Cosa succede in città- Pagina 58

Stasera ultima replica all’Alfieri: “Chicago”, un gioco perfetto nelle mani di Chiara Noschese

Le avventure giudiziarie di Roxie e Velma, gli omicidi e le sbarre del carcere e il ritrovato successo hanno origine con una versione nel periodo del muto, nel 1927. Quindici anni dopo ci provò Ginger Rogers: ma esplosero con quel musical, “Chicago”, che vide al timone nel 1975, a essere sinceri senza troppo successo ma poi applaudito e pluripremiato, John Kander per le musiche e Fred Ebb&Bob Fosse per il testo e la regia (la triade fuori di ogni giudizio di “Cabaret”), memori tutti loro di un omonimo spettacolo teatrale visto in qualche teatrino di Broadway che narrava di due killer dell’età del jazz. Il film poi (2002), con gli indiavolati Richard Gere, Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones (premio Oscar) e un impareggiabile John C. Reilly come Amos, decretò il successo definitivo e quella storia appartenne di lì in poi alla cultura alta e importante dello spettacolo. Una lunga storia, lunga quasi un intero secolo.

Per arrivare al palcoscenico torinese dell’Alfieri (tre repliche soltanto, un esempio di divertimento mordi e fuggi, da inseguire, da accaparrarsi, da godere in fretta, ti siedi in platea e la compagnia è già quasi partita), con l’ultima replica dello spettacolo, stasera, encomiabile, grandiosa, rutilante produzione alla cui guida è per l’occasione Chiara Noschese, nella doppia veste di regista, che non bada a suggestive invenzioni, a far marciare senza tentennamenti la macchina, a cogliere appieno e a sviluppare ogni singolo racconto, e di una torrentizia Mama Morton, secondina che a suon di dollari distribuisce appoggi e favori alle prigioniere del carcere. Velma lì c’è arrivata per aver fatto fuori consorte e sorella che se la spassavano mentre lei eseguiva numeri e canzoni la sera nel night dove recuperava un po’ di quattrini (siamo nella capitale dell’Illinoiis del 1924 e si sa come andasse la vita di ognuno a quei tempi), Roxie Hart per aver detto addio all’amante a suon di pistolettate. Suo marito, un bonaccione, un uomo semplice della miglior specie, riuscirà ad assoldare per la sua difesa il più cialtrone – ma anche il più talentuoso – degli avvocati della città, Billy Flynn, di quelli che si ritrovano sempre con l’asso in mano e le parole adatte per rimandar liberi gli assassini (ma sono davvero passati quei quasi cento anni?). Nel frattempo, i giorni dell’invidia di Velma nei confronti di Roxie sempre più sotto i riflettori, sempre sulle prime pagine dei giornali, sempre più pronta ad accaparrarsi i favori di questo o quel giornalista, sempre più disposta a costruire il proprio personaggio (arriverà anche a inventare una gravidanza: in vena di parallelismi, avvicinando quell’epoca alla nostra, “un’epoca in cui essere un caso e finire sulle prime pagine dei giornali o diventare virali nel web sembra la necessità primaria”, sottolinea Chiara Noschese nelle note di regia), i giorni del processo e dell’assoluzione, di Roxie come pure di Velma, pronte insieme a ricominciare e a riprendere in mano una carriera che ormai non incontra più l’attenzione di nessuno: un nuovo numero sarà tutto loro, il successo è nuovamente a un pugno di metri di distanza, tutto loro.

Gran materiale per le mani, tanto jazz, una quindicina di canzoni sparse attraverso lo spettacolo, una più bella e orecchiabile dell’altra (“Funny Honey”, “Roxie”, “Mister Cellophane” che è un gran pezzo di bravura di Amos e di Cristian Ruiz che qui lo interpreta con una remissività e una debolezza d’amore che strappano non soltanto un applauso, “Nowadays”), c’è anche il tempo e la saggezza di recuperare quello che il film aveva tagliato (“Class”), materiale che Noschese costruisce con grande quanto spiritosa e divertita padronanza. Gran ritmo, un inseguirsi di fatti e di sensazione che non lasciano un attimo di respiro, luci e suoni e musiche, ogni cosa al proprio posto, azzeccatissima. Merito altresì di un mago della coreografia che è Franco Miseria, preciso, dinamico, freneticamente mutevole, che la sfrutta appieno con ballerini e ballerine, una quindicina: da soli valgono il biglietto!, le scene di Lele Moreschi (una sorta di circo – come sono il mondo dello spettacolo e la vita? -, con ampi velari sul fondo, con gradinate e sancta sanctorum lassù in alto, gran sinfonia di rossi, dove inquadrare assolo e numeri mozzafiato) e i costumi di Ivan Stefanutti, fiumi di lamé nei più differenti colori, il tutto festosamente assimilato con affettuosa complicità dal pubblico che si gode la traduzione, l’adattamento e i versi italiani di Giorgio Calabrese. Eccellente gruppo d’attori, Stefania Rocca come Velma, Giulia Sol che è Roxie, mettendo magari su un gradino poco più alto le prove straconvincenti di Ruiz che già ho detto, di Brian Boccuni che è il grandioso avvocato, grandi ammiccamenti e perfetta padronanza del palcoscenico, di quella gran sorpresa che è Luca Giacomelli Ferrarini come Mary Sunshine, una presenza e una bellissima voce di soprano, tutta “al” femminile, che ad un certo punto della serata si svela dandoci un intervallo di inattesa e profonda voce maschile attorno a cui l’intera platea prova incertezza, d’un attimo, il gioco è presto svelato sì, ma sempre incertezza c’è stata. Di grande, immensa, strabiliante bravura. Gran successone, risate, applausi a scena aperta, osanna finali più che convinti. Una delle più positive pedine dell’annata teatrale torinese.

