CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 133

Garibaldi, l’animalista in camicia rossa

Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi, uno dei padri della patria, oltre ad essere sempre pronto – come dice Massimo Bubola nel testo della sua bella canzone, “Camicie rosse” – “a menare le mani per la libertà”, nutriva uno sconfinato amore per gli animali. Ed è questo,  probabilmente, uno degli aspetti meno conosciuti della sua complessa e poliedrica personalità. Un amore, il suo, che lo spinse nel  1871 a fondare, assieme alla contessa di Southerland, la “Società Reale per la protezione degli animali“, divenuta poi l’attuale Enpa.

 

Sfogliando le note storiche dell’ Ente Nazionale per la Protezione degli Animali  – che custodisce documenti e lettere firmate di suo pugno da Garibaldi – si scopre infatti che le origini stesse dell’associazione vanno fatte risalire al 1° aprile 1871, anno in cui Giuseppe Garibaldi, su invito di una nobildonna inglese – lady Anna Winter, contessa di Southerland –  incaricò con una lettera inviata da Caprera il suo medico personale, dottor Timoteo Riboli, di costituire una società per la protezione degli animali, annoverando la signora Winter , il medico e se stesso come soci fondatori e presidenti onorari. Un atto fondamentale che costituisce il più antico documento conosciuto contro il maltrattamento degli animali.

 

Fu così che nacque la “Società Reale per la Protezione degli Animali“, con un ufficio provvisorio a Torino, al primo piano del n. 29 di via Accademia Albertina, di cui la storica tipografia di Vincenzo Bona stampò, nel 1872, uno Statuto Sociale, stilato in lingua italiana, inglese, francese e tedesca.

Marco Travaglini

Installazione urbana con i versi “Conoscere il respiro esattamente” di Davide Rondoni

Il 21 aprile in via Foggia 11/a, a Torino

 

In via Foggia 11/a, a Torino, a cura di Laura Milani, Stefano e Davide Cerruti, si terrà un’installazione urbana, il cui svelamento avrà luogo il 21 aprile 2024 dalle 18 alle 21:30.

“Amare è l’occupazione di chi non ha paura”.

Con questi versi termina la poesia di Davide Rondoni “Conoscere il respiro esattamente”, che nella sua interezza diventa installazione sulla facciata del building di via Foggia 11/a. I versi, pubblicati in una raccolta uscita per Guanda nel 2003, sono state offerti dal poeta a Laura Milani, un momento privato che si trasformerà in atto pubblico, grazie alla visione dei proprietari Laura Milani e Stefano Cerruti, ideatori del progetto, che hanno deciso di trasformare il testo in un’installazione permanente. Complice l’opportunità del superbonus 110, l’approccio urbano è stato superato da un concetto artistico sempre presente, capace di trasformare un’esigenza pratica in un’occasione unica e collettiva. Poesia, arte e architettura si fondono in un progetto che diventa a sua volta un regalo di bellezza alla città, un’opera di rigenerazione urbana che si fonde con una visione artistica dell’abitare, un dialogo silenzioso con il mondo nel contesto di Torino, che haabituato da anni cittadini e turisti a pause inusuali nei percorsi del Museo di Arte Urbana o con le Luci d’artista nel periodo natalizio.  Un tributo alla poesia, ma anche all’amore e al coraggio.

“Amare è l’occupazione di chi non ha paura” chiude con questi versi la poesia. Il componimento verrà disvelato ogni giorno per 15 minuti, dalle 16 alle 22.

“È un onore per un poeta vedere che la poesia divenga segno stabile e dono permanente – commenta il suo autore Davide Rondoni – il fatto che avvenga a Torino, città che ha dato i natali a grandi poeti, mi pare bellissimo. È anche un segno che va oltre la mia minima importanza. Senza parole che cerchino il segreto della vita, senza poesia, la città e la convivenza diventano soltanto calcolo, consumo e discordia. La poesia è un dono del cuore che non richiede grande fatica ed è un bel gesto da parte degli abitanti di una casa, invece di pavoneggiarsi per la loro bella dimora, di donare una poesia a chi passa. La poesia non si consuma, è un segno di stima per le persone che lo riceveranno, per la loro umanità che non merita solo marchi, pubblicità, chiacchiere o slogan”.

