CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 106

L’arte di Fernanda Core, “Dove porta la neve”

Inaugura sabato 3 febbraio alle ore 16,30, nella Manica Lunga del Castello di Casale Monferrato,  la mostra di oli, acquerelli, acrilici, guache e disegni su carta tinta, nonché  illustrazioni della pittrice Fernanda Core, dal titolo DOVE PORTA LA NEVE. 

Come afferma la critica Giuliana Bussola nella sua bella presentazione, “….è  chiaro il fascino subìto da Caspar David Friedrich,  con cui la pittrice  sente affinità  elettiva, riguardo lo stupore che deriva dalla contemplazione del creato. Ma il suo cammino personale procede diversamente, poiché  non unisce, come il grande pittore romantico, l’attrazione allo sgomento, al terrore  derivato dalla inaccessibilità  della natura aldilà  della comprensione  umana. La contemplazione  della pittrice infatti si risolve nella scoperta di una ottimistica comunione tra uomo e creato.

E più  avanti: “…le tante citazioni del pittore romantico tedesco,  di Segantini,  e in altre occasioni di Piero della Francesca denotano  il desiderio di mantenere la memoria dell’arte del passato, che non richiede  di essere esclusiva dei grandi artisti, ma deve essere linfa e stimolo di una ripresa creatrice, confermando in tal modo l’indissolubile unione di forma e contenuto, di Idea e Mestiere….”

E ancora: “A dimostrazione della perizia anche nel disegno, sono presenti in mostra le chine originali,  gli oli e gli acquerelli che compongono le illustrazioni del libro per bambini “LA GALLINELLA ROSSA DI MAGNEAZ ” il cui testo è costituito da una antica fiaba della tradizione orale della Val d’Ayas,  raccolta  e tradotta dal patois dalla storica maestra del paese,  Anna Brunod, e illustrata e impaginata da Fernanda Core.

Questa mostra personale segna il ritorno della pittrice a Casale Monferrato, e al Castello, dopo l’esposizione fatta insieme alla madre, anch’essa  pittrice,  nel 2016.

Ma qui sono la neve e le montagne a essere protagoniste.  Quella montagna che inspira un sentimento che non ha un nome  nella nostra lingua, ma che si può  definire “senso di intimità” , tra la natura e se stessi, o che proviamo guardando le casette silenziose dalle finestre  illuminate, o al calore delle stufe, dei camini e dell’accoglienza.

Fernanda Core ha studio sia a Casale  Monferrato che a Milano. In qualità  di grafica ha fatto parte del gruppo milanese  Humor Graphic, come  fumettista w vignettista ha preso parte a numerose  rassegne,  come la Biennale di Lucca, Treviso Comics, la Biennale dell’umorismo  di Ferrara, partecipando a prestigiose esposizioni, quali a Palazzo Braschi a Roma, Palazzo  di Re Enzo e Artefiera a Bologna, alla Triennale e Museo Archeologico  a Milano, e ha collaborato con varie testate. Fra le personali come pittrice ricordiamo Milano al Consolato degli Stati Uniti, e da Arter, in Monferrato al Teatro Municipale,  al Castello di Casale Monferrato e  a Villa Vidua a Conzano, ad Asti al teatro Alfieri.  e per il cinquecentenario della morte di Piero della  Francesca  a Sansepolcro e ad Arezzo. Ha inoltre  esposto in Olanda, Svizzera, e presso la Galerie Alphaflor di Friburgo  in Germania.

La mostra DOVE PORTA LA NEVE sarà  visitabile dal 3 al 25 febbraio il venerdì  ore 15,00/19,00.

Sabato e domenica  10,00/13 – 15,00/19 Castello di Casale  Monferrato

A Diagon Hall ritornano i “Dialoghi tra prosa e poesia” sull’onda degli Spiriti del Mare

Dopo le due edizioni vincenti di “Dialoghi tra prosa e poesia”, la prima dedicata al tema della finzione e la seconda alla storia della ferrovia come simbolo, il 21 febbraio prossimo, alle ore 19:00, presso lo spazio culturale Diagon Hall, si terrà la terza edizione dei “Dialoghi” dedicata agli Spiriti del Mare.

Protagonisti dei “Dialoghi tra prosa e poesia” saranno Gian Giacomo Della Porta e Jacopo Marenghi.

