Cosa succede in città- Pagina 57

“Mamma ho perso… Aureli!”

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QUARTO APPUNTAMENTO DI  PIAZZA PARADISO CABARET’

Domenica 13 ottobre alle 18.30 – ingresso libero

Piazza Upim, Centro commerciale Piazza Paradiso (primo piano)

Domenica 13 ottobre, alle ore 18.30, presso il centro commerciale Piazza Paradiso di Collegno (piazza Bruno Trentin 1) arriva un’artista che ha imparato a stupire con le sue mille voci: Emanuela Aureli, imitatrice talentuosa e molto amata dal pubblico. Per il quarto appuntamento della rassegna gratuita “Piazza Paradiso Cabaret”, porta aCollegno il suo spettacolo “Mamma ho perso … Aureli!”. L’ingresso allo spettacolo, come sempre, è gratuito; l’appuntamento sarà introdotto dal comico torinese Mauro Villata, “maestro di palco” della rassegna.

Mamma ho perso… Aureli! è un one woman show in cui l’artista si diverte a mettere in scena i suoi personaggi con i quali negli anni si è fatta conoscere al grande pubblico. Con brillante ironia, racconta i suoi inizi artistici, la gioia di essere diventata mamma attraverso racconti che entusiasmano il pubblico e lo divertono. Un divertimento sano, cambi di voci, di espressioni mimiche grazie alle quali Emanuela Aureli, riesce velocemente ad impersonare i suoi personaggi più famosi, tenendo il pubblico inchiodato per molto tempo.

Una voce bellissima ed una grande dote: quella di divertirsi e di divertire, facendo sfoggio della propria speciale autoironia. Aneddoti, curiosità e grande allegria sono i compagni di viaggio. L’Aureli sembra non essere mai sola sul palco, si vedranno passare cantanti come Albano, Orietta Berti, Mahmoud, Fiorella Mannoia, Malika Ayane, Pino Daniele, i Ricchi e Poveri, Vasco Rossi, Loredana Bertè, Celine Dion, Il Volo, Noemi, Iva Zanicchi, Patty Pravo, Katia Ricciarelli e tanti altri che sembrano uscire magicamente sulla scena. Ma non finisce qui, si continua con Milly Carlucci, Mara Venier, Sofia Loren, Maria De Filippi, Barbara D’Urso, Antonella Clerici, Cristiano Malgioglio, Il Papa, il Presidente Mattarella e altri ancora. Ecco che “Mamma ho perso… l’Aureli” diventa lo slogan divertente, il filo conduttore che unisce i suoi mille volti, che piano piano prendono il sopravvento e come per magia le rubano l’anima e la sua vera identità.

La rassegna di “Piazza Paradiso Cabaret” proseguirà con gli spettacoli di: Marco Marzocca (venerdì 18 ottobre) ed Andrea Agresti e la sua band (Domenica 27 ottobre).

Il Centro Commerciale Piazza Paradiso nasce da un progetto di riqualificazione urbana di un ex complesso industriale e si compone di tre piani: uno interrato e destinato a parcheggi e due fuoriterra di galleria commerciale, con oltre 30 punti vendita. Al piano terra si trovano l’ipermercato, a insegna Ipercoop, e varie attività commerciali e di servizio quali Marionnaud, Vision Ottica, Kasanova, centro TIM, Max Battaglia Parrucchieri, Stroili Gioielli, (In)Estasy, Centro Wind 3, Yo Yogurt, Lavasecco, Sale e Tabacchi e NewDigital Foto. Il primo piano ospita esercizi commerciali (Pittarosso, Upim, Sottotono, Maison et Cadeaux, Unigross, Libreria Ubik, Jerry abbigliamento, il centro estetico Coralline), una food court (In Primis, Food Paradise, ODS Store, Amo Pokè e Caffè Vergnano), l’Area Playground per i bambini, il CinemaParadiso e il Centro Dentistico DentalPro.

Torino capitale delle donne clown

Torna, sotto la Mole, “Pagliacce – Festival internazionale di donne clown”, alla sua terza edizione e la convinzione che “La risata non ha genere”

Dal 10 al 13 ottobre

Quattro giorni intensi di spettacoli, 13 Compagnie19 artiste (fra cui alcune importanti ospiti internazionali), 3 sedi3 workshop e 47 volontari: eccola in cifre la terza edizione di “Pagliacce – Festival internazionale di donne clown”, in programma a Torino da giovedì 10 a domenica 13 ottobre. Realizzata grazie al sostegno di “Ministero della Cultura”, “Fondazione Crt” e “Regione Piemonte”, l’iniziativa, unica in Italia, vede l’organizzazione del duo comico torinese “Le due e un quarto” in collaborazione con “Pagliacce Network”, la prima rete italiana di donne clown, che oggi  raggruppa ben 113 artiste.

