Cosa succede in città- Pagina 484

LA FINALE DELLA ZERO ROBOTICS COMPETITION IN DIRETTA DALLO SPAZIO

La competizione tra Scuole superiori di tutto il mondo porterà in città 150 studenti di tutta Europa

 

Un torneo tra studenti delle scuole superiori di tutto il mondo che si sfidano nella programmazione degli Spheres, piccoli satelliti sferici ospitati all’interno della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La Zero Robotics Competition (http://zerorobotics.mit.edu/), organizzata per l’Europa da Politecnico di Torino, ASI, Università degli studi di Padova, Ufficio scolastico regionale del Piemonte e Rete Robotica a scuola, si concluderà quest’anno proprio al Politecnico, che ospiterà 150 dei ragazzi arrivati in finale, tra i quali anche gli alunni di tre scuole piemontesi. Gli studenti assisteranno in diretta all’ultimo torneo della competizione, che si svolgerà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e in collegamento con il MIT di Boston e con l’Università di Sidney, dove si troveranno per assistere alla finale gli studenti provenienti da Stati Uniti e Australia. La finale torinese è organizzata da Politecnico di Torino insieme ad AMMA, Camera di commercio di Torino, ITS Mobilità sostenibile Aerospazio Meccatronica, Unione Industriale di Torino, Turismo Torino e provincia.

Aula Magna “G.Agnelli”, Politecnico di Torino, Corso Duca degli Abruzzi 24 – 11 gennaio 2018, ore 13.00

Botti e dintorni: “Torino medaglia d’ argento dei disastri di Capodanno?”

Fratelli d’Italia attacca la sindaca di Torino per i botti di Capodanno. “Appendino vuol battere Napoli. Torino è medaglia d’ argento dei disastri di Capodanno. Chiediamo le dimissioni dell’assessore Finardi. Dal centro ai quartieri, la notte di Capodanno e’ stato l’ennesimo disastro della Giunta Appendino. E’ stata l’anarchia, nessun controllo in una città lasciata in balia di botti abusivi e cocci di vetro. “Non solo il Sindaco ha rinunciato alla piazza negando ai torinesi la tradizionale festa ma l’ha letteralmente abbandonata ai festeggiamenti fai da te. Appendino vuol battere Napoli. Se l’inizio del 2018 inizia così speriamo anche finisca senza di lei” dichiara Augusta Montaruli, dell’ esecutivo nazionale FDI

Patrizia Alessi, capogruppo FDI Circoscrizione 7: “Ero in centro con amici ieri sera. Piazza San Carlo presidiata da due macchine di vigili era abbastanza accettabile a parte qualche abusivo, ma da via Roma fino a piazza Castello e Piazzetta Reale un vero disastro: abusivi con carretti pieni di bottiglie di vetro, postazioni di vendita botti e altre merci varie, botti fortissimi x almeno un’ora, un cestino di quelli grandi scoppiato, e per finire un ragazzo ferito con una bottigliata in testa portato via in ambulanza. E i botti anche in circoscrizione 7 sono stati fortissimi, i miei gatti hanno passato un brutto momento! Ieri mattina a Porta Palazzo e in altri mercati vendevano un sacco di botti più o meno grandi. E i controlli?” Alessi e Valerio Lomanto Capogruppo FDI in Circoscrizione 6 annunciano : “ Presenteremo un ordine del giorno per chiedere le dimissioni dell’assessore alla Polizia Municipale: nessun controllo….situazione inaccettabile. Ancora l’ incompetenza a cinque stelle ha fatto fare a Torino una pessima figura mortificando i cittadini che vedono giorno dopo giorno la propria città cadere verso un inesorabile declino”.

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

Una visione miope anche a Capodanno – L’eleganza tipografica  a Torino – Gualtiero Marchesi senza miti – La massoneria e il Risorgimento – Luraghi, un maestro
***

Una visione miope anche a Capodanno
La rinuncia da parte del Comune di Torino e anche di quello di Moncalieri a realizzare il sottopasso di Corso Maroncelli a Torino rivela una visione miope dei problemi, è una triste testimonianza del declino di Torino,della sua decrescita infelice,l’ultimo atto del 2017 di amministratori inadeguati. I due Comuni non vanno oltre quella che fu la propria cinta daziaria.Un cattivo segno anche per il nuovo anno 2018 che dovrà ancora probabilmente vedere amministratori di tal fatta.  Solo i ciechi non vedono le code immani che in corso Unità d’Italia e in corso Trieste a Moncalieri si creano quotidianamente . In corso Unità d’Italia hanno introdotto qualche anno fa il limite dei 70,ma risulta materialmente impossibile andare oltre i 30. La sindaca Appendino potrebbe cogliere la palla al balzo e trasformare quella che un tempo si chiamava la radiale ed era di rapido scorrimento,in una via privilegiata per le biciclette,come è diventata l’ormai impercorribile, in auto, via Ormea.Nessuno potrebbe lamentarsi perché il tappo di corso Maroncelli costringe ad attese estenuanti con buona pace per l’inquinamento in una zona in cui molti vanno correre, incuranti dei gas di scarico a pochissima distanza. Appare quasi incredibile che in un simile contesto le sole che non possono più passeggiare sono le passeggiatrici che un tempo erano padrone di una parte di quel corso. Le code si determinano ormai ad ogni ora del giorno,ogni giorno.Solo gli amministratori non si rendono conto della realtà . Al confronto è diventata più scorrevole persino via Nizza . L’intoppo rappresentato dalla rotonda di corso Maroncelli è un nodo fondamentale della viabilità urbana ed extra- urbana anche perché collega due autostrade,quella Torino-Piacenza e quella Torino -Savona con il centro della città. Non dare priorità al sottopasso rivela mancanza di capacità a governare e a risolvere i problemi. Il fatto che dicano che mancano i soldi fa ridere perché per tante altre cose meno utili,i soldi si trovano e si sprecano.

