CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 132

Al via la stagione della Gipsy Academy con tantissime novità

La scuola stile ‘Saranno famosi’ di Torino propone molte masterclass

Un sogno chiamato “Saranno famosi” e una scuola in grado di preparare i giovani talenti nel loro ingresso nel mondo dello spettacolo.

Da venti anni la Gipsy Academy risulta una delle più importanti accademie del panorama nazionale ( In Italia ce ne sono altre due del suo livello), nata come proseguimento della storica accademia torinese Laboratorio Teatrale di Arte Drammatica di Carla Pescamora, nata nel 1962, con formazione Actor Studio di New York. Oggi la Gipsy Academy è pronta un suo nuovo percorso presso la sede centrale di via Pagliani 25, a Torino.

I corsi accademici e quelli amatoriali sono partiti a pieno regime a ottobre e presto entrerà nel vivo anche la stagione degli spettacoli e dei workshop con i volti più importanti del panorama internazionale.

Per la masterclass si parla di artisti provenienti da Broadway, New York, West End di Londra.

Dopo lo spettacolo intitolato “Quattro zampe in fiera” il 18 e 19 novembre la stagione degli spettacoli prenderà il via quest’anno sotto Natale con un concerto gospel, in programma il 3 dicembre prossimo al teatro San Barnaba in Strada Castel di Mirafiori 40 a Torino. Il 18 dicembre andrà in scena “On Broadway Greatest Hits” al teatro Superga di Nichelino, per la regia di Neva Belli, la direzione musicale di Marta e la coreografia di Cristina Fraternale Garavelli.

Il 10 marzo andrà in scena al teatro Juvarra, in via Filippo Juvarra 13 a Torino, ‘The Producers’, lo show firmato da Claudio Insegno, uno dei più grandi registi di musical in Italia, da “Kinty Boots” a “La famiglia Addams”, a “Jersey Boys”, che lo scorso anno ha diretto per la Gypsy Academy “Frankestein junior”. QQQQqQQuest’anno la produzione vedrà le coreografie di Cristina Fraternale Garavalli, coreografa di musical e di diversi spettacoli di Arturo Brachetti, e la direzione musicale di Marta Lauria.

L’importante novità di quest’anno è che proprio da ora il Broadway & West End Gipsy Project prevede una serie di incontri didattici con alcuni giganti del mondo del musical di Broadway e Londra, quali Vinny Coyle, protagonista di ‘The Phantom of the Opera’ nel ruolo di Raoul e Gregory Haney, capoballetto di Broadway del musical “Hamilton”, Sophie Camble, performer di diversi musical Disney a Londra come ‘The second Beauty and the Beast’ e ‘Cindarella’.

Ad accompagnare i ragazzi nel triennio accademico i corsi quotidiani, dal mattino alla sera, composti da ben 38 discipline nell’ambito della danza, della recitazione e del canto, e tenuti da insegnanti e visiting professor di prestigio. Soltanto per citarne alcuni Claudio Insegno, Stefania Fratepietro, che da quest’anno ha il ruolo di vicedirettrice artistica, Vittorio Matteucci, lo storico Frodod di ‘Notre Dame de Paris’, Cristina Fraternale Garavalli, Sergio Moses, Luca Spadaro, Andrea Caldi, Luca Giacomelli Ferrarini. Tra i residenti figurano Eugenio Gradabosco, Stefania Rosso e Neva Belli, direttrice artistica e fondatrice della Gipsy Academy.

La Gypsy Academy significa anche accompagnamento al lavoro grazie all’inserimento dei ragazzi nel mondo dello spettacolo e ai titoli realizzati per la compagnia, la stessa che si aggiudicò nel 2019 il passaggio alla finalissima di “Italia’s Got Talent”.

Oltre all’accademia per i professionisti e ai corsi amatoriali, la Gipsy si occupa anche di formare baby professionisti del settore a partire dai 12-14 anni, proprio come i ragazzi selezionati per la serie TV ‘I primi anni’ e giovani cantanti in trasmissioni come Zac Efron Domingo in ‘All togheter now kids”.

Mara Martellotta

“Michelangelo Pistoletto. Molti di uno”. Al “Castello di Rivoli”

Una ricca antologica celebra i 90 anni del Maestro, esponente di spicco dell’“Arte Povera”

Fino al 25 febbraio 2024

Diciamolo subito. Nel percorso della “Manica Lunga” al “Castello di Rivoli”, fa bella mostra di sé anche la versione della “Venere degli stracci” (data in comodato al “Museo d’Arte Contemporanea” di piazza Mafalda di Savoia a Rivoli) dopo e nonostante la triste vicenda di Napoli, che ha visto una versione in grande formato dell’opera – fra le più iconiche del ‘900 ideata e realizzata dall’artista biellese nel 1967, come “ammonitrice” riproduzione della “Venere con mela” dello scultore danese Bertel Thorvaldsen, – distrutta da un incendio doloso, in piazza del Municipio, il 12 luglio scorso.

