Cosa succede in città- Pagina 43

A Barriera di Milano la XV edizione di Teatrocomunità in Festival

Sino al 7 luglio un ricco programma di concerti e spettacoli teatrali, compresa la rassegna/stage “La città delle donne”.

L’associazione culturale Chorós, è promotrice di una serie di eventi che coinvolgono gli abitanti del quartiere invitati a prender parte a installazioni artistiche e performance teatrali.

Sabato 22 Giugno è stata inaugurata l’installazione site-specific dell’artista Carlo Galfione, a cura di Lorena Tadorni, realizzata sulle colonne esterne della struttura di Teatro Marchesa ed è andata in scena una delle rappresentazioni intitolata: “La Città delle Donne – Dialoghi con Le Antenate”.

 

Se nell’installazione è stato chiesto agli abitanti del quartiere di portare immagini o suggestioni rappresentate poi su teli installati sulle colonne del Teatro, nello spettacolo teatrale “La Città delle Donne – Dialoghi con Le Antenate”, gli attori, magistralmente guidati dalla regista Maria Grazia Agricola, hanno analizzato testi di scrittrici, a partire da Vera Brittain, Virginia Woolf, Isabel Allende, Simone Weil, Simone De Beauvoir, Gioconda Belli, Anna Magnani, per poi digerire suggestioni e amalgamarle alle loro storie personali.

Il risultato è una riflessione sulla condizione femminile che riproduce un vero e proprio dialogo delle donne e tra le donne. Lo spettacolo, che ricorda quasi una seduta psicanalitica, è un vero e proprio turbinio in continuo movimento dove si affrontano temi come l’affermazione personale, il femminicidio, la rinuncia per il bene della famiglia, e il sacrificio per il bene comune. Non manca la presenza maschile che talvolta racconta l’orrore del femminicidio, e in altri momenti, con tenerezza esplora il ricordo della propria madre.

Il livello di intensità dello spettacolo, dove non ci si ferma un solo attimo, e la bravura degli attori in scena, dimostra come la regista Agricola, coadiuvata dall’aiuto regista Marianna Barbaro, per l’occasione anche luminosa attrice, sia riuscita a coinvolgere gli abitanti di quartiere in un percorso artistico commovente. Agricola sembra suonare una melodia utilizzando gli attori come note e le scenografie suggestive come silenzi.

Questo tipo di Teatro, dove l’attore si fa anche autore, si definisce biografia teatrale di teatro comune. E rappresenta un ottimo connubio di lavoro artistico in funzione del lavoro sul territorio per l’accoglienza e l’integrazione. Tutti sono invitati a prenderne parte, anche senza conoscenze teatrali pregresse.

Ecco dunque tutti gli appuntamenti in programma.

Dal 2 al 7 Luglio 2024 stage: “La Città delle Donne”

Laboratorio di una settimana, a cura di un’équipe di registe e drammaturghe rivolto a giovani attrici/attori, operatori, rappresentanti di associazioni, docenti di scuola. Il laboratorio ha l’obiettivo di raccontare e sperimentare le pratiche artistiche che, durante il festival, hanno dato vita agli spettacoli: a partire dal lavoro sulla biografia teatrale di Choros (Maria Grazia Agricola con Marianna Barbaro) al lavoro sul corpo di Giulietta De Bernardi alla scrittura poetica di Daniela Parafioriti. E poi il lavoro di attrici: Antonella Delli Gatti e Lucia Falco, di cantante e musicista: Costanza Bellugi e infine la pratica curatoriale di Lorena Tadorni nell’ambito dei processi artistici.

Costi iscrizione e partecipazione (cifra simbolica): 50 euro

DIREZIONE ARTISTICA 

Maria Grazia Agricola con Marianna Barbaro e la collaborazione artistica di Duccio Bellugi Vannuccini.

Collaborazione di Lorena Tadorni per la curatela dei percorsi d’arte

27 giugno 2024,

Teatro Marchesa, Corso Vercelli 141

Ore 21: Gruppo Vocale  Gli Abbaini

CHI DICE DONNA…

Direzione artistica: Floriana D’Andrea

CHI DICE DONNA… è un percorso di ritratti, suoni e parole attraverso l’immaginario collettivo sulla femminilità. All’inizio una veloce proiezione di foto di donne mito. Poi le canzoni, prese da un repertorio di musica leggera e i testi, di autrici famose o nati dall’esperienza quotidiana delle donne del gruppo. Il viaggio tocca i luoghi comuni, gli stereotipi che accompagnano ogni donna da quando è bambina e poi adolescente, fanciulla, moglie, madre, fino alla vecchiaia. Un viaggio che, con il ritmo e la leggerezza delle canzoni e la profondità dei testi intrattiene, fa sorridere e riflettere, non senza una buona dose di autoironia.

Ingresso: € 6,00

 

28 giugno 2024,

Teatro Marchesa, Corso Vercelli 141

Ore 21: CONTRASTO

TUA GILDA

(Dite al treno che io passo una volta sola)

 

di e con ELENA CASCINO, MARTA CORTELLAZZO WIEL e ALICE PIANO

Gilda è una donna pura di cuore dalle forme sinuose e provocanti. innamorata di un uomo, finito in carcere per ricettazione, lo “mantiene come un signore” vendendo il proprio corpo.

Lo spunto drammaturgico si sviluppa a partire da “LA GILDA del MAC MAHON”, una raccolta di racconti del 1959 di G. Testori.

Il lavoro delle tre attrici nasce dalla consapevolezza che ancora oggi esistono molteplici “Gilde”; da qui la rielaborazione del testo in chiave pop. In scena si gioca, a partire dal linguaggio testoriano, su femminilità e ironia di una donna devota.

Ingresso: € 6,00

29 giugno 2024,

Teatro Marchesa, Corso Vercelli 141

Ore 21: ANTONELLA DELLI GATTI

Distribuzione Tedacà

IL MARE A CAVALLO con ANTONELLA DELLI GATTI

drammaturgia originale:     Manlio Marinelli

regia:                                     Luca Bollero

disegno luci:                          Antonio Stallone

costumi di scena:                  Atelier Enrica Daidone

prodotto in collaborazione con Casa degli Alfieri / Toto

Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato hanno riconosciuto nel 2018 il valore civile e artistico dello spettacolo.

Il Mare a cavallo dà voce a Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato, dilaniato da una bomba sulla ferrovia Trapani-Palermo il 9 maggio del 1978. Peppino è stato ucciso dalla mafia, che fin da subito cerca di depistare le indagini con l’accusa di terrorismo.

Felicia non si dà pace, rifiuta la regola del silenzio che la vuole chiusa nel suo dolore e rompe con la famiglia del marito. Lo spettacolo prende avvio dai funerali di Felicia: dalla bara, mentre si svolgono le esequie, la donna guarda i compaesani e racconta nuovamente la sua vicenda.

Ingresso: € 6,00

 

 

30 giugno 2024,

Teatro Marchesa, Corso Vercelli 141

Ore 21: COSTANZA BELLUGI IN CONCERTO

Chiedo scusa se parlo di Maria – Donne che cantano e donne canzonate.

Costanza Diotima Bellugi: ideazione del progetto, voce.

Luca Cognetti: chitarre.

Con la preziosa collaborazione di Franco Castelli e Vittoria Russo.srrovia T

Rap

Un concerto che parli di donne. Canzoni che descrivano l’universo femminile. In Italia, nell’arco di tutto il secolo scorso, ne sono state composte a centinaia, per la maggior parte da uomini: ognuna di queste canzoni apporta

una verità, piccola o grande, legata al mondo delle donne. Il mosaico che questi canti compongono è un’opera ricca di contraddizioni. Le canzoni che abbiamo scelto hanno origini anche molto diverse tra loro e arrivano fino ai giorni nostri: alcune derivano dal mondo del cantautorato (Endrigo, De Angelis, Margot), altre dal mondo

della musica leggera e nazional-popolare, che il più delle volte rappresenta il canale “istituzionale” attraverso il quale proiettare l’immagine della donna reiterata nel corso della storia. –

Ingresso: € 6,00

Lori Barozzino 

Merz e Minato, due nuovi “ambasciatori” per la città

Da  oggi, festa del patrono San Giovanni, Torino ha due nuovi “ambasciatori”..  Il loro compito sarà rappresentare e promuovere nel mondo la nostra città. Questa mattina, durante la cerimonia nella Sala Rossa di Palazzo Civico c il sindaco Stefano Lo Russo e la presidente del Consiglio comunale Maria Grazia Grippo hanno consegnato l’onorificenza a Maria Beatrice Merz e a Valerio Minato.