***

L’eleganza tipografica  a Torino

Se a Torino si vuole far stampare un biglietto da visita adeguato ,è rimasta solo l’esosissima “Rilievo”che fu d Mario Petronio,un maestro incisore di altri tempi. I biglietti da visita in rilievo sono una sua creazione.Poche persone hanno i mezzi di farli stampare in quella storica,piccola tipografia di via Baretti. C’era la storica tipografia Marchisio in via Maria Vittoria, nel palazzo dell’Accademia delle Scienze dove,usato un carattere ,per stampare un biglietto, non veniva più usato una seconda volta. Una specie di Tallone per i biglietti da visita. Arte pura,precisione meticolosa,un’aria vecchio Piemonte che faceva bene respirare ,andando nella sua sede austera e prestigiosa. C’era anche Giani in via Carlo Alberto , che era anche una cartoleria di altissimo livello. Venne distrutta da un incendio. Il celebre Pineider aveva due negozi a Torino che ha chiuso. Oggi per Pineider bisogna andare a Milano,a Firenze , a Roma. Torino non ha saputo meritare un negozio con carta,biglietti,oggettistica di alta qualità. La stampa a computer ha distrutto questo vecchio mondo fatto di stile e di eleganza. Oggi le stesse tipografie,anche quelle senza storia,sono in crisi. Persino i volantini vengono stampati in casa con il PC.La stampa ben fatta è diventata rarissima,anche i libri non hanno più l’eleganza di un tempo.

***

Gualtiero Marchesi senza miti

E’ stato un maestro,un innovatore rivoluzionario della cucina italiana:così scrivono o dicono più o meno tutti, soprattutto i suoi allievi. Ho conosciuto Marchesi ad Alassio anche in occasione di una cena. Amava la Riviera e ci veniva spesso. Ho assaggiato alcuni dei suoi piatti e mi sono piaciuti. Ma non riesco a capire il risalto spropositato che è stato al cuoco,attribuendogli il conseguimento di riconoscimenti che di per sé non sono gran cosa. Il titolare del “Vascello d’oro “ di Carrù venne nominato commendatore da Ciampi,come venne nominato cavaliere Marchesi da Cossiga. E’ stato un uomo fortunato che ha trovato le strade giuste e soprattutto ha avuto il fiuto di proporre una “nuova cucina” in assenza di altri concorrenti possibili.L’idea di un piatto visivamente attraente ,una sorta di opera d’arte che si ispira alla stessa arte figurativa,è sicuramente un’idea geniale che molti giustamente stanno copiando,avendo capito che ,detto volgarmente, l’occhio vuole la sua parte. Ha avuto anche il merito di rifiutare le stelle Michelin,anche se il suo fu un atto di superbia più che di umiltà,evitando di sottoporsi a dei giudizi. Per motivi che non voglio esplicitare in morte di Marchesi,ho qualche motivo per non unirmi al coro. Nessun motivo particolarmente grave,ma un atteggiamento di superbia e anche di arroganza ,il suo,che mi colpì e che umiliò ingiustamente lo chef presso il quale lo invitai a cena ad Alassio.Poi ,in contemporanea e in piena contraddizione con sè stesso, voleva fare anche il popolare, accettando la compagnia ,a volte, di piccole persone che oggi si vantano di averlo frequentato e conosciuto.Bastino per tutti i “monelli”di Albenga,come vengono chiamati,quelli che, a 70 anni suonati, giocano ancora con le fionde. Vanno ,in ogni caso, distinti Gualtiero Marchesi e i marchesiani,gli allievi o i sedicenti allievi che dopo la morte del maestro si contenderanno il primato nel proseguire il suo lavoro. Marchesi era comunque un uomo pieno di creatività , i marchesiani sono spesso solo presuntuosi,banali,scontati. Loro cercano le stelle Michelin e la visibilità televisiva. Basta leggere un’intervista di Bosonetto,ad esempio,per rendersene conto, senza necessariamente andare a cena nei loro locali. Anzi, molti di loro mettono la loro immagine a servizio della pubblicità delle cucine e persino delle patatine fritte. Troppi sono gli imitatori di Marchesi. Ricordo nel 1986 che un buon ristorante sul lago di Avigliana improvvisò un menu di “nouvelle cousine” dopo aver raggiunto il successo con una cucina tradizionale .Fu un disastro e locale dovette chiudere. Un vero fuoriclasse sarebbe inimitabile. E’ un’osservazione sulla quale riflettere. Parlando d’altro, un po’ la differenza tra Norberto Bobbio e i bobbiani. Il filosofo torinese ebbe il merito di non voler creare una scuola dopo di lui e chi si richiama a lui si rivela inadeguato a seguirne la strada,vuole solo inseguirne la notorietà.