 

La Bellezza che rigenera stracci ammassati l’uno sull’altro, miseria e brutture che di botto diventano “opera d’arte” e ritornano a vivere: il tutto finito in un vergognoso rogo. “Non mi stupisce – la prima reazione di Pistoletto – se si pensa che il nostro è un tempo in cui si continua a rispondere a qualsiasi proposta di bellezza, di pace e di armonia, con il fuoco e con la guerra”. E, purtroppo, quanta verità nelle parole dell’artista! Maestro indiscusso  che ha attraversato sessant’anni di storia artistica, sempre come protagonista di vicende dell’arte contemporanea d’avanguardia mai disgiunte dal senso più profondo della vita e del vivere in senso totale, navigando, vele al vento (spesso in solitaria), fra oceani di gioia e dolore, angoscia e frustrazione, morte e rinascita. Un tutt’uno, vita e arte. Un’inespugnabile fortezza in cui si riversano e prendono forma le più disparate componenti di riflessione culturale, sociale e ambientale, magnificamente riassunte e concretizzate nella sua leggendaria “Cittadellarte – Fondazione Pistoletto”, nata a Biella nel ’94- sulla riconversione dell’ottocentesco “Lanificio Trombetta” – ed oggi vero e proprio presidio territoriale in cui l’arte è vista “come strumento di trasformazione sociale responsabile”. Idea coraggiosa, di non facile cavalcata, raccontata per capitoli in “Molti di uno”, l’ampia antologica (curata dal direttore del “Museo”, Carolyn Christov – Bakargiev e da Marcella Beccaria) dedicata a Michelangelo Pistolettoper i suoi 90 anni, compiuti il 25 giugnoscorso, e che “reinventa l’architettura ortogonale della Manica Lunga trasformandola in uno stupefacente groviglio armonioso, un dispositivo urbano irregolare e libero attraverso il quale raccogliere e rileggere tutta la sua arte”. Fra gli artisti che, a partire dalla metà degli anni ’60 del Novecento, hanno ridefinito il concetto di arte attraverso un’attenta e singolare “frequentazione” con l’“Arte Povera”, Pistoletto è rappresentato in questa mostra in tutto il suo lungo, personalissimo “vagabondare” artistico. Dal periodo (metà anni ’50) dell’“Autoritratto”(che trasforma il “soggetto individuale” in “soggetto plurale”) ai “Quadri Specchianti” (1962) che includono nell’opera la presenza dello spettatore, fino agli “Oggetti in meno”(’65 – ’67) e all’esperimento de “Le Stanze”realizzato nella torinese “Galleria Stein”. Per arrivare, molto in sintesi, agli anni ’80 – ‘90 con la serie dei volumi “scuri” (“Arte dello squallore”) e alla realizzazione della sua “Cittadellarte” e dell’“Università delle Idee” a Biella. Progetti che anticipano d’un passo (dopo il conferimento del “Leone d’Oro alla Carriera” alla Biennale di Venezia), la fase più recente del suo lavoro, quella del “Terzo Paradiso”, simboleggiato dal segno matematico dell’“infinito” e terza fase dell’umanità raggiunta nella “connessione equilibrata tra l’artificio e la natura”. Un “iter” complesso che nella rassegna al “Castello di Rivoli” viene strutturato come architettura percorribile e composta da 29 “Uffizi” o “Stanze”, fra loro comunicanti “attraverso una serie di porte – spiega Marcella Beccaria –  ciascuna recante sull’architrave l’indicazione dell’attività specifica e la cui forma riprende il ‘Segno Arte’, concepito dall’artista nel 1976 e dato dall’intersezione di due triangoli, in cui inscrivere idealmente un corpo umano con braccia alzate e gambe divaricate”.

Nella futuribile visione di una nuova comunità eticamente responsabile, “la mostra – conclude Christov-Bakargievè anche un dispositivo per coinvolgere di più le persone, a partire dai lavoratori che a vario titolo operano all’interno e orbitano attorno al Museo rendendolo un microcosmo di una possibile ‘città ideale’. Ogni giorno, una persona, dotata di un sapere e di una prassi specifica in un’area per la quale esiste uno dei ‘29 Uffizi’, sarà il responsabile catalizzatore della giornata per il pubblico in visita”. Secondo una linea di dialogo continua fra artista e visitatore. E seguendo la volontà e il credo del giovane novantenne Pistoletto.

Gianni Milani

“Michelangelo Pistoletto. Molti di uno”

Castello di Rivoli- Museo d’Arte Contemporanea”, piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (Torino); tel. 011/9565222 o www.castellodirivoli.org

Fino al 25 febbraio 2024

Orari:dal merc. al ven. 10/17; sab. dom. e festivi 11/18

Nelle foto: “La Venere degli stracci”, 1967, Ph. Paolo Pellion; “QR – Code possession – Autoritratto”, 2019, Ph. Damiano Andreotti; “La mela reintegrata”, 2007-2019, Ph. Alessandro Lacisarella

Il cagnolino su fondo giallo

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

Apriamo qui un capitolo importante e particolarmente complesso per la storia del garage rock americano degli anni ‘60, che costituisce un serbatoio quasi inesauribile di problemi classificatori sia a livello discografico, sia cronologico, con forti ricadute anche per una omogenea mappatura degli stili musicali, delle mode creative, dei gusti del pubblico statunitense specialmente tra il periodo della decadenza dello stile “surf” e l’affermazione del gusto psichedelico.

Le maggiori difficoltà sgorgano quasi spontaneamente in stretta correlazione con l’assoluta scarsità di fonti ed informazioni riguardanti una miriade di etichette minori o di medio cabotaggio, su cui è veramente impossibile determinare localizzazioni, fondatori, “modus operandi” a livello di incisioni e ramificazioni sul territorio in termini di agenti, emissari o talent scouting. Il tutto è reso ancor più complicato dalla mancanza di sufficienti dettagli persino sulle etichette dei 45 giri, che non di rado risultavano scarne e poco significative anche a livello di nomi di produttori, di studi di registrazione e di indirizzi di riferimento. Tutto ciò è quasi inspiegabile se si tiene conto del fatto che, nonostante il piccolo cabotaggio, la qualità musicale dei brani incisi fosse pari (se non finanche migliore) rispetto ad altre etichette decisamente più blasonate e affermate a livello nazionale ed internazionale.