Il sindaco Stefano Lo Russo: “il riconoscimento rappresenta non soltanto un ringraziamento per l’attività in cui due concittadini illustri si distinguono ma anche la richiesta di aiutarci a raccontare e promuovere la nostra città. Molto spesso di noi torinesi si dice che siamo bravi nel fare le cose ma meno nel raccontarle: questo è il compito nel quale, da oggi, chiederemo il loro impegno”.

Ecco la motivazione del riconoscimento a Maria Beatrice Merz, presidente e direttrice della fondazione intitolata al pittore, scultore e noto esponente torinese dell’arte povera Mario Merz: “Per aver notevolmente contribuito all’attività di ricerca sull’arte contemporanea, che da vent’anni trova nella Fondazione Merz un attivo e prolifico laboratorio di idee e un luogo di incontro e confronto per artisti nazionali e internazionali”.

Beatrice Merz ha ringraziato il sindaco, la presidente del Consiglio Comunale e “tutta la città che ci accoglie e ci viene a trovare. Il nostro ruolo – ha detto – è lavorare in questa città ma portarla nel mondo. Torino – ha aggiunto- è stata sempre per tutta la mia famiglia un punto di partenza e un punto di approdo, con questo ruolo intendo far sì che lo diventi ancora di più”.

Valerio Minato, fotografo, è invece l’autore di numerosissimi scatti di Torino. Premiato lo scorso 25 dicembre dalla Nasa per la foto della Basilica di Superga con alle spalle il Monviso e la luna, E’ “ambasciatore”  “per aver immortalato con occhio attento e dedizione l’anima e la bellezza di Torino, creando un tesoro visivo per i torinesi e non solo. La sua dedizione alla città si riflette in ogni dettaglio delle sue fotografie, trasmettendo l’amore per Torino a chiunque le guardi”.

“Faccio il lavoro più bello che possa immaginare, nella città che mi ha accolto vent’anni fa – ha commentato Valerio Minato -. Una città che ho iniziato ad amare e a fotografare in ogni suo angolo, un hobby poi diventato col tempo un’occupazione a tempo pieno. In questi ultimi mesi i miei scatti mi hanno portato molte cose belle e questo riconoscimento è sicuramente tra queste”.

La Città  di Torino ha istituito il titolo di ambasciatore nel mondo delle eccellenze del territorio torinese nel 2020 per destinarlo a cittadini, torinesi e non, che si siano distinti per il loro contributo allo sviluppo e all’immagine del territorio torinese. Gli ambasciatori vengono inseriti in un apposito albo e hanno il compito di rappresentare e di promuovere le eccellenze del territorio e del patrimonio artistico, architettonico e culturale che Torino può offrire a turisti, istituzioni e imprese di tutto il mondo.

(foto Città di Torino)

I portici, che invenzione!

I privilegiati passaggi di Torino realizzati in quattro secoli di storia

Caldo rovente, freddo e pioggia, i portici sono un passaggio sicuro in qualsiasi stagione e a qualsiasi temperatura. Adornati da bei negozi, eleganti ristoranti e bar, librerie e ogni tipo di esercizio commerciale, queste gallerie sono un rifugio protetto, ma anche una ariosa e piacevole veranda sulla citta’. A Torino ne abbiamo ben 18 chilometri, di diversi stili e materiali, quelli in pietra grigia di via Po che sfociano da una parte su piazza Castello e dall’altra su piazza Vittorio Veneto, i razionali di via Roma costruiti in marmo, quelli di via Cernaia e via Pietro Micca (la Diagonale) realizzati con uno stile eclettico e decorati da soffitti colorati.

Quale e’ stata la genesi dei portici torinesi? E perche’ furono costruiti?

La ragione era “nobile” ovvero permettere ai regnanti e alla coda aristocratica di passeggiare per la citta’ stando sempre al riparo. La costruzione dei portici, tuttavia, rientrava anche in un preciso disegno politico che voleva trasformare Torino da una citta’ di provincia in una rispettabile capitale, in un luogo rappresentativo e magnifico; costituiscono, inoltre, un fenomeno architettonico unico che ha dato vita ad una zona pedonale molto estesa, la piu’ grande d’Europa. I primi portici di Torino risalgono al periodo medievale ed erano siti a piazza delle Erbe, oggi Palazzo di Citta’, ma solo nei primi anni del 1600 per volonta’ di Carlo Emanuele I di Savoia venne realizzato il porticato di piazza Castello con un progetto di Ascanio Vittozzi, artefice di altre importanti ristrutturazioni.

L’edificazione prosegui’ con gli archi che arrivano fino a piazza San Carlo mentre un secolo dopo vennero ridisegnati, da Benedetto Alfieri, quelli di piazza Palazzo di Citta’. Nel 1800, poi, furono completate le volte di Piazza Castello, piazza Carlo Felice e piazza Statuto e per creare una uniformita’ strutturale e di design anche le due stazioni ferroviarie di Torino, Porta Nuova e Porta Susa, vennero dotate di deliziosi portici.

Negli anni ’30 del secolo scorso ci fu la ristrutturazione dei porticati di un tratto di via Roma in seguito alla demolizione e alla ricostruzione completa di alcuni isolati che vide la rimozione di diversi antichi impianti romani e medievali collocati poi nei musei cittadini. Tra gli ultimi (in senso temporale) passaggi coperti edificati ci sono quelli di piazza Bodoni, piu’ semplici e sobri rispetto agli analoghi monumentali e maestosi.

La storia dei portici di Torino, dunque, copre quattro secoli di storia, rappresenta la volonta’ di fare di Torino una citta’ monumentale, il proposito di creare un modello architettonico urbano funzionale ed originale, ma anche fiero e sorprendente grazie alla varieta’ degli stili di questi iconici passaggi, da quelli piu’ regali a piazza San Carlo a quelli vivaci e particolareggiati di via Pietro Micca. I piu’ famosi e amati rimangono, comunque, quelli di via Po, realizzati da Amedeo di Castellamonte in pieno periodo Sabaudo, che mettono in comunicazione la parte vecchia di piazza Castello con il Po e la Collina regalando a chi li percorre scorci di unica bellezza.

Il fascino e il valore razionale dei portici ha colpito molti personaggi celebri come Mark Twain che diceva, nel 1880: «si cammina dall’una all’altra di queste spaziose vie sempre al riparo” o Giorgio De Chirico che affermava “Questi portici danno alla città l’aria di essere stata costruita apposta per le dissertazioni filosofiche”.

Il loro charme e’ indiscutibile, ma e’ evidente anche la loro vocazione sociale, sotto i portici, infatti, le persone passeggiano, si incontrano, frequentano i caffe’ e i ristoranti sempre protetti dalla pioggia, ma anche dai bollenti raggi del sole estivi. Queste vie privilegiate simboleggiano il cuore di Torino, la sua storia, la vita sobria e allo stesso tempo vibrante di questa unica citta’.

Maria La Barbera

Zucchero & co – L’impronta della dolcezza

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Dopo il debutto dello scorso autunno alla ventunesima edizione del Festival della Scienza di Genova, sbarca alle Settimane della Scienza di Torino, dal 19 giugno al 19 luglio, lo speciale laboratorio ludico-educativo di divulgazione scientifica firmato Eridania: un coinvolgente viaggio attraverso gli elementi nutritivi, con particolare attenzione allo zucchero in tutte le sue forme, per comprenderne le origini e peculiarità, sfatarne i falsi miti e imparare come inserirlo in un’alimentazione quanto più equilibrata e bilanciata.

Lo sapevate che anche gli zuccheri sono carboidrati come quelli contenuti nel pane o nella pasta? Ma allora quante diverse tipologie di zucchero esistono? Basta un piccolo cambiamento nella struttura molecolare ed ecco che si passa, ad esempio, dal glucosio al fruttosio e a una diversa funzione metabolica. E allora che cosa rende speciale il saccarosio, lo zucchero alimentare più comune?