Durante l’evento, Rondoni leggerà alcuni testi del suo libro “Rispondimi, bellezza – poesie per artisti, maghi, sibille e visioni”(Pellegrini Editore), e sarà distribuita una copia della poesia – installazione, oltre a un segnalibro che riporta il titolo del componimento, i dettagli dell’evento e un qr code che rimanda all’immagine dell’opera.

Il 21 aprile si terrà, dalle 18 alle 22, il cocktail di benvenuto, esclusivamente su invito.

 

Mara Martellotta

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Giù le mani da Tortora – Il Salone del libro di Benini – Lettere

Giù le mani da Tortora
Ilaria  S a l i s   accusata  di violenza  politica  in  Ungheria  con precedenti penali in materia, si candida in Europa in Alleanza Verdi e Sinistra per uscire dal carcere prima della sentenza o addirittura ottenere l’immunità parlamentare dopo la condanna. Giustamente il Pd con responsabilità non l’ha accolta tra le sue liste. C’è qualche stupido fazioso che non conosce la storia, che accosta l’attivista – parola sempre più odiosa – con Enzo Tortora che si presentò anche lui in Europa con il partito radicale di Marco Pannella, in presenza di un clamoroso caso giudiziario montato contro di lui e rivelatosi totalmente falso. Ma Enzo, appena condannato a 10 anni, si dimise subito da parlamentare. È un  alto esempio di dignità  etica, umana e civile da non accostare per nessun motivo a quello della maestra dai modi esuberanti, si spera non in classe quando insegnava ai bambini.
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Il Salone del libro di Benini
Speravo che l’era Lagioia del Salone del libro fosse stata archiviata all’arrivo di Annalena Benini che leggo e stimo da tanti anni, moglie di quel Mattia Feltri di cui mi reputo amico anche se non sempre condivido la sua rubrica quotidiana. Da quello che vedo, Benini sta andando verso un Salone molto vicino a quello di Lagioia. Chi la voleva direttrice, auspicava un’inversione di tendenza e un maggiore pluralismo. Salvo per un breve firmacopia per l’amico Pedrini, ho disdetto gli impegni al Salone che non è cambiato. Sono convinto che molte cose siano eredità di  Lagioia che ha ipotecato in modo non adeguato  anche il futuro del Salone. Occorrerà  una netta discontinuità con i Saloni precedenti,  anche quelli del buon Ferrero, persona molto in gamba, ma sempre piuttosto  di parte. Il meglio fu Picchioni, ma oggi la sua idea di Salone non sarebbe più adeguata. Quella dei  fondatori sarebbe addirittura antidiluviana. L’inventiva e la creatività di Benini sono certo di ritrovarla nel Salone 2025, con la speranza che si liberi totalmente dalle remore  negative del  Circolo dei Lettori che va ridimensionato come già è avvenuto nella realtà: ci  sono  stato di recente per assistere ad  una inadeguata presentazione  di un ottimo libro di Gianni Oliva – condotta in modo pessimo da persona non adatta-  e per partecipare in prima persona ad  un evento a favore di Israele, ho notato un Circolo ripiegato su se stesso che alle 22,30 doveva chiudere i battenti e che non aveva frequentatori come in passato. Forse la direzione  un po’ “napoleonica” di Antonella Parigi ha ceduto il passo ad una gestione non casualmente un po’ troppo notarile.
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Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com
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quaglieni penna scritturaCanfora querelato
Il professore dell’Università di Bari Canfora adesso fa il vecchietto che non si regge neppure in piedi dopo aver accusato la premier di essere “nazista nell’intimo”. Lei ne ha già scritto magistralmente, ma questa sceneggiata del professore che ha anche riempito di famigliari la sua Università forse per sentirsi meno solo, che si fa fotografare piegato in due e sorretto dal bastone è davvero pietosa.    Ulrico de Battista
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 Si potrebbe dire che Canfora è a sua volta uno  “stalinista non solo nell’intimo” perché violare la sfera intima di una persona e pretendere di giudicarla è cosa che Canfora non dovrebbe permettersi neppure con sua moglie nell’ intimità. Così egli dimostra di essere illiberale. È un vedovo del marxismo feroce, di Stalin, di Togliatti, della guerra fredda, dell’invasione dell’Ungheria e dei carri armati a Praga. Il discorso in cui ha offeso Meloni lo tenne agli studenti di una scuola pubblica, violando la regola elementare per un professore, che sconsiglia per ragioni di stile la propaganda in edifici scolastici perché va rispettato il pubblico giovanile. Certe cose deve riservarle quando, gagliardo vecchietto in camicia rossa e con il pugno chiuso, fa comizi per il Primo Maggio ai pochi operai sopravvissuti perché oggi i sindacati appaiono essenzialmente e purtroppo formati da pensionati. Ad applaudirlo ci sarà sempre Landini che non è più fazioso come qualche tempo fa pur se anche lui nostalgico dell’egemonia gramsciana, che voleva imporre non solo agli intellettuali, come fa Canfora.
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Israele
Israele è indifendibile e lei insiste nel farlo. Sembra un disco rotto molto fastidioso. Luigina Gelli
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Da sempre sono un liberale sionista e filo israeliano e tale resto. Tante volte ne ho spiegato le ragioni in articoli e discorsi. È anche una posizione ereditata da Pannunzio che tengo alta da decenni con coerenza e anche con difficoltà. Odio le interferenze di +Europa, mentre ho  amato Pannella sostenitore coraggioso di Israele. Mi piace anche Fassino fermissimo amico di Israele. L’idea di accusarla  di genocidio è pura follia, come pura demagogia è sostenere l’idea irrealizzabile dei due Stati. La faziosità ha perfino travolto a Siena David Parenzo, cacciato dal rettore Montanari dall’Università per stranieri di Siena  perché ebreo coerente. Forse Montanari non doveva ammettere ad insegnare Parenzo per carenza di requisiti scientifici, ma il discorso si farebbe lungo. Montanari è  forse anche peggio di Canfora con l’ aggravante che è giovane ed ha  ancora una carriera davanti a sè.