I Dialoghi saranno incentrati su quegli Spiriti del Mare che accompagnano nel loro viaggio i marinai, a tratti con benevolenza, a tratti con ostilità. A essi viene chiesta benedizione e amicizia e da essi prendono origine la musica e il suono: il suono del ruggito in tempesta e la quieta finale, il canto del mare di Ulisse e quello di Enea. Il mare, con i suoi Spiriti, rappresenta una grande storia di scoperte, segreti e unione di continenti, un mito letterario antico, simbolo di nascita, morte, salvezza e metamorfosi.

Tutti questi temi li ritroviamo nel capolavoro di Shakespeare “La Tempesta”, dal quale impareremo a conoscere meglio lo Spirito di Ariel e del Mago Prospero. La mitologia celtica e quella greca entreranno in contatto grazie alle Sirene, figlie di Afrodite e Spiriti temuti da Ulisse, ai quali verrà a capo solo grazie al noto stratagemma.

Si ascolterà la musica del “Vecchio marinaio” di Samuel Taylor Coleridge, per poi tuffarsi al largo delle coste cubane e salire a bordo della barca da pesca di Santiago, protagonista de “Il vecchio e il mare” di Hemingway. Sarà anche presente il tema del Leviatano attraverso il capolavoro di Melville “Moby Dick”.

Non mancheranno gli Argonauti di Apollonio Rodio e una citazione più contemporanea legata al tema dei migranti e all’ospitalità.

 

Mara Martellotta

Al Serenissimo di Cambiano “Ritorno al cavallino bianco”

La grande operetta  con Anna Marchesano

 

La stagione del teatro Serenissimo di Cambiano, sotto la nuova direzione di Stefano Mascagni, prosegue con la grande operetta. Sabato 3 febbraio prossimo andrà in scena ‘Ritorno al Cavallino bianco’ della compagnia Operette Champagne. Si tratta di un libero adattamento di Anna Marchesano per la regia di Fulvio Trivero. Una numerosa compagnia di cantanti e musicisti per un grande classico dell’operetta. In un albergo del Tirolo giungono, per una vacanza, un ricco industriale veneziano con la figlia Ortensia. L’uomo spera di trovare giovamento nel corpo e nello spirito, stressato da un lungo processo. Le sue speranze vengono presto deluse perché giunge nello stesso albergo un avvocato, che egli scoprirà essere il legale del suo avversario e che fa la corte a Ortensia, scatenando le ire dell’industriale.

L’operetta è un genere musicale e teatrale nato nel 1856, con la pièce “La rose de Saint Flour” di Jacques Offenbach, suo massimo esponente e divenuta famosa in seguito in Austria. Differisce dal melodramma tradizionale per l’alternanza sistematica di brani musicali e parti dialogate. Sotto questo aspetto l’operetta è vicina al teatro di prosa e al vaudeviĺle, anche se non bisogna dimenticare che, nell’Europa centrale, il teatro leggero o comico presentava già in precedenza una simile alternanza di canto e recitazione, nei generi dell’opera comique e del singspiel. Gli eredi dell’operetta saranno il musical e la commedia musicale.

La stagione proseguirà sabato 9 marzo con la compagnia teatrale I Masaniello, capitanata da Alfonso Rinaldi in “Miseria e nobiltà” di Eduardo Scarpetta, un classico che, nell’adattamento del regista Rinaldi, rimanda fino al finale un vortice di crescente e travolgente comicità, che risucchia il pubblico in una spirale di trovate alle quali diventa impossibile opporre resistenza.

La stagione si concluderà sabato 20 aprile con una commedia, un giallo, tutta al femminile: Ussi alzati e Barbara Bertato saranno le protagoniste di “Piccoli crimini condominiali” di Giuseppe della Misericordia per la regia di Teo Guadalupi. L’improvvisa dipartita di un anziano vicino di casa scatena in due cugine il senso di rivalsa che da sempre covano nei confronti dello Stato contro i vicini e forse, anche contro se stesse. Perché non far sparire il corpo dell’anziano e continuare a incassare la sua pensione? Sembra la scelta più giusta da compiere. Le due donne decidono, così, di prendersi con cinica leggerezza quello che pensano di meritare e cercano di ricostruirsi una vita più felice. In fondo basta poco, qualche altro vicino da far sparire e qualche altra pensione da incassare.

