STORIE DI CITTA’ /
di Patrizio Tosetto
Per la stragrande maggioranza degli automobilisti le strisce pedonali non esistono. I limiti di velocità? Un trascurabile fattore di ordinaria burocrazia
Per il pedoni attraversare via Ventimiglia non è facile. Per la stragrande maggioranza degli automobilisti le strisce pedonali non esistono. I limiti di velocità? Un trascurabile fattore di ordinaria burocrazia. Del resto la nostra città è stata costruita per sfreccianti autovetture. Si sta ipotizzando una serie di appositi permessi per i pedoni. Dovranno dimostrare con relativi certificati medici perché sono costretti a camminare. Le persone anziane, che non hanno parenti prossimi disponibili e patentati dovranno rimanere nelle proprie abitazioni. Ci sono apposite associazioni che, attraverso volontari, penseranno al vitto. Le mie sono solo polemiche battute?
Veramente ciò che ho appena detto vi sembra talmente assurdo che appare surreale? Vi voglio raccontare due piccoli “ritratti” di una realtà sicuramente assurda che, per l’appunto, per quanto surreale appare fa parte di questo nostro presente. Primo. Prima d’attraversare mi sincero. Sopraggiunge un Suv. Chi lo guida è tra i più solerti nel non considerare le strisce pedonali, e come i più raffinati che telefonano ovviamente senza auricolare. Lo saluto in segno di scherno visto che non si ferma. Ed a questo punto viene il bello. 50 metri dopo si ferma, tira giù il finestrino e mi urla addosso.Sono colpevole d’aver tentato il suicidio compromettendolo. Proprio cosi. Personali decimi di secondo di sbigottimento e quando m’avvicino alla autovettura, questa riparte velocemente. Secondo. Piazza Vittorio. Come sapete gli attraversamenti sotto i portici dove si innestano le vie laterali sono con le strisce pedonali. Quando guido mi fermo sempre. Il 50% degli automobilisti che precedono s’incazza strombazzando.
L’epiteto più carino è “cretino perché ti sei fermato”. Tanto non c’è nessuno. Mia obiezione: come si fa a vedere qualcosa dietro me che io non posso vedere se non fermandomi? Sentendomi in minoranza mi chiedo dove sbaglio. Trovo risposta nel mio incaponito e, appunto minoritario, metodo che consiste nel rispettare e nel voler far rispettare le regole. Sono assolutamente recidivo. Fino al punto che insisto con le mie figlie nel rispetto delle regole. Non saprei fare altro.Perchè mi sento minoritario? Fate empiricamente questo esperimento. Tentate l’attraversamento di 10 strisce pedonali in diversi punti della città. Contate fino a 10 auto che passano. contando chi si ferma. Direi, come si diceva una volta che a spanne il 30% è solerte. Descrivo marginalità sociali? No, racconto di un basso tasso di civismo che ci fa vivere nell’assurdo del capovolgimento della realtà . E non siamo dentro un film di Bunuel.
(Foto: il Torinese)