CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 121

Sabine Salamé per Tradui/zioni d’Eurasia Reloaded

 

Performance nell’ambito del public program di Tradui/zioni d’Eurasia Reloaded

a cura di Chiara Lee e freddie Murphy

Mercoledì 29 maggio ore 18.30

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

Il secondo appuntamento musicale del public program di Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded porta al MAO la rapper libanese Sabine Salamé che, all’interno del dinamico panorama dell’hip hop in lingua araba, rappresenta una voce unica, capace di riportare il genere alla sua essenza.

Sabine Salamé, rapper e poetessa libanese, con il suo ultimo lavoro “Taffe Daw…”, composto insieme al produttore libanese Jawad Nawfal (Munma), accompagna gli ascoltatori in un viaggio attraverso le fasi emotive della sua migrazione. Miscelando vari stili musicali e una narrazione sincera, “Taffe Daw…” va oltre la semplice raccolta di canzoni, diventando un riflesso delle esperienze di Salamé e delle sue complesse emozioni.

Usando il potere della vulnerabilità per affrontare questioni politiche e personali da una prospettiva non convenzionale, Salamé costruisce una testimonianza per il futuro con l’obiettivo di far sentire meno soli tutti coloro che attraversano un simile tumulto.

Costo: 15 € intero – 10 € ridotto studenti (disponibile solo in museo).

I biglietti sono acquistabili il giorno del concerto presso la biglietteria del museo e in prevendita sul nostro sito e su Ticketone.

“Nessuno come te che mi guardi con gli stessi occhi tristi”

“Al mondo non esiste nessuno come te

che mi guardi con gli stessi occhi tristi

quando fuori c’è il sole

è una strana forma di malinconia che

che mi ricorda che ogni cosa è mia

solamente a metà”

Il Mengoni nazionale si presenta con un featuring, a mio parere, molto interessante.

Di Marco sappiamo già molto di ciò che dobbiamo sapere, ma chi è questo Franco 126?

Nasce e cresce a Roma, nel quartiere Trastevere, circondato dai suoi amici, Ketama126, Drone126, Pretty Solero, Asp126 e Gordo, i quali nel 2006 fondano il gruppo 126 (dal quale prende anche il suffisso), il quale indica il numero dei gradini della famosa “Scalea del Tamburino” situata nel rione Trastevere, dove i membri erano e sono soliti ritrovarsi. In seguito entrano a far parte del collettivo anche Ugo Borghetti e il produttore Nino Brown. Il collettivo entrerà a far parte in seguito della Lovegang, movimento concepito da Pretty Solero aperto a tutti.

Nel 2015 collabora in un album con Asp126 previsto sotto l’etichetta Smuggler’s Bazaar e intitolato Asso di guasconi, mai pubblicato; le tracce rimangono caricate su YouTube sul canale Guasconi Channel.

L’esordio musicale avviene nel 2016 con la pubblicazione del mixtape Buchi neri, in collaborazione con il DJ producer Il Tre Beats (nome d’arte di Florian Sergola) e distribuito gratuitamente. Terminato il liceo, Franco si iscrive al corso di laurea in informatica e successivamente a quello di matematica, senza tuttavia ultimare gli studi.

Nel 2017 il rapper ha intrapreso una collaborazione musicale con Carl Brave, con il quale debutta in etichetta, formando il duo Carl Brave x Franco126. I due pubblicano dapprima i singoli Sempre in due e Pellaria, e in seguito il joint album in studio Polaroid, certificato in seguito disco di platino dalla FIMI per le oltre 50 000 copie vendute.

Nel 2018 i due artisti mettono in pausa il duo per concentrarsi sulle proprie carriere come solisti.

“Un’altra storia” è una canzone del cantautore tratto dall’album “MATERIA”. Il pezzo, realizzato in collaborazione, appunto, con il cantautore romano Franco126 e che arriva dopo gli straordinari successi delle hit “Pazza Musica” e “Due Vite”, è scritto con Francesco Catitti e Davide Petrella.

Pezzo questo che tratta i temi dei ricordi e delle emozioni.

La canzone invita a vivere appieno ogni momento e a non evitare le emozioni, positive o negative, che ne derivano. È una celebrazione dell’umanità e dell’importanza di custodire i ricordi, sia quelli vissuti intensamente che quelli idealizzati o non vissuti appieno, come parte della propria storia personale.