***

La massoneria e il Risorgimento

Paolo Mieli vorrebbe essere uno storico,ma è semplicemente un bravo giornalista che si occupa di storia,divulgandola con un linguaggio semplice,senza scadere nell’aneddotica come faceva Montanelli. Ma certo non ha neppure lontanamente le doti di scrittura scintillante di Indro,anzi il suo modo di scrivere è grigio,opaco,a volte noioso. Si vede che è stato allievo di De Felice,anche se ha scelto una carriera non accademica, per lui incomparabilmente più remunerativa. Sul “Corriere”,prendendo spunto dall’uscita di un libro sui rapporti tra Chiesa cattolica e massoneria,ha scritto un po’ di storia dei Liberi Muratori . E’ interessante l’affermazione relativa alla estraneità dei massoni rispetto al Risorgimento italiano. C’è chi ha sostenuto,i massoni in primis e, per altri versi. alcuni ambienti cattolici, che il Risorgimento è stato opera della massoneria e che Cavour era massone. Si tratta di fantasie perdo-storiche,come avrebbe detto Croce che disprezzava il malcostume massonico che dominava nell’Italia prefascista. Senza attendere Mieli, c’è un libro di Alessandro Luzio,uscito nel 1925, “La massoneria e il Risorgimento italiano”, di fatto non più ripubblicato, che dimostra come la Massoneria compaia in Italia non prima del 1870,se si eccettua Garibaldie i suoi rapporti con il mondo massonico internazionale soprattutto inglese. Il fatto che poi Luzio fosse stato fascista,non inficia la sua opera storiografica. Poi, con la Sinistra storica al potere, la massoneria ebbe cinque Presidenti del Consiglio tra cui Depretis e Crispi. Ma negli anni cruciali la massoneria non ebbe dei ruoli significativi.

***

Luraghi, un maestro

Il 28 dicembre di cinque anni fa moriva lo storico Raimondo Luraghi , il massimo storico militare italiano, autore di un capolavoro, Storia della Guerra Civile americana, la più apprezzata negli Usa. Luraghi ha avuto più riconoscimenti all’estero che in Italia. Al “Giornale”, al quale collaborò negli anni di Montanelli, dovetti spiegare chi era stato Luraghi. Partigiano combattente, decorato di medaglia d’argento al valor militare, ufficiale dell’esercito, Luraghi dopo il 1945 collaborò all’edizione torinese dell’”Unità” ,allontanandosi poi da quell’ambiente perché capì che il comunismo negava la libertà appena riconquistata . Fu amico di Martini Mauri, il mitico comandante delle divisioni alpine autonome .scrisse di Cavour e di Risorgimento. La “colpa” di aver lasciato l’”Unità” gliela fecero pagare per tutto il resto della sua vita con il silenzio, l’oblio, la discriminazione. Lui visse con dignità assoluta la sua vita ignorando i piccoli uomini che da destra non lo apprezzarono perché partigiano,da sinistra perché considerato un anticomunista. In effetti fu un uomo libero che seppe pensare,scrivere, parlare liberamente. Un vero Maestro

***

LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com

.

11 milioni 11 alla Finpiemonte

E’ mai possibile che tutto taccia sullo scandalo dell’ammanco di undici milioni alla Finpiemonte ? E’ uno scandalo nello scandalo.                                                                                                E.R.

.

Chiamparino non può limitarsi a denunciare alla magistratura, deve attivarsi per individuare il motivo per cui c’è stato l’ammanco. Basterebbe un buon ragioniere per capire dove sono finiti quei soldi. Lo stesso Chiamparino è diplomato ragioniere.

***

Cibrario e la Fondazione Musei

Non è forse anche responsabilità del presidente Cibrario del tutto digiugno di Musei , se il caos alla Fondazione Musei regna sovrano?                                                        Luisella Ranzo

.

Il problema non va esclusivamente personalizzato, ma certo tra Patrizia Asproni (nella foto), grande esperta di Musei e Maurizio Cibrario, scelto dai grillini, c’è un’abissale differenza. Il nuovo presidente ha passato una vita alla Martini & Rossi tra vini e liquori. Asproni e’ nota a livello internazionale per il suo lavoro nel campo della cultura. Ma anche l’assessore Leon che sarebbe una tecnica non scherza in quanto a incapacità politica. La cultura pubblica torinese sta crollando.


Capodanno, i botti spaventano gli animali… e non solo

Al via una campagna di sensibilizzazione lanciata dall’Amministrazione comunale per richiamare l’attenzione, sulla pericolosità di petardi, mortaretti, fuochi d’artificio e altro materiale pirotecnico, ai danni degli animali.

Con i disegni della classe 2D della scuola elementare Manzoni sono state realizzate la locandina e la cartolina.

 Consigli utili:

e’ importante innanzitutto rivolgersi al proprio veterinario che vi saprà indicare le soluzioni più adeguate da adottare per affrontare questi problemi in caso di paura o panico del vostro animale

Proteggere i cani e i gatti

  •  Assicurarsi che abbiano sempre un luogo di facile accesso dove ripararsi e trovar rifugio
  • Assicurarsi che siano in un ambiente protetto e sicuro da cui non possano allontanarsi
  • Portare a passeggio il cane durante le ore diurne sempre al guinzaglio:  ricordarsi infatti che un cane spaventato può cercare di scappare ed allontanarsi da voi
  • Tenere i gatti e i cani in casa nelle ore serali, quando i botti potrebbero essere più facilmente utilizzati
  •  All’imbrunire, chiudere bene le imposte delle finestre, accostare le tende e coprire e attutire il rumore dei botti con della musica
  • Non punire mai i vostri animali quando sono spaventati: un tale comportamento potrebbe peggiorare il loro stato d’animo
  • Dotate il vostro animale di microchip (obbligatorio per i cani e facoltativo per i gatti). Permette di rintracciare più facilmente il vostro  animale nel caso dovesse scappare.