Queste alcune delle tematiche che verranno affrontate a “Zucchero & co – L’impronta della dolcezza”, il laboratorio sul mondo della dolcificazione che Eridania, in collaborazione con Cooperativa Ossigeno e insieme a Associazione CentroScienza Onlus, presenterà alle Settimane della Scienza di Torino e rivolto a un pubblico di tutte le età con un focus particolare sulle giovani generazioni.

Il progetto “Zucchero & co” sarà proposto al pubblico dal 19 giugno al 19 luglio e si svolgerà all’interno della Biblioteca AGROVET di Grugliasco (Via Largo Paolo Braccini 2, Grugliasco – TO). La partecipazione è gratuita ed è rivolta ai centri estivi al mattino e al pubblico organizzato in gruppi al pomeriggio (i gruppi devono essere composti da un minimo di 10 persone a un massimo di 25). Per tutti la prenotazione è obbligatoria inviando una mail a settimane@centroscienza.it (Per maggiori informazioni: Tel 011 8394913 – WhatsApp 375 6266090).

La collaborazione nell’ambito delle Settimane della Scienza con il Dipartimento e la Biblioteca di Scienze Veterinarie rappresenta una scelta di valorizzazione dei luoghi di apprendimento e innovazione, in linea con le strategie di apertura alla comunità e al territorio. L’obiettivo condiviso è quello di favorire la diffusione della conoscenza, promuovere la salute e il benessere e coinvolgere attivamente la comunità, con una particolare attenzione ai più giovani.

Il laboratorio, che ha debuttato l’autunno scorso alla ventunesima edizione del Festival della Scienza di Genova coinvolgendo oltre 1.700 partecipanti, è strutturato come un interessante viaggio attraverso gli elementi nutritivi, con particolare attenzione allo zucchero in tutte le sue forme, per comprenderne le origini e peculiarità e sfatarne i falsi miti attraverso divertenti attività interattive. Tra schede didattiche, esperienze sensoriali, esperimenti di fisica e divertenti quiz, bambini, studenti e appassionati di ogni età potranno scoprire gli aneddoti e le curiosità che caratterizzano questo dolcissimo ingrediente, imparando quali siano le tecniche di produzione –– e come inserirlo in una dieta corretta. Tra gli obiettivi principali dell’iniziativa, infatti, vi è quello di imparare a distinguere fake news e notizie attendibili, così da capire quale sia la via migliore per scegliere un’alimentazione quanto più equilibrata e bilanciata, senza rinunciare a un pizzico di dolcezza.

Dopo la bellissima esperienza dello scorso autunno al Festival della Scienza di Genova, siamo felici di riproporre l’iniziativa anche quest’anno, nell’ambito di un’importante manifestazione come le Settimane della Scienza di Torino – ha dichiarato Alessio Bruschetta, AD di Eridania ItaliaL’impegno che, come azienda, ci assumiamo nel campo dell’alimentazione responsabile parte anche dalla vicinanza ai consumatori: questo genere di attività a carattere ludico-educativo ci consentono di sensibilizzare un pubblico vario e di ogni età attraverso un’azione di divulgazione scientifica in grado di dare basi strutturate alle scelte di consumo. I consumatori sono sempre più attenti e ricercano maggiori informazioni sul prodotto

da acquistare, a maggior ragione se questo finirà sulle loro tavole. È perciò fondamentale informarli adeguatamente, accompagnandoli e aiutandoli a distinguere le fake news dalle notizie vere e attendibili”.

Il futuro chiede dolcezza”: Eridania si prende cura del domani a 360 gradi

La responsabilità che si assume Eridania nel campo della corretta nutrizione è parte di un impegno globale dell’azienda nel perseguire obiettivi di sostenibilità aziendale trasversali, dal packaging ai trasporti, dai consumi energetici alle iniziative in campo sociale.

La sostenibilità di Eridania non va intesa in un’ottica unicamente ambientale, ma è un elemento intrinseco in tutte le attività: quelle che hanno a che fare con l’ambiente, con il territorio, ma anche con la salute e con il benessere delle persone. Proprio in questo concetto risiede la chiave della campagna permanente lanciata nel 2022 “Il futuro chiede dolcezza”: un manifesto dell’impegno di Eridania e un appello alle persone a fare ciascuno la propria parte per addolcire il futuro del nostro Pianeta. In una visione più estesa di sostenibilità, che non sia solo ambientale, ma anche sociale e nutrizionale, Eridania è da ormai 4 anni accanto alla Croce Rossa Italiana per contribuire a dare supporto e sostegno a persone in difficoltà socioeconomica e nuclei familiari fragili e con le scuole elementari con il programma “A scuola di dolcezza” volto a parlare di educazione alimentare e di consumo responsabile dello zucchero.

Amanda Sandrelli, Francesco Mazzonetto e Gianluca Luisi: incanti e decanti a Villa della Regina

La terza edizione del Festival Internazionale “Musica Regina in Villa”, ideata e diretta dal Maestro Francesco Mazzonetto, si avvia verso la conclusione e Domenica 23 giugno chiude con l’omaggio al Maestro Ezio Bosso.

Venerdi 21 giugno, nei Giardini di Villa della Regina, compare un pianoforte a coda suonato a quattro mani. Il tempo è sospeso e la città, che corre frenetica verso il fine settimana, si scorge dall’alto. Quella a cui assisto è una lezione di bravura concertistica perfettamente governata dai Maestri Francesco Mazzonetto e Gianluca Luisi, e a una storia della sera raccontata alla maniera dei cantastorie con la voce elegante e suadente di Amanda Sandrelli. Va così in scena lo storico duello musicale tra Mozart e Clementi. La serata fa parte del programma del Festival Internazionale “Musica Regina in Villa” fortemente voluto dal suo direttore artistico, il Maestro Mazzonetto. Ma come ci siamo arrivati? Ho la possibilità di incontrare i protagonisti la mattina dopo. I volti dovrebbero essere stanchi, invece vedo i tratti rilassati di chi ha appena fatto qualcosa che ama e porta avanti con passione. Vedo tre artisti, ma soprattutto vedo una bella amicizia. E allora parto dalla più classica delle presentazioni.

Come vi siete conosciuti? Ho l’impressione che questo spettacolo non sia frutto di un incontro casuale destinato a non aver seguito.

Sandrelli: ho conosciuto Francesco tramite mio figlio che suona il pianoforte. Loro si sono incontrati in una master class e son diventati amici. Poi ci siamo incontrati tra genitori ed è nata un’amicizia anche tra noi. Francesco è un talento naturale e la possibilità di lavorare con lui è per me un privilegio. Notavo ieri come non tutti gli artisti si commuovano e abbiano il piacere di ritrovare il talento in un ragazzo così giovane. A me sembra così naturale, eppure non è così. Ci sono maestri, registi o attori addirittura irritati dalla bravura in una persona giovane. Io invece se scorgo il talento me ne innamoro e, se è possibile fare qualcosa insieme, lo considero un regalo. Il maestro Luisi invece l’ho conosciuto tramite Francesco e vederli insieme è meraviglioso.

Luisi: ho conosciuto Francesco una decina di anni fa, nel 2016, a 16 anni, è venuto al concorso di Osimo dove sono direttore artistico. Gli consegnai un premio speciale per il pezzo che portò: la sonata Op 22 di Schubert. Posso dire di conoscerlo sin dal suo esordio artistico, e ho visto I suoi primi successi. É un pianista maturo che suona non solo con talento ma con intelligenza e maturità. Si sa interfacciare con il mondo dell’arte di oggi. Gli artisti sono artisti del proprio tempo e lui ha la capacità di proporsi anche creando un festival con tante sfaccettature che non sono solo quelle della musica classica ma che sfociano anche nella contemporaneità. Francesco è un artista moderno. Nel suo ultimo disco per Sony, dove interpreta autori italiani poco suonati, lui dimostra un interesse culturale che è nato e cresciuto in conservatorio ma che si affaccia su un panorama decisamente internazionale.

Mi ero ripromessa di non usare il cliché dell’età. Non amo sentir parlare di giovane musicista o giovane scrittore a 26, 28 o 30 anni. Mazzonetto anagraficamente è giovane, ma ha un percorso ormai spianato a livello internazionale, costellato di successi e di conferme anche da mostri sacri come Uto Ughi, che lo ha invitato al suo festival. E poi appare subito chiaro, dal piglio con cui parla del Festival Regina in Musica, come lui lavori davanti e dietro le quinte per organizzare, promuovere e presentare. E allora facciamo un bilancio di questa 3 edizione?