Viste le molteplici difficoltà suddette, non resta che adottare la soluzione più sensata, ossia riportare la discografia (completa o perlomeno conosciuta) di ciascuna etichetta. Partiamo qui da Yorkshire Records (che a grandi linee coprì il decennio 1962-1972), che vedeva solitamente campeggiare sulla sinistra l’immagine di un cagnolino della razza omonima su fondo giallo limone; si rileva in particolare che alcuni brani di tale etichetta rientreranno a più riprese in raccolte e compilations ben note ad appassionati e cultori dei generi garage e psych rock…

– Harry Dial “Money Tree Blues / I Can’t Go On This Way” (1001) [1962];

– THE SAXONS “Carol Ann / Everybody Puts her Down” (YO-102) [1964];

– Harry Dial & His Blusicians “Joy Juice Blues / You’re A Long Time Dead” (#125) [1965];

– THE DOLPHINS “Surfing-East Coast / I Should Have Stayed” (YO-125) [1965];

– THE SAXONS “Things Have Been Bad / The Way Of The Down” (YO-127) [1966];

– THE DOLPHINS “Endless / There Was A Time” (YO-128) [1966];

– Vik Armen “Torn Between Two Lovers / Love’s Come” (YO-129) [1966];

– The Younger Generation “You Really Got Me / Blue Moon” (YO-149) [1967];

– The Dum Dums “Somethin’ Stupid / Tortilla” (YO-150) [1967];

– The Odyssey “Just To Be / Sunday Time” (YO-154) [1968];

– OCELOT “What Have You Done To Your Honey” (mono-stereo) (#1001) [1972];

– Harry Dial & His Blusicians “The Blues Singing Banker” [Album] (DG 72963);

– Harry Dial & His Blusicians “Jazz A La carte” [Album] (HD61565);

– THE HUNTINGTONS “Roll On Little Darlin’ / When You Were My Girl” (YO-101);

– The McCormacks “I Wish That It Was Summer Again / Teenage Tears” (YO-750);

– Bearing Straight (feat.) Kvitka Cisyki “(I’ve Been) Searching Time / End Of Life” (YO1010).

Gian Marchisio

“De Carlo & Friends” per chi vuole suonare e cantare

Music Tales LA RUBRICA MUSICALE

“L’amore è una bugia

Ti succhia a secco

L’amore non è un amico

Fino alla fine

Puoi chiamarlo un gioco

Puoi scegliere il tuo nome

Quando è bloccato nelle vene

Non c’è dolore più grande”

Ha 46 anni Beth Hart e dopo una sequenza traumatizzante di traumi e dipendenze ha combattuto i suoi demoni, si è salvata dal baratro e ora “si diverte come una matta” e si gode un periodo di grande successo.

Sua madre, la famiglia e i compagni di scuola la avvicinarono presto al jazz, al blues, a Bob Seger e Rickie Lee Jones, ai Sex Pistols e ai Circle Jerks, a Etta James e Otis Redding. Questi modelli le insegnarono a cantare il blues come può farlo solo una donna picchiata dalla vita ma ancora in piedi, un blues che nasce crudo e sanguinante dal cuore e si riversa sul palco senza alcuna censura. “La sua sincerità e la sua vulnerabilità sono i suoi punti di forza”, dice Scott Guetzkow, suo marito e road manager. “A volte scoppia a piangere e non riesce a smettere. Mette totalmente a nudo le sue emozioni”.

Se si leggono oggi le recensioni uscite in occasione di ogni suo singolo lavoro (poche quelle italiane), dalla lettura complessiva si immaginerebbe che alcuni critici stessero parlando di artiste diverse. In realtà non c’è da dubitare del loro rigore: quell’impressione è il risultato di una sfida vocale che ha portato Beth Hart a misurarsi con più generi e con più mostri sacri del passato. Già agli esordi aveva inserito nel suo carniere una “Lucy in the Sky with Diamonds” dei Beatles; aveva poi interpretato (e, ovviamente, cantato) Janis Joplin in un musical.

Adoro questa donna, per questo ho scelto un brano il cui testo condivido a pieno.

“L’amore è un mostro, è vero solo se è patetico e non corrisposto.”

Vi invito all’ascolto ed attendo le vostre impressioni sul brano:

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

 

 

 

 

 

(3) Beth Hart – Love Is A Lie (Official Music Video) – YouTube

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Mercoledi 22 novembre, a partire dalle ore 21, si apre l’evento musicale “De Carlo & Friends” che si terrà presso il Capolinea 8 di Via Maddalene 42 bis a Torino con una programmazione cadenzata di due mercoledì al mese.
L’evento vedrà la presenza di una resident band
– Eddy Franco – drum
– Mr Sil – guitar
– Marco Carlino – bass
– Chiara De Carlo – voice
che ospiterà sul palco chiunque voglia suonare o cantare al fine di trascorrere una serata musicale di condivisione e interplay significativi.
Ogni quindici giorni verrà pubblicata la scaletta indicativa che potrà subire cambiamenti nel caso qualche ospite lo desiderasse previo condivisione con Chiara De Carlo.
Ci si potrà quindi prenotare per la data ed i brani scelti.
Il Capolinea 8 fornirà back line composta da impianto audio, batteria, ampli basso, ampli chitarra, pianoforte verticale, microfoni ed accessori.
Ti aspettiamo al De Carlo & friends!!

