CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 119

Un Incipit è per sempre Il gioco per testare le affinità (s)elettive

Mercoledì 14 febbraio, ore 19

Libreria Therese, corso Belgio 49, Torino

 

La sfida a colpi di incipit del primo talent letterario itinerante per aspiranti scrittori diventa a San Valentino un gioco per testare le affinità (s)elettive. Per chi è single, per trovare l’anima gemella; per chi è in coppia, per mettere alla prova le affinità.

Tra le attività in programma: “Crea Incipit”, partendo dalle parole chiave indicate, bisogna ideare un incipit in 3 minuti; “Riscrivi l’Incipit”, una revisione personale e creativa degli incipit letterari più famosi; “Indovina l’Incipit” attraverso il mimo e la musica. Possibilità di giocare a coppie o a squadre di due o più persone. Chi scala la classifica e fa più punti, ottiene come premio libri selezionati dall’organizzazione o un buono libri da utilizzare alla Libreria Therese.

All’Auditorium Rai il celebre Concerto di carnevale

 

 

In programma martedì 13 febbraio alle 20:30, all’Auditorium RAI “Arturo Toscanini” di Torino il tradizionale concerto di Carnevale, trasmesso in live streaming sul portale di RAI Cultura e in diretta su Radio 3.

Sul podio il direttore d’orchestra americano, e di origini estoni, Kristjan Järvi, frequente ospite dell’OSN RAI. Anche produttore, compositore e arrangiatore, ha all’attivo più di 60 album e ha calcato i più rinomati palcoscenici internazionali, dirigendo il grande repertorio da Wagner a Čajkovskij, passando per la musica contemporanea di Steve Reich fino al rock alternativo dei Radiohead. Il programma prevede l’apertura affidata al Can Can tratto da “Orfeo all’inferno” di Jacques Offenbach, fino all’Ouverture de “Il pipistrello” di Johann Strauss Junior, passando per una serie di pagine danzanti come il valzer “Gold und Silber” op. 79 di Franz Lehár o la Danza spagnola tratta da “La vida breve” e la danza finale da “El sombrero de tres picos” di Manuel de Falla. Il programma è completato dalla Toccata “Little train of Caipira” dalla Bachianas brasileiras n. 2, dalla “Fête polonaise” da ‘Le roi malgré lui’ di Emmanuel Chabrier e da “Errinerung an Ernst, oder ‘Der Karneval in Venedig’”di Johann Strauss padre, in pieno spirito carnevalesco. Non mancano celebri pagine operistiche come la sinfonia da “L’italiana in Algeri” di Gioacchino Rossini e la sognante “Barcarolle” dai Racconti di Hoffmann di Offenbach.

Biglietti in vendita sul sito dell’OSN RAI e presso la biglietteria dell’Auditorium RAI “Arturo Toscanini” di Torino

Biglietteria.osn@rai.it

Info: 011 8104653

 

Mara Martellotta

Teatro dialettale a Ivrea

Quinto spettacolo della diciassettesima stagione di teatro dialettale sabato 17 febbraio con la compagnia Carla S.

 

Sabato 17 febbraio prossimo, alle 21, e domenica 18 febbraio prossimo, alle 15.30 presso l’Auditorium Mozart di Ivrea si terrà il quinto spettacolo della diciassettesima stagione di teatro dialettale promossa dalla Cittadella della musica e della cultura di Ivrea e del Canavese.

Salirà sul palco la compagnia teatrale “Carla S”, specializzata nel teatro dialettale piemontese, già ospite delle passate edizioni della rassegna, con lo spettacolo “Robe da Mat” due atti unici di TreMaGi, regia di TreMaGi.

Due atti unici della tradizione del teatro comico popolare piemontese, rivisti e riadattati per trascorrere una serata tutta da ridere, in serena e spensierata allegria.

Ne ‘ Lj ciorgn’ lo spettatore vedrà come si deve adattare alla realtà più stravaganti per carpire la benevolenza altrui, con scarsi, ma esilaranti risultati. In “Ciò per broca” un giovane pretendente, timido e molto imbranato, prende lucciole per lanterne e rischia di vedere il suo fidanzamento andare in fumo.

