CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 106

Renato Rascel, l’attore che nacque “per caso” a Torino

STORIE PIEMONTESI: a cura di CrPiemonte – Medium /   

Il 2 gennaio del 1991, moriva dopo una lunga malattia Renato Rascel, nome d’arte di Renato Ranucci

di Marco Travaglini

Artista incredibilmente versatile, indimenticabile protagonista del teatro leggero italiano, nella sua lunga carriera di attore, comico, cantautore e ballerino si cimentò in moltissimi ruoli. In molti, tra i non più giovanissimi, lo ricorderanno protagonista di moltissimi spettacoli dalla rivista alla commedia musicale, dall’intrattenimento televisivo e radiofonico all’operetta e al teatro.

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La sigla della trasmissione tv I racconti di Padre Brown

Non tutti sanno però che nacque “casualmente” a Torino il 27 aprile 1912, durante una tournée della compagnia di cui facevano parte i suoi genitori, il cantante di operetta Cesare Ranucci e la ballerina classica Paola Massa, artisti di opera comica che lavorarono anche con il grande Ettore Petrolini.

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Il Corazziere del 1961

Il piccolo Renato passò così i primi giorni di vita in una cesta dietro le quinte dove i genitori, a turno, si prendevano cura di lui tra una scena e l’altra. Venne poi battezzato a Roma, nella basilica di San Pietro per volontà del padre “che volle confermare la sua romanità risalente a sette generazioni”.

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Una vecchia locandina

Nascendo in una famiglia d’artisti fu normale che anche Renato sentisse il richiamo della scena e così, fin da piccolo, si ritrovò a calcare i palcoscenici di compagnie filodrammatiche e teatrali. A 10 anni entrò a far parte come soprano nel coro delle voci bianche della Cappella Sistina. Grazie alla sua travolgente simpatia e a un innato talento fece tutta la trafila dalla gavetta al successo.

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Le più belle canzoni

Suonò la batteria, ballava il tip-tap, si esibì come cantante, debuttò nel 1934 vestendo gli abiti di Sigismondo ne “Al Cavallino bianco” l’operetta più nota e popolare dopo la “Vedova Allegra”. L’esperienza lo portò a inventare un suo personaggio che lo rese riconoscibile al grande pubblico. La bassa statura e il fisico esile gli suggerirono la celebre, esilarante e surreale interpretazione del Corazziere.

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Rascel nelle vesti del Corazziere

Elaborò sketch e canzoni diventate pietre miliari della rivista, al fianco di attori e autori come Garinei e Giovannini. Con la sua compagnia teatrale mise in scena nel 1952 uno spettacolo — “Attanasio cavallo vanesio” — che ottenne un clamoroso successo, confermandolo tra i più amati beniamini del pubblico italiano. Un successo bissato con “Alvaro piuttosto corsaro”, “Tobia la candida spia”, “Un paio d’ali”, girando per i teatri di una Italia desiderosa di svago e divertimento.

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Rascel cantante

Si cimentò nel cinema con i suoi personaggi senza tralasciare ruoli più impegnati come ne “Il cappotto” (tratto da un racconto di Gogol’) con la regia di Alberto Lattuada e “Policarpo ufficiale di scrittura”, diretto dal torinese Mario Soldati. Rascel fu anche protagonista di una grande e commovente interpretazione nei panni del mendicante cieco Bartimeo nel “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli.

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Renato Rascel nei panni di Padre Brown

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Un primo piano di Renato Rascel

Rascel scrisse anche molte canzoni, alcune delle quali riscossero un successo che varcò i confini nazionali entrando a far parte del nostro repertorio popolare come “Arrivederci Roma”, “Romantica” ( con la quale trionfò al Festival di Sanremo nel 1960), “Te voglio bene tanto tanto”, “E’ arrivata la bufera”. I ragazzini della mia generazione lo ricordano in televisione con la veste talare del protagonista de “I racconti di padre Brown”, sceneggiato prodotto e messo in onda dalla Rai nel 1970. Risale a quello stesso anno la sua ultima interpretazione in una commedia musicale di Garinei e Giovannini (Alleluja brava gente) dove Rascel ebbe l’onere di sostituire all’ultimo istante il famosissimo Domenico Modugno con un giovane Gigi Proietti, pressoché sconosciuto al pubblico.