Al teatro Serenissimo la biglietteria è aperta nel giorno dello spettacolo dalle ore 15.

 

Mara Martellotta

Parte dal Forte di Bard il tour di “Wildlife Photographer of the Year 2023”

La natura e i suoi protagonisti. In un click le migliori foto del 2023

59esima edizione. Fra i vincitori anche la piccola torinese Ekaterina Bee

Dal 3 febbraio al 2 giugno

Bard (Aosta)

Un granchio a ferro di cavallo con il suo carapace protettivo dorato, che si muove lentamente sul fango nelle acque protette dell’isola di Pangatalan nelle Filippine, affiancato da tre piccole carangidi anch’esse dorate e a piccole strisce multicolori: siamo di fronte a uno spettacolo naturale in grado di ricordarci quanto sia grande e inattesa la bellezza del Creato, in ogni sua più piccola e vitale espressione. Ma siamo anche di fronte alla grandezza di una foto e di un “maestro” della fotografia capace di cristallizzare, nell’attimo che conta, quella meraviglia che d’improvviso si mostra ai suoi occhi per donarla a tutti noi. “The golden horseshoe è la foto vincitrice in assoluto della 59esima edizione di “Wildlife Photographer of the Year”, il più datato (1964) e prestigioso riconoscimento dedicato alla “fotografia naturalistica”, promosso dal “Natural History Museum” di Londra. E l’artista che la firma (“fotografo naturalista dell’anno 2023”) è il biologo e fotografo marino francese Laurent Ballesta, già vincitore nel 2021.

“Wildlife Photographer of the Year” fornisce “una piattaforma globale” che mette in mostra alcuni dei migliori talenti della fotografia provenienti da tutto il mondo da quasi 60 anni. Le immagini premiate (e giudicate in modo anonimo da una giuria internazionale di esperti in base all’originalità, alla narrazione, all’eccellenza tecnica e alla pratica etica raccontando e indicando possibilmente un futuro a difesa del Pianeta) intraprendono un “tour internazionale” che sarà visto nel complesso da oltre un milione di persone. Per l’Italia la prima tappa è nelle Sale delle Cannoniere al “Forte di Bard”, dove gli scatti premiati nelle 17 categorie saranno presentati, da sabato 3 febbraio a domenica 2 giugno, in un suggestivo allestimento all’interno di light panels (pannelli retroilluminati) capaci di renderli ancora più emozionanti.

Le cifre: sono 49.957 le iscrizioni da parte di fotografi di tutte le età e livelli di esperienza, provenienti da 95 Paesi, registrate nel concorso di quest’anno e scattate nel corso dell’anno appena concluso.

Accanto alla foto vincitrice del francese Ballesta, altro scatto decisamente curioso e intrigante è quello dell’israeliano Carmel Bechler, vincitore del “Young Wildlife Photographer of the Year 2023”, con l’immagine “Owls’ road house” che immortala alcuni barbagianni all’interno di un edificio abbandonato vicino ad una strada trafficata. L’autore ha sfruttato al massimo la luce naturale e ha utilizzato tempi di esposizione lunghi per catturare le scie luminose del traffico in transito. Occhi e mani al servizio di indubbie capacità tecniche e anima attenta alle voci di un’intensa emozionalità.

Tra i vincitori anche gli italiani Alessandro Falco (abruzzese di Montesilvano, menzione speciale nella sezione “Photojournalism”), i romani Barbara Dall’Angelo (menzione speciale nella sezione “Zone Umide”) e Bruno D’Amicis (menzione speciale nella categoria “Talento naturale”) e il milanese Pietro Formis (menzione speciale nella sezione “Ritratti animali”).

Un plauso speciale e (lo confesso) di parte, per l’undicenne torinese Ekaterina Bee (premiata nella categoria 11-14 anni) e già vincitrice del “Wildlife Photographer of the Year 2022” (nella categoria fino ai 10 anni). Titolo della foto presentata quest’anno: “Out of the blue”. Su una barca nelle acque dell’isola di Skye (Scozia), l’isola più grande dell’arcipelago britannico delle Ebridi, Ekaterina ritrae con sorprendente e rapida abilità, attraverso i varchi creati dal pacato ondeggiare delle acque, l’elegante scivolare di una coppia di “delfini tursiopi” men che meno, in questo caso, “acrobati dei mari”, ma placide creature alla ricerca – pare – della migliore posizione per permettere ad Ekaterina di scattare una foto davvero “da incorniciare”.