Elio Rabbione

Alla scoperta del Vermouth in fiera a Torino

Il 24 e 25 febbraio al Museo Nazionale del Risorgimento

A Torino apre la prima fiera dedicata al Vermouth per esaltare un vino aromatizzato  un po’ demodé nato nella capitale sabauda che sta riprendendo quota.
Si tratta di una kermesse di due giorni ideata nell’ambito del progetto dedicato alla mixology di MT Magazine – in collaborazione con l’associazione di promozione sociale no profit Eat Bin e l’agenzia di organizzazione eventi To Be con il patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino. L’obiettivo :Fare cultura del vermouth. “Torino è la storia del vermouth e meritava, da tempo, un luogo in cui potersi esprimere a 360°, davanti ai torinesi e agli appassionati del tema” dichiara il direttore creativo del Salone del Vermouth Laura Carello. “Spero, vivamente, che questo Salone possa diventare uno degli appuntamenti della miscelazione italiana a cui non mancare”.

Gabriella Daghero

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

23 – 29 febbraio 2024

 

 

SABATO 24 FEBBRAIO

 

Sabato 24 febbraio dalle 11 alle 17

CUERDA SECA

MAO – workshop di decorazione ceramica

La cuerda seca è un’antica tecnica ceramica utilizzata per la decorazione delle piastrelle (azulejos) e introdotta in Spagna dagli arabi attorno al XV secolo. Questo metodo prevede una prima stesura di cuerda seca, un impasto a base di manganese utile a delimitare i confini delle decorazioni, e una seconda stesura di smalti ceramici impastati con acqua: dopo una cottura a circa 960° si ottiene un bellissimo disegno colorato ad effetto rilievo.

L’attività condotta dall’esperta Giada Bianchi fornisce ai partecipanti le basi minime per poter realizzare decorazioni in cuerda seca. Dopo una sezione iniziale di prove su modelli forniti, i partecipanti, ispirati dalle opere del MAO, potranno progettare il proprio disegno e realizzare una piastrella personalizzata.
È prevista una breve visita alla sezione di arte islamica del museo.

Prenotazione obbligatoria maodidattica@fondazionetorinomusei.it

Costo €50 (inclusi materiali, cottura finale delle piastrelle e consegna dei pezzi finiti al MAO) + ingresso ridotto alle collezioni

 

DOMENICA 25 FEBBRAIO

 

Domenica 25 febbraio ore 10.30

UN NUOVO QUARTIERE AL POSTO DELLA CITTADELLA

Palazzo Madama – percorso guidato in città

Il percorso guidato, legato alla mostra Liberty. Torino Capitale, in corso a Palazzo Madama fino al 10 giugno 2024, intende presentare un’area della città fortemente caratterizzata da costruzioni sorte durante il periodo del Liberty con esempi di edifici destinati sia alla residenza che alla produzione e all’istruzione. Passeggiando lungo le strade sarà possibile cogliere esempi di architetture e decorazioni ispirate sia all’Art Nouveau floreale che ai modelli più geometrici tipici dello Jugendstil.

Dopo la demolizione della Cittadella, Torino vide una rapida espansione urbana nell’area prossima al Maschio salvato dalla distruzione; nel nuovo quartiere scuole e palazzi sorsero prima secondo il modello definito “Umbertino” e successivamente con spiccati riferimenti al Liberty.

Ritrovo davanti al monumento di Pietro Micca in via Cernaia angolo corso Galileo Ferraris

Costo singolo itinerario: 14€ intero; 11€ ridotto (possessori di Abbonamento Musei e under 18); gratuito under 6

Durata: 2 ore

Pacchetto tre visite: 38€ intero; 29€ ridotto

Ai visitatori che parteciperanno alla visita guidata della mostra Liberty. Torino Capitale (in calendario ogni lunedì alle ore 11 e ogni venerdì, sabato e domenica alle ore 16.30) abbinata a uno o più percorsi tematici sul Liberty sarà riservata una tariffa speciale:

costo visita guidata mostra Liberty. Torino Capitale + itinerario singolo Liberty in città: 18€

costo visita guidata mostra Liberty. Torino Capitale + pacchetto itinerari Liberty in città: 36€

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun – dom 9 – 17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Prossimi appuntamenti

Giovedì 14 marzo ore 14.30Liberty in Borgo Crimea

Venerdì 22 marzo ore 14.30: Palazzina Lafleur e la bizzarria del nuovo stile Liberty

 

MARTEDI 27 FEBBRAIO

 

Martedì 27 febbraio

JACOPO BENASSI. Autoritratto criminale

GAM – apre la mostra in Wunderkammer (conferenza stampa e inaugurazione 26 febbraio)

A cura di Elena Volpato, sarà aperta nello spazio Wunderkammer. Presenta la nuova acquisizione Panorama di La Spezia, 2022, della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per la GAM: una grande installazione autoritratto in cui l’artista si specchia nella sua città natale attraverso dipinti, fotografie e calchi in gesso. La mostra è attraversata dal tema del ritratto e dell’autoritratto in confronto con la matrice culturale della fotografia criminale, per questa ragione sarà esposto il prezioso studio in gesso realizzato da Leonardo Bistolfi per il Monumento a Cesare Lombroso (1910 ca.) alla cui eredità si rifà anche il video di Jacopo Benassi “Autoritratto criminale”, 2024, in cui la collezione di maschere mortuarie e manufatti del Museo Lombrosiano di Torino sembra condensarsi in un unico moltiforme teschio di gesso modellato e rimodellato dall’artista in una continua metamorfosi della forma umana.