Mazzonetto: non potrei che essere soddisfatto. Ad oggi abbiamo avuto una grande risposta del pubblico nonostante la pioggia. E vedo che le persone hanno capito che a giugno hanno un appuntamento fisso con la bellezza architettonica e musicale. Questo festival si sta affermando nel palinsesto culturale della città. E Villa della Regina è un luogo di accoglienza. Non ho scelto a caso questo posto. Io volevo far vivere ai torinesi un palazzo che è stato chiuso e dimenticato per troppi anni.

Sandrelli: le cose belle possono stare insieme. In Italia siamo pieni di risorse artistiche e a volte ci sono luoghi di cui non ci prendiamo cura. Questo festival aiuta a scoprire e sistemare un luogo: qui l’arte aiuta l’arte.

Mazzonetto: io sono grato agli sponsor che ci hanno sostenuti e accolti qui. L’ho detto ieri: sono raggi di sole tra nuvole nere. Questo è un luogo di pace e di ascolto. L’ho visto nel pubblico del festival. E anche la scelta dei protagonisti di ogni serata non riguarda solo la qualità a livello artistico ma anche a livello umano. Ho cercato di portare qui artisti sinceri, onesti anche perché queste sono qualità che il pubblico riconosce subito. Se uno finge, vieni scoperto. E quando ho pensato al duello tra Mozart e Clementi, ho scelto subito Amanda come voce narrante.

Già, un duello tra due mostri sacri della musica: Wolfgang Amadeus Mozart e Muzio Clementi. Come avete costruito questo spettacolo?

Sandrelli: Francesco mi ha mandato due articoli e da quelli ho iniziato a documentarmi. Ho cercato di imbastire un discorso teatrale e poi insieme ai maestri ci siamo confrontati per capire come il testo potesse servire alla musica e come la musica potesse completare il testo. Alla fine ho inserito una lettera di Mozart che ci restituisce un uomo che chiedeva di essere ascoltato. Mozart è stato dipinto come un esaltato, uno sbruffone, e per carità c’era anche questo. Ma nelle sue lettere, che io leggo e rileggo, si scopre un lato tanto umano quanto commovente.

Non sveliamo troppo di questo spettacolo, chi legge potrebbe intercettarlo in futuro e decider di venire a sentirlo. Perché non lo abbandonate, vero? Questo lavoro va portato nelle scuole. O magari si potrebbe portare I ragazzi in un auditorium cittadino…

Mazzonetto: ci sto lavorando parlandone con presidi e istituzioni. E a dir la verità posso dirti che in molte aule magne delle scuole ci sono bellissimi pianoforti che nessuno suona mai. Porteremo avanti il progetto, c’è molto da fare ma a me la stanchezza di tutto il lavoro che ne deriva non mi pesa.

Sandrelli: e qui la giovane età aiuta!

Quando parlate di ascolto, ammetto ieri di aver scoperto un Mozart diverso. Nella freschezza di alcuni passaggi ci ho sentito note jazz e sentori modernissimi, come se quei brani fossero stati scritti ieri.

Luisi: perché la musica è contemporanea e si fa nel momento in cui suoni. Riproduciamo Mozart ma siamo noi e siamo nel 2024. Il nostro modo di suonare non sarà mai quello del 1700 e la nostra interpretazione non assomiglierà mai a quella del suo tempo. Si studia e si studia tanto, si fa ricerca ma il compito dell’interprete, come diceva Busoni, è quello di ridare vita all’opera e di ricrearla. Il compositore dà indicazioni che contengono il senso, cosa ci ha volute dire. Immagina il messaggio in una bottiglia. Sta all’interprete scoprire quel messaggio e trasmetterlo al pubblico. Vede, spesso mi criticano definendomi performer. Mi chiedono come mai non compongo, che poi in realtà io compongo anche. Ma ci sono musicisti che compongono senza comunicare niente. Anche il performer può creare. Non si limita a eseguire. Entra in un pezzo, ne comprende lo stile dell’autore, attraversa l’opera e la restituisce. Alla fine è come se l’avesse creata lui stesso. Certo ci vuole coraggio.

In che modo serve il coraggio?

Luisi: Liszt diceva che la più grande virtù di un musicista è il coraggio. Ma il coraggio non è solo andare davanti al pubblico e vincere l’ansia da palco, ma affrontare qualcosa di diverso, di nuovo.

Sandrelli: bellissima anche la frase di Mahler “la tradizione è custodire il fuoco, non venerare le ceneri”.

Come in Teatro quando affronti un classico…

Sandrelli: esattamente come in Teatro. Ti svelo un segreto. Tu porti in scena un personaggio e dopo la prima o anche dopo cinquanta repliche, lo fagociti e lo digerisci. E se il regista è bravo ti dirà che non può più dirti come fare un gesto o dire una battuta, perché tu conosci quel personaggio meglio di lui. Tu lo puoi far rivivere.

Cosa che non sempre riesce. Ho visto allo Stabile uno Shakespeare con musica elettronica e avrei voluto prendere a testate la produzione.

Sandrelli: perché non basta mettersi i giubbini di pelle o la musica elettronica per modernizzare Shakespeare. Che poi non c’è niente da modernizzare. Ci sono opere che raccontano dinamiche universali che travalicano il tempo. Ma quei testi li devi leggere cento volte o finché non hai capito il messaggio del suo autore. Ti devi mettere in ascolto. Però lascia che ti dica una cosa: a volte si può uscire da teatro anche senza aver capito un’opera. Ti metti in ascolto e poi ti chiedi: mi è piaciuta? A volte non c’è niente da capire.

Mazzonetto: veniamo da un secolo dove la musica doveva essere capita. Spesso la gente è intimidita dalla musica classica perché crede di non comprenderla. Ma questo è un retaggio del passato dove spesso la musica è stata descritta in termini poco comprensibili. Abbiamo la responsabilità oggi di riportare la musica al pubblico. A volte capita che la gente applaude quando il brano non è ancora concluso. A me non dispiace perché sento che quell’applauso nasce da un sentimento che non ti permette di trattenerti.

Maestro Mazzonetto, lei Domenica 23 chiude il Festival ricordando il Maestro Ezio Bosso. Lei ha avuto modo di studiare con lui, magari in quelle lezioni aperte che faceva a Palazzo Barolo?

Mazzonetto: andavo a quelle lezioni, aspettavo che terminasse e poi passavamo il tempo a chiacchierare e discutere. Avevo conosciuto Ezio prima di Sanremo, avevamo lo stesso manager, e lui mi ha insegnato come si potesse vedere un altro modo per rapportarsi alla musica. All’epoca registravo il primo cd per Sony, lui mi consigliò una melodia di Gluck trasferita da Sgambati. Successivamente scoprii che per lui questo brano fu molto importante perché proprio con questo aveva ripreso a suonare il pianoforte dopo una lunga degenza. Nel mio secondo CD, uscito poco fa sempre per Sony, ho inserito un brano di Ezio. Era una persona che riempiva una stanza, con una cultura immensa. L’ambiente accademico non è stato in grado di cogliere a pieno il valore che Ezio poteva portare alla musica. L’apparizione sanremese fu criticata mentre Ezio aveva compreso il valore che un’ospitata potesse avere per la divulgazione. Da quando ho ideato questo Festival nel 2022, inserisco sempre momenti per ricordarlo.

E se domani, prima di avvicinarsi al pianoforte lei dovesse ripensare a un consiglio di Ezio Bosso, cosa le verrebbe in mente?

Mazonetto: Che la musica si fa tutti insieme.

Sandrelli e Luisi devono correre a prendere un treno. Mazzonetto resta qui a coccolare la sua creatura, l’international Music Festival Regina in Villa, e a metterla poi a riposo sino al prossimo anno. E Torino? Torino farebbe bene a tener d’occhio questo suo enfant prodige che sulla carta avrà anche 26 anni, ma sulle spalle ha il fardello necessario per prenderci per mano e guidarci verso altre storie, sensazioni e duelli. L’unica cosa che serve a noi è un pizzico di coraggio per scoprire e una buona dose d’ascolto per lasciarci sorprendere.

Lori Barozzino

 International Music Festival Regina in Villa

c/o Villa della Regina

Domenica 23 Giugno ore 20

Concerto Omaggio a Ezio Bosso

Francesco Mazzonetto (pianoforte), Stefano Aiolli (violoncello), Anton Gerasimov (violino)

Il biglietto è quello per visitare Villa della Regina.