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Rascel con Giacobetti, Chiusano e la Mannucci del Quartetto Cetra nel 1970

Una carriera lunga e ricca che lo vide al tempo stesso innovatore e rappresentante autentico della storia nobilmente popolare della commedia italiana. Una vicenda umana e artistica che, ancora oggi, molti ricordano con affetto e riconoscenza.

In Val Chisone torna il “Summer Forest Festival”

A Usseaux ricordando “Woodstock”, seconda edizione in omaggio ai 55 anni del “Festival di Bethel”, massima icona della “cultura hippie”

Dal 12 al 14 luglio

Usseaux (Torino)

15 – 17 agosto 1969. Alla “Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock”, meglio nota con il più semplice “Festival di Woodstock”, tenutosi, all’apice della diffusione della “cultura hippie”, a Bethel (piccola città rurale dello Stato di New York) furono tre giorni “mondiali”, “tre giorni di pace e musica rock” (“3 Days of Peace & Rock Music”) che coinvolsero dai 400 ai 500mila spettatori: ultima grande manifestazione del “movimento” che da allora si diffuse sempre più fuori dagli USA e che diede origine nel mondo a svariati “cloni” di Woodstock (cittadina nella contea dell’Ulster, famosa per le sue molteplici attività artistiche), assolutamente incapaci però di reggerne la portata e la fama. Unica, Woodstock! Che quest’anno compie i suoi bei 55 anni, ricordati ed omaggiati, con tre giorni di musica piena, nel nostro Piemonte, su un pianoro a 1.500 metri d’altitudine, circondato dalla foresta del “Parco naturale Orsiera – Rocciavrè” e dal “Parco Naturale del Gran Bosco”, dal “Summer Forest Festival” ad Usseaux, in Val Chisone, in mezzo ad un bosco che qui è proprio “foresta”, come avverte lo stesso nome. Seconda edizione, formula completamente gratuita, per un appuntamento a 40 chilometri di Torino, in un Comune inserito fra i “Borghi più belli d’Italia” ( e, per il “Touring”“bandiera arancione” con la sua “Area Magic Forest”), pensato sia per gli appassionati di musica sia per i ragazzi vogliosi di scoprire le montagne vicino casa, il “Festival” è in programma da venerdì 12 a domenica 14 luglio.

“L’idea, quest’anno – sottolinea Maurizio Dainelli, ideatore ed organizzatore del ‘Festival’ – è fare anche educazione musicale: ogni concerto, infatti, sarà occasione per fare domande, ripercorrere, anche a parole, generi e periodi musicali, con un omaggio speciale a Woodstock a 55 anni dall’evento, che in fondo si tenne proprio su un pianoro come il nostro. Certo con più persone”“Altro nostro intento – prosegue Dainelli – è quello di unire diverse generazioni attraverso la musica, così come attraverso il cibo e la sostenibilità ambientale che caratterizzano il nostro ‘Festival’”.

Grande contenitore della tre giorni, ovviamente i concerti con band di grande richiamo. I motori si iniziano a scaldare venerdì 12 luglio, con musica dalle 16 alle 24Alle 16 rivivono i grandi del “Rock and Blues” con “Roagna Rizzi Buelow”Alle 20 “Si canta Bob Dylan” con i “From Jungle To The Moon”.

Sabato 13 luglio si riprende dalle 16 con “Canzoni tratte dal piccolo e grande schermo”, con le musiche dei “Seasons”Dalle 20 “Italian Graffiti”, spaccato di canzoni italiane dagli Anni ‘60 con “La Roagna & Friends”.

Domenica 14 luglio l’iniziativa “Woodstock 1969 – Ricordi di un evento irripetibile”, con “Roagna & Friends”. Tanta, tanta musica. Giornate di pace e amicizia. In mezzo a una natura da sogno, capace d’incantare in ogni ora del giorno.

E accanto alla musica e allo stare insieme lontani dai rumori violenti di un mondo che si cerca di far dimenticare a quelle dimensioni, immancabile ed essenziale anche il “cibo” più adatto all’occasione: il “forest food”. In un magico pianoro fatto solo (che bellezza!) di verde ed alberi sarebbe stato infatti difficile parlare di “street food”. Di qui dunque l’invenzione del “forest food”: piatto forte la carne, soprattutto alla brace, accompagnata da vino e birra. La proposta è allettante!