Per i cani

  •  Programmare in tempo le misure atte ad aiutare i cani ad affrontare il rumore dei botti chiedendo consiglio al vostro veterinario.
  • Predisporre un “rifugio” sicuro per il cane individuando una zona tranquilla della casa
  • Abituare  il proprio cane ad associare questo luogo ad uno spazio tranquillo, facendogli trovare, ad esempio, i propri giochi preferiti.  Questa abitudine insegnerà al cane che quell’area è  un luogo sicuro e piacevole dove potersi rifugiare nel caso in cui si dovesse sentire in pericolo
  • E’ importante che il cane possa accedere al proprio “rifugio”, anche in vostra assenza

  Cosa fare durante i fuochi d’artificio o i botti

  • Chiudere tutte le finestre in modo da oscurare al meglio le stanze, così da eliminare qualsiasi problema causato dai bagliori improvvisi.
  • Non lasciare il cane da solo.
  • Dedicare più attenzione al vostro animale: giocate provando a coinvolgerlo, ma senza forzarlo
  • Ignorare i rumori dei botti e i bagliori causati dai fuochi, dimostrando la vostra tranquillità al cane.

Per i gatti

  •  Assicurarsi che il gatto abbia almeno un luogo dove andare a ripararsi
  • Fare attenzione che il gatto non esca da casa

Per gli altri animali

  • Se il tuo animale vive all’esterno, coprire con una coperta, la gabbia o la voliera, così da proteggerlo dai bagliori dei fuochi e dai rumori forti. Lasciare una piccola fessura per far circolare l’aria
  • Mettere a disposizione luoghi protetti  dove il vostro animale possa ripararsi

Cosa fare se…

… hai un animale domestico “non convenzionale” (coniglio, cavia, furetto, criceto, pappagallo, canarino, tartaruga, camaleonte, ecc. ecc.) o hai bisogno di aiutare un animale selvatico terrorizzato e/o ferito?

Rivolgiti al Centro Animali Non Convenzionali – C.A.N.C, tel. 011.6709157. Reperibilità notturna: 366.6867428

Cosa fare per…

…segnalare irregolarità, vendita illegale e/o comportamenti scorretti?

Chiama il Corpo di Polizia Municipale, Centrale Operativa, tel. 011 011 1.

 

L’articolo 9, comma 23 – del  Regolamento n. 320 della Città di Torino per la Tutela e il benessere degli animali vieta di far esplodere petardi, botti, fuochi d’artificio e articoli pirotecnici in genere.

Salone del Libro & C: si accettano proposte per la ripresa

di Enzo Biffi Gentili

Cercasi proposte d’uscita dalla crisi torinese, che s’aggrava sempre più, e vengono giustamente invitati a intervenire sui giornali locali anche rappresentanti della società civile e dell’imprenditorialità privata. A esempio recente, Alberto Barberis, alla guida dei giovani di Confindustria, ha affermato in un’intervista rilasciata a Paolo Griseri (Dobbiamo far emergere quella Torino sconosciuta così ricca di grandi talenti, in “la Repubblica”, 10 dicembre 2017) che “la chiave…è tutta nella capacità di sapersi raccontare”. E rieccoci alla richiesta di una “narrazione” -fondamentale in una società della comunicazione- ma che troppe volte negli anni passati si è trasformata in un’arma di distrazione di massa dallo stato dei fatti. Non sarebbe però corretto imputare solo a Chiamparino e poi a Fassino questa tendenza al racconto fantastico, che è stato obbiettivamente rialimentato proprio dagli organi di stampa, dal mondo della cultura, della finanza e dell’industria, e da gran parte dell’opposizione. Ristabilire quindi differenti ruoli e posizioni, pur su obbiettivi comuni di rilancio e ripresa, è fondamentale per uscire da un “sistema Torino” eccessivamente “poroso” in passato, e sovente proprio per quanto riguarda le relazioni e rapporti tra pubblico e privato, tra missioni istituzionali e interessi economici e commerciali. Pare se ne renda ben conto, per quanto di sua competenza, l’Assessora alla Cultura della Regione, Antonella Parigi, che alle prese con il delicato problema del disavanzo della Fondazione per il Libro -altro caso, tra molti, emblematico di un’acritica trascorsa ottimistica “narrazione”- e delle incertezze operative e gestionali che riguardano o prossimi Saloni ha auspicato “una forte discontinuità rispetto al passato”.

***

Precisando poi che manifestazioni di natura fieristica come il Salone del Libro ed Artissima – alle quali aggiungiamo anche Operae, l’Indipendent Design Fair- non possono avere carattere eminentemente commerciale, se devono continuare a godere di risorse pubbliche. Altrimenti, conclude Parigi, sarebbe più razionale lasciarle emigrare a Milano, o altrove. Una coraggiosa considerazione, poi articolata con varie proposte di soluzioni e di interventi di altre strutture come il Circolo dei Lettori o la Fondazione per la Cultura, che dovranno essere legalmente chiarite da uno studio specializzato in diritto amministrativo, Merani Vivani e Associati. Insomma, si è di fronte a una preziosa occasione per ristabilire la necessaria, netta distinzione tra enti e personaggi istituiti o nominati da organismi di diritto pubblico per rispondere a esigenze di interesse generale, nel caso culturale, e senza fini di lucro ed altri che coltivano un pur legittimo interesse privato. La questione, prima che giuridica, è politica: più volte nelle assemblee elettive, a partire da membri del Movimento 5 Stelle, ci si è lamentati di un sistema Torino che oltre dalla “porosità” testimoniata da un certo interscambio delle funzioni, come tra Enti locali e Fondazioni, sembrava pure caratterizzato da qualche ambiguità nelle procedure amministrative adottate. Insomma, non raccontiamocela più: fatti, non pugnette, come si direbbe in Romagna.