Gianluigi De Marchi: giornalista, Cavaliere e campione del mondo di lettere pubblicate dai giornali

RITRATTI TORINESI  

 

Gianluigi De Marchi, nato a Celle Ligure nel 1944 da genitori genovesi sfollati, è sempre stato legato alla cittadina di Camogli, dove i suoi bisnonni e trisnonni facevano gli armatori. Camogli rimane per lui, come afferma il titolo di un libro, la città “dei mille bianchi velieri”, in quanto all’epoca si trattava di una località attrezzata ad ospitare lo sviluppo del settore navale. Il padre di Gianluigi De Marchi era agente di cambio e scriveva una rassegna borsistico settimanale, attività che è stata in seguito tramandata al figlio che, al conseguimento della maturità, ha iniziato ascrivere una rassegna borsistica settimanale supervisionata dal padre. Proprio di borsa, economia e finanza ha continuato a occuparsi per le maggiori testate nazionali, quali Il Tempo, La Repubblica, il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore oltre a varie riviste del settore.

“Il mio impegno – afferma Gianluigi De Marchi – è sempre stato quello di cercare di spiegare in maniera semplice le questioni complesse, perché ritengo che i giornalisti debbano farsi comprendere da tutti in un linguaggio accessibile e corrente. Non amo lo sfoggio di cultura con termini inglesi non sempre comprensibili. Da anni sono collaboratore del Torinese, un quotidiano online, sul quale affronto gli argomenti sempre di maggiore attualità, della borsa, della finanza e dell’andamento economico nazionale. Ho anche scritto articoli sugli oroscopi, tratteggiandoli con particolare ironia”.

“Una nomina di cui sono orgoglioso è quella di Cavaliere – continua De Marchi – che mi è stata conferita dopo due anni di istruttoria dal Prefetto Cafagna, e presentata dalla onlus Muse, associazione della quale faccio parte da più di vent’anni che si occupa della facilitazione e integrazione dei bambini extracomunitari nelle scuole. Muse fa coesistere i bambini attraverso la comunicazione non verbale, coinvolgendoli in attività di danza, canto, mimo e disegno, tutte iniziative che non comportano l’utilizzo della lingua. Si tratta di un progetto di carattere internazionale che risale agli anni Cinquanta, ideato dal musicista Yehudi Menuhin, per integrare popolazioni arabe e israeliane, evidenziando come possa sempre esserci un dialogo a partire dai bambini. A Torino sono circa una quarantina le scuole che hanno aderito al progetto. I presidi di questi istituti hanno concesso due ore settimanali per questo tipo di attività. Generalmente le scuole interessate sono situate nei quartieri torinesi più ‘difficili’”.

Gianluigi De Marchi può fregiarsi anche di altri titoli ricevuti in passato, come quello di Campione del Mondo per il maggior numero di lettere pubblicate dai giornali, ottenendo anche il Guinnes Award (Guinness dei primati). Nel 2022 sono uscite 12 lettere nell’arco di una settimana. Nel 2005 ha vinto 150mila euro partecipando con successo alla trasmissione “Chi vuol essere milionario”, condotta da Gerry Scotti, e ha donato metà della vincita alle associazioni che sostiene da sempre: La lega del Filo d’Oro, per i bambini più sfortunati, è AMREF, una lega fondata da popolazioni africane per aiutare i loro connazionali in difficoltà. Per i suoi 75 anni ha inventato, spronato dai suoi nipotini, il personaggio Nonno Scemo, che ha ottenuto un buon successo di visualizzazioni sulla piattaforma YouTube, dove sono presenti più di 450 “teatrini” in stile umoristico-demenziale. De Marchi è stato anche l’inventore dell’Oigoloro (Orologio, se letto al contrario), un gioco di parole derivante dal suo utilizzo se posizionato di fronte a uno specchio, in modo da poter leggere correttamente l’ora quando ci si trova dal barbiere o davanti a uno specchio per la toilette femminile.

 

 

 

 

Mara Martellotta

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San Giovanni al museo: aperture straordinarie

Come ogni anno, la Fondazione Torino Musei invita i torinesi a celebrare la Festa di San Giovanni, Santo Patrono della città, trascorrendo la giornata alla GAM, al MAO e a Palazzo Madama.

Per l’occasione lunedì 24 giugno la GAM e il MAO saranno aperti, inoltre le collezioni permanenti dei tre musei civici e le esposizioni collegate saranno visitabili alla tariffa speciale di 1€.

Aggiungendo 1€ si potranno visitare anche le mostre temporanee Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte e Expanded – I paesaggi dell’arte alla GAM e Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded al MAO.

La tariffa a 1€ si applica anche ai possessori di Abbonamento Musei.

Cosa si può visitare:

 

  • Alla GAM: oltre alle collezioni permanenti, il pubblico potrà visitare le mostre temporanee Jacopo Benassi. Autoritratto criminale in Wunderkammer, Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte (+1€), Expanded – I paesaggi dell’arte (+1€)

  • Al MAO: i visitatori possono scegliere fra le cinque gallerie delle collezioni permanenti e Tradu/izioni d’Eurasia Reloaded (+1€).

 

  • A Palazzo Madama: oltre alle collezioni permanenti, i visitatori potranno visitare le mostre temporanee La meraviglia della seta e del peltro a Torino e Teatri e teatrini. Le arti della scena tra Sette e Ottocento nelle collezioni di Palazzo Madama.

LE VISITE GUIDATE

Diverse le visite guidate proposte da Teatrum Sabaudiae: di seguito i dettagli.

 

GAM

15:00 –> Mostra Italo Cremona – visita guidata

15:00 –> Lettere dalla notte – workshop

16:30 –> Lettere dalla notte – workshop

16:30 –> Mostra Italo Cremona – visita guidata

Costo delle visite guidate: 7 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

Costo dei workshop: 5 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

 

MAO

ore 15:00 –> Mostra Trad u/i zioni d’Eurasia Reloaded

ore 16:30 –> Visita tematica: Cina e Paesi islamici dell’Asia

Costo delle visite guidate: 6 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

 

PALAZZO MADAMA

15:00 –> Visita tematica: Da castello a museo

16:30 –> Visita tematica: Il Palazzo delle Madame Reali

Costo delle visite guidate: 6 € a partecipante (+ biglietto di ingresso 1 €)

Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

“Opera viva. Il Manifesto” in piazza Bottesini l’opera di Marina Arienzale “Mosca”

 

 

Martedì 25 giugno alle 18.30 si terrà il secondo appuntamento con “Opera viva. Il Manifesto”. In piazza Bottesiini a Torino. Si tratta di “Mosca” di Marina Arienzale, per la decima edizione di Camouflage.

Un insetto si poggia inerte su una grande distesa arancione. È Mosca di Marina Aziendale, progetto di arte urbana sul preesistente di Alessandro Bulgini che, dal 2015, ospita più di cinquanta artisti italiani e stranieri, interpreti dello spazio pubblico per le affissioni di 6×3 in Barriera di Milano. Questa installazione sarà presente fino al 9 luglio 2024.

Una mosca con i suoi grandi occhi si ferma sul fondale arancione creando un rebus silenzioso, un camouflage da interpretare.

Le apparizioni della mosca nella storia sono numerosissime. Dalle arti visive a partire da Giotto fino a a Damien Hirst, come un topos letterario, ritrovandosi in numerosi scritti di Luciano di Samosata, Omero, Pirandello fino a Kafka e Golding e anche nel cinema dove ricorre come contraltare del perfezionismo, dell’edonismo e dell’individualità della società odierna, ad esempio nell’omonima opera del regista David Croneberg “The fly”, appunto “zla mosca”.

Mosca rappresenta un sostantivo ma anche un nome proprio, Mosca è un simbolo che attraversa i secoli, un monito cristiano, un virtuosismo pittorico, uno scherzo illusionista, elemento di nature morte e vanità, comunica fastidio e ostinazione e stimola il nostro lato più oscuro. La mosca è associata a Belzebù, demone biblico il cui nome in ebraico significa “Signore delle mosche”.

Che cosa rappresenta Mosca?

“Un bagno di arancione – spiega Marina Arienzale- Mosca con i suoi grandi occhi si è accasciata, diventando parte di un rebus che invita a comportamenti che ci potrebbero portare ad essere lì con lei, senza riferimenti a questo colore caldo. Pare che, per la cromoterapia, l’arancione sia il colore che aiuta a digerire”.