Per info“Summer Forest Festival – Area Magic Forest”, strada Comunale dell’Inverso 1, Usseaux – Borgata Fraisse; tel. 348/3437621

Per chi decidesse di dormire in zona, tra il fresco delle montagne, l’“Area Magic Forest” mette a disposizione i suoi spazi: si può scegliere se arrivare in tenda o in camper. Infoinfo@magicforest.it

g.m.

Nelle foto:

–       “Roagna & Friends”

–       “From Jungle To The Moon”

Armi ottomane al Castello di Racconigi. I doni del sultano al re d’Italia

Quando la grande Storia passò per la Provincia Granda. Quel giorno il treno si fermò alla stazione di Racconigi. A quel tempo, tra ‘800 e ‘900, Racconigi era una fermata importante.
Arrivavano zar, sovrani e principi da ogni parte del mondo, ospiti dei Savoia nel castello sabaudo. Il 21 agosto del 1904 dal treno scesero degli uomini col turbante, tra lo stupore dei racconigesi che cinque anni dopo, nel 1909, avrebbero affollato la stazione e le vie del paese per dare il benvenuto ad un altro grande sovrano della storia, nientemeno che lo zar Nicola II in visita a re Vittorio Emanuele III. Ma cosa ci facevano i turchi a Racconigi? Inviati del sultano di Costantinopoli o spie al soldo di un regime sempre più vicino al tramonto?
Dal convoglio si fece avanti una delegazione diplomatica di alto livello guidata dall’ambasciatore turco Ghalib Bey e dal comandante delle guardie del sultano ottomano Abdulhamid II. I servitori scaricarono dal convoglio decine di casse contenenti i doni del sultano dell’Impero per Vittorio Emanuele III, re d’Italia. La reggia, in cui meno di un mese dopo nacque Umberto II di Savoia, l’erede al trono, si arricchì da un giorno all’altro di una straordinaria collezione di decine di armi antiche disposte su pannelli in modo da formare dei trofei d’armi.
Ma il grosso della donazione era costituito da ben 22 quintali di oggetti esposti su scaffali foderati in velluto rosso, al primo piano, accanto alla sala del biliardo, in un spazio chiamato la Sala delle armi turche, che oggi è la Galleria di Eolo. Ci sono armi da fuoco, diverse lance da cavalleria con la bandiera dell’esercito ottomano, un tridente di manifattura islamica e un antico roncone italiano preso durante le battaglie tra europei e turchi nel Quattrocento, pochi anni prima della caduta di Costantinopoli e dell’Impero bizantino nel 1453. Le armi antiche provengono dal Palazzo Yildiz di Istanbul e sono il segno di un lungo rapporto di amicizia e collaborazione tra il re e Abdulhamid II. Vittorio Emanuele III e Umberto II, l’erede al trono, trascorrevano a Racconigi i mesi estivi, lontano da impegni di corte. Gli scambi di regali furono frequenti e cominciarono ancora prima che Vittorio Emanuele diventasse re. Nel 1901 due grandi dipinti e una collezione di armi italiane erano partiti dal Quirinale alla volta della capitale turca mentre il sultano spedì in Italia alcune opere antiche della raccolta imperiale. A ben vedere, l’armeria-deposito del castello di Racconigi è forse l’ambiente più misterioso e intrigante di tutto il castello. Sono custoditi ben 22 quintali di armi tra fucili, archibugi, artiglierie, spade, asce, lance, revolver, armature, corazze, maglie d’acciaio, elmi in metallo e in stoffa consegnate dagli inviati del sultano ottomano a Vittorio Emanuele III nell’agosto del 1904.
Ogni oggetto fu sistemato in apposite vetrine in una sala attigua a quella del biliardo del Castello di Racconigi. A questo punto non stupirebbe se attorno al castello sabaudo o all’interno dello splendido parco aperto al pubblico trovassimo qualche spia turca travestita da turista. Speriamo che il “sultano” Erdogan, nostalgico delle glorie ottomane ed eccitato dai personaggi dell’Impero della Mezzaluna non sappia nulla e non si faccia avanti con la consueta aggressività per reclamare il “tesoro ottomano” nascosto nel deposito-armeria del maniero. Alcuni di questi oggetti sono esposti nell’ambito della mostra permanente “Storie dal mondo in Castello. Meraviglie da quattro continenti a Racconigi”. I pezzi più belli e pregiati sono un raro migfer (elmo) giannizzero del Cinquecento in seta, cotone, lino e rame dorato e soprattutto un’antica spada risalente al 1272 con iscrizione in arabo sulla lama. Altri cento oggetti, tra armi e manufatti, completano la raccolta dei prodotti artigianali extraeuropei presenti nell’esposizione. Tutti doni diplomatici, regali di ospiti illustri o ricordi di viaggio legati alla vita di Vittorio Emanuele III e di Umberto I. Un patrimonio rimasto finora nascosto nei depositi del Castello ma di grande rilievo per la storia della residenza sabauda. In vetrina si possono ammirare anche beni africani come un cofanetto egiziano donato alla regina Elena del Montenegro, uno scudo da parata etiope in seta e cuoio e una zanna d’avorio regalata a Umberto II insieme ad tanti altri oggetti provenienti da India e Persia, Sud America ed Estremo Oriente. La mostra, è aperta mercoledì, giovedì e venerdì con visite accompagnate alle 12.00 e alle 17.00. Sabato, domenica e festivi visite libere dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00. Per informazioni: 0172 84005
Filippo Re
Nelle foto
il Castello di Racconigi, spada araba del 1272, elmi ottomani