“L’unica ragione per cui le persone si aggrappano ai ricordi così fortemente è che i ricordi sono le uniche cose che non cambiano mentre tutto il resto lo fa. ”

      Buon ascolto

 

CHIARA DE CARLO

 

https://www.youtube.com/watch?v=0K4-lkFs4hg

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Arriva dal TorinoFilmLab il film vincitore del Grand Prix di Cannes

All We Imagine as Light di Payal Kapadia

Sono  stati annunciati i film vincitori della Competizione Ufficiale del 77° Festival di Cannes e nel ristretto numero di opere premiate il TorinoFilmLab, organizzato dal Museo Nazionale del Cinema, ha visto spiccare anche un suo film.

Il Grand Prix è stato assegnato a All We Imagine as Light di Payal Kapadia, il primo film indiano in concorso a Cannes da 30 anni a questa parte e uno dei 4 titoli diretti da registe donne in questa categoria.

Il film fa parte del lungo elenco dei TFL FILM; quasi 200 opere alla cui realizzazione il TorinoFilmLab ha contribuito in diversi modi, dallo sviluppo della sceneggiatura, fino al supporto per la distribuzione, il TFL Audience Design Fund (€ 45.000) che proprio All We Imagine as Light si è aggiudicato quest’anno.

Opera seconda della regista indiana che ha esordito proprio a Cannes nel 2021 con Night of Knowing Nothing, vincitore del premio Golden Eye per il Miglior Documentario alla Quinzaine des Cinéastes.

Le protagoniste Prabha e Anu, due infermiere che vivono a Mumbai, sono entrambe coinvolte in situazioni d’amore impossibili. Un giorno le due donne partono per un viaggio on the road verso una località di mare dove la foresta mistica diventa uno spazio in cui i loro sogni possono svelarsi. Una co-produzione Francia, India, Lussemburgo e Paesi Bassi.

Menzione Speciale Caméra d’or per la migliore opera prima a Mongrel di Wei Liang Chiang, autore singaporiano che grazie al percorso ‘ScriptLab’ ha scritto la sceneggiatura accompagnato dagli esperti del TorinoFilmLab. Attraverso la storia di Oom, cittadino tailandese che pur non avendo qualifiche né formazione assiste malati e anziani, il film porta a galla il lavoro dei migranti e la criminalità organizzata nella provincia di Taiwan. Coproduzione tra E&W Films (Singapore), Le Petit Jardin (Taiwan) e Deuxième Ligne Films (Francia).

Inoltre, il Premio Oeil d’Or per il Miglior Documentario è andato a The Brink of Dreams documentario diretto della regista Nada Riyadh e del regista Ayman El Amir e sostenuto economicamente dal TorinoFilmLab con il fondo per la distribuzione TFL Audience Design Fund 2024 (45.000 €).

Il TorinoFilmLab è organizzato dal Museo Nazionale del Cinema con il supporto di MiC – Ministero della Cultura e Creative Europe – Programma MEDIA dell’Unione Europea.

 