“Dopo tre anni di duro lavoro e con due edizioni alle spalle, quest’anno il ‘Festival Pagliacce’ – afferma Martina Soragna, direttrice artistica insieme a  Silvia Laniado, entrambe clown de ‘Le due e un quarto’ – propone una ‘programmazione deluxe. Ci teniamo infatti a organizzare il Festival non come una semplice carrellata di spettacoli, ma con l’obiettivo di creare un’esperienza immersiva nel mondo del ‘clown al femminile’ per comprendere a pieno il potere della risata come strumento di ‘cambiamento culturale’ verso una società paritaria e inclusiva”. E aggiunge: “Per questo ci saranno, oltre agli spettacoli, anche incontri, momenti di training, laboratori per bambini e momenti di scambio libero di idee con mamme e papà artisti e rigorosamente con il naso rosso indossato.

Claim dell’edizione 2024: “La risata non ha genere”. Come dire: “La risata è un atto liberatorio per tutte e per tutti e uno strumento efficace nel processo di cambiamento culturale”L’arte clownesca – sottolinea da parte sua Serena Vergari, responsabile di produzione – è il nostro paracadute per affrontare le incertezze della vita. Come donne artiste sappiamo che c’è ancora molta strada da fare per una società paritaria, ma questo paracadute ci permette di raggiungere molte persone e bambini superando ogni barriera sociale, economica e culturale: ridere in fondo ci accomuna tutti, quindi ci sembra perfetto per veicolare messaggi importanti come la parità di genere.

Anche quest’anno il “Festival”, come nelle edizioni precedenti, offrirà gratuitamente una babysitter alle clown partecipanti. E’ un servizio che viene organizzato e offerto perché una donna su cinque, in Italia, dopo essere diventata mamma smette di lavorare e/o di formarsi. L’obiettivo è, dunque, sostenere le “artiste professioniste” con figli. All’estero esistono “Festival” simili in Portogallo, Spagna, Francia e America Latina. In Italia, Torino è, in qualche modo, la prima città a porsi la questione.

Quali le location? Tutti gli spettacoli e le attività di giovedì 10venerdì 11 e sabato 12 ottobre si svolgeranno, come consuetudine, allo “Chapiteau Madera” dello “Spazio Bunker”, in via Paganini 0/200 a Torino. Lo spettacolo di Gardi Hutter (sabato 12 alle 19,30 e domenica 13 alle 18) è in programma, invece, allo “Spazio Flic” sempre dello “Spazio Bunker” e luogo già coinvolto nell’edizione 2023. La novità è il coinvolgimento dello Spazio Edisu/ Off Topic di via Giorgio Pallavicino 35 dove, grazie a una nuova collaborazione firmata con “Off Topic”, domenica 13 ottobre pomeriggio andranno in scena gli spettacoli.

Quali le artiste di punta dell’edizione 2024? In primis, certamente, la svizzera Gardi Hutter, che, nel 2024, festeggia 40 anni di carriera con un tour europeo, di cui Torino è tappa fra le più importanti. A seguire, in arrivo dalla Spagna, la “Compagnia Jimena Cavalletti”, un trio al femminile che lavora in tutta Europa e in America Latina. Altri nomi particolarmente attesi quello di Pepa Plana (attrice e clown catalana che presenterà, in prima nazionale a Torino, “Penelope”, remake giocoso e divertente della guerra di Troia), della belga Colette Gomette e di Maite Guevara, nativa dei Paesi Baschi. Altro spettacolo da segnalare “La cosa dei figli” di Giorgia Goldini, tradotto in simultanea in “Lingua LIS”. E, a completare il ricco programma, non mancheranno i talk, gli Workshoop di Creazione, il Cabaret e il “Biblioclown letture per bambini”, biblioteca itinerante che propone letture ed attività per scoprire l’universo del circo contemporaneo e del clown.

Per info e programma completo: https://www.pagliacce.it/festival-pagliacce

g. m.

Nelle foto: Logo Festival, Gardi Hutter, Compagnia Jimena Cavalletti, Mayte Guevara

La Nueva Ola, prime e anteprime dal cinema spagnolo e latinoamericano

Al Baretti, dal 10 al 13 ottobre

Arriva nella sala del teatro Baretti, dal 10 al 13 ottobre prossimo, “La nueva ola 2024”, 17° Festival del cinema spagnolo e latinoamericano diretto da Iris Martin-Peralta e Federico Sartori, nove titoli in cui trovano posto due prime italiane e tre anteprime, inaugurazione con ospite d’eccezione Fele Martinez, già attore di Pedro Almodòvar nella “Mala educaciòn”, che oggi è protagonista della commedia brillante “Bajo terapia” di Gerardo Herrero, vincitore quale miglior produttore dell’Oscar per “Il segreto dei suoi occhi”. Tre coppie in terapia sono convocate in studio dalla psicoanalista per un gioco di buste che contengono istruzioni su cosa debbono fare, sei personaggi interpretati da stelle del più recente cinema ispanico che portano alla luce i mille problemi della loro quotidianità, la cura dei figli concepita in modi diversi, le attività e i doveri domestici, il denaro e la gelosia, il sesso immancabile nella vita di coppia. Il film ha vinto il Premio Platino come Miglior Commedia iberoamericana del 2024.