Kappa FuturFestival batte il Coachella grazie ai tanti partecipanti da tutta Europa

Questo fine settimana, il Kappa FuturFestival ha trasformato Torino in un palcoscenico vibrante, attirando migliaia di appassionati di musica da tutta Europa. Con la sua undicesima edizione, il festival ha consolidato la sua reputazione, guadagnandosi un posto d’onore tra i migliori eventi musicali del mondo, superando persino giganti come il Coachella nella classifica di DJ Mag.

La città si è animata con cinque palchi e trentasei ore di musica ininterrotta, mentre un imponente led wall di 560 metri quadrati illuminava il Parco Dora. L’atmosfera elettrizzante era palpabile già all’ingresso, dove una coda scorrevole e amichevole anticipava l’esperienza unica che attendeva i visitatori.

Il festival ha accolto “ballerini” provenienti da oltre 130 paesi, dimostrando che Torino è una destinazione turistica a tutto tondo, capace di scaldare i cuori e di far dimenticare la presunta freddezza britannica, come testimoniato da una giovane londinese al suo primo viaggio nella città sabauda.

L’evento ha avuto un impatto significativo anche sull’economia locale, con alberghi e strutture ricettive esauriti per l’occasione. La Gtt ha risposto all’aumento della domanda potenziando il servizio di trasporto pubblico, garantendo collegamenti frequenti fino a tarda notte.

Ma il Kappa FuturFestival non è solo musica e danza; è anche un simbolo di arte e sostenibilità. La collaborazione con il consorzio Coripet e la start-up RE-CIG ha permesso di implementare soluzioni innovative per il riciclo dei rifiuti, come la raccolta differenziata di bottiglie in PET e mozziconi di sigaretta.

Inoltre, il festival ha promosso l’upcycling attraverso la trasformazione di materiali di scarto, come bandiere e neoprene, in oggetti di design realizzati dal laboratorio artigianale Cingomma.

Il sabato ha visto il tutto esaurito dei biglietti, e mentre Gandalf incantava la folla dalla consolle, era impossibile non notare la creatività e la libertà espressa dai partecipanti nei loro outfit colorati e confortevoli, in uno spazio dove il giudizio è sospeso e la diversità è celebrata.

Cristina Taverniti

Il “Parco Tessile Chierese” raccontato a colori

Oltre 50 metri di “pannelli” illustrati da “Truly Design” diventano pagine cromatiche su cui narrare la storia del “PA.T.CH.” chierese

Mercoledì 10 luglio, ore 17

Chieri (Torino)