La compagnia teatrale ‘Carla S.’ viene fondata nel 1975 da alcuni giovani del circolo Michele Rua. Nel 1979 muore Carla Suino, che aveva partecipato fin dall’inizio all’attività della compagnia teatrale e l’associazione acquisisce il suo nome. La compagnia è guidata dai “TreMaGI”, che svolgono insieme il lavoro che precede la realizzazione tecnica del copione, la scelta e l’adattamento del testo, la preparazione delle scene e la regia.

Dal 1994 il gruppo cura la direzione artistica della rassegna di teatro comico piemontese “Tut da rije” presso il teatro Monterosa di Torino.

Cittadella della Musica e della Cultura di Ivrea e del Canavese, corso Massimo D’Azeglio 69

Tel 0125425123.

MARA MARTELLOTTA

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Nguyên Phan Quê’ Mai “Dove vola la polvere” -Editrice Nord- euro 19,00

Nuova splendida saga dell’autrice del precedente “Quando le montagne cantano”. Questa volta al centro c’è un tragico capitolo della guerra in Vietnam, quello dei figli dei soldati americani e delle giovani vietnamite. Bambini amerasiatici che spesso venivano abbandonati in istituti di accoglienza quando i padri tornavano negli States.

E’ forse una delle eredità meno note del conflitto: i “figli della polvere”, termine dispregiativo nella lingua vietnamita che sottolineava la consanguineità col nemico. Erano piccoli allo sbando, che il più delle volte le madri-bambine non potevano crescere e sfamare. Diventavano una minoranza etnica segnata dal disonore e sospesa tra due mondi opposti, sempre in bilico su un precipizio fatto di miseria e abbandono.

Questo splendido romanzo è frutto di 7 anni di approfondite ricerche svolte dall’autrice durante il suo dottorato alla Lancaster University. Un capolavoro che affonda le radici nella storia cruda e disperata del paese indocinese.

Le vicende narrate sono fondamentalmente tre.

L’amerasiatico Phong, meticcio nero e vietnamita, abbandonato nel 1972 in un orfanotrofio nel delta del Mekong. Nel 2016 è un adulto che, approfittando dell’American Homecoming act (che permetteva ai cittadini amerasiatici di andare in America), va alla ricerca del padre, un soldato afroamericano che aveva combattuto in Vietnam.

Il veterano Dan invece è un ex pilota di elicotteri, dopo 20 anni torna a Ho Chi Min con la moglie e le confessa di aver avuto una relazione con una giovane vietnamita, alla quale non aveva detto di essere già sposato. Sa di aver avuto un figlio ed ora tenta di rintracciare lui e la madre per rimediare al danno fatto.

Lei era la giovanissima contadina Trang che –insieme alla sorella- per pagare i debiti della famiglia si era vista costretta a intrattenere i soldati americani in uno dei tanti locali per militari. E’ lì che aveva incontrato Dan e se ne era perdutamente innamorata, convinta di poter avere un futuro con lui in America.

Rimasta incinta l’aveva cercato, ma inutilmente, perché lui era tornato in patria senza più voltarsi indietro.

Queste tre traiettorie di vita finiranno per intersecarsi, componendo un toccante e meraviglioso affresco tra lo storico e il romanzo. Indimenticabile e assolutamente consigliato…..

 

Yann Andréa “Questo amore” -FVEeditori- euro 18,00

E’ semplicemente struggente il breve e intensissimo libro che il compagno di Marguerite Duras dedica al suo amore per la grande scrittrice.

La loro storia durata 16 anni (dal 1980 al 1996 quando lei muore) è anche quella di una “folies à deux” in cui si cercano, si amano, si respingono, si attraggono, si avvinghiano in un rapporto fuori da ogni schema, si feriscono, insultano e picchiano. Ma di fatto non possono rinunciare l’uno all’altro, in una continua spirale di intesa e ferocia.

Lei è la famosissima autrice francese dell’autobiografico “L’amante”, capolavoro pubblicato nel 1984, che le valse il premio Goncourt. Nata a Saigon (Indocina francese) nel 1914 è stata anche sceneggiatrice e regista.

Lui è Yann Lemèe, nato nel 1952, giovane studente di filosofia dalla sessualità incerta e tendenzialmente omosessuale, che ha appena 23 anni quando incontra la matura Duras e stravolge totalmente la sua vita per lei.