In un panorama cinematografico aperto pressoché esclusivamente alla figura di Almodòvar – atteso ad inizio dicembre l’ultimo “La porta accanto”, Leone d’oro a Venezia, non soltanto capolavoro di scrittura e di regia ma graziato pure dalla presenza di due attrici come Julianne Moore e Tilda Swinton – e che lascia al cinema sudamericano più ampie strade aperte, sarà interessante avvicinarsi a tematiche e a storie che nell’occasione facciano conoscere nomi nuovi e decisamente poco o nulla frequentati. Paloma Zapata porta “La Singla”, il racconto di Antonia Singla che, nata poverissima nelle baracche della Barceloneta nei primi anni Cinquanta e affetta da sordità, fece sua l’arte del flamenco, esibendosi anche all’Olympia parigino ed entusiasmando artisti come Dalì. Scomparve inspiegabilmente alla fine degli anni Settanta e il film cerca di dare una spiegazione a quel mistero. Ad Almodòvar è dedicato da Catherine Ulmer “Lo sguardo insolente”, titolo appropriato per un autore anticonformista per eccellenza, confrontandosi tra il dramma e la commedia agli aspetti più diversi della vita, con colori e ombre, senza tabù, “in una Spagna che ha finalmente fatto pace con il proprio passato, il nativo della Mancia incarna tutte quelle generazioni che sanno quanto sia importante ricordare e proteggere a tutti i costi questa insolenza artistica.”

Di provenienza latino americana “Yana-Wara”, opera postuma del peruviano Oscar Catacora, portata a termine dallo zio Tito, un thriller impregnato di realismo magico che guarda in maniera unica e importante alle tradizioni millenaria delle comunità andine degli Aymara, tra cultura e spiritualità. “La mesita del comedor” (Il tavolino di vetro), film pluripremiato di Caye Casas, annovera black humour e tragedia domestica, una storia tutta al femminile è “Las hijas”, opera prima firmata da Kattia Zùniga accolta con particolare favore, emozionante ritratto di adolescenti in viaggio dalla Costa Rica a Panama alla ricerca del padre. Ancora un’opera prima, anch’essa pluripremiata e imperdibile, “Upon entry” di Alejandro Rojas e Juan Sebastian Vasquez, avvincente thriller psicologico che si muove tra abuso di potere e insensatezza di certa burocrazia, “Historia para no contar”, nuova brillante commedia firmata da Cesc Gay, un affresco di cinque episodi che tratta relazioni d’amore, amicizia e rivalità professionali. Per terminare con “Te estoy amando localmente” di Alejandro Marìn, ambientato a Siviglia e incentrato sulla nascita del movimento di liberazione omosessuale andaluso, paradossalmente nato all’interno della Chiesa cattolica.

L’evento è ideato, prodotto e organizzato da EXIT media e nell’appuntamento di Torino riceve il sostegno dell’Ufficio culturale dell’Ambasciata di Spagna in Italia, Direzione Generale Cinema e Audiovisivo (Ministero di Cultura), Acciòn Cultural Espanola, Istituto Cervantes di Milano, Ufficio del Turismo spagnolo di Milano, e le ambasciate di Perù, Argentina, Cile, Costa Rica, Ecuador e Messico.

e.rb.

Nelle immagini, scene tratte da “Almodòvar – Lo sguardo insolente”, “Bajo terapia” e “Upon Entry”.

Tommaso Cerno a Torino: “Siamo anestetizzati dal conformismo e dal politicamente corretto. Ma vince la libertà”

Alla presentazione del libro “Il Verminaio” delle giornaliste Bolloli e Cavallaro. Pier Franco Quaglieni ha insignito il direttore de “Il Tempo” della targa “Ennio Flaiano”, in occasione degli ottant’anni del quotidiano e nella ricorrenza del decennale de “il Torinese”

Sabato 5 ottobre, presso il Turin Palace Hotel di via Sacchi 8, a Torino, è stato consegnata la targa “Ennio Flaiano” del Centro Pannunzio al direttore del quotidiano romano Il Tempo, Tommaso Cerno, come riconoscimento della sua attività giornalistica e in occasione degli ottanta anni del giornale da lui diretto.

L’evento è stato promosso dal nostro giornale “il Torinese” e dal Centro Pannunzio di Torino, di cui era presente il Presidente, prof. Pier Franco Quaglieni, che ha insignito Cerno del Premio e ha intrattenuto i convenuti in sala con un importante intervento sulla libertà.

L’incontro è stato introdotto dal direttore de “il Torinese” Cristiano Bussola che ha sottolineato “il valore della libertà, ben rappresentato dalla diffusione di idee e di cultura del Centro Pannunzio e da un giornalismo rispettoso della verità”.

 

Il professor Quaglieni, ricordando l’onestà e la libertà intellettuale del Centro da lui diretto, ha spiegato che il Premio Targa Flaiano si rivolge e viene conferito a tutti quegli intellettuali coraggiosi che hanno contributo a fare della libertà uno strumento contro l’oppressione politica e di stampa. La targa Flaiano quest’anno è stata conferita  a Cerno per esaltarne qualità personali e l’importante statura di giornalista italiano, in quanto ha saputo mantenere un’indipendenza di giudizio e una deontologia professionale. Il riconoscimento porta il nome di un importante critico cinematografico, drammaturgo italiano e noto giornalista del Novecento, specializzato in elzeviri, che scrisse per varie testate, da Oggi al Mondo di Pannunzio, al Corriere della Sera.