 

Gianni Milani

 

“Wildlife Photographer of the Year”

“Forte di Bard”, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Dal 3 febbraio al 2 giugno

Orari: Mart. – ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19. Lunedì chiuso

 

Nelle foto:

–       Laurent Ballesta: “The golden horseshoe”, 2023

–       Carmel Bechler: “Owls’ road house”, 2023

–       Ekaterina Bee: “Out of the blue”, 2023

La magia delle bambole Lenci

Una passione torinese che si trasformo’ in successo internazionale

Il 23 aprile 1919 nacque a Torino la Lenci ,  “Ludus est nobis constanter industria” (il gioco è per noi costante lavoro), l’azienda delle famose e iconiche bambole conosciute in tutto il mondo che produceva anche altri giocattoli, mobili in legno, articoli per la casa e accessori per l’ abbigliamento.

Lenci non era solo l’acrostico del motto che i coniugi Enrico Scavini ed Elena Konig, donna colta e raffinata di origine austriaca, avevano creato per celebrare la loro attivita’ , ma anche il soprannome della signora che aveva cominciato la sua esperienza ludico-professionale in via Marco Polo 5 insieme al fratello che aveva deciso di aiutarla a creare le magnifiche creazioni che piacevano tanto ai Savoia.

Il marchio composto dall’immagine di una trottola, un filo e lo slogan che fa da cornice fu depositato nel 1922 e diede inizio ad una avventura che, oltre alla produzione e commercializzazione delle bambole, si configurera’ come punto di riferimento per la moda di quegli anni e sara’ motivo di ispirazione di artisti e sorgente di idee e creativita’.

Le Lenci non raffiguravano solo bambini, spesso dalla faccina imbronciata, ma anche silhouette con vestiti etnici e personaggi famosi come Marlene Dietrich e Rodolfo Valentino; raggiunsero presto un grande successo che le porto’ ad esposizioni molto importanti come quella di Parigi, Roma e Zurigo. Nel 1926 fu stampato il catalogo dell’azienda completo di tutti i prodotti che fu ampliato, a sua volta, nel 1927 con l’inserimento delle ceramiche. L’introduzione di nuove oggetti, oltre a rappresentare l’evoluzione della azienda, fu anche un ulteriore sforzo per combattere i diversi tentativi di concorrenza che misero l’azienda in crisi diverse volte. Dal 1928 la Lenci e’ nel momento di massima di espansione, ma questo non evitera’ difficolta’ economiche, dovute agli alti costi di gestione, che richiederanno la compartecipazione di un socio, Pilade Garella, che ne diventera’ proprietario unico nel 1937. Elena Koning rimarra’ come direttore creativo e si occupera’ di assicurarne lo stile e la linea fino alla morte del marito, momento in cui decise di lasciare l’azienda. Nel 1997 la Lenci venne venduta all’azienda Bambole Italiane che, purtroppo, e’ fallira’ nel 2002.

Ancora oggi si utilizza il panno lenci una stoffa non tessuta che viene usata per fare vestiti, ma anche accessori e collane grazie alla sua facilita’ di utilizzo e che rimanda alle famose bambole che erano foderate con un’ ulteriore strato di mussola, per renderle lavabili, e ricoperte di polvere vellutina.

L’avvento della celluloide rese le bambole di pezza obsolete e la produzione si concluse, ma ancora oggi le Lenci possono essere trovate nei mercati e nei negozi di antiquariato oltre che su diversi siti internet di commercio e di collezionisti.

Il loro successo fu talmente importante che vennero esposte nei musei di tutto il mondo tra cui New York e Tokyo, questa fama fu il frutto di una passione, trasformatasi poi in lavoro, che segno’ un periodo magico per Torino che ancora una volta si conferma luogo di fertile di estro e genialita’.