“Gian Paolo Barbieri. Oltre” al forte di Bard

Una ricca retrospettiva dedicata al grande artista milanese, fra i massimi esponenti della “fotografia di moda” del Novecento

Fino al 3 marzo 2024

Bard (Aosta)

In un’intervista di qualche tempo fa, lui stesso dichiarava: “Fotografo il mondo per ritrovare me stesso”. Parole – guida, perfette per approcciarsi nel giusto modo alla grande personale che il “Forte di Bard” dedica, finoal 3 marzo del prossimo anno, al Maestro milanese che ha segnato la storia della fotografia contemporanea di moda e costume, Gian Paolo Barbieri (Milano, 1935), classificato nel ’68 dalla rivista “Stern” come “uno dei quattordici migliori fotografi di moda al mondo”.

Realizzata in collaborazione con la “Fondazione Gian Paolo Barbieri” di Milano, curata  da Emmanuele Randazzo, Giulia Manca e Catia Zucchetti, la rassegna vede esposte, nelle “Sale delle Cantine”, 112 fotografie, di cui ben 88 inedite che spaziano dagli anni ’60 agli anni 2000, frutto di un’approfondita ricerca condotta all’interno dell’archivio analogico dell’artista, patrimonio storico culturale, custodito dalla “Fondazione” a lui dedicata. Titolo, scelto con saggia competenza: “Gian Paolo Barbieri. Oltre”. E proprio quell’ “Oltre” deve guidarci alla precisa lettura e comprensione dell’opera complessiva di un artista nato nel periodo storico in cui nasceva la “moda italiana” che, in certo senso, l’obbligava a guidare i suoi scatti verso la cristallizzazione di immagini attente ad ogni più piccolo dettaglio, senza però restarne imbrigliato in toto, molto e ben presto giocando sui piacevoli effetti di un gusto singolarmente eccentrico e sulla volontà di spingere il suo sguardo sul corpo “oltre” la pura fisicità per indagarne e osservarne l’anima. “Oltre” i corpi. “Oltre” i volti. “Oltre” l’immediatezza dello scatto. “Oltre” il tutto. Nei suoi photo reportdestinati alle più famose campagne pubblicitarie, i capi del “prêt-à-porter” o dell’“haute couture” sono sempre trattati (grazie soprattutto al sodalizio con il leggendario Valentino)  come vere e proprie opere d’arte e spesso citano anche maestri di arti visive, del cinema e del teatro, suoi primi amori, con ben visibili tendenze futuriste nella libera, spregiudicata predisposizione di trucchi, accessori, scenografie o pettinature curate da lui stesso, come fosse lui il “fashion editor”.

Ispirazione Jodorovsky

 

E proprio la sua sensibilità “quasi pittorica” per il “set design”, cattura l’attenzione dell’élite internazionale della moda, permettendogli di pubblicare sulle più grandi riviste internazionali. Personaggi della scena come Diana Vreeland, Yves Saint Laurent e Richard Avedon, fanno parte della sua storia tanto importante quanto le collaborazioni con le attrici più iconiche di tutti i tempi da Audrey Hepburn e Jerry Hall a “top model” come Veruschka, Naomi Campbell e Eva Herzigovà. Barbieri è la “voce creativa” della moda negli anni ’60, ‘70 e ’80. La voce dei brand più famosi da Walter Albini a Gianni Versace, da Valentino a Giorgio Armani, fino a Gianfranco Ferré, a Saint Laurent e a Vivienne Westwood. Gli anni Novanta aprono a Barbieri un nuovo capitolo di vita e di lavoro. Un’antica attrazione per l’esotismo lo porta a compiere diversi viaggi (dalle Seychelles, al Madagascar, alla Polinesia) alla scoperta “della cultura senza limiti – dicono i curatori della mostra – uniti alla curiosità per paesi lontani e gruppi etnici, per la natura e per gli oggetti più disparati secondo le sue ispirazioni, dando vita poi, a meravigliosi libri fotografici in cui luoghi e realtà lontane vengono raccontati attraverso il suo impeccabile gusto”.

Sue opere hanno casa nei più importanti Musei del mondo. Un anno fa è stato anche presentato al pubblico il “docu-film” sulla vita dell’artista: “Gian Paolo Barbieri, l’uomo e la bellezza”, prodotto da “Moovie” in collaborazione con la sua “Fondazione” e nato dalla regia di Emiliano Scatarzi e da un soggetto di Federica Masin ed Emiliano Scatarzi. L’opera, che ripercorre la vita dell’artista, ha partecipato al “Biografilm Festival” di Bologna aggiudicandosi la vittoria dell’“Audience Award”  e al “Festival Master of Art” in Bulgaria, vincendo due premi: l’“Award for Best Debut documentary on Art” e lo “Special Award for Best documentary” in “Photography category”.

Gianni Milani

“Gian Paolo Barbieri. Oltre”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 3 marzo 2024

Orari: feriali 10/18; sab. dom. festivi 10/19

Nelle foto, Credits Gian Paolo Barbieri:

–       “Lilly Bistrattin in Pomellato”, Milano, 1971

–       “Benedetta Barzini”, Vogue Italia & Novità, Milano, 1965

–       “Susan Moncur in Valentino”, Vogue Italia, Roma, 1976

–       “Atollo di Aldhabra, Seychelles”, 1998

Tutti gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

SABATO 18 NOVEMBRE

Sabato 18 novembre ore 16.30

PROFUMI – CHYPRE – Sulle fragranze del Mediterraneo

Palazzo Madama – Visita guidata in collaborazione con Orchestra Filarmonica di Torino

Arte e musica: un abbinamento dal quale sprigiona bellezza. Ispirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i musei della Fondazione Torino Musei ogni sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale.