Da quel momento per Yan niente conta più di quell’amore pazzo, impetuoso e assoluto per la gran dama della cultura francese. Lei lo ribattezza Yan Andrèa e lo seduce totalmente con il suo ingegno, il culto delle parole, dando fuoco a un’alchimia misteriosa in cui lui diventa “un figlio, un compagno, ma anche schiavo e al contempo carceriere”. Si prendono e si lasciano, lei lo caccia e lui ritorna, accudendola fino all’ultimo respiro.

Questo libro racconta la passione e lo strazio che restano

nell’ “amante impossibile” (come lo definiva Marguerite) dopo che l’ha accompagnata nella malattia e nell’agonia, fino alle 8 del mattino del 3 marzo 1996. Una morte annunciata dalla battaglia contro il cancro: esalando l’ultimo respiro, Marguerite, di fatto mette una pietra tombale anche sulla vita dell’amante.

L’anima di Yan si schianta definitivamente. Dopo averla sepolta al cimitero di Montparnasse si chiude nella casa che ha condiviso con lei, autodistruggendosi con l’alcol e pensando ripetutamente al suicidio.

Scorrono pagine in cui si intuisce come l’ingegno della Duras abbia stregato il giovane per sempre, diventando il centro della sua vita. Quando lei -che è il baricentro di Yan- lascia questo mondo, lui perde irrimediabilmente la sua bussola. Verrà trovato morto in totale solitudine a soli 61 anni, dopo aver inseguito da sempre il sonno eterno.

 

A.K. Blakemore “Le streghe di Manningtree” -Fazi Editore- euro 18,50

Amy Katrina Blakemore è una poetessa e traduttrice inglese che esordisce nella narrativa con questo romanzo vincitore del Desmond Elliot Prize nel Regno Unito.

E’ ambientato in Inghilterra tra 1643 e 1647, nel paesino di Manningtree. Un’epoca buia di caccia alle streghe in cui il popolo stenta a sopravvivere tra lotte intestine, miseria, abbandono, tonnellate di ignoranza e superstizione.

E’ la storia corale di un processo per stregoneria con al centro la giovane Rebecca West, figlia di una delle donne più bellicose della contea dell’Essex. Nucleo della vicenda è il serpeggiante sospetto e la ricerca del maligno da stanare. Il potere maschile prevarica sulle donne sempre più sottomesse. A Manningtree gli uomini sono partiti per combattere, le donne restano sole, senza protezione, additate come fattucchiere al minimo atteggiamento che si discosti dalla norma.

Il clima di caccia alle streghe si fa incandescente quando arriva un giovane ammantato di nero, Matthew Hopkins, per gestire la locanda del paese. In realtà raccoglie soprattutto informazioni su ogni apparente stranezza e presunta magia nera. Ogni minimo avvenimento finisce per prestarsi alla persecuzione delle donne.

Rebecca finisce accusata di stregoneria insieme ad altre 6 donne, compresa sua madre, ed imprigionata per un anno. Tra gelo, fame, sete e sevizie per estorcere confessioni alle poverette.

Un avvincente quadro storico che trasmette al lettore tutto l’orrore di quell’epoca.

 

 

Julia Margaret Cameron “Capturer la beauté” -Silvana Editoriale- euro 35,00

Questo prezioso volume è anche il catalogo della mostra “Julia Margaret Cameron. Capturer la beauté” allestita al Jeu De Paume (1 Place de la Concorde) a Parigi fino al 28 gennaio 2024.

Julia Margaret Cameron, aristocratica britannica, prozia di Virginia Woolf, è stata un’esponente di spicco del pittorialismo inglese. Fotografa vittoriana che, agli albori della fotografia, era stata tanto grande da riuscire a produrre un corpus fotografico oggi tra i più osannati.

Nata Julia Pattle, in India a Calcutta l’11 giugno 1815, è la figlia di un potente funzionario della Compagnia delle Indie (che Virginia Woolf definì “il più grande bugiardo dell’India”).

Sposa Charles Hay Cameron, ricchissimo proprietario di piantagioni di caffè e caucciù a Ceylon, nonché potente funzionario dell’impero Coloniale britannico. Dopo aver vissuto in India insieme al marito e ai 6 figli rientra in Gran Bretagna nel 1845.

Sull’isola di Wight, in mezzo alla Manica, riadatta un cottage e si annoia, almeno fino a quando per il suo 48esimo compleanno riceve in regalo la magica scatola che permetteva di fissare le immagini. Nella sua Glass House trasforma la serra dei polli in studio fotografico, poi converte la carbonaia adiacente in camera oscura.