Cerno, che ha preso la parola dopo il professor Quaglieni, ha ricordato la fondamentale importanza della libertà di opinione e di stampa, sottolineando quanto il nostro Paese sia ormai anestetizzato dal conformismo del “politicamente corretto”.

Tommaso Cerno è l’unico giornalista ad essere stato direttore di testate di diverso orientamento come l’Espresso e il Tempo. Oggi il Tempo riflette l’anima e il coraggio del suo direttore, il cui intento è cercare di eliminare le distinzioni e approfondire liberamente anche le notizie considerate “scomode”, non prestandosi alla “cancel culture “. La libertà è alla base della sua attività giornalistica ritenuta da lui stesso più forte del conformismo.

L’incontro è stato anche un’occasione per presentare il libro “Il verminaio”(Baldini+Castoldi) alla presenza delle autrici giornaliste Rita Cavallaro e Brunella Bolloli, con la moderazione di Tommaso Cerno, che ne ha curato la prefazione. Il libro tratta l’inchiesta sui dossier dell’Antimafia, le rivelazioni sullo scandalo dei dossieraggi che ha scosso la politica italiana, un sistema che potrebbe aver preso  vita nel tempio sacro della Direzione nazionale antimafia, la Superprocura ideata dal giudice Falcone per combattere la criminalità organizzata. Un vero e proprio “verminaio” in cui le giornaliste Cavallaro e Bolloli si sono calate nel profondo per arrivare alla verità, in cerca di luce ancora oggi.

“Questo libro – afferma Tommaso Cerno – prova a entrare dentro la verità, a farsi largo fra le trappole e i depistaggi, alla ricerca di quel filo rosso che sembra all’improvviso unire centinaia di storie italiane e di persone finite nei guai in un’unica e inquietante trama segreta. Alla ricerca di una spiegazione. Alla ricerca dei mandanti”.

 

Mara Martellotta

Leggi anche:

E’ “Il Tempo” di Tommaso Cerno

 

La nomina a cardinale di Mons. Repole

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IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

La nomina a cardinale dell’attuale arcivescovo mons. Repole e’ stata accolta con entusiasmo da chi ancora si attarda a vedere come esempio e cardine storico della Chiesa torinese il cardinale Michele Pellegrino, esimio docente all’Universita’ di Torino e vescovo decisamente innovativo rispetto al cardinale Fossati, l’unico entrato nella storia novecentesca di Torino insieme al cardinale Richelmy, per altro mancato prematuramente. Non ho mai avuto simpatia verso il cardinale Pellegrino che preparò più o meno inconsapevolmente la strada a Novelli sindaco, favorito in ciò da una Dc che aveva perso il senso della sua funzione politica e non aveva più uomini adeguati. Le due volte che incontrai personalmente Padre Pellegrino, come voleva che lo si chiamasse, e ascoltai le sue omelie, fui colpito dalla freddezza della sua parola, più adatta alla cattedra che all’altare. Io ricordo ragazzino invece l’umanità profonda del cardinale Fossati che aveva accompagnato la diocesi durante la seconda guerra mondiale e la guerra civile. Valdo Fusi che fu sposato dal Cardinale, mi parlò del Cardinale e del suo carisma religioso e umano. Oggi la nomina cardinalizia di Repole appare un riconoscimento più allo studioso che al vescovo perché nel periodo in cui è stato arcivescovo non si è fatto finora notare per il suo apostolato. Il vescovo di Pinerolo Debernardi si è rivelato più vivace e incisivo in un quadro piemontese in verità un po’ depresso, nel quale risaltava soprattutto il vescovo di Ivrea Bettazzi, discutibile per alcune prese di posizione, ma sicuramente dotato di una forte e indiscussa personalità. È significativo che i successori di Pellegrino non sia citati e meno che mai mons. Nosiglia, attivissimo nel sociale, ma anche nella attività pastorale che per primo non venne nominato cardinale. Non sono pochi coloro che non hanno capito perché la cattedra di San Massimo e anche quella, ancora più illustre, di Sant’Ambrogio siano state declassate, togliendo loro il cardinale arcivescovo . Si può capire come la chiesa universale debba andare oltre il localismo italiano e questa nomina ad personam non si può considerare un gesto di attenzione particolare per Torino, come è stato detto. Forse il Pontefice si sentì bloccato dalle sue origini piemontesi quando nominò Nosiglia, forse già di per sé non propriamente adeguato ad essere un principe della Chiesa. La cattedra di San Massimo esigeva comunque maggiore rispetto, solo in parte recuperato con la nomina che avverrà l’8 dicembre nel prossimo concistoro romano. Spero di non dire una cosa fuori posto nell’affermare che l’ex vescovo di Susa mons. Alfonso Badini Confalonieri forse avrebbe meritato anche per la sua storia la porpora cardinalizia.