Theatrum Sabaudiae
 propone visite guidate in museo
alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Il Salone del Libro “Adotta uno scrittore”

40 le autrici e gli autori accolti in 40 scuole di 9 regioni italiane per la XXII edizione del progetto firmato “Salone del Libro di Torino”

Da febbraio a maggio

Scrittrici e scrittori di mestiere. Ma non solo. Con loro anche fumettisti, illustratrici ed illustratori, giornaliste e giornalisti, saggisti e studiosi, personalità del mondo dello spettacolo e divulgatori. Un gruppone non da poco. E particolarmente atteso.

Con 40 autrici e autoriche incontreranno studentesse e studenti di 40 scuole di 9 regioni italiane, dal nord al sud della penisola, è ripartito “Adotta uno scrittore”, il consueto progetto didattico e culturale portato nelle scuole piemontesi e italiane, dalle elementari all’università fino alle scuole di alcune Case Circondariali, ideato e organizzato dal “Salone Internazionale del Libro di Torino” e sostenuto dalla “Consulta delle Fondazioni di origine bancaria” del Piemonte e della Liguria, in collaborazione con la “Fondazione con il Sud”.

La XXII edizione coinvolgerà 848 studentesse e studenti delle scuole di Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia e, anche per il 2024, ognuna delle adozioni prevede tre appuntamenti in classe per ciascun autore e il quarto conclusivo lunedì 13 maggio, giorno di chiusura, al “Lingotto Fiere”, della XXXVI edizione del “Salone del Libro”.

Numerose ed eterogenee, come detto, le personalità che metteranno piede nelle scuole e nelle classi coinvolte: da Cristina Cassar Scalia (solo per citarne alcune) autrice di best seller come “La banda dei carusi” (“Einaudi”) a Benedetta Tobagi con il suo libro dedicato a “La Resistenza delle donne” (“Einaudi”), via via fino a Barbara Stefanelli, vicedirettrice del “Corriere della Sera” ed autrice di “Love Harder” (“Solferino”), ad Annalena Benini, nuova direttrice del “Salone” di Torino, con “Annalena” (“Einaudi”) e al comico-scrittore Dario Vergassola, che racconterà presso la “Casa Circondariale” di Marassi e il “CPIA Centro Levante” di Genova,  del suo “I malefici. Ovvero la casa delle storie strampalate” (“Baldini + Castoldi”).

Per 4 mesi, il progetto girerà le scuole d’Italia. Tutte le “adozioni” e le date si possono consultare sul sito www.salonelibro.it

I primi appuntamenti di febbraio, in Piemonte, vedono coinvolte/i: Lorenzo Gentile(“Feltrinelli”) lunedì 19 febbraio all’Istituto Superiore “Santorre di Santarosa” di Torino; Anna Benotto (“Lupoguido”), martedì 20 febbraio all’“Istituto Comprensivo Statale” di Strambino – Scarmagno Canavese;  Espérance Hakuzwimana (“Mondadori”), martedì 27 febbraio, all’“Istituto Comprensivo” di Costigliole d’Asti; Luigi Ballerini (“Il Castoro”), giovedì 22 febbraio all’“Istituto Comprensivo” di Diano d’Alba; Giuliana Facchini (“Sinnos”), venerdì 23 febbraioall’“Istituto Comprensivo “Manzoni” di Torino; Sofia Gallo (“Saliano”) mercoledì 28 febbraioall’Istituto Comprensivo “Fratelli Casetti” di Crevoladossola e Greta Olivo (“Einaudi”) mercoledì 21 febbraio all’Istituto Superiore “Gae Aulenti” di Biella.

Da record le cifre complessive dell’edizione 2024 che vede coinvolti  40 istituti scolastici italiani: 9 scuole primarie, 9 secondarie di primo grado; 12 secondarie di secondo grado; 1 scuola superiore in Ospedale (ovvero la Sezione Ospedaliera dell’Istituto “Gobetti Marchesini Casale Arduino” presso l’Ospedale Infantile Regina Margherita). Quest’anno sono 7 le classi attive presso “Case di Reclusione” e “Case circondariali” (nelle città di Torino, Ivrea, Alessandria, Saluzzo, Genova, Bologna, Reggio Calabria) e 1 classe presso l’Istituto Penale Minorile “Ferrante Aporti” di Torino. Per la prima volta partecipa, quest’anno, anche una classe di minori stranieri non accompagnati e studenti recentemente arrivati in Italia che ancora non parlano la lingua italiana o la parlano poco (presso il “Cpia 3”, sede Castello di Mirafiori). E, sempre per la prima volta, sarà attivata un’“adozione residenziale”: l’autrice Giusi Quarenghi sarà ospite per una settimana ad Atena Lucana, in provincia di Salerno, per tenere gli incontri all’Istituto comprensivo “Sala Consilina Viscigliete”.