E’ la svolta della sua vita, tra 1864 e 1875 per lei fotografare si tramuta da passatempo in una sorta di ossessione. Magnifico assillo grazie al quale ci ha lasciato oltre 1200 immagini, mentre molte altre purtroppo le ha distrutte perché non la soddisfacevano.

Da autodidatta dotatissima si è trasformata in una pioniera della fotografia: solo ritratti, nessun paesaggio, unicamente la bellezza che coglieva nei volti delle persone. E che persone! Davanti al suo obiettivo sfilano illustri personaggi; da Darwin a Tennyson, Browning e Carlyle, ed altri eminenti vittoriani come Dickens.

 

Album “Julia Margaret Cameron, Lewis Carrol e la fotografia vittoriana” -Abscondita- euro 23,00

Questo libro aggiunge ulteriori notizie sul carattere e l’epoca della fotografa. Ed è corredato da altre splendide immagini. Una carrellata di foto e aneddoti che ci trasmettono in modo più esaustivo e approfondito alcuni aspetti dell’Inghilterra degli anni 60 e 70 dell’Ottocento; una fase improntata ad un forte individualismo che le foto della Cameron esprimono molto bene.

Il prerafaellitismo aveva alimentato nella società colta una straordinaria passione per la bellezza e un fortissimo senso di sé. Per Julia Margaret Cameron e le sue incantevoli modelle la bellezza era una questione molto seria e prioritaria.

Nel mondo protetto del giardino della fotografa le figure femminili che immortala sono di rara bellezza; mentre gli uomini sembrano affermare e rafforzare le loro personalità… da notare quanti scrittori e artisti si prestavano volentieri all’obiettivo.

Gianfranco Raffaldi, una splendida carriera. Dai Beatles a Fausto Leali, da Peppino di Capri al Gospel Choir

Armano Luigi Gozzano,noto ricercatore dei documenti  storici di famiglie nobiliari, in particolare dei Gozzano e dei Gonzaga, essendo anche musicista si interessa di argomenti musicali.