Giunto alla sua decima edizione , “Opera viva Barriera di Milano”, il Manifesto è un pretesto per esprimere altro. Il tema scelto per l’edizione 2024 è il Camouflage o cammuffamento, che si riferisce a qualunque metodo utilizzato per rendersi meno visibili alle forze nemiche. Il momento storico che stiamo vivendo evidenzia come la maggior parte dei componenti del sistema culturale sia intimorita dall’esprimersi sulle questioni internazionali.

Il manifesto diventa, quindi, spazio per il non detto, per esporre una necessità, un credo personale perfettamente mascherato. Gli artisti e le artiste selezionati/e sono stati invitati/e a realizzare un’opera antitetica a ciò che in realtà si vorrebbe esprimere e denunciare. Un’opera mimetica e impermeabile, un perfetto camouflage.

L’edizione 2024 incentiva la possibilità di dissentire senza esporsi.

Quest’anno Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto è un’operazione corale che mira a esprimere il disagio tramite la manifestazione pubblica del suo contrario. Sette artisti e i loro manifesti compongono un’unica opera di denuncia e di dissenso.

Gli artisti e le artiste selezionati/e che metteranno in pratica il loro camouflage in piazza Bottesini a Barriera di Milano, dopo il primo manifesto esposto il 4 giugno scorso di Francesca De Angelis, sono Marina Arienzale, fiorentina, laureata in pittura all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, Charlotte Landini, Monica Podda e Stefano Budicin, Cocis Ferrari, Giuseppe Fittipaldi e Davide Dormino.

Secondo appuntamento

25 giugno 2024

Mosca

Marina Arienzale

 

Mara Martellotta

 

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

L’arte della gioia – Parte 1 e Parte 2 – Drammatico. Regia di Valeria Golino, con Tecla Insolia, Jasmine Trinca, Valeria Bruni Tedeschi e Guido Caprino. Dal Romanzo di Goliarda Sapienza. Nella campagna attorno a Catania, ai primi del Novecento. Modesta, a seguito della morte del padre (che di lei aveva abusato), viene accolta in un convento dove ha modo di approfondire la propria istruzione, sotto la protezione della Badessa. Alla morte di costei, Modesta si trasferisce nella nuova e aristocratica famiglia a cui la sua educatrice l’ha guidata, dove si mette al completo servizio della principessa madre e dove s’insinua in maniera amorosa e di seduzione e di spericolato piacere tra gli altri componenti della famiglia. Durata 90 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse parte 1/2, Fratelli Marx sala Harpo parte 1 e Groucho parte 2, Nazionale parte 1 e 2)

Bad boys: Ride or Die – Azione. Regia di Adil El Arbi e Bidall Fallah, con Will Smith e Martin Lawrence. Un caso di corruzione che coinvolge la polizia di Miami, i due agenti Lowrey e Burnett che devono far luce su quanto è accaduto, la scoperta che il loro scomparso capitano Howard è accusato di essere stato in affari con i cartelli della droga. Ma qualcuno ora li accusa di aver collaborato con lui e di conseguenza con alcune delle organizzazioni criminali che circolano in città. Ed ora sono la polizia e i trafficanti a mettersi sulle loro tracce, dovranno essere loro a porsi al di fuori della legge per poter chiarire ogni cosa, Inseguimenti, fughe, esplosioni e tutta l’azione richiesta in vicende del genere. Durata 115 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Il caso Goldman – Drammatico. Regia di Cédric Kahn, con Arieh Worthalter e Arturo Harari. La storia vera del secondo progetto a cui fu soggetto Pierre Goldman, militante della sinistra estrema francese nel 1975. Accusato di reali multipli, Goldman ammette tutti i capi d’accusa con la veemente eccezione di quelli per omicidio (durante una rapina all’interno di una farmacia erano state uccise due persone), per i quali non soltanto si proclama innocente ma si scaglia polemicamente contro tutto e tutti nell’aula di tribunale, rifiutando qualunque caratterizzazione moralistica della sua difficile vita. Durata 115 minuti. (Greewich Village)

Cattiverie a domicilio – Commedia. Regia di Thea Sharrock, con Olivia Colman, Jessie Buckley e Timothy Spall. 1922. Una cittadina affacciata sulla costa meridionale dell’Inghilterra è teatro di un farsesco e a tratti sinistro scandalo. Basato su una bizzarra storia realmente accaduta, il film segue le vicende di due vicine di casa: Edith, originaria del posto e profondamente conservatrice, e Rose, turbolenta immigrata irlandese. Quando Edith e altri suoi concittadini iniziano a ricevere lettere oscene piene di scabrosità, i sospetti ricadono immediatamente su Rose. Le lettere anonime scatenano una protesta a livello nazionale che scaturisce in un processo. Saranno le donne – guidate dalla poliziotta Gladys – a indagare sul crimine, sospettando che le cose potrebbero non essere come sembrano. Durata 90 minuti. (Eliseo)

C’era una volta in Bhutan – Commedia drammatica. Regia di Pawo Choyning Dorji. Un americano si reca in Bhutan alla ricerca di un prezioso fucile antico e incrocia un giovane monaco che vaga tra le serene montagne, istruito dal suo maestro a rimettere le cose a posto. Durata 107 minuti. (Nazionale)

Challengers – Drammatico. Regia di Luca Guadagnino, con Zendaya, Josh O’Connor e Mike Faist. Il film che avrebbe dovuto inaugurare l’ultima Mostra di Venezia. Con la sceneggiatura dell’esordiente Justin Kuritzkes – che sarà pure lo sceneggiatore del prossimo film di Guadagnino, “Queer”, dal romanzo di William Borroughs, interprete Daniel Craig -, è la storia di Tashi, ex tennista prodigio, che ritiratasi dalle gare prende ad allenare il marito Art, il quale si ritroverà a gareggiare in un concorso con l’ex fiamma della moglie, Patrick, nonché suo vecchio e migliore amico. Quando il gioco diventa metafora del potere e della vita, quando attraverso il ritmo delle gare e lo specchio che si viene a creare tra passato e presente, accade la rappresentazione di un rapporto a tre. Durata 132 minuti. (Reposi)

Dall’alto di una fredda torre – Drammatico. Regia di Francesco Frangipane, con Edoardo Pesce, Vanessa Scalera, Anna Bonaiuto e Giorgio Colangeli. Padre, madre, fratello e sorella, un nucleo unito, una vita insieme. Michela e Giovanni, i genitori, soffrono di una malattia genetica, una malattia che intacca i tessuti midollari, una malattia che ha colpito entrambi. Elena e Antonio, i figli, vorrebbero donare il loro midollo per salvare tutti e due, ma la cosa non è possibile, soltanto Elena è compatibile e soltanto uno dei genitori potrà essere salvato. Elena e Antonio saranno obbligati a scegliere. Dalla pièce teatrale scritta da Filippo Gili e già diretta dallo stesso Frangipane. Durata 90 minuti. (Romano sala 2)

Eillen – Drammatico. Regia di William Oldroyd, con Thomasin McKenzie e Anne Hathaway. Nella Boston degli anni Sessanta, Eillen lavora in qualità di segretaria in un riformatorio minorile mentre si prende cura del padre alcolista. All’arrivo di Rebecca, la nuova psicologa, le cose sembrano cambiare. La donna esercita un grande fascino su Eillen, tra le due si va approfondendo una grande amicizia: che però viene ad assumere dei contorni strani allorché Rebecca mette Eillen a conoscenza di un suo segreto. Durata 97 minuti. (Eliseo)

El Paraìso – Drammatico. Regia di Enrico Maria Artale, con Edoardo Pesce e Margarita Rosa De Francisco. Julio Cesar, pressoché quarantenne, vive con la madre in una casa alla foce del Tevere. Entrambi lavorano con uno spacciatore e amano andare a ballare insieme nei locali che fanno musica latinoamericana. Le tensioni che già si avvertono tra loro esplodono quando dalla Colombia giunge Ines, giovanissima, ingaggiata come corriere della droga. La madre inizia a mostrarsi estremamente gelosa. Durata 106 minuti. (Fratelli Marx sala Harpo)