 

 

 

ROBERTO BOLLE AND FRIENDS SOLD OUT AL REGIO PER CHIUDERE IL 2017

Torna grande richiesta il ballerino italiano più famoso al mondo: Roberto Bolle, che chiude il 2017 con uno degli appuntamenti più attesti della Stagione. I tre appuntamenti in programma sono sold out

 

Roberto Bolle sale sul palcoscenico del Regio con le étoiles più scintillanti del momento: Alicia Amatriain (dal 2002 Prima Ballerina del Balletto di Stoccarda), Young Gyu Choi (Principal del Dutch National Ballet di Amsterdam dal 2016), Maria Eichwald (International Guest Artist), Dorothée Gilbert(Étoile del Ballet de l’Opéra di Parigi, dal 2007), Marcelo Gomes (Principal Dancer, American Ballet Theatre, New York), Kimin Kim (Principal Dancer, Balletto del Teatro Mariinskij, San Pietroburgo dal 2012), Anna Ol (Prima Ballerina del Dutch National Ballet, Amsterdam dal 2015), Christine Shevchenko (Principal Dancer, American Ballet Theatre, New York dal 2017). Il programma della serata è sul sito del Teatro http://www.teatroregio.torino.it/node/6810/locandinae anche le foto ufficiali http://www.teatroregio.torino.it/area-stampa/foto

Per ulteriori informazioni: www.teatroregio.torino.it e www.sistemamusica.it.

Seguite il Teatro Regio sui nostri social media, e per questa produzione utilizzate l’hashtag: #bolletour2017

Da dieci anni la magia del presepe “di famiglia” in via Rubiana, Borgo San Paolo

E’ il decimo anno che viene allestito il presepe nel giardino di casa Mazza in via Rubiana, Borgo San Paolo, a Torino. Ecco cosa ci scrive Francesco Mazza, uno dei componenti della famiglia che con passione si dedica a questa tradizione natalizia

“Prima abitavamo in un condominio e quindi lo facevamo interno e nettamente più piccolo. Chi sta portando avanti da anni questa tradizione è mio padre, Giuseppe Mazza, che ha tramandato questa passione da mio nonno. Da 4 anni (prima eravamo solo io e mio papà a fare il presepe) mio zio, Fernando D’Amato (ex poliziotto in pensione) ha deciso di aiutarci e ha iniziato a comporre autentici capolavori (sono casette in polistirene e legno). Solo le statue sono comprate, il resto è fatto tutto a mano da mio zio. Quindi siamo noi tre gli artefici dell’opera (Francesco Mazza, Giuseppe Mazza e Fernando D’Amato). La novità di quest’anno è la cascata con l’acqua che parte dalla montagna – che rappresenta il Monviso e quindi il Po-  e che scende fino a valle. Il nostro presepe rappresenta atti di vita quotidiana e contadina ricordando un po’ le tradizioni piemontesi, calabresi, campane e lucane: mio papà è calabrese, mio zio campano e mia mamma lucana. Sono 24 metri quadri di presepe, ci sono voluti 8 giorni di lavoro per concluderlo, tutte le casette sono illuminate come si può vedere dalle foto”.

 

Francesco Mazza

Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

.

La Spagna, le autonomie, l’indipendenza – Umberto II – Il prefetto-questore – Natale a Savona – La pizza napoletana

***


La Spagna, le autonomie, l’indipendenza 
Il risultato delle elezioni in Catalogna rivela  una spaccatura profonda, anche se si è registrata una maggioranza di elettori a favore degli indipendentisti. Forse il secolo in cui stiamo vivendo, e’ quello del superamento delle unità nazionali raggiunte in molti paesi d’Europa tra la fine dell’’800 e gli inizi del’ 900.Un segnale di cosa stava accadendo lo si ebbe con la rivoluzione di velluto che decreto ‘ la fine della Cecoslovacchia ,anche si trattava di una nazione artificiale, creata sulle ceneri dell’Impero austro -ungarico. Un altro segnale forte lo si ebbe con i massacri che sancirono nel sangue la fine di un altro stato artificiale ,tenuto insieme dalla dittatura comunista di Tito, la Jugoslavia. Ma la storia  multisecolare e la realtà  presente della Spagna, affrancatasi dalla dittatura di Franco in nome di una democrazia parlamentare vera, voluta e perseguita dal re Juan Carlos, e’ un’altra cosa. Quando l’Italia rimase ferma ai diversi staterelli uno contro l’altro armati, nel 1600 la Spagna era già un stato unitario forte, capace di competere con la Francia per l’egemonia mediterranea, dopo essersi liberata dalla dominazione araba.  Il tentativo fatto in ottobre di proclamare la repubblica di Catalogna fu un’operazione politica sovversiva che uno Stato, qualunque Stato serio, non avrebbe mai potuto tollerare perché andava contro la Costituzione spagnola oltre che contro la storia. Le elezioni hanno riconfermato una maggioranza  agli indipendentisti. Ora e’ necessario che la politica possa intervenire .Quando in Italia si parla di politica, si pensa subito male, ma è la politica che deve agire ,trovando un compromesso alto  che salvi  l’unita’ della Spagna e certe esigenze di autonomia regionale. Il ruolo del re di Spagna,garante della Costituzione e dell’unità nazionale ,sarà decisivo perché  il re e’ arbitro imparziale fuori dai partiti. Gli esempi italiani della Sicilia, della Valle  d’Aosta e del Trentino Alto Adige ,nati in momenti estremamente travagliati e difficili dopo la seconda guerra mondiale,  con alcune forzature che andrebbero corrette, stanno ad indicare che è possibile coniugare insieme unità ed autonomia. Le piccole patrie sono utopie negative, incompatibili con una visione che, semmai, dovrebbe guardare all’integrazione europea . Se i catalani si leggessero le storie dell’idea d’Europa e di Nazione del valdostano Federico Chabod si schiarirebbero le idee, specie se annebbiate dall’ideologismo e dalle scorie vetero-marxiste del secolo scorso. La democrazia e’ un insieme di pesi e di contrappesi che impedisce all’estremismo più o meno populista e demagogico di prevalere.