Dice Annalena Benini, direttrice editoriale del “Salone Internazionale del Libro”: “Adotta uno scrittore è un progetto talmente importante che servirebbe un Salone apposta per raccontarlo. E’ un filo di seta che per tutto l’anno tiene insieme i ragazzi e gli autori, e fa crescere relazioni umane, illuminazioni, incontri fondamentali o semplicemente la possibilità di fare un tratto di strada insieme. Il senso è proprio questo: insieme … Questo filo di seta negli anni è diventato sempre più colorato e resistente, e ci fa sentire legati senza mai stringere, moltiplica le energie dei ragazzi e anche degli adottati. Rende la vocazione del ‘Salone del Libro’ di Torino ancora più salda e laboriosa”.

g.m.

Nelle foto:

–       Dario Vergassola

–       Anna Benotto

–       Espérance Hakuzwimana

–       Annalena Benini

Il miglior Vermouth Cocktail di Torino? È quello di Insomnia

Tra gli eventi del Salone del Vermouth, alla Centrale Lavazza si è svolto il contest per decretare il miglior cocktail a base di Vermouth della città: vincono Adrian Margineanu e Alessio Ventimiglia dell’Insomnia, Cocktail e Food Bar di Via Belfiore 18.

 

Dal 19 al 25 Febbraio, a Torino, è di scena il Vermouth. Il ricco programma coinvolge il museo del Risorgimento, che ospita il Salone del Vermouth il 24 e 25, e numerose location in città.

Ieri sera, alla Centrale Lavazza si son sfidati, a colpi di shaker, 14 cocktail e food bar di tutta la città. Nessun limite è stato posto alla creatività dei bartender. E allora ecco comparire frutta fresca e secca, liquori esotici o nostrani, accostamenti insoliti come l’olio al basilico o oggetti decisamente fuori luogo come l’ossigenatore che si usa per gli acquari. Unica regola: il protagonista assoluto deve essere il Vermouth, vino aromatizzato creato a Torino nel 1786.

La scelta è stata ardua dato l’alto livello di professionalità e proposte, gli ingredienti scelti e la perizia con cui sono stati mixati.

Pubblico e giuria di esperti hanno assaggiato e decretato il vincitore, ovvero  i due cocktail vincitori. Si tratta delle proposte dell’Insomnia, di Via Belfiore 18 a Torino.

I due cocktail proposti sono stati il “Giro del mondo” a base di Nonis Februaris Vermouth di Torino,

whiskey infuso alla cera d’api, umeshu shiso, lime e latte alle mandorle ed “Electric sip” sempre con Nonis Februaris, bitter infuso al fiore elettrico, oleo saccharum di pompelmo rosa e geranium

tonica.  Le mani sapienti che li hanno preparati sono state quelle di Adrian Margineanu e Alessio Ventimiglia. Una curiosità: il fiore elettrico è un fiore in grado di paralizzare la bocca che ovviamente viene sapientemente dosato da Adrian e Alessio per non rovinare l’esperienza.

Tra le proposte che mi han colpito (attenzione, sono amante dei dolci) c’è il French 12.5 del Puntosette di Via Sant’Agostino 28, con sciroppo di champagne, un’idea di Stefano Lops. Il cocktail è un twist sul French 75. 12.5 è la gradazione a cui han portato il gin Bombay per creare una soda da usare come top nel drink. Per i meno letterati come me, immaginate una coppa da degustare durante un brunch domenicale, magari a bordo piscina, come nelle tele di David Hockney. Troppo sdolcinato? Forse, ma decisamente tutto da gustare.

La Reserve di Via Avogadro 10 invece ha stravolto il classico Paloma proponendo il loro Asian Paloma a base di Sakura Mancino Vermouth, lime, agave e double Dutch cocomero e cetriolo. Il tutto sovrastato da una nuvola al sale creata con un ossigenatore per acquari. Il risultato è un cocktail fresco e leggero, da serate afose quando, costretti in città, assaporate il profumo delle vacanze.

E infine vorrei soffermarmi sulla delizia di Eredi Borgnino, Cocktail Bar, Bistrot e Boutique di via della Rocca 10. E partirei dal Bicerin che a Torino è più di un’istituzione: è certezza, dogma indiscutibile dalla ricetta segreta. Cambiano i politici, cambiano le stagioni, ma il Bicerin resta saldo nel suo locale storico di Piazza della Consolata. Possiamo però convenire sul fatto che a tutti è capitato di dire “avrei voglia di Bicerin ma fa troppo caldo” oppure “preferisco qualcosa di meno impegnativo”. Andrea Dracos di Eredi Borgnino colma un vuoto durato troppi secoli con Vermouth e Cioccolato. Il cocktail è a base di un gelato che non è gelato perché è stato sciolto prima di essere miscelato a vermouth e sciroppo di lamponi. Il tutto è sormontato poi da due piccole meringhe tenute insieme da una crema spalmabile di fagioli azuki, vermouth e cacao.

Il risultato è un dolce fresco e avvolgente, una mousse leggermente alcolica perfetta per quando non abbiamo più fame ma abbiamo ancora un piccolo spazio per il dolce, o un digestivo, o entrambe le cose. Rendiamolo virale come la brioche a forma di cubo. Il Vermouth e Cioccolato è la risposta al Bicerin di cui non sapevamo di avere bisogno.

In attesa del prossimo contest, suggerisco di tenere d’occhio il sito di To Be Events. Un evento simile potrebbe essere riproposto in futuro, anche a ridosso degli ATP Finals.