Se Chiara Mastroianni tenta (confusamente) di riappropriarsi del padre

Arriva da Cannes “Marcello mio” di Christophe Honoré

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

La piazza parigina di Saint Sulpice, il primo sole del mattino, un set che si va preparando, una roulotte da cui esce Chiara Mastroianni, agghindata come fosse la Ekberg, abito nero e stola bianca di pelliccia, al suono di “Mi sono innamorato di te” di Tenco un tuffo nella fontana con stivaloni verdi e senza: la regista urla “brava, va bene” ma tutto quanto sa di un gran pasticcio. Poi l’immagine del padre che va a sovrapporsi sul suo viso, riflessa nello specchio del bagno. E quando la regista Nicole Garcia, durante un provino, dice a Chiara – sotto lo sguardo amichevole e sostenitore, quasi paterno, di Fabrice Luchini – “ti vorrei più Mastroianni e meno Deneuve”, ecco che l’attrice, arrivata ai suoi 52 anni (li compirà domani), figlia di tanta coppia, sente di dover rivedere e ricostruire il proprio rapporto con il padre, con la sua figura indolente e multiforme, con il suo genio cinematografico, con i riferimenti familiari forse sbrindellati. Chiara decide di “essere” Marcello (“chiamami Marcello” è l’imperativo da oggi in poi), mentre chi sta attorno a lei – mamma Catherine, l’antico amore dell’adolescenza che è Melvil Poupaud, l’ex consorte Benjamin Biolay – guarda a quel “progetto” con una certa apprensione: nella memoria ricostruita, tra sentimenti che rinascono e ricordi che prendono nuovamente corpo, indossa il cappello e gli occhiali di “8 e mezzo”, mette l’abito scuro ed elegante di “Ginger e Fred”, con il gran carico di tristezza di quel film, ne imita la gestualità e lo sguardo e il modo di porsi, guarda ai vecchi personaggi e alle immagini dei film, si esprime in italiano e girovaga per le strade della Parigi notturna sino a incontrare un soldatino inglese, bisex tra l’attesa di un lui e l’innamoramento di lei, all’ombra di un ponte che rimanda i cinefili alle “Notti bianche” di Visconti.

Un gioco, una scommessa, una necessità? La casualità soltanto di aprire un vecchio album di fotografie? Questo “Marcello mio” con cui Christophe Honoré – arrivato alla settima collaborazione con l’attrice, vera e propria complicità, qui un percorso tra pubblico e privato che per buona parte del film si fa intrigante, ti spinge a una attenta partecipazione – non districa soltanto un antico rapporto (è bello e commovente riascoltare, nell’appartamento dove Chiara abitò con i genitori, poggiando l’orecchio al pavimento, la musica di un tempo, quando s’alzava la voce della Callas) ma rende pure un omaggio al Mastroianni attore, il camuffamento è affascinante, ottimistico, calato nell’amore di una figlia, un omaggio doveroso che rimetterà i conti a posto. Tutta questa costruzione per un po’ regge, il disegno di sovrapposizione regge. Con una certa forza, con convinzione da parte di chi abita lo schermo e di chi ne guarda le immagini. Poi Chiara viene chiamata a Roma, negli studi della Rai, in uno di quei programmi fatti di interviste insulse e lacrimevoli, con la Sandrelli che dovrà giudicare, mentre scorrono le immagini di “Divorzio” con il barone Fefè e il suo paio di baffi, il miglior sosia dell’attore scomparso. Al grido di “verità, verità”, si sfascia tutto quanto, si arriva alla sagra di paese, l’imitazione spicciola ha il sopravvento e il castello che speravamo costruito su basi solide si rivela stupidamente di carte. Pronto a crollare. Tutto diventa stanco e assurdo, ti viene il dubbio che anche quelle tante citazioni cinematografiche altro non siano che un voler riempire altri attimi del film, ma senza convinzione, senza un disegno preciso. E “Marcello mio” barcolla, non sa bene che strada prendere d’ora in avanti, dove andare a parare.

Senza contare che, fuggita Chiara a gambe levate dalla stupidità dello studio televisivo, quel dubbio ti fa parere altresì incompiute, semplice scimmiottatura, il ritrovamento del micetto bianco e il tuffo nella fontana di Trevi, la spiaggia del finale della “Dolce vita” da cui Chiara, spogliata degli abiti del padre, assaggerà la libertà del mare, forse felice per la prima volta e autentica, seguita da quanti l’hanno assecondata in quella affettuosa ricerca. Poteva dare molto di più “Marcello mio”, presentato a Cannes in concorso e giustamente snobbato dalla giuria capitanata da Greta Gerwig, doveva calarsi maggiormente in quella ricerca di privata paternità che aveva aperto la strada all’inizio. Per quella strada si è perso. Chiara Mastroianni ha creduto nel progetto e fino ad un certo punto cerca di convincerci della sua bontà, poi è vittima della scrittura del suo regista, che non le rende davvero un buon servizio. Con il benservito che anche le altre presenze, di vita e di finzione, seguono la storia (ormai falsa) aggrappandosi ad una convinzione che è svaporata del tutto.

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Olivia Manning “La grande fortuna” -Fazi Editore- euro 18,50

Già solo la vita di Olivia Manning è stata un romanzo e aiuta a inquadrare la sua sorprendente modernità.