Il gusto delle cose – Drammatico. Regia di Tran Anh Hung, con Juliette Binoche e Benoît Magimel. 1885. L’impeccabile cuoca Eugénie lavora da oltre vent’anni per il famoso gastronomo Dodin. Il loro sodalizio dà vita a piatti, uno più delizioso dell’altro, che stupiscono anche gli chef più illustri del mondo. Con il passare del tempo, la pratica della cultura gastronomica e l’ammirazione reciproca si sono trasformate in una relazione sentimentale. Eugénie è però affezionata alla propria libertà e non ha mai voluto sposare Dodin. Così lui decide di fare qualcosa che non ha mai fatto prima: cucinerà per lei. Durata 136 minuti. (Romano sala 1)

L’impero – Fantasy. Regia di Bruno Dumont, con Fabrice Luchini. Un villaggio a nord della Francia, sulla costa, una vita di tutti i giorni in cui sta per esplodere una guerra di forze extraterrestri. La causa il piccolo Freddy, nato dall’unione tra un’umana e un essere di altri mondi. La principessa Jane verrà inviata sulla terra in salvezza degli umani, nel pericolo che il pescatore Jony cresca il piccolo Freddy come sovrano delle forze oscure. Durata 110 minuti. (Massimo)

Inside out 2 – Animazione. Regia di Pete Docter e Kelsey Mann. Problemi della fanciullezza per Riley, sonni agitati e i genitori sopportati a fatica, le migliori amiche che nei mesi prossimi andranno a frequentare un liceo diverso dal suo, il nuovo campo estivo di soli tre giorni ma nel quale è necessario farsi accettare per poi non ritrovarsi tutta sola. Nuovi pensieri, nuone suggestioni, nuovi grattacapi che abitano insieme nella sala comandi della sua psiche: prima c’era Tristezza, Disgusto, Rabbia, Gioia e Paura, adesso si sono aggiunti Invidia, Ennui, Imbarazzo e più forte forse di tutti gli altri Ansia, pronta a distruggere quello soprattutto Gioia costruisce. Durata 100 minuti. Massaua, Ideal anche V.O., Lux sala 2, Reposi anche V.O., The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Kinds of Kindness – Drammatico. Regia di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, Jesse Plemons, Willem Defoe e Margaret Qualley. Tre episodi, legati tra loro dal cast (con differenti personaggi) e dasituazioni differenti. Nel primo episodio un impiegato viene incaricato dal suo capo di uccidere un uomo: fallisce nel tentativo ed è costretto ad adottare stratagemmi sempre più assurdi per riparare il danno. Nel secondo un poliziotto è convinto che la moglie, scomparsa per mesi e poi ritornata dopo un (preteso) viaggio, sia stata sostituita da un sosia. Nel terzo, due adepti di una setta sono alla ricerca di una donna che ha il potere di restituire la vita ai morti. Presentato in concorso a Cannes, Palmarès come migliore attore protagonista a Jesse Plemons. Durata 165 minuti. (Massaua, Eliseo, Greenwich Village anche V.O., Ideal anche V.O., Lux sala 3, Nazionale sala 4, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Racconto di due stagioni – Drammatico. Regia di Nuri Bilge Ceylan. Samet è un giovane insegnante d’arte spera di essere trasferito a Istanbul dopo aver completato il suo incarico obbligatorio in una scuola in un remoto villaggio dell’Anatolia. Dopo le accuse di molestie sessuali da parte di uno studente, le sue speranze di fuga svaniscono e lui sprofonda in una profonda crisi esistenziale. Un giorno incontra Nuray, anch’essa insegnante. Durata 197 minuti. (Classico V.O.)

The Animal Kingdom – Fantasy. Regia di Thomas Cailley, con Romain Douris, Paul Kircher e Adèle Exarchopoulos. François ha appena accompagnato suo figlio Emile di sedici anni ad una visita medica e nel ritorno rimane bloccato nel traffico. Improvvisamente, un furgone a lui vicino deraglia lasciando il tempo all’uomo che dentro con altre persone c’è anche sua moglie: ha iniziato a mutare, a trasformarsi in animale. Aiutati da una poliziotta, François ed Emile si mettono alla ricerca della donna: ma nel frattempo anche nel ragazza iniziano a comparire i primi segni della mutazione. Durata 128 minuti. (Centrale V.O., Massaua, Fratelli Marx sala Harpo, Ideal, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

The Bikeriders – Drammatico. Regia di Jeff Nichols, con Tom Hardy, Austin Butler e Jodie Comer.

Kathy, un membro risoluto dei Vandals, sposata con un motociclista selvaggio e spericolato di nome Benny, racconta l’evoluzione dei Vandals nel corso di un decennio, iniziando come un club locale di outsider uniti dai bei momenti, dalle moto rombanti e dal rispetto per il loro forte e onnipresente leader Johnny. Nel corse degli anni, Kathy cerca di fare del suo meglio per gestire la natura indomita del marito e la sua fedeltà a Johnny, con il quale sente di dover competere per ottenere l’attenzione di Benny. Quando la vita nei Vandals diventa più pericolosa e il club minaccia di diventare una banda pericolosa, Kathy Benny e Johnny sono costretti a fare delle scelte sulla loro lealtà al club e tra di loro. Durata 116 minuti. (Massaua, Eliseo Grande, Greewich Village, Ideal, Reposi sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

The Watchers – Loro ti guardano – Horror. Regia di Ishana Night Shymalan, con Dakota Fanning. Mina è un’artista di ventott’anni, una notte rimane intrappolata in una vasta foresta nel cuore dell’Irlanda. Dopo lungo girovagare, trova rifugio in una casa dalla grande vetrata: scoprirà che all’interno vi abitano altre tre persone e che ogni notte sono osservati da misteriose creature che hanno preso possesso di quei boschi. Dall’omonimo romanzo di A.M. Shine. Durata 102 minuti. (Massaua, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

La treccia – Drammatico. Regia di Laetitia Colombani, con Kim Raver, Fotinì Peluso e Mia Maelzer. Dalla regista francese tre ritratti di donna. Nell’India del nord, Smita vive con il marito e la figlia, il misero lavoro di pulire i bagni dei bramini: quando la bambina a scuola verrà percossa dal maestro che pretende che lei pulisca il pavimento della classe, Smita fuggirà con la figlia verso il sud, abbandonando tutto e tutti. Nel sud dell’Italia, in Puglia, Giulia aiuta il padre nel proprio lavoro: ma quando lui avrà un incidente, verrà messa a conoscenza dei tanti debiti contratti e si innamorerà di un lavoratore sikh. In Canada, Sarah è una affermata avvocatessa, due divorzi alle spalle e tre figli da due padri diversi: una malattia si presenterà all’improvviso e le domande sul suo futuro saranno molte. Durata 121 minuti. (Centrale, Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Chico, Uci Moncalieri)

Conclude la stagione del Regio il Trittico Pucciniano de Il Tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi

 

 

 

L’ultima produzione della stagione 2023/2024 del teatro Regio sarà  il Trittico Pucciniano de Il Tabacco, Suor Angelica e Gianni Schicchi, in scena dal 21 giugno prossimo al 4 luglio 2024.

Pinchas Steinberg dirige il nuovo allestimento firmato da TobiasKratzer.

Il Trittico viene proposto come il compositore lo concepì,  come un percorso unitario dall’oscurità verso la luce, il cui effetto finale è più potente della semplice somma delle parti.

“È come la vita a 360 gradi – spiega il Sovrintendente del teatro Regio Mathieu Jouvin – c’è l’amore, c’è  il dramma e c’è anche il risvolto buffo. Si incontrano qui la tre dimensioni dell’amore e il Trittico è  così potente da mostrare, oltre all’amore, tutte le sfumature delle emozioni e dei sentimenti.

Sul podio dell’Orchestra, del Coro e del Coro di Voci bianche del Regio sale Pinchas Steinberg, un ritorno sempre molto gradito per il teatro Regio, interprete ideale per affrontare le sfide imponenti poste da questo trittico e direttore in grado di percepire il respiro unitario delle tre partiture.

Ulisse Trabacchin è  maestro del Coro e  Claudio Fenoglioistruisce il coro di voci bianche.

Il nuovo allestimento,  in coproduzione con il Théatre Royal de la Monnaie di Bruxelles, è  firmato da Tobias Kratzer, che rilegge la triade, ma in chiave moderna, esaltando le differenze e creando rimandi e connessioni.