Scelte coraggiose

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

A differenza di parecchie altre etichette statunitensi di rock anni ‘60 che in “ottica di mercato” preferivano diversificare i generi per venire incontro ai gusti variegati del vasto pubblico, troviamo qua e là case discografiche che intrapresero altre strade, storicamente più meritorie. Alcune di queste furono veri e propri “pionieri” del garage rock minore, favorendo a più riprese bands emergenti talvolta poco esposte al di fuori dei confini dello Stato in cui erano sorte. Tra queste etichette possiamo annoverare per esempio “Phalanx”, “label” medio-piccolo dell’area di Portage (Michigan) associata a Cap Studios, attiva tra 1965 e inizio 1967, che seppe inserirsi in anni di grande fervore e vivacità musicale, tempi in cui l’evoluzione di stili e gusti musicali si muoveva a ritmi vertiginosi e rapidissimi. Tra sud-ovest del Michigan, Indiana e parte dell’Ohio (il “mitico” Midwest) si muoveva una miriade di gruppi garage, impegnati ad accaparrarsi “locations” e luoghi di animazione musicale, a volte in agguerrita concorrenza; alcune di queste bands seppero trovare in “Phalanx” una soluzione (anche a buon mercato) per incidere propri brani originali, senza dover patire l’opprimente ansia del “grande salto”. E’ importante segnalare che col “garage rock revival” che decollò specialmente dalla seconda metà degli anni ‘80 ed il fiorire di “compilations” analitiche sul garage USA anni ‘60, “Phalanx” comparve e compare tuttora in svariate raccolte a tema per gli appassionati del genere [tra cui “Michigan Mayhem!”; “You’re So Square”; “Garage Beat ‘66. Vol. 1”; “Mind Blowers”; “Sigh Cry Die: 29 Tales of Woe and Despair”; “Glimpses. Vol. 1 & 2”; “Hoosier Hotshots. Indiana in The Garage Era”; “Quagmire. Vol. 2. Sixties Punk in the USA!”].