CHYPRE – Sulle fragranze del Mediterraneo

Lanciato nel 1917 da François Coty, il profumo Chypre richiamava le fragranze del Mediterraneo e dell’isola dedicata alla dea Afrodite. L’operazione comprendeva anche un flacone di design creato da René Lalique e realizzato dalle Cristallerie de Baccarat. Il percorso intende ripercorrere la storia del profumo, dalla sua nascita come unguento ai primi contenitori testimoniati dalla colorata collezione di vetri archeologici provenienti da Siria ed Egitto; si proseguirà con i preziosi gioielli portaprofumo del Rinascimento, per passare infine al profumo per ambiente, illustrato dagli accessori liturgici in smalti di Limoges per l’incenso, ai magnifici recipienti pot-pourri in porcellana presenti nella sala ceramiche che un tempo arredavo aristocratiche residenze barocche.

Visita guidata a pagamento. Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com  • è possibile effettuare l’acquisto onlinehttps://www.arteintorino.com/

DOMENICA 19 NOVEMBRE

 

Ingresso a tariffa speciale a 1€ per tutti (compreso Abbonamento Musei) alle collezioni permanenti di GAM, MAO e Palazzo Madama in occasione delle Nitto ATP Finals.

 

Domenica 19 novembre, ore 10.30

STORIE DI SENSI

GAM – attività per famiglie sulla mostra Hayez

Bambini 3-5 anni

In occasione della mostra “Hayez. L’officina del pittore romantico” la GAM propone un’attività dedicata ai visitatori più piccoli. Nelle opere di Hayez colpisce il modo sapiente in cui il pittore riesce a realizzare vestiti e costumi che appartengono ad epoche storiche lontane. Insieme ai bambini nel percorso di visita osserveremo panneggi, tessuti, textures, cercando di svelare i metodi e segreti di questo grande pittore, a partire dai disegni preparatori per arrivare alle opere su tela. Gli spazi dell’Educational Area si trasformeranno in un originale atelier di moda dove, sperimentando la sensazione tattile di diversi tessuti, proveremo a creare una nuova veste per i personaggi incontrati e osservati durante la visita.

Costo bambini: 8 € (biglietto d’ingresso al museo gratuito)

Costo adulti accompagnatori: biglietto d’ingresso alla mostra ridotto, ingresso gratuito ai possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 –prenotazioniftm@arteintorino.com

Prenotazione obbligatoria e pagamento online

 

Domenica 19 novembre ore 11

IM – PRESSIONI FLOREALI

Palazzo Madama – attività per famiglie

L’osservazione di alcune opere esposte alla mostra Liberty. Torino capitale ci consentirà di individuare gli elementi naturali che ispirarono quella linea morbida, sinuosa ed elegante, fil rouge che legava arti e artigianato, avvolgendo tutti gli aspetti della vita e della società. Fiori, foglie e steli che ritroveremo poi in laboratorio e utilizzeremo per dare vita a originali e uniche stampe fitomorfe attraverso la tecnica del monotipo.

Età consigliata: 3/5 anni

Durata: 90 minuti

Costo bambini: € 8 (biglietto di ingresso alla mostra gratuito per i bambini fino a 5 anni);

Costo adulti accompagnatori: biglietto di ingresso alla mostra ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei

Info e prenotazioni: 0115211788 –prenotazioniftm@arteintorino.com

Prenotazione obbligatoria e pagamento online

 

Domenica 19 novembre ore 11.30

IL GIAPPONE DEI TOKUGAWA Arte e cultura del periodo Edo nella collezione del MAO

MAO – visita tematica speciale

Il Giappone del periodo Edo (1603-1868), governato dagli Shogun Tokugawa e noto per l’immaginario legato alle attività culturali e di svago della vivace nuova cultura urbana dell’odierna Tokyo, rappresenta un momento storico fortemente connotato dalla sua produzione artistica. L’itinerario di visita alla collezione giapponese del museo si concentrerà su raffinate opere d’arte che hanno caratterizzato le residenze aristocratiche e la vita quotidiana delle classi dominanti dell’epoca, dagli eleganti dipinti sui paraventi alle armature riccamente decorate fino alle “immagini del mondo fluttuante”, per avvicinare i partecipanti agli usi e costumi della società dell’ultimo periodo feudale della storia giapponese.

Costo: 6 € a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso al museo 1€ (tariffa speciale in occasione delle ATP Finals); gratuito per possessori di Abbonamento Musei

Info e prenotazioni: t. 011.5211788, prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Domenica 19 novembre, ore 15

SOGNI IN SCENA

GAM – attività per famiglie (adulti e bambini dai 6 anni in su)

Paesaggi evanescenti, personaggi fantastici, la magia del colore, la fantasia e il sogno saranno i temi che guideranno il percorso nella collezione del 900 “Il primato dell’opera”. Un pomeriggio in GAM dedicato a grandi e piccini all’insegna della scoperta e sperimentazione di tecniche artistiche diverse.

Nello Spazio dell’Educational Area in due aree dedicate, i bambini daranno forma a originali e oniriche opere su carta attraverso la sperimentazione cromatica dell’acquerello, mentre l’evanescenza tridimensionale di Fausto Melotti coinvolgerà gli adulti nella creazione di sculture in argilla.