Di scena a Stupinigi Floreal e il Salone del Pane

da venerdì 11 a domenica 13 ottobre la Palazzina di Caccia di Stupinigi ospiterà la quarta edizione di FLOReal (tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30. Ultimo ingresso alle 18.30), una delle principali manifestazioni florovivaistiche piemontesi e italiane.

Non solo la mostra mercato con circa cento espositori tra florovivaisti, artigiani e agricoltori, ma anche un insieme di iniziative collaterali volte a raccontare la Natura in tutte le sue forme e un palinsesto di FLOReal Talks per fare cultura del verde con esperti del settore.

In occasione di FLOReal, presso la citroniera di Levante della Palazzina di Caccia di Stupinigi si terrà anche la prima edizione del Salone del Pane (sabato 12 ottobre dalle 12.30 e le 20 e domenica 13 ottobre dalle 10 alle 20).

Nato da un’idea di Orticola del Piemonte con il contributo della Camera di commercio di Torino il Salone del Pane punta a promuovere la cultura del pane locale e delle sue tradizioni e a valorizzare le eccellenze della filiera piemontese. Saranno 25 gli espositori presenti tra panificatori, mulini e aziende agricole. Il Salone del Pane si strutturerà in una parte di esposizione e vendita. Il pubblico partecipante avrà la possibilità di assaporare ben 15 diversi assaggi scelti tra i vari produttori, in certi casi abbinati con altri prodotti enogastronomici, potrà curiosare tra i vari produttori, scoprire storie artigianali e nuove tecniche di produzione. A questo si aggiunge un programma di appuntamenti che vanno dalle masterclass ai talk di approfondimento fino ai laboratori per i più piccoli.

La prossima stagione dell’Erba. Risate e riflessioni per la bella abitudine di andare a teatro

Continua la bella abitudine di andare a teatro. Sull’onda dei tanti sold out della scorsa stagione, lo staff di Torino Spettacoli apre, nella sala dell’Erba di corso Moncalieri, il palcoscenico ad un pubblico numeroso, al suggestivo numero di iniziative, ad un cartellone ricco di titoli che non potranno che interessare e divertire. “Il teatro stabile privato Torino Spettacoli potenzia per la stagione 2024 – 25 la sua fisionomia di collettore, facendosi amplificatore della vivacità culturale della nostra città e regione, così come portando “in giro” (la nostra etichetta specifica è “Around”) le sue produzioni, proseguendo nel cammino virtuoso e appassionante di apertura alle più autentiche sinergie collaborative.” Una stagione che apre e si snoda all’insegna dell’”Attualità” – non stupisca che a questa facciano capo allo stesso tempo Euripide con “Le Troiane” (23 ottobre), che rimane un grido di denuncia contro la guerra mai così doveroso allo specchio del tempo in cui stiamo vivendo, o i “Grandi processi dell’antichità”, che non sono soltanto un omaggio all’arte dello scomparso Piero Nuti ma pure uno sguardo approfondito sullo “spettacolo della giustizia” che si fa immediatamente visione contemporanea, per cui, un esempio per tutti, la ciceroniana ”In Verrem” si tramuta nella trasposizione di oggi nel “Processo per corruzione”; e che trovino spazio la Crisi degli operai di Stellantis (“Turno di notte”, 9 e 10 novembre, scritto e diretto da Gianpiero Francese, sette attori in scena in tuta verde da lavoro, un testo che è la trascrizione delle confessioni dei veri protagonisti, gli operai di Melfi, e un ritratto fatto di umanità e denuncia della classe operaia) e “20 Novembre” di Lars Norén, interprete Gabriele Gallinari per la regia di Beno Mazzone, un monologo che apre domani sera alle 21 la stagione e che è un atto di riflessione su due fatti atroci che hanno sconvolto il mondo giovanile e non soltanto, la strage di Columbine in Colorado nell’aprile del ‘99 e quella di Emstetten nell’ovest della Germania, questa propria il giorno che dà il titolo alla pièce, ovvero il massacro da parte di ragazzi di loro compagni e professori -, della “Partecipazione e Condivisione” e della “Promozione libera e indipendente di fatti culturali”, recita il comunicato stampa.

Molti gli appuntamenti da non perdere. Mercoledì 16 ottobre, ancora dal mondo classico arrivano “Ciò che uno ama” ovvero i versi di Saffo (e altri) commentati “con chiacchiere antiche e moderne” da Paolo Accossato, Irene Mesturino e Elia Tedesco, “La commedia delle 3 dracme” che Gian Mesturino e Girolamo Angione hanno ricavato dal “Trinummus” plautino (dal 17 al 20 ottobre) e “Il soldato fanfarone” (25/28 ottobre), ovvero quel “Miles gloriosus” che rimane una delle più famose commedie dell’autore nato a Sarsina nella metà del terzo secolo avanti Cristo, qui interpretato da un indiavolato, divertentissimo Elia Tedesco. Dopo “Anfitrione” di Molière, il Galà d’Autunno (8 novembre) che nella più ampia sala del Colosseo vedrà ospitate le eccellenze del Liceo Germana Erba, attori-cantanti-danzatori e performer di musical pronti ad animare un’altra serata di sicuro successo, campioni di quel “saranno famosi” che ha negli anni portato in altre compagnie, in Italia e all’estero, nomi e veri talenti chiamati a far crescere una vita teatrale che in questa scuola è nata.