MARIA LA BARBERA

Ambra Angiolini in Oliva Denaro al Teatro Superga Nichelino 

 

Venerdì 2 febbraio, ore 21

 

La storia vera di Franca Viola nel romanzo candidato al Premio Strega 2022 di Viola Ardone

 

 

C’è una storia vera e c’è un romanzo. La storia vera è quella di Franca Viola, la ragazza siciliana che a metà degli anni ’60 fu la prima a rifiutare il cosiddetto “matrimonio riparatore” dopo aver subito violenza. Il romanzo di Viola Ardone “Oliva Denaro”, candidato al Premio Strega 2022, prende spunto da quella vicenda, la evoca e la ricostruisce reinventando il reale nell’ordine magico del racconto. Oliva ormai adulta racconta al pubblico la sua storia a ritroso, da quando ragazzina si affaccia alla vita fino al momento in cui, con una decisione che suscita scandalo e stupore, rifiuta la classica “paciata” e dice no alla violenza e al sopruso. Una storia di crescita e di emancipazione che scandaglia le contraddizioni dell’amore (tra padri e figlie, tra madri e figlie) e si insinua tra le ambiguità del desiderio, che lusinga e spaventa.

 

Venerdì 2 febbraio, ore 21

Oliva Denaro

Dall’omonimo romanzo di Viola Ardone

Con Ambra Angiolini

Drammaturgia e regia di Giorgio Gallione

Biglietti: 25 euro galleria, 30 euro platea

 

La stagione 2023-2024 del Teatro Superga è promossa dalla Città di Nichelino e Sistema Cultura, con il sostegno di Fondazione CRT e Regione Piemonte, firmata dalla direzione artistica di Alessio Boasi, Fabio Boasi e Claudia Spoto, in collaborazione con Piemonte dal Vivo. Produzione esecutiva Fondazione Reverse. Creative mind: Noir Studio.

 

Info

Teatro Superga, via Superga 44, Nichelino (TO)

011 6279789

www.teatrosuperga.it biglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Orari biglietteria: mar, gio, ven e sab 16-19; mer 10-13 e 14-19

I biglietti si possono acquistare presso la biglietteria del Teatro Superga, sul luogo dell’evento nei giorni di spettacolo dalle ore 18

I 10 anni di Seeyousound, un festival unico

/

Seeyousound edizione numero 10 per un festival unico nel suo genere.

Contaminazioni e incroci tra musica e cinema. Il Festival si svolgerà dal 23 febbraio al 3 marzo. Tra lungometraggi, corti , documentari e videoclip, 90 saranno i film in programma al cinema Massimo. Gli ospiti saranno 60, 24 i live e dj set. Il 23 febbraio aprirà il Festival il documentario “Let The Canary Sing” che vede protagonista Cyndi Lauper. Molti i film proposti. Dedicati a : Nick Cave e i Birthday Party, Fatboy Slim, Joan Baez, Little Richard. Uno sguardo anche sulla bossa nova con Tom Jobim e Elis Regina. Spazio anche per i Gogol Bordello, il batterista Max Roach, il punk rock dei Crass, la dance degli anni 70 e la dancehall giamaicana degli anni anni 90. Protagonista di questa edizione sarà il regista Julian Temple che presenterà le sue “rarities”  realizzate per la Bbc. Quattro opere dedicate a Keith Richards, Clash e Sex Pistols. Gli sarà consegnato un premio alla carriera. Oltre le proiezioni vi saranno momenti di musica dal vivo tra cui le esibizioni di Lepre, Cristina Donà e Saverio Lanza, Lamante che aprirà la serata inaugurale. Domenica 25 Masterclass “Music Doc” con Carlo Massarini. “Stimiamo che il festival 2024 costi 150 mila euro, cifra che attualmente è coperta solo in parte” ci tiene a precisare il direttore Carlo Griseri. Per sostenere il Festival verrà lanciato un Crowdfunding.

