica nonostante le pressioni sempre più forti da parte delle avanguardie, contestualizzati in ambienti domestici opportunamente ricostruiti prendendo spunto e ispirandosi ad alcune opere di Angelo Morbelli, capace di rendere al meglio il contesto nel quale le opere si collocano.
La mostra di Rosignano Monferrato si pone in ideale continuità con la “bellezza liberata-Leonardo Vistolfi, gli amici divisionisti” ospitata a Casale Monferrato. L’obiettivo è offrire ai visitatori la possibilità di confrontare le diverse espressioni artistiche del periodo, dal divisionismo ad altre correnti che hanno sancito il passaggio tra Ottocento e Novecento.
Inaugurazione: sabato 15 marzo alle 15.30
Durata mostra: 15 marzo – 11 maggio 2025
Orari: sabato e domenica 10.30 – 12.30 e 15.30 – 17.30. In settimana 15.30 – 17.30 su appuntamento.
Telefono: 347 0530167
Mara Martellotta











C’è il carboncino entusiasmante di John Keating, il corpo nascosto tra le pieghe del lenzuolo, e il teatrino di Luzzati, i “Piantatori” di Giovanni Macciotta (1960) e lo “Studio” di Anna Lequio (2023), acquerello dedicato all’amico Silvano, il viso di ragazzo di Pino Mantovani e la “Silvia” classicheggiante di Ottavio Mazzonis e il nervoso e impennato cavallo ad accompagnare il “Bellerofonte” di Raffaele Mondazzi, i tetti invernali e imbiancati di Aime e il mare di Vinicio Perugia, il “Raccolto” poetico – l’antica assoluta poesia di sempre – di Sergio Saccomandi e il ragazzo di Lorenzo Tornabuoni, la “Ginnasta con la palla” che testimonia ancora una volta l’arte di Sergio Unia. Nomi, un nastro di nomi, un punto di riferimento prezioso e oggi non dimenticato, un punto di confronto per quanti con lui hanno amato l’arte, Silvano Gherlone è stato il gallerista prezioso e attento, giudicante e accogliente, l’uomo che consolidava un percorso già avviato o poteva dare inizio a una carriera, con intelligenza e con simpatia, poteva affermare un futuro valore, correggeva e indirizzava. Silvano Gherlone era “discreto, riservato, gentile”, scriveva ne La Stampa Bruno Gambarotta all’indomani della sua scomparsa: e l’affetto che ancora circola, oggi, tra le pareti della Fogliato ne è l’esatta testimonianza.