E’ nata in Inghilterra agli inizi del Novecento (1908 – 1980) ed è cresciuta tra Londra e l’Irlanda sviluppando il senso di non appartenenza a nessun luogo. Poi con il marito tra – 1938 e 1946- ha condotto una vita da giramondo vivendo in Romania, Grecia, Egitto e Palestina.

In quegli anni la Manning ha scritto le due trilogie dei Balcani e del Levante, pubblicate tra anni Sessanta e Settanta. Protagonisti sono i novelli sposi Guy e Harriet Pringle, oggi li chiameremmo due expat che viaggiano a lungo e provano a ricostruirsi una comunità fuori dal loro paese.

Guardano l’Est con gli occhi del cittadino britannico che tende a vivere all’interno della sua enclave e guarda al resto del mondo con cauto sospetto.

L’autrice mette a fuoco le dinamiche dell’enclave britannica di Bucarest alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Più che raccontare il mondo dei Balcani, ritrae quello degli espatriati, spie, diplomatici britannici che patiscono sentirsi sradicati.

Tra i vari personaggi che la coppia incrocia ci sono il principe Yakimov, russo bianco, nobile decaduto sempre in bolletta che campa di espedienti, a metà tra parassita e marionetta. E Sophi, studentessa romena che ha evidenti mire su Guy e scombussola Harriet. Sullo sfondo serpeggia subdolo lo spettro della guerra.

 

 

Elspeth Barker “O Caledonia” -Bompiani- euro 18,00

L’autrice è nata come Elspeth Langlands a Edimburgo nel 1940, (morta nel 2022), cresciuta in un castello neogotico a Drumtochty in Scozia dove i genitori avevano aperto una scuola per maschi, aperta poi anche alle femmine.

A 20 anni si innamora del poeta George Baker, molto più grande di lei e con 10 figli nati da legami precedenti. Si sposano e ne mettono al mondo altri 5. “O Caledonia” è il suo unico romanzo e fu subito un caso letterario; salvo poi essere dimenticato, mentre Elspeth si dedicò al giornalismo e alle collaborazioni con prestigiose testate, e per aiutare la famiglia dava anche lezioni di latino e greco.

La protagonista di “O Caledonia” è Janet, una fanciulla fuori dagli schemi, ribelle, solitaria, amante degli animali e poco dell’umanità. Il prologo del romanzo è di quelli ad alto impatto.

La 16enne Janet viene trovata morta con indosso un abito da sera nero della madre. I genitori, che poco la tolleravano da viva, la seppelliscono in un angolo, lontano dalla tomba di famiglia, nel cimitero, poi il suo nome non verrà mai più pronunciato. Janet andava dimenticata e leggendo capirete anche perché…

 

 

Mirina Lee “Le otto vite di una centenaria senza nome” -NORD- euro 19,00

E’ affascinante la vita della protagonista del romanzo di esordio di Mirina Lee, nata e cresciuta nella Corea del Sud, oggi residente a Hong Kong. Racconta la rocambolesca vita di una quasi centenaria che ha attraversato i drammi di due guerre – del Pacifico (1941-1945) e quella di Corea (1950-53)- per sopravvivere è ricorsa a tutti gli espedienti possibili, cambiando spesso identità.

Il suo vero nome non è dato sapere, però ora, agli sgoccioli di una vita lunga e parecchio perigliosa, nella casa di riposo dove vive e si fa chiamare signora Mook (ennesimo nome falso) rivela il suo passato a un’impiegata che raccoglie i ricordi degli anziani per scrivere i loro necrologi.

Un’autentica vita da romanzo, dalla nascita nella Corea occupata dai Giapponesi, fino ai giorni nostri. Un’esistenza che per il suo necrologio riassume in 8 parole: schiava, artista della fuga, assassina, terrorista, spia, amante, madre….ne manca una sola e verrà svelata solo all’ultimo.

Il corposo romanzo narra una vita camaleontica, sfuggente, che ha affrontato prove durissime con coraggio e, quando proprio necessario, anche ferocia…

 

 

Valentina Cresta, Simonetta Mazzi, Luciano Rosselli “Urbex. La seduzione

dell’abbandono” -Erga edizioni- euro 12,00

E’ la raccolta di foto di tre esploratori urbani che per passione, mestiere, curiosità e molto altro cercano luoghi abbandonati e ne ritraggono segreti, meraviglie, tracce del passato.