Lori Barozzino  

Le foto
I Vincitori:  Adrian Margineanu e Alessio Ventimiglia di Insomnia
Foto cocktail bianco schiumato: il French 12.5 di Puntosette
Foto cocktaikl marrone: Vermouth e Cioccolato di Eredi Borgnino

Giuseppe Alletto, l’arte per indagare l’agire umano

Ritratti torinesi

Cresciuto a Bagheria, in provincia di Palermo, l’artista vive tra Milano e Torino.

Dopo aver conseguito la maturità classica con il massimo dei voti e la laurea in storia dell’arte presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo, nel 2016, dopo due esami orali e la valutazione dei suoi testi in italiano e in inglese, è stata accettata la sua candidatura al corso di Contemporary Art presso il Central Saint Martins College of Artand Design di Londra.

Tra le varie esperienze all’estero, le più rilevanti sono quella di più di un anno a Monaco di Baviera, quella di sei mesi a Londra nel 2017 e quella di sei mesi a Madrid nel 2022.

Sin da bambino ha creato e dipinto opere e nel 2019 ha intrapreso una serie di viaggi in Nord Italia e in Europa, ma la pandemia da Covid 19 ha stravolto i suoi piani. In pochi mesi, infatti, era riuscito a far scaturire l’interesse da parte di diverse gallerie ed erano in programma ben cinque mostre d’arte, cinque personali a Milano, Firenze, Barcellona, Lisbona e Monaco di Baviera, che non è stato possibile realizzare. Nel 2022 ha dedicato diversi mesi alla realizzazione di nuove opere e allo studio di libri di marketing, di antropologia, di storia dell’arte e esoterismo. Ha ripreso a viaggiare e dopo un itinerario che lo ha portato prima a Madrid poi a Barcellona, in seguito a Londra e Parigi, è adesso nuovamente in Italia.

Dal 2022, come artista, ha iniziato a lavorare con alcune gallerie torinesi, quali la Biasutti e Biasutti di Torino, la CSA FARM gallery di Torino, la galleria Spazio temporaneo di Milano e la Wundergrafik di Forlì.

Nel 2020 ha poi tenuto una mostra personale dal titolo “Buio Bianco” presso la galleria Weber e Weber di Torino. Nel luglio del 2015 ha condiviso con lo scultore Giuseppe Agnello un doppio evento presso la fattoria dell’Arte/teatro Andromeda in provincia di Agrigento, a Santo Stefano Quisquina. In quell’occasione Giuseppe Alletto ha tenuto una mostra personale dal titolo “8 opere e un luogo: Giuseppe Alletto”, con catalogo a cura di Alfonso Letojanni. Le sue prime personali risalgono al dicembre 2008 e al maggio 2010 presso la sede della biblioteca comunale di Bagheria, palazzo Aragona Cutò.

“Nel primo atto del mio Corpus di opere – afferma Alletto -affronto i tre temi fondamentali di quello che Wagner definiva il puramente umano, vale a dire l’aggressività, l’erotismo e il rapporto con il Sacro.

Nel secondo atto Alletto prosegue nella sua narrazione, nelle forme di un’arte che talvolta definisco antropologica, rappresentando le conseguenze dell’azione dell’uomo sulla terra sino al momento della distruzione.

Il terzo e ultimo atto si caratterizza per quelle visioni misteriose non figurative o “aniconiche” di una dimensione post umana dominate dall’assenza cosiccome da una serenità arcana, puntellata da vaghi riferimenti alla musica, all’armonia, a superficie spazi futuristici che sembrano anelare a una rinascita”.

Fin dall’età di diciassette anni, età in cui ha inizio il suo percorso artistico, sperimenta diverse tecniche tra cui l’acquerello, la pittura a olio, il carboncino e il disegno a matita. Si specializza, in particolare, nella pittura ad olio, nella fotografia, nelle installazioni e nei lavori di videoarte.

Temi principali delle sue opere ritornano all’interno del suo percorso e riguardano l’uomo e le conseguenze dell’agire umano sulla realtà, un agire che sta portando a una distruzione ben rappresentata dalla sua opera intitolata “Fungo atomico”, opera che l’artista ritiene rappresentativa e che ebbe successo in mostra già nel 2020.

L’agire umano è indagato da Alletto attraverso tre azioni che l’uomo impone alla sua realtà: il rapporto con il sacro, quello con l’erotismo e il rapporto con l’aggressività. L’opera dell’artista ha una valenza mitica, simbolica e sacra, il tema della distruzione viene superato e lenito attraverso le frequenze musicali. Tra le installazioni è doveroso ricordare quella intitolata “Europa”, realizzata con materiali organici e oro alimentare, simboleggiante, attraverso un intreccio di politica e di mito, la vicenda del toro bianco ( Zeus) e la fanciulla Europa, mito da cui traggono origine gli altri miti le nostre storie.

Mara Martellotta

 

***

 

Auditorium Rai, sul podio il maestro Valčhua e al pianoforte il pianista ucraino Dmytro Choni

Nel concerto di giovedì 22 febbraio prossimo

 

Giovedì 22 febbraio prossimo, alle 20.30, il pianista ucraino Dmytro Choni è stato chiamato a sostituire Yefim Bronfman, indisposto, nel primo Concerto per pianoforte di Brahms.