Antonio Grosso e Antonello Pascale, artefici del successo di “Minchia signor tenente” tornano all’Erba ((16/17 novembre) con “Il piccolo principe… in arte Totò”, per far rivivere uno dei maestri della comicità certo riscoperto troppo tardi, nelle sue giuste dimensioni, dalla critica e dal pubblico di casa nostra. Il 19 e il 20 novembre l’atteso primo avvicinarsi di Paolo Accossato al palcoscenico, di un “ragazzo” poco più che cinquantenne, amante della scuola e del sapere, dell’insegnamento e della continua ricerca, che con “L’ultima notte di Dante” – “un testo inedito per esperti e neofiti” nella cornice di Ravenna, tra il 13 e il 14 settembre del 1321 – ci ricorda attraverso gli incontri immersi tra le febbri che lo stanno portando le figure femminili, di vita e poetiche, che hanno attraversato l’esistenza dello scrittore fiorentino. Interprete e regista Stefano Fiorillo, con lui Barbara Cinquatti e Vittoria Chiolero. Ancora a novembre (dal 21 al 24) “Lapponia” di Marc Angelet con Miriam Mesturino e Sergio Muniz, l’imperdonabile errore di una madre nel rivelare al figlio l’inesistenza di Babbo Natale, con mille esilaranti sorprese, ancora il pirandelliano “Giganti della montagna” per la regia di Claudio Boccaccini.

Le feste natalizie vedranno le presenze di “Verso l’ora zero”, il nuovo appassionante giallo di Agatha Christie, la fiaba del “Gelindo”, “Il piccolo principe”, dal romanzo di Saint-Exupery per l’interpretazione e la regia di Andrea Dosio, e l’allegria insuperata di “Forbici Follia” che festeggia con il pubblico i 25 anni di repliche. Con il nuovo anno, “Shakespeare x 2”, i Trelilu con il nuovissimo “Vieni, va’”, il ritorno dell’acclamato “La vita al contrario” interpretato dall’ormai beniamino Giorgio Lupano felicemente sulle orme di Brad Pitt (“Il curioso caso di Benjamin Button”), “Camere con crimini”, triangolo amoroso tra giallo e risate, nell’interpretazione di Carlotta Iossetti, Andrea Beltramo e Elia Tedesco. “Il cappotto di Janis” vede in palcoscenico la coppia Rocìo Munoz Morales e Pietro Longhi, il Teatro di Dionisio porta “Svelarsi”, uno spettacolo tutto al femminile con cui anche il pubblico in sala dovrà misurarsi. “La locandiera”, con Miriam Mesturino affiancata da Luciano Caratto e Alessandro Marrapodi, vedrà il proprio felice ritorno dal 3 al 6 aprile, mentre Marco&Mauro chiuderanno con “Non si vede un Kansas”, con risate assicurate.

Elio Rabbione

Nelle immagini: scene da “20 novembre”, “La commedia delle 3 dracme”, “La vita al contrario” e “La locandiera”.

Rock Jazz e dintorni a Torino. Umberto Tozzi e Les Negresses Vertes

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Peocio di Trofarello suona il chitarrista Greg Howe.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana si esibiscono i Son Machito. Al Jazz Club “ The Chicago Blues Jam”.

Giovedì. Alla Divina Commedia suona il trio di Max Gallo con Andrea Scagliarini. Al Cafè Neruda è di scena Alberto Marsico &Organ Logistics. Al Circolo della Musica di Rivoli, reading di Eugenio Finardi. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce il duo Zero Assoluto. Al Magazzino sul Po è di scena Filippo Dallinferno .

Venerdì. Allo Ziggy suonano i Rublood. Allo Spazio 211  si esibiscono i Joshua Idehen. Al Folk Club è di scena Eric Andersen e Steve Addabbo. Al Blah Blah si esibiscono i BRX!T.

Sabato. All’Inalpi Arena arriva Umberto Tozzi. Allo Ziggy si esibisce Elisa Over And The Leaves.  Al Blah Blah suonano gli Hard-Ons. Al Magazzino sul Po è di scena la rapper nigeriana Aunty Rayzor.  Alla Suoneria di Settimo sono di scena Les Negresses Vertes.

Domenica. Al Blah Blah suonano i Quiet Confusion.