La complessiva cifra stilistica è indubbiamente astratta, scomposta in partiture geometriche di nitido rigore e ben chiara comprensione, su cui vanno a dar voce cromie attente e di morbido impatto. In tutto sono 26 pannelli di circa 2×1,8 metri ognuno fatti fluire per un totale di 52 metri in un “unicum” di immagini che, secondo il senso di lettura per cui si sono realizzati, intendono raccontare la storia del luogo dove hanno trovato nuova e congeniale destinazione. Per ammirarli, l’appuntamento è a Chieri, mercoledì 10 luglioore 17, presso il PA.T.CH – Parco Tessile Chierese” (acronimo, in italiano, di “pezza”), parco urbano di 10mila mq., con spazi attrezzati per il gioco e lo sport, che collega il Parco dell’“area Caselli” con il “Parco Tepice del Pellegrino”. E l’opera di cui sopra si parlava è l’installazione artistica realizzata da “Truly Design”, una “crew” di artisti torinesi operanti dal 2003 nel campo del graffitismo, della “street art” e del “murales”, con una produzione (partita da cantieri ferroviari e fabbriche abbandonate) che oggi ha assunto dimensioni vastissime, spazianti dai “murales” su larga scala alle opere di arte “anamorfica”, fino ai campi di basket dipinti, decostruendo forme e spazi e contaminandoli con i colori, attratti da vari linguaggi visivi, in primis dal piacere di operare su campiture di rigorosa astrazione geometrica. Come attestano molte loro opere “abitanti” muri in città, Musei, abitazioni private e sedi aziendali in Italia e in Europa, ma anche a New York, Miami, Hong Kong e Macau, in Cina.

La loro “installazione” artistica presentata a Chieri, mercoledì 10 luglio, è un’opera realizzata sul divisorio tra il nuovo Parco e l’area stralciata dal progetto in fase di progettazione riservata per “accertamenti archeologici”. Il disegno è stato realizzato lavorando su moduli scomponibili, in modo che, una volta completato il Parco, i pannelli possano essere riposizionati all’interno dello stesso. Loro obiettivo: “raccontare la storia del luogo attraverso 5 tematiche”, legate – sul filo conduttore del “blu” – alla storia del luogo, “fino ad una grande ‘toppa’, come simbolo della riqualificazione urbana”“Blu del Gualdo”“Arte tessile chierese”“Memoria storica”“Abbandono e successiva demolizione del complesso scolastico di via Tana”“Parco tessile chierese”.

Il progetto dell’opera è del “Comune di Chieri” e si è realizzato in collaborazione con la “Fondazione Chierese per il Tessile e Museo del Tessile” (presieduta da Melanie Zefferino) e con la progettista di “PA.T.CH.”, l’architetta paesaggista Cristina Cassavia.

Il progetto del “PA.T.CH-PArcoTessileCHierese”, inaugurato il 20 settembre del 2023, opera degli architetti Marco Maccagno e Cristina Cassavia, riqualifica a parco pubblico un’area degradata e va ad eliminare un vuoto urbano. Il nome rievoca anche la “memoria storica” del luogo richiamando l’importanza della città di Chieri per l’arte del tessile, nota a livello europeo fin dal Medioevo soprattutto grazie alla produzione del “fustagno” e alla coltivazione dell’“Isactis tinctoria L”., meglio conosciuta come “Gualdo”, le cui foglie imprimevano alle stoffe la particolare colorazione azzurra tipica del jeans.

L’investimento complessivo – fanno sapere i responsabili – è stato di 850mila euro di cui 320mila sono stati finanziati dalla “Fondazione Compagnia di San Paolo”, maggior sostenitore del progetto.

g.m.

Nelle foto: “Truly Design”, alcune immagini dell’Installazione “PA.T.CH.”

“Attraverso Festival”, Vis à Vis Oscar Farinetti e Aldo Cazzullo

A Rocca Grimalda, per il primo incontro “a tutto campo” della IX edizione del Festival

Giovedì 11 luglio, ore 21

Rocca Grimalda (Alessandria)