Nell’agosto del 1853, il ventenne Johannes Brahms arrivava nella valle del Reno, incontrando per la prima volta i luoghi e le città di cui aveva tanto sentito parlare. Metà del suo viaggio era però l’incontro a Düsseldorf, a fine settembre, con i coniugi Schumann. Fu proprio l’entusiasmo di Schumann a spingere Brahms a scrivere il suo primo concerto, realizzato per pianoforte e orchestra. Proprio con Schumann il genere, dopo anni di composizioni virtuosistiche, era tornato a stabilire un giusto equilibrio tra solista e orchestra. Brahms pensava a qualcosa di più avanzato, riscoprendo nella forma concerto un contenitore in grado di sfruttare le conquiste nate in ambito sinfonico. La stesura di questo concerto fu particolarmente travagliata, e solo nel 1858, dopo quattro anni di ripensamenti, il concerto in Re minore arrivò a presentarsi al mondo musicale nella sua veste definitiva. La prima esecuzione pubblica avvenne ad Hannover, con Brahms al pianoforte, il 22 gennaio 1859, suscitando una reazione scomposta e infastidita da parte del pubblico. A sconcertare la sala furono le proporzioni monumentali del lavoro, il suo respiro sinfonico e la sua densità di materiale tematico. Schumann era scomparso ormai da tre anni, ma nelle scritture di Brahms rimasero molte influenze del maestro.

Sul podio ritorna Juraj Valčhua, già direttore principale dell’Orchestra Rai di Torino dal 2009 al 2016, la cui carriera lo ha proiettato, dopo la direzione stabile dell’OSN della Rai e del San Carlo di Napoli, verso una dimensione internazionale, come ospite nelle compagini più prestigiose e che attualmente lo vede alla testa della Houston Symphony Orchestra.

Nella seconda parte del programma, Valčuha proporrà la Sinfonia n. 2 in do maggiore op. 61 di Robert Schumann scritta tra il 1845 e il 1846 a Dresda, in uno dei periodi più difficili della vita del compositore, quando la sua instabilità psichica iniziò a manifestarsi in modo sempre più serio. La sinfonia fu portata a termine nell’ottobre del 1846. La malattia mentale contraddistinse il periodo di stesura della sinfonia e lo avrebbe condotto prematuramente alla morte.

La sinfonia fu eseguita per la prima volta al Gewandhaus di Lipsia, il 5 novembre 1846, per la direzione di Felix Mendelssohn.

Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino

Piazza Rossaro

Tel 0118104996

 

 

 

Un trittico di mostre apre l’anno 2024 a Camera – Centro Italiano per la Fotografia

Un trittico di mostre inaugura l’anno 2024 di Camera – Centro Italiano per la Fotografia, esposizioni dedicate a grandi maestri della fotografia internazionale. Dalle immagini della guerra civile spagnola a un grande progetto artistico nella Milano del boom economico, passando attraverso i paesaggi del Piemonte rurale.

La prima mostra intitolata “Robert Capa e Gerda Taro: la fotografia, l’amore, la guerra” ha il suo fulcro nella guerra civile spagnola, momento cruciale della storia del XX secolo, e nel rapporto professionale e sentimentale tra Robert Capa e Gerda Taro, tragicamente interrottosi con la morte della fotografa avvenuta nel 1937. Fuggita lei dalla Germania nazista, lui emigrato dall’Ungheria, Gerta Pohorille e Endré (poi francesizzato André) Friedmann (questi i loro veri nomi), si incontrano a Parigi nel 1934. L’anno successivo nasce il loro sodalizio artistico-sentimentale, che li porta a frequentare i “caffè” del quartiere latino e a impegnarsi nella fotografia e nella lotta politica. In una Parigi in gran fermento, invasa di intellettuali e artisti da tutta Europa, Gerta si inventa il personaggio di Robert Capa, ricco e famoso fotografo americano approdato da poco nel continente, alter ego con il quale André si identificherà con il resto della sua vita. Anche Gerta cambia il suo nome e assume quello di Gerda. L’anno decisivo per entrambi è il 1936, quando raggiungono Barcellona per documentare la resistenza repubblicana.

Prima di approdare in Spagna, Robert fotografa le elezioni a Parigi, la vittoria del Fronte Popolare, gli scioperi e le manifestazioni, pubblicando alcuni servizi sulla stampa francese. A inizio agosto del 1936 raggiungono Barcellona per documentare la resistenza repubblicana, e nei mesi successivi ritornano in Spagna più volte, insieme o singolarmente.

La mostra si conclude con la morte di Gerda, avvenuta sul fronte spagnolo, a Brunete. Negli anni successivi, Robert Capa viene riconosciuto come il più grande fotoreporter della storia, ma è accanto a lei che la sua leggenda inizia. È proprio del 1936 lo scatto leggendario di Capa rappresentante “Il miliziano colpito a morte”, mentre Gerda Taro scatterà la sua immagine più iconica ne “una miliziana in addestramento” con la pistola puntata e scarpe con i tacchi, da un punto di vista inedito della guerra fatta e rappresentata da donne.

L’intensa stagione fotografica, guerra e amore di questi due straordinari personaggi è narrata nella mostra di Camera, curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi, attraverso le fotografie di Gerda Taro e Robert Capa, nonché grazie alla riproduzione di alcuni provini della celebre “valigia messicana”, contenente 4.500 negativi scattati in Spagna dai due protagonisti della mostra e dal loro amico e sodale Davide Seymour, detto Chim. La valigia, di cui si persero le tracce nel 1939, quando Capa la affidò a un amico per evitare che i materiali venissero distrutti o sequestrati dalle truppe tedesche, è stata ritrovata alla fine degli anni Novanta a Mexico City, permettendo l’attribuzione corretta di una serie di immagini di incerta provenienza.