Urbex è l’abbreviazione di “Urban exploration” ovvero la riscoperta di case, ville, fortificazioni, cimiteri, fabbriche, edifici religiosi e altri luoghi che l’uomo non ha più abitato da tempo, consegnandoli a un oblio polveroso che racconta vite passate. Fascino a tonnellate.

Anche luoghi da tutelare e nei quali si entra con rispetto profondo, perché ormai sono invasi dalla natura che rischia di distruggere il poco che ancora resta.

La passione che muove gli urbex è anche denuncia e grido di aiuto per tutelare e recuperare un prezioso patrimonio che l’incuria dell’uomo ha lasciato indietro.

Rock Jazz e dintorni a Torino: il trio Calderazzo-Patitucci-Weckl e Nada

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Blah Blah si esibisce Paolo Dellapiana con Lori Goldston e Fabrizio Modenese Palumbo.

Mercoledì. Al Lambic suona la Banda Bondioli. Al MAO si esibisce Sabine Salamè.

Giovedì. Al Blah Blah sono di scena i My Plastic Bones. Al Bunker “jazz torinese” con i quintetti di Claudio Bonadè e Alfredo Ponissi insieme all’ensemble di Giorgio Diaferia. Alla bocciofila Rami Secchi suona il chitarrista Calum Graham.

Venerdì. All’Off Topic sono di scena Filippo Cattaneo Ponzoni e Maelys. Allo Juvarra prima di due serate consecutive per “Torino Soul Night” con Chiara Corallo, Tormento, Tony Finch Marino e Davide Shorty. Al Blah Blah suonano gli Origod. Allo Ziggy sono di scena Vicious Rumours e i Crying Steel. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce il rapper Spender.

Sabato. Al Blah Blah suonano i Knives Brothers. All’Alfieri di Asti si esibisce il trio “stellare” Calderazzo- Patitucci- Weckl. A Cocconato canta Nada.

Domenica. Al Barrio “Prima Era Fest” con Mille e i Kutso. Allo Ziggy suonano i Los Crueles.