Pier Luigi Fuggetta

Marco Tadić rilegge giocosamente il modernismo socialista jugoslavo

Le opere dell’artista croato esposte al “PAV” di Torino

Fino al 20 ottobre

“Heliopolis”. Utopica “Città del Sole”. Città su Città. Ricreata con gioiosa artistica fantasia come filosofico “stato ideale” – la seicentesca “civitas solis” di Tommaso Campanella – o ripensando all’“Eliopoli” egiziana distrutta, nell’antico Regno, per riutilizzarne i materiali e le pietre durante la costruzione della città del Cairo. Questo sono istintivamente portato ad immaginare di fronte alle opere dell’artista croato Marco Tadić (classe ’79), ospitate, fino a domenica 20 ottobre, al “PAV” – “Parco d’Arte Vivente”, concepito nel 2002 da Piero Gilardi e realizzato nel 2008 in via Giordano Bruno, a Torino, nell’area ex Framtek, in Borgo Filadelfia. Curata da Marco Scotini (dal 2014 direttore artistico del “PAV”) – e realizzata in collaborazione con il “Museum of Contemporary Art Zagreb” – l’esposizione é parte di “New Perspectives for Action” progetto europeo teso al riuso e alla circolarità “non solo come strategia ecologica e culturale, ma soprattutto come mezzo utopico di sopravvivenza”, in cui l’artista ha come chiaro obiettivo quello di rileggere la storia del “modernismo socialista jugoslavo” attraverso il confronto interattivo con i principi estetici di grandi autori operanti, alla fine degli anni ’50, in Croazia.

Due su tutti. Il designer, scultore ed architetto Vyaceslav Richter (1917 – 2002), fra i fondatori di “EXAT 51” gruppo d’avanguardia che intendeva promuovere e raggiungere una sintesi e un forte interscambio fra tutte le forme d’arte,  ed il filmaker Vladimir Kristi (1923 – 2004) della “Scuola di animazione” di Zagabria”, di massimo rilievo in ambito europeo. Su questa linea “Tadić individua – annota Scotini – nei residui inerti della memoria un potenziale attivo utile a rileggere e a generare nuove possibilità di narrazione”. Un’operazione di “riciclo”, attraverso cui ipotizzare “su carta” (mediante il riutilizzo e la “sovrascrizione” di oggetti d’antàn come cartoline, mappe, diapositive taccuini ed archivi fotografici personali) idee e ideali di città rispondenti ai richiami e alle “improbabili” visioni di nuovi luoghi su cui e attraverso i quali ipotizzare nuove futuribili idee di vissuto sociale. Del resto lo stesso Richter, del quale sono presenti in mostra una serie di opere originali, dedicò quasi due decenni della sua vita al perfezionamento di “progetti tecno-utopici” in ambito urbanistico che tentavano di rispondere, attraverso la pianificazione, ai bisogni specifici di una società socialista: ridurre i tempi della mobilità per garantire più tempo libero.

Così anche Tadić, guardando alle fantastiche visioni di Richter, immagina e progetta la sua “idea di città”, destreggiandosi fra immaginari fantascientifiche e complesse “riflessioni ecologiche”, giocate su disegni, collage e animazioni per riflettere – alla Benjamin – sul “come fare Storia partendo dai rifiuti della Storia”. Sottolinea ancora Scotini: “Attraverso la miniaturizzazione Tadić trasforma i detriti e gli scarti in giocattoli in senso benjaminiano … In ‘Heliopolis’ l’opera dell’artista rilegge Vyaceslav Richter per proporre un modello che miri a stabilire un ritmo armonioso nel metabolismo della società, alla continua ricerca di un delicato equilibrio tra costruzione e cancellazione, tra futuri possibili e trasmissione della memoria”.

Da segnalare. Nell’ambito della mostra le “AEF/PAV” (Attività Educative e Formative) propongono mercoledì e giovedì 4 luglio il “Workshop_81” condotto dallo stesso Tadić e rivolto a studenti dell’Accademia, Universitari e giovani artisti con un focus su uno dei medium dell’artista: l’“animazione in stop-motion.

Per le scuole e i gruppi estivi che visiteranno “Heliopolis” e le installazioni presenti nel parco di 23.500 mq, viene inoltre proposto il laboratorio “Natura Segreta” che esplora il vasto paesaggio del “PAV” come scenario per una nuova visione, tanto utopica quanto reale, di una possibile “Città Futura”.

Gianni Milani

 “Marko Tadić. Heliopolis”

“PAV – Parco Arte Vivente”, via Giordano Bruno 31, Torino; tel. 011/3182235 o www.parcoartevivente.it

Fino al 20 ottobre

Orari: ven. 15/18, sab. e dom. 12/19

Nelle foto:

–       Marko Tadić: “Funga Robo/The Fair”, Collage, 2024

–       Marko Tadić: “Sava next”, Collage, drawing, 2023

–       Marko Tadić: “Museum of the Revolution”, Collage, 2024

–       Vjenceslav Richter: “Synthurbanism”, 1963-1964

Scatti fotografici davvero mondiali! A Torino la “World Press Photo Exhibition”