La seconda mostra è una personale dedicata a Michele Pellegrino, intitolata “Michele Pellegrino. Fotografie 1967 – 2023”, curata da Barbara Bergaglio, si compone di 50 immagini del fotografo nativo di Chiusa di Pesio nel 1934. Un’essenziale antologica del suo percorso creativo, tra montagne, ritualità, volti e momenti del mondo contadino che narrano la passione per la sua terra e per la fotografia. La mostra si compone di cinque sezioni che costituiscono una sintesi del lavoro dell’autore nel corso della sua lunga attività professionale e artistica: Esodo, Storie di uomini e di montagne, Visages de la contemplation, Scene di matrimonio, Le nitide vette e Langa.

La prima sezione contiene reportage realizzati negli anni Settanta dal fotografo tra le valli cuneesi, ritratti di abitanti, mezzadri, margari, uomini, donne, bambini e anziani vissuti in condizioni durissime che hanno portato all’abbandono della montagna e alla ricerca di una vita migliore a valle. Con “Visages de la contemplation” si entra nel progetto artistico dedicato al tema della clausura. Pellegrino indaga questa realtà nascosta in cui viene ammesso gradualmente, conquistando fiducia e riuscendo a entrare attraverso il passaparola, all’interno di abbazie e conventi italiani e francesi. “Scene di matrimonio” nasce dai servizi fotografici di nozze durante i quali, oltre alle fotografie ufficiali, il fotografo fissa sulla pellicola momenti dei preparativi e della festa, colti con simpatia e un pizzico di ironia. Siamo negli anni Cinquanta, ed egli ritrae la bella sposa fiera del suo abito, i camerieri sull’attenti, le damigelle in attesa, le coppie felici e i gruppi di famiglia dalla significativa prossenica. Le fotografie dedicate alla montagna sono proposte nella sezione “Le nitide vette”, frutto di pazienti attese e lunghi appostamenti per cogliere la luce migliore nel momento giusto, mentre altri scatti sono stati realizzati “al volo”. Langa è la sezione dedicata a un territorio molto noto, attraversi poche e intense immagini lontane dagli stereotipi attuali.

La terza mostra è quella dedicata a Ugo Mulas, che ha fotografato l’opera realizzata nel 1961 da Saul Steinberg, una straordinaria decorazione a graffito dell’atrio della palazzina Mayer, a Milano. Si trattava di un lavoro importante che seguiva altre analoghe imprese compiute dal grande illustratore nel decennio precedente. Per aiutare Mulas nel suo lavoro, Steinberg redige un breve testo che spiega l’iconografia e il senso dell’opera, e decide per la prima e unica volta di lavorare sull’intonaco fresco, popolando i muri di personaggi e allegorie che affondano le proprie radici nella vita personale dell’artista. I graffiti andarono distrutti e le fotografie di Mulas rimangono l’unica testimonianza del lavoro di Steinberg.

 

Camera – Centro Italiano per la Fotografia, via delle Rosine 18, Torino

www.camera.to

 

Gian Giacomo Della Porta

Premiata una torinese a Miss mamma Italiana

Varese. Proseguono in tutta Italia le selezioni per “Miss Mamma Italiana 2024”, concorso nazionale di bellezza e simpatia giunto quest’anno alla sua 31° edizione, curato dalla Te.Ma Spettacoli di Paolo Teti (ideatore e Patron del Concorso) e riservato a tutte le mamme aventi un’età tra i 25 ed i 45 anni, con fascia “Gold” per le mamme dai 46 ai 55 anni e fascia “Evergreen” per le mamme con più di 56 anni.

“Miss Mamma Italiana” sostiene “Arianne” Associazione Onlus per la lotta all’Endometriosi, una malattia cronica, progressiva ed invalidante, ancora poco conosciuta, che in Italia colpisce quasi 4 milioni di donne fin dall’adolescenza e che, per questo motivo, deve essere ben conosciuta per permettere un’attivazione spontanea in caso di sintomi sospetti. Domenica 18 febbraio, a Varese, si è svolta una selezione valevole per l’elezione di “Miss Mamma Italiana 2024”. 24 le mamme partecipanti che, oltre a sfilare in passerella con abiti eleganti, hanno sostenuto una prova di abilità (come cantare, ballare, illustrare ricette gastronomiche, cimentarsi in esercizi ginnici ed in prove creative ed artistiche), che rappresentasse la loro personalità.