Farinetti / Cazzullo. Il loro incontro – dialogo, riflessioni, profezie, analisi fra passato presente e futuro – è stato definito il “viatico perfetto” per l’inaugurazione, al “Belvedere Marconi” di via Parasio a Rocca Grimalda, nell’Alto Monferrato alessandrino, della IX edizione di “ATTRAVERSO FESTIVAL” (progetto dell’Associazione Culturale “Hiroshima Mon Amour” e “Produzioni Fuorivia”) dedicata quest’anno al concetto quanto mai ampio di #comunità e capace di coinvolgere in un programma, con oltre 40 appuntamenti, che si sviluppa dall’11 luglio al 10 settembre26 Comuni delle tre Province di Alessandria, Asti e Cuneo attraversando i territori inseriti nella “World Heritage List” di Langhe, Monferrato, Roero e Appennino Piemontese“Fin dalla sua prima edizione ‘ATTRAVERSO’ – sottolineano gli organizzatori – ha portato la sua proposta culturale ed artistica in paesi sperduti fra bricchi e colline e città più popolose di un territorio che ha nomi diversi ma che si unisce nel nome dell’arte, dello spettacolo e della bellezza, riuscendo a sviluppare negli anni senso di appartenenza e comunità”. Ecco perché proprio sul concetto di “Comunità” si è inteso costruire, quest’anno, la nuova edizione del “Festival”. Concetto sicuramente “esaltato” nell’incontro “Visioni a tutto campo” programmato per giovedì 11 luglio (ore 21) fra Aldo Cazzullo ed Oscar Farinetti, albesi entrambi e “amici da sempre”.

Il noto giornalista e scrittore da un milione di copie (ultimo libro “Quando eravamo i padroni del mondo”, 2023, “Mondadori Store”) famoso per le sue analisi approfondite e per i suoi libri che spaziano dalla storia alla società contemporanea e, l’altrettanto noto, fondatore di “Eataly”, anche lui scrittore (ultimo libro “10 mosse per affrontare il futuro”, 2023, “Solferino Libri”) nonché “imprenditore visionario” che ha rivoluzionato – insieme al mitico Carlin Petrini – il modo in cui concepire e vivere l’esperienza del cibo, ma soprattutto per il suo approccio innovativo al business “per la sua attenzione alla sostenibilità e alla valorizzazione del territorio”, si “affronteranno” in un “faccia a faccia” e un “testa a testa” di grande interesse sotto il segno – si presume – di poche “fratture” o “inciampi” in una visione del mondo, vicino e lontano, sostanzialmente univoca. Di grandi aperture al “sociale” e al “politico” che non mancheranno di segnalare, di imporre riflessioni e aprire strade nuove e forse inaspettate a chi vorrà comprenderne a fondo stimoli e significato.

“In un’analisi a tutto tondo sui nostri giorni – affermano gli organizzatori – Cazzullo e Farinetti condivideranno con il pubblico di ‘ATTRAVERSO’ pensieri e prospettive. Dalla necessità di un approccio al futuro innovativo e sostenibile all’importanza di un’economia circolare e di modelli di business che rispettino l’ambiente, così come della gestione consapevole dei cambiamenti sociali e tecnologici. Le imprese e i territori devono legarsi fra loro per valorizzare le risorse locali, solo favorendo conoscenza e cultura si può creare senso di appartenenza e identità senza rischiare la chiusura del campanilismo”. Al centro dell’incontro, insomma, le cosiddette “sfide globali”, dal “cambiamento climatico” alle “disuguaglianze economiche”, in un mondo alla ricerca di leadership responsabile e cooperazione internazionale.

Ingresso 10 Euro, biglietti in prevendita www.mailticket.it

Per info www.attraversofestival.it

g.m.

Nelle foto:

–       Oscar Farinetti (ph. Paolo Gai)

–       Aldo Cazzullo (ph. Giulia Natalia Comito)

Magister Harmoniae vince Festival mondiale nel “tempio” del Musikverein di Vienna

Grande successo per la città di Grugliasco, il Piemonte e l’Italia che con l’Orchestra Magister Harmoniae dell’associazione Musica Insieme APS, unica orchestra italiana, ha vinto il primo premio con il massimo punteggio, “with Outstanding Success”, nel tempio della musica mondiale, il Musikverein di Vienna, suonando nella Sala Dorata, da dove vien trasmesso ogni anno il concerto di Capodanno. Diretta dal M° Elena Gallafrio, ha incantato la giuria e il pubblico con un repertorio composto dalle più belle colonne sonore di film

Leggi l’articolo su lineaitaliapiemonte.it:

https://www.lineaitaliapiemonte.it/2024/07/08/leggi-notizia/argomenti/lineaitaliapiemonteit/articolo/successo-per-litalia-al-musikverain-di-vienna-lorchestra-magister-harmoniae-di-grugliasco-unica.html

L’isola del libro: Speciale Monarchia Inglese

 

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

Fa ben sperare il recente ritorno sulla scena pubblica della principessa del Galles e futura regina Kate Middleton in occasione del Trooping the Colour. Prima sua comparsa dopo 173 giorni di assenza per motivi di salute che hanno scatenato infinite ipotesi e fake news.