In questo caso ripercorre
l’ascesa vertiginosa della vita dedicata alla musica leggera del maestro Gianfranco Raffaldi, monferrino residente a Vignale,dalle
esibizioni senza rivali nel suo primo complesso formato per le gare scolastiche e dalle incredibili immagini della sua collezione
privata.
Il primo ingaggio nel 1957 con la band casalese dei Blue Star,uno dei 70 gruppi nati
nel nostro territorio nei favolosi anni ’60.Nel
1959 nasce con lui il gruppo dei Novelty,
collaborando con il fisarmonicista Giuseppe
Cacciabue, educatore musicale giovanile e
componente dell’operatore radiofonico EIAR di Torino ,oggi RAI,gruppo sciolto nello stesso anno.Nella nuova band si inserisce
Fausto Denis,non ancora con il nome d’arte
Leali, incontrato durante un ingaggio in una
festa patronale di tre giorni come da tradizione dell’epoca.Nel 1962 avvenne il loro
lancio al Principe di Piemonte di Viareggio, ricalcando la musica beat inglese. Iniziarono
le esibizioni al City Club e nei Night Club di Milano,e le prime incisioni con la casa discografica Jolly con due cover dei Beatles.
Leali venne definito “il negro bianco” e nel 1964, ormai affermati in Italia, parteciparono al mitico “Cantagiro” di Radaelli con la canzone “La campagna in città”, gareggiando con Betty Curtis, Lucio Dalla,Gino Paoli e Nico Fidenco.
Pippo Baudo ed Enrico Maria Salerno presentarono l’evento in diretta RAI con la finalissima di Fiuggi.Nel 1965 la grande occasione: arrivarono i Beatles in Italia! Furono scelti come supporters Fausto Leali e i Novelty,i New Dada di Maurizio Arcieri, Guidone e gli amici,i Giovani Giovani e Peppino di Capri.Nel secondo tempo si esibirono i Beatles aprendo lo spettacolo con il celebre “Twist and Shout”.Le tappe dell’unico concerto italiano furono il 24 giugno al Velodromo Vigorelli di Milano,il 26 giugno al Palazzo dello Sport alla fiera del mare di Genova,e il 27-28 di giugno al Teatro Adriano di Roma, purtroppo non registrati e snobbati dalla RAI.I biglietti dei concerti erano reperibili tramite la rivista “Ciao Amici”.
La conferma definitiva avvenne nel 1966
partecipando al “Giro Festival” al seguito del
49° Giro d’Italia con la canzone “Mamma perdonami”,e apparvero in TV durante le tappe di Parma e di Monte Carlo.Furono ospiti della storica trasmissione radiofonica
“Bandiera Gialla” condotta su Radio 2 da Arbore e Boncompagni,e fu in quel momento
che presentarono la famosa canzone “A chi “,
cover della versione USA di Roy Hamilton “Hurt” del 1954 portata alla ribalta dalla cantante italo-americana Timi Yuro.Si esibirono anche in concerti al Bang Bang di Milano con la partecipazione di Teo Teocoli.
In seguito il gruppo cambiò casa discografica, passando dalla Jolly alla Ri.Fi. Records.Il grande risultato arrivò nel
1967 ricevendo sulla Terrazza Martini di Milano il primo disco d’oro per la canzone
“A chi”.Nel 1968 Leali partecipò al Festival di Sanremo con la canzone “Deborah” in coppia con Wilson Pickett,nome attribuito alla figlia
avuta da Milena Cantù,la grande incognita del 45 giri “La ragazza del Clan” di Celentano.
In seguito Leali verrà scelto da Pickett come padrino della figlia anch’essa chiamata Deborah.I Novelty facevano parte del Clan Celentano Center,e con loro eseguirono i concerti nei locali più belli d’Italia ,in primis alla Bussola di Viareggio.Leali nello stesso
anno divorziò dai Novelty,e Raffaldi entrò nel
complesso dei New Rockers di Peppino di Capri, partecipando a tournée negli USA esibendosi al Metropolitan di New York,poi in Canada, Venezuela, Brasile, Australia, Emirati Arabi e in Europa.
Raffaldi collaborò alla celebre composizione “Champagne”,e si esibirono anche nelle sale da ballo di Torino “Arlecchino”e “Le Roi” (sala
Lutrario)progettata dall’architetto Carlo Mollino, progettista del Teatro Regio.Nel 1977 si concluse il suo viaggio musicale intorno al mondo con Peppino di Capri,e rientrò a Vignale per motivi di famiglia, iniziando ad accompagnare con la tastiera il coro parrocchiale durante le celebrazioni religiose.Ma nel 2004,con altri due amici,ebbe una grande idea:prese le redini del coro e fondò il “San Bartolomeo Gospel Choir”dall’omonima chiesa del paese, inizialmente per eseguire musica sacra e profana, proseguendo l’opera della fondatrice
Millina Martinelli.Il coro è composto da 30 cantanti del territorio,guidati ed istruiti dal maestro con la sua esperienza di mezzo secolo.Tra il 2007 e il 2011 si inserì nel coro Armano Luigi Gozzano in qualità di tenore,e conobbe Leali in compagnia del maestro durante una sua esibizione a Trino Vercellese. Durante i concerti l’ensemble esegue brani di gospel, funky,blues e soul a 4 voci, formula alquanto insolita per il gospel.
Nel 2011 Raffaldi e Leali hanno festeggiato a Casale i 50 anni dal loro debutto.Nella sua carriera Raffaldi ha suonato con tastiere Honner,Vox 1,Vox 2 e con il favoloso organo elettrico Hammond,in origine destinato alle chiese in alternativa ai costosi organi a canne.Molto versatile nella musica sacra, gospel e jazz ed in seguito nel rock,fu utilizzato da Gershwin,Doors,Pink Floyd,
Deep Purple e Procol Harum.Il gospel del
coro esprime la gioia di pregare cantando e coinvolgendo il pubblico con la sua capacità
di espressione armonica.Con i sapienti e
competenti arrangiamenti del maestro Raffaldi il divertimento è assicurato!
Giuliana Romano Bussola

Rock Jazz e dintorni a Torino. Jethro Tull e Paola Turci

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. All’Hiroshima Mon Amour serata in ricordo di Roberto “Freak” Antoni.

Mercoledì. Al Peocio di Trofarello si esibisce il batterista Aquiles Priester. Al Museo d’Arte Orientale suona il trio Sirom. Allo Ziggy si esibiscono le Asagraum. Al Blah Blah sono di scena i Constant Smiles con il duo Clementine Valentine. Al Circolo Mossetto si esibisce Federico Sirianni e il duo Merakee.