***

Umberto II 
Il ritorno in Italia delle salme di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena hanno suscitato le più aspre polemiche . Sull’argomento ho già scritto un articolo   che ha raccolto molti consensi  ) 

http://www.iltorinese.it/il-ritorno-in-patria-del-re-soldato-la-storia-non-e-piangere-o-indignarsi-ma-cercare-di-capire/

e che ha steccato nel coro della faziosità in cui ha avuto un suo ruolo anche il nipote di Benedetto Croce che assomiglia al nonno solo nell’aspetto fisico.Un vecchio ex preside di Saluzzo che ha avuto la sua parte  nel ritorno delle salme, ha goduto anche lui  di dieci minuti di notorietà .  Andando oltre all’episodio, credo che le persone libere da pregiudizi dovrebbero pensare alla palese ingiustizia rappresentata dalla sepoltura ad Altacomba ,in Francia, delle salme di Umberto II e della Regina Maria Jose’. Umberto non ebbe le responsabilità di suo padre, la regina fu nettamente antifascista e addirittura con simpatie socialiste. Ho avuto rapporti con l’ultimo re ,fin da quando ebbi modo di conoscerlo a 14 anni a Cascais, il luogo scelto per il lungo,triste esilio durato 36 anni. Umberto ,di fronte allo scatenarsi di una possibile guerra civile nel giugno 1946,preferì partire dall’Italia, per il Portogallo. I suoi motti  furono “L’Italia innanzi tutto “ e “Autogoverno di popolo e giustizia sociale “.Essi indicano quale fosse la sua idea di monarchia. Non sostenne neppure i diversi partiti monarchici,volle sempre restare al di sopra della mischia, persino al referendum del 2 giugno, quando ‘ andò a votare scheda bianca. Scelse come suo ministro Falcone Lucifero, in gioventù ,socialista  matteottiano. A Montelungo ,nella guerra di liberazione contro i tedeschi  del rinato esercito italiano a fianco degli Alleati, nel dicembre 1943, il principe ereditario Umberto si distinse per coraggio e valore. Come Luogotenente Generale del Regno dal giugno 1944 e come re si comportò con uno stile apprezzato anche dai più convinti repubblicani. Era un uomo che aveva uno stile, una dignità ,un’eleganza eccezionali. Le sue parole erano gentili con tutti e sempre all’insegna del massimo equilibrio ,del riserbo e della obiettività .Il suo ricordo resta in me indelebile, malgrado gli anni. Un gran signore che non ostento’ mai nulla e seppe portare con se’il grande dolore dell’esilio e della solitudine anche famigliare. C’ è da augurarsi  che non si debba  di nuovo  attendere la “diplomazia” sotterranea e un po’ massonica  del vecchio ex preside di Saluzzo per dare sepoltura in Italia ad Umberto II e a Maria Jose’ che ,tra l’altro, poté tornarvi  già da viva e venne accolta a Torino  dall’assessore socialista Marziano Marzano. Al re ,irrimediabilmente malato, non fu concesso di tornare in Italia, malgrado il presidente Pertini fosse favorevole  a consentirgli di morire in Italia.  Forse è ora di pensare anche a lui e all’ultima Regina.

***

Il prefetto – questore
Il questore Sanna nominato in maggio e inquisito per la tragedia di piazza San Carlo, lascia la questura di Torino e viene nominato prefetto senza una sede di destinazione operativa, il che significa, quasi certamente, in servizio  al ministero degli interni. Lui si lamenta della nuova nomina e dice che così verrà ricordato solo per piazza San Carlo. Il comportamento del governo appare ambiguo. E’ il vecchio promoveatur ut amoveatur. Il questore inquisito non andava promosso .Se considerato non idoneo a Torino andava  rimosso con procedura interna al ministero. Promuoverlo per poter nominare un altro questore appare un escamotage farisaico  poco limpido. Ma ormai anche i vertici della pubblica amministrazione sono troppo legati alla politica per esercitare le proprie funzioni come emanazioni periferiche dello Stato con un minimo di indipendenza.