Rivederla bella ed elegante come sempre, anche se dimagrita, comunque sorridente e forte come una roccia, ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo. Riconferma la tenacia e il senso del dovere di questa giovane donna amatissima dai sudditi, attenta e dolce verso i suoi bambini, in totale sintonia con il marito William.

Significativo dell’amore della famiglia reale nei suoi confronti è stato anche il cambiamento del protocollo che ha posizionato il re accanto alla nuora; accomunati dalla malattia e dalla battaglia contro il cancro; lei grata e sorridente, lui commosso. Un gran bel ritratto di famiglia.

E mentre le cure pesanti e debilitanti continuano per il re e la principessa, molti cercano di fare il punto della situazione sul ruolo presente e futuro della Monarchia inglese. Vale dunque la pena leggere alcuni libri sull’argomento. Due recentissimi e due più datati, ma comunque illuminanti.

 

Robert Hardman “Carlo III. Il nuovo re”

-Rizzoli- euro 20,00

Robert Hardman è lo scrittore britannico esperto dei Windsor, biografo reale con una corsia preferenziale e che per questo libro ha potuto accedere agli Archivi Reali del castello di Windsor. Inoltre ha intervistato i membri della famiglia reale e altre persone autorevoli, come i primi ministri del regno di re Carlo III.

Quello che scrive è più che serio e spazza via anche le parecchie notizie fasulle. Il libro inizia facendo luce sui retroscena degli ultimi giorni di vita della sovrana Elisabetta II. Evento nefasto che segna l’inizio del regno del figlio, e qui Hardman ci offre pagine ricche di rivelazioni, retroscena, sfide, ripicche, dolori.

Re Carlo III aveva la corona nel suo destino dal giorno in cui è venuto al mondo; ha atteso pazientemente il suo turno e nel frattempo si è preparato ad assolvere i suoi molteplici doveri. Oggi è lui a dettare le regole a corte, ma è anche chiamato a prendere mille decisioni, non solo come re della Gran Bretagna ma anche di altri 14 Paesi.

Emerge a chiare lettere la caratura di quest’uomo colto, raffinato, attento all’ambiente e ai ceti più deboli. Incluso il modo stoico con cui sta affrontando i colpi dolorosi inferti da un destino beffardo. Perché a pochi mesi dall’agognata incoronazione, Re Carlo ha dovuto subito fare i conti con il cancro suo e dell’altra figura fondamentale, l’amatissima nuora Kate.

Senza spoilerare troppo, in queste scorrevoli oltre 400 pagine scoprirete anche le dinamiche dietro la defezione dei Sussex, le loro accuse e i complessi rapporti tra i membri della famiglia reale.

L’importanza e lo spessore della regina Camilla che è la roccia del sovrano.

Il carattere dell’erede William, responsabile e dedito alla famiglia, il suo rapporto con i figli, il sostegno alla moglie e un’idea di futuro regno secondo la sua personalità.

 

Antonio Caprarica “La fine dell’Inghilterra” -Sperling & Kupfer- euro 19,90

Il titolo è provocatorio ma è anche quanto si potrebbe evincere dall’analisi sociale e politica svolta dal giornalista e scrittore Antonio Caprarica, uno dei massimi esperti delle vicende reali britanniche dopo anni come corrispondente Rai a Londra.

Dopo il nefasto 1992, questo 2024 è decisamente l’altro anno pessimo per i Windsor. Sono stati colpiti da eventi pesanti come macigni. Svolte negative che hanno contribuito a sfoltire il numero dei working royals e possono rendere la monarchia un’istituzione obsoleta e debole agli occhi dei contribuenti inglesi.

Caprarica ripercorre le dinamiche dei fatti più gravi accaduti ai Royal e lo fa in modo documentato e attento.

La defezione e le accuse -scritte e via tv- del principe Harry e della moglie Meghan. Dalla California hanno tradito non solo re Carlo, ma anche spalancato un solco difficilmente colmabile con l’erede al trono, il responsabile William.