Al termine dell’attività le famiglie si riuniranno per un momento di confronto e condivisione.

Costo: 7 € a partecipante

Costo aggiuntivo: adulti biglietto di ingresso ridotto (ingresso gratuito per i bambini); gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 –prenotazioniftm@arteintorino.com

Prenotazione obbligatoria e pagamento online

 

“L’Oreste. Quando I morti uccidono I vivi” con Claudio Casadio

Sabato 18 novembre prossimo al teatro Gobetti di San Mauro verrà affrontato il tema della libertà mentale

 

Sabato 18 novembre prossimo approda al teatro Gobetti di San Mauro la grande prosa, con Claudio Casadio che dà voce ad un personaggio indimenticabile, affrontando con grande libertà attoriale il tema della libertà mentale.

Il testo che porta in scena è “L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi” di Francesco Niccolini, per la regia di Giuseppe Marini. Si tratta di uno spettacolo molto originale, di grande forza e poesia, in cui fruiscono momenti drammatici ad altri teneramente comici, con un’animazione grafica di straordinaria potenza visiva e drammaturgica.

 

L’Oreste è internato nel manicomio dell’Osservanza a Imola e vi è stato abbandonato da quando era bambino. Dopo trent’anni non è ancora uscito e si è specializzato a trovarsi sempre nel posto sbagliato nel momento peggiore. Nel suo passato ci sono avvenimenti terribili che ha rimosso ma dai quali non è riuscito a liberarsi. Eppure l’Oreste è sempre allegro, canta, disegna, scrive alla sua fidanzata che ha conosciuto a un festival per matti nel manicomio di Maggiano a Lucca. Parla con i dottori, con gli infermieri, con la sorella che di tanto in tanto viene a trovarlo, ma soprattutto parla con Ermes, il suo compagno di stanza, uno schizofrenico convinto di essere un ufficiale aeronautico di un esercito straniero tenuto prigioniero in Italia. Peccato che Ermes non esista. La pièce teatrale è una riflessione sull’abbandono e sull’amore negato, su come la vita non faccia sconti e sia impietosa. E su come, a volte, sia più difficile andare da Imola a Lucca che da Imola sulla Luna.

A prima vista l’Oreste può sembrare un monologo, dato che in scena c’è un solo attore in carne ed ossa. Quel che attende lo spettatore è ben altro. Grazie alla mano di Andrea Bruno, uno dei migliori illustratori italiani, e alla collaborazione con il Festival Lucca Comics, lo spettacolo funziona con l’interazione continua tra teatro e fumetto animato. L’Oreste riceve costantemente visita dai suoi fantasmi, dalle visioni dei mondi disperati che coltiva dentro di sé, oltre che da medici e infermieri.

I sogni di Oreste, i suoi incubi, i suoi desideri e gli errori di una vita tutta sbagliata trasformano il teatro drammatico classico e la scenografia in un caleidoscopio di presenze che solo le tecniche del Graphic Novel Theater rendono realizzabile, un viaggio impossibile da Imola alla Luna attraverso la tenerezza disperata di un uomo abbandonato bambino e che non si è più ritrovato.

Mara Martellotta

Sabato 18 novembre ore 21

Cinema Teatro Gobetti

Via Martiri della Libertà 17 San Mauro Torinese

Info e prenotazioni 0110364114

 

 

Al teatro Carignano debutto il 21 novembre di ‘Zio Vanja’ di Cechov

La tragedia delle occasioni mancate e delle aspirazioni deluse

 

Martedì 21 novembre prossimo, alle 19.30, debutterà al teatro Carignano di Torino ‘Zio Vanja’ di Anton Cechov, per la regia di Leonardo Lidi, artista associato e vicedirettore della Scuola del Teatro Stabile di Torino.

Dopo il ‘Gabbiano’, portato in scena la scorsa stagione, questa è la seconda tappa del progetto Cechov, una trilogia diretta da Lidi e dedicata al grande maestro russo.

Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria, dal teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale e da Spoleto Festival dei due Mondi e verrà replicato al teatro Carignano fino a domenica 26 novembre.

Interpretato da Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna, le scene e le luci sono di Nicolas Bovey, i costumi di Aurora Diamanti, il suono di Franco Visioli.

Tutte le recite in programma al teatro Carignano sono accessibili attraverso sopratitolazione, audiodescrizione e materiali di approfondimento. Venerdì 24 novembre alle ore 18 è previsto un tour tattile e descrittivo sul palcoscenico. Mercoledì 22 novembre, nell’ambito di Retroscena alle ore 17.30 Leonardo Lidi e gli attori della compagnia incontreranno il pubblico, in un appuntamento introdotto da Matteo Tamborrino.

Zio Vanja racconta la storia di una famiglia sconfitta dai propri fantasmi, un dramma delle occasioni mancate, delle rinunce e dei rimpianti, una commedia domestica che pare quasi costruita sull’inerzia. In questo dramma i protagonisti sono bloccati nell’immobilismo della provincia russa e amano crogiolarsi nella noia e nella fissità, nel tormento per i propri fallimenti, ospiti di una grande dacia in decadenza.

La loro stasi è solo apparente e restituisce ancora più forza allo specchio sfacciato che riflette le nostre debolezze.