Giovedì. Al Cafè Des Arts suona il trio del chitarrista Christian Coccia. Al teatro Colosseo arrivano i “mitici” Jethro Tull di Jan Anderson. Al Blah Blah si esibiscono i Fvzz Popvli mentre al Magazzino sul Po è di scena il cantautore Lepre. Al Cap 10100 suonano i Tropea.

Venerdì. Al Circolo della Musica di Rivoli si esibiscono Enzo Avitabile e Peppe Servillo. All’Hiroshima è di scena Dente. Al Magazzino di Gilgamesh per la rassegna blues si esibisce il cantante LeBron  Johnson. Al Folk Club suona il leggendario sassofonista dei Blues Brothers Lou Marini. All’Off Topic si esibisce Ibisco mentre all’Imbarchino suonano i Big Cream. Al Blah Blah sono di scena i Fratelli Lambretta  Ska Jazz. Allo Spazio 211 si esibiscono i Vintage Violence.

Sabato. Al Concordia di Venaria canta Paola Turci. Al Cap 10100 hip hop con Sa-Roc. Alla Suoneria di Settimo si esibisce Lucio Corsi. Allo Spazio 211 è di scena Any Other. Allo Ziggy suona il duo Selofan.

Domenica. Al Blah Blah Punk rock con gli Hi Fi Spitfires.

Pier Luigi Fuggetta

”Danza nel tempo” è il nuovo album di inediti del fisarmonicista Luca Zanetti

Sarà ospite il 17 febbraio del Caramella Choco Bistrot

 

È uscito un nuovo album di inediti del fisarmonicista piemonteseLuca Zanetti in duo con Paola Torsi al violoncello, intitolato “Danza nel tempo”. In questo album Zanetti compone musica descrittiva.  Sono sette brani come sette visioni dedicate a personaggi comuni  che, con le loro storie ordinarie, fanno riemergere pulsioni, ricordi, sentimenti,  anche con forza.

Si tratta di racconti musicali precisi, dettagliati, interiorizzato e restituiti, che parlano direttamente alla parte più  profonda dell’ascoltatore. Sono voci narranti di cui si avverte intera l’emozione e tutta l’intensità espressiva.

Fondamentale è  anche la sensibilità,  oltre che i colori musicali, che Paola Torsi riesce a donare all’opera. Il violoncello, infatti,  dialoga con il mantice della fisarmonica in modo colto, elegante, tanto da sembrare un’ulteriore voce narrante. Basti ascoltare il ‘tema di Shari’ per vedere, attraverso la musica, una bambina che cammina tra le macerie  di una guerra che non le appartiene. Le corde del collo diventano i battiti del suo cuore, mentre i tasti della fisarmonica disegnano una melodia infantile e struggente. O in “Deportati” il suono contemporaneo  dei due strumenti assume le sembianze dei treni della morte che giungevano nei campi di concentramento, evocando  a tratti lo stridere acuto delle ruote contro i binari.

La ragazza ritratta sulla copertina rappresenta l’ottava visione, figura odierna che non nasconde le sue difficoltà,  anzi mostra il braccio artificiale senza pudori, vagheggiando dolcemente a occhi chiusi la sua personale “danza nel tempo” verso il futuro.

Scritto, arrangiato e registrato in presa diretta, in questo lavoroZanetti e Torsi raggiungono un’intesa che riesce sapientemente a valorizzare le potenzialità timbriche di fisarmonica e violoncello. In esso c’è tutto il suono e il tocco di Zanetti, la sua maturità artistica e la sua volontà di sperimentare e di stupire.

Sabato 17 febbraio Zanetti si esibirà  al Caramella Choco  Bistrot, lo spazio accogliente e quasi fiabesco che ha aperto la casa editrice guidata da Paola Caramella nel quartiere Cit Turin, in corso Francia 34.

MARA MARTELLOTTA

La chiesa Maramures

La deliziosa cappella scolpita in legno che  viaggiò dalla Transilvania a Moncalieri.

Costruita nell’omonima regione rumena del Maramures, al confine tra Ungheria e Ucraina, è  un raro gioiello realizzato in legno, uno dei pochi  e preziosi esempi di chiesa ortodossa cristiana del suo genere, in Italia ne esiste solo uno: a Moncalieri. Nessun chiodo, solamente incastri, hanno tramutato questo edificio in una struttura portatile e, a parte la Romania, dove questi luoghi di culto costruiti perlopiù tra il XVII e il XVIII secolo sono inseriti nella lista del Patrimonio Unesco, nel mondo se ne contano solo altri 5: in Venezuela, Cipro, Svizzera, Francia e Svizzera.