A Palazzo Barolo per la sua 67^ edizione

Fino al 24 novembre

Dolore senza confini. Inimmaginabile sofferenza. Specchio delle più inaccettabili bruttezze umane. Già ribattezzata “La Pietà di Gaza” con richiamo attuale a “La Pietà” michelangiolesca è “Una donna palestinese stringe il corpo senza vita di sua nipote”, scattata da Mohammed Salem per l’agenzia “Reuters” il 17 ottobre 2023, all’interno dell’obitorio dell’ospedale “Nasser”, la foto vincitrice del “World Press Photo of the Year 2024”, la più prestigiosa mostra di fotogiornalismo al mondo, nata nel 1955 per iniziativa di un gruppo di fotografi olandesi e che, da allora, “offre uno spaccato unico della storia contemporanea, permettendoci di riflettere sugli eventi e sui temi cruciali del nostro tempo”. E anche quest’anno, Torino sarà fra le cento città principali di tutti i continenti (a livello globale si stima che l’esposizione sarà visitata da oltre 3milioni di persone) chiamate dalla “World Press Photo Foundation” – organizzazione indipendente con sede ad Amsterdam – ad ospitare la mostra. Non per la prima volta. Sotto la Mole, infatti, l’esposizione (che ha coinvolto sei giurie regionali ed una globale, presieduta da Fiona Shields, responsabile della fotografia al “The Guardian”) torna per l’ottavo anno consecutivo ed è organizzata da “Cime”, partner della “World Press Photo Foundation”. L’apertura al pubblico è prevista per venerdì 13 settembrealle 16, nelle sale di “Palazzo Barolo”, al numero 7 di via delle Orfane, dove si potrà ammirare la bellezza di 130 scatti, firmati per le maggiori testate internazionali, come “National Geographic”“BBC”“CNN”“Times”“Le Monde” e “El Pais”“immagini che offrono una panoramica sul presente – sottolineano gli organizzatori – e rappresentano un’opportunità per un viaggio critico nell’attualità, affrontando questioni come le guerre in Palestina ed in Ucraina, la vita dei migranti, l’emergenza climatica”. Immagini fra le quali troveremo, per l’appunto, quella vincitrice (di cui sopra) scattata dal fotografo palestinese Mohammed Salem, 39 anni, pochi giorni dopo (spietata coincidenza!) essere diventato padre e che parla della sua foto come un “momento potente e triste che riassume il senso più ampio di ciò che stava accadendo nella Striscia di Gaza”.

Suddiviso in sei aree geografiche (Africa, Asia, Europa, America del Nord e Centrale, America del Sud, Sudest Asiatico e Oceania), il “Premio” ha visto quest’anno la partecipazione di ben 61.062 fotografie, inviate da 3851 fotografi, provenienti da 130 Paesi, in un processo di selezione, da parte della Giuria, che ha richiesto due mesi di intenso lavoro, tra gennaio e febbraio 2024. Quattro le categorie in cui è suddiviso il concorso: SingoleStorieProgetti a lungo termine e, dal 2022, Open Format, dedicata all’interazione tra fotografia e altri linguaggi. Vincitrice di quest’ultima categoria, la fotografa ucraina Julia Kochetova per il progetto “La guerra è intima”, sito web che unisce il fotogiornalismo con lo stile intimo e personale di un diario, per “documentare e mostrare  al mondo cosa significa vivere sotto assedio in Ucraina e come si tenti di elaborare il trauma della guerra”.

Il premio “World Press Photo Story of the Year” è stato invece assegnato alla fotografa sudafricana Lee-Ann Olwage per il progetto “Valim-babena”, pubblicato dalla rivista “Geo”. Le sue immagini ci portano in Madagascar e documentano la vita di Dada Paul, uomo di 91 anni affetto da demenza senile, condizione ancora scarsamente accettata e compresa nell’isola africana. Foto tenera e amara, ad un tempo, che solleva interrogativi sull’accettazione e sull’assistenza del “diverso” offrendo uno sguardo intimo e toccante sulla realtà della malattia e della cura familiare.

Quarto fotografo sul podio, il venezuelano Alejandro Cegarra, vincitore per la categoria “Long-Term Project” con “I due muri”, pubblicato dal “New York Times” e da “Bloomberg”. Gli scatti di Cegarra (partendo da una sua esperienza personale)  ci portano in Messico, illuminando una questione poco trattata dai “media” europei: il cambiamento delle politiche migratorie messicane, diventate dal 2019 da “accoglienti” sempre più “restrittive”, sulla base di processi simili a quelli degli Stati Uniti. Fotografie che, ancora una volta “non sono solo immagini – come dice Vito Cramarossa, direttore di ‘Cime’ – ma veri e propri documenti, finestre aperte su un presente complesso ed in continua evoluzione”. Da osservare, ponendo non meno attenzione all’aspetto documentaristico, rispetto all’indubbia qualità dell’immagine.

Gianni Milani

“World Press Photo Exhibition 2024”

Palazzo Barolo, via delle Orfane 7/A, Torino; tel. 338/1691652 o www.palazzobarolo.it / www.worldpressphototorino.it

Fino al 24 novembre

Orari: lun. merc. giov. e dom. 10/20; ven. e sab. 10/21

Nelle foto: Mohammed Salem: “La Pietà di Gaza”; Julia Kochetova: “La guerra è intima”; Lee-Ann Olwage: “Valim – babena”