La giuria ha proclamato vincitrice della selezione FEDERICA DE FINO, 41 anni, insegnante di scuola d’infanzia, di Sumirago (VA), mamma di Emanuele ed Elisa, di 14 ed 11 anni; la fascia “Miss Mamma Italiana GOLD” (riservata alle mamme dai 46 ai 55 anni), è andata a FEDERICA MARANGONI, 47 anni, operaia, di Porto Ceresio (VA), mamma di Diego e Matteo, di 13 e 6 anni; mentre la fascia “Miss Mamma Italiana EVERGREEN” (riservata alle mamme con più di 56 anni), è andata a LUCIA VITRANI, 57 anni, commessa, di Brenta (VA), mamma di Susanna e Simone, di 34 e 30 anni. Queste le altre mamme premiate: ◦ “Miss Mamma Italiana Damigella d’Onore” CHIARA DE GIORGIO, 31 anni, psicopedagogista, di Varese, mamma di Gabriele di 2 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Solare” CHIRIHANE FATAT, 35 anni, parrucchiera, di Lavena Ponte Tresa (VA), mamma di Asia di 12 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Fashion” NADEJDA TOMAC, 41 anni, casalinga, di Gallarate (VA), mamma di Riccardo e Mattias, di 14 e 12 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Glamour” ROSAMARIA CORBISIERO, 39 anni, impiegata, di Cassano Magnago (VA), mamma di Daniele di 8 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Sportiva” MONICA DE BONIS, 34 anni, cuoca, di Casale Litta (VA), mamma di Leonardo, Bianca, Ginevra e Federico, di 12, 6, 4 e 2 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Dolcezza” CHIARA BIANCHI, 40 anni, insegnante, di Buguggiate (VA), mamma di Mirko, Gioele ed Aurora, di 7, 6 e 4 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Gold Sorriso” DAINA GIULIANINI, 47 anni, modellista, di Busto Arsizio (VA), mamma di Giorgia ed Alice, di 14 e 13 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Gold Eleganza” IVANA COSENTINO, 49 anni, imprenditrice, di Torino, mamma di Oscar di 15 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Gold Sprint” MONICA TONETTI, 54 anni, sarta, di Lonate Pozzolo (VA), mamma di Melissa di 28 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Gold Solare” EMANUELA LOCATELLI, 48 anni, agente di viaggio, di Corbetta (MI), mamma di Riccardo di 7 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Evergreen Radiosa” ALBERTINA GALLIVERTI, 76 anni, casalinga, di Busto Arsizio (VA), mamma di Francesco e Valentina, di 53 e 50 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Evergreen in Gambe” SIMONA UBOLDI, 59 anni, impiegata, di Novate Milanese (MI), mamma di Matteo e Samuele, gemelli di 34 anni e di Gabriele di 29 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Evergreen Arianne” ANGELA GEMELLI, 62 anni, dirigente di comunità, di Crodo (VB), mamma di Simone e Rita, di 41 e 34 anni; ◦ “Miss Mamma Italiana Evergreen Simpatia” SEBASTIANA PILOTA, 64 anni, casalinga, di Besozzo (VA), mamma di Pamela e Laura, di 42 e 36 anni. L’evento è stato presentato da PAOLO TETI Patron del concorso e da MARIA RAIMONDO, vincitrice del titolo nazionale “Miss Mamma Italiana Solare 2023”. Ospiti d’Onore, le Madrine di Miss Mamma Italiana, vale a dire le vincitrici di fascia nazionale del concorso. Le mamme interessate a partecipare al Concorso a loro dedicato (le iscrizioni sono gratuite), possono contattare la Te.Ma Spettacoli al numero 0541 344300 oppure consultare il sito www.missmammaitaliana.it

All’Archivio di Stato la mostra dedicata a Edoardo Sanguineti e al suo rapporto con Torino

Alle sezioni riunite dell’Archivio di Stato, in via Piave 21,

La mostra, a ingresso gratuito,  sarà aperta fino al 30 aprile 2024 e attingerà ai fondi del Centro Studi interuniversitario Edoardo Sanguineti, con i quali interagiscono alcune schede lessicografiche selezionate provenienti dal fondo esempi letterari (scarti e giunte) del grande dizionario della lingua italiana, al quale Sanguineti partecipò grazie alla fondamentale mediazione dell’amico Tullio de Mauro in veste di direttore di Supplementi.

Sarà anche possibile ammirare per la prima volta due recentissimi ritrovamenti, che risalgono agli albori della carriera di Sanguineti poeta, il manoscritto di Composizione, la raccolta sottoposta nel febbraio 1950 a Cesare Pavese, che la rifiutò, due redazioni di Laszo Varga e il manoscritto finale di labirinto, la fondamentale opera di esordio di Sanguineti, nella redazione il cui titolo era ancora Laberintus

La mostra fa parte della rassegna intitolata “Edoardo Sanguineti nella città “cruciverba””, ideata dal centro studi interuniversitario Edoardo Sanguineti in collaborazione con UniVerso, l’osservatorio permanente sulla contemporaneità dell’Universitàdi Torino, Archivio di Stato di Torino, Accademia delle Scienze di Torino,  infini.to- planetario di Torino e Museo dell’astronomia e dello spazio Attilio Ferrari, Dipartimento di scienze della vita e biologia dei sistemi, Dipartimento di studi umanistici  e StudiumLab, che vanta il prestigioso patrocinio di istituzioni culturali nazionali  quali l’Accademia della Crusca e l’Accademia Toscana di Scienze e Lettere la Colombaria, della Gam, Galleria d’arte moderna di Torino e di Rai Teche.

Il programma è stato inaugurato il 27 novembre scorso e include una mostra e cinque momenti di convegno, articolati in un percorso significativo per i luoghi e gli enti coinvolti, che guarda ai diversi interessi di Sanguineti in un itinerario alla scoperta delle spinte creative dell’autore e delle molteplici relazioni interdisciplinari che conducono ad un’incessante rideterminazione semantica di materiali ed oggetti.

Sanguineti definì la parola “fabbrica del mondo” e proprio la parola rappresenta il fil rouge della rassegna, che esplora gli interessi lessicografici del poeta, strettamente connessi alla città di Torino, da lui definita “città cruciverba” con tutte le caselle bene a posto, secondo uno schema assolutamente geometrico e con tutte le definizioni  a posto”. Una definizione che guardava anche al suo ruolo di ‘lessicomane’. Nel capoluogo piemontese, infatti, Sanguineti collaborò ai progetti di due dizionari, il grande dizionario della lingua italiana (GDLI Battaglia) e il Grande Dizionario italiano dell’uso (GDU, De Mauro).

 

Mara Martellotta