***

Natale a Savona    
Il Prefetto di Savona ha ripristinato la festa degli auguri di Natale ,avvalendosi di contributi esterni e superando così  il divieto di organizzare eventi nelle prefetture- successivo al 2011 con il governo Monti –
persino per il 2 giugno.  Ha brillato l’Istituto Alberghiero di Finale che ha allestito un sontuoso ricevimento in cui si sono dati appuntamento autorità civili, militari ,religiose ,esponenti della cultura. C’è stato anche un evento musicale con i canti del Natale, forse guastati da qualche canzone americana di troppo ,anche se e’ stato cantato “Adeste fideles “. Nell’atrio della prefettura di Savona e’ stato allestito un bellissimo presepe in ceramica di Albisola. La prefettura di Savona, personalmente il Prefetto, si sono distinti nell’accoglienza dei profughi e migranti in una provincia largamente turistica e quindi con difficoltà ad accogliere. Ma il presepe in prefettura e’ un segnale di coraggio che dovrebbe servire a tanti presidi tremebondi che non osano festeggiare il Natale a scuola perché temono di offendere i musulmani. Ci sono occasioni come il Natale ,in cui non possiamo non dirci cristiani. La laicità dello Stat o non è certo compromessa da un bambinello infreddolito posto in una mangiatoia.

***

La pizza napoletana

 

La pizza napoletana è stata riconosciuta Patrimonio Culturale dell’Umanità,anche se, in effetti ,  è l’arte del pizzaiuolo napoletano che è Patrimonio Culturale dell’Umanità Unesco. L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha premiato, così, il lungo lavoro del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, che nel 2009 aveva iniziato a redigere il dossier di candidatura con il supporto delle Associazioni dei pizzaiuoli e della Regione Campania. Il Comitato per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco ha valutato positivamente, e con voto unanime, la candidatura italiana, dichiarando che “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale”.Ora bisognerebbe anche distinguere i veri pizzaioli dai ristoratori. Un ristorante-pizzeria è un ibrido che molto spesso si rivela cattivo ristorante e pessima pizzeria o viceversa. La tradizione napoletana è fatta di sole pizzerie e a Napoli purtroppo oggi è difficile trovare pizzerie autentiche. Persino il locale dove nacque la pizza Margherita, la celebrata pizzeria Brandi ,è diventato anche ristorante. Forse resiste solo da Michele che è attiva dal 1870. Con solo due pizze sul menu a garanzia della qualità. Perché va anche detto che le pizze condite con gli ingredienti più fantasiosi hanno di fatto perso la loro identità.A Torino è sempre più difficile trovare una buona pizza. Tra i pochi resiste  il mio ex compagno di liceo classico Antonio De Martino “Spiga d’oro” in Borgo San Paolo.Ci andavo da studente, ogni tanto ci torno con mio nipote che studia al Politecnico.La pizza al padellino mi piace e anche la farinata è buona.Nel borgo più rosso di Torino il proprietario tiene sul bancone “Il giornale” fin dai tempi di Montanelli. Un coraggio notevole unito alla bravura e alla semplicità di un locale che è passato di padre in figlio.Una tradizione che vive nel tempo.

***
LETTERE   scrivere a quaglieni@gmail.com
.
Il biotestamento tra Nosiglia e Saitta
Ho letto quanto ha scritto  sul testamento biologico. Dissento, esso è l’anticamera dell’eutanasia. Ha ragione l’arcivescovo Nosiglia a dissentire.

Buon Natale.                               Bianca Lusi

Sui temi che riguardano la coscienza vanno rispettate tutte le opinioni e tutte le convinzioni.Ha pero’ragione l’assessore alla sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta ad esigere il rispetto della nuova legge a tutte le strutture sanitarie .Saitta e’ un cattolico convinto,con una lunga militanza nella Dc,ma si è rivelato un laico rispettoso delle leggi dello Stato con la stessa sensibilità di De Gasperi. Io lo stimavo molto già da presidente della Provincia di Torino ,in questa occasione ha dimostrato le sue qualità di pubblico amministratore.


La cultura torinese in affanno
Cosa pensa dells crisi della cultura torinese e piemontese ? Mi sarei aspettata di leggere una sua opinione in proposito             Gabriella Panelli

Esprimerò un giudizio compiuto quando sarà tutto più chiaro.Le polemiche inutili non mi piacciono.Posso solo dire che la chiusura della biblioteca della Gam si rivela una scelta idiota,senza possibilità di appello.La riduzione del personale nei musei appare un’altra scelta scellerata perché lede la vocazione culturale e turistica di Torino.Poi c’è la chiusura della fondazione per il Salone del libro avvenuta senza la necessaria trasparenza. Se  Leon si rivela inadeguata,l’assessore regionale Parigi appare vincitrice. Voleva che il suo circolo dei lettori organizzasse il Salone e ha raggiunto l’obiettivo.Il dato incontestabile e’ però che con le gestioni de Leon e Parigi la cultura  si trova molto peggio di prima quando c’erano Fassino e Cota.

La “Venere di Torino” del Botticelli è tornata alla Sabauda

La Venere di Botticelli dei Musei Reali di Torino torna all’interno del percorso di visita della Galleria Sabauda, pronta a farsi ammirare dai visitatori per le feste natalizie all’interno della sala del primo piano dedicata ai grandi capolavori.