Poi c’è pure l’ostracismo verso il principe Andrea coinvolto nello scandalo Epstein.

Quell’idea di efficienza e stabilità garantita dalla regina, ora sembra venire meno, e la monarchia appare decisamente indebolita. Staremo a vedere ….

 

 

Omid Scobie “Endgame” -Solferino- euro 23,00

Il sottotitolo recita: «Dentro la famiglia reale: tra rivalità, segreti, vendette, si gioca il futuro della monarchia». L’autore Omid Scobie è stato royal editor per “Harper’s Bazar”, ha collaborato con tv e da oltre 12 anni racconta la corona inglese. Da alcuni è definito «cheerleader di Harry e Megan» e in effetti il suo sguardo pende a favore dei Sussex.

Questo libro è dell’anno scorso e molte cose sono successe in seguito, ma resta interessante il resoconto dell’autore sulle dinamiche che serpeggerebbero tra i Windsor, i gossip e le analisi delle faide interne.

Scobie dà credito alle accuse rivolte dalla coppia ribelle alla famiglia reale, descrive in modo impietoso figure che viceversa sono molto amate, accusandole anche lui di razzismo.

Non fa sconti al futuro re William; lo incolpa di avere deliberatamente escluso Henry dalla vita di corte, cita episodi al riguardo e lo ritiene refrattario a riallacciare i rapporti con il fratello. Inoltre, sempre secondo Scobie, William avrebbe un atteggiamento non sempre lineare anche nei confronti del padre e idee molto diverse sul futuro della monarchia.

Più di 500 pagine di fatti e contro fatti da prendere con le dovute cautele; comunque un interessante contraltare rispetto a come i Windsor vengono normalmente rappresentati dagli esperti accreditati a palazzo.

 

 

Tina Brown “Dietro la corona” -Vallardi- euro 22,90

Questo libro è stato pubblicato nel 2022 e la Brown compie un excursus sui passaggi che maggiormente hanno segnato le vicende della Corona. Risale alla morte della principessa Diana e arriva fino a quella della regina Elisabetta, concentrandosi su alcuni colpi di scena, rivalità e defezioni.

Tra gli argomenti principali su cui si sofferma ci sono i rapporti tempestosi tra Harry e William con aneddoti e testimonianze per lo più risapute.

L’arrivo di Meghan Markle – che la Brown accusa di essere un’autentica arrampicatrice sociale- è stato decisamente un momento di rottura. L’ex attrice americana ha innescato dissidi, incomprensioni e rivalità che hanno condotto alla Megxit, con i conseguenti danni soprattutto a livello affettivo e di relazioni tra i royals.

La giornalista racconta anche tanti altri dettagli interessanti tra i quali il ruolo di Camilla e i suoi rapporti con i figliastri, le fissazioni di re Carlo come la pretesa di avere stirati i lacci delle scarpe. Tanti aneddoti e rivelazioni inedite su una delle famiglie più importanti e chiacchierate del mondo.

Rock Jazz e dintorni a Torino. I Marlene Kunz e Tom Morello

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Per “Flowers” a Collegno rap con Massimo Pericolo, Kid Yugi e Rrari dal Tacco.

Martedì.  A Collegno per “Flowers” arrivano i Marlene Kunz. A Pino Torinese suona il trio formato da Daniele Tione al pianoforte, Dino Contenti al contrabbasso e Donato Stolfi alla batteria. Nell’area esterna dello Spazio 211 si esibisce l’Officina Della Camomilla e il rapper Sethu. Al Pav (Parco Arte Vivente) suona il Trio Colibrì. In Piazza Dante a Chieri si esibiscono gli Holograf.

Mercoledì. Alle OGR suona il chitarrista Tom Morello.

Venerdì. Al Sonic Park di Stupinigi si esibisce Geolier.

Sabato. Alla Tesoriera  per “Evergreen Fest” suonano i Melannurca. Per Sonic Park a Stupinigi si esibisce Coez & Frah Quintale.

Domenica. Per “Monfortinjazz” suona la pianista Hiromi Uehara. Per Sonic Park si esibisce Gigi D’Agostino. Per “Evergreenfest” alla Tesoriera concerto mattutino alle 11 con Bertolio e Matacena Quartet. Alle 20.30 i Christopher e alle 21.30 i Mazaratee.

Pier Luigi Fuggetta