“C’eravamo tanto amati – spiega il regista Leonardo Lidi – C’è stato un tempo in cui questa strana famiglia non era poi così strana. I ruoli erano ben distribuiti, con credibilità e senza eccessi, e ogni personaggio poteva considerarsi utile allo spettacolo del quotidiano. Ognuno al proprio posto con naturalezza e ordine. Chi indossava il costume dell’intellettuale era da considerarsi metafora di speranza futura ed era opportuno riservargli amore e gratitudine come ad un eroico e fascinoso cavaliere. Era lecito che una bella e gentile ragazza si invaghisse del proprio professore ed altrettanto plausibile che la famiglia della giovine tutelasse il sapiente uomo come un animale in via di estinzione. E così Vera si sposa con Aleksandr, lo porta a casa e la storia comincia. Gli abitanti del pianeta Cechov si animano, trovano una dimensione adeguata alla loro formazione, tutti remano nella medesima direzione e la possibilità di una Russia efficace e vincente smette di essere un miraggio e si tramuta in un reale e concreto domani. Ma Vera muore e tutto cambia. La speranza si spegne e chi prova a ricominciare suona ridicolo nel suo tentare. […]

Se nel ‘Gabbiano’ sprecavamo carta e tempo nel ragionare sulla forma più corretta con la quale passare emozioni al pubblico, divisi tra realismo e simbolismo, tra poesia e prosa, tra registi, scrittori e attrici, e ci bastava una panchina per tormentarci dei dolori del cuore ( Quanto amore, lago incantatore), qui in ‘Zio Vanja’ l’arte è relegata a concetto museale, roba da opuscoli aristocratici, uno sterile intellettualismo che non pensa più al suo popolo, che annoia la passione e permette agli incapaci di vivere di teatro.

È allora che quella strana famiglia cantata da Cechov può avere la faccia di Gaber”.

L’essenza del teatro di Cechov sta nel senso del fallimento. I suoi personaggi, tragicomici, depressi, frustrati, parlano molto, ma non fanno nulla per sfuggire alla loro condizione di perenne insoddisfazione, illudono se stessi e gli altri con mutue bugie, mentre i loro nervi pian piano si consumano nel soffocante calore estivo. Zio Vanja è la tragedia delle occasioni mancate, delle aspirazioni deluse, dell’incapacità di essere felici.

Mara Martellotta

 

Teatro Carignano 21/26 novembre 2023

Piazza Carignano 6, Torino

Orario degli spettacoli martedì giovedì e sabato19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45, domenica ore 16.

Tel biglietteria 0115169555

 

 

Il giallo torinese di Amandola: “L’uomo del lunedì”

A cinquant’anni da La donna della Domenica arriva in libreria L’uomo del Lunedì di Gian Piero Amandola.

Un omaggio ai grandi Fruttero & Lucentini, ma anche una sfida letteraria disputata fra giallistica e humour. Ce n’è per tutti in questo giallo che più torinese non si può, dai Savoia agli Agnelli, Fino ai personaggi dell’economia strana che s è impadronita della città dopo la Fiat. Fra turismo, puttane e spaccio, immigrazione fra sfruttamento e racket, tecnologia e finanza. Come ne “La donna della Domenica”, un omicidio sulla collina torinese.

 

Sei colpi di pistola che aprono uno squarcio nella testa del rentier Alberto Ellano, ma anche nei nuovi e vecchi vizi, amori clandestini e odi di quelli della collina. Sempre meno privilegiati, sempre più preda dalla delinquenza della città. Una morte forse da nuova delinquenza torinese, molto diversa da quella di 50 anni fa. Una morte che sembra un sacrificio (ma in questo giallo tante cose sembrano e poi non sono) sull’altare di un business d’avanguardia finanziaria fra bitcoin e cryptovalute. Ma forse dal primordiale sesso, o addirittura dalle follie senili nelle antiche ville collinari in decadenza tragicomica. Possono essere tutti assassini, quelli della collina, qualcuno è convinto di esserlo. Magari è un’uccisione come ai tempi delle sfide fra i nobili feudatari dei Savoia che si spartivano la collina.

 

A indagare c’è Carlo Torquace. Se nell’ultima giallistica, l’indagine la “famola strana”, quella di Torquace lo è di più. Lui è un detective dell’aldilà, soffre di mancamenti, morti apparenti, durante i quali “vede” le soluzioni dei misteri di questo assassinio. Napoletano, quando è nell’”aldiqua” lui indaga col caffè Kafa, che dà la “cazzimma” cioè “la furbizia per fare le cose”. Per affrontare il mistero della prostituta che era con l’assassinato, che non si trova, non si sa se è l’omicida, se è vittima fatta sparire. Per capire cosa c’entra l’uomo che poco prima litigava sui bitcoin con la vittima. Torquace cerca di non perdersi nella Torino di Notte fra Puttan Tour e guerra delle mafie del sesso a pagamento. Carabinieri si aggirano sotto i lampioni fra le vecchie prostitute di via Ormea e i Trans i via Cavalli. E scoprono manager, grandi nomi di Torino, che quando cala la notte vanno caccia di “carne fresca” sulle “piste” di polverina bianca.
Un’ indagine zero: nessuna traccia dell’assassino, nessuna della donna, unico incomprensibile indizio un foulard su cui è stampato un quadro di Edward Munch espressionista horror. Un’indagine all’incontrario, perché la soluzione è nell’unico assassino mai sospettato.

L’autore, Gian Piero Amandola è un giornalista inviato della Rai. In passato ha collaborato con La Stampa, Stampasera, Espresso, Panorama, Gazzetta del Piemonte, Venerdì di Repubblica, Corriere della Sera Cultura.