Qui di seguito la discografia Phalanx finora ricostruita, anche alla luce di recenti scoperte:

–  (Kalamazoo’s) Hitch-Hikers  “Makes Me Feel Good / Someday Baby”  (804P-1000; 1000, 1001)  [1965];

–  The Headlyters  “Girl Down The Street / Shop Around”  (804P-1010; 1010, 1011)  [1965];

–  The Pastels  “’Cause I Love You / Don’t Ya Know (What You Do To Me)”  (804P-0631; 1006, 1007)  [1966];

–  The Ethics  “Crazy Horse / Hall Of Fame”  (804P-1002; 1002)  [1966];

–  The Deacons  “Just Like A Shadow / Don’t You Just Know It”  (804P-1016; 1016, 1017) [1966];

–  Toronados  “Alone / Let Me Be Your Man”  (804P-5859; 1004, 1005)  [1966];

–  The Troyes  “Why / Rainbow Chaser”  (804P-0842; 1008, 1009)  [1966];

–  The Relics  “Inside Outside / Skin Sin”  (804P-1012; 1012, 1013)  [1966];

–  Toronados  “She’s Gone / Rainy Day Fairy Tales”  (1014)  [1966];

–  The Chessmen  “You Can’t Catch Me / Mr. X”  (804P-1018; 1018, 1019)  [1966];

–  The Olivers  “I Saw What You Did / Beaker Street”  (1022, 1023)  [1966];

–  The Ape Quartet  “Tarzan / Sally Brown”  (1024)  [1966];

–  Blues Inc.  “Get Off My Back / Tell Me Girl”  (1025)  [1966];

–  The Pickwick Papers  “I Want To Do It / You’re So Square”  (804P-1026; 1026)  [1966];

–  The Checkmates  “Can’t Explain / Cherry Pie”  (804P-1027; 1027)  [1966];

–  The Invaders  “Set Me Free / Let’s Dance”  (804P-1028; 1028)  [1966];

–  The Rainmakers  “Tell Her No / You’re Not The Only One”  (804P-1029; 1029)  [1966];

–  The Redwoods  “Tell Me / Little Latin Lupe Lou”  (804P-1030; 1030)  [1966];

–  The Soundsations  “Shout”  [LP]  (PH-001)  [1966].

Gian Marchisio

   

Al Serenissimo di Cambiano la prima stagione si chiude con “Piccoli crimini condominiali”

Si conclude la prima stagione del teatro Serenissimo di Cambiano sotto la nuova gestione di E20 in Scena, e del direttore artistico Stefano Mascani, con una commedia che sta riscuotendo un notevole successo: “Piccoli crimini condominiali” di Giuseppe della Misericordia, per la regia di Teo Guadalupi. Ussi Alzati e Barbara Bertato sono le due interpreti della commedia. L’improvvisa dipartita di un anziano vicino di casa scatena nelledue cugine il senso di rivalsa che da sempre covano contro lo Stato, contro i vicini e anche contro se stesse. La scelta più giusta per loro sembra quella di far sparire il corpo dell’uomo per continuare a incassare la sua pensione. Le due donne decidono così di prendersi, con cinica leggerezza, quello che pensano di meritare, cercando di costruirsi una vita più felice. Nella loro strategia c’è anche qualche altro vicino da far sparire e altrepensione da incassare…

“In questa commedia viene portato all’esasperazione un sentimento tipicamente italiano, quello di essere ingannati dallo Stato – dichiara l’autore della commedia Giuseppe della Misericordia- Le due protagoniste hanno l’occasione per la prima volta di prendersi una rivincita sullo Stato e ne approfittano in modo grottesco, fino a perdere il controllo o, inevitabilmente, a diventare vittime di se stesse. D’altronde le due donne non sono quasi mai d’accordo tra di loro, e di fronte a ogni decisione tentano comicamente la via del voto, ritrovandosi perennemente con le mani alzate e due voti contrari e inconciliabili”.