Pier Luigi Fuggetta

Un pittore torinese contro il Sultano, una mostra in Duomo

Si infila a sorpresa in mezzo alla battaglia con un autoritratto e dipinge la liberazione di Belgrado dall’assedio degli Ottomani nel 1456 quando le bandiere della Mezzaluna minacciavano il mondo cristiano. L’artista torinese del Settecento Pietro Domenico Olivero (1679-1755) appare sul lato destro del quadro, con un manto rosso, la spada in mano e ai suoi piedi il suo amato cane, quasi coperto e protetto da Fra Giovanni da Capestrano, il vero protagonista dell’opera, un coraggioso frate francescano che con il vessillo crociato e il crocifisso in mano uscì dalla fortezza assediata e lanciò i cristiani contro i turchi che circondavano la città mettendo in fuga l’armata del sultano Maometto II che tre anni prima aveva conquistato Costantinopoli. Il religioso ebbe un ruolo importante nella battaglia, incoraggiò soldati e cittadini di Belgrado con le sue preghiere impegnandosi per la libertà dei cristiani.
Con le sue parole infuocate affascinò una folla enorme di giovani, studenti, contadini, borghesi, religiosi, poveri, eremiti e mendicanti diventando l’anima della lotta. La battaglia di Belgrado del 1456 fu vinta da una coalizione serbo-ungherese contro gli Ottomani e ritardò di 70 anni l’invasione turca dei Balcani. Le campane delle chiese suonarono a festa per interi giorni e la notizia della vittoria esaltò l’Europa cristiana. Nato a Capestrano, paesino presso l’Aquila, il francescano Giovanni è stato proclamato santo dalla Chiesa nel 1690. Oggi il frate abruzzese è il patrono dei cappellani militari di tutto il mondo. “Giovanni da Capestrano alla liberazione di Belgrado” è una delle sei opere di Olivero, recentemente restaurate, provenienti dalla Chiesa di San Tommaso ed esposte in via eccezionale in Duomo per pochi giorni, fino all’11 febbraio, negli orari d’apertura della cattedrale, in attesa di trovare una sede adeguata. Si tratta di sei dipinti a olio su tela con le storie di Santi Francescani commissionati nel 1731 a Olivero dai Frati Minori per l’antica chiesa di San Tommaso. Le tele era ridotte assai male, annerite e poco comprensibili, il delicato intervento di restauro le ha riportate all’originario splendore. Oltre alla liberazione di Belgrado, nella navata laterale destra del Duomo si ammirano altre cinque opere di Olivero, l’estasi di San Francesco d’Assisi, Francesco che muta l’acqua in vino, San Salvatore da Horta risana gli infermi, il miracolo della mula di Sant’Antonio da Padova e Sant’Antonio che predica ai pesci. Il restauro è stato fortemente voluto da don Carlo Franco, ex parroco del Duomo, musicista e direttore del Museo diocesano, scomparso un anno fa e proprio a lui è dedicata la mostra. Pittore dei Savoia, Pietro Domenico Olivero nacque e morì a Torino, subì l’influsso dei pittori olandesi e fiamminghi attivi in città alla fine del Seicento. È ritenuto tra i principali autori italiani della pittura bambocciante, scuola pittorica cresciuta a Roma nel XVII secolo.
                                                                      Filippo Re
nelle foto:
“San Francesco muta l’acqua in vino” opera di Pietro Olivero
“San Giovanni da Capestrano alla liberazione di Belgrado” opera di Pietro Domenico Olivero

“Musica e parole” nella magica atmosfera del Grand Hotel Billia

Atteso l’appuntamento di venerdì 9 febbraio presso la Brasserie Du Casino dove ad intrattenere gli ospiti sarà la cantante  Chiara De Carlo considerata una tra le più conosciute voci black soul sul territorio piemontese.
La cantante si esibirà per 50 minuti con brani che spaziano dal pop al jazz al blues non dimenticando le cover di artisti italiani ed internazionali.
La nota maestra di canto è stata anche coach ad X Factor e ama molto i brani di Lucio Battisti oltre che il blues ed il jazz.
Da qualche anno si esibisce sul territorio anche con la sua band composta da 5 elementi “Chiara De Carlo  Queen Tet”  esaltando generi musicali dallo swing al jazz.
Sul palco anche la presentatrice e giornalista di estrazione torinese ma, ormai da 10 anni, trasferitasi a Roma : Barbara Castellani.
La ricordiamo nei suoi esordi a condurre programmi tv come “ Pianeta vip” sui circuiti di Telestudio ed Odeon “ Salute e bellezza” per approdare infine su Sky .
Il connubio  “De Carlo  – Castellani ” vi intratterrà anche il 10 febbraio presso la Sala Cheminee del Grand Hotel Billia.
Una cornice da sogno che, grazie alle sue ampie vetrate favorisce una vista mozzafiato sul panorama montano, l’eleganza di un arredamento ricercato e due professioniste per  “ musica e parole” .