Gian Piero Amandola, L’uomo del Lunedì, Edizioni Porto Seguro, pagine 156, euro 15

 

Ragazzi… “Che notte questa notte”. Chieri omaggia Leo Chiosso

La città dedica al suo illustre concittadino la “Sala della Conceria” che diventerà “Auditorium Leo Chiosso”

Sabato 18 novembre, ore 21

Chieri (Torino)

Uomo di spettacolo a tutto tondo. Tanto che, per la sua poliedricità, il mitico bianco-nero per la vita, Giampiero Boniperti (terza fondamentale pedina del leggendario “Trio Magico”, anni ’50-’60, John Charles – Omar Sivori – Giampiero Boniperti) diceva di lui che era “un elemento atipico a tutto campo”. Autore di canzoni e programmi televisivi, scrittore,  sceneggiatore e soggettista, commediografo e perfino poeta (ma anche, in gioventù “rugbista a 5” nella formazione del “GUF Torino”, con cui fu vicecampione nazionale nel ’41) Leo Chiosso, nato a Chieri nel 1920, da una famiglia originaria di Pralormo, e a Chieri scomparso nel 2006, sarà doverosamente ricordato, sabato 18 novembreore 21, dalla sua città natale che a lui intitolerà la “Sala Conceria”, al numero 2 di via della Conceria. Alla cerimonia, seguirà lo spettacolo musicale “Che notte questa notte” con il figlio, Fred Chiosso, e “Noi Duri 2.0”, dedicato a Leo Chiosso che, come noto, ha scritto testi per artisti come Fred BuscaglioneMinaGiorgio GaberOrnella VanoniRita Pavone e tanti altri grandi interpreti.

L’evento è organizzato in collaborazione con l’“Associazione Leo Chiosso” (www.leochiosso.it) , fondata dal figlio Fred nel 2013.

Chierese di nascita, Leo Chiosso ha trascorso però gran parte della sua vita a Torino, nel quartiere Vanchiglia. Con le sue canzoni, si può dire “abbia connotato la cultura di massa della Repubblica dal dopoguerra fino agli anni ’70”. Fu autore dei testi di canzoni iconiche, entrate lisce lisce – e a lungo rimaste – nella cultura popolare italiana, in particolare i più clamorosi successi di Fred Buscaglione (da “Che bambola” a “Teresa non sparare”, da “Che notte” a “Eri piccola”) e di Gipo Farassino (da “Sangon blues” a “Matilde Pellissero”). Ma anche di autentiche “perle” musicali, come “Parole Parole” cantata da Mina ed Alberto Lupo“Torpedo Blu” di Giorgio Gaber“Love in Portofino”, che portò al successo Johnny Dorelli, l’ironica e spassosa “Grassa e bella”, cantata a Sanremo nientedimeno che da Louis Armstrong, e di svariate altre canzoni interpretate da artisti quali Gino LatillaLelio LuttazziEnzo JannacciRita Pavone“Quartetto Cetra” e tanti altri. Canzoni. Ma non solo. Leo Chiosso è stato anche autore televisivo (“Canzonissima” nel 1962 con Dario Fo e Vito Molinari, “La tintarella” con Italo Terzoli e Gino Bramieri, “Stasera Rita” con Lina Wertmüller e Antonello Falqui, “Teatro 10” che ospitò l’unico duetto della storia tra Mina e Lucio Battisti, “L’appuntamento” con Walter Chiari, Carlo Campanini e Ornella Vanoni, che cantava la sigla “Ma come ho fatto”, anch’essa di Chiosso), scrittore di commedie (“Scusa mi presti tua moglie?” e “Vergine, leone e capricorno”, entrambe con Nino Taranto, “Il marito in collegio”, tratta da Guareschi, scritta con Guglielmo Zucconi e recitata da Gino Bramieri e Lina Volonghi) e di poesie. Insaziabile, di geniale e briosa creatività, ha lavorato anche per il cinema come sceneggiatore e soggettista, e, proprio per non farsi mancare nulla, nelle vesti di giornalista ha collaborato con “La Stampa”“Paese Sera” e “Il Messaggero” e, come scrittore, ha pubblicato libri per l’infanzia, come “Piccoli e scuri nostri fratelli castori” (Premio Andersen nel 1974), e ha scritto anche i testi di alcune canzoni dello “Zecchino d’Oro”, come “Il lungo, il corto e il pacioccone” e “Il topo Zorro”. Grande Chiosso! Ovunque metteva mano, pensiero e anima.

Scrive Alessandro Sicchiero, sindaco di Chieri: “Chieri è orgogliosa di essere la città di Leo Chiosso e questa intitolazione vuole essere un segno di affetto e di ringraziamento. Quella che finora per i chieresi è stata la sala della ‘Conceria’ prende così il nome di ‘Auditorium Leo Chiosso’. Il nostro auspicio è che questo spazio comunale, che negli anni ha ospitato tante attività culturali e associative oltre a spettacoli musicali e teatrali, possa diventare sempre più una meta apprezzata non solo dai nostri cittadini ma da tutti gli appassionati di musica, continuando così a far vivere il genio di Leo Chiosso”.

E a lui, a colui che ad inizi carriera si faceva chiamare con il nome d’arte di Roxy Bob, ha voluto pensare con un “omaggio toponomastico” anche la Città di Torino che, martedì 21 novembre, intitolerà proprio a Leo Chiosso il giardino di “Largo Montebello”.

g.m.

Nelle foto:

–       Leo Chiosso e Fred Buscaglione

–       Locandina della cerimonia