Una commedia diretta da Teo Guadalupi, con un ritmo serrato che divertirà moltissimo.

La biglietteria del teatro Serenissimo è aperta sabato 20 aprile dalle ore 15

Info e prenotazioni: E20 in Scena 392 6405385

 

Mara Martellotta

Omaggio a Venezia all’Auditorium Giovanni Agnelli 

 

 

Un omaggio a Venezia, naturale crocevia di popoli e culture che, nei secoli, ha corrisposto la vocazione di essere un ponte tra Oriente e Occidente. Si tratta di un paesaggio sonoro immaginario nel segno della contaminazione fra generi, ispirato alle opere barocche di Antonio Vivaldi.

Il nuovo progetto personalissimo proposto dal violoncellista e compositore Giovanni Sollima, martedì 23 aprile alle ore 20.30, si intitola “Al-Bunduqiyya. Il concerto perduto”. Dopo il fortunato esordio dello scorso anno, l’eclettico e virtuoso siciliano torna a Lingotto Musica in compagnia del violino concertatore di Federico Guglielmo, noto studioso di Tartini e della musica strumentale veneziana, e dell’orchestra il Pomo d’Oro, specialista nella prassi esecutiva storica e già protagonista in stagione nel 2023.

Questo concerto – afferma Sollima – riprende nel titolo l’antico nome di Venezia quale luogo di convivenza, comunità e culture diverse provenienti dal Mediterraneo, dalle terre del Nord e dal levante. Si tratta di uno straordinario lavoro di montaggio di frammenti del passato, della musica classica e popolare, con l’obiettivo di aprire le composizioni a possibilità inedite e regalare alla musica una vita nel tempo attuale dell’esecuzione e dell’ascolto”.

Nel corso del concerto verranno eseguiti, di Vivaldi, il concerto per violino e violoncello RV 547, il concerto per violino e violoncello RV 544 e il recitativo dal concerto per violino RV 208. Di Giuseppe Tartini verrà eseguito il “Lieto ti prendo e poi”, aria del Tasso e gondoliera. Di Giovanni Sollima il Concerto Perduto, Moghul e The Family Three.

Il concerto in si bemolle maggiore RV 547 vede in evidenza la partecipazione del violino e del violoncello, dopo una breve introduzione lenta a carattere recitativo, gioiello risalente agli anni Venti del Settecento e scritto per soliste di spicco fra le trovatelle dell’Ospedale della Pietà. Esuberanza di fantasia inventiva e eccezionale sensibilità timbrica sono alla base della musica di Vivaldi, sempre caratterizzata dalla nettezza di disegno melodico, da una vivacità di fraseggio e di contrasti ritmici. La sua scrittura musicale è sempre chiara e trasparente sia nei tempi lenti che in quelli allegri, e certi adagi dei suoi concerti rivelano una sorprendente concentrazione emotiva e una efficace essenzialità espressiva, così da raggiungere una maniera di composizione nuova. Chiude la prima parte un altro brano popolare di impronta esotica, il canto abanese “Moje Bokura”, conosciuto a Venezia dalla fine del Seicento, dopo l’annessione del Peloponneso da parte della Serenissima. Nella seconda parte si ascolteranno anche due brani di Sollima, “Moghul” del 2018, che riecheggia suoni del lontano Oriente, e “The Family Three” del 2007, ispirato a riflessioni sull’ambiente e sul cambiamento climatico. Chiudono la serata due composizione del Prete Rosso, il concerto in fa maggiore “Proteo-ossia il mondo al rovescio” e il Recitativo dal concerto in re maggiore “Grosso Mogul”, che ricorda certe struggenti melodie zingare.