Arrivata nella cittadina piemontese pezzo per pezzo e ricostruita come si farebbe con i moderni Lego, la speciale tecnica con cui è stata costruita è statasviluppata in conseguenza ad una regola emanata dalla Corona Ungherese che proibiva l’edificazione delle chiese in pietra, ma probabilmente anche per la necessità di far sparire gli edifici  di culto cristiani a causa delle persecuzioni religiose.

Dedicata ai Quaranta Martiri di Sebaste e inaugurata nel 2016, la chiesa Maramures  è a pianta rettangolare e affaccia sul sagrato esterno attraverso un sistema di portici che creano una “C”. La casa parrocchiale ospita l’appartamento del sacerdote, una sala polivalente e una foresteria, l’edificio è circondato da un bel giardino curato e piante di rose.

Arrivando a via Papa Giovanni XXIII a Moncalieri si nota subito il suo bel campanile alto 25 metri, il colore caldo  del legno, la forma tipica di queste impiantiarchitetturali vernacolari che utilizzano i materiali tipici secondo le tradizioni del luogo, in questo caso la Transilvania. Entrando dal cancello è naturale ammirare l’imponente portale ricco di intarsi, le arcate e le catene create da un pezzo unico di legno. L’interno invece, meno lavorato rispetto all’esterno, è delicatamente decorato con icone e immagini sacre su un fondo bianco e incorniciate dalle travi lignee.

Visitando questo luogo sacro si avrà la sensazione di fare un viaggio temporale, ci si sentirà in un’altra dimensione geografica, immersi in tradizioni etno-religiose diverse dalle nostre ma perfettamente integrate nel territorio.

MARIA LA BARBERA

Metamorfosi: è la parola chiave della mostra ospitata a palazzo Madama “liberty. Torino capitale”

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Rimarrà aperta fino al 10 giugno prossimo l’esposizione “Liberty. Torino Capitale”, curata da Palazzo Madama e dalla Società degli Ingegneri e Architetti in Torino, con la collaborazione di Mondomostre, che vuole favorire l’ingresso di Torino nel RANN, Réseau art Nouveau network di Bruxelles e la sua candidatura a città patrimonio Mondiale UNESCO per il liberty, in questo modo valorizzando gli oltre cinquecento capolavori risalenti al quarantennio della belle Epoque e distribuiti su tutto il territorio cittadino, dalle botteghe al parco del Valentino.

La mostra, articolata in cinque sezioni vuole condurre un’analisi sulla società e cultura della seconda metà dell’Ottocento, fino al passaggio al Novecento sotto molteplici punti di vista. Lo stile liberty consiste in questa contrapposizione fra lo stile floreale, classico e decorativo, e lo stile modernista, inquieto e all’avanguardia.

A Palazzo Madama Torino riconquista il ruolo di capitale di quello “stile senza stile”, che avrebbe apportato il vero nel mondo vegetale e floreale, aggiungendovi gli elementi di una nuova modernità anti classica.

La mostra è una sorta di appendice postuma alla prima Esposizione di arte decorativa moderna del 1902, lo stesso parco in cui la fontana dei Mesi, unico elemento architettonico ancora esistente dell’apparato di edifici costruiti per l’Esposizione generale del 1898, organizzata a Torino per celebrare il cinquantenario dello Statuto Albertino, è simbolo della vitalità artistica della città. La fontana dei Mesi fu progettata da Carlo Ceppi, costruita in moderno cemento e attualizza gli elementi del rococò secondo i nuovi modelli del liberty, tanto che all’Esposizione Universale di Torino del 1902 partecipò anche la Liberty & CO, azienda specializzata nella compravendita di tessuti, ornamenti e oggetti importati dall’Estremo oriente, fondata a Londra nel 1875 e ben presto sinonimo in Italia delle nuove manifestazioni di arte applicate e di artigianato.

L’esposizione si apre con un omaggio all’eterno femminile, una celebrazione dell’immagine della donna che emerge con straordinaria forza visiva tra Ottocento e Novecento. Le opere di maestri quali Corcos, Canonica, Bistolfi e Boldini trasportano il visitatore in un’epoca di cambiamento sociale e estetico.