Protagonista de Il Tabarro e Gianni Schicchi è  Roberto Frontali, mentre Elena Stikhina e Anna Maria Chiuri affronteranno I personaggi intensi della protagonista di Suor Angelica e della zia principessa.

Dopo aver studiato storia dell’arte e filosofia a Monaco e a Berna, il regista tedesco Tobias Kratzer si è  formato in regia teatrale e operistica all’Accademia Teatrale bavarese August Everding, partecipando poi con due pseudonimi al concorso internazionale di regia Ring Award Graz e vincendo il primo premio e i premi speciali con entrambe le identità.  Tra i momenti salienti della sua carriera ricordiamo  il Tannhauser al Festival di Bayreuth, Fidelioalla Royal Opera House Convent Garden  e Guglielmo Tellall’Opéra di Lyon.

“Ci sonidentità.isse in teatro: interessare, sorprendere e commuovere o far ridere bene”. Questa massima estetica di Puccini si riflette nella sua penultima creazione, il Trittico, capace di fondere in un’unica opera il dramma, la spiritualità e la commedia, dimostrando una maestria unica nel trattare temi così diversi. Puccini era allora un musicista affermato, ansioso di rinnovare il suo teatro musicale,  sempre attento al panorama artistico internazionale  e desideroso di esplorare i diversi aspetti della condizione umana e della vita.

Il Trittico di Giacomo Puccini è l’insieme di tre opere costituito  da tre atti unici concepiti per essere eseguiti di seguito come unico corpo, successivo a Madama Butterfly e La Fanciulla del West.

Il compositore lucchese era alla ricerca febbrile di nuovi soggetti e sollecitava continuamente gli autori per poter visionare nuovi lavori che puntualmente abbinava alla richiesta di modifiche.

Dal 1904 aveva il progetto di comporre un’opera in un solo atto, idea generata dal grande successo ottenuto da Cavalleria Rusticana e i Pagliacci. Lo scrittore Giovacchino Forzano fece mutare idea  a Puccini, proponendogli non un’opera unica, bensì tre atti unici, inizialmente basati sulle tre cantiche dantesche, poi tramutate nel celebre Trittico.

Forzano propose l’idea di un soggetto di genere drammatico, che era il Tabarro di Adami che Puccini aveva già tra le mani, uno lirico- religioso e l’ultimo comico. Nacquero così Suor Angelica e Gianni Schicchi che con il già citato Tabarro costituiscono il Trittico. La prima era prevista al teatro Costanzi di Roma, ma l’evento non fu reso possibile a causa della guerra che rendeva difficile la messinscena dell’opera, che venne invece rappresentatail 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York, che si confermò come una prestigiosa propaggine dell’opera italiana in America. Gianni Schicchi fu molto apprezzato mentre il Tabarro e Suor Angelica meno. Dopo la prima italiana Suor Angelica fu riabilitata rispetto alle critiche  che le vennero mosse dagli americani. Il successo di Gianni Schicchi aumentò, mentre il Tabarro fu stroncato da Arturo Toscanini, inasprendo i suoi rapporti con Puccini e venne considerato troppo crudo e violento.

Dramma, passione e denuncia sociale per il Tabarro, una tragica vicenda di gelosia e omicidio ambientata sulle rive della Senna dove la tristezza greve del fiume accompagna la faticosa esistenza di un popolo di vinti e ne distrugge i sogni e le speranze. L’amore romantico tra Michele e Giorgetta è  sfumato e dopo la morte del figlio non sono più riusciti a ritrovarsi. Man mano che invecchiaMichele osserva sempre di più,  nel faticoso lavoro sulla sua chiatta, la situazione di disagio e disperazione che lo circonda.  Giorgetta, per dimenticare un passato di  sofferenza, insegue il suo sogno di felicità e si rifugia in una relazione appassionata con un dipendente del marito, Luigi. Quando Michele scopre il segreto accade il disastro, uccide il rivale e mostra a Giorgetta il corpo dell’amante, nascosto sotto il tabarro con cui lui stesso la riscaldava nei momenti più felici. Sono protagonisti il baritono Roberto Fontali come Michele, il soprano Elena Stikhina come Giorgetta e il tenore Samuele Simoncini come Luigi.

Suor Angelica rappresenta il pannello centrale del Trittico pucciniano, “opera monacale”, come ebbe a definirla lo stesso compositore, fatta di passioni represse, desideri inappagati e espiazione. Ambientata in un monastero sul finire del Seicento, la composizione è, di fatto, un omaggio alla vocalità femminile, essendo il cast formato da sole donne. Il libretto  narra la triste vicenda di Suor Angelica, monaca per punizione, costretta a espiare la nascita del suo bimbo, venuto alla luce fuori dal matrimonio; quando, in un drammatico e serrato confronto con la zia principessa Angelica apprende della morte del figlio, decide di uccidersi, affidandosi ad un segno divino e trovando conforto nelle sonorità dei cori celesti.

Nel ruolo di Suor Angelica canta il soprano Elena Stikhina, il contralto Anna Maria Chiuri è la zia principessa, Tineke van Ingelgem la suora infermiera e la maestra delle novizie, Annunziata Vestri la suora zelatrice, Lucrezia Drei Suor Genovieffa e Monica Bacelli la badessa.

Sin dal suo debutto l’opera più popolare del Trittico fu sicuramente Gianni Schicchi, una commedia ispirata a un episodio della Divina Commedia di Dante. Prima d’allora il musicista non aveva mai affrontato il genere comico, nonostante nelle sue precedenti opere avesse inserito alcune macchiette dipinte con umoristica cattiveria.  Questo stesso umorismo venne impiegato per ritrarre tutta una galleria di personaggi. L’opera è contraddistinta dalla pressoché costante presenza di un coro da camera, composto dai parenti del defunto Buoso Donati, che si sono riuniti per vegliare la salma. I pianti ipocriti per la scomparsa del vecchio si interrompono quando si scopre che egli ha lasciato tutte le sue ricchezze in beneficenza. Rinuccio, nipote di Buoso, propone di chiedere consiglio  a un uomo pieno di risorse, Gianni Schicchi,  padre della sua fidanzata Lauretta. Al suo arrivo Schicchi fa subito nascondere il cadavere e, mettendosi a letto travestito da Buoso, fa chiamare il notaio per preparare un nuovo testamento.  Temendo di essere condannati  come complici dell’imbroglio, i famigliari di Buoso decidono di ritirarsi senza protestare, ma capendo che Schicchi ha truffato tutti riservando quei beni per sé nel  nuovo testamento.  In realtà lo ha fatto a fin di bene, perché tutti quegli averi un giorno saranno di sua figlia e del suo promesso sposo, Rinuccio.

Tobias Kratzer conserva l’ordine originale dei tre atti unici, intrecciando con legami tali da formare un cerchio senza fine, un tutt’uno. Il quarantaquattrenne regista tedesco si è  ispirato ai fumetti  utilizzandolo in modi diversi in ciascuna delle opere. Ne Il tabarro la scena è suddivisa in quattro sezioni come una pagina a fumetti, dove a dominare sono il bianco e il nero, legato da un cielo rosso sangue. Il titolo del fumetto rappresenta la chiave di lettura. Parigi è Sin City, il film noir di Franck Miller e Robert Rodriguez. In Suor Angelica la scena si svuota e si raffredda e a dominare sono le tinte blu. I fumetti diventano simbolo di desiderio e di peccato quando le suore ne sfogliano con avidità le pagine trovandovi la storia illustrata de Il tabarro. Sullo sfondo un enorme schermo vede proiettarsi le luci in bianco e  nero del monastero.  Per Gianni Schicchi Kratzer porta in scena gli spettatori, ideando delle scale da dove il pubblico possa osservare la storia della famiglia, come se fosse uno studio televisivo in cui si segue un reality show. Questo è lo spettacolo che Michele guarda sullo  schermo della sua televisione. Buoso Donati nasconde il testamento nella busta del disco di Suor Angelica, che ascolta prima della morte.

La regia è firmata da Ludivine Petit, che riprende quella di TobiasKratzer.

L’Anteprima giovani, riservata agli under 30, è in programma martedì 18 giugno alle19.30.

Tutte le recite serali avranno inizio alle 19.30 e non alle 20.

Biglietteria del teatro Regio

Piazza Castello 215 Torino

Tel 011/8815241-242

 

Mara  Martellotta