Un romano e un pugliese, sono i vincitori del “Premio” tenuto in memoria del grande cantautore, “poeta in musica”, cuneese
Moncalieri (Torino)
Ventiquattro anni, cantautore romano “che con la sua musica crea un ponte fra passato e presente, un viaggio nostalgico tra sonorità retrò e pensieri contemporanei”: è Alessio Alì il vincitore assoluto della V edizione del “Premio Gianmaria Testa – Parole e Musica” (sezione speciale dello storico “Premio Letterario Internazionale Città di Moncalieri”, organizzato dal Circolo Culturale “Saturnio” in collaborazione con “Produzioni Fuorivia”) tenutosi nei giorni scorsi, con grande successo di pubblico, alle “Fonderie Teatrali Limone” di Moncalieri.

Dopo un lungo e selettivo percorso, la Giuria, presieduta da Eugenio Bennato insieme a Paola Farinetti (moglie e produttrice di Gianmaria Testa) ha scelto, tra i 142 brani originali arrivati da tutta Italia, cinque finalisti under 38 che hanno saputo interpretare con intensità e originalità sia la canzone di Gianmaria Testa sia il proprio brano inedito.
Al vincitore, Alessio Alì, andrà la possibilità di esibirsi all’“Attraverso Festival”, in apertura del concerto di Goran Bregovic in programma il prossimo 25 luglio a Bra (Cuneo) nonché la partecipazione a “Canzoni&Parole” al “Café de la Danse” di Parigi, nell’ambito del Festival dedicato alla “canzone d’autore” italiana.
Accanto ad Alì, è stato premiato, per “la miglior esibizione”, anche il pugliese di Molfetta (oggi anche lui residente a Roma) Mizio Vilardi, classe ’88, “che ha saputo mescolare il dialetto molfettese alle parole e alla musica di Gianmaria Testa”. Infine, il riconoscimento per la partecipazione alla prossima edizione di “Reset festival” è andato a Fabio Schember.
Tutti i brani dei finalisti faranno parte di un “album” prodotto da “Incipit Records” e “Produzioni Fuorivia”, distribuito da “Egea Music”.

La serata finale, condotta da Chiara Buratti nella Sala Grande delle “Fonderie Teatrali Limone” esaurita in ogni ordine di posti, ha visto anche la partecipazione speciale di Stefano Bollani – storico amico e collaboratore di Gianmaria Testa – che ha arricchito l’evento con uno show ironico, divertente e affettuoso in compagnia della moglie, attrice e poliedrica performer, Valentina Cenni. La chiusura della serata ha visto il presidente della Giuria, Eugenio Bennato, chiamare sul palco alcuni dei giovani musicisti che si erano esibiti durante l’evento, eseguendo due intensi brani che hanno trasmesso un messaggio di continuità e speranza, celebrando il potere unificante della “vera” musica.
“Il Premio Gianmaria Testa – hanno sottolineato in chiusura Wanda Sorbilli del ‘Circolo Culturale Saturnio’ e Paola Farinetti di ‘Produzioni Fuorivia’ – rappresenta non solo una vetrina per i giovani talenti, ma un vero e proprio laboratorio culturale che rinnova il dialogo tra tradizione e innovazione. Siamo orgogliosi di contribuire a questo progetto, che celebra la grande eredità della canzone d’autore italiana e offre opportunità concrete per il futuro della cultura. Insieme, continuiamo a costruire ponti tra passato e presente, valorizzando il talento e la creatività delle nuove generazioni”.
g. m.
Nelle foto di Elisabetta Canavero: Alessio Alì, Mizio Vilardi eStefano Bollani con Valentina Cenni






C’è il carboncino entusiasmante di John Keating, il corpo nascosto tra le pieghe del lenzuolo, e il teatrino di Luzzati, i “Piantatori” di Giovanni Macciotta (1960) e lo “Studio” di Anna Lequio (2023), acquerello dedicato all’amico Silvano, il viso di ragazzo di Pino Mantovani e la “Silvia” classicheggiante di Ottavio Mazzonis e il nervoso e impennato cavallo ad accompagnare il “Bellerofonte” di Raffaele Mondazzi, i tetti invernali e imbiancati di Aime e il mare di Vinicio Perugia, il “Raccolto” poetico – l’antica assoluta poesia di sempre – di Sergio Saccomandi e il ragazzo di Lorenzo Tornabuoni, la “Ginnasta con la palla” che testimonia ancora una volta l’arte di Sergio Unia. Nomi, un nastro di nomi, un punto di riferimento prezioso e oggi non dimenticato, un punto di confronto per quanti con lui hanno amato l’arte, Silvano Gherlone è stato il gallerista prezioso e attento, giudicante e accogliente, l’uomo che consolidava un percorso già avviato o poteva dare inizio a una carriera, con intelligenza e con simpatia, poteva affermare un futuro valore, correggeva e indirizzava. Silvano Gherlone era “discreto, riservato, gentile”, scriveva ne La Stampa Bruno Gambarotta all’indomani della sua scomparsa: e l’affetto che ancora circola, oggi, tra le pareti della Fogliato ne è l’esatta testimonianza.