Presso la palazzina Turbiglio si potrà apprezzare in toto l’elemento architettonico che ha caratterizzato il panorama liberty torinese. Ci si potrà muovere tra abiti d’epoca molto eleganti, complementi d’arredo e accessori pregiati, sotto la luce dei lampadari dell’officina Mazzucotelli. Si potrà inoltre prendere coscienza dell’importanza nel liberty del ruolo della danza e del movimento, attraverso opere e immagini che comprendono il vaso portafortuna di Leonardo Bistolfi.

Fulcro della mostra è la Gran via, che narra la storia di Torino, la sua architettura e il suo ruolo cruciale per il mondo e l’Europa.

L’esposizione internazionale del 1902 viene rievocata attraverso opere originali e apparati iconografici che restituiscono la vivacità culturale del tempo e indagano profondamente l’essenza del liberty torinese.

All’interno della mostra vi è una sezione che celebra l’industria dell’arredamento e degli interni, delle pubblicazioni scolastiche, fino alla grafica pubblicitaria e alle riviste. È allora che il liberty diventa un linguaggio unificante che abbraccia l’intera società italiana, trovando in Leonardo Bistolfi il suo maggior interprete. Il centinaio di opere presenti nella Sala del Senato di palazzo Madama non bastano a definire tutto il liberty di Torino, anche se sono compresi pezzi eccellenti come il “Fuoco d’artificio” di Giovanni Boldini, il manifesto pubblicitario di Alfons Mucha, il modello in gesso per la vita nel monumento funebre Abegg di Leonardo Bistolfi.

Si può definire una mostra diffusa con tutti gli esempi architettonici che vengono fatti del liberty a Torino, dalla scuola elementare Santorre di Santarosa, ai bow window di villa Scott, protagonista del film “Profondo rosso” di Dario Argento, alle vetrine del caffè Mulassano in piazza Castello, per non parlare delle tracce in architettura come nella Bottega di Erasmo di Gabetti e Isola, edificio per abitazioni, uffici e negozi di Pietro Derossi in corso Unione Sovietica e la Casa dell’Obelisco di Sergio Iaretti ed Elio Luzi.

La parola chiave che rende conto di questa stagione europea molto feconda nel superamento del naturalismo, in nome di un simbolismo decorativo è ‘metamorfosi’, che ben indica il passaggio tra Otto e Novecento dal punto di vista estetico, sociale e geopolitico.

 

Mara Martellotta

 

Viaggio a Oriente Settecento anni dalla nascita di Marco Polo

Sabato 10 febbraio, ore 15.45

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Una visita guidata alla scoperta di mondi lontani

Nel giorno del Capodanno cinese, in cui si festeggia l’ingresso nell’anno del Drago verde, la Palazzina di Caccia di Stupinigi ricorda l’anniversario della nascita di Marco Polo.

“Viaggio a Oriente” è una visita guidata alla scoperta di un mondo lontano: immergendosi nei racconti dei grandi viaggiatori, attraverso la via della seta si arriva fino in Cina. Il fascino dell’Oriente conquista l’Europa a partire dal 1600 con l’arrivo nel Vecchio Continente di merci preziose quali lacche, sete, carte da parati e porcellane che vanno ad abbellire le dimore di re e principi. In Italia, i Savoia, influenzati anche loro dall’esotismo, creano ambienti che riecheggiano questi luoghi lontani. I Gabinetti Cinesi della Palazzina di Stupinigi hanno una tappezzeria di carta dipinta a tempera della seconda metà del Settecento, importata dalla Cina meridionale, che raffigura scene di vita cinese su sfondo roccioso. Dai paesaggi ad acquerello delle carte da parati alle splendide stoffe, dall’esotica “sala da gioco” ai bizzarri animali del serraglio: l’amore per l’esotico si respira alla Palazzina di Caccia di Stupinigi.

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Sabato 10 febbraio 2024, ore 15.45

Viaggio a Oriente

Prezzo visita guidata: 5 euro + il prezzo del biglietto di ingresso

Biglietti: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Prenotazione obbligatoria per la visita guidata entro il venerdì precedente

Info e prenotazioni: 011 6200601 stupinigi@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orari di apertura Palazzina di Caccia di Stupinigi: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).