Pier Luigi Fuggetta

Montalto Dora, la sentinella della via Francigena

Storie romantiche e leggende struggenti, amori infelici e fughe amorose volteggiano da secoli, insieme a falchi e poiane, sulle mura merlate del castello medioevale di Montalto Dora, eterna sentinella del tratto eporediese dell’antica Via Francigena. Menestrelli, cantastorie, dame e signori in costume d’epoca ci introducono nel maniero che si staglia a 400 metri di altezza sul monte Crovero e si specchia nel piccolo lago Pistono sulla riva sinistra della Dora Baltea.
In perfetta posizione strategica per controllare la via d’accesso alla Valle d’Aosta e la sottostante via Francigena. Lungo l’autostrada Torino-Aosta, poco dopo Ivrea, è uno spettacolo vederlo dominare l’Anfiteatro morenico con il suo profilo medievale e immaginarlo con decine di arcieri su torri e camminamenti di guardia pronti a respingere gli assalitori. Più volte danneggiato e distrutto nei secoli, ricostruito e ristrutturato, il castello presenta quattro torri circolari e un’alta massiccia torre, il mastio, che domina la parte interna in cui si trova la cappella con gli affreschi del Quattrocento. Nel corso della sua storia il castello ha subito molteplici attacchi e tra essi va ricordato quello avvenuto durante l’assedio di Ivrea del 1641 da parte dei francesi di Enrico di Lorena conte d’Harcourt in guerra contro il ducato di Savoia. Quel giorno fu incendiato l’interno del castello di Montalto mentre rimasero in gran parte intatte le strutture esterne con la torre e la cinta muraria. Costruito nella prima metà del 1100, come testimonia un documento del 1140, è passato dai Savoia agli spagnoli, dai francesi ai tedeschi. Nel Trecento entrò a far parte dei possedimenti dei Savoia. I documenti d’archivio del Cinquecento attestano uno stato di abbandono e decadenza, seguito da saccheggi e devastazioni nei due secoli successivi.
Nel Settecento il Castello passò alla famiglia Vallesa e verso la fine dell’Ottocento il nuovo proprietario Severino barone di Casana avviò una serie di interventi con il recupero delle strutture murarie del complesso affidando i lavori di restauro agli architetti Alfredo d’Andrade e Carlo Nigra, gli artefici del Borgo medievale di Torino. Il risultato è quello che si vede oggi. Nel 1963 il castello divenne proprietà della famiglia Allioni di Brondello che continuò nell’opera di restauro degli edifici all’interno della cinta muraria e nella valorizzazione del parco. Il mastio, posto all’interno delle mura, era il baluardo difensivo e da lassù si controllava la piana lacustre di Ivrea e la strada che porta in Valle d’Aosta. La fortezza di Montalto Dora si sviluppa su una superficie di 2500 metri quadri intorno al grande cortile e ospita le antiche cantine, sale e saloni, grandi camini, cucine, biblioteche e numerose camere da letto. Nel castello sono stati girati vari film come la nuova edizione dello sceneggiato televisivo Rai “La freccia nera” dal romanzo di Robert Louis Stevenson e alcune scene del film “Dracula 3D” di Dario Argento.
 E a proposito di cinema, da qualche settimana si aggira per il castello il “fantasma” di Johnny Depp che, incantato dal fascino del maniero, sarebbe interessato ad acquistare la fortezza che il proprietario ha messo in vendita. A Torino per le riprese di un film, Johnny Depp avrebbe approfittato delle pause dal set per visitare le colline intorno a Ivrea. Giunto a Montalto Dora si sarebbe innamorato del piccolo borgo e del suo castello. Johnny ci sta facendo un pensierino anche se al castello giurano di non averlo mai visto. Undici camere, 13 bagni, castelletto e cascina, superficie interni 2500 metri quadri, un valore di quasi 5 milioni di euro. È aperto occasionalmente su prenotazione per ospitare conferenze, convegni ed eventi privati. Prima di partire è meglio informarsi sul sito del castello.
Filippo Re

Viaggio nella storia al castello di Marchierù

Anche quest’anno, nell’ambito della XIV Giornata nazionale dell’ Associazione Dimore Storiche Italiane,   DOMENICA 26 MAGGIO il castello di Marchierù sarà aperto al pubblico 
CASTELLO DI MARCHIERU‘ ( Villafranca Piemonte * via S.Giovanni 77)
* visita gratuita del parco alle ore 10, 11 * 15,16 ( per la giornata ADSI ) 
Visite guidate al parco, alla cappella gentilizia, alle scuderie settecentesche ed alle sale ammobiliate del castello con gli stessi proprietari, discendenti dai primi feudatari del 1220, che  accompagneranno gli ospiti facendo rivivere con oggetti, reperti e documenti storici originali, la vita, gli usi ed i costumi di una Dimora nobiliare dell’epoca. 

( ore 10/11*15/16/17 )

adulti € 8 * bimbi gratis fino a 10 anni*      

Prenotazione obbligatoria al 3394105153 /3480468636 * segreteria@castellodimarchieru.it 

Stavolta, visti gli accordi raggiunti con associazioni storiche e nobiliari francesi che nei prossimi mesi visiteranno il castello, sarà particolarmente curata, con esposizione di ricordi e documenti, la storia delle Casate facenti parte dei rami d’Oltralpe dei proprietari del castello, dai Richelieu ai Galliffet ai Coriolis de Limaye, ai Rostopchine. ai Segur.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