La “Venere di Torino”, oggi custodita nella Galleria Sabauda dei Musei Reali, proviene dalla collezione Gualino. La prima traccia dell’opera risale al 1844 quanto fu acquistata da un reverendo inglese, che in seguito la cedette a un barone. L’opera si pensava perduta nell’incendio della casa di quest’ultimo ma fu ritrovata dagli eredi da cui la acquistò il grande collezionista biellese Riccardo Gualino. Nel 1930 la Venere, realizzata da Botticelli con la collaborazione dei suoi allievi, divenne patrimonio della Galleria Sabauda. La genesi della “Venere di Torino” è senz’altro da ricercarsi in La nascita di Venere, oggi custodita presso gli Uffizi di Firenze. Quest’ultima ottiene da subito un grandissimo successo, tanto che già all’epoca la committenza chiese che venissero realizzate altre immagini di questa straordinaria bellezza femminile. Botticelli sceglie di ritrarre esclusivamente la figura della Venere, la fa stagliare sullo sfondo nero, quasi una scultura vivente. Qual è la storia che si cela dietro al rapporto tra Sandro Botticelli e Simonetta Vespucci, amata da Giuliano de’ Medici e morta tragicamente all’età di ventitré anni, la cui bellezza è stata resa immortale in quest’opera, amata e riconosciuta in tutto il mondo? Già durante la vita dell’artista, il mercante fiorentino Antonio Billi scriveva che l’artista dipingeva bellissime donne nude e Giorgio Vasari, nelle sue Vite, confermava la testimonianza con queste parole: “Per la città, in diverse case fece tondi di sua mano, e femmine ignude assai”. Solo tre Veneri sopravvivono, attribuibili a Sandro o alla sua bottega: la Venere di Berlino, quella di Torino e una già in collezione privata a Ginevra. Le prime due sono state esposte entrambe ai Musei Reali in occasione della prima edizione di Confronti, nel 2016. Si tratta di nudi monumentali, che possono essere annoverati tra i primi dipinti profani dell’Europa postclassica e che trovano ispirazione in un modello antico che conosciamo come Venere de’ Medici, o Venere pudica, dove la Dea è sorpresa a coprirsi con le mani il seno e il pube.

Anarchia su due ruote. La città invasa dalle bici “ribelli”

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Ci mancavano le bici a noleggio lasciate in ogni dove per aumentare caos e  ingovernabilità della città.  Bici lasciate nei parchi. In piazza vittorio, in piazza San Carlo, in tutte le vie del centro. Nelle isole pedonali, a ridosso dei corsi, appoggiate alla saracinesca di un negozio o che ostruiscono passi carrai. Al fondo di fiumi, come nei sentieri costeggiando i corsi d’acqua. Insomma, bici di qua e bici di là sono un  indecoroso e pericoloso spettacolo. Immediata la domanda : chi é il  genio che ha concepito una simile cosa? O forse oscure forze hanno tramato chiaramente contro la nostra città?  Mi sono informato. Una delle prime città che ha istituito il servizio é stata Firenze, sotto la giunta Nardella. Ed avendo amici che risiedono a Firenze  ho telefonato per conoscete come funziona in quella città. Giudizi articolati sintetizzabili: complessivamente bene dopo una critica partenza. In sostanza la Municipalità si é attivata per “concentrarne il deposito”. Bene…non contento telefono direttamente al capo di gabinetto del sindaco di Torino, Emanuele Braghero. Ciao Brik mi spieghi? “Abbiamo un sistema di controllo su chi non rispetta il codice della strada. Come un sistema di incentivazione economica su chi rispetta il codice. Ne rispondono sia le società sia l’utente. In questa logica le bici sono di fatto parcheggiabili nei loro appositi spazi. Ci siamo confrontati con la Municipalità di Milano, anche se le problematiche erano diverse. E qui a Torino? Qui la preoccupazione diventa paura profonda. Che cosa hanno previsto i nostri amministratori? Da quello che si vede ora poco o nulla. Indagheremo. Per ora gli utenti che lasciano dove capita la bici non sembrano edotti di eventuali sanzioni previste. Poi merita un capitolo a parte chi butta le bici in acqua. Vandali? Non solo, ma puntano a mandare in tilt il sistema di controllo per non consentire di  risalire a chi ha utilizzato la bici, mi ha spiegato chi se ne intende.  Netta l’impressione che ne abbiamo tratto. Nella nostra città poco é stato previsto a proposito delle conseguenze di un arbitrario servizio. Eppure l’iniziativa di per se é particolarmente lodevole.  Anzi, i presupposti sono all’inizio particolarmente positivi, visto che ad esempio sono anche finalizzati a decongestionate il traffico privato. Ma appunto rischiano di vanificare i presupposti iniziali stessi, ricadendo nella ingovernabilità del sistema del traffico pedonale e delle biciclette. Una citta più civile é anche una città organizzata. E almeno per adesso le bici lasciate casualmente non sono indice di organizzazione. Un ricordo personale. 30 anni fa per lavoro sono stato a Copenaghen.  La stazione ferroviaria é al centro della città e mi sono stupito della moltitudine di biciclette parteggiare davanti. E mi hanno fatto notare che sarebbe stato impossibile sostenere il parcheggio di altrettante auto oltre all inquinamento procurato. Ma le bici erano ordinatamente parcheggiate. E si sposava l’ interesse del singolo ciclista con le compatibilità collettive, organizzando il sistema attraverso delle regole ed eventuali sanzioni. A Torino non mi sembra che si inizi per il verso giusto.