Fondato nel 2012, il Pomo d’Oro ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, tra i quali l’Opus Classic, il Premio Abbiati, il Diapason d’Or e lo Choc de classica. Giovanni Sollima è il compositore italiano più eseguito nel mondo, collabora con artisti di fama mondiale come Riccardo Muti, Yo –Yo Ma, Patti Smith, Stefano Bollani e Paolo Fresu. Per il cinema, la televisione e la danza ha scritto e interpretato musiche per Peter Greenway, Bob Wilson, Carlos Saura, Peter Stein e Caroline Carlson.

Il concerto sarà preceduto dalla presentazione del volume “Vivaldi – il buio e la luce” di Orlando Perera, alla presenza, insieme all’autore, di Nicola Gallino, Sala Madrid, ore 18.30

 

Mara Martellotta

 

Il “Certame Pareysoniano”

A Cuneo, due studenti di Bologna e Torino si aggiudicano la seconda edizione. Menzione d’onore per una studentessa cuneese

Cuneo

Undici gli studenti finalisti, provenienti da nove diversi Licei di tutta Italia. Si è chiusa, a Cuneo, con numeri decisamente incoraggianti la seconda edizione del “Certame Pareysoniano” (tema di quest’anno “Arte e Natura”), il “Concorso  Nazionale di Filosofia” per studentesse e studenti delle Scuole Superiori, dedicato al “grande” Luigi Pareyson(Piasco, Cuneo 1918 – Milano, 1991), fra i maggiori filosofi italiani del Novecento e “padre” riconosciuto della cosiddetta “Scuola di Torino”, insieme, fra i massimi esponenti, a Gianni Vattimo e ad Umberto Eco, suoi allievi ai corsi di “Etica” (“Filosofia Morale”) ed “Estetica” – creata appositamente per lui – all’Ateneo torinese.

Organizzato dal “Centro Studi Filosofico-religiosi Luigi Pareyson” (con il contributo di “Fondazione CRC”, “Fondazione CRT” e “Otto per Mille Chiesa Valdese – Unione delle Chiese metodiste e valdesi”), in collaborazione con il Liceo classico e scientifico “S. Pellico -G. Peano”, l’evento ha visto aggiudicarsi, nei giorni scorsi, al locale “Rondò dei Talenti”, il primo posto ex aequo e gli 800 euro a persona in “borsa di studio” a Giulia Gavioli (“Liceo Minghetti” di Bologna) e al “nostro” Federico Naretto(“Liceo D’Azeglio” di Torino); terzo posto e “borsa di studio” da 400 euro per Emma Sgobba (“Liceo Berchet” di Milano). “Menzioni d’onore” per Giulia Donadio (“Liceo Pellico-Peano” di Cuneo) e Alessandra Comandé (“Liceo Campanella” di Reggio Calabria).

Sottolinea Maurizio Pagano, presidente del “Centro Studi Filosofico-religiosi Luigi Pareyson”: “La seconda edizione del ‘Certame’ ci ha dato grandi soddisfazioni già nella fase preliminare, perché è aumentato il numero dei partecipanti, 53 rispetto ai 41 della prima edizione, e anche il numero delle regioni di provenienza (7 rispetto alle 3 raggiunte in precedenza). Anche il livello generale dei testi è stato decisamente buono, gli interventi orali degli studenti sono stati tutti interessanti e tutti hanno mostrato uno sguardo attento ed articolato al fenomeno preso in esame, cioè la bellezza nell’arte e nella natura … Quella del ‘Certame’ si conferma dunque come un’ottima idea, da promuovere sicuramente con convinzione ed entusiasmo negli anni futuri”.

Al “Rondò dei Talenti”, prima dei saluti finali, gli organizzatori hanno comunicato il tema dell’edizione 2025 del “Certame Pareysoniano” che sarà: “Libertà e Tecnica”.

Dal prossimo mese di settembre, su www.centrostudipareyson.it, sarà possibile visionare il bando di partecipazione.

g. m.