SOMMARIO: Al voto – Il libro di un giovane studioso – Lettere

Al voto
Il clima elettorale per le regionali  con un esito scontato a favore di Cirio, ha in qualche modo stemperato le polemiche. Gli attacchi e la virulenza hanno ceduto spazio al confronto civile di opinioni. Anche la destra sceglie  il confronto. La vera lotta  la vedremo dopo il voto. Avere un po’ accantonato la polemica antifascista è un fatto positivo, ma la ricerca del potere continuerà. Oggi potremo votare più liberi da pregiudizi. La qualità politica dei competitori resta tuttavia in alcuni casi modesta e questo è il problema più grave per le europee: si deciderà a  Bruxelles una classe dirigente europea in Piemonte oggi non c’è’.
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Il libro di un giovane studioso
Mario Barbaro ha pubblicato il suo primo libro dal titolo “Nondemocrazia. Il sistema in cui viviamo dipende solo da noi”, SBS Edizioni, che sta ottenendo un notevole successo. In esso si affronta la problematica della inefficienza della democrazia in Italia, invitando il lettore a riscoprirne i valori, anche in rapporto ai grandi pensatori liberali da Montesquieu a Popper. Si tratta di riflessioni libere e sempre interessanti che dovrebbero guidare il nostro comportamento di cittadini. L’esempio implicito di Barbaro e’ infatti quello di richiamarsi a Pannella e al Partito Radicale Non Violento Transnazionale in una linea di lucida continuità’ con il passato.
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Mori senza pace
Il generale dei Carabinieri, il prefetto di ferro Mori  è di nuovo oggetto di indagini ,malgrado le ripetute assoluzioni e il suo eroico impegno contro la Mafia. E’  davvero un fatto incredibile  che nessuno scenda in modo chiaro in sua difesa, impedendo anche lo scempio fisico e morale di un uomo come lui benemerito dello Stato.
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quaglieni penna scritturaLETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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L’ex sindaco Albertini a Milano
L’ex sindaco Albertini non si ricandida in Europa  e il centro-destra perde un suo leader di spessore. Un grave errore, secondo me 
Antonio Bussi
Albertini è una delle grandi risorse della repubblica come Castellani a Torino. Sono nomi che sono una garanzia di serietà politica. Non c’ è bisogno necessariamente che si ricandidino. Certo tra lui e la Moratti c’è differenza e avere lui a Bruxelles sarebbe una garanzia per l’intera  Italia  moderata e non solo, erede della migliore storia lombarda e non soltanto.

Festival della Tv ultimo giorno

Dogliani (Cuneo)
Piazza Umberto I | Piazza Belvedere | Piazza Carlo Alberto

domenica 26 maggio, tredicesima edizione

Arriva all’ultimo giorno la tredicesima edizione del Festival della TV e dei nuovi media.
Con 122 ospiti e oltre cinquanta fra incontri, panel, spettacoli e momenti musicali il mondo il festival è l’occasione per ascoltare le storie e i retroscena della carriera di personaggi notissimi e giornalisti iconici, ma non solo. Al centro dell’attenzione anche il meccanismo della produzione della trasmissioni più interessanti, dal percorso che porta un’idea a diventare un format e poi una trasmissione.

Con il tema Tempi esponenziali, poi, la direzione artistica ha inteso ragionare sui mezzi di comunicazione di massa nei nostri giorni, quando il tempo apparentemente lineare corre invece con strappi improvvisi e ognuno di questi strappi genera un effetto moltiplicatore che non lascia la possibilità di respirare, di misurare la distanza percorsa, di cercare intorno a sé scenari familiari, di abituarsi al vorticoso incalzare dei cambiamenti.

Tantissimo il pubblico che ha affollato i primi due giorni di programmazione tra ospiti amatissimi dal pubblico come Gerry Scotti – accolto da un vero e proprio bagno di folla -,Cristina Parodi, Massimo Giletti, Francesca Fagnani, ma tantissima attenzione anche per gli approfondimenti con Giorgio Gherarducci della Gialappa’s Band sulla nascita di nuovi format televisivi e la costante scoperta dei tempi comici più contemporanei o il ruolo fondamentale nella gestione delle carriere delle star più amate nelle parole di un manager come Lucio Presta. Il giornalismo e il suo ruolo più attuale sono stati i protagonisti degli interventi del direttore di Le Monde Jerome Fenoglio e dei direttori e vicedirettori dei principali quotidiani alla vigilia delle elezioni europee.