Nelle foto:

–       Luigi Pareyson

–       Vincitori: Giulia Gavioli (Liceo “Minghetti” di Bologna) e Federico Naretto (Liceo “D’Azeglio” di Torino)

–       Menzione d’onore a: Giulia Donadio (Liceo “Pellico-Peano” di Cuneo)

La solitudine. Parliamone al Circo

In arrivo a Cavallermaggiore, nel Cuneese, il Circo “Madera” con lo spettacolo “Canto Ergo Sum”

Giovedì 18 aprile, ore 20,30

Cavallermaggiore (Cuneo)

Anteprima del Festival di Circo “Istantanea 2024”, organizzato dall’Associazione torinese “Cordata FOR” (in collaborazione con “Piemonte dal Vivo” ed il sostegno del “Ministero della Cultura”) che sbarcherà con le sue due “arene” a Cavallermaggiore, in piazza Baden Powell, da venerdì 3 a domenica 5 maggio, “Canto Ergo Sum” di “Circo Madera” approderà al “Salone Teatro San Giorgio” (via Turcotto, 1) della storica cittadina cuneese, giovedì 18 aprile, alle 20,30.

Sul palco, attrice e regista, Silvia Laniado, cantante comica, attrice e docente di vocalità, oltreché direttrice artistica, con Martina Soragna, del Festival Internazionale “Pagliacce” che, proprio quest’anno, toccherà la sua terza edizione e che, negli ultimi due anni, ha portato a Torino, le migliori artiste internazionali della comicità, di professione clown. Al centro dello spettacolo, un tema di grandissima attualità e su cui, in verità, c’è ben poco da ridere, ma che nelle mani nei gesti e nella voce della Laniado si trasforma mirabilmente in ghiotta occasione per indurre attrice e pubblico alla comicità e alla risata. Come al circo, del resto, si conviene. Quale tema? La “solitudine”! Ohibò… e che ci sarà mai da ridere? Eppure … Provare per credere!

Quello di Silvia Laniado è un personaggio bizzarro, irriverente e disordinato. Stanco di una quotidianità in cui non si sente compreso, chiude i contatti con la Terra e parte per un viaggio solitario in esplorazione dell’universo. E allora, a bordo della sua navicella, ci trasporta nel suo mondo interiore con una comicità che diverte ed emoziona, facendo ragionare, attraverso la risata.

Vera protagonista di questa storia è la “voce”.

Voce capace di farsi “virtuosismo, strumento musicale, narrazione”. Musiche, rumori e suoni sono realizzati unicamente dall’interprete. Che si tuffa, con eccelsa abilità, in citazioni di brani classici e contemporanei dando vita ad una storia “raccAntata”, in cui l’attrice sfrutta la “loop station” per registrare dal vivo diversi suoni e sovrapporli l’uno all’altro fino a creare una sorta di “orchestra vocale”.

“Canto Ergo Sum”, nel segno dello spirito del Festival di Circo “Istantanea” è adatto a tutti, a un pubblico dagli otto anni in su e sa ben parlare tanto ai bambini quanto agli adulti.

Per info e prenotazioni: tel. 351/5488100 o istantanea@cordatafor.com

g. m.

Nelle foto: Silvia Laniado in due momenti di “Canto Ergo Sum”

Via dell’Arcivescovado, da Gramsci a Einaudi

In questo palazzo ebbe sede la redazione del giornale di Gramsci e degli altri futuri fondatori del Pcd’i, come prima l’aveva avuta l’edizione piemontese de “L’Avanti!” e, in seguito, si sarebbe insediata, il 15 novembre del 1933 e per qualche tempo, la casa editrice Einaudi

In via dell’Arcivescovado, a Torino, quasi all’angolo con via XX Settembre, su uno dei muri dell’ex convento che oggi ospita una banca, il 27 aprile del 1949 è stata posta una lapide da «Torino memore » dove si ricorda che lì «La forte volontà/ e la mente luminosa/ di Antonio Gramsci/ stretti attorno a lui/ gli operai torinesi/ contro la barbarie/ fascista prorompente/ “L’Ordine Nuovo”/ stendardo di libertà/ qui nella bufera/levarono e tennero fermo».