 

Il programma di domenica 26 maggio si apre alle 10.30 in Piazza Umberto I proprio con uno dei più noti volti del giornalismo televisivo italiano, Enrico Mentana intervistato dalla vicedirettrice de La Stampa Annalisa Cuzzocrea. Appuntamento di spicco di questa edizione sarà il dialogo fra Aldo Cazzullo e Alessandro Araimo, managing director Sud-Europa Warner Bros. Discovery intitolato “Oltre il terzo polo TV: il caso Warner Bros Discovery”. Alle 12.30 Dario Vergassola esplora il mondo della comicità nella televisione di oggi con l’autore Pietro Galeotti; ancora innovazione e giornalismo nelle parole di Giovanni Minoli intervistato da Salvatore Merlo e a seguire Paolo Conticini direttamente dal fortunato programma della 9 Cash or trash, mentre un inedito Corrado Formigli sarà sul palco con Luca Zingaretti in un incontro intitolato “Due volti, mille storie” Chiude il programma del grande palco di Dogliani con Alberto Infelise insieme a Max Angioni in un incontro intitolato “Non solo Iene”.

In Piazza Belvedere il programma si apre alle 11.15 dove c’è spazio alla storia della musica popolare italiana con il percorso dei Cantacronache approfondito in un incontro con Fausto Amodei e Giovanni De Luna, il critico gastronomico Paolo Vizzari incontrerà Francesco Panella per Little Big Italy, mentre Luca Sofri insieme a Claudio Giunta parlerà dell’esperienza del Post e Simonetta Sciandivasci incontrerà il poeta Franco Arminio. Gli autori e content creator Claudia GrandeDaniele Zinni con Max Magaldi si occupano alle 17.15 dell’inarrestabile fenomeno dei meme mentre i giornalisti, podcaster e creatori di nuovi modi di raccontare lo sport come Giulio Incagli, Giuseppe Pastore e Ferdinando Siani raccontano lo spogliatoio incalzati dalle domande di Emilio Targia.

Il programma di Piazza Carlo Alberto sarà dedicato in larga parte alla cucina e all’ambiente con, fra gli altri, Fulvio Marino, Riccardo Valentini, Chef Gipponi in dialogo con Luca Ferrua. Infine, Emilio Targia incontrerà la comicità sferzante di Antonio Ornano. Attenzione anche ai temi dell’ambiente, e a come se ne parla sui media, con Federico QuarantaTeo MussoKristian El DosokyGiovanna ZacchiMonica Pasquarelli con Rudi Bressa.

Domenica 26 maggio

Piazza Umberto I

  • 10.30 Enrico Mentana dialoga con Annalisa Cuzzocrea
  • 11.30 Oltre il Terzo polo Tv: il caso Warner Bros. Discovery. Aldo Cazzullo con Alessandro Araimo
  • 12.30 Dario Vergassola dialoga con Pietro Galeotti
  • 15.30 Faccia a Faccia. Giovanni Minoli e Salvatore Merlo
  • 16.30 Cash or Trash – Chi offre di più?. Paolo Conticini con Alberto Infelise
  • 17.30 Due volti, mille storie. Corrado Formigli e Luca Zingaretti
  • 18.30 Non solo Le Iene. Max Angioni con Alberto Infelise
Piazza Belvedere
  • 11.15 Evadere l’evasione. Fausto Amodei e i Cantacronache. La nascita della canzone d’autore in Italia. Fausto Amodei con Carlo Pestelli
  • 12.15 Saranno Cuochi. Riccardo Valentini e Chef Gipponi dialogano con Lorenzo Cresci.
  • 15.15 Dal Post: l’informazione spiegata bene. Luca Sofri con Claudio Giunta
  • 16.15 La Biblioteca dei Sentimenti. Franco Arminio con Simonetta Sciandivasci
  • 17.15 Memologia: dialogo sui meme. Claudia Grande, Daniele Zinni con Max Magaldi
  • 18.15 Cronache di Spogliatoio. Giulio Incagli, Giuseppe Pastore, Fernando Siani con Emilio Targia
Piazza Carlo Alberto
  • 10.30 Il Forno delle Meraviglie. Con Fulvio Marino e Lorenzo Cresci
  • 12.15 Little Big Italy. Francesco Panella con Paolo Vizzari
  • 16.00 La buona Terra. Dal campo alla tavola. Marco Pedroni, Francesco Cancellato, Chiara Bardini e Rudi Bressa
  • 17.00 Antonio Ornano dialoga con Emilio Targia
  • 18.00 Di cosa si parla quando si parla di Ambiente. Federico Quaranta, Teo Musso, Kristian El Dosoky, Giovanna Zacchi, Monica Pasquarelli con Rudi Bressa