In questo palazzo ebbe sede la redazione del giornale di Gramsci e degli altri futuri fondatori del Pcd’i, come prima l’aveva avuta l’edizione piemontese de “L’Avanti!” e, in seguito, si sarebbe insediata, il 15 novembre del 1933 e per qualche tempo, la casa editrice Einaudi. In via dell’Arcivescovado nei «due grandi cameroni, in cui lavoravano tutti i redattori e i cronisti», come ricordava Palmiro Togliatti, nacque, visse e morì “L’Ordine Nuovo” di Gramsci. In via dell’Arcivescovado  ci passa tanta gente, tutti i giorni. Chissà quanti alzando gli occhi, magari casualmente, si soffermano a leggere quella lapide. E quanti impegneranno almeno qualche attimo soffermandosi a pensare a quell’insieme di uomini e di cultura, immaginando il fervore delle idee, delle passioni, dei progetti che si addensarono in quelle stanze luogo. Probabilmente pochi. E per i più varrà quell’indifferenza che Gramsci condannò con veemenza in uno dei suoi scritti più noti, “Odio gli indifferenti”.  Lo scrisse per La città futura, numero unico pubblicato nel febbraio del 1917 a cura della Federazione giovanile piemontese del Partito Socialista.

Scriveva, tra l’altro, Gramsci: “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti..L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza…Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti…”.

Marco Travaglini

 

“A tarda notte mentre dormi, Poison Ivy arriva strisciante in giro”

Music Tales, la rubrica musicale

“Avrai bisogno di un oceano,

Di lozione alla calamina.

Ti gratterai come un cane,

Nel momento in cui inizi a fare casino!

Poison Ivy,

Poison Ivy,

A tarda notte mentre dormi,

Poison Ivy arriva strisciante in giro.”

Poison Ivy è una canzone Doo-wop del 1959 del gruppo musicale statunitense dei The Coasters.

Successivamente la canzone è stata reinterpretata in diverse chiavi musicali da gruppi come The Rolling Stones, Manfred Mann, The Hollies, The Lambrettas e Giuliano Palma & the Bluebeaters.

Per coloro che non ne sono a conoscenza il doo-wop, scritto anche doowop o doo wop, è un genere di musica del rhythm and blues che ha avuto origine nelle comunità afroamericane durante gli anni ’40, principalmente nelle grandi città degli Stati Uniti, tra cui New York, Filadelfia, Pittsburgh, Chicago, Baltimora, Newark, Detroit, Washington DC e Los Angeles.

Fondati nel 1955 dalle ceneri dei Robins, che avevano firmato per la Spark Records l’anno precedente, i The Coasters collaboravano con il duo di produttori Leiber e Stoller, i quali decisero di lasciare l’etichetta per entrare nel roster dell’Atlantic Records.

Quando questi ultimi proposero alla band di recidere il contratto con la loro casa discografica ed entrare nelle file dell’Atlantic, solo Carl Gardner e Bobby Nunn accettarono. Poco più tardi, alla formazione si aggiunsero Leon Hughes e Billy Guy. Tra le hit più importanti dei Coasters vi sono Charlie Brown, Along Came Jones, Little Egypt, Yakety Yak, Young Blood e Searchin’. Nel 1999 vennero inseriti nella Vocal Group Hall of Fame.

Ho scelto questo brano perchè sono una amante del doo wop e mi fa stare leggera.

Coverizzata inverosimilmente questa canzone è un tributo umoristico, si può dire.

La canzone parla di una ragazza conosciuta come “Poison Ivy”. Viene paragonata al morbillo, alla parotite, alla varicella, al comune raffreddore e alla pertosse, ma è considerata peggiore, perché “l’edera velenosa, Signore, ti farà prudere”.

Secondo il paroliere Jerry Leiber, “Pura e semplice, ‘Poison Ivy’ è una metafora di una malattia sessualmente trasmissibile”. La canzone fa anche riferimento ad altri fiori come una rosa e una margherita.

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

 

 

 

 

 

 

https://www.youtube.com/watch?v=lbrtRlAtNys

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